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Giorno: 12 Marzo 2017

14 marzo 2017, Giornata del Paesaggio. Dalle 9 alle 11 gli architetti della Soprintendenza illustrano le procedure della tutela del paesaggio

Da ufficio stampa Sovrintendenza Ferrara

Il paesaggio è parte integrante del patrimonio culturale del nostro Paese, il prodotto di un processo di accumulazione e stratificazione misurabile in generazioni. Questo immenso patrimonio, universalmente riconosciuto per la sua unicità, è un elemento fondativo dell’identità nazionale che incide profondamente sulla qualità della vita individuale e collettiva degli italiani. Saperlo salvaguardare significa preservarne la storia e la memoria, consegnando al tempo stesso alle generazioni future la cultura di un uso consapevole del territorio e la capacità di agire secondo i dettami di uno sviluppo sostenibile. Lo dice anche l’articolo 9 della Costituzione che nel prescrivere la sua tutela sancisce di fatto il diritto dei cittadini di oggi e di domani alla storia e alla bellezza.

Presidi di questa tutela sono anche le Soprintendenze che, pur tra mille difficoltà e scarsità di risorse, riconoscono e custodiscono questo straordinario bene pubblico.

In occasione della prima Giornata Nazionale del Paesaggio, istituita dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo nel 2016, il Centro Operativo di Ferrara -sede distaccata della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio di Bologna- aderisce al progetto “Soprintendenze aperte” aprendo al pubblico il proprio ufficio dalle 9 alle 11 per illustrare a cittadini e professionisti le procedure relative al paesaggio e il complesso lavoro di tutela di questa straordinaria eredità materiale della nostra storia.

L’incontro è curato dall’arch. Gabriele Pivari della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara

FERRARA, via Praisolo 1

ingresso libero

info 0532 234100

Nella foto: Il Casone Serilla di Comacchio (FE), foto di Vanni Lazzari, vincitrice di Wiki Loves Monuments Italia 2015

Ricostruzione. L’assessore Costi: “Sui pagamenti accuse paradossali. Fra abitazioni e imprese già liquidati 2 miliardi di euro e nel 2016 i tempi di erogazione di uno stato avanzamento lavori sono scesi mediamente a 65 giorni”

Da ufficio stampa

La replica alle critiche dell’Ance di Modena. “E i tempi delle istruttorie legati al voler mantenere alta l’asticella della lotta alle infiltrazioni della criminalità organizzata”

Bologna – “Trovo quantomeno paradossale sostenere che la Pubblica amministrazione non paga, quando a oggi sono stati liquidati, ossia già erogati fisicamente alle imprese impegnate nella ricostruzione e ai progettisti, tra abitazioni e imprese oltre 2 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti gli oltre 800 milioni che sono stati impegnati e spesi nelle fasi di prima emergenza e il miliardo liquidato dalle assicurazioni private. Una notevole iniezione di liquidità immessa nel sistema, che si potrebbe raffrontare a una piccola manovra finanziaria”. Così Palma Costi, assessore regionale delegato alla Ricostruzione post-sisma, replica alle critiche sui tempi di liquidazione dei contributi alle imprese impegnate nella ricostruzione avanzate da Ance Modena, associazione di categoria dei costruttori.

“Ai costruttori, che conto di incontrare presto–aggiunge l’assessore-, dico che trovo sbagliato addossare alla Regione responsabilità che vengono da lontano e affondano le radici in un ambito economico provato da lunghi anni di crisi. Abbiamo nel tempo lavorato per abbreviare i termini di pagamento per le imprese edili con le nostre Ordinanze, abbiamo introdotto formule di pagamento più snelle, abbiamo chiesto a beneficiari e progettisti, formalmente titolari dei contributi, di condividere con le aziende di costruzione gli step delle pratiche. Sempre cercando di salvaguardare gli indispensabili percorsi per i pagamenti. Infine, abbiamo attivato con i cosiddetti Liquidation day, periodici incontri per incentivare e facilitare le richieste di liquidazione”.

“I tempi effettivi di liquidazione di uno stato di avanzamento lavori, sono calati in modo significativo nel 2016, assestandosi su un valore medio di circa 65 giorni di lavorazione, con valori oggi molto simili sia per l’industria e l’agricoltura. Dopo la chiusura dell’istruttoria, i controlli sul Titolo Abilitativo (oggi opportunamente posticipato alla fase di Liquidazione), Antimafia e regolarità del Durc possono determinare una ulteriore attesa, quantomeno per il silenzio-assenso. Infine, i Decreti di liquidazione vengono pagati dal sistema bancario in due date mensili scelte per convenzione ai giorni 10 e 25 di ogni mese. I tempi di istruttoria, alla luce di quanto detto, non appaiono facilmente comprimibili in modo ulteriore e significativo, soprattutto se vogliamo mantenere alta l’asticella della lotta alle infiltrazioni della criminalità organizzata. collegare i tempi di una istruttoria comunque certa (una volta acquisito il Decreto di Concessione) alla chiusura o al fallimento di una impresa, è un’operazione ingenerosa che getta discredito su un intero sistema (Pubblica amministrazione, Ordini professionali, Associazioni di categoria, progettisti ed imprese) che sta invece rappresentando un esempio su scala nazionale, di serietà, efficacia e onesta”.

“Affronteremo i singoli casi- conclude l’assessore Costi-, uno per uno e con un occhio attento al sistema della sub-fornitura. Ma non siamo disposti a generalizzare gli allarmi periodicamente lanciati e quindi allentare il sistema dei controlli su un evento epocale come quello della ricostruzione, che abbiamo il dovere di mantenere nei binari della piena legalità”.

Memoria e Impegno, 14 marzo 2017 ore 17, parrocchia di Santa Francesca Romana, Ferrara

Da Libera Ferrara

“Non ho paura delle parole dei violenti, ma del silenzio degli onesti”
(don Giuseppe Puglisi)

Martedì 14 marzo alle ore 17.00 sarà a Ferrara nella Sala parrocchiale della Chiesa di Santa Francesca Romana (in via XX settembre) Rosaria Cascio, allieva e collaboratrice di don Pino Puglisi, il parroco antimafia di Brancaccio a Palermo.
L’incontro è organizzato dal Coordinamento di Ferrara di Libera, in collaborazione con il Presidio Studentesco “Giuseppe Francese” di Libera, la parrocchia di Santa Francesca Romana e Roberta Verri. L’iniziativa rientra nell’ambito dei 100 passi verso il 21 marzo, la Giornata Nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie.

