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Giorno: 17 Ottobre 2016

Premio Nobel tra applausi e proteste
Dylan tace e il mondo si divide

A vent’anni esatti dalla sua prima candidatura al Premio Nobel per la Letteratura, lo storico cantautore Bob Dylan ha ricevuto la scorsa settimana l’importante riconoscimento per “aver creato una nuova espressione poetica nell’ambito della tradizione della grande canzone americana”. L’annuncio dell’assegnazione è stato accolto da un boato in sala, un fragore che per poco tempo sarebbe riuscito a tenere nascosto il malessere dei tanti “letterati vecchio stile” che hanno storto il naso in maniera più o meno garbata.
“Se Bob Dylan può vincere il Premio Nobel per la Letteratura, Stephen King deve entrare a far parte della Rock and Roll Hall of Fame”, così lo scrittore di thriller Jason Pinter si è espresso in un tweet “pseudo spiritoso”. Un sasso nello stagno? No, una goccia nell’oceano: negli ultimi tre giorni intellettuali, musicisti e parlatori da bar si sono divisi in due fronti del SÌ e del NO compatti ed agguerriti da far sembrare il dibattito sul referendum costituzionale roba da principianti.

È giusto che Bob Dylan abbia ottenuto il Premio Nobel per la Letteratura?
I testi delle canzoni di Dylan sono zeppi di significati politici e sociali al punto da poter essere considerati qualcosa di più di semplici canzoni popolari. Nei decenni, Dylan ha saputo dar voce a quell’America che di voce non ne aveva, l’America dei sobborghi dei profughi e dei diseredati, dei disertori e dei martiri sconosciuti; raccontandola per come viveva e per come pensava, riuscendo a raccogliere e ad elevare a poesia il pensiero di quegli Stati Uniti che non si riconoscevano nel perbenismo dell’epoca e che avevano vissuto su se stessi il fallimento del sogno americano. Anche se la grande maggioranza, se non la totalità – la motivazione non lo lascia trasparire -, dei brani determinanti all’assegnazione del Nobel risalgono a circa mezzo secolo fa, non bisogna cedere alla tentazione di giudicare tale assegnazione come ha fatto Irvine Welsh, esponente della “fazione per il NO”, “la scelta di un consesso di anziani hippies che convergono sul premio nostalgia della loro adolescenza”.

La polemica comunque non accenna a diminuire e quello che dovrebbe essere il tributo ad un autore che ha segnato ben quattro generazioni rischia di essere trasformato in una scusa come tante per riempire pagine di giornali prive di contenuti interessanti o per sfidare la noia di tutti i giorni con status e cinguettii sui social spesso fini a se stessi.
L’unico dubbio a mio avviso possibile sulla giustezza di tale riconoscimento a Dylan sta nel perché proprio a Dylan e non ad altri poeti della musica popolare come John Lennon o Bruce Springsteen, non dissimili da Dylan per contenuti di alcuni dei rispettivi capolavori, per fare un esempio “Working Class Hero” e “Born In The USA”. La verità è che si assegna solo un Nobel all’anno e che sarebbe impossibile rendere giustizia a tutte le menti straordinarie che hanno popolato e popolano quella zona in cui musica e cultura letteraria coincidono. Forse sarebbe stato il caso di istituire un Premio Nobel per la Musica, chissà… Secondo me il dilemma sarebbe rimasto: sarebbe stato meglio premiare Dylan per la sua valenza musicale o per quella letteraria? Vista la semplicità delle musiche e la profondità dei testi sarei per quella letteraria, e direi lo stesso anche per gli altri artisti già citati; ma poi chi sentirebbe più i “letterati vecchio stile”?

In tutto questo trambusto, chi non si è ancora espresso è proprio lui: Bob Dylan. Lui che con la sua musica, la sua voce e la sua poesia ha attraversato sei decenni in cui il mondo si è politicamente e musicalmente rovesciato prosegue il suo Never Ending Tour come se nulla fosse accaduto, probabilmente disinteressato, quasi compiaciuto di alimentare silenziosamente la polemica. Da sempre persona poco espansiva, Dylan, come al solito, sale sul palco, non saluta, suona, non parla fra le diverse canzoni e, quando ha finito, come è arrivato se ne va. Non ha ritirato il Premio, né ha mandato qualcuno a ritirarlo per conto suo. Alcuni cominciano ad avanzare l’ipotesi che Dylan il Nobel potrebbe addirittura rifiutarlo spiazzando tutti ancora una volta o che, rimanendo fedele al suo stile, potrebbe andarlo a ritirare e non dire nulla, alzare le spalle ed andarsene. Chissà cosa ne pensa Dylan di tutto questo ora che, a 75 anni suonati, è tornato alla ribalta con un aumento dei passaggi radio in America superiore al 500%, ora che il mondo intero parla di lui e che, pur avendo vinto ed essendo universalmente riconosciuto e amato per le sue doti artistiche è riuscito ancora una volta a fare arrabbiare.
The answer my friend(s) is blowing in the wind”.

