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Mese: Marzo 2017

I DIALOGHI DELLA VAGINA
L’altra donna, quella che non aspetta

A. c’è da sette anni, ma non ha aspettato O. un solo giorno. A. ha quarant’anni, è bella, intelligente ed è l’altra donna, l’amante di un uomo sposatissimo e con un figlio da crescere.
Non è la solita storia della giovane amante lusingata che crede un giorno le cose cambieranno e del solito uomo impegnato che fa finta sia così.
A. non ha mai pensato potesse esistere un futuro in cui occupare un ruolo diverso. Lei vuole questo posto, lei sceglie lui così com’è. Vuole se stessa senza un pezzo di meno, radiosa e speciale come ogni volta che lo vede o lo sente.
O., nella sua doppia vita, l’onestà l’ha riservata ad A.: non lascerò mai mia moglie, posso darti parentesi, pranzi rubati, telefonate, silenzi e tanto tempo in cui non esserci, ma ti darò anche l’uomo che piace a te, quello che non ti toglie e ti aggiunge.
In questi sette anni, A. ha affrontato delle prove, è uscita con altri uomini e ha anche imboccato altre strade. Tutte prove perfettamente superate: è sempre tornata da O.
Lei accettava la sfida di allontanarsi e lui vinceva il confronto su tutti. Lui sapeva, la incoraggiava e aspettava. Pochi mesi e lei tornava.
Un giorno, dopo un periodo in cui A. si era concessa di frequentare un’altra persona, per poi scegliere ancora una volta O., le ho detto che, forse, il suo posto è lì, al timone di un viaggio che porta sempre verso lo stesso approdo.
Non è lei che aspetta consumando i capodanni sperando sia l’ultimo da sola, ma lui. O. ha due vite, A. tutte quelle che vuole, ma un solo amore, glielo vedo negli occhi quando lo nomina.
In questa storia senza doveri e di onestà reciproca, l’amore resiste e se ne infischia se i conti non tornano con le convenzioni e con quello che fanno tutti. Tante volte A. si è sentita dire che meriterebbe altro, ma ad A. l’altro non interessa più.
Il prezzo, se c’è, lo sanno solo loro che continuano a scegliersi e amarsi, anche lontani a capodanno.

Vi è mai successo di vivere un amore, un’esperienza o persino tutta la vita contro corrente?

Potete inviare le vostre lettere a: parliamone.rddv@gmail.com

LO STUDIO
Il post sisma in Emilia: gestione del disastro tra shock economy e nuove forme di cittadinanza attiva

Quando c’è un terremoto, la terra sotto i piedi trema non solo dal punto di vista fisico, ma anche dal punto di vista psicologico ed emotivo. La ricostruzione di una comunità, di conseguenza, non riguarda solo il paesaggio esteriore, ma anche il mondo interiore e quello delle relazioni dei cittadini delle zone colpite.
Superato il trauma dovuto all’emergenza, inizia appunto la fase della ricostruzione, ma quali sono le politiche messe in atto nel nostro paese e come si relazionano le istituzioni con la popolazione terremotata? E i cittadini come reagiscono a questo sconvolgimento del loro mondo, interiore ed esterno?

Dopo l’ultimo sisma di Amatrice, il governo ha segnalato il modello emiliano come esempio da seguire per la gestione del dopo-catastrofe, dando l’incarico di commissario alla ricostruzione a Vasco Errani, ex-governatore dell’Emilia. E proprio l’Emilia è stata il ‘campo d’indagine’ di Silvia Pitzalis – all’attivo un dottorato in storia con indirizzo antropologico all’Alma Mater di Bologna – nel suo ‘Politiche del disastro. Poteri e contro poteri nel terremoto emiliano’ (Ombre corte), nel quale i poteri sono le istituzioni e la loro macchina emergenziale, mentre i contro poteri sono le politiche dal basso messe in atto dai cittadini.
La tesi di Silvia Pitzalis è che il ‘disastro’ – dal terremoto all’alluvione – rappresenta una possibilità per le istituzioni di applicare specifiche strategie politiche e tecniche di governo che depotenziano la capacità auto-organizzativa dei cittadini. E si scopre che se esiste una shock economy che si mette in moto all’indomani di un evento calamitoso, forse non è un caso che dopo tutte le calamità naturali cui abbiamo assistito negli ultimi anni sul nostro territorio, l’Italia non ha ancora una legge quadro nazionale che regolamenti le modalità di azione e di intervento in occasione di calamità naturali.
D’altra parte però, come reazione a queste politiche imposte dall’alto, ma anche in maniera autonoma, emergono comportamenti di rifiuto da parte delle popolazioni, che danno vita a meccanismi di solidarietà e organizzazione dal basso. L’emergenza e la fase post-emergenza diventano quindi anche occasioni per (ri)costruire e (ri) generare non solo reti di relazioni informali, ma vere e proprie pratiche di cittadinanza attiva.

Solitamente quando si tratta di eventi sismici si parla sempre di emergenza e poi di politiche per la ricostruzione. Il suo libro, invece, si intitola ‘Politiche del disastro’, ci può spiegare cosa intende?
Quando si parla di disastri sui media e tra l’opinione pubblica si tende sempre a far leva sulla sofferenza delle vittime, sulla loro impossibilità di reazione, sui problemi nella fase emergenziale prima e in quella della ricostruzione poi, dovuti unicamente dall’eccezionalità dell’evento. Il discorso pubblico alimenta una visione della catastrofe fisica e tecnico-ingegneristica, legittimata da scientificità, che però tralascia gli aspetti socio-culturali di questi eventi. Questa lettura eclissa le responsabilità sociali e politiche, causa e conseguenza di questi eventi.
Partendo dall’osservazione del rapporto tra cittadinanza e istituzioni l’intento del libro è sottolineare in primis la necessità di un approccio che alimenti anche una visione politica dell’evento catastrofico. Sebbene il disastro sia un momento altamente traumatico, che accentua situazioni di crisi pre-esistenti il libro intende sottolineare il carattere rigenerativo di questi eventi, ovvero la loro capacità di stimolare tra la popolazione colpita la creazione di percorsi e soluzioni alternativi alle procedure imposte dall’alto, evidenziando le criticità di queste ultime. Questo processo evidenzia il carattere politico del disastro.

Cos’ è la shock economy?
Dagli anni Duemila le scienze sociali hanno messo in luce come le procedure di intervento da parte istituzionale siano sempre più spinte da interessi sovra-locali, affidando al settore privato la gestione del post-disastro. Vengono così calate sui cittadini procedure che rientrano nel paradigma della ‘shock economy’. Questo concetto, elaborato dalla Klein intorno al 2007 e sviluppato poi da altri autori (Gotham & Greenberg 2014; Button & Schuller 2016; Barrios 2017), si presenta come un fenomeno socio-politico in cui il disastro diventa un’occasione per applicare specifiche politiche e tecniche di governo che inibiscono le capacità economiche dei singoli, il loro accesso ai mezzi di sussistenza e alle risorse del territorio. Inoltre, depotenziando la loro capacità di produrre forme oppositive al potere dominante, questa strumentalizzazione della catastrofe, finalizzata al potenziamento di interessi capitalistici, aumenta stati di incertezza e precarietà già innescati dalla catastrofe.

La criminalità organizzata e i meccanismi di corruzione, come si inseriscono nelle politiche del disastro?
La shock economy di cui ho parlato prima, privatizzando la catastrofe, crea terreno fertile per l’intromissione all’interno del processo della criminalità organizzata e della corruzione. Si è visto anche con la maxi-operazione anti-mafia Aemilia, conclusasi il 28 gennaio del 2015 con 117 arresti, che ha visto coinvolti numerosi imprenditori edili a cui era stata affidata parte della ricostruzione e alcune figure politiche locali legate alle zone terremotate. Alle autorità si imputano relazioni poco chiare con diversi imprenditori di ditte nel settore dell’edilizia e del movimento terra, vincitori di appalti milionari per la ricostruzione post-terremoto, arrestati perché accusati di corruzione mafiosa soprattutto con la ‘Ndrangheta.

È vero che ancora oggi – dopo che l’Italia è stata colpita da diverse calamità naturali delle quali tre terremoti sono solo la punta dell’iceberg – manca una legge quadro nazionale che regolamenti le modalità di azione e di intervento in occasione di eventi catastrofici?
Purtroppo la classe politica da l’Aquila – in cui il post-disastro era nelle mani del centro destra di Berlusconi – passando per l’Emilia fino a oggi – in cui al governo è il centro-sinistra del Partito democratico – non è stata in grado di elaborare una legge di validità nazionale che definisca precisamente i diritti e i doveri nel post-disastro. Non essendoci una legge quadro che regoli in maniera uniforme come agire nel post-disastro, la sua gestione viene affidata a sempre nuove leggi, il che lascia spazio alla discrezionalità dei poteri al governo, minando l’uguaglianza tra i singoli.

Quali differenze fra la gestione del sisma di Bertolaso a L’Aquila e il modello di Errani in Emilia Romagna? E ora che è commissario per il terremoto nell’Italia centrale, quali similitudini e diversità si possono riscontrare?
Come a l’Aquila e in Emilia, anche nel post-sisma dell’Italia centrale, sebbene sia stato dato maggior peso alle istituzioni locali, le ordinanze emanate impongono dall’alto norme che non rispondono alle esigenze del territorio e della popolazione colpita. Queste decisioni vengono prese da tecnici e politici che molto spesso conosco ben poco del contesto in questione. Si crea una potente macchina burocratica che anziché snellirlo, rende il percorso verso la ricostruzione più lungo e tortuoso.
Se si osservano comparativamente i tre terremoti avvenuti in Italia negli anni Duemila (Abruzzo 2009, Emilia 2012, Centro-Italia 2016-2017) in tutti e tre in casi emergono negligenze e mancanze da parte delle istituzioni non solamente nel post-terremoto, ma anche nella precedente gestione socio-politica riguardo la tutela e il monitoraggio del territorio, la prevenzione dei disastri e le politiche edilizie.
A mio avviso un approccio socio-culturale all’analisi di questi fenomeni aiuterebbe a far emergere questioni cruciali inerenti l’importanza della percezione socio-culturale del rischio, la costruzione di una ‘educazione alla prevenzione’ e di una più profonda conoscenza sociale e culturale del territorio, per avviare in ultimo la costruzione di una coscienza critica dove al centro stia il cittadino e non la norma.

Il suo è anche uno studio sulle dinamiche individuali e collettive e sulle politiche dal basso messe in moto da eventi come questi.
Ho tentato di dare risalto a queste politiche dal basso analizzando le pratiche elaborate dai membri del Comitato di terremotati Sisma.12. Queste sono state considerate come modalità propositive e attive di reazione al terremoto. Per queste persone l’evento è stato un’occasione, un momento a partire dal quale ha preso forma una forte necessità di mutamento in risposta alla crisi. Volontà che prende vita dalla condivisione di un immaginario collettivo verso la creazione di un futuro migliore.
Sisma.12 è un comitato nato già nell’estate, durante assemblee nei campi autogestiti del cratere, cioè creati e organizzati direttamente dalla popolazione, da quei cittadini che si rifiutavano di servirsi di quelli gestiti della protezione civile. Nell’ottobre del 2012 si è dato uno statuto, descrivendosi come apartitico, trasversale e territoriale, infatti racchiudeva diverse provenienze politiche – dal Movimento cinque stelle al Pd ai Verdi – comunque tutte facenti riferimento alla galassia della ‘sinistra storica’ novecentesca. L’apice delle sue attività è stato il 2013. Poi c’è stato un tentativo di istituzionalizzazione: si è tentata la candidatura alle ultime regionali attraverso una lista civica autonoma. Questo però ha dato origine a critiche all’interno dello stesso comitato. Ora chi è rimasto nel Comitato lavora anche su altre battaglie, come per esempio quella per il referendum contro le trivelle o la campagna Stop Ttip. Inoltre hanno cercato di creare una rete con alcuni comitati nati dopo il sisma nel Centro Italia e insieme a queste realtà, proprio partendo dall’analisi dell’esperienza nel mio volume, stanno cercando di migliorare le loro pratiche.

In conclusione, gli eventi disastrosi e le calamità possono avere un potenziale generativo e creare nuovi modelli di (r)esistenze?
Partendo dal caso specifico, ho cercato di dimostrare che gli eventi calamitosi, oltre a possedere un devastante potere di disintegrazione fisica e socio-culturale, si possano presentare come dei momenti dai quali gli esseri umani, superato lo shock iniziale, producono nuove modalità di esistere socialmente, politicamente, culturalmente, ovvero modalità di ri-esserci nel mondo che nascono e si costruiscono dalle macerie, dall’incipit all’azione che la violenza dell’evento determina.

Nel suo libro lei usa il metodo etnografico. Ci può spiegare cosa significa in termini di ricerca sul campo e quali sono i vantaggi, rispetto ad altri tipi di studi?
Questa domanda tormenta gli antropologi da almeno quant’anni. Le dirò, l’opinione (modesta e personale) che io mi sono fatta finora. Fare etnografia significa prima di tutto ascoltare, osservare ed interpretare esperienze utili alla comprensione della realtà. Per questo motivo l’etnografia è, prima di tutto, un’impresa pratica. Sono convinta che malgrado storicamente l’etnografia sia stata accusata di aver prodotto un sapere strumentale al dominio – pensiamo al prezioso materiale prodotto da etnografi ed antropologi durante il colonialismo – a maggior ragione oggi più che mai l’utilizzo di questa metodologia deve essere in grado di produrre un sapere che stimoli una critica della società che parta dalle esperienze di chi ne vive contraddizioni e ingiustizie. Solo così l’etnografia può contribuire all’elaborazione di traiettorie di cambiamento e rinnovamento che giovino al miglioramento di quella stessa società.

ECONOMIA
Lo scopo dei 27 a Roma? Venderci come nuova una favola avariata:
ecco cosa si nasconde dietro il libero mercato

Il libero mercato e il ritorno all’800, quando il libero mercato aumentò le disuguaglianze. Il rapporto tra disuguaglianza e libero mercato secondo le dottrine scientifiche dei padroni del XVIII secolo per migliorare il mondo del XXI secolo (a loro uso e consumo).

Una delle grandi decisioni o, meglio, delle grandi raccomandazioni che si sono dati i 27 leader europei, a margine degli incontri di Roma e al fine di rilanciare la corsa all’abbattimento delle frontiere e di contrastare, almeno ideologicamente, il nascente protezionismo trumpista, è il sostegno che dovrà venire, sempre più convinto, al libero mercato.
Frase lunga, lo so, ma altrettanto lunghi gli articoli che ho letto a sostegno di questo proclama, tra cui in particolare uno veramente angosciante sul sole24ore che elencava i benefici del libero scempio, in termini soprattutto di posti di lavoro e di aumento delle entrate da parte, ovviamente, dei paesi occidentali ed europei.
Ed è infatti proprio questa parte della popolazione mondiale, questa parte geografica, che usufruisce in quasi totale esclusiva del libero mercato, dell’espansione attraverso le esportazioni. Ma che tipo di dottrina economica è quella del libero mercato?
Si potrebbe dire, sintetizzando, che è quella che vede come un successo la situazione greca, oppure l’abbassamento del costo della vita in Portogallo, oppure il fatto che si possa pensare di andarsene a vivere in Thailandia con la pensione italiana. Tutto questo indubbiamente è un successo per l’Occidente ma anche di quei Paesi non occidentali che ne hanno adottato i principi, penso al Giappone o, ai giorni nostri, alla Cina dei benestanti che impazza in Africa.
In effetti non tutto il mondo usufruisce del benessere provocato dal libero mercato, la maggior parte dei benefici vanno a noi e per noi intendo quel fortunato gruppo di paesi di cui sopra e di cui almeno io so di far parte, e non ne sono certamente fiero.
Il libero mercato è quella dottrina che vede come un successo, ma non lo dice, che milioni di persone nei cosiddetti paesi del terzo mondo, o poveri, non riescano a sfamarsi con il grano che pure producono, perché non possono trattenerlo ma devono darlo alla multinazionale di turno che lo lavora per altri e che una volta da questi lavorato non riescono a ricomprarsi. Oppure non riescono a vestirsi con quel cotone che pure producono per lo stesso processo del grano.
Il libero mercato. Si cerca di dare una nobiltà ad una dottrina nata a fine ‘700 e che ha infestato l’800 per giustificare il colonialismo britannico, olandese, francese, belga e di quei paesi tanto anglofoni quanto “affidabili”, in termini finanziari, del nord Europa. Che sostituì quella che non era per niente una dottrina economica, ma delle scelte dei mercanti che “guardavano ai propri interessi” (per dirla alla Adam Smith) e condizionavano i sovrani durante il periodo detto del “mercantilismo” e a cui siamo incredibilmente tornati, neppure tanto velatamente.
Ma certo un popolo civile deve sempre giustificare il male che fa agli altri, ai più deboli, deve giustificare il fatto di creare miseria e fame e quindi bisognava che qualche studioso illuminato desse una parvenza di logica, di scientificità al malaffare di stato ed ecco i “classici”. Ecco Smith, Ricardo e Malthus. Ecco che la depredazione diventa dottrina, nasce il liberismo.
Una dottrina che per vivere ha bisogno di abbattere le frontiere, e per questo i proclami del folle Trump sono visti come il rosso dai tori infuriati, di far girare i capitali insieme ai derivati e che il debito non si estingua mai perché è la carne dei macellai e senza non si può creare schiavitù totale o far lavorare gli africani a 10 dollari a settimana oppure i greci a 400 euro al mese o i portoghesi a 350 oppure giustificare i mini job in Germania e chiaramente il jobs act in italia.
Eh sì, il libero mercato si sta avvicinando sempre di più ai nostri diritti e sta globalizzando anni di lotte sindacali, distruggendo il futuro e sempre più ci consiglia di non fare figli e affidarci ai migranti, già abituati alla sofferenza.
La globalizzazione fu interrotta una volta dalle conseguenze della grande crisi del ’29 che si chiamarono fascismo, nazismo o nazionalismi e poi, dopo la seconda grande guerra e i suoi infiniti morti senza nome, sindacati, figli dei fiori, Woodstock, i Beatles e i Rolling Stones, la libertà e perché no, sovranismo individuale e degli stati ma con rispetto delle transazioni internazionali. Regole vere e utili, insomma.
Ma in quel periodo il capitalismo aveva un’anima dettata dall’esigenza della divisione del mondo in blocchi contrapposti. Oggi non abbiamo bisogno di quell’anima o di maschere che sono cadute insieme al nefasto muro. Non ne ha bisogno la finanza sfrenata e i suoi servi possono scrivere delle gioie del libero mercato e delle follie di Trump e dei nazionalismi affioranti come il male del futuro.
E questo mentre non abbiamo più futuro, sostituiamo ai figli i migranti, i papà con le mamme, la libertà con il debito e osserviamo soddisfatti morire di fame chi produce grano e girare nudo chi produce cotone, almeno finché non saremo noi. E i 27 vengono a Roma a rilanciare il libero mercato, il neoliberismo, le dottrine ottocentesche ammantate di nuovo, nello stesso Paese in cui l’Istat certifica l’aumento della povertà assoluta e non troviamo i soldi per ricostruire dopo i terremoti.