“Mafiosi convertitevi, contro di voi don Puglisi ha vinto”, ha affermato papa Bergoglio, ricordando padre Pino Puglisi e riecheggiando l’anatema lanciato ai boss da Giovanni Paolo II più di vent’anni fa, il 9 maggio 1993 dalla Valle dei Templi di Agrigento.
Il 15 settembre dello stesso anno, il giorno del suo 56° compleanno, i mafiosi hanno ucciso don Pino Puglisi, parroco di Brancaccio, che portava avanti la lotta alle mafie educando i ragazzi e dando loro un’alternativa di lavoro e legalità rispetto al binario senza uscita della criminalità organizzata.
Quella borgata di Palermo, don Pino la conosceva bene perché c’era nato, figlio di un calzolaio e di una sarta. Era tornato nel 1990, quando era stato nominato parroco a San Gaetano. Il 29 gennaio 1993 aveva inaugurato il centro “Padre Nostro”, diventato subito il punto di riferimento per i giovani e le famiglie del quartiere. La sua attenzione è sempre stata rivolta al recupero degli adolescenti reclutati dalla criminalità mafiosa, nel tentativo di riaffermare a Brancaccio una cultura della legalità illuminata dalla fede. Questa sua attività pastorale e antimafia – come è stato ricostruito dalle inchieste giudiziarie – ha costituito il movente del suo omicidio.
È stato proclamato beato nella sua Palermo il 25 maggio 2013.

I mafiosi volevano sconfiggere don Puglisi perché, a Brancaccio ma non solo, sottraeva loro i giovani: “Educando i ragazzi secondo il Vangelo vissuto li sottraeva alla malavita”, ma “in realtà è lui che ha vinto”, ha detto papa Francesco.
E non solo perché la Chiesa ha proclamato beato don Pino, sottolineando così che la vita mafiosa è incompatibile con il Vangelo. Padre Puglisi ha vinto perché altri hanno continuato il suo impegno antimafia, attraverso il lavoro con i giovani e portando la sua memoria e la sua testimonianza in giro per l’Italia.
Tra questi, Rosaria Cascio, allieva e collaboratrice di don Pino e, da vent’anni a questa parte, insegnante negli istituti superiori di Palermo.
Padre Puglisi è stato suo insegnante di religione al liceo “Vittorio Emanuele II” nel 1978 e le ha proposto di entrare nei gruppi giovanili da lui promossi all’interno del Centro Diocesano Vocazioni. È iniziato così un rapporto di conoscenza e amicizia personale, terminato soltanto con l’uccisione del sacerdote.
Nel 2005 Rosaria ha contribuito a fondare l’Associazione di volontariato “Padre Pino Puglisi. Sì, ma verso dove?” (www.simaversodove.org), insieme ad altre persone che hanno vissuto  esperienze di vita con Padre Puglisi sia a Brancaccio sia negli anni precedenti della sua vita. Per diversi anni ha collaborato all’aggiornamento dell’Archivio dell’Arcidiocesi di Palermo per la causa di beatificazione di Padre Puglisi, raccogliendo quanto direttamente riconducibile a lui (documenti personali, video, audio, foto, relazioni) o quanto viene negli anni prodotto su di lui (articoli, libri, film e filmati, documentari).
L’esperienza cumulata l’ha portata a indagare il ‘metodo Puglisi’: la metodologia pastorale, pedagogica e sociale da lui seguita nei diversi ambiti del suo impegno umano e sacerdotale, gruppi giovanili, gruppi di impegno e di lavoro, scuola, territorio, comunità, parrocchia.
È autrice dei seguenti libri sulla figura del sacerdote: “Il primo martire di mafia. L’eredità di Padre Puglisi”, Bologna, Dehoniane, 2016; “Giuseppe Puglisi. Sì, ma verso dove? Identikit di un beato animatore vocazionale”, Trapani, Il Pozzo di Giacobbe Editore, 2015; “Beato fra i mafiosi. Don Puglisi: storia, metodo, teologia”, Trapani, Di Girolamo Editore, 2013.

Giovani e Lavoro. Interrogazione Pd in Regione

Da ufficio stampa Gruppo Partito Democratico

Zappaterra (Pd): ‘Attenzione e sostegno alle politiche che favoriscono l’occupazione giovanile’

Il programma Garanzia Giovani, destinato a chi ha tra 15 e 29 anni, entra in una nuova fase che prevede la condivisione da parte di Stato e Regioni di una strategia unitaria.

“Accanto quindi al Piano nazionale che individua le azioni comuni su tutto il territorio italiano, ciascuna Regione ha ora l’impegno di adottare un proprio piano attuativo per definire quali sono le misure del Programma da attivare specificamente sul territorio, in coerenza con la strategia nazionale” spiega la consigliera regionale Marcella Zappaterra.

“Con un’interrogazione condivisa con la consigliera Lia Montalti e altri colleghi del gruppo regionale del Pd, mi sono rivolta alla Giunta per conoscere i risultati della prima fase del programma Garanzia Giovani e capire come l’Emilia-Romagna intenda procedere nello sviluppo del piano attuativo per la seconda fase. In particolare quali siano gli orientamenti strategici, i tempi e le modalità con cui la Regione intende pervenire al nuovo piano attuativo della seconda fase di Garanzia Giovani, e con quali impegni prioritari, e quali modalità di concertazione e messa a punto – prosegue la Zappaterra – Più in generale penso sia utile focalizzarci sulle azioni e gli strumenti che in Emilia-Romagna abbiamo già attivato a sostegno delle politiche per l’occupazione giovanile”.

“Investire per favorire l’occupazione giovanile deve rivestire una assoluta priorità nelle politiche nazionali e regionali. Da poche settimane è online anche il nuovo portale regionale GiovaZoom che, per la prima volta, riunisce in un unico sito web tutte le opportunità che si aprono ai giovani per cercare lavoro, fare impresa ed accompagnarli in nuove progettualità. – conclude Zappaterra – È ovvio però che sia primariamente necessario sviluppare nuove politiche attive per migliorare i dati sull’occupazione giovanile rivolgendosi in particolare a coloro che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in percorsi di formazione”.