L’EVENTO
Frida Kahlo torna a Bologna

Frida Kahlo è una delle poche artiste conosciute in tutto il mondo. A differenza dei colleghi uomini, le donne del mondo dell’arte hanno dovuto lottare per restare impresse nella memoria e non essere cancellate dai libri e dalla storia. Donna determinata e tenace, sopravvissuta alle numerose sfide che la vita le ha posto lungo la strada, tra cui il famoso incidente che le causò la rottura della colonna vertebrale in tre punti, ha lavorato con passione alle sue opere per circa trent’anni.

Conosciuta per il suo impegno politico, la sua vita artistica, le sue numerose storie d’amore con grandi uomini e donne del Novecento e la sua storia tormentata con l’artista Diego Rivera, Frida Kahlo ha conquistato i cuori di tutti coloro che l’hanno scoperta guardando una sua opera o leggendo qualche pagina del suo diario.

Dopo il successo della mostra fotografica, “Frida Kahlo. Fotografie di Leo Matiz”, tenutasi a gennaio presso Ono Galleria di Arte Contemporanea, l’artista torna a Bologna, dopo le esposizioni alla Scuderia del Quirinale a Roma e al Palazzo Ducale di Genova. La mostra inaugurerà il 7 novembre a Palazzo Albergati, prendendo il posto lasciato da “Barbie. The Icon.”

L’esposizione, organizzata da Arthemisia, ripercorrerà la vita dell’artista, affiancando le sue numerose opere, in maggioranza autoritratti, a quelli del marito Diego Rivera, tracciando un percorso che accompagnerà i visitatori in un viaggio raccontato direttamente dalle opere.

La sofferenza fisica, così come quella morale, dell’artista, il corpo ferito e mutilato, le gravidanze fallite: il dolore è stato parte integrante della vita di Frida Kahlo e, attraverso le sue opere, sembra essere fluito dal pennello alla tela, donando alle opere intensità e pathos.

Di Frida, però, traspare anche la gioia, la sfrenata allegria e la forza che, guardando nei suoi occhi dipinti, colpisce chiunque si soffermi sul suo sguardo.

frida khalo

Storia Naturale news del 17/10

Da: Comune di Ferrara

GIOVEDI’ 27 OTTOBRE: ‘CITIZEN SCIENCE: BIODIVERSITA’ IN CITTA”

Per le scuole e per tutti
Foto Marco Caselli Myotis

Il Museo Civico di Storia Naturale ha indetto una giornata dedicata ai progetti di citizen science (scienza dei cittadini) che ha avviato nel 2016. Nella mattinata, sono previste attività con due classi del Liceo Ariosto e del Liceo Roiti di Ferrara, che parteciperanno gratuitamente ad un’iniziativa di studio intensivo di un’area urbana semi-naturale.

Nel pomeriggio, dalle ore 15:00 alle 18:00, al Museo di Storia Naturale si terrà un evento aperto a tutti, durante il quale il Museo presenterà il protocollo d’intesa con il Progetto CSMON-LIFE e lancerà i primi due progetti di citizen science promossi e sviluppati dal Museo: ‘CoSMoS – Collecting Snails Monitoring Snails’ e ‘Delta Road Kill: animali investiti sulle strade del Delta del Po’.

Parteciperanno: Stefano Martellos (Università di Trieste), Stefano Mazzotti e Carla Corazza (Museo di Storia Naturale di Ferrara), Andrea Benocci (Università di Siena). Al termine dei lavori, l’azienda agricola Terraviva Biopastoreria offrirà un aperitivo con i propri prodotti da agricoltura biologica.

SCIENZE NATURALI E AMBIENTE: LA NUOVA OFFERTA PER LE SCUOLE, A.S. 2016-17
Scienze Naturali e Ambiente
E’ stato pubblicato il nuovo opuscolo con tutte le proposte per le attività didattiche 2016-17, condotte dall’Associazione Didò in convenzione con il Museo.