Tra parole e numeri: identikit dei migranti per spegnere i pregiudizi e aprire bene gli occhi

Migrazioni. Il problema inizia già con la parola, con i vocaboli che si usano per descrivere e comprendere il fenomeno, conoscerlo e quindi renderlo meno inquietante e minaccioso. Migranti, extracomunitari, immigrati, emigrati politici, emigranti, migranti economici, sfollati, migranti irregolari, rifugiati, richiedenti asilo, profughi, e ancora: esuli, fuoriusciti, fuggiaschi, sfollati. La confusione linguistica è notevole e le guardie ideologiche del politicamente corretto sono già pronte ad imporre l’uso di nuovi termini obbligatori, lanciando il bando di proscrizione per quelli non più consoni alla neolingua. Intanto, l’uso di certe parole piuttosto che altre, resta un atto politico che svela ideologie, pregiudizi e a volte pura e semplice ignoranza: ognuna di queste parole richiama emozioni, sentimenti, categorie concettuali che di volta in volta avvicinano o allontanano, implicitamente approvano o respingono. In tale situazione una piccola ricerca, vocabolario alla mano, si rivela particolarmente utile.
Migrante e una categoria generica che indica una popolazione in transito verso nuove sedi, gente che passa, che è in movimento verso qualcosa.
Migrante economico indica tutte quelle persone che si spostano per motivi economici ovvero in cerca di lavoro, opportunità di reddito, possibilità di consumo e accesso ai benefici offerti dal paese di destinazione.
Migrante irregolare è colui che, per qualsiasi ragione, entra in un paese senza possedere i regolari documenti di viaggio (“sans papier”) e senza poi sanare questa condizione di inadeguatezza amministrativa.
Immigrato è un migrante che si è trasferito in un altro paese, colui che raggiunge il luogo di destinazione e qui si stabilisce.
Emigrato al contrario, è chi è espatriato temporaneamente o definitivamente; è insomma il migrante visto dal punto di vista della società di partenza anziché di quella d’arrivo.
Extracomunitario è un termine che indica qualsiasi persona che non sia cittadina di uno dei ventotto paesi membri dell’Unione Europea.
Richiedente asilo è una categoria giuridica che riguarda le persone che hanno presentato domanda per ottenere asilo politico in un paese estero. Il richiedente asilo diventa entro un lasso di tempo definito qualcos’altro (ovvero rifugiato, migrante economico, migrante irregolare) nel momento in cui ottiene una risposta ufficiale e definitiva alla sua domanda di asilo.
Rifugiato è un’altra categoria giuridica (art. 1 Convenzione di Ginevra, 1951) che si riferisce a persona per la quale si è accertato, tramite un’apposita procedura, il diritto ad avere asilo. Con ciò si riconosce ufficialmente che tale persona è stata costretta a lasciare il proprio paese a causa di persecuzioni per motivi di razza, religione, nazionalità, opinioni politiche, appartenenza a gruppi sociali particolari e, a causa di questo, non può tornare nel proprio paese.
Profugo invece è un termine generico che indica chi lascia il proprio paese a causa di persecuzioni, guerre o catastrofi naturali; è dunque termine adatto a definire esodi di massa come quello dei siriani che fuggono dalla guerra.
In un campo e in un periodo storico dove le opinioni sembrano valere più dei fatti, la precisione linguistica dovrebbe essere fondamentale per discriminare e comprendere; purtroppo però la distinzione tra questi termini non è sempre semplice e tantomeno lo è la chiarezza a livello di linguaggio comune. In tale situazione capita di sentire definiti come rifugiati tout court perfino quanti, non ancora riconosciuti, sbarcano ormai quotidianamente sulle coste Italiane; capita di vedere erroneamente etichettati dei rifugiati come migranti economici e così via.

Migrazioni. Il problema si complica quando dai concetti si passa ai numeri tentando di quantificare un fenomeno che ormai dura da decenni; non a caso, malgrado il tema sia trattato quotidianamente da tutti i media, le percezioni delle persone divergono spesso profondamente dai dati ufficiali. In particolare, il fenomeno sembra ridursi, nelle opinioni di molti, al massiccio e drammatico flusso di persone che approdano quotidianamente sulle coste Italiane o che dalle navi italiane vengono raccolti in mare. In realtà questa è solo la parte più evidente di un sistema migratorio assai più vasto e complesso, per molti versi ignoto al pubblico. Ed anche questo tipo di flusso mediterraneo costantemente esposto alle telecamere dei media è tutt’altro che chiaro.
Per tentare di chiarire le cose bisogna innanzitutto distinguere chiaramente tra i flussi migratori rivolti verso l’Europa nel suo insieme e quelli che arrivano in Italia, posto che la composizione dei due insiemi è assolutamente diversa. Nel 2016 i paesi di provenienza più rappresentati su scala europea sono stati Siria (23%), Afghanistan (12%) e Nigeria (10%).

Diversissima è la situazione in Italia (vedi tabella) che vede per lo stesso anno una assoluta prevalenza di popolazioni sub sahariane con ben il il 20,7% di persone proveniente dalla Nigeria (il paese con il PIL più alto dell’Africa: e la cosa dovrebbe far molto riflettere) e 11,4% dall’Eritrea.
Per il solo flusso migratorio relativo agli sbarchi che interessano l’Italia passando per il Mediterraneo, i dati consultabili sul sito del Ministero dell’Interno (Dipartimento per le libertà civili e le migrazioni) sono i seguenti: 41.925 (2013), 170.100 (2014), 153.842 (2015), 181.436 (2016) per un totale registrato ufficialmente di 547.303 persone approdate sulle coste italiane negli ultimi 4 anni. Vi è indubbiamente qualcosa di perverso, di freddamente burocratico nel parlare di un simile flusso di esseri umani attraverso semplici statistiche impersonali. Tuttavia un analisi anche molto semplice di quei numeri fa emergere una realtà piuttosto sconcertante sulla quale riflettere per inquadrare il fenomeno della cosiddetta accoglienza e le problematiche che genera a livello locale. Dietro ai numeri non ci sono solo aspettative e idee personali, calcoli, motivazioni e sofferenze, ma ci sono tradizioni, appartenenze etniche e religiose, culture, spesse volte assolutamente diverse dalla nostra (per fortuna) e non interpretabili semplicemente attraverso le nostre categorie di uso comune. Basti pensare, ad esempio, al modo di intendere il lavoro, il ruolo femminile e le regole della convivenza civile.

Un secondo aspetto ampiamente sottaciuto ma importantissimo è la composizione di genere. Lo sanno benissimo i cooperatori internazionali più avveduti (pochi) che hanno capito che in Africa, per attivare progetti con qualche speranza di successo, bisogna necessariamente lavorare con le donne e su piccola scala. Quanto sono dunque le donne in questo flusso di sbarchi? Sicuramente dipende molto dai paesi e dalle culture di provenienza ma i dati sono piuttosto sorprendenti rispetto alla percezione comune. Secondo il sito dell’UNHCR solamente il 13,2 % degli sbarcati sono femmine mentre i minori sono il 15,6%; di questi ultimi secondo Unicef Italia il 91% sono non accompagnati di eta compresa tra i 15 e i 17 anni, quasi tutti maschi in prevalenza provenienti da Eritrea, Nigeria, Gambia ed Egitto. Secondo il sito openmigration.org le donne arrivate nel 2016 provengono per oltre il 40% dalla Nigeria (11% Eritrea).

Un ultimo aspetto molto importante riguarda l’età, fattore importantissimo in un paese che ha da anni raggiunto il proprio limite demografico e sta dunque invecchiando; un recente studio condotto dall’OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) su un campione di oltre 1000 soggetti adulti attualmente ospitati in centri di accoglienza (CARA), stima un’età media intorno a 27 anni, mentre il 90% dei migranti ha meno di 30 anni.
La sintesi è questa: almeno 80% degli sbarchi in Italia degli ultimi anni è rappresentato da giovani maschi, in età di servizio militare e di lavoro, rare le famiglie assolutamente minoritarie le donne. Anche a prescindere da ogni considerazione ulteriore che possa riguardare il numero di soggetti che avranno diritto allo status di rifugiati, anche a prescindere dal modo con cui queste persone potranno guadagnarsi da vivere in una nazione con un tasso di disoccupazione giovanile che raggiunge picchi del 40%, anche facendo finta di non vedere i profondi contrasti che esistono tra le etnie migrate e sempre più spesso con gli indigeni, non si può non vedere che la situazione è già socialmente esplosiva, che richiede cura particolare e che implica, per evitare il peggio, scelte profonde, coraggiose, innovative ed eque nei confronti di tutti i cittadini.
E intanto, sempre secondo i dati del Ministero e in attesa degli accordi con la Libia, nei primi due mesi del 2017 gli sbarchi sono già aumentati del 57% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: erano nello scorso anno 9.101 sono oggi 14.319.
Buona fortuna, Italia

LETTERATURA
Il malato (nell’)immaginario. Punizione divina o tormento esistenziale?
Il valore simbolico dello stare male nella narrativa

La malattia costituisce da sempre uno dei temi letterari di eccellenza come metafora e come condizione umana ineludibile. Morbo e malattia sono stati utilizzati in letteratura per identificare uno stato di perdita: perdita della salute, dell’autonomia, della libertà, dello stato d’animo positivo. Molto spesso anche perdita della dignità. Il lettore entra nei meandri delle narrazioni dove viene descritta la malattia autentica o immaginaria, fisica o psichica, individuale o sociale e ne viene travolto, caricato di attesa, tensione, aspettativa. Che le cause della malattia siano la ‘punizione divina’ di sapore medievale o il tormento esistenziale di una società alienante è solo il pretesto per attribuirle, in qualunque dei casi, una forte valenza simbolica che descriva il disagio, l’incapacità di adattamento, la solitudine, l’ignoranza, la fatica del vivere, l’inadeguatezza, il fallimento.

La malattia arriva a determinare bisogni che non avremmo mai ipotizzato, impone nuove abitudini, predispone ad ottiche e visuali diverse. Obbliga a fermarsi e rendersi consapevoli che le scansioni e le modalità di prima vanno necessariamente superate per virare verso una nuova dimensione. La malattia non è solo un proiettarsi verso nuovi pensieri ma anche un immergersi nei ricordi del passato, perché ciò che è stato è più rassicurante del divenire e i ricordi sono, in questa circostanza, un cementante con la vita. L’opera principe in cui il luogo di malattia diventa l’ambientazione assoluta del romanzo stesso è ‘La montagna incantata’ (1924) di Thomas Mann. Il sanatorio di Berghof a Davos, nelle Alpi svizzere, è la scena in cui si affacciano le esistenze di Castorp, ingegnere navale, suo cugino Ziemssen, militare, e altri personaggi, costretti all’isolamento in quei paradisi montani perchè affetti da malattie polmonari. La malattia rappresenta, in questo caso, l’allontanamento dalla vita attiva, dalle carriere promettenti, dal mondo produttivo e dalla guerra, che costringe a rimanere sospesi in un limbo, un mondo asettico quasi avulso dalla realtà. Un mondo che catturerà Castorp e gli farà decidere di rimanere anche dopo l’avvenuta guarigione, a differenza del cugino che uscirà a dispetto del parere medico per morire poco dopo.

Nel romanzo di Paul Bowles, ‘Il tè nel deserto’ (1949), la malattia arriva come un’improvvisa ombra nera a destabilizzare e cambiare le carte in tavola. Port Moresby, la moglie Kit e l’amico George Tunner arrivano a Tangeri un pomeriggio del 1947, giovani e spensierati viaggiatori carichi di energie, desiderosi di fare ogni esperienza possibile. Intrecciano i loro destini tra vicende ambigue, infedeltà, spostamenti, paesaggi stupendi, culture diverse e sentimenti contrastanti. Port contrae il tifo e muore in un forte della legione straniera francese, coperto dalla sabbia del deserto e dall’indifferenza, tra le braccia della moglie incredula e impotente. La malattia è arrivata a spezzare ogni possibilità di chiarimento, comprensione, perdono. Rimane solo rimpianto e lo leggiamo nell’ultima scena del romanzo: “ Non sappiamo quando moriremo e quindi pensiamo alla vita come un pozzo inesauribile. Eppure tutto accade solo un certo numero di volte. Quante volte ricorderemo un certo pomeriggio della nostra infanzia, un pomeriggio che è così profondamente parte di noi che non potremmo nemmeno concepire la nostra vita senza? Forse quattro o cinque volte, forse nemmeno. Quante volte guarderemo sorgere la luna piena? Forse venti. Eppure tutto sembra senza limiti.”

Anche le grandi epidemie della storia hanno fornito un notevole spunto a molti autori, basti pensare alla descrizione manzoniana dell’ondata di peste del 1630 a Milano, che scatena atteggiamenti inspiegabili e ingiustificabili, pregiudizio e disordine. Gli stessi pregiudizi e gli stessi atteggiamenti irrazionali e folli vengono rilevati e abilmente descritti in ‘Annus mirabilis’ (2009), l’avvincente romanzo di Geraldine Brooks in cui l’autrice racconta la storia di un villaggio dell’Inghilterra del 1665 e in particolare la vita di Anna Frith, durante la peste. Risorse, ingegno ed espedienti avventurosi sono la risposta alla malattia, alla disperazione e alla paura collettiva. In ‘La peste’ (1947) di Albert Camus, assistiamo a una grande epidemia nella città algerina di Orano, dove la prima avvisaglia è una spaventosa moria di ratti per poi propagarsi tra la popolazione. La città è isolata e la popolazione assume gli atteggiamenti più contrastanti, barricandosi in casa o abbandonandosi senza ritegno ai piaceri della vita quotidiana. Il medico francese Bernard Rieux si impegna a dare il suo contributo per arrestare la virulenza e alla fine applica un nuovo siero che rallenta il contagio fino all’epilogo, incitando alla cautela perché convinto che il bacillo potrebbe ancora agire nel futuro. La peste diventa, per Camus, l’allegoria del male e della guerra, due aspetti sempre latenti nelle vicende umane.

La peste di Edgar Allan Poe nel racconto ‘La maschera della Morte Rossa’ (1842) contiene un significato di malattia e morte più universale, che lega le esistenze di tutti, accomunati nella precarietà della vita, sottolineando l’assoluta imparità del destino finale, una sorta di giusta eguaglianza che azzera livelli e appartenenze. Il principe Prospero invita amici e cortigiani a rinchiudersi nel suo palazzo per sfuggire alla minaccia della peste. Dopo cinque mesi viene indetto un ballo in maschera nel corso del quale fa la sua apparizione una misteriosa figura avvolta in una cappa macchiata di sangue e il volto coperto. Prospero la affronta ma immediatamente perde la vita. I presenti tolgono il costume al personaggio e sotto non c’è nulla. La Morte Rossa è entrata a palazzo e colpirà tutti. La malattia mentale trova terreno fertile in letteratura, che ne coglie gli aspetti più disparati e le sfaccettature più recondite. Patrick McGrath la racconta in ‘Follia’ (1996): è la sconvolgente storia di Stella, moglie del vicedirettore di un manicomio criminale, la cui vita si incrocia irrimediabilmente con quella di Edgar Stark, paziente dell’istituto, abile artista, manipolatore seducente, il cui fascino e la cui follia trascinerà ambedue in un vortice senza ritorno. Anche John Steinbeck in ‘Uomini e topi’ (1937) ci consegna la storia di due braccianti stagionali che si guadagnano da vivere passando di fattoria in fattoria nella California del 1929, in piena Depressione. George Milton e Lennie Small, che ha un ritardo mentale, affrontano insieme le difficoltà della vita, sognando di poter diventare proprietari di un po’ di terra. Ciò che accadrà non consentirà loro di realizzare il progetto ma farà capire al lettore l’empatia umana, la disponibilità, la comprensione verso la malattia e soprattutto la pietà. ‘Patrimonio, una storia vera’ (2007) è il bellissimo romanzo di Philip Roth che descrive la malattia del padre ottantaseienne lacerato da un tumore al cervello destinato a ucciderlo. La malattia si trasforma in un viaggio di accompagnamento del padre, pieno di paura, ansia, tenerezza, rabbia e amore, forza e fragilità che diventano anche i nostri sentimenti e le nostre emozioni pagina dopo pagina. Nell’interpretazione di Susan Sontag, ‘La malattia è il lato notturno della vita, una cittadinanza più onerosa. Tutti quelli che nascono hanno una doppia cittadinanza, nel regno della salute e in quello della malattia. Preferiremmo tutti servirci soltanto del passaporto buono, ma prima o poi ognuno viene costretto, almeno per un certo periodo, a riconoscersi cittadino di quell’altro Paese.’

L’INTERVISTA
Parla il cantautore Antonio Dubois: “La mia poesia, la mia musica e quell’incontro con Bennato”

Non ‘sono solo canzonette’. Per Antonio Dubois, essere ‘Sulla bocca di tutti’ è una cosa seria. E decisamente importante. Perché per il cantautore- originario di Cagliari, romano d’adozione, oggi di casa a Vicenza – la musica “è l’affrancamento da un mondo a volte incolore e incomprensibile, e la possibilità (unica!) di raccontare vicende nelle quali si possano riconoscere quante più persone possibili. Questo, in soli tre minuti e mezzo. Non è magnifico tutto ciò?”. Un divano dalle labbra rosso fuoco, una chitarra, a terra pagine sparse di fogli di giornale: così si presenta il cd ‘Sulla bocca di tutti‘ (SoundFactor), che Antonio Dubois descrive come “il mio primo, ‘vero’, sudatissimo, ambizioso lavoro…

“Questo disco è una tappa di un viaggio iniziato molti anni fa, ascoltando le note dell’America di Elvis, il rock di Celentano, l’amore per le parole dei cantautori italiani – spiega l’autore -. Il viaggio prosegue da quando capii che l’isola da cui ero nato cominciava a non bastarmi più… Da allora, versi e chitarra sono stati il mio lasciapassare per cercare ciò che ancora io non trovo”. Nove testi inediti per raccontarsi e affrontare temi a volte delicati, dal sogno della musica al ‘Mondo nascosto’ di un “sipario menzognero”, dalla malattia del tempo all’infanzia rubata. E ancora dal giornalismo che brucia “streghe e untori” alla più intima ‘Canzone dell’assenza’, per “dirti tutto quello che non ti ho detto mai”. Con garbo e con parole lungamente meditate, il cantautore spezza la sua lancia contro la falsità, i facili idoli, il compromesso, mentre accarezza l’idea di un’arte autentica, che sappia comunicare, far riflettere.

Lo fa unendo alle parole la sua passione per la musica, abbracciando la chitarra, o soffiando nel kazoo o nell’armonica, strumenti che creano atmosfere di forte suggestione. Tra le canzoni, la preferita dall’autore è “la seconda traccia del cd, Perturbato costante, per me è una sorta di manifesto”. Un testo sincero e al tempo stesso intrigante, con uno studio attento sugli effetti fonico-linguistici della parola. Nove brani con testi e musiche di Dubois, arrangiati e interpretati con originalità, ai quali si unisce la cover ‘Franz è il mio nome’, omaggio al maestro Edoardo Bennato, l’incontro che ha cambiato il percorso artistico di Antonio.

Dubois (www.antoniodubois.it) nasce a Cagliari, è autodidatta e impara a suonare la chitarra emulando lo zio musicista; inizia a comporre le sue prime canzoni nel 1977, in piena epoca cantautorale. Nel 1981 ottiene un’audizione presso la Rca di Roma, e si trasferisce nella capitale. Il suo itinerario musicale si snoda dal rock al blues, con virate verso la ballata melodica. Nel 1984 realizza il suo primo demo-concept 1964/1984, libera rilettura di 1984 di George Orwell. Nell’ottobre 1998 Dubois fonda i Falsi d’Autore, un progetto che mira a riproporre la migliore produzione musicale italiana nella ricerca fedele delle atmosfere originali, nell’ambito del quale nel 2003 nasce La Torre di Babele, live-act dedicato a Edoardo Bennato. La cover band viene apprezzata in prestigiosi locali capitolini ed in numerose piazze italiane. Nel 2005 Bennato e le Edizioni Musicali Cinquantacinque riconoscono i Falsi d’Autore come cover band ufficiale dell’artista napoletano. Nasce la collaborazione con Gianni Catani, filmaker romano che per la colonna del suo cortometraggio In regola sceglie brani di Dubois. Nel 2007 è spesso ospite nei live dei musicisti di Bennato, fino al momento di massima soddisfazione: “L’8 giugno 2013 si è realizzato un sogno inseguito fin da bambino – racconta Antonio -: con ‘Libera musica in libere teste’ ho aperto il live di Edoardo Bennato all’interno della IX edizione del Festival Biblico a Vicenza, nello splendido scenario di Piazza dei Signori”.

Ma andiamo per ordine: puoi raccontarci come è cominciato tutto. Quando nasce la tua passione per la musica?
Ho ascoltato Elvis nella pancia di mia madre, e poi, con gli zii sessantottini, nell’affascinante casa di Castello a Cagliari, tanti cantautori: italiani, francesi, le nuove vibrazioni d’Inghilterra e d’oltreoceano… un universo di suoni maliardi, irresistibili. Così, come molti, ho iniziato a comporre le prime canzoni. Poi è arrivata l’audizione presso la Rca di Roma, il Folkstudio Giovani, la rassegna del teatro Clemson di Roma, festival e concorsi. Sono seguite numerose performance live ed in studio, per le occasioni più diverse: la più prestigiosa, certamente, la puntata de ‘La Storia siamo noi (RaiEdu)’ dedicata al magico periodo della musica napoletana tra gli anni ‘70 e 80

I testi delle tue canzoni sono molto ricercati, indagano la realtà, i nodi della vita, spesso si avvicinano alla poesia…
Mi interessa descrivere l’esistenza nella sua intensità, anche quando è più ruvida. I miei testi sono stati apprezzati nell’ambito di ‘Cantiamo la Vita’, concorso promosso dal Movimento per la Vita italiano: per tre edizioni (2010, 2011, 2013) mi è stato assegnato il Premio della Critica da una giuria presieduta dal poeta e scrittore Davide Rondoni. I bambini sono una mia grandissima fonte d’ispirazione, e a loro, in particolare quelli che stanno lottando per la vita, dedico il tempo artistico che posso, suonando per raccogliere fondi per l’associazione Peter Pan Onlus.

