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Giorno: 10 Dicembre 2016

Libera circolazione: follia o necessità?

Questo il titolo della conferenza tenuta a Massa Fiscaglia di Ferrara il 7 dicembre scorso al “Circolo Ragno Azzurro” organizzata dal Gruppo Cittadini Economia della provincia di Ferrara con l’intervento di Gianni Belletti della Comunità Emmaus.

L’incontro chiudeva una serie di quattro serate, tutte organizzate a Massa Fiscaglia, in cui il Gruppo ha invitato la popolazione a discutere su fenomeni assolutamente attuali e che indubbiamente coinvolgono tutti a vario titolo: tasse, debito pubblico, disoccupazione e, appunto, migranti. Un invito all’informazione senza distorsioni con il chiaro intento di diffondere la sana pratica della partecipazione dal basso.
“Il migrante non è né un potenziale delinquente né un potenziale deficiente”, dice il relatore, si muove in prospettiva di un potenziale miglioramento e se ne avesse la possibilità, dopo averne verificato l’impossibilità, sarebbe di sicuro disposto a ritornare alle sue relazioni e al suo territorio.

Partendo da questo presupposto si sono analizzate quali sono ad oggi le possibilità di spostarsi e di viaggiare delle popolazioni. Necessario e dovuto il richiamo alla “dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” del 1948 e in particolare degli articoli 13 e 14 che sanciscono la libera circolazione delle persone.
Articolo 13
1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.
2. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese.
Articolo 14
1. Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni.
2. Questo diritto non potrà essere invocato qualora l’individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.

Gianni tiene a citare anche l’art. 15 che parla di cittadinanza, perché la cittadinanza è l’aspirazione finale per tutti coloro che si spostano in altri Paesi e che trovano poi il modo di costruirsi delle nuove relazioni in un nuovo posto dove vivere. Questo argomento, oltremodo interessante, trova però poco spazio nella serata e forse merita una trattazione a parte, insieme all’analisi del fatto che in Europa ci sono ben 700.000 persone senza cittadinanza, 3.500.000 addirittura nel mondo.

Ma torniamo al diritto alla libera circolazione. A chi è riservata questa possibilità nel concreto? Un cittadino italiano, ad esempio, è libero di chiedere un visto ed andare dove desidera senza troppe complicazioni. Non è permesso il contrario, per cui un cittadino africano o asiatico, ovviamente di un paese povero o solo nominalmente ricco, non ha le stesse possibilità ed è costretto ad intraprendere viaggi molto pericolosi attraverso deserti, mari e pericoli vari oltre che ad indebitarsi di cifre a volte esagerate e di difficile restituzione per poter arrivare in Italia.

Una volta arrivato, il passo successivo è la richiesta di asilo politico. Sembra incredibile, dice il relatore, ma l’unico modo attualmente riconosciuto per poter rimanere nell’Unione europea è appunto quella di presentare domanda di asilo politico, e negli ultimi 3 anni ne sono stati presentate in Italia 170.000, semplicemente perché è l’unica opportunità che queste persone hanno a disposizione, non c’è altro modo per poter restare.

Presentata questa domanda si apre la “pratica”: dovrà essere formata una commissione che tenga conto del luogo di origine, della lingua parlata dal richiedente e ovviamente del caso presentato. Di media, perché si venga poi convocati da questa commissione, il richiedente dovrà attendere circa 15 mesi. Ad un eventuale esito negativo questi potrà eventualmente presentare ricorso e avere una successiva udienza entro un anno. Insomma per ogni richiedente asilo ci vogliono due anni almeno perché tale “pratica” possa essere chiusa.
Altro tipo di visto che può essere concesso è quello della protezione sussidiaria, che riguarda coloro che hanno una relazione con la persona a cui è già stato riconosciuto l’asilo politico e che potrebbe essere in pericolo a causa di questa relazione.
L’Italia ha aggiunto una terza possibilità, la protezione umanitaria. Viene concesso, solo per fare un esempio di particolare impatto, a quelle donne vendute più volte nel corso degli anni, fatte prostituire e rese schiave dagli sfruttatori e che difficilmente potrebbero più tornare nei paesi di origine. Anche ai tunisini che sono arrivati in Italia a seguito delle “primavere arabe” è stato concesso un visto con questo presupposto.

Cosa succede nel mezzo? Lo Stato italiano ha ceduto l’accoglienza ai privati per cui chi ne facesse richiesta e avesse i requisiti idonei a fare questo tipo di accoglienza riceverà 33 euro al giorno, di cui 3 vanno al migrante e 30 alla cooperativa o società che accoglie. A questo punto si prefigurano due scenari che normalmente sono quelli che vediamo realizzarsi: il migrante, non essendo un potenziale deficiente, sa che non ha bisogno di lavorare o impegnarsi a farlo perché c’è chi riceve dei soldi per la sua assistenza; riceve i suoi 3 euro con i quali non ci fa niente e abbandonato a se stesso nel giro di qualche mese dopo le dichiarazioni di sindaci e prefetti iniziali di amore e accoglienza, comincia a dedicarsi all’accattonaggio per i due anni di attesa e magari ad altro dopo. Questo perché ricordiamo, c’è un debito iniziale da saldare per il viaggio e anche una dignità da preservare nei confronti di familiari e amici a cui avrà detto di essere partito per andare incontro ad una vita migliore.

Dire “abbandonato a se stesso” è ovviamente una provocazione, infatti lo Stato continua a pagare il conto economico alla struttura di accoglienza e quindi a dare assistenza di base al migrante, cibo e un letto. Il punto è che non si va incontro alla richiesta di fondo, al motivo per cui quella persona è qui, ovvero il miglioramento delle sue condizioni di vita, lavoro e dignità. Non le affronta come non affronta la richiesta, simile, dei suoi cittadini e per questo provoca reazioni inconsulte e spropositate sia della popolazione residente che straniera.

Ma in mezzo c’è ancora altro, ovviamente. Gianni ci racconta che la Comunità Emmaus di Palermo certifica che molti migranti, poi magari clandestini, vengono reclutati a 0,70 centesimi all’ora e questo crea un mercato del lavoro al ribasso. Gente disposta a lavorare “per un tozzo di pane” e che crea una specie di classe degli ultimi, dietro i disoccupati e i disperati italiani. Quasi un ammortizzatore verso la nostra ultima classe sociale che dovrebbe quasi trovare confortante il sapere che c’è qualcuno al di sotto della loro disperazione.
Il dibattito è stato ampio e la conferenza si è immediatamente trasformata in partecipazione collettiva. Le provocazioni vengono colta e i partecipanti a turno hanno avuto modo di esprimere le proprie opinioni, cogliendo a pieno le intenzioni dell’organizzazione, a cui vanno i complimenti, di stimolare la partecipazione attiva.