Cominciano le riprese del Cortometraggio del regista Roberto Gneo

Da: Organizzatori

Domenica 15 ottobre 2016 sono arrivati in città Luca Lionello con la figlia Maja e l’attrice Cinzia Carrea. Accolti dal regista Roberto Gneo che soggiornava già a Ferrara da un paio di giorni, e da membri del Direttivo della Ferrara Film Commissio. I tre attori hanno già fatto prima visita in città. I membri del cast tecnico composta: Fabio Possanza, direttore della fotografia, il fonico livornese Gianpiero Sánzari il quale ha collaborato con Raffaele Schettino regista de ‘Il Mondo Magico’, e l’operatore Alessandro de Luigi erano già presenti a Ferrara e cominceranno presto le riprese. I tre attori sono rimasti molto colpiti dalla bellezza della cittadina estense e Maja Lionello riferisce di trovarla molto raccolta con uno splendido centro storico. Le loro intenzioni sono, nei momenti di riposo di visitare i monumenti, i palazzi e le mostre cittadine, sperano vivamente anche vedere la mostra su l’Orlando furioso a Palazzo dei Diamanti, e le gallerie d’arte private che gli sono state consigliate da amici ferraresi. Si dicono felici di essere in città e che il loro è un lavoro bellissimo che gli permette di girare l’Italia, e il mondo, e di conoscerla e di conoscere gli italiani.

Seminario del Prof. Alberto Castaldini: ‘Dalla Dacia alla Romània- Etnie, culture e confini nello spazio carpato-danubianoche’

Da: Unife

Martedì 18 ottobre 2016 – ore 14.00 -16.00
Polo degli Adelardi Aula AP2
Via degli Adelardi, 33 – 44121 Ferrara

Lo spazio carpato-danubiano si è progressivamente delineato come unità etno-storica della Romania moderna a partire dal Neolitico. Tale quadro articolato e nel contempo unitario si assestò con la conquista di Traiano, quando l’area colonizzata dai Romani arrivò a comprendere l’intero territorio dell’attuale Romania. Lungo l’arco di due millenni lo spazio romeno è stato teatro – nella sua molteplicità costitutiva – di un complesso processo di stratificazione culturale nato dal progressivo sovrapporsi di esperienze storiche e dalla persistenza di fattori che hanno garantito la continuità di uno dei più significativi ‘quadri di memoria’ del panorama europeo. Il seminario intende delineare in una prospettiva di ‘lunga durata’ tali elementi costitutivi.