“Una comunità che fa la differenza”

Da ufficio stampa

“Una Comunità che fa la differenza”, è questo il titolo della giornata di riflessione sulle tematiche delle pari opportunità presentata questa mattina (9 marzo) a Palazzo Bellini dall’Assessore Alice Carli e dalle referenti dell’Ufficio Pari Opportunità del Comune di Comacchio Patrizia Buzzi e Giorgia Mezzogori.

L’iniziativa, che avrà luogo a Comacchio giovedì 16 marzo presso la Sala Polivalente S. Pietro, si inserisce nell’ormai tradizionale rassegna “Marzo donna” dedicata ad iniziative che affrontano molteplici tematiche al femminile, “ma ha lo scopo di restituire alla comunità di Comacchio quanto fatto attraverso un percorso che dura ormai da due anni”, ha spiegato Patrizia Buzzi. “Tutto è nato da un progetto, il Community Lab, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna, un percorso di partecipazione che ha saputo raccogliere le energie di questo territorio accendendo una vera e propria miccia. Il fuoco nel tempo si è alimentato con le persone che via via partecipavano sempre più numerose, come le tante donne oggi presenti a questa conferenza stampa, che con le loro idee e la loro passione hanno permesso la realizzazione di tante altre iniziative”.

La rete di relazioni creatasi tramite i progetto community lab, nato per approfondire insieme alle cittadine di Comacchio il tema “La sofferenza delle donne nel mondo del lavoro”, ha, infatti, dato il via a tanti altri progetti di sensibilizzazione alla parità di genere, nonchè alla nascita dello Sportello Iris, divenuto oggi luogo di ascolto, accoglienza e supporto per le donne vittime di violenza. “Quello che vogliamo fare adesso è ripercorrere questi due anni di lavoro grazie ad un video realizzato da Maurizio Cinti di Delta Cinematica, che in tutto questo tempo ci ha sempre seguiti in tutte le attività”, ha concluso Buzzi.

“Il tema del video è fondamentale. Documentare questa esperienza è stato importantissimo, perché ha significato poter raccogliere un sapere importante che possiamo conservare ed utilizzare per formulare nuovi progetti, ma soprattutto che possiamo trasmettere – ha spiegato Giorgia Mezzogori – Il video ha infatti lo scopo di dare voce a chi ha partecipato al progetto, ma anche di invogliare altri a far parte di questa comunità che secondo noi, appunto, fa la differenza”.

Il 16 marzo, dunque, l’appuntamento è alle ore 16 presso la sala polivalente di Palazzo Bellini. Dopo il saluto dell’Assessore Alice Carli, interverranno Emma Petitti, Assessore Regionale alle Pari Opportunità, Maria Augusta Nicoli, dell’Agenzia Sanitaria e Sociale dell’Emilia Romagna, e Paola Castagnotto, Presidente del Centro Donna Giustizia di Ferrara. Sempre nel pomeriggio avranno poi luogo la proiezione del video realizzato Delta cinematica dal titolo “Una comunità che fa la differenza”, la premiazione del concorso dedicato alla realizzazione del logo per lo Sportello Antiviolenza Iris ed, infine, gli interventi dedicati al Gruppo Teatrale Comunitario “Temperamenti”, nato proprio a seguito del progetto community lab e le cui donne si cimenteranno in narrazioni, canzoni e drammatizzazioni.
“Quando in una comunità si fa tanto bisogna trovare il tempo per fermarsi a riflettere, per poi poter ripartire con maggiore entusiasmo. Ed è questo ciò che vogliamo fare il 16 marzo, creare una grande tavola rotonda nella quale far sapere alla comunità cosa è stato fatto e cosa si sta facendo, ma soprattutto guardare al futuro pensando a nuovi progetti – ha concluso l’Assessore Alice Carli – Di sicuro i frutti del percorso partecipato partito con il community lab sono stati tantissimi, ma quello che mi piace sottolineare è che, soprattuto, si sono creati e consolidati rapporti umani importanti , che sono sicuramente il risultato più grande quando si parla di inclusione e di pari opportunità”.

Smart Dock tra i migliori progetti sulla riqualificazione urbana. Ora inizia la seconda fase del Bando Print

Da Consorzio “Wunderkammer”

Scritto dall’associazione ferrarese Basso Profilo è tra i 26 progetti che passeranno alla seconda fase del bando Print.
Il concorso pubblicherà i migliori 10 testi nazionali sulla rigenerazione urbana

Il progetto ‘Smart Dock. Tattiche di riuso intelligente della darsena di Ferrara’ è tra i 26 che hanno passato la prima fase del bando PRiNT, il concorso che pubblicherà in autunno i migliori 10 testi nazionali sulla rigenerazione urbana. Smart Dock, vincitore dell’edizione 2016 del bando regionale ‘Giovani per il territorio’, è infatti tra i testi sulla rigenerazione urbana selezionati nell’ambito della call PRiNT, che intende raccontare le migliori pratiche di rigenerazione urbana presenti sul territorio italiano. Dopo aver individuato chi tra i 99 progetti partecipanti ha passato la selezione, ora la direzione di New Fabric, insieme a Pacini Editore, sceglierà i dieci migliori casi di rigenerazione urbana, che verranno pubblicati nel prossimo volume della collana New Fabric della Pacini Editore in uscita in autunno.

Smart Dock è un progetto ideato e coordinato dall’APS Basso Profilo, che a partire da marzo 2015 si è articolato in una serie di azioni cofinanziate dalla Provincia di Ferrara, APS Basso Profilo, AMF-Scuola di Musica Moderna, Consorzio Wunderkammer, associazione Fiumana, patrocinate dal Comune di Ferrara e realizzate grazie alla collaborazione del Dipartimento di Architettura/CITER, dei cittadini e di una nutrita rete di partner tra i quali l’APS Encanto, l’ASD Canoa Club Ferrara, il battello Nena e il Circolo Canottieri.