E dunque una volta descritto il problema, quali le cause e quali le soluzioni?

Si può semplificare il tutto con il tema dell’accoglienza ad esempio che fa, o ha fatto finora, il nostro governo? Giustificare o condannare posizioni come quella austriaca di Norbert Hofer o i muri dell’Ungheria? E come interpretare i fondi europei dati alla Turchia per frenare l’esodo siriano?

Di sicuro è sembrato a tutti chiaro che l’accoglienza non dovrebbe essere ceduta a privati. Quando si privatizza, in generale, si rende merce il prodotto da trattare. Quindi se privatizzo l’accoglienza rendo merce i migranti, gli esseri umani che si spostano per qualche motivo, e ne ho bisogno altrimenti non guadagno. La prima azione da fare sarebbe togliere alle cooperative e alle società private la gestione dell’accoglienza. Avere un piano di accoglienza statale e mirato teso ad evitare questa deriva uomo=merce.

Ma il punto fondamentale sarebbe la libera circolazione, ovvero permettere a tutti di accedere a quanto previsto dagli articoli 13 e 14 della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo citati all’inizio. Ogni ambasciata o consolato all’estero e ovviamente in particolare nei paesi da cui proviene la maggioranza di questi migranti, dovrebbe essere potenziato e messo in grado di vagliare le richieste di visto temporaneo per “lavoro”. Il richiedente dovrebbe dichiarare il luogo dove intende andare e considerando che tutti si spostano per raggiungere qualcuno che ha già affrontato il viaggio, dichiarare l’indirizzo presso il quale si sosterà per il periodo concesso. Impronte digitali e documenti in regola a cui si potrebbe anche aggiungere la richiesta di una caparra da restituire nel momento in cui si dovesse decidere di ritornare nel luogo di partenza.

Il viaggio a questo punto diventa regolare, non ci sarebbe un debito iniziale da contrarre e da ripagare, pericoli da affrontare e accoglienza da organizzare per chi riceve. Un gran risparmio per tutti insomma. Quando il migrante arriva diventa controllabile, ha speso magari solo 100 euro di biglietto aereo e sa perfettamente che potrà tornare a casa sua nel caso non trovasse quel miglioramento che stava cercando.

Ricordate? Il migrante non è né un potenziale delinquente né un potenziale deficiente, per cui piuttosto che elemosinare un piatto di minestra in un Paese straniero deciderà di ritornare al suo Paese di origine.
Insomma oggi le reazioni all’afflusso di migranti provoca sostanzialmente reazioni sbagliate: da una parte si costruiscono muri o si va alla facile ricerca di voti attraverso slogan che intercettino lo scontento popolare, dall’altra si realizzano facili guadagni. Sostanzialmente non si tiene conto delle cause e non si affronta realmente il problema. Dicotomia funzionale ad interessi economici, come al solito, e uno Stato che non interviene nel modo giusto ma si affida al laissez-faire come per i mercati finanziari.
Dietro lo slogan oramai consolidato che i privati fanno sempre meglio dello Stato si affida tutto alla “mano invisibile” aspettando la magica e automatica correzione dei mercati lasciati operare senza controlli. Ma come questo non avviene nella realtà economica, basta vedere le crisi continue le cui perdite i cittadini sono poi chiamati a ripagare attraverso l’austerità, così non avviene per i migranti, dove i cittadini sono chiamati a pagare le conseguenze anche in termini sociali e di convivenza.
Dove manca l’indirizzo dello Stato viene meno l’utilità sociale. E le persone si dividono tra facile buonismo e rifiuto all’accoglienza.

Tutto dunque da rifare, tutto da ridiscutere partendo semplicemente da quanto già esiste, scritto e immortalato come principio di libertà e di progresso ma non ancora distribuito a tutti, concesso solo alla parte finora ricca e autorizzata a scrivere regole che poi non rispetta.
Le colpe non sono di certo né di chi intraprende viaggi pericolosi né di chi riceve e si vede spodestato delle proprie risorse. Non ha colpe chi vive questa crisi continua, economica e di valori. Chi è stato licenziato o chi ha perso la casa non potendo pagare la rata del mutuo, o chi ha dovuto cedere l’azienda o chi semplicemente si guarda intorno e non riesce a trovare una soluzione. Non ha colpa chi è esasperato perché il suo Stato non viene in suo soccorso o vede l’istituzione a lui più vicina, il Comune, rifiutargli un alloggio, una deroga sulle tasse.

Non ha colpa chi è costretto a rivolgersi alla Caritas mentre la domanda per un alloggio gli viene rifiutata o è in attesa da anni e si vede superato da una famiglia che viene da lontano.
Insomma in tale situazione, fanno presente le persone in sala, come si può accettare l’azione di un prefetto che sequestra un immobile per accogliere africani o asiatici, saperli per anni rifocillati a spese dello Stato, e quindi dei cittadini, con la certezza che dopo la prima accoglienza andranno ad aumentare l’esercito dei disperati e sfruttati. Ma le stesse persone che avanzano questi dubbi sembrano consapevoli del fatto che anche un prefetto si trova costretto a gestire, a sua volta, una situazione difficile, che sia solo l’ultimo anello di una catena costruita male.

Nessuno è un potenziale delinquente né un potenziale deficiente, sia egli italiano o nigeriano, bianco o nero, ma tutti messi alla prova più dura, all’abbandono e all’indifferenza potremmo diventare qualcosa di diverso da quello che ci eravamo prefissati. Un Governo che non governa, non dirige, non regola e si rende complice di un business che usa come merce l’uomo è in fondo il vero responsabile, questo hanno espresso le persone presenti a quella che si potrebbe definire una “conferenza circolare”, dove la gente, reduce dal voto per la riforma costituzionale, dice quello che pensa e vuole partecipare sempre di più alle decisioni.

La visione miope degli Stati e delle Istituzioni che etichettano, accolgono ma non risolvono, intervengono ma solo all’inizio, urlano ma non sanno pacare gli animi, esasperano a loro volta sia coloro da accogliere che chi dovrà coesistere con altri disperati. È qui che bisogna cercare le colpe e chiedere che le cose vengano gestite diversamente.