Le tue canzoni sanno veicolare messaggi significativi, riflessioni sulla nostra storia e sull’attualità
Nel 2016 in particolare ho collaborato con il regista Vittorio Vespucci per la colonna sonora del documentario “Col cuore, oltre il buio”, un progetto dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti – Sezione di Vicenza, e ho composto ‘Carnàla’, brano ispirato all’omonimo quadro di Dino Vaccaro e ad alcuni versi di Alessio Di Giovanni sui piccoli schiavi-minatori delle zolfare siciliane di inizio ‘900

Il cd ‘Sulla bocca di tutti’ è un traguardo, un punto di arrivo e al tempo stesso una partenza. Un po’ come il diploma del Cet, la scuola di Mogol, dove Dubois ha concluso, a febbraio, il corso per autori. Per Dubois essere cantautore è una questione di attenzione: saper ascoltare e guardare la vita, saperla raccontare in parole e note. Così che chi ascolta possa riconoscersi in una canzone e la musica sia il segno di un’appartenenza a un ‘battito’ universale.

Come ha scritto Antonio sul retro del suo cd: “Se anche solo qualcuno, incontrando queste canzoni, troverà traccia di sé, allora la meta sarà più vicina, ed io felice di non essere più il proprietario di questa musica, di queste parole”.

STORIE DELL’ARTE
In mostra il sipario firmato da Pablo Picasso per ‘Parade’, lo show delle avanguardie

Pablo Picasso è uno dei più coraggiosi ‘partigiani’ della ribellione artistica contro l’impressionismo, a favore della conoscenza dei volumi. Osservando un oggetto non possiamo vederne se non i lati e i piani esposti prospettivamente al nostro occhio; ma perché non vedere anche i lati di quell’oggetto, nascosto alla nostra vista? Sarà proprio muovendo da questa considerazione che Picasso escogita una nuova maniera pittorica, capace di tradurre gli esseri e gli spettacoli naturali nella loro totalità.

‘Parade’ è la più grande opera realizzata da Picasso, un sipario di 17 x 10 metri. La mostra a Capodimonte in occasione del centenario del suo viaggio in Italia nel 1917, sarà un appuntamento unico per scoprire la storia di questa stupenda opera: un balletto, uno spettacolo, una musica, una visione, un’opera d’arte.

Dal Centro Nazionale d’ Arte e di cultura Georges Pompidou di Parigi, giungerà nel museo napoletano ‘Il sipario per Parade’, quadro dipinto da Picasso nel 1917 durante un periodo in cui si trasferì a Roma, che rappresenta un circo con pagliacci, ballerine ed animali. Picasso, per rappresentare ‘Il sipario’ fu ispirato proprio da un viaggio a Napoli fatto assieme a Stravinsky, in cui visitò anche Pompei. Saranno ospitate altre 68 opere, tra disegni, pittura e scultura.

Il lavoro è una perfetta fusione di pittura, danza, drammaturgia e musica. Il balletto risente fortemente di un nutrito gruppo di proposte avanguardistiche-musicali, pittoriche e letterarie, che spaziano dal cubismo al futurismo al surrealismo. La scena e i costumi per i due manager rimangono il più importante esempio di arte cubista mai visto in teatro.
‘Parade’, nacque a Roma: questa immensa tela dipinta con colori a tempera, con la collaborazione del pittore italiano Carlo Socrate, è un’opera straordinaria, lirica e malinconica assieme, di grande intensità emotiva.
Nel ‘sipario’ vi sono due manager cubisti, un prestigiatore cinese, una ragazzina americana, una coppia di acrobati che eseguono salti mortali e un buffo cavallo. Anche i costumi, sempre firmati da Picasso, vengono realizzati con materiali vari quali latta,stoffa e legno. Gli studi a tempera per le scene e i costumi, rivelano la magia che Napoli suscitò in lui e di quanto rimase colpito dal teatro popolare italiano.
Ritornando indietro nel tempo, dal 1901 fino agli anni’ 30, Picasso ha dipinto dozzine di Arlecchini: azzurri, rosa, cubisti, neoclassici, simbolisti, incompiuti. Ha dipinto come Arlecchino anche se stesso e suo figlio, i suoi amici e i suoi nemici.
La prima di ‘Parade’ fu il 18 maggio 1917 in un teatro parigino dove riuscì ad entrare nella storia dell’avanguardia, sconvolgendo l’estetica del balletto.

Alcune note curiose sul carattere di questo artista: Picasso dipingeva in piedi, con pochi colori sopra una vecchia tavolozza, con pennelli qualunque e un diluente purchessia. D’estate se ne stava nel suo studio, completamente nudo, dove riceveva gli amici più intimi.
A chi gli faceva notare che il nome Picasso fosse italiano, probabilmente genovese in origine, egli rispondeva che il suo nome, originariamente “Picazo”, fu poi italianizzato da un suo antenato spagnolo che viveva in Italia.
Vi sono moltissimi dipinti picassiani, tutti di diverso genere, tutti pieni di pregi, tutti simpatici, interessanti, ma” l’opera di Picasso non esiste”, affermava Soffici, o per meglio dire: in tante opere diverse e contraddittorie non si riesce a scoprire la vera profonda personalità di quest’artista: i prodotti di un periodo negano e annullano quelli di un altro, di tutti i periodi precedenti.

“Picasso sembra un padre che, a ogni nuova nascita ripudia i figli già nati e cresciuti”.

La newsletter del 30 marzo 2017

Da ufficio stampa

CONSIGLIO COMUNALE – Diretta audio-video su ConsiglioWeb. DOCUMENTAZIONE ALLEGATA

Il Consiglio comunale si riunirà venerdì 31 marzo alle 14.30

30-03-2017

Il Consiglio comunale di Ferrara si riunirà venerdì 31 marzo alle 14.30 nella residenza municipale per l’espressione di voto sulla delibera presentata dall’assessore alla Contabilità/Bilancio Luca Vaccari “Adozione delle tariffe TARI 2017 – Variazioni al Bilancio di previsione 2017-2019” (PG 33495).

Le modalità della seduta sono state definite dalla Conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari convocata dal presidente del Consiglio comunale Girolamo Calò.

 

>> Come di consueto prevista la diretta audio video dell’intera seduta di Consiglio comunale sulla pagina internet del servizio ConsiglioWeb all’indirizzo http://www.comune.fe.it/index.phtml?id=472

 

>> Per info visita Cronacacomune

 

>> Documentazione scaricabile (a fondo pagina) 

URP INFORMACITTA’ – In via Spadari 2/2 e nelle Delegazioni e Sportelli decentrati

Distribuzione gratuita Modelli 730 per la Dichiarazione dei redditi

30-03-2017

I Modelli 730 per la dichiarazione dei redditi relativa all’anno 2016 sono in distribuzione gratuita presso l’URP Informacittà del Comune di Ferrara (via Spadari, 2/2 – tel. 0532 419770), aperto al pubblico dal lunedì al venerdì 8.30-13, martedì e giovedì 14-16.30 e sabato 9-12.

I modelli sono inoltre disponibili nelle Delegazioni e negli Sportelli Anagrafe decentrati e precisamente:

Delegazione Est (via O. Putinati, 165/E – tel 0532 63234), Delegazione Via Bologna (via O. Putinati, 165/E – 0532 763020), Delegazione Sud (via Sansoni, 20 – Gaibanella – tel 0532 718151), Delegazione Ovest (via Ladino, 24 – tel. 0532 730021), aperte al pubblico lunedì, mercoledì, giovedì e venerdì 8.30-12.30, martedì 8.30-13 e 14-16.30;

Delegazione Nord (p.zza B. Buozzi, 14 – Pontelagoscuro – tel. 0532 461652), aperta al pubblico lunedì, martedì, mercoledì e venerdì 8.30-12.30, giovedì 8.30-13 e 14-16.30;

Sportello Anagrafe c/o l’ospedale Sant’Anna (via A. Moro, 8 – sportello 8 – piano terra, ingresso 2 – Cona – tel. 0532 239662), aperto al pubblico lunedì, mercoledì e venerdì dalle 9 alle 12.30, giovedì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 16.30, martedì e sabato chiuso;

Sportello Anagrafe c/o il centro sociale La Ruota (via Copparo, 276 – Boara – tel. 0532 706003, aperto al pubblico lunedì e mercoledì dalle 8.30 alle 12.30, giovedì dalle 8.30 alle 13 e dalle 14 alle 16.30, martedì, venerdì e sabato chiuso.
Ulteriori informazioni – Gli enti, le associazioni e gli studi professionali che hanno bisogno di rilevanti quantitativi di modelli, sono invitati a contattare l’URP (tel. 0532 419770) per concordare le modalità per il ritiro.

 

(Comunicazione a cura di Urp Informacittà)

PORTA DEGLI ANGELI – Inaugurazione sabato 1 aprile alle 18 in via Rampari di Belfiore. Visitabile fino al 31 maggio

‘Algorithmic’, progetto artistico crossmediale e multidisciplinare di Andrea Amaducci alla Porta degli Angeli

30-03-2017

(Comunicazione a cura dell’associazione EVART)

Una nuova primavera sboccia alla Porta degli Angeli dall’1 aprile al 31 maggio 2017 con Andrea Amaducci, il quale porta nel monumento cinquecentesco un progetto artistico crossmediale e multidisciplinare dal titolo Algorithmic.

L’intento “dell’algoritmo” di Amaducci (nella foto sotto) è quello di creare interazioni tra diversi tipi di sensibilità, di esperienze artistiche, di storie personali.
Per i due mesi del progetto, Amaducci trasformerà la Porta degli Angeli nella sua simbolica fucina artistica, creando una programmazione ricca di appuntamenti per valorizzare uno degli spazi più suggestivi della città e sperimentare azioni artistiche in grado di intercettare fasce di pubblico giovane.
Il programma prevede cinque mostre tra personali e collettive, improvvisazioni musicali, conferenze e performances.
I cinque eventi espositivi si alterneranno con cadenza regolare ogni dieci giorni riconfigurando lo spazio monumentale della Porta degli Angeli.

Esposizioni personali
Massimo Pasca (6 maggio), artista salentino, classe 1974, che inizia con il live-painting, dipinge per istituzioni, cineclub, teatri, musicisti e realizzazioni nell’ambito della moda.
Chiara Sgarbi (17 maggio), ferrarese artista e pedagoga, la sua cifra stilistica è il collage. Ha una lunga esperienza nell’editoria per ragazzi.

Esposizioni collettive
“San Sebastiano” a cura dello storico dell’arte Lucio Scardino (7 aprile);
Enrico Artosi e Pietro Casari (18 aprile), giovani artisti alla prima esperienza espositiva, provenienti dal mondo della street-art e del writing;
Andrea Penzo e Cristina Fiore (23 aprile), artisti e curatori, scrittori, performer.

Gli ospiti che hanno accolto l’invito sono parte integrante dell’azione creativa per produrrel’algoritmo artistico di Andrea Amaducci, che connette diverse tipologie di pubblico. Tra i partecipanti:
Gianluca Marziani (4 aprile), Direttore artistico Palazzo Collicola Arti Visive, Spoleto.
Virginia Sommadossi (24 aprile), Responsabile della comunicazione di Centrale FIES, Ambienti per la Produzione di Performing Art.
Fabiola Naldi (15 maggio), Dottore di Ricerca in Storia dell’Arte Contemporanea, critica e curatrice; docente presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, presso l’Accademia Carrara di Bergamo e presso l’Università degli Studi di Bologna.
Marilena Pasquali(18 maggio), storica dell’arte, critica d’arte contemporanea ed esperta di gestione dei musei. Fondatrice del Museo Morandi.
Per quanto riguarda l’intreccio tra arte e musica, Amaducci coinvolgerà realtà locali e non, facendo interagire ad esempio Jacques Lazzari (19 aprile), giovane pianista e compositore ferrarese con Francesco Montefiori (15 aprile), musicista e produttore musicale, tastiera nel duo musicale Montefiori Cocktails (autori della colonna sonora di Sex and the city). Le improvvisazioni musicali saranno sempre legate ad azioni performative dell’artista.

Performances
Valsecchi Simone (6 aprile ), stylist con esperienze nell’ambito del teatro( Ronconi) e nella moda (Ferrè).
Andrea Penzo e Cristina Fiore (25 aprile), performance.
Francesco Stanghellini (25 maggio), artista forlivese.
Vincenzo Tomasini (26 maggio), giovane artista forlivese, allievo di Francesco Stanghellini.

Tutti gli eventi sono a partecipazione e ingresso gratuito. Eventuali modifiche del calendario o degli orari saranno comunicati nel sito web e nella pagina Facebook.

Orari di apertura
La mostra sarà visitabile in occasione degli eventi previsti nel programma oltre che nei seguenti orari: sabato e domenica 16-19 e su appuntamento evartassociazione@gmail.com

 

EVART – Associazione no profit per l’arte e la cultura
Via Carlo Mayr, 9a, 44121, Ferrara
T. 347 244 1042 t. 335 383 915
evartassociazione.wix.com/gateportait
evartassociazione@gmail.com
Facebook GATE Porta Instagram gate­_porta
#gateporta #portadegliangeli #andreaamaducci #algorithmic

INTERROGAZIONE – Presentata dal gruppo consiliare M5S

Richiesta in merito ai menu nelle scuole comunali

30-03-2017

Ecco l’interrogazione pervenuta:
– il consigliere Simeone (gruppo M5S in Consiglio comunale) ha interrogato il sindaco Tiziano Tagliani e l’assessora alla Pubblica Istruzione Annalisa Felletti in merito ai menu nelle scuole comunali.

 

>> Pagina riservata alle interpellanze/interrogazioni presentate dai Consiglieri comunali e relative risposte (a cura del Settori Affari Generali/Assistenza agli organi del Comune di Ferrara)

VOLONTARIATO E SALUTE – Tutti gli eventi di primavera. Dal 10 al 21 aprile sarà possibile donare 2 euro con l’SMS solidale

La Delegazione ANT di Ferrara taglia il traguardo dei 30 anni di presenza e attività sul territorio

30-03-2017

(Comunicazione a cura degli organizzatori)

 

La Delegazione ANT di Ferrara taglia il traguardo dei 30 anni di presenza e attività sul territorio e festeggia, insieme alla cittadinanza, con eventi e appuntamenti lungo tutta la primavera.

Fondazione ANT, oggi la più ampia realtà non profit in Italia per le attività gratuite di assistenza specialistica a casa dei malati di tumore e di prevenzione oncologica, opera sul territorio ferrarese con un’équipe multiprofessionale composta da un medico, due infermieri e uno psicologo che portano cure domiciliari, ogni giorno, in media a 40 pazienti oncologici tra Ferrara e la sua provincia, per un totale di oltre 120 assistiti in tutto il 2016.

Importante anche il focus che ANT riserva alla prevenzione oncologica con visite gratuite offerte alla cittadinanza. Dal 2004, anno di avvio dei progetti, ANT ha potuto offrire a Ferrara oltre 2.000 visite dermatologiche per la diagnosi precoce del melanoma e quasi 400 controlli ecografici per l’individuazione e la valutazione di eventuali noduli tiroidei.

Tutto questo è reso possibile, sul territorio, dalla raccolta fondi messa a punto da un nucleo di instancabili volontari sotto la guida dell’avvocato Franca Arca, recentemente nominata Delegata ANT a Ferrara. “È un onore essere entrata nella Famiglia ANT – ha commentato – Sono attiva nella Delegazione ferrarese da circa un mese e il mio impegno sarà massimo per continuare e raggiungere nuovi ed importanti traguardi”.

>> I volontari ANT saranno presenti in diversi luoghi ferraresi fino al giorno di Pasqua con i dolci tradizionali firmati ANT: Ospedale di Cona fino al 4 aprile, Centro Prelievi ex S. Anna fino al 5 aprile, Coop Nuovo Doro di via Modena il 31 marzo, Interspar di via Pomposa il 1 aprile, Centro universitario Mammut il 3 aprile, Liceo Roiti di via Azzo Novello il 4 aprile, Cadf Codigoro e Caserma via Palestro il 5 aprile, Liceo Carducci dal 7 all’11 aprile, piazza Trento Trieste l’8 aprile, Liceo Carducci di Bondeno l’11 aprile (per trovare le postazioni più vicine cosultare www.ant.it).

>> Inoltre dal 10 al 21 aprile sarà possibile donare 2 euro da ANT con l’SMS solidale al n. 45546. Chiamando da rete fissa si possono donare 2 euro oppure 5 euro. Un piccolo contributo a favore di ANT che può fare grandi cose.

Ma gli appuntamenti non finiscono qui. Il 6 maggio a Palazzo Bonacossi (via Cisterna del Follo, 5) si terrà infatti il concerto per pianoforte che il maestro Stefano Lippi dedica ad ANT. In programma musiche di Chopin, Schumann, Ciaikovskij, Brahms, Bach, Rachmaninov, Skrjabin, De’ Falla, Khachaturian. Info e prenotazioni allo 0532 201819.

Le celebrazioni culmineranno poi il 19 maggio con la vera e propria festa – con il patrocinio del Comune di Ferrara – per i trent’anni di ANT a Ferrara negli spazi del Centro Sociale Il Quadrifoglio di Pontelagoscuro. Qui si terrà una simpatica disfida gastronomica tra Ferrara e Bologna, dove la Fondazione è nata nel 1978, a cura dei volontari ANT: il menù completo prevede tipici piatti ferraresi e bolognesi. A completare il programma della giornata sarà la comicità del duo Andrea Poltronieri e Duilio Pizzocchi, anche qui sarà una vera e propria sfida a colpi di risate tra Ferrara e Bologna. Per informazioni e prenotazioni Centro Sociale Il Quadrifoglio di Pontelagoscuro – 0532 465350.

Gli eventi ANT di primavera si chiuderanno il 10 giugno con la tradizionale Giornata del Gelato. Le gelaterie aderenti, che saranno svelate prossimamente, offriranno una quota dell’incasso della giornata al servizio Bimbi in ANT, ossia l’assistenza specialistica che la Fondazione riserva ai piccoli pazienti oncologici.

L’appuntamento con i volontari ANT di Ferrara prosegue anche dopo Pasqua con nuove postazioni dedicate ai fiori di primavera e al Punto di Aggregazione e Ascolto del Volontariato di via Porta Po 91: qui si possono trovare idee regalo, capi di abbigliamento generosamente offerti da privati e aziende locali, accessori e oggettistica.
Profilo Fondazione ANT Italia Onlus – Nata nel 1978 per opera dell’oncologo Franco Pannuti, dal 1985 a oggi Fondazione ANT Italia ONLUS – la più ampia realtà non profit per l’assistenza specialistica domiciliare ai malati di tumore e la prevenzione gratuite – ha curato oltre 116.000 persone in 10 regioni italiane (Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio, Marche, Campania, Basilicata, Puglia, Umbria – dato aggiornato a giugno 2016). Ogni giorno 4.000 persone vengono assistite nelle loro case da 20 équipe multi-disciplinari ANT che assicurano cure specialistiche di tipo ospedaliero e socio-assistenziale, con una presa in carico globale del malato oncologico e della sua famiglia. Sono complessivamente 433 i professionisti che lavorano per la Fondazione (medici, infermieri, psicologi, nutrizionisti, fisioterapisti, farmacisti, operatori socio-sanitari etc.) cui si affiancano oltre 2.000 volontari impegnati nelle attività di raccolta fondi necessarie a sostenere economicamente l’operato dello staff sanitario. Il supporto offerto da ANT affronta ogni genere di problema nell’ottica del benessere globale del malato. A partire dal 2015, il servizio di assistenza domiciliare oncologica di ANT gode del certificato di qualità UNI EN ISO 9001:2008 emesso da Globe s.r.l. e nel 2016 ANT ha sottoscritto un Protocollo d’intesa non oneroso con il Ministero della Salute che impegna le parti a definire, sostenere e realizzare un programma di interventi per il conseguimento di obiettivi specifici, coerenti con quanto previsto dalla legge 15 marzo 2010, n. 38 per l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore. ANT è inoltre da tempo impegnata nella prevenzione oncologica con progetti di diagnosi precoce del melanoma, delle neoplasie tiroidee, ginecologiche e mammarie. Dall’avvio nel 2004 sono stati visitati gratuitamente oltre 138.000 pazienti in 76 province italiane (dato aggiornato a giugno 2016). Le campagne di prevenzione si attuano negli ambulatori ANT presenti in diverse regioni, in strutture sanitarie utilizzate a titolo non oneroso e sull’Ambulatorio Mobile – BUS della Prevenzione. Il mezzo, dotato di strumentazione diagnostica all’avanguardia (mammografo digitale, ecografo e videodermatoscopio) consente di realizzare visite su tutto il territorio nazionale. ANT opera in Italia attraverso 120 delegazioni, dove la presenza di volontari è molto attiva. Alle delegazioni competono, a livello locale, le iniziative di raccolta fondi e la predisposizione della logistica necessaria all’assistenza domiciliare, oltre alle attività di sensibilizzazione. Prendendo come riferimento il 2015, ANT finanzia la maggior parte delle proprie attività grazie alle erogazioni di privati cittadini (30%) e alle manifestazioni di raccolta fondi organizzate (29%) al contributo del 5×1000 (12%) a lasciti e donazioni (5%). Solo il 18% di quanto raccoglie deriva da fondi pubblici. Uno studio condotto da Human Foundation sull’impatto sociale delle attività di ANT, ha evidenziato che per ogni euro investito nelle attività della Fondazione, il valore prodotto è di 1,90 euro. La valutazione è stata eseguita seguendo la metodologia Social Return on Investment (SROI). ANT è la 11^ Onlus nella graduatoria nazionale del 5×1000 su oltre 38.000 aventi diritto nel medesimo ambito. Fondazione ANT opera in nome dell’Eubiosia (dal greco, vita in dignità).