Come cambia la professione del progettista alla luce della green economy

di Marco Mari

Sostenibilità ed edilizia
Il tema del Green Building è sempre più preponderante, per procedere verso gli obiettivi recentemente previsti da COP21 in merito alla meta degli edifici di nuova costruzione “quasi zero energy building”, ma anche e soprattutto per favorire l’ammodernamento degli edifici esistenti secondo la logica della “deep renovation” coerentemente a quanto anche richiesto dalle recenti Direttive UE. La rapida diffusione dei diversi protocolli di certificazione di sostenibilità degli edifici sta infatti trasformando radicalmente la domanda di materiali, sistemi e tecnologie per l’edilizia. Gli studi internazionali relativi ai trend di crescita del settore delle costruzioni sostenibili parlano di un incremento del mercato di dati senza precedenti . Anche in Italia i segnali non mancano, seppure in un quadro non sempre omogeneo, la direzione appare obbligata alla luce del Nuovo Codice Appalti, e dei requisiti per il GPP definiti nei Criteri Ambientali Minimi per l’Edilizia emanati con decreto ministeriale in gennaio 2016.
L’importanza di coniugare Cultura e Sostenibilità
Come dimostrano le esperienze di altri molti paesi europei, e alcuni casi italiani, la rigenerazione urbana e territoriale è un ambito dove l’azione congiunta di pubblico e privato può sviluppare rilevanti vantaggi economici, sociali e culturali valorizzando patrimoni edilizi e territoriali ora degradati, o comunque inadeguati sotto il profilo strutturale, tipologico, energetico e ambientale. Condizione essenziale per un’azione realmente “costruttiva” è, ovviamente, costituita dal totale e convinto rispetto delle radici culturali e del genius loci.
In particolare in Italia il tema degli “edifici storici” è di cruciale importanza. Considerato che per “edificio storico” si intende un manufatto edilizio che costituisce “testimonianza materiale avente valore di civiltà”. Sono dunque così identificati i manufatti edilizi riconducibili all’interno dell’ultimo ciclo storico concluso, che per la zona europea coincide con l’industrializzazione edilizia e, quindi, devono essere realizzati prima del 1945. Circa il 30% del parco immobiliare italiano è stato costruito prima del 1945 e costituisce un ambito di particolare interesse in relazione sia ad interventi di sostenibilità, sia di restauro e conservazione, costituendo una parte importante del patrimonio storico-culturale del nostro paese.
Ferrara? Un interessante laboratorio internazionale.
Non è dunque un caso che proprio nel nostro paese sia stato elaborato GBC Historic BuildingTM, uno strumento innovativo che nasce – ad opera di GBC Italia – dalla sintesi dei criteri internazionali di sostenibilità dello standard GBC-LEED® e del vasto patrimonio di conoscenze ed esperienze proprie del mondo del restauro italiano. Operazione a suo tempo coordinata dalla Facoltà di Architettura di Ferrara.
Così come non è un caso, che proprio a Ferrara, città patrimonio dell’umanità, si stiano sperimentando i concetti legati alla riqualificazione e al restauro in importanti edifici storici, tra i quali citiamo la Riqualificazione del Museo della Shoah, quella di Palazzo Gulinelli e in fine il restauro del Castello Estense.
Un dibattito aperto, che Ongreening coordinerà a SAIE 2016.
Nello specifico, Ongreening in qualità di Main Partner di SAIE 2016, ha siglato un accordo con SAIE, H2O ed Edilio, finalizzato alla valorizzazione di edifici, prodotti e sistemi per l’edilizia al fine di promuovere una visione sostenibile e resiliente del mercato, ha strutturato un percorso di seminari parte della SAIE ACADEMY .
In questo quadro, Ongreening ha progettato un percorso di 8 brevi seminari (con crediti formativi) che verranno realizzati presso l’arena di SAIE Innovation.
Vari i temi posti ai quali autorevoli relatori forniranno un contributo:
quali sono le sfide che dovranno affrontare i professionisti?
Come prepararsi a una evoluzione della professione che riafferma la centralità del progetto e chiede garanzie delle prestazioni delle opere?
Quali competenze devono avere i progettisti?
Quali scelte devono operare i produttori di materiali, prodotti e sistemi per l’edilizia?
Quali strumenti di supporto possono essere individuati nel mercato per far fronte alla sempre più pressante domanda di una economia basata su principi di sostenibilità?
La struttura dei seminari è stata pensata per offrire ai professionisti e alle imprese informazioni ed aggiornamenti sulle tematiche collegate alle principali evoluzioni nazionali ed internazionali del mercato dell’edilizia sostenibile.
Per gli interessati, a questo link, il programma completo http://intro.ongreening.com/618957/
Per ulteriori informazioni sulla community Ongreening
Un rapido video che rende sinteticamente l’idea della nostra missione:
https://m.youtube.com/watch?v=EJChcRkXXLA&feature=youtu.be
Il portale Ongreening.com, Ongreening è main partner di SAIE 2016:
https://www.youtube.com/watch?v=ZAR1Sr-zAko
http://www.saie.bolognafiere.it/iniziative/ongreening-nest/6502.html

Marco MariLaureato in ingegneria elettronica con specializzazione in ingegneria gestionale, master in sistemi di gestione della qualità, ha una ventennale esperienza nei temi della sostenibilità e della certificazione, con particolare focalizzazione nella filiera dell’Edilizia Sostenibile, su aspetti inerenti i sistemi di rating per green building, commissioning, green product, asset management, sistemi di gestione della qualità e dell’ambiente nel settore pubblico e privato.
Opera a livello nazionale e internazionale con importanti organizzazioni tra le quali Bureau Veritas come Senior Advisor; GBC Italia, già come Vice Presidente e responsabile degli schemi di certificazione (per protocolli LEED Italia NC e protocolli GBC Italia) e attualmente Membro del Consiglio di Indirizzo; Fondazione Montagne Italia, quale Membro del Comitato Scientifico; è attualmente Presidente dell’Advisory Board di Ongreening.com l’innovativa piattaforma internazionale sul green building e i green product; ha partecipando a gruppi di lavoro in ambito UNI, UNCEM, FEDERESCO, WorldGBC, USGBC, GBC Brasil, Provincia Autonoma di Trento ed altri. Recentemente ha contribuito alla definizione dei Criteri Ambientali Minimi per l’Edilizia collaborando attivamente nel gruppo di lavoro in seno al Ministero dell’Ambiente.
Nell’ambito del green building vanta una eccellente esperienza nel coordinamento di molti progetti di alto profilo, anche nel coordinamento di team di commissioning dei sistemi HVAC, nazionali ed internazionali.