In tale contesto risulta vano anche evocare il principio “prima gli italiani”, perché benché chi scrive lo ritenga giusto, ci si rende conto che il vero problema è la mancanza di visione politica.

Una bella serata, partecipata e a cui bisognerà necessariamente dare un seguito per parlare più a fondo dell’art. 15 della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, di espulsioni e persone senza cittadinanza. E l’argomento è anche collegato al sistema carcerario degli USA, privatizzato, e dove una persona su quattro è legata ad una forma di detenzione, non necessariamente in carcere ma magari in libertà vigilata. Un business da circa 200 milioni di dollari all’anno e a cui l’Italia comincia pericolosamente a guardare.

L’APPUNTAMENTO
Lunedì 12 il Torrione del Jazz Club Ferrara diventa il regno dei Malkuth

Lunedì 12 dicembre il sorprendente “regno” musicale dei Malkuth signoreggia nella torre del jazz estense. Il giovane ed eccellente quintetto formato da Mirko Cisilino alla tromba, Filippo Orefice al sax tenore, Filippo Vignato al trombone, Mattia Magatelli al contrabbasso e Alessandro Mansutti alla batteria, presenta l’omonimo, riuscitissimo progetto discografico.
Segue il concerto l’imprevedibile jam session.

Malkuth significa “regno”, il piano della realtà in cui viviamo sulla terra, quel mondo in cui tutto interagisce con importanza ed effetto. Tutto è consciamente o inconsciamente sostanza e scambio. Ne risultano infinite possibilità. Questo aspira ad essere la musica dei Malkuth, protagonisti del penultimo appuntamento dell’anno firmato “Monday Night Raw”.
Formatosi nel 2013 in Friuli Venezia Giulia, e già con un’eccellente prova discografica dall’omonimo titolo pubblicata lo scorso anno, il quintetto formato da Mirko Cisilino alla tromba, Filippo Orefice al sax tenore, Filippo Vignato al trombone, Mattia Magatelli al contrabbasso e Alessandro Mansutti alla batteria, lavora per sviluppare un linguaggio personale in cui cellule compositive danno vita a improvvisazioni collettive, che a loro volta possono generare altre forme musicali, senza mai seguire un percorso prestabilito. Il suono nasce attraverso un processo naturale basato sull’ascolto e il dialogo tra cinque musicisti che hanno ben metabolizzato il linguaggio e la pratica del jazz proveniente dalla grande stagione degli anni Sessanta. Ne conseguono grande libertà e ampio spazio all’improvvisazione, per valorizzare il costante ed espressivo intrecciarsi delle voci dei fiati sul fitto tappeto tessuto dalla ritmica. Il risultato è splendido, così come lo era nello storico quartetto di Ornette Coleman. I tre fiati, veri protagonisti, hanno tutti suoni eccellenti e idee improvvisative lucide e comunicative; svettano grazie alla loro interazione e al modo genialmente sempre opportuno di emergere a turno dal discorso complessivo, spesso anche in modo quasi puntillistico, senza mai scivolare né nel caos, né nel criptico. “Coinvolgente e ogni volta sorprendente, fresco e profondo al tempo stesso, Malkuth può essere considerato uno dei migliori progetti fin qui ascoltati.” Afferma il critico Neri Pollastri.
Ad impreziosire l’appuntamento di lunedì 12 dicembre sarà il ricco aperitivo a buffet (a partire dalle ore 20.00) accompagnato dalla grooveggiante selezione musicale di Willygroove Dj. Segue il concerto l’imprevedibile jam session. Ingresso a offerta libera riservato ai soci Endas.

“Note in bianco e nero”, personale del giovane fotografo valtellinese Michele Bordoni curata da Eleonora Sole Travagli in collaborazione con Endas Emilia-Romagna e iscritta nel progetto “Intrecciare cultura” patrocinato dalla Regione Emilia-Romagna, è fruibile al Jazz Club Ferrara fino al 23 dicembre, nelle serate di programmazione.

INFORMAZIONI
www.jazzclubferrara.com
jazzclub@jazzclubferrara.com
Infoline: 339 7886261 (dalle 15:30)
Il Jazz Club Ferrara è affiliato Endas, l’ingresso è riservato ai soci.

DOVE
Torrione San Giovanni via Rampari di Belfiore, 167 – 44121 Ferrara.
Se si riscontrano difficoltà con dispositivi GPS impostare l’indirizzo Corso Porta Mare, 112 Ferrara.

COSTI E ORARI
Ingresso a offerta libera riservato ai soci Endas.
Tessera Endas € 15
Non si accettano pagamenti POS

Apertura biglietteria 19.30
Aperitivo a buffet con dj set a partire dalle ore 20.00
Performance 21.30
Jam Session 23.00

DIREZIONE ARTISTICA
Francesco Bettini

Lunedì pomeriggio al Ridotto del Teatro Comunale Alda Costa e le altre antifasciste ferraresi

da: Organizzatori

Lunedì 12 dicembre 2016 alle ore 17 presso il Ridotto del Teatro Comunale di Ferrara Daniele Lugli parla di Alda Costa e altre antifasciste ferraresi.

Daniele Lugli parla di Alda Costa, delle sorelle Nigrisoli e di Matilde Bassani, con particolare riferimento al loro rapporto con Silvano Balboni. Interviene Marco Cazzola, autore di “Alda Costa. Scritti e discorsi (1905 – 1921)”
Nella sua ricerca su Silvano Balboni, un concittadino, assessore comunale, morto a 26 anni nel 1948, Daniele Lugli ha incontrato donne decisive nella sua formazione ed azione. In questa occasione propone il ricordo di Alda Costa, maestra straordinaria di cultura e di pace agli scolari, ai compagni, a una generazione di antifascisti, delle sorelle Nigrisoli, Rina e Ida, nel cui Giardino d’infanzia i piccoli imparavano attraverso il gioco e l’esplorazione, dell’indomita Matilde Bassani, sorella maggiore di Silvano nell’ azione antifascista.