MUSEI D’ARTE ANTICA – Martedì 4 aprile alle 17 nel Ridotto del Teatro Comunale (corso Martiri della Libertà 5)

Presentazione ai docenti della mostra “Carlo Bononi. L’ultimo sognatore dell’Officina ferrarese”

30-03-2017

Martedì 4 aprile alle 17 nel Ridotto del Teatro Comunale (corso Martiri della Libertà 5) avrà luogo la presentazione, riservata ai docenti universitari e agli insegnanti degli istituti scolastici di Ferrara e provincia, della mostra “Carlo Bononi. L’ultimo sognatore dell’Officina ferrarese” che aprirà a Palazzo dei Diamanti il prossimo 14 ottobre.

La conferenza sarà tenuta dai curatori della rassegna Giovanni Sassu, conservatore dei Civici Musei d’Arte Antica di Ferrara, e da Francesca Cappelletti, docente di Storia dell’arte moderna dell’Università degli Studi di Ferrara.

Per info: www.palazzodiamanti.it, tel. 0532 244949

(Comunicato a cura degli organizzatori)

 

 

 

 

Il ringraziamento per l’intervento di contrasto e vigilanza che questa mattina ha interessato il quartiere Giardino

di Tiziano Tagliani e Aldo Modonesi

30-03-2017

All’Arma dei Carabinieri e alle Forze dell’Ordine va il nostro ringraziamento per l’intervento di contrasto e vigilanza che questa mattina (30 marzo 2017) ha interessato il quartiere Giardino, con un importante dispiegamento di uomini e mezzi.

Un’azione programmata nei giorni scorsi e che è stata condotta anche con il supporto logistico della nostra Polizia Municipale, alla quale rivolgiamo il nostro grazie.

Un lavoro congiunto e interforze previsto nel “Patto per Ferrara sicura”, che prevede il contrasto alla criminalità, allo spaccio, allo sfruttamento della prostituzione, all’abusivismo commerciale, ma anche azioni sempre più incisive di controllo del territorio, dei suoi spazi pubblici, delle abitazioni, delle attività commerciali.

Un lavoro che deve proseguire, nel quartiere Giardino e in città, e al quale mai faremo mancare il nostro contributo e impegno.

 

Tiziano Tagliani, sindaco di Ferrara

Aldo Modonesi, assessore comunale alla Sicurezza urbana

Ultimo appuntamento con “I Venerdì dell’Universo”. Nello spazio alla ricerca dell’Universo invisibile

Da ufficio stampa

Ultimo appuntamento domani, venerdì 31 marzo, alle ore 21 alla Sala Estense (piazza Municipale), della nuova edizione dei “Venerdì dell’Universo” con l’astronomo Giuseppe Malaguti che terrà la conferenza “Nello spazio alla ricerca dell’Universo invisibile”.

Giuseppe Malaguti dirige dal 2010 l’Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica di Bologna, Struttura di Ricerca dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e ha lavorato a diversi progetti e studi di missioni spaziali, tra cui il telescopio per raggi gamma INTEGRAL dell’Agenzia Spaziale Europea Nel corso della serata offrirà una panoramica storica sulla continua ricerca dell’uomo nello spazio.

Nel 1609 Galileo mostra l’uso del “cannone occhiale” al Doge di Venezia. Passano pochi decenni e Newton scompone la luce. Quella visibile. Poi, nell’Ottocento, altri scoprono altre luci. Questa volta invisibili. Arriva il 1957. L’era spaziale. Si può aprire la caccia all’universo invisibile. Oggi i telescopi spaziali vedono il cosmo in microonde, raggi, X, raggi gamma, mostrandoci un’immensa zoologia fantastica e reale: resti di supernova, galassie attive, buchi neri con masse di milioni di Soli, la nucleosintesi degli elementi, gas super caldi intergalattici, … E domani? Sarà sempre più spazio: esploreremo in profondità il Sistema Solare, da Mercurio ai satelliti di Giove (quelli di Galileo…), analizzeremo le atmosfere dei pianeti extrasolari, i venti energetici dai buchi neri, e chissà cos’altro. Saremo sempre più “…materia stellare che medita sulle stelle”.

La storica rassegna di seminari scientifici su Astronomia, Fisica e Scienze, è organizzata dal Dipartimento di Fisica e Scienze della Terra dell’Università di Ferrara e dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, in collaborazione con Arci, il Gruppo Astrofili Ferraresi “Columbia“, Coop. Sociale Camelot.

Mattia Feltri e Annalena Benini a Unife spiegano le conseguenze dell’informazione

Da ufficio stampa

A chi giova e a chi dispiace una certa notizia? Che conseguenze avrà per i protagonisti? E per il giornalista che la diffonde?

Sono questi alcuni degli interrogativi attorno ai quali si svilupperà la riflessione di Annalena Benini, redattrice del Foglio, e Mattia Feltri, del quotidiano la Stampa, in un incontro seminariale dal titolo “Le conseguenze dell’informazione”, promosso dall’Università di Ferrara, in programma venerdì 31 marzo alle 10,15 nell’aula magna Drigo del dipartimento di Studi umanistici, in via Paradiso 12.

Il rapporto con le fonti, la responsabilità sociale del giornalista, le modalità di trattamento della notizia sono altri nodi problematici al centro del dibattito che apre il ciclo “L’etica in pratica – 2017” programmato nell’ambito del corso di Etica della comunicazione e dell’informazione del professor Sergio Gessi.

All’incontro, aperto a tutti, avranno parte attiva gli studenti del corso di Etica e i giornalisti impegnati nel programma di formazione continua e aggiornamento previsto dall’Ordine professionale.

Il Delta del Po negli anni Cinquanta: a Rovigo in mostra la ‘Terra senz’ombra’

da Maria Paola Forlani

Parlando di “neorealismo” appare a tutt’oggi, ancora incerta la ricerca storica su quel periodo in ambito fotografico, soprattutto per quanto riguarda la conoscenza effettiva delle fonti e delle testimonianze. Alcuni studi e ricerche italiani hanno messo in evidenza con adeguata attenzione critica, come di fatto l’aver applicato la categoria “neorealismo” alla fotografia, desunta dal cinema e dalla letteratura, faccia parte di una “narrazione” sul periodo, costruita a posteriori, che ha poi dato spesso adito a luoghi comuni e soprattutto all’incapacità di comprenderne la ricchezza e molteplicità delle esperienze. Italo Calvino nella sua Presentazione a ‘Il sentiero dei nidi di ragno’ (Torino, Enaudi, 1964) notava il carattere composito del ‘movimento’ neorealista, che sosteneva non potersi configurare come una scuola bensì come un ‘insieme di voci’, un’esperienza stratificata.
Il fotografo bolognese Alfredo Camisa (1927-2007), in una bella intervista, ironicamente dichiarava: “Alla fine degli anni Cinquanta alcuni di noi […] chiudevano la loro esperienza fotografica […] con un’etichetta: eravamo stati, senza saperlo, i fotografi “realisti”, anzi ‘neorealisti’”.

Meglio allora parlare di orientamenti o di un “gusto”, ma certo non di un movimento organizzato o definito da qualche adesione a un manifesto, a delle dichiarazioni programmatiche di una poetica ben precisa.
Si arriva poi a un’altra questione fondamentale per la fotografia, collegata a quella del realismo: cosa sia in effetti il ‘documento’ in fotografia. Nella declinazione neorealista, come è stata sviscerata dai più che se ne sono occupati e se è possibile trovare un minimo comune denominatore in esperienze molto diverse le une dalle altre, la fotografia si pone il compito, attraverso l’attenzione al reale, di ‘documentare’ le condizioni delle persone che vivono in povertà, per descriverle e per suscitare la necessità del cambiamento. Quindi un tema della realtà delle cosiddette classi disagiate e un impegno, una convinzione: descrivere per persuadere, alla trasformazione sociale e politica. A questo fine la fotografia deve essere ‘documento’, nell’adesione al reale e al ‘vero’. Questione che è stata affrontata, naturalmente, sin dalle origini della fotografia e che in Italia fu affrontata spesso all’interno di una dicotomia, quella tra ‘documento’ e ‘opera d’arte’, che segna il dibattito sulla fotografia sin dall’ottocento e su cui molti sono intervenuti, al fine di non considerare la fotografia con gli stessi criteri e categorie di pensiero applicate all’opera d’arte.

L’esperienza neorealista tra letteratura e cinema vive soprattutto in Italia tra la metà degli anni Quaranta e metà degli anni Cinquanta. Il neorealismo in fotografia vive e procede anche oltre, tuttavia, fin verso gli inizi degli anni sessanta. Riconducibile, quindi, a un orientamento verso la vita quotidiana della gente comune, dovuto, senz’altro al clima culturale del dopoguerra, trova i suoi antecedenti sicuramente nella cultura fotografica italiana tra la fine degli anni trenta e gli inizi degli anni quaranta. Non sempre, oltretutto, il carattere cosiddetto ‘progressivo’ dell’esperienza neorealista è veramente tale, e il rinnovamento intellettuale ed espressivo passa spesso per altre vie: le ricerche astratte e informali, le tensioni sperimentali che s’incrociano con la grafica, la pubblicità, il cinema, l’architettura e non, necessariamente, ad esempio, col realismo pittorico pur vivo nello stesso periodo.
Alberto Lattuada pubblica nel 1941 ‘Occhio quadrato. 26 tavole fotografiche’, grazie alle edizioni ‘Corrente’, a un anno dalla chiusura della rivista omonima, cui aveva collaborato insieme a Comencini.
Dice Lattuada nella prefazione al suo libro: “Nel fotografare ho cercato di tenere sempre vivo il rapporto dell’uomo con le cose. La presenza dell’uomo è continua; e anche là dove sono rappresentati oggetti materiali, il punto di vista non è quello della pura forma, del gioco della luce e dell’ombra, ma quello dell’assidua memoria della nostra vita e dei segni che la fatica di vivere lascia sugli oggetti che ci sono compagni”. Ѐ sicuramente anche in questi riferimenti che va cercata l’origine di una fotografia incline al realismo come attenzione alla condizione umana, in definitiva, come umanesimo.

‘Pietro Donzelli. Terra senz’ombra. Il Delta del Po negli anni Cinquanta’ è il titolo della mostra che, per iniziativa della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo è presentata nella sede di Palazzo Roverella di Rovigo fino al 2 luglio, a cura di Roberta Valtorta (catalogo Silvana Editoriale).

Pietro Donzelli (Monte Carlo, 1915 – Milano, 1998) ha testimoniato l’Italia del dopoguerra agli inizi anni sessanta, il passaggio dalla società rurale e preindustriale alla società dei consumi. Fotografo, ricercatore, collaboratore di riviste specializzate e curatore di mostre, Donzelli è stato una figura determinante per la diffusione della cultura fotografica nel nostro Paese. Ѐ grazie alla sua instancabile attività che sono state presentate in Italia, per la prima volta, opere di Dorothea Lange, di Alfred Stieglitz, dei fotografi della Farm Security Administration. A partire dal 1948 è stato tra i fondatori e gli animatori della rivista “Fotografia” e dal 1957 al 1963 è stato redattore e poi condirettore dell’edizione italiana di “Popular Photography” e nel 1961 e 1963 ha curato, con Piero Racanicchi due volumi di “Critica e Storia della Fotografia” che raccoglievano testi e materiali sui più importanti fotografi della storia. Nel 1950 è stato tra i fondatori dell’Unione Fotografica che aveva tra i suoi obiettivi quello di spostare l’attenzione sul realismo in fotografia, promuovere manifestazioni di livello internazionale e sostenere la fotografia italiana all’estero.
Le sue serie fotografiche affrontano il rapporto tra l’uomo e l’ambiente in cui vive. Ha lavorato su Milano, Napoli, la Calabria, la Sicilia, la Sardegna, il paesaggio toscano (serie Creti senesi) ma soprattutto, dal 1953 al 1960 sul Delta del Po e le terre del Polesine, alle quali ha dedicato una grande e importante ricerca dal titolo Terra senz’ombra.
Questa mostra presenta per la prima volta più di cento fotografie di questa serie, molte delle quali assolutamente inedite.
In mostra anche importanti materiali di documentazione del progetto, scritti di Donzelli, composizioni di fotografie di Donzelli con rime di Gino Piva, geniale poeta polesano.
Il Delta del Po è un luogo-mito della cultura italiana ed è stato rappresentato in molte opere cinematografiche (Antonioni, Visconti, De Santis, Rossellini, Soldati, Vancini, Renzi, Comencini) e letterarie (Bacchelli, Guareschi, Govoni, Zavattini, Cibotto, Piva, e più di recente Celati o Rumiz).
L’opera fotografica che Donzelli, grande narratore, ha dedicato al paesaggio di pianura, al fiume, nei momenti di calma e delle rotte che tanto hanno devastato territori e uomini, al mare, al lavoro dei pescatori e del contadino, ai momenti di svago, è un vero e proprio affresco umano e ambientale. La serie Terra senz’ombra
è considerata una dei pilastri della storia della fotografia italiana, e uno dei più precoci e coerenti esempi di fotografia documentaria, in cui Donzelli dimostra la sua capacità di raccontare la vera realtà umana e ambientale, tra la topografia e la sociologia.

Fradei despersi, se trovè ‘l sentiero
fradei fortuna! Ma l’è torbio el giorno
e la tera tuto un cimitero.
Bruto giorno, fradei, per el ritorno.

Gino Piva (1953)

Nuovo allestimento a Rrose Sèlavy: Babboni-Romani-Romani

Da Associazione Rrose Sélavy

Venerdì 31 marzo alle ore 18,30 si inaugura il nuovo allestimento alla galleria della associazione culturale Rrose Sélavy in via Ripagrande, 46 a Ferrara.

Espongono tre artisti, due dei quali curiosamente accomunati dallo stesso cognome (ma non hanno in realtà nessun legame di parentela tra loro) Stefano Babboni, Lorenzo Romani e Piermaria Romani saranno presenti per illustrare le loro opere e per un aperitivo di benvenuto.

Ennesimo guasto alla conca di Pontelagoscuro: traffico fluviale interrotto tra Ferrara e il Po. (Per non parlare della sicurezza idraulica)

Da Associazione Fiumana, Nena S.a.s., Consorzio Wunderkammer, Gruppi di Azione Fluviale

“Le cose vanno di male in peggio e non ce la prendiamo con un singolo ente ma con un sistema intero che non va.” Con queste parole Georg Sobbe, comandante della Motonave Nena e presidente dell’Associazione Fiumana, commentava amaramente lo scorso anno l’ennesima rottura della conca di Pontelagoscuro, proprio all’inizio della primavera.
Oggi, dal 24 marzo, la conca è nelle stesse condizioni del 2016. La porta del traffico fluviale ferrarese continua a non aprirsi sul Grande Fiume e l’amarezza del comandante Sobbe è questa volta anche più motivata perchè proprio nei giorni scorsi la motonave Nena è entrata a far parte del Consorzio Navi del Delta con grande partecipazione delle autorità locali e risalto sulla stampa.
“Non siamo in grado di navigare e svolgere il nostro lavoro – ribadisce Sobbe al limite dell’esasperazione – tra l’ennesimo guasto della chiusa di Pontelagoscuro e la conca di Valle Lepri chiusa dal novembre 2012, anche se innocenti e collaborativi come sempre, siamo praticamente agli arresti domiciliari”.
Tutta l’attenzione del sistema di navigazione interna è rivolta alla prossima apertura della nuova conca di Isola Serafini che permetterà finalmente di risalire il Po fino a Piacenza, ma i vecchi problemi sul percorso dell’idrovia rimangono e la loro risoluzione ancora non appare sull’orizzonte dei navigatori ferraresi.
La conca di Pontelagoscuro, struttura strategica per la navigazione interna e determinante per la sicurezza idraulica di tutta la provincia ferrarese, ha dei problemi seri. Riteniamo che il momento di risolverli sia adesso, prima che l’esasperazione degli operatori fluviali, turistici ed economici collegati alla navigazione fluviale diventi vera rabbia nei confronti di quello che Sobbe definiva l’anno scorso “un sistema intero che non va.”

Voci di piazza: “Islamici tutti terroristi? Ma perché, noi cattolici siamo tutti brave persone?”

Li capisco e probabilmente lo farei anche io – dice G., libero professionista ingiacchettato – c’è una frustrazione di fondo che li anima. Si trovano in un limbo, tra il modo di vivere dei loro padri e quella dei Paesi occidentali che li ha accolti, e sono ragazzi sgretolati nella loro cultura. Ecco che, paradossalmente, diventano più radicali delle generazioni che li hanno preceduti. Io ci penso a cosa si deve provare a vivere ghettizzati, ad essere guardati con sospetto”.

Una mattinata in giro per Ferrara a confrontarmi con l’‘uomo della strada’ su cosa sia il terrorismo islamico e quale possa essere una possibile soluzione al drammatico proliferare degli attacchi terroristici in Europa. La vox populi è moderata: alla domanda provocatoria se “tutti i musulmani sono terroristi?” le persone ci ragionano su, danno spiegazioni ponderate. Sembra prevalere la regola del ‘politicamente corretto’ e forse, chi non lo è preferisce non parlare. Davanti alla quasi totalità delle risposte che concordano nel non fare di tutta l’ erba un fascio, ripenso alla risposta di C., studentessa, secondo la quale “A parole nessun ragazzo direbbe mai che tutti i musulmani sono terroristi, perché siamo una generazione abituata, fin dalla scuola, a confrontarci con ragazzi di cultura e religione differente dalla nostra. Penso però che il pregiudizio sia parte di ognuno di noi, e se sentiamo di un atto terroristico in qualsiasi parte del mondo, il primo pensiero è che si tratti di un terrorista musulmano. Il pregiudizio, la paura e i mass media ci portano verso una linea di pensiero, che è quella del categorizzare”. Un pensiero condiviso anche da A., fruttivendola, “La paura fa ormai parte delle nostre vite e se c’è un arabo in giro ci guardi con maggiore attenzione. Vedo in tv gli attentati successi negli altri Paesi e penso che potrebbe succedere anche qui, davanti al mio negozio”. Per nessuno degli intervistati la religione islamica è la radice del terrorismo islamico, la quale si individua piuttosto nella politica o nel dio-soldo, attorno a cui tutto ruota. Per F., tassista alla stazione“la religione è l’oppio dei popoli, ciò a cui ci si attacca quando non si ha altro. I musulmani non hanno un’unica figura di riferimento come noi nel Papa. Fanno capo a diversi Imam, che interpretano la religione come più gli piace. La colpa è sempre riconducibile all’uomo. Di sicuro devono cambiare la loro mentalità, il modo in cui trattano la donna. Accettare le regole del Paese in cui si trovano: qui rubano ma a casa loro no, perché gli verrebbe tagliata una mano”.