Il mondo di Bob

Il ragazzo entrò nel locale, aveva la chitarra, guardava per terra e non salutò nessuno. Salì sul palco tra l’indifferenza generale, si mise a sedere sull’unica sedia al centro e cominciò a suonare. La musica può cambiarti la giornata, a volte pure la vita, succede.
Successe anche a quel ragazzo che scriveva poesie, che ci metteva le note della sua chitarra country e che ne ricavò ballate folk che piacquero ai tipi del locale, e non solo. Piacquero parecchio, e il ragazzo fece strada, e tutto questo non fu scontato.
Erano gli anni sessanta, le sue parole erano ruvide, amare, non raccontava la spensieratezza dell’amore giovane come facevano gli altri. Le sue canzoni parlavano di solitudine, di rassegnazione e del dolore degli amori consumati, consumati dalla noia, dall’insofferenza della vita. E tutto questo non fu affatto scontato.
Abbandonati donna, abbandonati” dice l’uomo alla sua compagna, senza dolcezza ma con sincerità. Com’è sincera la rabbia dell’eroe nero e innocente contro la legge bianca e razzista di quell’America di cinquant’anni fa, che prima lo condanna distruggendolo e poi lo assolve senza chiedergli scusa. Com’è sincero il vagabondo che chiede al mago di portarlo con sé, in un mondo di sogni e fantasie, lontano dal dolore dell’ennesimo mattino vissuto tra i marciapiedi…
Il ragazzo ne ha fatta di strada, raccontando un mondo amaro come il caffè preso senza zucchero, buono per alcuni e cattivo per altri. “Ma il mondo è questo, prendere o lasciare” sembra ribadire il ragazzo.
Pare che avesse ragione lui, molti hanno capito, e non era per niente scontato.

Lay Lady Lay (Bob Dylan, 1969)

Una fugace occasione…

Giovedì 13 ottobre ci ha lasciato Dario Fo.

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“La vita è una meravigliosa e fugace occasione da acciuffare al volo, tuffandovisi dentro in allegra libertà.”
Dario Fo

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…

Di nuovo la guerra fredda?

Esattamente settantuno anni e settantuno giorni fa l’umanità entrò ufficialmente nell’era nucleare. Fu una data infausta, terribile: lo scoppio della prima bomba atomica che causò in un istante la morte di oltre centomila persone, praticamente tutti civili, nella città giapponese di Hiroshima!
E siccome non bastava, tre giorni dopo, l’evento fu replicato su Nagasaki con altrettante vittime, sempre civili!
Ciò coincise, come tutti sanno, con la resa del Giappone e la fine di una guerra mondiale durata sei anni, che era costata al mondo la bellezza di cinquantacinque milioni di morti, decine e decine di città rase al suolo e intere popolazioni ridotte alla fame, compresa la nostra.
Pertanto, i festeggiamenti generali, giustamente chiassosi e distraenti per la fine del conflitto mondiale, prevalsero sul silenzio tombale che ammorbava le macerie radioattive delle due città polverizzate da quei due simpaticoni… come si chiamavano? Little Boy e Fat Man, mi pare.
Quindi anche il Giappone millenario dei samurai, dell’arte della guerra, della morte nobile piuttosto che la resa disonorevole, venne piegato, anzi annientato, annichilito dalla più devastante forma di distruzione che si conosca.
E per l’uomo non fu più lo stesso.

Chi di noi non ha mai fatto i conti con la paura di una guerra nucleare? Questa paura è ormai entrata nel nostro dna, tanto che è diventato quasi normale parlarne, anzi mi correggo, non parlarne affatto. “Sì vabbé, tanto non succederà mai“, questo è il pensiero comune in tutti noi, che, come un antidoto riposto nella coscienza di ognuno, esorcizza questa nostra genetica e pur sacrosanta paura.
Eppure, cari miei, è successo! E adesso sappiamo pure che durante la guerra fredda siamo stati molte volte a un passo dall’abisso. E meno male che qualcuno pensò bene di distrarsi e distrarci da questo pensiero opprimente… Quindi grazie Elvis, grazie Hollywood, grazie Ringo, Paul e company, grazie vacanze a Riccione, grazie edonismo reaganiano… Grazie per avermi fatto vivere felice e inconsapevole, per avermi fatto ballare il rock mentre altrove si giocava a scacchi nucleari sulla mia testa!
E se dall’ottantanove, con la caduta del muro di Berlino, molti di noi hanno pensato che il peggio fosse passato… ebbene, abbiamo visto poi che così non è stato…

E’ di questi giorni la notizia di un possibile ritorno alla guerra fredda, e subito ritorna in auge nel pensiero latente l’incubo nucleare (se mai se ne fosse andato). Però stavolta che ce lo dicano chiaro e tondo: perché così, da adesso in poi, quando ballo voglio ballare come se non ci fosse un domani!