Collaborazione Centro Documentazione Donna -Teatro Comunale, in occasione dello spettacolo di prosa “Una giornata particolare”

La sezione locale dell’Associazione cardio-trapiantati dona un defibrillatore al Palazzetto dello sport di Comacchio

Il legame tra il Comune di Comacchio ed il mondo del volontariato e dello sport si è ulteriormente rafforzato questa mattina, con la cerimonia di consegna di un defibrillatore, donato dall’Associazione cardio-trapiantati al Palazzetto dello Sport. “L’Acti è nata per tutelare i cardio-trapiantati e per sensibilizzarli alla prevenzione e alla donazione degli organi – ha sottolineato il Presidente dell’associazione Vasco Stravaganti -. Oggi ci sono più di 800 pazienti in Italia in attesa di trapianto del cuore. Il nostro impegno è facilitato dall’attività marginale di trasporto, con autisti volontari, che accompagnano persone non auto-munite o non autosufficienti ad effettuare visite ed esami. Siamo lieti anche di promuovere iniziative benefiche come questa.” La sezione comacchiese dell’A.C.T.I., nata nel 1998 e che vede lo stesso presidente Stravaganti tra i soci fondatori, conta 350 iscritti e con il dono del defibrillatore odierno, ha saputo interpretare gli stimoli provenienti dalle associazioni sportive locali. Davide Buzzi, allenatore della Pugilistica comacchiese, ha infatti confermato che “con questo strumento ci sentiamo più sicuri, perchè viene maggiormente tutelata l’incolumità degli atleti. Ringraziamo l’Acti per la sensibilità mostrata.” L’Assessore allo Sport Stefano Parmiani, elogiando l’impegno profuso costantemente dall’associazione cardio-trapiantati comacchiese, ha sottolineato come “è stata così intercettata la volontà dell’Amministrazione Comunale, che ha già provveduto ad acquistare sette defibrillatori per metterli a disposizione di campi sportivi e palestre. Questo è uno strumento in più, fondamentale.” L’Assessore ha poi esteso i ringraziamenti a Roberto Farinelli, coach dell’Ars 2000 Volley e ad Akemi Lopez Joa, presidente dell’associazione dilettantistica Akemi Dance Center per essersi analogamente attivati, dotando la palestra del Lido degli Estensi di un defibrillatore. Doriana Doria, responsabile dell’Ufficio sport comunale, ha ricordato che il Comune di Comacchio ha sostenuto i costi del corso di formazione per l’uso del defibrillatore, al quale sono state avviate 12 persone, una in rappresentanza di ciascuna società sportiva del territorio. Max Bacchini, allenatore del Basket Delta Comacchio, dopo aver enunciato l’intensa attività sportiva annualmente sostenuta tanto dalle associazioni che frequentano il palasport, quanto dalla palestra attigua alla scuola primaria Fattibello, ha assicurato che il nuovo defibrillatore sarà posto in uso condiviso dalle due strutture. Il Sindaco Marco Fabbri, unendosi ai ringraziamenti, ha specificato che “il servizio di trasporto che l’Acti compie anche al di fuori del territorio, accompagnando persone a visite e ad esami, non è marginale, ma anzi è fondamentale. Il dono del defibrillatore ci rallegra, non solo perchè rientra in una strategia dettata dal legislatore nazionale, ma da una nostra precisa linea di indirizzo. Qualche anno fa – ha aggiunto il Sindaco -, il Comune di Comacchio ha dotato le spiagge di defibrillatori, quando ancora non vigeva l’obbligo, introdotto invece, successivamente, dall’ordinanza balneare regionale.” Un ulteriore defibrillatore è stato messo a disposizione della pattuglia della Polizia Locale, che svolge servizio di pronto intervento stradale e tale operazione lo scorso anno ha consentito di salvare un turista del Lido di Spina, colto da un arresto cardiaco improvviso, mentre faceva footing. “Abbiamo anche partecipato al Click Day promosso dalla Regione Emilia Romagna – ha concluso il Primo Cittadino -, ottenendo 1000 euro per l’acquisto di un defibrillatore, perchè siamo tra i cento Comuni che per primi hanno spedito, in forma telematica, uno specifico progetto nella data fissata dal bando, che era quella del 27 ottobre scorso.” Il Primo Cittadino infine ha auspicato tempi brevi per la mappatura dei defibrillatori, pubblici e privati, distribuiti sul territorio, “in modo da garantire ai turisti maggiore sicurezza e conoscenza della loro presenza.”

La terra nel cuore: la solidarietà degli agricoltori ferraresi alle terre colpite dal sisma

Oltre 500 agricoltori ferraresi, insieme agli amministratori del territorio e agli straordinari volontari del Centro dell’Olmo di Portomaggiore hanno accolto in un grande abbraccio di solidarietà le terre del maceratese colpite dal sisma, dove agricoltori e allevatori stanno cercando di risollevarsi e guardare al futuro. Questo il significato profondo de “La Terra nel Cuore”, l’evento organizzato da Cia – Agricoltori Italiani Ferrara il 9 dicembre per raccogliere fondi a favore delle popolazioni del Centro Italia dove la terra ha iniziato a tremare il 24 agosto e ancora non si è fermata. Nel corso della serata sono stati raccolti oltre 10.000 euro che sono serviti ad acquistare e una casa mobile per una famiglia di agricoltori marchigiani di Amaldola (Mc) composta da sei persone, tra le quali un anziano disabile e due bambini piccoli. Il resto del ricavato potrà servire per l’acquisto di un’altra casa mobile da donare a un’altra famiglia in difficoltà o andrà ad aggiungersi al fondo di solidarietà istituito da Cia – Agricoltori Italiani a livello nazionale che ha già raggiunto i 200.000 euro.