«Smart Dock – spiega Leonardo Delmonte, presidente di Basso Profilo, ideatore e coordinatore del progetto – è un invito a riconquistare il fiume rivolto alla cittadinanza e in modo particolare alla popolazione giovanile. L’impatto prodotto dal progetto per la comunità è stato molto alto. Nel 2016, in 9 mesi di progetto, hanno partecipato in maniera diretta alle azioni promosse circa 3000 giovani». Secondo il presidente di Basso Profilo, «l’iniziativa ha contribuito alla riscoperta della darsena da parte dei ferraresi. Una riappropriazione perseguita grazie ad un percorso di consapevolezza, ma anche e soprattutto ludica, attraverso giochi dei bambini e il coinvolgimento degli adolescenti, con momenti di sport e festa». In tal senso, «Smart Dock ha condotto un’azione concreta per sottolineare l’importanza della dimensione della cura e del tempo in un percorso di rigenerazione urbana. Il coraggio e la forza per sfidare un terreno difficile, come quello del Quartiere Giardino, la grazia e la pazienza per mantenere vivo il cambiamento».

“Uno degli obiettivi più importanti raggiunti, anche se meno visibili ed eclatanti – evidenzia Maria Giovanna Govoni, presidente del Consorzio Wunderkammer che ha partecipando e co-finanziando il progetto – è quello di aver raccolto attorno a Smart Dock diversi partner che hanno lavorato e co-progettato assieme un percorso, un processo di riappropriazione civica di questa parte della città attraverso numerose iniziative, integrando il progetto con le attività che gli appartengono di più”. Smart dock, in questo senso, ha catalizzato in maniera positiva le diverse singolarità presenti nel Consorzio, a favore della collettività. «Esattamente il concetto che sottende a quello della Wunderkammer – commenta Govoni – la “camera delle meraviglie” dove oggetti diversissimi raccolti insieme creano un unicum straordinario. Grazie a Smart Dock Wunderkammer ha consolidato il suo essere “Laboratorio di Innovazione Culturale” e la darsena di Ferrara è diventata un luogo aperto e pubblico, laboratorio sociale e culturale nel quale si esprimono pensieri e vissuti collettivi». Smart Dock ha dunque avviato esperienze di partecipazione, coinvolgimento e auto-organizzazione, «che saranno le basi per proseguire in questa avventura per una darsena che sia sempre di più “bene comune”».

Sosta gratis se il parcometro è sprovvisto di bancomat

Da ufficio stampa Citytech

A Latina la sentenza del Giudice di Pace che rivoluziona la sosta a pagamento

9 marzo 2017. A Fondi (Latina), la Legge di Stabilità 2016 fa scuola, appellata in una sentenza del Giudice di Pace lo scorso 21 febbraio, secondo cui: «Gli automobilisti, in mancanza di dispositivi attrezzati col bancomat, potranno ritenersi autorizzati a parcheggiare gratis e senza il rischio di essere multati».

Il ricorso è stato fatto da una praticante fresca di studi di giurisprudenza, che lo scorso settembre, dopo aver parcheggiato la sua auto sulle strisce blu in zona Porta Roma, non avendo monete per pagare la sosta, era stata praticamente costretta a non fare il ticket. I parcometri della città sono infatti, ad oggi, non solo sprovvisti di bancomat ma anche di banconote. Al rientro aveva trovato una multa di 41 euro per cui aveva deciso di fare ricorso.

A distanza di cinque mesi il Giudice di Pace di Fondi ha dato ragione alla ricorrente richiamando, nello specifico, la Legge di Stabilità 2016 che stabilisce che, entro il primo luglio 2016, tutti i Comuni avrebbero dovuto abilitare i parcometri installati ad accettare i pagamenti con bancomat e carte di credito/debito.

Molte Amministrazioni si sono, dunque, attivate per adeguarsi alla normativa, ma parecchie, come in questo caso, ancora no, appellandosi ad una “oggettiva impossibilità tecnica” che, tuttavia, si verifica esclusivamente in poche zone non coperte da rete cellulare. Ed è così che in Italia, dei circa 25.000 parcometri presenti, quelli abilitati ai pagamenti elettronici e quindi conformi alla Legge di Stabilità 2016, non superano il 50% (Fonte Parkeon).

Nonostante questa mancanza, i Comuni continuano a sanzionare. Da qui era nata la querelle, ora confermata dalla sentenza del 21 febbraio, che aveva coinvolto Comuni, aziende ed utenti finali, sulla legittimità di non pagare la sosta se il parcometro non è dotato di bancomat – carte di credito/debito e sulla conseguente illegittimità di eventuali sanzioni per il mancato pagamento della sosta.

La sentenza cambia, dunque, questo scenario e crea un precedente: da una parte tutti coloro che sono stati multati per lo stesso motivo potrebbero, infatti, fare ricorso per non pagare la sanzione, dall’altro questo comporterebbe una cospicua perdita di incassi per i gestori dei parcometri.

Questa sentenza si aggiunge a quella dello scorso aprile 2016 (n. 1069/2016) in cui a Treviso il Giudice di Pace aveva confermato che la multa non è dovuta se il ticket è scaduto. “Chi parcheggia sulle strisce blu per un tempo maggiore rispetto a quello pagato e indicato sul ticket posizionato sul cruscotto, non può, infatti, essere sanzionato per violazione del codice della strada: al trasgressore dovrà semplicemente essere applicato un sovrapprezzo in relazione al tempo “extra” di sosta rispetto a quello per cui ha già pagato” (Fonte).

In entrambi i casi le tecnologie attuali, siano esse integrate nei parcometri o tecnologie mobile, sono, se utilizzate, di grande supporto per risolvere queste due situazioni che si verificano spesso in città, facilitando il cittadino nel pagamento della sosta e del ravvedimento in caso di ticket scaduto e permettendo ai Comuni di adeguarsi, anche se in ritardo, alla Legge di Stabilità 2016.

Cambierà dunque, ora, dopo una sentenza che conferma la sosta gratis se il parcometro non ha il bancomat, la velocità con cui i Comuni si adegueranno alla legge di Stabilità 2016?

Master UniFE in “Esperto in comunicazione ambientale”

Da Centro di Tecnologie per la Comunicazione l’Innovazione e la Didattica a Distanza

Come diventare esperto in comunicazione ambientale? Lo insegna UniFE con un Master a distanza

Aperte le iscrizioni alla prima edizione del Master interdipartimentale di I livello UniFE in “Esperto in comunicazione ambientale. Etica della comunicazione per un’etica ambientale”, anno accademico 2016/2017, progettato con modalità didattica a distanza.

Il Master è finalizzato alla formazione di figure professionali competenti sulle problematiche dell’ambiente e, soprattutto, in grado di fare comunicazione ambientale che generi cultura dell’ambiente nella società.