F., pensionata mi risponde con una domanda “I musulmani tutti terroristi? Perché noi cattolici siamo tutte brave persone?”. Di parere quasi analogo è P., edicolante nel quartiere Gad, che alla mia domanda risponde indicandomi un libro sull’Islam esposto nella vetrina della sua edicola “bisogna informarsi e capire chi abbiamo di fronte. La religione non c’entra niente, è la politica che muove tutto. Credo che ci sia anche un interesse dei Paesi occidentali a che tutto questo succeda, altrimenti mi chiedo chi armi questi terroristi”. Poi apre la pagina di un quotidiano e mi mostra l’articolo che parla della figlia del terrorista Khalid Massood, protagonista dell’ultimo attentato a Londra, che a 18 anni ha rifiutato l’imposizione paterna di convertirsi all’Islam radicale e indossare il burqa, preferendo vivere all’occidentale prendendo anche il cognome della madre. “Vede – mi dice l’edicolante – non sono tutti uguali”. Per R., pensionato al sole in Piazza del Duomo, “non si può dire che tutti i musulmani siano terroristi perché la religione è solo un alibi, dietro c’è una volontà politica. Abbiamo usanze diverse: le loro lo sono per me come le nostre per loro. Non si può giudicare. Una soluzione non c’è: non si riesce neanche a fare l’Europa, figuriamoci questo!” conclude sconfortato.

Fuori dalle aule universitarie in tanti si fermano a parlare e a confrontarsi su di un tema, quello del ‘nemico arabo’ che è sulla bocca di tutti, tutti i giorni. Un tema filtrato dagli occhi di una generazione nata mutirazziale e che del ‘diverso’, almeno all’apparenza, non ha paura, “Per me c’è un parallelismo tra la strategia attuale volta a strumentalizzare la paura dei cittadini nei confronti degli immigrati, con la strategia della tensione portata avanti dalle Brigate Rosse negli anni ’70”. L. è decisamente più diretto:Le religioni sono una grandissima stronzata, tutte, anche quella cattolica” e gli fa da coro L., compagna di corso, “Io dopo l’Erasmus sono diventata più razzista. Quando esci dal tuo guscio ti senti più vulnerabile e pensi di poter essere colpito più facilmente”. Da un gruppetto di mamme si fa avanti C., secondo la quale “l’integrazione è possibile e auspicabile ed inizia nelle aule scolastiche”, mentre V., sorride sorniona e dice di sottoscrivere quanto dice l’amica. Ma l’espressione lascia intendere altro.

La voce della piazza restituisce l’immagine di Ferrara città moderata, non razzista, non incline a puntare il dito verso chi pratica una religione diversa, diffidente nei confronti della politica e scettica sulla possibilità che si trovi una soluzione alla tragedia del terrorismo. Mentre rifletto sulle impressioni raccolte, non posso fare a meno di cogliere il pensiero filosofico di B., pensionato, che all’amico dice “ La Terra è malata. Galileo Galilei, puvrazz, l’hanno messo in galera. Ma lui lo sapeva che la Terra gira”. Come a dire: si salvi chi può!

“Bau Walk” seconda edizione

Da FEshion Eventi

“FEshion Eventi” e “La Lega del Cane” di Ferrara vi invita alla “Bau Walk”, una simpatica camminata benefica con i vostri cani che si terrà domenica 2 Aprile!
Il ricavato dell’evento sarà devoluto all’associazione “Lega Nazionale per la difesa del cane – sezione di Ferrara” , che dal 1950, anno della sua fondazione, continua a battersi senza sosta per aiutare gli animali in difficoltà, abbandonati, maltrattati, non rispettati. E’ un’associazione privata, apartitica, senza finalità di lucro, che non riceve finanziamenti dallo Stato e opera su tutto il territorio nazionale, dal Trentino Alto Adige alla Sicilia, grazie al sostegno generoso dei suoi numerosi soci e all’impegno di molti volontari.
Tutti i partecipanti riceveranno un gadget della “Lega del Cane” e al ritorno riceveranno un dolce per loro e una coppetta di “Bau icecream” per il proprio cane!

Programma della giornata:
– Dalle 9.30 alle ore 10.15: Iscrizioni presso la gelateria “Era Glaciale” in corso Martiri della Libertà 12 e ritiro del gadget
– Partenza alle ore 10.30
– Giro Podistico (non competitivo) di 5 km, passando per via Porta Reno, Piazza Travaglio, entrando nel sottomura per sbucare in via Medaglie D’oro, quindi passeggiare in Corso Giovecca, svoltare in via Bersaglieri ed arrivare di nuovo sul Listone
– Rientro alle 11.30 circa
– Al rientro piccolo ristoro: dolce per tutti i partecipanti e “Bau Ice Cream” per i nostri amici a 4 zampe

Costo:
– 10€ con gadget, dolce e “Bau Ice Cream”

Si ringrazia per il supportato all’evento:
– Studio Tecnico Fabio Altieri
– Punto Wind Piazza Trento e Trieste
– Gelateria Era Glaciale

La newsletter del 29 marzo 2017

Da ufficio stampa

CRONACACOMUNE

MUSEO DI STORIA NATURALE – Venerdì 31 marzo alle 15.45 nella sede di via De Pisis

Alla scoperta della scienza con le visite guidate gratuite al museo di Storia Naturale

29-03-2017

Venerdì 31 marzo alle 15.45 al Museo di Storia Naturale (via De Pisis 24) è in programma la visita guidata gratuita al percorso espositivo, compresa nel prezzo del biglietto di ingresso.

Accompagnati da un volontario del servizio civile laureato in Biologia i visitatori potranno conoscere e approfondire i contenuti delle diverse sezioni espositive, come quella dedicata ai Cetacei. Per info chiamare lo 0532-203381 (segreteria Museo).

PARI OPPORTUNITA’ E MOBILITA’- Nell’ambito delle giornate di formazione e studio su “Progettazione universale (accessibile) e conoscere la disabilità”

Lunedì 3 aprile al liceo Dosso Dossi ‘prove pratiche’ di mobilità per gli studenti

29-03-2017

“Progettazione universale (accessibile) e conoscere la disabilità” è il tema delle due giornate di formazione e studio promosse da Assessorato alle Pari Opportunità in collaborazione con l’Ufficio Benessere Ambientale del Settore Opere Pubbliche e Mobilità del Comune di Ferrara, nelle quali sono coinvolti allievi degli Istituti Scolastici secondari di secondo grado G.B. Aleotti e Dosso Dossi. In entrambe le occasioni – concluso il momento di didattica frontale per conoscere i termini di “accessibilità e fruizione” e gli errori comuni contenuti in alcune opere pubbliche – si svolgerà una lezione pratica nel corso della quale gli studenti saranno dotati di una sedia a rotelle per testare personalmente percorsi urbani, assistiti dai docenti incaricati.

>> Al secondo momento pratico in programma lunedì 3 aprile alle 9 al Liceo Artistico Dosso Dossi in via Bersaglieri del Po 25/B (il primo è stato venerdì 24 marzo all’Aleotti) saranno presenti gli assessori alla Pubblica Istruzione/formazione/Pari Opportunità Annalisa Felletti e alla Sicurezza Urbana/Mobilità/Lavori Pubblici Aldo Modonesi.

 

Giornalisti, fotografi e videoperatori sono invitati

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(Comunicazione a cura degli organizzatori)
Per il secondo anno consecutivo l’Assessorato alle Pari Opportunità in collaborazione con l’Ufficio Benessere Ambientale del Settore Opere Pubbliche e Mobilità del Comune di Ferrara – grazie all’adesione degli Istituti Scolastici secondari di secondo grado G.B. Aleotti e Dosso Dossi – organizzano due giornate di formazione e studio su “Progettazione universale  (accessibile) e conoscere la disabilità”.

Progettare seguendo le regole dell’Universal Design (sono 7 le regole principali) significa progettare per le persone (tutte, di tutte le età, e in tutte le condizioni di autonomia) garantendo così un approccio all’urbanistica e alla organizzazione della città adeguata ai bisogni più complessi.
Un’architettura urbanistica, dunque, più universale.

“Nell’ambito delle Politiche dell’Assessorato di mia competenza, mi preme costantemente promuovere e sostenere nell’ambito educativo e scolastico e d’intesa con i vari soggetti coinvolti, interventi formativi per incentivare una cultura di accoglienza e inclusiva di ogni esigenza. Come in ogni aspetto sociale e relazionale, anche nell’ambito della progettazione “per tutti” occorre maturare una sensibilità allargata a partire da una visione ergonomica ed architettonica che tenga conto delle esigenze di tutte le persone: di chi ha disabilità (motorie, sensoriali, cognitive, comportamentali, ecc..) di persone anziane, di persone con disturbi dell’equilibrio e della capacità di orientamento, senza che le esigenze dell’una vadano in conflitto con le esigenze dell’altra”.
Così si presenta Annalisa Felletti assessora alle Pari Opportunità, Pubblica Istruzione, Cooperazione Internazionale e Politiche per la Pace del Comune di Ferrara.

E prosegue l’assessore Aldo Modenesi “una città diventa più accessibile non solo grazie agli interventi per abbattere le barriere architettoniche di scuole e spazi pubblici o per rendere gli attraversamenti semaforici accessibili anche ai ciechi, ma soprattutto grazie al lavoro di formazione e sensibilizzazione di quelli che saranno i professionisti di domani. Un ringraziamento quindi agli istituti secondari Dosso Dossi e Aleotti e al nostro Ufficio Benessere Ambientale per aver riproposto e organizzato per il secondo anno questo momento di formazione e di studio”.

Il progetto di formazione e studio, di cui si allegano le due schede progetto dell’Istituto Tecnico G.B. Aleotti e del Liceo Artistico Dosso Dossi, prevede l’organizzazione e lo svolgimento di due ore di lezione per classe, di cui una didattica frontale, nel corso della quale si spiegano i termini di “accessibilità e fruizione” mostrando errori comuni contenuti in alcune opere pubbliche, e una di prova pratica che gli studenti saranno invitati a svolgere fuori dalle aule scolastiche dove, dotati di una sedia a ruote, testeranno personalmente dei percorsi assistiti dai docenti incaricati.

Sono complessivamente 8 le classi coinvolte (4 per ogni istituto scolastico) prevalentemente le 3^ e le 4^ ma anche alcune 5^ per un totale di n.153 alunne ed alunni, accompagnati rispettivamente dai docenti Giulio Santini per l’Istituto G.B.Aleotti e Laura Sangiorgi per il Liceo Artistico Dosso Dossi.

Il progetto di formazione e studio, coordinato dal Responsabile Ufficio Benessere Ambientale del Comune di Ferrara, Geom. Fausto Bertoncelli, che è referente per la formazione, viene riproposto in virtù del positivo apprezzamento espresso dai docenti coinvolti e dall’entusiasmo dimostrato dagli studenti che ne hanno preso parte.

L’iniziativa, che si svolgerà nelle giornate del 23 e 24 marzo e 3 e 4 Aprile prossimi, non comporta nessun onere per la Scuola aderente, a parte la disponibilità dei docenti referenti del progetto che dovranno dedicarvi alcune ore curriculari.

Il progetto è stato reso possibile grazie alla adesione del dott. Francesco Borciani, Dirigente Scolastico sia dell’Istituto G.B. Aleotti che del Liceo Artistico Dosso Dossi di Ferrara nonché dei docenti coinvolti, della collaborazione del dott. Riccardo Zavatti Direttore di AFM di Ferrara e il dott. Massimo Buriani, Amministratore Unico di AFM di Ferrara per la messa a disposizione e fruizione degli ausili per la prova pratica (sedie a rotelle).

 

Box approfondimento Universal Design
L’applicazione dei concetti ai principi dell’Universal design, secondo il Centro ricerche della University of North Carolina[2], considera i seguenti 7 principi fondamentali:
• Principio 1 – Equità – uso equo: utilizzabile da chiunque.
• Principio 2 – Flessibilità – uso flessibile: si adatta a diverse abilità.
• Principio 3 – Semplicità – uso semplice ed intuitivo: l’uso è facile da capire.
• Principio 4 – Percettibilità – il trasmettere le effettive informazioni sensoriali.
• Principio 5 – Tolleranza all’errore – minimizzare i rischi o azioni non volute.
• Principio 6 – Contenimento dello sforzo fisico – utilizzo con minima fatica.
• Principio 7 – Misure e spazi sufficienti – rendere lo spazio idoneo per l’accesso e l’uso.
Questi principi sono più ampi di quelli alla base della progettazione accessibile a tutti e di senza barriere e sono stati elaborati per essere applicati nel più numero più ampio possibile di settori, quindi dall’edilizia ai trasporti ma anche dall’informatica alle tecnologie, dall’ambiente di lavoro alle attività turistiche e sportive e così via.

 

ASSESSORATO ALLA SANITA’ – Presentati in Comune da ass. Sapigni e Associazione “Dalla Terra alla Luna”

“Giornata mondiale dell’Autismo – 2 aprile 2017”, tutti gli appuntamenti ferraresi. Inaugurazione nuova sede e camminata solidale

29-03-2017

Si è svolta questa mattina, mercoledì 29 marzo nella sede dell’assessorato alla Sanità del Comune di Ferrara, la conferenza stampa di presentazione degli eventi della “Giornata mondiale dell’Autismo – 2 aprile 2017”. Per illustrare i contenuti e gli appuntamenti organizzati a Ferrara accanto all’assessora Chiara Sapigni sono intervenuti la vice presidente dell’associazione “Dalla terra alla Luna” Mariella Ferri, Paola Carozza (responsabile Dipartimento Salute mentale Ausl Ferrara) e Franca Emanuelli (Unità Operativa Neuropsichiatria Infantile – Ausl FE) .

 

LA SCHEDA (a cura degli organizzatori) – Appuntamenti a Ferrara dell’1, 2 e 8 aprile 2017

Anche Ferrara aderisce alla Giornata Mondiale della Consapevolezza dell’Autismo istituita dall’ONU nella giornata del 2 aprile, e lo fa con una serie di iniziative.

Si inizia sabato 1 aprile alle 18 con la proiezione alla sala Boldini di Ferrara del film “Life animated” di Ross Williams, a cura di Arci in collaborazione con Associazione Dalla Terra alla Luna onlus. I classici  Disney hanno scandito  l’infanzia di noi tutti ma per Owen, affetto da una grave forma di autismo,   hanno avuto un significato particolarmente importante. Chiuso in se stesso e incapace di elaborare le proprie emozioni trova proprio nei film Disney un tramite per sviluppare un modo del tutto alternativo ed eccezionale di esprimersi attraverso la voce dei suoi eroi. Tratto dal Premio Pulitzer Ron Suskind «Life, Animated: A Story of Sidekickis, Heroes and Autism».

Domenica 2 aprile alle 9.30 con ritrovo in via Calzolai 219 (sede associazione) è in programma “Camminiamo Insieme”, iniziativa sportiva non competitiva di 5 chilometri. L’idea è quella di organizzare una camminata in cui non vi sia UN vincitore, o UNA vincitrice, ma vi siano gruppi formati da almeno 2 persone, coppie, amici, genitori e figli, classi scolastiche, paesani, perfetti sconosciuti che desiderano camminare INSIEME durante questa camminata particolare. Garantiranno la scorta tecnica il Motoclub  Pompone ed i Free Bikers “Just for Fun”. E’ prevista una quota di iscrizione minima di 7,00 € per coprire le spese organizzative e che darà diritto ad una maglia e un pacco gara.

Sempre in via Calzolai 219 domenica alle 12 inaugurazione della nuova sede dell’associazione “Dalla terra alla Luna” con il taglio del nastro, la buona compagnia, le buone cose che prepareranno i ragazzi del laboratorio di cucina.

– Domenica 2 aprile ore 18 in Piazza Svonarola Il mondo si tinge di blu, colore simbolo della consapevolezza dell’autismo. Anche Ferrara aderisce alla chiamata dell’ONU illuminando di blu la suggestiva statua del Savonarola.

– Sabato 8 aprile alle 10, nella sala incontri di Palazzo Bonacossi in via Cisterna del Follo 5, convegno pubblico dal titolo “I servizi e le reti integrate per persone con autismo: a che punto siamo?”

Altri appuntamenti:

>> 23 e 31 marzo, 1 aprile 2017 Seminario «Fare rete per valutare e progettare l’intervento» – Il seminario è gratuito e rivolto a docenti delle scuole di ogni ordine e grado e aperto a genitori, operatori scolastici e sanitari. Il programma prevede due incontri in plenaria il 23 e 31 marzo, e una serie di workshop paralleli il 1 aprile nella scuola sede del CTS. (Per info : http://fe.cts.istruzioneer.it/)

>> 2 aprile 2017 dalle 16.30 nella sede del Centro per bambini e genitori «L’albero delle meraviglie» in via N. Cavalieri 38 a Comacchio (FE) “Il cielo è sempre più blu”, animazione, merenda, giochi e momenti di condivisione sul tema ed esperienza di vita

 

Per info: www.dallaterraallaluna.org
Pagina fb – Dalla Terra alla Luna

>> L’Associazione ” Dalla terra alla luna” nasce nel gennaio 2002, come gruppo spontaneo di famiglie accomunate dall’esistenza di un famigliare affetto da autismo o da alterato sviluppo psicologico. Nel tempo sono entrati a far parte dell’associazione anche specialisti : educatori professionali, volontari ed amici. L’intento dell’associazione è fornire un’assistenza davvero completa, rivolta non solo al soggetto in difficoltà ma anche alla famiglia ; il sostegno va fornito attraverso l’arco di tutta la vita. Queste sono le ragioni che portano l’ Associazione a sviluppare e rendere sempre più articolata la propria offerta di intervento : quindi non solo interventi psico-educativi miranti alla crescita delle autonomie personali e sociali dei soggetti, ma anche coltivazione di abilità lavorative, in modo da favorire al massimo il  percorso di autonomia. E’ chiaro che per il raggiungimento di tali obiettivi l’associazione deve poter contare non solo sulle proprie forze, ma anche su un continuo scambio e collaborazione con il Servizio Pubblico. Ogni bambino, ragazzo e giovane adulto segue un progetto personalizzato che attraverso i laboratori e le varie attività raggiunge obiettivi finalizzati ad aumentare le proprie competenze personali.  Negli anni sono stati attivati laboratori ed attività in vari settori : Orto, Falegnameria, Cucina, Riciclo, Palestra, Uscite in autonomiaL’ Associazione ha acquistato un immobile rurale situato all’interno del Parco Urbano Cittadino ; questa struttura possiede un insieme di caratteristiche felicemente rispondenti ad un Progetto integrato di inserimento sociale, assistenziale e lavorativo.L’ubicazione della fattoria sociale offre ad alcuni utenti la possibilità di muoversi in autonomia utilizzando i mezzi pubblici o spostandosi a piedi e/o in bicicletta grazie alla fruibilitàdell’ attigua pista ciclabile.Tutto ciò significa avere finalmente la possibilità di far nascere una realtà socio-occupazionale, con lo scopo di mantenere stabilmente tutte le abilità acquisite nel tempo da molti “utenti” che verranno coinvolti nel Progetto e di diventare un punto di formazione permanente per il territorio in collaborazione con gli Enti socio-sanitari esistenti.Per i nostri ragazzi il lavoro agricolo significa la chiarezza delle mansioni, collaborazione in piccoli gruppi, possibilità di allontanarsi da eventuali stimoli negativi senza correre rischi, sviluppo di nuove competenze e mantenimento di quelle già acquisite.Tutto questo in un contesto naturale che renderà l’esperienza una “best practice” che, adeguatamente sostenuta, darà non solo grande beneficio ai nostri ragazzi ma potrà anche attirare imitatori sul nostro territorio e costituire un’opportunità per l’economia locale.

CONFERENZA STAMPA – Venerdì 31 marzo alle 12.30, nella sala Gnani del Castello Estense (secondo piano)

Le bonifiche ambientali delle ex discariche nel comune di Ferrara: il punto della situazione

29-03-2017

Venerdì 31 marzo alle 12.30, nella sala Gnani in Castello Estense (secondo piano, adiacente alla sala del Consiglio provinciale), avrà luogo una conferenza stampa sul tema “Le bonifiche ambientali delle ex discariche nel comune di Ferrara: il punto della situazione“.

All’incontro con i giornalisti interverranno il sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani, l’assessora comunale all’Ambiente Caterina Ferri e il dirigente comunale del Settore Ambiente Alessio Stabellini.