La serata de “La Terra nel cuore” è iniziata con un incontro pubblico presso la sede comunale di Portomaggiore dove gli ospiti della serata Mauro Falcucci, sindaco di Castelsantangelo sul Nera (Mc) e Mirella Gattari, presidente di Cia – Agricoltori Italiani Marche hanno fatto il punto della situazione nel loro territori, con un focus sulla situazione di produttori agricoli, aziende agrituristiche e allevatori. Ad accoglierli, in una sorta di “gemellaggio di solidarietà” il sindaco di Portomaggiore Nicola Minarelli, il vicepresidente della Provincia Nicola Rossi, Maria Teresa Bertuzzi, senatrice della Repubblica Italiana e molti amministratori locali del territorio che con una voce comune hanno detto: “Noi ci siamo”. Ad aprire l’incontro l’ospite di casa, Minarelli, che ha ringraziato Cia Ferrara per aver organizzato un momento importante di confronto e solidarietà. «Stare insieme oggi è uno stare insieme importante perché è quello delle istituzioni, del volontariato e di un’intera popolazione consapevole di quanto avviene in altri territori dove la terra, l’agricoltura, le tradizioni e l’identità sono altrettanto forti della nostra.»
Nel corso dell’incontro particolarmente toccante il racconto del sindaco Falcucci, che ha parlato di Castelsantangelo sul Nera, un piccolissimo e antico borgo di montagna che rappresenta i molti colpiti del sisma in quel territorio. «Il sisma ha cancellato completamente il nostro borgo, portando con sé non solo i ricordi ma anche il lavoro delle persone ed è il lavoro la cosa più importante, per iniziare la ricostruzione e guardare al futuro. Alcune delle nostre attività stanno riprendendo a fatica, altre sono più difficili da ripristinare come la casa di accoglienza per anziani andata completamente distrutta. Voglio sottolineare – ha continuato Falcucci – che noi siamo rimasti in ombra perché i media parlato poco di noi e non chiamandoci per nome ma definendoci “i borghi marchigiani vicino a Norcia”. E senza nulla togliere ai nostri fratelli di Norcia, noi abbiamo un’identità nostra dalla quale siamo partiti per ricostruire iniziando praticamente da capo. Questa sera ci avete veramente aiutato in tutti i sensi perché abbiamo sentito la vicinanza di un territorio e di un popolo solidale come sa essere quello italiano e voglio ringraziarvi dal profondo del cuore.». E un ringraziamento profondo è arrivato anche da Mirella Gattari di Cia Marche che spiegato come aiutare concretamente le aziende e gli allevatori colpiti dal sisma. «Gli agricoltori sono i custodi del territorio, in particolare di quelli di montagna come il nostro dove esiste un profondo equilibrio tra agricoltura ed ecosistema ambientale. Per sostenere gli agricoltori marchigiani concretamente si possono compare i loro prodotti e prenotare gli agriturismi marchigiani che, anche se molto lontani dal sisma sono vuoti perché anche solo la parola terremoto spaventa ed è capace di rovinare l’accoglienza turistica di interi territori.»
La serata è continuata con una deliziosa cena, un momento conviviale reso possibile dalle molte aziende agricole che hanno donato i prodotti e naturalmente da agricoltori e cittadini che hanno accolto l’invito ed hanno partecipato all’evento. Importantissimo anche il lavoro costante di tutti volontari del Centro dell’Olmo che hanno reso possibile la serata e dell’impegno di Gianfranco Tomasoni, allevatore di Portomaggiore che ha dato il via all’organizzazione dell’evento insieme a Stefano Calderoni, presidente provinciale di Cia Ferrara. Ed è stato proprio Calderoni a chiudere la serata ringraziando ovviamente tutti i presenti per il profondo impegno. «La vostra presenza stasera dimostra che avete compreso perfettamente cosa significa per un agricoltore o un allevatore perdere tutto quello che ha costruito nel corso della vita in pochi attimi. In questi ultimi mesi non si è parlato abbastanza del terremoto nelle Marche, schiacciati magari anche da altri eventi nazionali e internazionali e forse queste persone si sono sentite sole, perfino abbandonate. Ma io sono convinto che se dal nostro territorio e dagli altri nascono eventi come questi allora quelle popolazioni sanno che c’è qualcuno su cui possono davvero contare. Domani mattina la casa mobile sarà inviata alla famiglia di Amaldola (Mc) grazie alle aziende agricole della nostra associazione che, insieme ai volontari, hanno dato il loro cuore e il loro impegno per organizzare l’iniziativa. Oggi siamo diventati una grande comunità solidale che non ha confini territoriali perché il mondo dell’agricoltura è questo e l’Emilia – Romagna è questa. Ora – ha concluso Calderoni – bisogna continuare a sostenere le aziende colpite dal sisma in due modi: scegliendo i prodotti tipici dalle aziende agricole – elenco sul sito www.cia.it – e nel 2017 programmare una vacanza in uno dei meravigliosi agriturismi delle Marche.»

Ecco i vincitori del concorso Artemagia

da: Ufficio stampa Novembre Magico

Non solo spettacoli, divertimento e beneficenza, Novembre Magico è anche arte e una bella collaborazione con il Liceo Artistico cittadino, il Dosso Dossi. Anche quest’anno sono stati oltre quaranta i ragazzi che hanno partecipato al Concorso Artemagia sul tema della magia nella storia dell’arte, realizzando opere originali ed evocative, per conquistare le quattro borse di studio messe in palio da EmilBanca.

Questa mattina, infatti, Pierluca Peruzzi di EmilBanca e Roberto Ferrari di Stileventi insieme a Girolamo Calò Presidente del Consiglio Comunale di Ferrara, e Laura Cussolotto vicepreside del Liceo Artistico Dosso Dossi hanno premiato le migliori opere degli studenti, decretate da una giuria tecnica e da quella popolare dei voti raccolti su facebook.

Primo premio giuria tecnica: ANTONIA BUONGIORNO
Secondo premio giuria tecnica: LISA CARAVITA
Terzo premio giuria tecnica: STEPHANY NWOBODO
Premio giuria popolare: VALENTINA LODI
Gremita la sala della biblioteca d’istituto dove si è tenuta la premiazione: oltre ai familiari degli studenti, presenti anche i titolari delle attività commerciali che nel mese di novembre hanno esposto le opere dei ragazzi, soddisfatti di partecipare alla crescita artistica e professionale dei giovani artisti ferraresi.

“Queste sinergie sono preziose per il territorio” sottolinea Gianluca Peruzzi di EmilBanca “servono a far crescere i ragazzi e le opportunità a loro dedicate, non dimenticando la parte di solidarietà verso realtà come IBO Italia”.

Penultima tappa della maratona di Novembre Magico che chiuderà l’edizione 2016 con lo spettacolo al Teatro De Micheli di Copparo sabato 17 dicembre. Gran finale con un cast di grande esperienza: Walter Maffei, prestigiatore e illusionista che unisce magia e teatro con la sua verve ironica e coinvolgente; Alberto Vio e Cristina che con le loro “grandi illusioni” ci trasporteranno in una realtà dove l’impossibile diventa possibile; Riccardo Polacchini, in arte Ricky, ha solo 13 anni ma è un vero talento nel mondo della magia; Lucien, che con l’antichissima arte delle ombre cinesi ci trasporterà in una dimensione onirica. Conduttore d’eccezione di questa serata Roberto Ferrari, presidente di Stileventi e ideatore di Novembre Magico che si alternerà sul palco tra gli artisti ospiti e i giochi di luce di Andrea Vesnaver, titolare di Megacromia.

Novembre magico, è organizzata da Stileventi Group a sostegno dei progetti che IBO Italia porta avanti nel mondo, è realizzata grazie al contributo di molte realtà locali come EmilBanca che sostengono i progetti di solidarietà sul territorio e nelle zone di maggiore necessità.