Diretto dal Prof. Livio Zerbini del Dipartimento di Studi umanistici dell’Università di Ferrara e Direttore del centro e-learning se@unife, e co-diretto dall’Ing. Andrea Cirelli, esperto in Etica della comunicazione e dell’informazione, il Master si avvale del contributo di 19 docenti universitari provenienti da aree disciplinari diverse (dalla sociologia alla storia, dalla fisica alla chimica, dalla psicologia all’economia, dal diritto all’organizzazione aziendale), per affrontare il tema della comunicazione ambientale a tutto tondo e in maniera multidisciplinare.

Spiega Zerbini: “Il focus sull’ambientale è evidente sia nelle politiche sia nei programmi comunitari. A livello internazionale, il documento di riferimento fondamentale è la Convenzione di Aarhus del 1998, dove per la prima volta si parla di diritto all’informazione ambientale, ma soprattutto estende tale diritto alla partecipazione. L’Italia ha ratificato con la Legge 108/2001 la Convenzione di Aarhus e con il Decreto Lgs n.152 del 2006 il cosiddetto Codice Ambientale. I temi della partecipazione, dell’accesso all’informazione e della comunicazione ambientale sono un riferimento fondamentale nel quadro istituzionale e normativo ed è doveroso il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini e dei diversi attori della società nella discussione cosciente di queste problematiche. Queste considerazioni portano a definire come obiettivo primario di questo Master l’apprendimento delle competenze indispensabili per analizzare e comunicare l’ambiente, incluse le problematiche annesse e la cultura necessaria”.

Aggiunge Cirelli: “ Bisogna infatti mantenere alta la sensibilità e la domanda di sostenibilità e qualità sui servizi pubblici ambientali e, più in generale, di ambiente; è allora importante poter dialogare informando, facendo conoscere i pro e i contro di ogni soluzione tecnica e gestionale e ricercando la collaborazione dei cittadini affinché le soluzione proposte possano essere accettate, i servizi possano essere utilizzati nel modo migliore e le modalità di informazione siano percepite, diffuse e corrette”.

Fra le figure professionali che il Master si propone di formare: consulenti di comunicazione e dipendenti degli uffici URP e stampa di enti pubblici con mission principale l’ambiente; responsabili e dipendenti di uffici comunicazione e stampa di enti pubblici e aziende che si occupano di produzione e distribuzione di energia e/o gestione dei rifiuti. Da una recente analisi EEA (European Environment Agency) sugli occupati della green economy in UE27, emerge infatti come vi sia una crescita della domanda del 7% annuo di queste professioni. In particolare, è in crescita la domanda legata al livello di informazione, comunicazione e partecipazione, consenso attivo nei cittadini, partecipazione associazioni di categorie, diffusione cultura sostenibilità ambientale, procedure VAS e valutazione ambientale strategica.

Scadenza iscrizioni: 28 aprile 2017.

Per iscriversi: http://www.unife.it/studenti/pfm/mast/2016-2017/comambientale

Sito web: http://www.unife.it/masters/eca
Informazioni didattiche: tel. +39 0532-455238; mscngl@unife.it

Informazioni amministrative: tel. +39 0532 455266 (lunedì, martedì, mercoledì e venerdì dalle ore 12.00 alle ore 13.00); distanza@unife.it

Cia Ferrara: l’accordo sul pomodoro è un vero fallimento

Da ufficio stampa

«Sembra quasi una presa in giro che l’accordo sul prezzo del pomodoro, del tutto tradivo e insoddisfacente, arrivi quasi in contemporanea al riconoscimento da parte del Ministero delle Politiche Agricole dell’Oi Pomodoro del Nord Italia.»
Questo il primo comento di Stefano Calderoni – presidente provinciale di Cia – Agricoltori Ferrara, al termine della trattati
va con l’industria di trasformazione del pomodoro, che ha fissato il prezzo per la campagna 2017 a poco meno di 80 euro alla tonnellata. Una cifra che per la Confederazione Italiana Agricoltori di Ferrara è assolutamente ridicola, perché non copre i costi di produzione e favorisce unicamente la parte industriale, con i produttori che finiscono per accollarsi tutti i rischi d’impresa e di mercato. «Il tavolo sul pomodorocon industria e Op, dove nessuno ha difeso e rappresentato degnamente i produttori – continua Calderoni – ha confermato una triste tendenza di questi ultimi anni: una costante svalutazione della materia prima. A Ferrara il pomodoro viene prodotto seguendo criteri di qualità, sostenibilità e dell’etica, perché da noi caporalato e sfruttamento del lavoro non esistono, ma questo sembra non contarenulla, soprattutto nel momento della fissazione del prezzo. Da un lato, dunque,viene riconosciuto il valore della produzione anche a livello ministeriale, mentre dall’altro c’è uno svilimento dell’impegno e del lavoro dei produttori.
Produttori che nel ferrarese hanno fatto investimenti, hanno creduto nel prodotto e nella possibilità di creare una filiera dove la parte produttiva ha un peso rilevante. Sul nostro territorio – continua il presidente Cia – rimane poiun altro problema tuttora irrisolto: la possibilità di conferire il prodotto a Ferrara Food per la campagna 2017. Anche in questo caso non c’è stata lungimiranza al tavolo della trattativa, perché la società non è stata esclusa, ma non potrà ritirare e lavorare le stesse quantità di prodotto degli anni scorsi, senza pagare delle consistenti penali. Noi, invece, abbiamo fiducia in una ripresa di Ferrara Food, anche in seguito l’impegno di sostegno a livello regionale e la rassicurazione delle banche.
Ovviamente c’è, da parte di Cia, un continuo monitoraggio della situazione e vogliamo che gli agricoltori siano tutelati. Ma i produttori hanno bisogno di consegnare il prodotto che non può rimanere nei campi, visto che ormai la programmazione colturale è stata fatta e gli agricoltori hanno preparato i terreni e preso le piantine. Chiediamo, quindi, che industria e Op non affossino le
speranze dei produttori ferraresi, condannando Ferrara Food con un’assegnazione di quantità di prodotto del tutto insufficienti per proseguire con il piano industriale. Se andremo avanti sulla strada della continua svalutazione del prezzo – conclude Calderoni – e della mancata valorizzazione di tutta la filiera, a partire dalla materia prima, il pomodoro di Ferrara e del Nord Italia rischia di diventare una commodity, anziché essere riconosciuto come prodotto italiano di qualità.»