 

CONFERENZA STAMPA – Venerdì 31 marzo alle 10.30 nella sala degli Arazzi della residenza municipale di Ferrara

Presentazione del nuovo allestimento del MEIS “Lo spazio delle domande”

29-03-2017

Venerdì 31 marzo alle 10.30, nella sala degli Arazzi della residenza municipale (piazza Municipio 2), a cura del MEIS-Museo Nazionale dell’ebraismo e della Shoah di Ferrara, si terrà la conferenza stampa di presentazione de “Lo Spazio delle Domande“, la mostra dedicata all’esperienza ebraica in rapporto alla città e il percorso all’aperto sull’alimentazione ebraica, che verranno inaugurati al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS mercoledì 5 aprile (apertura fino al 27 settembre).

All’incontro con i giornalisti interverranno il sindaco del Comune di Ferrara Tiziano Tagliani, la direttrice del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – MEIS Simonetta Della Seta, il rabbino capo della Comunità ebraica di Ferrara Rav Luciano Caro.

 

BIBLIOTECA BASSANI – Sabato 1 aprile alle 11 l’inaugurazione nella sala di lettura di via Grosoli 42 (zona Barco)

In mostra le fotografie “La mia gente – Il Polesine” di Edoardo Terren

29-03-2017

“La mia gente – Il Polesine” è il titolo della mostra fotografica di Edoardo Terren che sarà inaugurata sabato 1 aprile 2017 alle 11 alla Biblioteca Giorgio Bassani (via Grosoli 42, zona Barco di Ferrara). All’inaugurazione saranno presenti l’autore Edoardo Terren, il delegato provinciale di Afi-Afiap (Federation Internationale de l’Art Photographique) Maurizio Tieghi e la responsabile della biblioteca comunale Angela Poli. La mostra resterà allestita fino a sabato 29 aprile, visitabile negli orari di apertura (da martedì a sabato ore 9-13 e nei pomeriggi di martedì mercoledì e giovedì ore 15-18.30). L’ingresso è libero.

LA SCHEDA a cura degli organizzatori
In parete le fotografie in bianco e nero, realizzate da Edoardo Terren, già pubblicate nel volume fotografico “La mia gente. Il Polesine.”
Edoardo Terren nasce a Mira (Venezia) nel 1945 ed è un fotoamatore da oltre trent’anni. Ha iniziato la propria attività con il circolo fotografico ‘L’obbiettivo’ di Dolo, Venezia; ora è iscritto alla Federazione italiana fotoamatori (Fiaf) e all’Afi (Artista fotografo italiano). Preferisce tecniche analogiche e propone scatti in bianco e nero. Trascorre il proprio tempo libero nelle campagne del Polesine e nel suo laboratorio di fotografia.
I suoi paesaggi che di frequente incrociano il fiume Po restituiscono emozioni e riletture della apparentemente immota pianura, il lavoro faticoso della terra, i ruderi, i pioppi, le canne, le nebbie, l’acqua, gli argini, la pesca.
Una fotografia minimalista all’altezza dei grandi che hanno percorso il Polesine con la macchina fotografica.

Ingresso gratuito negli orari di apertura al pubblico della biblioteca, dal martedì al sabato 9-13 , e nei pomeriggi di martedì mercoledì e giovedì ore 15-18.30.

3.a COMMISSIONE CONSILIARE – Convocata giovedì 30 marzo alle 15.30 nella Residenza Municipale

Esame della delibera dei requisiti economici per l’accesso ad alloggi Erp

29-03-2017

La 3.a commissione consiliare – presieduta dal consigliere Fiorentini – si riunirà giovedì 30 marzo alle 15.30 nella sala Commissioni “E. Zanotti” della Residenza Municipale. All’esame del gruppo di lavoro la delibera (assessora relatrice Chiara Sapigni) “Attuazione della Dgr Emilia Romagna n. 894/16 in materia di determinazione dei requisiti economici per l’accesso e la permanenza negli alloggi di edilizia residenziale pubblica e delle modalità per il calcolo e l’applicazione dei canoni Erp: adozione di azioni di mitigazione per nuclei fascia di decadenza“.

ANDOS E ASSOCIAZIONE MUSICISTI DI FERRARA – Giovedì 30 marzo alle 21 alla sala Estense (piazza Municipio)

“Il Rock suona per le donne operate al seno”: un concerto per la salute

29-03-2017

Comunicato a cura degli organizzatori

Giovedì 30 marzo 2017 alle 21 alla sala Estense di Ferrara, “Il Rock suona per le donne operate al seno”; il concerto è organizzato da Andos (Associazione nazionale donne operate al seno) comitato di Ferrara in collaborazione con l’Associazione musicisti di Ferrara.

Sul palco si avvicenderanno due band: la prima si chiama Rock Train Slaves ed è composta da ragazzi fra i 22 e 23 anni; la band è nata per volontà dei bolognesi Andrea Folli, voce armonica e chitarra acustica, e Davide Parisini batteria e cori, ai quali si sono aggiunti prima Eugenio Richetta, che insieme ad Andrea è l’autore dei brani della band oltre a suonare la chitarra solista, slide e acustica; con l’arrivo dell’ultimo componente del gruppo Alessandro Rizzato, quest’ultimo trentenne, la band raggiunge la sua formazione definitiva, suonando un repertorio originale di blues e rock’n roll. Nel 2008 esce il loro primo album di inediti che si chiama “The Rain Can Wait”.

La seconda band in programma si chiama Old Rock band ed è invece formata da veterani della musica, appassionati di classici del repertorio pop rock; la band nasce nel 2008 con l’dea di realizzare il progetto ambizioso di far rivivere le atmosfere, i ritmi, e le emozioni della musica degli anni ’60-’70, attraverso un repertorio di canzoni angloamericane e italiane tipiche del genere rock.
Gli anni ’60 e ’70 hanno tracciato un solco irripetibile nella storia della musica, e ciò che hanno lasciato in eredità rappresenta un patrimonio indelebile per le generazioni future. La Old Rock band con il suo repertorio, vuole dare un significativo contributo a mantenere vivo lo spirito che ha caratterizzato questo periodo effervescente e ricco di emozioni. I componenti della band sono: Beppe Gardenghi, Roby Federzoni, Sandro Frighi, Giango Bruno, Tino Villani, Mauro Trombetta, Andrea Gardinali.

Il rock accende i riflettori quindi sull’operato dell’Andos che aiuta decine e decine di donne che, dopo aver subito un intervento al seno, hanno bisogno di cure, fisioterapia, assistenza psicologica, e non sempre queste persone possono permettersi costose cure; a questo punto entra in gioco questa associazione di volontariato che con una piccola quota di iscrizione garantisce alle sue assistite gran parte delle cose di cui hanno bisogno: consulenze oncologiche, trattamenti di fisioterapia complessa, personalizzata secondo le condizioni della paziente, attività fisica con corsi riabilitativi e di mantenimento in piscina e palestra, sostegno psicologico attraverso incontri di gruppo e singoli guidati da psicooncologi, incontri di aggiornamento e di educazione sanitaria sul territorio, seminari e convegni per la formazione costante delle volontarie e per gli aggiornamenti in materia, consigli nutrizionali rivolti alle donne in chemio e/o ormonoterapia, attività culturali e ricreative e consulenze cosmetiche.
Insomma una serata musicale per far conoscere sempre di più questa importante realtà che opera sul nostro territorio e che si autofinanzia per poter tenere le quote di iscrizione il più basse possibile; a tal proposito l’ingresso al concerto costerà 10 euro e andrà interamente a tal fine.

MUSEI CIVICI D’ARTE ANTICA – Dall’1 aprile il palazzo sarà visitabile da lunedì a venerdì in via Cisterna del Follo 5

Nuovi orari di apertura per Palazzo Bonacossi

29-03-2017

Nuovi orari di apertura per le visite a Palazzo Bonacossi, in via Cisterna del Follo 5. Dal 1 aprile 2017 la dimora che è sede della Direzione dei Musei di arte antica del Comune di Ferrara rimarrà chiusa al sabato, ad eccezione delle occasioni in cui ci siano in programma eventi particolari già messi in calendario per la Sala Conferenze.

Questi gli orari di apertura: lunedì ore 9-13 e da martedì a venerdì ore 9-18. In caso di visite di gruppo è consigliata la prenotazione via mail oppure telefonicamente allo 0532 244949, fax 0532 203064. L’ingresso è gratuito.

Per info e prenotazioni: Servizio Musei d’arte antica e storico scientifici, segreteria di Direzione-Palazzo Bonacossi, via Cisterna del Follo 5, Ferrara, tel. 0532 244949, email arteantica@comune.fe.it

PREMIO PACE CITTA’ DI FERRARA 2017 – Venerdì 31 marzo alle 15 la consegna nella Sala degli Arazzi (piazza Municipio 2, Ferrara)

Da Ferrara un riconoscimento all’associazione Uiki onlus, l’Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia

29-03-2017

Sarà la signora Ozlem Tanrikulu, a nome dell’associazione Uiki onlus di cui è presidente, a ritirare il Premio Pace Città di Ferrara 2017, venerdì 31 marzo alle 15 nella Sala degli Arazzi della residenza municipale (piazza Municipio 2, Ferrara). Alla cerimonia interverranno il sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani, l’assessora comunale alle Politiche per la Pace Annalisa Felletti e la presidente dell’Udi di Ferrara Liviana Zagagnoni.
Uiki onlus, l’Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia, con sede a Roma, opera dal 1999 come organizzazione non lucrativa di utilità sociale, per diffondere informazioni sul movimento curdo e sulla questione curda in generale.
L’associazione riceverà la targa ferrarese a particolare riconoscimento della propria ‘abnegazione nel divulgare il modello di co-gestione e co-responsabilità di genere delle cariche politiche’ così come in uso nel territorio autonomo curdo della Regione di Rojava.
La consegna del riconoscimento rientra fra le iniziative di cui da anni il Comune di Ferrara si fa promotore con l’intento di contribuire a diffondere la cultura della pace e il rispetto dei diritti umani, attraverso le testimonianze di chi opera con impegno per gli stessi obiettivi.
La cerimonia pubblica, organizzata in collaborazione con l’Udi (Unione donne in Italia) di Ferrara, offrirà l’occasione alla presidente di Uiki onlus Ozlem Tanrikulu per illustrare l’attività e gli obiettivi della propria associazione e per approfondire le problematiche legate alla questione curda.
La permanenza di due giorni a Ferrara sarà anche l’occasione per Ozlem Tanrikulu per confrontarsi con studenti e studentesse di 4 istituti di istruzione superiori cittadini e con associazioni femminili, per approfondire aspetti della questione curda poco conosciuti nel nostro Paese.

Giornalisti, fotografi e video operatori sono invitati

CONFERENZA STAMPA – Venerdì 31 marzo alle 11, nella sala dell’Arengo della residenza municipale,

Presentazione del concerto della Corale Veneziani a favore di ADO

29-03-2017

Venerdì 31 marzo alle 11, nella sala dell’Arengo della residenza municipale, si terrà una conferenza stampa per illustrare le modalità dell’appuntamento in programma domenica prossima alla basilica di San Giorgio in occasione dell’esecuzione del ‘Requiem in re minore-K626’ di Mozart, eseguito dall’Accademia Corale Vittore Veneziani e dall’Orchestra Senzaspine a favore di ADO Ferrara.

Per illustrare l’iniziativa interverranno l’assessora comunale Chiara Sapigni, la presidente di ADO Daniela Furiani, il presidente e il vicepresidente della Corale Veneziani Girolamo Calò e Alessandro Anania e il maestro Giulio Arnolfi.

BIBLIOTECA ARIOSTEA – Conferenza venerdì 31 marzo alle 17 nella sala Agnelli

Kant e l’autonomia della ragione spiegati da Giuliano Sansonetti

29-03-2017

Avrà come protagonista Kant, e la sua concezione della libertà, la conferenza di Giuliano Sansonetti in programma venerdì 31 marzo alle 17 nella sala Agnelli della biblioteca comunale Ariostea (via delle Scienze 17, Ferrara). L’incontro, che sarà coordinato da Antonio Moschi, rientra nel ciclo di conferenze sul tema della ‘Libertà’ promosso dall’Istituto Gramsci e dall’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara.

LA SCHEDA a cura degli organizzatori
L’Illuminismo rappresenta per Kant l’uscita dell’uomo dallo stadio di minorità, ovvero dalla condizione di subalternità politica e religiosa. Tale condizione è quella propria dell’uomo capace di autonomia morale, ovvero di saper condurre la propria vita sulla base della ragione pienamente sviluppata. Questa e non altra è per Kant la condizione della vera libertà, ossia di ciò che in ultima istanza rende l’uomo diverso dall’animale. La libertà, non l’arbitrio. Per Kant infatti non c’è libertà senza moralità, ovvero senza la determinazione a fare ciò che si deve, non solo ciò che si vuole. Per Kant dunque l’Illuminismo è un movimento storico di emancipazione, che ha le proprie basi nella capacità degli uomini singoli di emanciparsi in virtù dell’autonomia morale e della libertà.
Giuliano Sansonetti è stato da ultimo professore di Filosofia morale all’Università di Ferrara. Il suo campo di ricerca è costituito soprattutto dalla fenomenologia e dall’ermeneutica contemporanee cui ha dedicato vari volumi e numerosi articoli, con particolare riferimento a Emmanuel Levinas, Hans Georg Gadamer, Michel Henry. Ha svolto altresì attività di traduttore nel campo della filosofia e della teologia francese e tedesca.

Immagine: il programma completo del ciclo di incontri sulla Libertà

 

SISMA E SOLIDARIETA’ – Sabato 1 aprile alla Città del Ragazzo, alla presenza dei sindaci di Ferrara Tiziano Tagliani e di Accumoli Stefano Petrucci

Il convegno ‘Insieme per costruire’. Ferrara sostiene la zona terremotata di Accumoli

29-03-2017

Si è svolta in mattinata (mercoledì 29 marzo) nella Residenza Municipale la conferenza stampa di presentazione di un progetto destinato a legare Ferrara con Accumoli, distrutta dal terremoto dello scorso agosto. Sabato 1 aprile, alla Città del Ragazzo (viale Don Giovanni Calabria 13), alla presenza dei sindaci di Ferrara Tiziano Tagliani e di Accumoli Stefano Petrucci, si svolgerà infatti il convegno “Insieme per costruire”, al termine del quale è prevista un'”Amatriciana di solidarietà” (necessaria la prenotazione). L’iniziativa è realizzata dall’ente di formazione ospitante oltre che dal Collegio dei Geometri di Ferrara, dalla società Geoweb, dalle associazioni Lions. Nell’occasione, al sindaco di Accumoli saranno consegnati i fondi raccolti con una serie di iniziative.

Alla conferenza stampa erano presenti l’assessore alla Sanità/Servizi alla Persona del Comune di Ferrara Chiara Sapigni, Monica Bertelli per la Città del Ragazzo e Giuseppe Rando in rappresentanza del Collegio Geometri e dei Lions.

 

(Comunicazione a cura dell’Ufficio stampa degli organizzatori)

ACCUMOLI, Insieme per ricostruire – Un progetto per legare Ferrara con Accumoli, tra le realtà più colpite dal terremoto che lo scorso agosto ha distrutto il Centro Italia. E’ quello presentato stamattina, in conferenza stampa, in Sala Giunta, cui hanno dato vita la Città del Ragazzo, il Collegio Geometri di Ferrara con la Società Geoweb, il coordinamento dei Lions. Due i filoni: una raccolta fondi e un convegno. Filo rosso, un grande evento, in programma sabato mattina, a partire dalle 11, alla Città del Ragazzo, che vedrà la presenza, oltre che del sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani, del collega di Accumoli Stefano Petrucci. «Abbiamo voluto unire le forze – spiegano i fautori dell’iniziativa – dando vita a qualcosa di concreto, il cui valore sia nel tempo, sia di prospettiva». Di qui la sede ospitante, la Città del Ragazzo, che come ha spiegato Monica Bertelli, «per vocazione sta accanto a chi è in difficoltà». Non trascurabile la sensibilità del territorio ferrarese, ferito a sua volta dal sisma, nel 2012, sottolineata dall’assessore ai Servizi alla Persona, Chiara Sapigni, che ha ricordato quanto, anche in tema di cartografia digitale, il Comune sia all’avanguardia. Dall’agosto 2016 ad oggi, come ha sottolineato Giuseppe Rando, in rappresentanza della Fondazione Geometri e dei Lions , molti sono stati i professionisti ferraresi che si sono recati sul posto, sia per aiutare che comprendere le reali necessità del territorio ferito. Di qui la scelta di raccogliere fondi, che saranno consegnati – con un assegno simbolico – sabato al sindaco di Accumoli. Sarà lui stesso a spiegare la loro destinazione, tradotta in progetti.

IL PRIGRAMMA – Convegno “Insieme per costruire”, (Istituto Don Calabria – Città del Ragazzo Viale Don Giovanni Calabria, 13 – 44124 Ferrara Tel. 0532-741515)

Ore 10:50 Ritrovo nella sala conferenze
Ore 11:00 Saluti di Benvenuto e
Presentazione dell’evento
Geom. Daniela Goldoni
Presidente Fondazione
Geometri Ferraresi
INTERVENTI
Ore 11:15 Saluto delle Autorità presenti
Ore 11:45 Dott. Ing. Franco Maggio
Direttore Centrale Catasto,
Cartografia e Pubblicità Immobiliare
Agenzia delle Entrate
Dott. Ing. Flavio Ferrante
Responsabile Area Cartografia
Agenzia delle Entrate
Ortofoto e mappe catastali
a supporto della Protezione
Civile per le calamità naturali
Ore 12:30 Dott. Ing. Antonio Bottaro
Amministratore Delegato GEOWEB S.p.A.
Ore 12:45 Geom. Stefano Petrucci
Sindaco del Comune di Accumoli
Gestione dell’emergenza post
terremoto: Il supporto delle
Istituzioni e delle Associazioni

Ore 13:00 Pranzo nel Refettorio della Città del Ragazzo
Ore 16:00 Termine dell’evento

Durante il Pranzo verrà effettuata una lotteria di beneficienza

——————————————-

Gli organizzatori della giornata destinano il ricavato dell’evento al service di solidarietà diretta per contribuire alla risoluzione di situazioni critiche che saranno segnalate dal Sindaco di Accumoli
Contributo a persona € 25,00 per partecipazione e pranzo

>> L’evento è rivolto ai Geometri, loro famiglie ed amici. Al fine di organizzare al meglio il pranzo, occorre confermare la partecipazione alla Segreteria del Collegio Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Ferrara inviando un fax al numero 0532/761400 oppure una e-mail all’indirizzo segreteria@collegiogeometri.fe.it entro e non oltre il 25/03/2017.
Il contributo di iscrizione dovrà essere versato tramite Bonifico Bancario (Codice IBAN: XXX intestato a Lions Club Ferrara Europa Poggio Renatico ). Per ulteriori informazioni tel. 0532/765350.

>> Per membri e soci Lions Club contattare: Lions Club Ferrara Europa Poggio Renatico Ing. Carlo Cannafoglia 320/4089805

 

Per info: Camilla Ghedini cell. 335-454928 mail: info@ufficiostampacomunicazione.com www.ufficiostampacomunicazione.com

ARTI ORIENTALI – Sabato 1 aprile alle 17 nella sala della Musica (via Boccaleone 19)

Un incontro per conoscere la disciplina del Qigong

29-03-2017

Sabato 1 aprile 2017 alle 17 nella sala della Musica (via Boccaleone 19) ci sarà un incontro per conoscere la disciplina del Qigong. L’appuntamento, intitolato “Il cammino del guerriero – Il Qigong coome strumento di rivoluzione interiore e liberazione della coscienza” è organizzato dall’associazione sportiva dilettantistica Qi-Hai-Shiatsu-Scuola di Qigong con il patrocinio del Comune. Giuseppe Paterniti Lupo presenterà l’esercizio chiamato “Cammino del guerriero”, da eseguire in una “camminata ispirata alle movenze del Tàijì Quàn e delle arti marziali interne”.

Nella scheda descrittiva il Qigong viene definito “arte millenaria” che si è  “sviluppata come pratica medica in seno alla medicina cinese integrandosi, tra l’altro, con le correnti filosofiche-religiose e con le discipline marziali” per diventare “popolare in tutto il mondo come forma di ginnastica psicofisica, capace di favorire il corretto equilibrio energetico e quindi di facilitare nella persona condizioni di benessere e salute”. (Note a cura dell’organizzazione)

Tersite Rossi presenta il suo ultimo romanzo a Ferrara

Da Libreria Feltrinelli

“Uno scontro millenario incombe sul futuro” è lo slogan con cui il collettivo di scrittori si ripresenta sulla scena letteraria dopo quattro anni di silenzio, con un’avventura lunga come la storia dell’uomo. E oltre.

