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Giorno: 7 Ottobre 2016

ECOLOGICAMENTE
Sumar, da Ferrara a Barcellona il significato cambia

Sumar si dice anche in ferrarese, ma in spagnolo significa unirsi. Sumar es el camino. Cambio de modelo. Ciudad para la vida. Democracia abierta. Distritos y barrios en comùn. Compromiso y credibilidad.
Cambiare è davvero possibile per le persone. Partendo dal basso. Democrazia, trasparenza diritti. Sperimentando nuove forme di partecipazione. Una convergenza tra diversi. Contro la povertà e la precarietà. Politiche sociali sulla casa. Costruzione di asili, opposizione agli sfratti. Potenziamento dei trasporti pubblici. Regolamentazione del turismo. Codice etico.
Questi sono i messaggi che Internazionale ci ha presentato con il film “Alcadessa” di Paul Faus proponendoci il percorso di elezione di Ada Colau a sindaco di Barcellona. Guanyem Barcelona. Candidata da Barcelona en comù, pasionaria degli Indiniados, oltre un anno fa risultava vincitrice. Il racconto di una nuova esperienza di governo. Ora dobbiamo capire come sta andando. Le notizie, come sempre, sono contrastanti: chi sostiene che sta cambiando davvero la città con una crescita di valori, di cultura e di società e chi invece è scettico. Per esempio, sono iniziati i primi scioperi degli impiegati pubblici. Problemi di bilancio. Lei afferma che stare con la gente porterà miglioramenti sociali. Potrà diventare un nuovo modello di governo?

PROPOSTE DI LETTURA
Allende, Mastretta e Serrano: quando la letteratura ci aiuta a spiccare il volo

C’è sempre un grande afflusso di energia nuova nel ricominciare, una sorta di forza che alimenta speranze, aspettative, volontà progettuale, coraggio.
Nel momento in cui abbozziamo l’idea del cambiamento, abbiamo già posto il primo piede nel territorio di un nuovo divenire per lasciare definitivamente, quando giunge il momento più adatto, situazioni stagnanti e paludose che ci hanno trattenuto in esperienze di una vita che non avvertiamo come nostra, che mal sopportiamo e stentiamo a riconoscere come giusta per noi.
Ricominciare riprendendo in mano esistenze travagliate, sogni accantonati o desideri a cui abbiamo per troppo tempo messo il bavaglio, ci consente di abbandonare vecchi stereotipi che incombono come insopportabili camicie di forza, per arrivare ad un punto di non ritorno dal quale non ci si può che allontanare per abbracciare nuove prospettive ed aprirci a nuovi orizzonti. Lo sanno fin troppo bene i numerosissimi e affaccendati personaggi che sovraffollano le pagine di tre esponenti autorevoli della letteratura latinoamericana moderna: Isabel Allende (Lima, 1942), Angeles Mastretta (Puebla, Messico, 1949) e Marcela Serrano (Santiago del Cile, 1951).

Il genere umano che compare in tutta la sua rumorosità attraverso coloratissime vicende di ogni genere, sembra uscire materialmente dal romanzo con un inaspettato balzo, per aggredire energicamente il lettore allo scopo di raccontare, scuotere, far riflettere su strade diverse o destini affini ma soprattutto sulla voglia di essere protagonista del proprio esistere, sempre in bilico tra fatalismo, capacità di reazione e volontà di decidere.
Il realismo magico che influenza le narrazioni, disegna figure di uomini e donne a volte spietatamente e tragicamente ‘umani’, in altre circostanze incredibilmente ‘soprannaturali’, perennemente in balìa di destini drammatici, colpi di scena e repentini cambi d’umore narrativo che suscitano amore-odio e portano a simpatizzare o detestare senza mezzi termini. Il sogno si confonde con la realtà raccontata e la fantasia si mescola abilmente con i risvolti più crudi e realistici creando un gioco continuo di luci e ombre che spiazzano il lettore.

Il comune denominatore tra i romanzi di Isabel Allende (La casa degli spiriti; D’amore e d’ombra; Eva Luna; Il piano infinito; Inés dell’anima mia; Ritratto in seppia…), le opere di Angeles Mastretta (Puerto libre; Strappami la vita; Donne dagli occhi grandi…) e le narrazioni di Marcela Serrano (L’albergo delle donne tristi; Antigua, vita mia; Nostra Signora della Solitudine; Adorabile nemica mia; Dieci donne…), è un sottile fil rouge che parla di cambiamento, desiderio di riscatto, trasformazione e scoperta di ciò che è il potenziale autentico in ciascuno. Lo stesso filo capace di legare mondi interiori: la forza del ridere insieme, il valore dell’amicizia, l’amore, il sesso, oppure la delusione nelle relazioni sterili, l’ipocrisia, la solitudine, il timore dell’abbandono. Nella narrazione di queste scrittrici, gli individui riescono spesso a trovare senso, significato e spinta ad un nuovo inizio, in situazioni estreme come un golpe che stravolge la vita di un Paese, la morte di un figlio, le regole ataviche che condizionano pesantemente i rapporti umani come una catena, gli ambienti naturali avversi, i destini apparentemente già segnati che non lasciano scampo. Ma alla fine, troviamo sempre un unico grande progetto di modificazione e trasformazione per uscire dal bozzolo delle esistenze a metà.
“E’ vero, erano passati dieci anni ed eravamo ancora là, tutte e quattro, sempre noi quattro. Più grandi, più vecchie, più ferite, più sagge. E il lago, a farci da testimone. Di cosa? Non lo so… Di tutto. Racconti, discussioni, lacrime, risa. Chiusure di porte…” (da “L’albergo delle donne tristi”).
Si riparte quindi da una porta chiusa al di là della quale c’è il non conosciuto, la svolta, il vero autentico cambiamento.
O, come direbbe un inconfondibile autore caro a tutti noi, Paulo Coelho: “Sii come la fonte che trabocca e non come la cisterna che racchiude sempre la stessa acqua.”