Nel primo tepore

di Carla Sautto Malfatto

La primavera che avanza con palpiti
di viole selvatiche nelle ombre bagnate
mi trova impreparata sulla soglia
a scrollare lo zerbino dell’inverno
da polvere e fredde ceneri di bracieri.

Non ricordo più il tempo passato
che quest’aria nuova soffia leggera
via dalle mie ossa
e dagli occhi quasi ciechi per chiassose luci.

Ha dipinto colori diversi
ma ancora non mi abituo al loro fremere invitante
come m’aspettassi un’improvvisa folata
e l’ottenebrarsi del cielo.

Diffidente sulla porta freno il cuore
già pronto a spogliarsi
a cedere all’abbandono del tepore ubriaco…
e nel berretto di lana calco il pensiero
che fa capriole sull’argine in boccio.

(Carla Sautto Malfatto – tutti i diritti riservati)

Bisogna garantire l’applicazione della legge 194: un problema di cultura e di rispetto dei diritti delle donne.

Da il gruppo Salute Donna UDI

Giovedì 23 febbraio 2017 sono stati assunti a Roma presso l’ospedale San Camillo due ginecologi non obiettori che lavoreranno presso il servizio di interruzione di gravidanza, in base ad un bando di concorso che prevedeva esplicitamente tale funzione, in quanto al San Camillo i medici obiettori superano la soglia dell’80 per cento. La regione Lazio ha affermato inoltre che le procedure concorsuali avviate oltre un anno fa, sono state rigorosamente rispettate e che non vi sono mai stati rilievi da parte dei ministeri competenti Salute e Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il bando di concorso, infatti, è stato scritto e pubblicato sul BUR a giugno 2105, i concorrenti sono stati 57 ed hanno vinto i due medici che lavorano al San Camillo da 16 anni per applicare anche la 194/78.
La Regione non avrebbe potuto fare assunzioni, senza un via libero, anche se tacito, dei due Ministeri citati. Riportiamo la dichiarazione rilasciata dal governatore Zingaretti ”Dobbiamo affrontare il grande tema dell’attuazione della 194 non solo nei modi tradizionali ma anche sperimentando forme molto innovative di tutela di una legge dello Stato che altrimenti verrebbe disattesa, garantendo alle donne un diritto sancito dalla legge”.
Numerose sono state le reazioni oppositive al provvedimento a cominciare dal Ministro della Salute B. Lorenzin, dalla CEI, dall’Ordine dei medici del Lazio, e dalla Federazione nazionale degli ordini dei medici, ritenendo il concorso “discriminatorio “ nei confronti del personale medico obiettore.
Non possiamo che condividere la posizione assunta dall’UDI Nazionale quando sostiene che la ministra Lorenzin non racconta la verità in Parlamento e nel Paese e che di questa situazione tutti sono complici, visto che la prevenzione per le ragazze, le immigrate e
le donne italiane e il rilancio dei consultori è l’ultima delle preoccupazioni del Ministero della
Salute, delle Regioni e dei Direttori generali delle Asl e anche del Parlamento.
Infine la verifica circa la sanzione contro le donne, in caso di aborto clandestino (provocato e favorito dalla massiccia obiezione dei medici), sanzione prevista dalla Legge di stabilità 2016 che doveva essere verificata entro 90 gg (dichiarazioni del viceministro Migliore alla Conferenza stampa del 2016) è rimasta lettera morta, nonostante le continue richieste fatte in merito al Ministero della salute, è rimasto il metodo di rilevazione dei dati dell’obiezione e continua a non essere prevista nessuna ricerca sugli aborti clandestini.
Nel frattempo sono state escluse dalle prestazioni gratuite del servizio nazionale le pillole
contraccettive, con un risparmio risibile a fronte dei rischi reali di gravidanze non volute,
soprattutto nelle fasce più povere o più fragili.
Di tutte queste cose anche i media parlano poco e male, quindi, in questa breve guerra mediatica, come tante se ne accendono nel nostro paese, per essere dimenticate il giorno dopo, ancora una volta la legge 194 e tutto quello che richiama, soprattutto in termini di reali responsabilità, non è affrontabile come abbiamo visto fare in questi giorni.
Anche il” Gruppo Salute Donna” dell’ UDI di Ferrara, in un continuo confronto sui temi della salute con le Istituzioni locali ha affrontato, in una recente indagine, le problematiche complesse inerenti l’applicazione della legge 194/78, i cui risultati sono stati presentati anche pubblicamente. Ci troviamo dinnanzi ad una situazione nazionale da cui emerge che in quasi tutte le regioni italiane le percentuali del personale medico e paramedico obiettore oscillano dal 93,3% del Molise al 13,3% della valle d’Aosta, con una media dell’ 80% e l’Emilia Romagna arriva al 51,8%.
La legge 194, nata anche per contrastare l’aborto clandestino, rischia di non essere applicata proprio per la presenza di un numero estremamente elevato di personale medico e paramedico obiettore, tanto da costringere le donne che chiedono l’interruzione di gravidanza ad emigrare verso ospedali anche di altre regioni(vedi il caso recentemente portato alla cronaca, di una donna che si è rivolta a ben 23 ospedali per poter affrontare l’interruzione della gravidanza) ove ci sia il personale non obiettore, o affidarsi alla medicina privata se ha le necessarie risorse economiche.
Purtroppo, però, per chi non ha mezzi economici, l’unica strada è quella che la legge ha tentato di eliminare : il ricorso alla clandestinità, praticata spesso da persone senza scrupoli e soprattutto rischiando la vita. In tal modo una legge del Parlamento rimane disapplicata e rischia di essere svuotata di una parte importante dei suoi obiettivi, facendo regredire il paese sia sul piano civile che culturale, contro i diritti delle donne.
Sappiamo che l’obiezione di coscienza è stata pensata come il cavallo di Troia della legge
194, ma questo non ci spinge a dire che siamo per la sua abolizione, tanto meno per
l’abolizione della legge che la prevede.
Chiediamo una seria regolamentazione che preveda un tetto all’obiezione per ogni
struttura, l’accessibilità degli elenchi dei medici obiettori, l’incompatibilità dell’obiezione con
funzioni apicali e/o dirigenziali, riconoscimento adeguato per i medici non obiettori che
permettono l’applicazione della legge dello stato.
Il caso del San Camillo ha spinto alcuni senatori del PD a preparare un disegno di legge per regolamentare la riserva concorsuale per i medici non obiettori: certamente anche questa strada potrebbe essere intrapresa ma, a nostro parere, la legge 194 necessita solo di essere applicata realmente in tutte le sue parti, soprattutto diffondendo la cultura di un controllo consapevole della maternità e fornendo alle donne un adeguato sostegno socio sanitario a livello di servizi territoriali..
Ribadiamo il nostro appoggio alla scelta del Presidente Zingaretti, attraverso le parole della Dottoressa Kusterman, dirigente medico specialista in ostetricia e ginecologia, non obiettrice presso la Clinica Mangiagalli di Milano che, a suo tempo, a Ferrara ha seguito la nostra ricerca sul tema della L.194 : “l’approccio della Regione Lazio é sicuramente valido ma non sufficiente, perché bisogna agire sulla cultura di chi sceglie questa professione e far passare il messaggio che tutto fa parte della salute della donna: un parto, un’ecografia, una diagnosi fetale e, purtroppo, anche un aborto”.