La libreria Feltrinelli di Ferrara, in collaborazione con l’associazione culturale Gruppo del Tasso, propone la presentazione dell’ultimo romanzo di Tersite Rossi, collettivo di scrittori scoperto da Massimo Carlotto e formato dall’insegnante Mattia Maistri e dal giornalista Marco Niro, che torna sulla scena letteraria a sei anni dal felice esordio del 2010 con “E’ già sera, tutto è finito” (Pendragon), il romanzo-inchiesta sulle bombe del ’92-’93, e a quattro anni da “Sinistri”, il noir distopico uscito nel 2012 nella collana SabotAge curata da Carlotto per le edizioni e/o.
Il nuovo romanzo, già salutato positivamente da critica e pubblico, s’intitola “I Signori della Cenere” (Pendragon, in libreria dal 6 ottobre 2016) e sarà presentato venerdì 31 marzo 2017 alle ore 18 alla libreria Feltrinelli, dove i due autori saranno intervistati da Andrea Moretti.
Il duo di scrittori ancora una volta si diverte a giocare con il tempo e la Storia. Se il primo lavoro era ambientato nel recente passato e il secondo nel prossimo futuro, questo affonda le sue radici all’alba dei tempi, per poi scaraventarci fino ai nostri giorni, quelli della grande crisi, e andare oltre.
Si tratta di un’avventura senza respiro che costringe i protagonisti – popoli antichi, monaci guerrieri, uomini d’affari senza scrupoli e intellettuali ambigui – a interrogarsi sull’origine dei sentimenti umani più profondi, l’amore e l’odio.
“I Signori della Cenere” è un romanzo di storie intrecciate, come da tradizionale marchio di fabbrica del duo di scrittori. Lorenzo è un rampante broker di Wall Street, Aldo un taciturno ragioniere di provincia e Petra un’inquieta antropologa alla ricerca di se stessa. Le loro vite s’incrociano a Milano nella primavera del 2007, in un hotel di lusso dove Lorenzo si trova per seguire un convegno dell’élite finanziaria internazionale, Petra per relazionare a un seminario sulle società matriarcali, Aldo, rimasto disoccupato, per compiere la sua vendetta contro il sistema che lo ha fatto fuori.
A fare da sfondo alla narrazione sono stavolta i crimini finanziari all’origine della devastante crisi economica d’inizio millennio e il modello sociale pacifico e mutuale delle antiche civiltà preindoeuropee dedite al culto della Grande Madre. Due mondi opposti e solo apparentemente molto lontani, in realtà legati da un filo sottile che s’intreccia fino ai nostri giorni, mettendo tutti di fronte a un bivio: la guerra più sanguinaria di tutti i tempi oppure una svolta pacifica e rivoluzionaria nelle relazioni fra gli uomini. Odio oppure amore.
“Anche questo nostro terzo romanzo – spiegano Niro e Maistri, che prima di iniziare a scrivere hanno condotto un pluriennale lavoro di ricerca – s’inserisce nel solco della cosiddetta Narrativa d’Inchiesta. Ovvero quel particolare uso della narrazione che offre al lettore l’occasione di avvicinarsi a temi, fatti e idee che l’informazione di massa non approfondisce o, spesso, nemmeno sfiora. Assegnando a quei temi, fatti e idee una nuova forma che, pur facendo perno sul verosimile, spesso e volentieri si spinge oltre la verosimiglianza, per diventare, a volte, quasi predizione”.
A un contenuto tanto ricco corrisponde, in linea con i precedenti lavori del collettivo, una forma caleidoscopica, pluri-genere, che svaria dal noir al giallo, dall’investigativo all’avventura, addirittura fino al fantasy. Un oggetto narrativo non identificato, né identificabile, che non si lascia incasellare, e ingabbiare, dalle categorie spicciole create dall’odierno marketing editoriale.
A essere chiaramente identificabile, invece, è l’uso di un “tòpos” letterario molto caro al duo di scrittori, quello dell’antieroe, evocato dal loro stesso pseudonimo, che richiama il Tersite omerico, un antieroe che nell’Iliade sfidò l’ipocrisia del potere ma finì bastonato e deriso, del quale Niro e Maistri si cimentano a creare epigoni letterari contemporanei. Lo erano i protagonisti dei primi due romanzi, lo sono anche quelli del terzo. “Possiamo dire che ‘I Signori della Cenere’ – affermano gli autori – rappresenti la chiusura ideale di una sorta di trilogia dell’antieroe”.
Per avere maggiori informazioni sul romanzo, conoscere le tappe del tour di presentazione “Terra e cenere”, nonché approfondire la conoscenza di Tersite Rossi, è possibile visitare il sito dell’autore: www.tersiterossi.it.

La Porta dell’arte. Algorithmic di Andrea Amaducci alla Porta degli Angeli di Ferrara

Da EVART – Associazione no profit per l’arte e la cultura

Una nuova primavera sboccia alla Porta degli Angeli dall’1 aprile al 31 maggio 2017 con Andrea Amaducci, il quale porta nel monumento cinquecentesco un progetto artistico crossmediale e multidisciplinare dal titolo Algorithmic.
L’intento “dell’algoritmo” di Amaducci è quello di creare interazioni tra diversi tipi di sensibilità, di esperienze artistiche, di storie personali.
Per i due mesi del progetto, Amaducci trasformerà la Porta degli Angeli nella sua simbolica fucina artistica, creando una programmazione ricca di appuntamenti per valorizzare uno degli spazi più suggestivi della città e sperimentare azioni artistiche in grado di intercettare fasce di pubblico giovane.
Il programma prevede cinque mostre tra personali e collettive, improvvisazioni musicali, conferenze e performances.
I cinque eventi espositivi si alterneranno con cadenza regolare ogni dieci giorni riconfigurando lo spazio monumentale della Porta degli Angeli.

Esposizioni personali
Massimo Pasca (6 maggio), artista salentino, classe 1974, che inizia con il live-painting, dipinge per istituzioni, cineclub, teatri, musicisti e realizzazioni nell’ambito della moda.
Chiara Sgarbi (17 maggio), ferrarese artista e pedagoga, la sua cifra stilistica è il collage. Ha una lunga esperienza nell’editoria per ragazzi.

Esposizioni collettive
“San Sebastiano” a cura dello storico dell’arte Lucio Scardino (7 aprile);
Enrico Artosi e Pietro Casari (18 aprile), giovani artisti alla prima esperienza espositiva, provenienti dal mondo della street-art e del writing;
Andrea Penzo e Cristina Fiore (23 aprile), artisti e curatori, scrittori, performer.

Gli ospiti che hanno accolto l’invito sono parte integrante dell’azione creativa per produrre l’algoritmo artistico di Andrea Amaducci, che connette diverse tipologie di pubblico. Tra i partecipanti:
Gianluca Marziani (4 aprile), Direttore artistico Palazzo Collicola Arti Visive, Spoleto.
Virginia Sommadossi (24 aprile), Responsabile della comunicazione di Centrale FIES, Ambienti per la Produzione di Performing Art.
Fabiola Naldi (15 maggio), Dottore di Ricerca in Storia dell’Arte Contemporanea, critica e curatrice; docente presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, presso l’Accademia Carrara di Bergamo e presso l’Università degli Studi di Bologna.
Marilena Pasquali(18 maggio), storica dell’arte, critica d’arte contemporanea ed esperta di gestione dei musei. Fondatrice del Museo Morandi.
Per quanto riguarda l’intreccio tra arte e musica, Amaducci coinvolgerà realtà locali e non, facendo interagire ad esempio Jacques Lazzari (19 aprile), giovane pianista e compositore ferrarese con Francesco Montefiori (15 aprile), musicista e produttore musicale, tastiera nel duo musicale Montefiori Cocktails (autori della colonna sonora di Sex and the city). Le improvvisazioni musicali saranno sempre legate ad azioni performative dell’artista.

Performances
Valsecchi Simone (6 aprile ), stylist con esperienze nell’ambito del teatro( Ronconi) e nella moda ( Ferrè).
Andrea Penzo e Cristina Fiore (25 aprile), performance.
Francesco Stanghellini (25 maggio), artista forlivese.
Vincenzo Tomasini (26 maggio), giovane artista forlivese, allievo di Francesco Stanghellini.

Tutti gli eventi sono a partecipazione e ingresso gratuito. Eventuali modifiche del calendario o degli orari saranno comunicati nel sito web e nella pagina Facebook.

Orari di apertura
La mostra sarà visitabile in occasione degli eventi previsti nel programma oltre che nei seguenti orari:
sabato e domenica 16-19 e su appuntamento evartassociazione@gmail.com

EVART – Associazione no profit per l’arte e la cultura
Via Carlo Mayr, 9a, 44121, Ferrara
T. 347 244 1042 t. 335 383 915
evartassociazione.wix.com/gateportait
evartassociazione@gmail.com
Facebook GATE Porta Instagram gate­_porta
#gateporta #portadegliangeli #andreaamaducci #algorithmic

Schumann a Palazzo Bonacossi

Da responsabile comunicazione del Conservatorio

Domani, giovedì 30 marzo alle 18 in via Cisterna del Follo 5, Ferrara, concerto a chiusura della masterclass Erasmus+

Giovedì 30 marzo alle ore 18 al salone d’onore di Palazzo Bonacossi, al termine della Masterclass Erasmus+ tenuta al Conservatorio “Frescobaldi” di Ferrara (da martedì scorso fino a giovedì 30 marzo) da Doina Grigore, docente di pianoforte, e Luminita Ciobanu, docente di viola dell’ Università di Arte e Musica ‘George Enescu’ di Iasi (RO), si terrà il concerto di musica da camera aperto alla cittadinanza, che vedrà inoltre la partecipazione dei docenti del Conservatorio “Frescobaldi” Claudio Conti (clarinetto) e Vanja Gentile (oboe).

In programma musiche di R. Schumann:

– Drei Romanzen Op 94, per oboe e pianoforte

– Marchenbilder Op 113 per viola e pianoforte

– Marchenerzahlungen Op 132 per clarinetto,viola e pianforte

Organico:

Vanja Gentile, oboe

Claudio Conti, clarinetto

Luminita Ciobanu, viola

Doina Grigore, pianoforte

Orientamento all’impresa per 900 studenti. I giovani a contatto diretto con il cuore dell’impresa

Da Responsabile Sezione Comunicazione

La Cna di Ferrara si mobilita nel corso delle due Giornate 30 e 31 marzo, con l’obiettivo di favorire la propensione alla imprenditorialità. Proposte ai Comuni misure di alleggerimento fiscale (Tari e tassa pubblicità) per le neo imprese

Ferrara – Una forza trascinante di più di 900 ragazzi riempirà giovedì 30 e venerdì 31 marzo le sale riunioni e i laboratori, gli uffici e i reparti macchine di tante aziende, curiosando tra attrezzature, computer e strumentazioni tecnologiche di ultima generazione. Saranno loro, gli studenti di Istituti medi della provincia di Ferrara di ogni indirizzo scolastico e giovani universitari i protagonisti delle Giornate dell’orientamento alla imprenditorialità promosse dalla Cna di Ferrara, insieme ai loro insegnanti, così come i tanti imprenditori e imprenditrici che si metteranno a loro disposizione per raccontare in che cosa consista oggi il difficile mestiere del fare impresa.

Ne hanno parlato questa mattina Alberto Minarelli, presidente provinciale della Cna, Matteo Fabbri e Silvia Merli, presidente e responsabile dei Giovani imprenditori Cna e Diego Benatti, direttore provinciale dell’Associazione, alla conferenza stampa nella quale è stato presentato il denso programma della iniziativa, dal titolo “Intraprendenti. Percorsi virtuosi tra scuola e impresa”, tra incontri, workshop di approfondimento e visite di scolaresche a imprese eccellenti distribuite nelle diverse aree del territorio provinciale.

Un lavoro difficile, quello dell’imprenditore, ma possibile, per i giovani che vorranno mettersi volonterosamente alla prova: “Vogliamo far emergere – ha sostenuto Matteo Fabbri – quanto di positivo c’è nella cultura d’impresa, come occasione per far valere se stessi e le proprie capacità”.

Indubbiamente, in anni di crisi e chiusura di aziende in difficoltà, aprire nuove attività non è una passeggiata. Lo ha ricordato il direttore Benatti con alcuni dati: nel 2016 sono nate, in provincia di Ferrara, 1900 imprese, contro le 2400 che hanno chiuso i battenti. Di queste neo imprese, 486 sono dirette da giovani sotto i 35 anni di età. Cosa si fa per aiutarle ad affermarsi sul mercato? Come difendere questo prezioso patrimonio imprenditoriale, in una fase di scarsa crescita come l’attuale? Per Cna servono innanzitutto misure concrete, in particolare per sostenere i giovani imprenditori nei primi tre anni, i più delicati e critici, dell’avvio dell’attività. La proposta rivolta a tutti i sindaci della provincia è di agire sulla leva del prelievo fiscale, prevedendo indici di tassazione più «leggeri» e di entità crescente, per gli anni immediatamente successivi alla creazione dell’impresa. L’area di prelievo sulla quale incidere è, secondo l’Associazione, quella della Tari e della tassa di pubblicità. In questo senso è aperto un intenso confronto con i Comuni del territorio provinciale.

Ma ecco il programma dettagliato delle due giornate.

Giovedì 30 marzo. A partire dalle ore 9, presso la Sede provinciale della Cna, la prima delle due Giornate di orientamento all’imprenditorialità si aprirà con i saluti, in seduta plenaria, del vice presidente provinciale della Cna Emanuele Borasio e del presidente dei Giovani Imprenditori, Matteo Fabbri. Seguirà una breve conferenza, tenuta dal consulente in comunicazione e web marketing Fabio Giannini, dal titolo “Digitalizzazione e Social: impatti e nuove opportunità per imprese e giovani lavoratori ”.

Dalle 10,30, sono in programma workshop tematici, tenuti da imprenditori e consulenti, riferiti ai seguenti settori: alimentare- ristorazione (imprenditori Laura Salani e Nicola Veronese), automazione industriale (imprenditori Cristina Tralli e Roberto Bonora), autoriparazione (imprenditori Devid Fiorini e Francesco Veronesi), benessere (imprenditori Adriana Valles e Marcella Furini), comunicazione e Ict (imprenditori Giulia Bratti e Matteo Fabbri, moda (imprenditori Michele Bottoni e Laura Valieri), turismo (imprenditori Dario Guidi e Alessandro Pasetti).

Contemporaneamente, sempre alle 10,30, workshop in collaborazione con l’Università degli Studi di Ferrara, sul tema “Creazione di impresa tra spin off e start up”. Interventi di Anna Pregnolato, dell’Ufficio Trasferimento tecnologico di Unife, Andrea Alogna della società HelixPharma srl, Miriam Surro, amministratrice delegata di MiDo Srl, Emanuele Borasio amministratore delegato di WeAr Srl, Luca Ercolin e Maria Paternò Di Sessa dell’impresa Zenith Ingegneria srl. Modera i lavori: Patrizia Barbieri responsabile per i rapporti con l’Università di Cna Ferrara.

Venerdì 31 marzo. Tutta la mattinata, con inizio alle ore 9, sarà dedicata alle visite di studenti di Istituti medi superiori a 19 piccole e medie imprese eccellenti della nostra provincia di diversi settori produttivi e dei servizi. Ecco i nomi delle imprese e gli Istituti scolastici che le visiteranno: Archliving (studio di progettazione – Ferrara) – Istituto G. B. Aleotti; Auto Po (automotive – Ferrara) – Ipsia E. I d’Este e Istituto Copernico – Carpeggiani; Box Doccia Sant’Agostino (cabine doccia vetreria – Sant’Agostino) – Istituto Bassi Burgatti; Cablaggi Iosco (cablaggi elettrici ed elettronici – Argenta) – Istituto G. Monaco di Pomposa; Cappelli Ricami (tessile – Bondeno) – Ipsia E. I d’Este e Istituto Copernico – Carpeggiani; Delphi International (marketing e comunicazione – Ferrara) – Istituto Bachelet; Grisù (factory creativa – Ferrara) – Istituto Bachelet; Hotel Logonovo (albergo – Lido degli Estensi) – Istituto R. Brindisi; Krifi (torrefazione caffè – Ferrara) – Istituto Bassi Burgatti; Locanda Del Passo Pomposa (albergo e ristorante – Codigoro) – Istituti Vergani e Navarra; Logikamente (web agency – Ferrara) – Liceo G. Carducci; Modelleria Meccanica Bonora (progettazione e realizzazione attrezzature e stampi – Ferrara) – Ipsia E. I d’Este e Istituto Copernico – Carpeggiani; Oasi Canneviè (hotel rurale – Codigoro) – Istituto R. Brindisi; Oberti (riparazione elettromeccanica – Ferrara) – Liceo G. Carducci; Omi (cilindri ed accessori per l’automazione pneumatica – Ostellato) – Istituto R. Brindisi; Pronesis (web agency – Ferrara) – Istituto Copernico – Carpeggiani; Seba (dispositivi protezione antinfortunistica – Cento)- Istituto Fratelli Taddia; Suono e Immagine (impianti audio e video – Ferrara) – Istituto G. B. Aleotti; Visual Brand (cartellonistica e grafica – Dosso) – Istituto Fratelli Taddia

Aerrs e Giostra del Monaco ai Giorni italiani presso il Castello di Thury a Varpalota.

Da Associazione Emilia-Romagna Rievocazioni storiche

Dal 31 marzo al 2 aprile una delegazione ferrarese parteciperà agli eventi che la Amministrazione comunale di Varpalota dedica alle città ed alle Associazioni italiane gemellate.

Ospiti anche i rappresentanti della Giostra del Monaco della Contrada di San Giacomo e dell’AERRS, che con Varpalota collaborano da anni nella realizzazione di eventi, manifestazioni rievocative e convegni.

Molto soddisfatto della collaborazione il Presidente AERRS,e responsabile organizzativo della Giostra del Monaco, Giannantonio Braghiroli a capo della Delegazione Ferrarese, che nel suo intervento, oltre a sottolineare l’importanza di queste collaborazioni internazionali, evidenzierà le caratteristiche storiche, artistiche e culturali di Ferrara, che con le sue preziose testimonianze del Rinascimento, è uno dei 51 siti italiani che l’UNESCO ha inserito nel World Heritage List, come esempio di città che ha saputo conservare nel tempo le sue bellezze storico-artistiche.

L’evento si terrà nel restaurato Castello di Thury, nel centro di Varpalota, sfilate ed esibizioni nei giardini e nel Salone d’Onore il Convegno con la presentazione delle Città e degli eventi che in esse si svolgono ed avrà vasta eco mediatica e diretta televisiva sulla TV ungherese.

La Balena Bianca e i suoi eredi: oggi manca l’attitudine all’ascolto e alla mediazione

di Francesca Ambrosecchia

Che mare politico stiamo attraversando? È inevitabile interrogarsi una volta entrati nella sala Agnelli della biblioteca Ariostea ove campeggia il profilo scudocrociato disegnato nella pancia di una Balena Bianca, simbolo che ci riporta indietro con la macchina del tempo… I convenuti sono qui per assistere al terzo incontro del ciclo ‘Chiavi di lettura’ dal titolo ‘Moriremo moderati? Il ritorno della Balena Bianca’, organizzato da FerraraItalia. Il dibattito prende avvio dalla domanda sull’eredità politica della Democrazia Cristiana. Da Tangentopoli in poi, cosa è successo? E’ oggi cos’è rimasto? La il Grande Cetaceo sta tornando in auge o si è definitivamente inabissato, travolto dai rivolgimenti sociali? Dietro ai microfoni prendono posto, assieme a Sergio Gessi  – che introducendo il dibattito segnala e documenta quel che considera una ritrovata capacità di condizionamento culturale e valoriale da parte del mondo cattolico (leggi) -, Marco Contini giornalista di Repubblica, Luigi Marattin docente a UniBo e consigliere economico della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Alessandro Somma docente di diritto comparato all’Università di Ferrara e collaboratore di Micromega e infine Enzo Barboni presidente Unpli Pro Loco ferraresi ed ex segretario provinciale della Democrazia Cristiana. Gessi ricorda come nel 1983 in un celebre titolo ‘il manifesto’ profetizzasse “non moriremo democristiani, e il crollo del regime clientelare che rappresentava la parte deteriore di quel sistema di potere avvenne effettivamente una decina di anni dopo, ma non per mano degli elettori bensì per l’azione della magistratura all’epoca dell’inchiesta Mani pulite.