Lageder: il Comune di Ferrara vince il ricorso in Cassazione

La vicenda risale agli anni Ottanta ed ha visto annose vicende giudiziarie, esplose nel 2012 in seguito ad una sentenza della Corte d’Appello di Bologna che accoglieva il ricorso di Alois Lageder (imprenditore vitivinicolo dell’Alto Adige) contro la determinazione di un’indennità di esproprio di un’area destinata ad edilizia popolare nella zona di Villa Fulvia.

Il Comune fu costretto a pagare alla controparte oltre un milione e settecentomila euro.
Il caso provocò polemiche politiche ed ebbe risonanza sulla stampa, in consiglio comunale ed anche in seguito ad esposti di esponenti dell’opposizione alla Corte dei Conti.
Il Sindaco Tagliani,comunque, con il patrocinio della avvocatura civica del Comune, propose ricorso avanti la Corte di Cassazione che in questi giorni ha depositato la sentenza.
Ora – con soddisfazione del Sindaco – la Cassazione ha accolto il ricorso del comune annullando la sentenza di merito rinviando alla Corte d’Apello perchè pronunci una diversa sentenza conforme ai principi indicati dalla Cassazione stessa.

In sostanza dovrà essere ricalcolata l’indennità di esproprio secondo i principi proposti dal Comune accolti dalla Cassazione. Più in particolare la Corte d’Appello aveva ritenuto ingiustamente che, con l’esproprio di una porzione dell’area di Lageder e la realizzazione del piano di edilizia popolare, il comune avesse assorbito anche la capacità edificatoria dell’area residua, così determinando un valore venale dell’area espropriata assai superiore a quello ritenuto equo dal Comune ai fini della determinazione dell’indennità in base al valore venale del bene. L’avvocatura civica ha rilevato, nel ricorso alla Corte di Cassazione, che in base alla normativa in materia, il Peep non aveva sottratto capacità edificatoria all’area residuata in proprietà a Lageder, che l’aveva quindi mantenuta con tutto il suo valore e che, di conseguenza, la supervalutazione del valore venale dell’area espropriata compiuta dalla Corte d’Appello era errata. La Corte di Cassazione ha accolto questa censura proposta dal Comune e la Corte d’Appello dovrà effettuare un nuovo calcolo. Altra importante critica sollevata in Cassazione dal Comune attiene al fatto che, la sentenza impugnata, aveva non solo determinato in quel modo eccessivo il valore venale dell’area acquisita dal Comune ma lo aveva aumentato di un ulteriore 50% applicando l’atto di cessione senza considerare che le norme su cui si fondava (che non applicavano l’aumento al valore venale ma a valori assai inferiori) erano state dichiarate incostituzionali e senza considerare che, quindi, non era più possibile applicare quella maggiorazione. La sentenza impugnata, cioè, provocava l’abnorme risultato di far pagare al comune un’indennità pari al 150% del valore di mercato dell’area, valore peraltro calcolato erroneamente in modo eccessivo. La Cassazione ha accolto anche questa censura proposta dal Comune. La Corte d’Appello, in sede di rinvio, dovrà ricalcolare l’indennità secondo i principio proposti dal Comune che la Suprema Corte di Cassazione ha ritenuto di accogliere.

La famiglia Lageder, dovrà restituire al Comune di Ferrara quanto ingiustamente pagato oltre alle le spese di giudizio.

Da Ferrara a Israele: domenica 11 un convegno su “Gli ebrei italiani e il sionismo”

da: Ufficio Stampa Fondazione Meis

Domenica 11 dicembre, a partire dalle 11.00, presso la Sala dei Comuni del Castello Estense di Ferrara si terrà il convegno “Gli ebrei italiani e il sionismo: tra ricerca storica e testimonianze”, promosso dal Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS, per indagare i rapporti tra gli ebrei italiani e il sionismo politico, coniato a fine Ottocento dal giornalista ungherese Theodor Herzl.

Herzl visitò Ferrara nel 1904 per incontrarvi i primi italiani che avevano aderito al suo movimento in senso filantropico, ovvero teso a trovare una soluzione per gli ebrei dell’Europa dell’Est che subivano forti persecuzioni. Ad accoglierlo in città fu l’avvocato trentacinquenne Felice Ravenna, figlio di Leone, che accompagnò poi Herzl nei suoi appuntamenti romani con il re Vittorio Emanuele III e con Papa Pio X. Dal 1901 Ravenna presiedeva la Federazione Sionistica Italiana, nata proprio a Ferrara e alla quale fu data nuova vita dopo la Prima guerra mondiale, nel 1918.

Gli ebrei italiani che abbracciarono queste idee, sentendosi “liberi e felici” sul suolo italiano, si mobilitarono in favore di un rifugio in terra d’Israele per gli ebrei perseguitati di altri paesi. Più tardi, tuttavia, con l’ascesa del fascismo e con le leggi antiebraiche del 1938, l’idea di emigrare in Palestina per sionismo calzò anche le nuove esigenze degli ebrei italiani. Il primo a partire fu, nel 1927, il romano Enzo Sereni. Catturato dai tedeschi in Toscana nel 1943, quando tentò di paracadutarsi sulle linee nemiche in aiuto degli ebrei italiani, Sereni è considerato un eroe di Israele.

Il convegno di domani, modulato tra ricerca storica e testimonianze, vede la partecipazione di Gabriela Padovano – Ravenna, nipote di Felice Ravenna, e di Israel Corrado De Benedetti, ebreo ferrarese che si trasferì in un Kibbuz, dopo aver sperimentato, nel novembre del 1943, l’arresto e l’incarcerazione a Ferrara.

Ad aprire il simposio il Presidente del MEIS, Dario Disegni. Tra gli storici presenti, Manuela Consonni, Direttore del Centro Internazionale Vidal Sassoon per lo Studio dell’Antisemitismo presso l’Università Ebraica di Gerusalemme, Alberto Cavaglion, dell’Università degli Studi di Firenze, Michele Sarfatti, studioso del periodo fascista, e il Direttore del MEIS, Simonetta Della Seta.