Appuntamento con la classe di flauto traverso dell’Indirizzo Musicale Boiardo lunedì 13 marzo alle 17

Da organizzatori

Appuntamento con la classe di flauto traverso dell’Indirizzo Musicale Boiardo. Lunedì 13 marzo alle 17 nella sede di via Benvenuto Tisi trascrizioni didattiche di brani di Bach, Couperin, Gluck, Quantz, Rameau, Chedeville, Schubert, Bizet, Grieg e Ravel, saranno eseguite da tutti gli allievi di Valeria Astolfi: Sara Zerbini, Giovanni Demaldè, Beatrice Fregnani, Farell Alfredo Zambou Mbozo’o, Alessandro Cesare Favretti, Beatrice Fregnani, Elena Bonora, Nicholas Borsetti, Jenson Jagger Colby, Cecilia Ferraro, Valeriia Potyrlyu, Simone Nicoletti, Federica Finisguerra, Luigi Forlani, Jada Chieregatti, Edoardo Caiozza, Giulia Maneo e Matilde Giordani.

Scuola e Sport un connubio che può funzionare

Da ufficio stampa Canoa Club Ferrara

Si chiama “Rete di scopo tra istituti scolastici” il progetto pilota ideato dal Canoa Club Ferrara in collaborazione con il Canoa Club Ivrea che coinvolge tre istituti superiori: il Liceo Scientifico Sportivo Roiti di Ferrara, quello di Desenzano sul Garda e il Gramsci di Ivrea. Il progetto avviato a novembre, ora al suo secondo appuntamento, prevede il trasferimento dei ragazzi a Ivrea ogni tre settimane i quali potranno beneficiare del campo da slalom sulla Dora Baltea, allenandosi sotto la supervisione dei tecnici federali, ma continuando a frequentare la scuola. Una grande opportunità per questi atleti di alto livello di poter far pratica in un campo di canoa slalom ormai internazionale dove infatti il prossimo anno si svolgeranno i campionati mondiali junior. Un esperimento alla sua prima assoluta, che sembra già restituire ottimi feedback dal momento che tutti questi ragazzi sono stati convocati al primo raduno nazionale junior concluso la scorsa settimana a Valstagna.

Casa. Quasi 2milioni di euro di contributi alle famiglie che non riescono a pagare l’affitto. La Regione Emilia-Romagna tra i firmatari del protocollo che rende disponibili i fondi

Da ufficio stampa

Licenziamento, cassa integrazione, lavoro precario, una grave malattia o un’ infortunio tra le cause della cosiddetta “morosità incolpevole”. Gualmini: “Andiamo incontro alle esigenze delle categorie più fragili”

Bologna – C’è chi ha perso il lavoro, chi ha dovuto chiudere la propria attività a causa della crisi economica, chi si è trovato a sostenere forti spese impreviste, o una mattia grave che gli ha impedito di lavorare. Sono tante le persone che negli anni di crisi si sono trovate ad affrontare il problema di come riuscire a pagare l’affitto di casa.

Sono i cosiddetti “morosi incolpevoli” ai quali vengono destinati quasi 2 milioni di euro messi a disposizione dallo Stato (1.769.888) e dalla Regione Emilia-Romagna (200 mila) provenienti dal Fondo nazionale per gli inquilini morosi incolpevoli. A rendere disponibili questi contributi il Protocollo firmato oggi a Bologna, al quale hanno aderito, oltre alla Regione Emilia-Romagna, il Tribunale di Bologna, la Provincia di Bologna, i Comuni della Provincia di Bologna, l’Ordine degli Avvocati di Bologna, i Sindacati ele associazioni rappresentative dei proprietari e degli inquilini, Istituti di credito e Fondazioni bancarie.

“Le motivazioni alla base della morosità involontaria continuano ad essere molto importanti e preoccupanti, la perdita di lavoro in primo luogo. Il protocollo ha un altissimo valore politico e simbolico. Testimonia formalmente dell’impegno di tutte le istituzioni dell’Emilia Romagna di farsi carico di questo problema, ognuno per la sua parte. Solo in questo modo, andiamo incontro alle esigenze delle categorie più fragili, in tempi in cui le risorse pubbliche non sono crescenti.” Commenta così Elisabetta Gualmini, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna e assessore al welfare, la firma del documento che rende disponibili a partire da oggi i fondi destinati agli inquilini morosi incolpevoli.

L’aiuto alle famiglie in difficoltà consiste in un contributo pro capite, fino a un massimo di 12 mila euro, che può essere utilizzato sia per saldare le rate scadute dell’affitto sia per far fronte ad alcune mensilità future, in modo da non mettere la famiglia nelle condizioni di ricadere nella morosità. La richiesta di contributo deve essere presentata al Comune di residenza.

Il nuovo provvedimento si allinea alle disposizioni contenute nel decreto del ministero delle Infrastrutture e trasporti del 30 marzo 2016, che ha provveduto a ripartire i fondi destinati alla cosiddetta “morosità incolpevole” tra le Regioni (anno 2016) e, soprattutto, a modificare i criteri di accesso ai contributi da parte delle famiglie.