Marco Contini è il primo a esporsi esclamando: “Magari morire democristiani!” e non, come afferma lui stesso, per astio nei confronti del partito di governo attuale e dei suoi leader ma per taluni tratti che caratterizzavano la Dc “un partito interclassista che ha dato vita ad una serie di riforme di fondamentale importanza per il nostro Paese e che nutriva un rispetto sacrale nei confronti dei corpi intermedi. Inoltre riteneva che la vittoria elettorale non fosse un mandato assoluto ma che si dovesse esercitare con moderazione e cautela e aveva delle basi solidissime in tutti gli ordini professionali, basti citare i sindacati”. Si trattava di una modalità di gestione che fruttava senza dubbio consenso e grandi quantità di voti, ma consentiva anche di raccogliere le richieste diffuse nel Paese. Sostiene Contini che sia proprio questo a mancare agli attori politici attuale: la vocazione a rappresentare la complessità. Vinte le elezioni si perde di vista il concetto stesso di mediazione, parola di grande significato nel contesto politico che ricorre ampiamente negli interventi dei relatori.

Lo stesso Somma individua nel precedente governo Renzi una forma di ‘cesarismo’, affermando che se tale leader fosse stato democristiano avrebbe avuto maggior cura dei corpi intermedi durante il suo mandato e quindi avrebbe fatto attento uso dello strumento della moderazione. Asserendo convintamente che la Dc è legata a una fase storica ormai superata, alla domanda “moriremo moderati?” oppone il suo pessimismo: “Moriremo da semplici individui, avendo smarrito la dimensione collettiva, soli e impoveriti economicamente ma anche culturalmente“.

Ben lontano invece dallo scenario politico, per Luigi Marattin, sono sia il concetto di ‘cattolici’ sia quello di ‘moderati’: non solo il consigliere non reputa praticabile il confronto tra i periodi pre e post Tangentopoli, possibile solo a livello analitico storico o politologico, ma pone il dubbio anche sul concetto di ‘moderatismo’ e si chiede se “bisogna essere moderati nei contenuti o nei toni”.  Partendo dal presupposto che il nostro Paese necessita di profondi cambiamenti, Marattin pone la questione circa l’efficacia delle soluzioni moderate o se invece la fase attuale non richieda anche strappi e discontinuità, senza la necessità di dover rappresentare tutti gli interessi in campo. Essendo quella attuale una realtà politica, ma anche socio-culturale, diversa da quella esistente ai tempi della Dc e caratterizzata da partiti che vogliono mantenere il proprio “status quo” senza dover forzatamente mediare, è necessario propendere verso una democrazia competitiva, in termini di alternanza.

Da ex segretario provinciale della Democrazia Cristiana, Enzo Barboni afferma che il bilancio dei cinquantacinque anni di governo della Dc è senza dubbio positivo: definisce il partito come profondamente laico, talvolta anche in opposizione alla gerarchia ecclesiastica, e “caratterizzato da un profondo radicamento sul territorio, dato dal grande consenso popolare”. Come diceva De Gasperi era “un partito di centro che guardava a sinistra” . Anche per l’ex segretario locale, la Balena Bianca non tornerà più, il suo declino si è avuto a partire dal ’78 con la morte di Aldo Moro: il mondo ora si è aperto e trasformato e necessita di adeguati e aggiornati strumenti di politica economica e sociale, profondamente diversi dai quelli cui in passatosi faceva riferimento.

In ultima analisi Fiorenzo Baratelli, direttore dell’Istituto Gramsci di Ferrara, che ha portato il suo contributo a margine della conferenza, rimarca la confusione della fase politica attuale a cui consegue l’incapacità da parte delle varie fazioni politiche di costruire qualcosa di nuovo e adatto a tale realtà. Anch’egli ricorda i democristiani come grandi mediatori “lo stile dei leader politici odierni dovrebbe essere più umile e il valore dell’associazione e della sana mediazione dovrebbe essere esaltato”. Tutto ciò tenendo fede alle parole di Aristotele secondo cui essere moderati era la cosa più difficile perché stava a significare ascoltare e “ritenere il meglio” delle diverse posizioni presentate.

Nel finale, la ‘rivelazione’ di Giuseppe Toscano, uno dei maggiorenti della Dc ferrarese negli anni d’oro, presente in sala: “La Dc tecnicamente non è morta: il Consiglio nazionale della Democrazia Cristiana vige tutt’ora non essendosi mai autoaffondato. Attualmente il segretario è Gianni Fontana”. E chissà, allora, che un giorno non capiti davvero di scorgere ancora nel ‘mare politico’ quell’antico cetaceo…

Il video integrale del dibattito sarà prossimamente disponibile sul canale tv di Ferraraitalia

Due appuntamenti in biblioteca per il gran finale dei Tè Letterari

Da ufficio stampa

Sta avviandosi a conclusione la quarta edizione dei Tè Letterari in biblioteca, coordinata con successo dal direttore della stessa Davide Tomasi e dall’animatrice culturale Anastasia Rizzoni. Domani, giovedì 30 marzo, alle ore 17, il giovane scrittore ed attore napoletano Alessandro Gallo, già conosciuto ed apprezzato tanto dal pubblico adulto, quanto dagli studenti del territorio per il suo sostegno al progetto “Liberi dalle Mafie”, presenterà il suo ultimo romanzo “Scimmie”. L’autore dialogherà con Gianluca Coppola, vicario della dirigente scolastica reggente Maria Gaiani. Nel mese di dicembre scorso Gallo, dopo aver incontrato alunni e residenti, spostandosi a bordo della “Mehari” di Giancarlo Siani, ha presentato a Palazzo Bellini il suo spettacolo “Di carne”, ispirato proprio al romanzo, intorno al quale converserà domani con Gianluca Coppola. L’ingresso è naturalmente gratuito e, come di consueto, durante l’appuntamento letterario, sarà servito gratuitamente il tè agli ospiti. Venerdì 31 marzo alle ore 16, sarà invece una figura femminile, protagonista dell’evento letterario curato dal Cif, in collaborazione con il Comune di Comacchio. Maria Pia Braglia presenterà il volume “Diario di Elvira Negilda Nibbio. Frammenti di una famiglia comacchiese”. Coordinerà l’incontro Sara Beneventi ed interverranno Luciana Luciani, Presidente del CIF e Laura Luciani, Vice Presidente del Cif. L’evento chiude il cartellone degli appuntamenti “Marzo Donna”, dedicati alla Festa della Donna e promossi dall’Assessorato alle Pari Opportunità, in collaborazione con l’associazionismo femminile. Anche nel corso di quest’ultimo appuntamento letterario, ad ingresso gratuito, sarà servito il tè offerto dall’Amministrazione Comunale.

Lotta al razzismo. Contrastare il linguaggio dell’odio su web: dalla Regione un manuale di “istruzioni per l’uso”

Da ufficio stampa

Un progetto editoriale nato nell’ambito delle attività di promozione della comunicazione interculturale. Uno strumento rivolto soprattutto ad educatori e insegnanti, per contrastare il rischio di diffusione tra i giovani del linguaggio xenofobo e discriminatorio. La vicepresidente e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini: “Da sempre attenti a promuovere una cultura rispettosa delle diversità. Occorre farlo in tutte le forme, anche attraverso le parole”

Bologna – “Media education, comunicazione interculturale e Hate speech”. Questo il titolo del manuale realizzato dalla Regione Emilia-Romagna per contrastare il rischio di diffusione, soprattutto tra i giovani e nella Rete, del linguaggio dell’odio e della xenofobia. Uno strumento operativo, consultabile e scaricabile dal portale Sociale della Regione, destinato principalmente ad educatori e insegnanti, che in questo volume possono trovare idee, suggerimenti ed esempi concreti per affrontare il tema, in classe e non solo.
Scopo della pubblicazione, realizzata con il Centro culturale Zaffiria e Cospe Onlus, è dunque spiegare ai ragazzi il fenomeno conosciuto con il termine inglese di “hate speech”: false notizie e pregiudizi orientati a istigare l’odio, spesso di natura razziale, ma anche la pratica del disprezzo e della malevolenza online nei confronti di una persona o di un gruppo.

“Anche le parole, il dialogo e la comunicazione devono essere adeguate e all’altezza delle sfide che ci poniamo- sottolinea la vicepresidente della Regione e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini-. Di fronte all’intolleranza e al razzismo che purtroppo continuano a connotare anche la nostra regione, è fondamentale lavorare su strumenti di buona e corretta comunicazione. Opporsi a chi istiga all’odio e alla violenza e usare un linguaggio, soprattutto sul web, che promuova invece l’integrazione e lo scambio multiculturale- aggiunge la vicepresidente- è il minimo che debba fare chi occupa ruoli di governo. La Regione da sempre è attenta alla promozione di una cultura di pace, di civile convivenza e di rispetto delle diversità. Occorre farlo- conclude Gualmini- in tutte le forme, anche tramite un linguaggio appropriato e intelligente”.

Il manuale contiene sei unità didattiche sperimentali, elaborate durante un corso di formazione sull’educazione all’uso dei media realizzato a Bellaria-Igea Marina (Rm) con docenti, animatori interculturali, mediatori culturali e operatori dei Centri giovanili dell’Emilia-Romagna; un progetto che ha visto il coinvolgimento attivo degli studenti di terza media degli Istituti comprensivi di Bellaria e Igea Marina. Vengono proposte raccomandazioni ed esercizi pratici per sviluppare il senso critico e la capacità di analisi dei messaggi, l’uso consapevole dei linguaggi mediali e, soprattutto, il rispetto della diversità, la promozione della tolleranza e dei diritti umani.
Un impegno che la Regione porta avanti anche attraverso il Protocollo triennale d’intesa “Ad altra voce”, firmato nel 2014 da una trentina di Organizzazioni operanti nel settore dei media e della comunicazione interculturale con l’obiettivo di promuovere l’educazione all’uso consapevole dei mezzi di comunicazione nelle scuole, una corretta conoscenza del fenomeno migratorio e il dialogo tra la popolazione immigrata e autoctona del territorio. Un tema, quello del contrasto a tutte le forme di espressione che diffondono, fomentano o giustificano la discriminazione e l’ostilità razziale, a cui è inoltre dedicato uno specifico capitolo della legge regionale del 2004 sull’integrazione sociale dei cittadini stranieri.

Venerdì 31 marzo Somethin’Else ospita il “sincretismo” afrobeat dei Voodoo Sound Club

Da ufficio stampa

Venerdì 31 marzo, per un nuovo appuntamento firmato Somethin’Else è di scena il trascinante “sincretismo” afrobeat dei Voodoo Sound Club guidati dal sassofonista Guglielmo Pagnozzi e completati da Davide Angelica alla chitarra, Salvatore Lauriola al basso elettrico, Gaetano Alfonsi alla batteria e Danilo Mineo alle percussioni.

Venerdì 31 marzo (ore 21.30), per un nuovo appuntamento firmato Somethin’Else, è di scena il trascinante “sincretismo” musicale dei Voodoo Sound Club.
La band nasce nel 2007 da un’idea del sassofonista Guglielmo Pagnozzi ed è completata da Davide Angelica alla chitarra, Salvatore Lauriola al basso elettrico, Gaetano Alfonsi alla batteria e Danilo Mineo alle percussioni.
Per i Vodoo Sound Club la musica è magia e contaminazione, l’arte che unisce persone e popoli, libera dai pregiudizi creando un linguaggio comune. Per questo il voodoo, religione sincretica di derivazione africana, è strettamente connessa all’essenza del gruppo: essa accoglie invece di escludere e dà potere alle pulsioni ancestrali del ritmo e della danza. La musica dei Voodoo Sound Club è quindi una miscela esplosiva di funky, afrobeat, gnawa music, afrocuban music e psichedelia, che riporta il jazz all’originale matrice africana avvicinandolo a tutte le forme di black music che hanno fatto ballare intere generazioni. Il repertorio alterna composizioni originali a brani di Manu Dibango, Fela Kuti e Jimi Hendrix.
“Mamy Wata”, uscito nel 2013 per Brutture Moderne, è il terzo episodio discografico del gruppo, ora al lavoro su un progetto nuovo di zecca di cui potremo ascoltare qualche brano in anteprima assoluta.
I Voodoo Sound Club si sono esibiti in numerosi festival sia in Italia sia all’estero (Milano Film Festival, Berchidda Time in Jazz, Mantova Jazz Festival, Glasgow Merchant City Festival, Harstad Music Freedom Day…) spesso accompagnati da musicisti del calibro di Gianluca Petrella, Billy Konatè e Sire Doumbouya.
Ingresso riservato ai soci Endas. Per informazioni e prenotazione cena 0532 1716739 dalle ore 12:00 alle ore 20:00.

INFORMAZIONI
www.jazzclubferrara.com
jazzclub@jazzclubferrara.com

Per informazioni e prenotazione cena 0532 1716739 dalle ore 12:00 alle ore 20:00.

Il Jazz Club Ferrara è affiliato Endas, l’ingresso è riservato ai soci.

DOVE
Torrione San Giovanni via Rampari di Belfiore, 167 – 44121 Ferrara. Con dispositivi GPS è preferibile impostare l’indirizzo Corso Porta Mare, 112 Ferrara.

COSTI E ORARI
Intero 10 euro
Ridotto 5 euro (la riduzione è valida prenotando la cena al Wine Bar, accedendo al solo secondo set, fino ai 30 anni di età, per i possessori della Bologna Jazz Card, per i possessori di MyFe Card, per i possessori della tessera AccademiKa, per i possessori di un abbonamento annuale Tper, per gli alunni e docenti del Dipartimento Jazz del Conservatorio “G. Frescobaldi” di Ferrara. Pari al 10% per i possessori di Jazzit Card)

Intero + Tessera Endas: 15 euro
Ridotto + Tessera Endas: 10 euro

NB Non si accettano pagamenti POS

Apertura biglietteria: 19.30
Cena a tema partire dalle ore 20.00
Concerto ore 21.30

DIREZIONE ARTISTICA
Francesco Bettini

UFFICIO STAMPA
Eleonora Sole Travagli
e-mail: solejazzclubferrara@gmail.com ; press@jazzclubferrara.com
cell. + 39 339 6116217

Trovati cogolli e reti per pesca abusiva a Jolanda, Codigoro e Argenta

Da Ufficio Stampa

Ventisei cogolli e cinque reti a tramaglio lunghe complessivamente 40 metri.
È il risultato di tre interventi eseguiti nella notte tra sabato e domenica scorsi dai volontari dell’Unione pescatori estensi, in stretto coordinamento con la Polizia provinciale.
A Jolanda di Savoia, lungo il Canale Leone, sono stati ritrovati 24 cogolli collegati tra loro da una fune e assicurati a un palo conficcato nel fondo del canale. Una “barriera” per la cattura del pesce che occupava più della metà del corso d’acqua.
A Codigoro, nel collettore Acque Alte, le guardie volontarie hanno recuperato 2 cogolli privi dei contrassegni identificativi stabiliti dalla legge, che consentono di collegare l’attrezzo di pesca con il pescatore di mestiere autorizzato.
Infine ad Argenta, nel corso d’acqua Garda Menate, sono state recuperate 5 reti a tramaglio per una lunghezza complessiva di circa 40 metri.
“Ringrazio i volontari dell’Upe – commenta al termine il comandante della Polizia provinciale Claudio Castagnoli – per il loro prezioso lavoro, che è un aiuto importante alla lotta contro la pesca illegale nel nostro territorio”.

Il roadshow di Assofranchising fa tappa a Ferrara – 30 marzo in Ascom Confcommercio (ore 9:30)

Da ufficio stampa

Assofranchising, un’opportunità per Innovare: arriva a Ferrara la tappa (il 30 marzo a partire dalle ore 9,30 presso la sala conferenze in Ascom al primo piano di via Baruffaldi, 14/18) del road show nazionale di presentazione del Franchising, una formula vincente ed innovativa. Una mattinata che servirà per comprendere come rilanciare il commercio mettendo in contatto noti brands con quanti (in particolare giovani) vogliano realizzare con successo la loro impresa personale.

Il Franchising permette infatti all’imprenditore (il cosidetto Franchisee) di lavorare in un contesto di riferimento strutturato servendosi del Franchisor (ovvero la casa madre che fornisce marchi, prodotto, marketing…) con un suo preciso ambito di autonomia gestionale del negozio. Interverranno alcuni marchi di primaria importanza per illustrare le loro proposte di business in franchising: Camomilla Italia, Chiedilo al Farmacista, Loewengrube, Mail Boxes Etc., NaturHouse, UniPoste, Van4You, Z-Generation. In questo modo si sviluppa un contatto diretto ed immediato tra aziende e possibili partners commerciali.

“Il tour Assofranchising è un momento particolarmente atteso – commenta il presidente provinciale Ascom Confcommercio Giulio Felloni – oggi per essere competitivi bisogna avere forza di gruppo, strumenti di marketing evoluti ed esperienze consolidate. Ascom ed il suo sistema Confederale – e dunque anche attraverso Assofranchising – offrono supporto a tutti i livelli alle imprese di vicinato sia alle nuove sia a quante, tradizionali, desiderano reinterpretare il loro ruolo per rispondere alle sfide del mercato. Con particolare attenzione alla promovalorizzazione dei centri storici in tutto il territorio provinciale”.
Ad intervenire sul ruolo, chiave, di Assofranchising, Raffaello Pellegrini: “E’ con vero piacere che mi accingo a fare gli onori di casa nella mia città nella duplice veste di Consigliere del Direttivo Nazionale di Assofranching e di Amministratore Delegato di Naturhouse, azienda che da tempo si avvale con grande soddisfazione di questo importante strumento promozionale ideato da Assofranchising e Confcommercio, e gestito localmente con grande efficacia da Ascom”.
All’evento interverrà nei saluti istituzionali l’assessore al Commercio Roberto Serra: “Il sistema commercio – che spiega – anche tradizionale, gia’ da diversi anni riconosce al Franchising valori innegabili e veritieri: merceologie per lo più di qualità medio-alta, opportunità occupazionale, capacità di dare risposta alle esigenze specifiche di una fascia di clientela sempre più ampia. Un momento di confronto sul franchising era opportuno svolgerlo in città, ringrazio Confcommercio per averne creato l’occasione”.

Lo sportello Franchising a Ferrara: è sorto nel 2015 offrendo consulenza e assistenza per chi desidera intraprendere una nuova attività imprenditoriale con la formula del Franchising e che vede appunto la partnership con Assofranchising, l’Associazione Italiana Franchising, nata nel 1971, leader del settore, e che aderisce a Confcommercio dal 2013.

Copparo – Dialettale “Paulin Sganzega”

Da ufficio comunicazione Comune di Copparo

Appuntamento sabato 1 aprile, alle ore 21, al Teatro Comunale De Micheli con la Compagnia Quei da Cupar in “Paulin Sganzega”, commedia brillante in tre atti di Alfredo Pitteri e Ugo Palmerini.

Protagonista assoluto della vicenda è certo Paolo, uno scatenato sessantenne che vive assieme al figlio e ad una governante di lunga data , divenuta ormai parte integrante della famiglia. Il nostro Paulìn non ne vuol proprio sapere di adeguare il proprio stile di vita ad una raggiunta maturità anagrafica e, in preda ad una persistente tempesta ormonale, tenta di sedurre qualsiasi donna gli capiti a tiro, giovani e meno giovani. Le sue rocambolesche avventure amorose vengono sovente sostenute da cumuli di bugie e sotterfugi, attirando su di se’ le ire di un figlio dalla moralità irreprensibile che, per tentare di calmare il focoso genitore, si vede costretto a proferire di continuo la più terribile delle minacce: mandarlo dalla sorella a Mesola, ovvero una specie di forzata reclusione, la perdita della sua adorata libertà.
La commedia è interpretata da: Bruno Pellati, Giordano Guglielmini, Ilaria Pozzati, Sandra Pareschi, Giampietro Tomasatti, Sergio Zecchini, Alfredo Tamisari, Giampaolo Bortolan, Roberta Tomasatti, Sandra Pavani; suggeritrice Silvia Artosi, trucco e parrucco Barbara Lanzoni, allestimenti scenici Matteo Gargano; adattamento testi, direzione e regia di Roberta Roncagli.
Per informazioni e biglietteria: 0532 864580, www.teatrodemicheli.it