Domenica 11 dicembre terza giornata del campionato di Tchoukball

da: Ferrara Tchoukball

Le due squadre ferraresi che militano nella serie B di tchoukball giocheranno domenica 11 dicembre la terza giornata di campionato ad Alfonsine (RA). Dopo i risultati positivi delle partite disputate a Poggio Renatico il 27 novembre, i due team estensi cercheranno di affermare la loro posizione in classifica. I Los Cornetteros al momento sono quinti mentre gli Spaltacus settimi.
Le formazioni che giocheranno con le nostre saranno i Rimini Caveja, attualmente sesti in campionato e i Ravenna SS. ASD Redentore che la scorsa giornata hanno conquistato il loro primo punto contro i Perugia Grifondoro e occupano l’ultima posizione della classifica.
Questa giornata rappresenta la prima occasione per fare un salto avanti in classifica e portarsi a ridosso delle squadre che ne occupano le prime posizioni, tuttavia non bisogna sottovalutare gli avversari apparentemente facili da battere. Gli Spaltacus, i più giovani, domenica 27 hanno sottovalutato i Lendinara Wolves, e per questo sono riusciti ad ottenere solo un pareggio quando le circostanze gli avrebbero permesso di vincere. Nel tchoukball non si può mai dare per scontata una vittoria perché proprio in questo sport spesso le squadre che giocano con cuore e anima vincono contro le più forti tecnicamente.

Questo il programma della giornata:
10:00 SS Ravenna Redentore Bologna BamBugs
11:00 Rimini Caveja Ferrara Los Cornetteros
12:00 SS Ravenna Redentore Ferrara Spaltacus
13:30 Rimini Caveja Bologna BamBugs
14:30 SS Ravenna Redentore Ferrara Los Cornetteros
15:30 Rimini Caveja Ferrara Spaltacus

Al Teatro Nuovo arriva la Vedova Allegra

da: Ufficio Stampa Teatro Nuovo

Domenica alle ore 16.00 va in scena la prima delle 3 operette inserita nell’abbonamento di Musica della Stagione Teatrale 2016/2017 del Teatro Nuovo.
La Compagnia Teatro Musica Novecento nasce nel 1995 a Reggio Emilia ad opera di un gruppo di artisti affermati in campo teatrale, lirico ed operettistico, con importanti esperienze maturate nelle più prestigiose Compagnie d’Operetta e di Prosa, nonché in importanti Enti Lirici.
Incoraggiata dai calorosi consensi riscossi con la sua prima produzione, La Vedova Allegra di Franz Lehár, la Compagnia Teatro Musica Novecento ha intrapreso un percorso di ricerca, valorizzazione e modernizzazione nell’ambito del genere Operetta. Cin-Ci-Là, Il Paese dei Campanelli, Al Cavallino Bianco, La Principessa della Czarda, Scugnizza e L’Acqua Cheta, assieme alla già citata Vedova Allegra, sono i titoli di punta che hanno portato la Compagnia ad esibirsi nelle migliori piazze e teatri d’Italia in più di venti anni di piena attività.

Ciò che fin da subito ha connotato la Compagnia Teatro Musica Novecento e che è stato fortemente apprezzato da pubblico e critica è una visione corale dello spettacolo, in cui tutti gli elementi hanno una peculiare caratterizzazione e uno specifico rilievo, in virtù anche di sapienti piccoli ritocchi in chiave più moderna ai copioni tradizionali.
Dopo il debutto nel 2005 di Ballo al Savoy di Paul Abraham, ambientato negli Anni Trenta, che impegna ad aprirsi ad uno stile più vicino al Musical, la Compagnia decide di affrontare le grandi pagine dell’Operetta francese di Jacques Offenbach: La Vie Parisienne e La Belle Hélène.
Seguono Fiore d’Hawaii di Paul Abraham, La Danza delle Libellule di Franz Lehár, La Bajadera di Emmerich Kálmán, titoli meno rappresentati ma allo stesso tempo veri capolavori, spesso trascurati a favore dei più celebri titoli operettistici.
Un elemento sicuramente distintivo della Compagnia è sicuramente la musica dal vivo: Teatro Musica Novecento è infatti una delle pochissime compagnie d’Operetta in Italia che può vantare della presenza dell’orchestra dal vivo in ogni suo spettacolo.

CAST PRINCIPALE
SILVIA FELISETTI, soubrette
ALESSANDRO BRACHETTI, comico
FULVIO MASSA, baritono
SUSIE GEORGIADIS, soprano
ANTONIO COLAMOREA, tenore
GRAZIELLA BARBACINI, soprano caratterista
ELENA RAPITA, soprano
MARCO FALSETTI, attore
DOMINGO STASI, tenore

SALVATORE LORITTO, coreografo e ballerino
STEFANO GIAROLI, produttore e direttore d’orchestra

Prevendite:
Circuito Vivaticket:
www.vivaticket.it

Teatro Nuovo Ferrara:
Biglietteria aperta dal martedì al sabato dalle ore 11.00/13.00 – 16.00/19.00
0532-1862055

www.teatronuovoferrara.com

Domenica al teatro De Micheli con mamma e papà

da: Ufficio Comunicazione Comune di Copparo

Nuovo appuntamento domenica 11 dicembre con “In Famiglia al De Micheli”, incontri pomeridiano domenicali per bimbi e famiglie. Apre in Sala grande alle ore 16 lo spettacolo “La conta di Babbo Natale” di e con Claudio Milani e Elisabetta Vigano, rappresentazione che porta in scena un Calendario d’Avvento con caselle grandi e piccole, che nascondono storie, brevi racconti, pupazzi, giochi e qualche ciccolatino per i più fortunati. Dietro le porticine colorate si potrà trovare la storia del Fiocco di Neve che non vuole cadere per terra e molte altre ancora per arrivare all’ultima, piccola e luminosa storia della vigilia di Natale.

Dalle ore 17: nel Ridotto “Le Renne di Babbo Natale”, laboratorio artistico a cura di Linda Bianconi e Laura Ori; presso il bar del teatro “Filastrocche di Animali”, narrazioni di Marcello Brondi e Teresa Fregola, merenda a cura di Lara Tamoni; in II Galleria “La Biblioteca va a Teatro: Calde storie sotto l’Albero”, animazione e visita guidata a cura della Biblioteca Comunale, con storie e zirudele d’altri tempi per far rivivere la magia del focolare d’inverno.

Per informazioni 0532 864580
www.teatrodemicheli.it

All’Ibs-Libraccio domenica pomeriggio Gabriele Romagnoli percorre le strade del “Coraggio!”

Domenica 11 dicembre ore 17:00

Presso la storica sala dell’Oratorio San Crispino – Libreria Ibs+Libraccio di Ferrara

per il ciclo “Se una domenica d’inverno uno scrittore”

Gabriele Romagnoli

presenta il libro

“Coraggio!”
(Feltrinelli, 2016)

Dialoga con l’autore
Fabrizio Fiocchi

In principio c’era don Abbondio con il suo “Il coraggio, uno non se lo può dare”. Un grande personaggio illuminato nella sua neghittosa rinuncia a scegliere il bene. Gabriele Romagnoli percorre le strade del coraggio a partire dal senso caldo dell’esortazione che spesso abbiamo conosciuto nella vita: il coraggio che, da piccoli, ci sprona a camminare, pedalare, pattinare, quello che ci invita a non avere paura, o ad alzare la testa. Non si parla in questo libro del coraggio che fa di un uomo un guerriero armato o un cieco cercatore di morte (inferta o subita). Qui si parla del coraggio che la Francia del premio Carnegie dedicava “agli eroi della civiltà”. Fra questi “eroi”, un Antonio Sacco che nel 1936 compie il suo atto di coraggio e poi è dimenticato. Per Romagnoli, “Sacco A.” diventa un’ossessione e solo in chiusura scopriamo con lui, anzi grazie a lui, le gesta di cui fu protagonista. Ma prima di arrivare a quel giorno del 1936, Romagnoli stila un suo personale catalogo di uomini coraggiosi, come Éric Abidal, il calciatore che vince la Champions League pochi mesi dopo la diagnosi di un tumore; il capitano Rowan, incaricato di portare un messaggio al capo dei ribelli nel mezzo della giungla cubana; il senatore Ross, che col suo voto salva la presidenza degli Stati Uniti; o perfino un personaggio letterario come Stoner, e il suo no che finisce con il segnare una vita e una carriera. Romagnoli ci accompagna in questa strada dandoci del tu, ci vuole a fianco, perché tutti si possa riconoscere l’umiltà e la bellezza di un coraggio che fa della vita una vita giusta. Dopo Solo bagaglio a mano, un altro necessario esercizio di filosofia dell’esistenza.
Il coraggio ha questo potere perché non è un’idea, ma un atto. Supera la prova dei fatti. Si mostra. Viene a dirti: ecco, ci sono uomini che non si fermano, non si adeguano, sono tuoi simili. Se vuoi, puoi essere come loro.

Gabriele Romagnoli è nato a Bologna nel 1960; in questi anni si è affermato come uno dei migliori giornalisti italiani. Ha pubblicato il primo racconto, Undici calciatori, nella prima antologia Under 25, Giovani blues, curata da Pier Vittorio Tondelli. Ha esordito, sempre con un libro di racconti, Navi in bottiglia (Mondadori, 1993), finalista al Premio Campiello. Il suo primo romanzo è In tempo per il cielo (Mondadori, 1995), cui è seguito L’artista (Feltrinelli, 2004). Nel 1998 ha pubblicato un altro libro di racconti, Passeggeri, che il sottotitolo definisce un «catalogo di ragioni per vivere e volare» e, nel 2008, un’altra serie di racconti, Solo i treni hanno la strada segnata. Nel 2001 è uscito Louisiana Blues (Feltrinelli), il resoconto di un viaggio in America. Sempre attento alla realtà multimediale, è anche autore dei racconti per il pubblico giovanile, Videocronache (1994). Nel 2006 ha dato alle stampe un suo personalissimo “viaggio in Italia”, Non ci sono santi (Mondadori), mentre nel 2007 è uscito, negli Oscar Mondadori, Il vizio dell’amore, trenta monologhi in cui da voce ad altrettante esperienze al femminile.
Nel 2013 Mondadori ha pubblicato anche Domanda di grazia.

Domenica mattina al Ridotto del Teatro Comunale Claudio Abbado un piano per due

da: Fondazione Teatro Comunale Claudio Abbado

L’agenda musicale del Teatro Comunale Claudio Abbado vedrà in scena l’11 dicembre alle 11 PianoX2, duo pianistico di pregiatissimo curriculum costituito da Rossella Spinosa e Alessandro Calcagnile.
Hanno scelto per la loro prima esibizione a Ferrara un programma di grande difficoltà esecutiva e forte impatto d’ascolto: include la celebre “Sagra della primavera” (1913), che Stravinskij stesso trascrisse per pianoforte a quattro mani e in questa efficacissima versione eseguì per la prima volta affiancato addirittura da Claude Debussy.
Il concerto fotografa un momento straordinario nella cultura del Novecento, in pieno conflitto mondiale, comprendendovi l’Italia con Casella e Respighi, le sue due figure di maggior respiro europeo: di Alfredo Casella PianoX2 eseguirà le drammatiche e spettrali “Pagine di Guerra” op. 25 (1915). Dell’autore bolognese sarà proposto “Fontane di Roma”, uno dei Poemi Sinfonici più celebri ed esemplari, trascritto da Respighi stesso per pianoforte a quattro mani.

Ingresso libero.

Domenica 11 dicembre alla scuola secondaria Boiardo Open Day con musica

da: Organizzatori

Primo Open Day con musiche domenica 11 dicembre alla Boiardo. La Scuola Secondaria di Via Benvenuto Tisi sarà aperta dalle 10.30 per le visite dei futuri iscritti, guidate dai docenti e dalla dirigente scolastica. Alle 10.30 è in programma un saggio della classe V A Primaria Manzoni, con musiche didattiche e cabti natalizi accompagnati da allievi di flauto traverso e violino dell’Indirizzo Musicale Boiardo.

Parteciperanno per la classe V A Manzoni: Veronica Balan, Lena Basaglia, Chiara Battaglia, Matilda Benetti, Aurora Bondanelli, Andrea Campagnoli, Riccardo Carlotti, Alessia Contarini, Antony D’Ecclesis, Marcello Folletti, Anna Forlani, Silvia Gasparini, Sofia Anna Hristea, Federico Lambertini, Elia Antonio Luongo, Filippo Marchiò, Lucia Andrea Masetti, Musa Mubashir, Teresa Nava, Pietro Palmonari, Luca Pavani, Alice Riccitelli, Ludovica Sfarra

Suoneranno con loro i flauti traversi dell’Indirizzo Musicale Boiardo: Elena Bonora Verna, Edoardo Caiozza e Tommaso Caiozza, Jenson Colby, Cecilia Ferraro, Luigi Forlani e Sara Zerbini e gli allievi di violino Olga Afonkina, Alex D’Ecclesis, Giorgia Molon, Luca Pavanini, Giulia Piccolo, Giorgio Travagli assieme ai docenti Valeria Astolfi (flauto traverso) e Gianluigi Cavallari (violino).