I criteri di accesso

Potranno accedere ai contributi coloro che si trovano in difficoltà economiche oggettive e tali da non riuscire più a sostenere la spesa per il pagamento dell’affitto, purché siano in possesso di un contratto di locazione regolarmente registrato, un indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) non superiore ai 26 mila euro e quello di situazione economica (ISE) non superiore a 35 mila euro, siano cittadini italiani o di area Ue, se extraeuropei, in possesso di regolare permesso di soggiorno, e non possiedano altre abitazioni in ambito provinciale.

Ferrovie. Alti indici di affidabilità e puntualità per i treni pendolari dell’Emilia-Romagna. Donini: “Siamo sulla strada giusta, gli investimenti che stiamo facendo danno buoni frutti”

Da ufficio stampa

L’assessore regionale ai Trasporti, Donini, commenta i dati positivi resi noti da Trenitalia sul trasporto pendolari in Emilia-Romagna

Bologna – “E’ un dato rilevante, che dimostra l’efficacia degli investimenti che stiamo facendo sulle ferrovie regionali. E questo grazie anche al lavoro comune fatto con Tper e Trenitalia”

Così l’assessore regionale ai trasporti, Raffaele Donini, commenta la notizia resa nota da Trenitalia secondo la quale ai treni regionali viene attribuito un indice di affidabilità pari al 99,2% e una puntualità prossima al 92% .

“Non ci nascondiamo- conclude l’assessore- che vi siano ancora problemi aperti per quanto riguarda il traffico pendolare su rotaia, ma questi dati confermano che siamo sulla strada giusta per affrontarli in modo concreto e deciso”.

Federmanager organizza un incontro sui “Processi di headhunting e di selezione dei manager per ruoli chiave”

Da ufficio stampa Federmanager Ferrara

Il 15 marzo secondo appuntamento 2017 di “Aperitivo con il manager”, ciclo di conferenze su stili manageriali e conduzione d’impresa patrocinato da CDi Manager

Mercoledì 15 marzo Federmanager Ferrara, Associazione dei manager, dirigenti, quadri e alte professionalità di Ferrara e Provincia, promuove un’occasione di confronto sul tema “Processi di headhunting e di selezione dei manager per ruoli chiave”.

Si tratta del quarto appuntamento di “Aperitivo con il manager”, ciclo di incontri dedicati agli stili manageriali e alla conduzione d’impresa e avrà luogo presso l’Hotel Orologio in via Darsena 67 a Ferrara, dalle 18 alle 20.

“Il tema della serata vuole essere una riflessione sul lavoro in un momento particolarmente difficile per l’occupazione – commenta Giorgio Merlante, presidente di Federmanager Ferrara –, ma valutando anche l’opportunità offerta da nuove formule di inserimento nelle aziende che si vanno diffondendo, in particolar modo nelle Pmi e i segnali positivi evidenziati nei giorni scorsi dall’Istat”.

Secondo il recente “Rapporto sulla competitività dei settori produttivi”, le tendenze macroeconomiche segnalano da un lato un chiaro recupero di competitività del nostro sistema produttivo, dall’altro però un ritmo di crescita ancora modesto, soprattutto nei confronti delle principali economie europee. Il sistema delle imprese italiane è uscito dalla seconda recessione ridimensionato nel numero d’imprese (-4,6%, oltre 194mila unità in meno) e di addetti (-5,0%, quasi 800mila unità in meno) tra il 2011 e il 2014.

“Il mondo del management – prosegue Merlante – non è stato risparmiato. Dirigenti e quadri tra il 2008 e il 2015 hanno subito un taglio di oltre 130mila unità, quindi a maggior ragione per assecondare la ripresa le aziende hanno bisogno di figure apicali, soprattutto per ricoprire ruoli chiave per l’internazionalizzazione, la digitalizzazione e l’innovazione.”

Un focus particolare riguarderà il temporary management, ovvero l’inserimento in azienda di dirigenti a contratto temporaneo oppure di alte professionalità con deleghe, obiettivi e tempi predeterminati, ma anche l’utilizzo di tecniche innovative per gestire al meglio competenze, stress e leadership.

Intervengono su questi temi in qualità di relatori Federico Sacchi, Amministratore delegato di CDi Manager e Stefano Pasqualetto, Amministratore delegato di Inner Space for Talent. Modera l’incontro Luca Scanavini, Consigliere Emilia Romagna Associazione Italiana Formatori e consulente Accredia.

Dopo l’intervento dei relatori, il pubblico può intervenire con domande e riflessioni sul tema della serata, che si chiude in modo conviviale con un aperitivo.

La partecipazione è gratuita e aperta al pubblico. E’ gradita la prenotazione: scrivere a ferrara@federmanager.it oppure telefonare dalle 9 alle 12 al numero 0532 202756

FEDERMANAGER Ferrara, fondata nel 1946 e con all’attivo circa 300 iscritti, tutela e promuove l’immagine e il ruolo della categoria dei manager, dirigenti, quadri e alte professionalità di Ferrara e Provincia e fa capo a FEDERMANAGER nazionale. Si propone quale punto di riferimento per manager in attività, temporaneamente inoccupati, in pensione o dirigenti che svolgono attività professionale. Info: http://www.ferrara.federmanager.it

Polizia provinciale Carabinieri e volontari Unione pescatori estensi contro bracconaggio pesca

Da ufficio stampa

Pesca di frodo: liberati in acqua oltre due quintali di pesce da Polizia provinciale, Carabinieri e volontari dell’Unione pescatori estensi

Ritrovati sacchi con dentro oltre due quintali di carpe, siluri e tremoli vivi, subito rimessi in acqua.
È successo nella notte di martedì scorso, durante un’operazione contro la pesca di frodo che ha visto coinvolte tre pattuglie della Polizia provinciale e due auto di volontari dell’Unione pescatori estensi.
Mentre nel Mezzano gli agenti provinciali, durante un appostamento notturno, hanno sorpreso alcuni bracconieri, immediatamente datisi alla fuga abbandonando le attrezzature da pesca, sul Po di Volano, in via della Ginestra (altro luogo conosciuto e frequentato dai bracconieri), i volontari Upe hanno notato un’auto sospetta che ha cercato di fuggire, rimanendo però imbottigliata in una strada a fondo chiuso.
Avvertiti Carabinieri e Polizia provinciale, il loro intervento sul posto ha consentito il recupero dei sacchi contenenti il pesce, ancora vivo.
Volontari e agenti provinciali hanno poi messo in acqua alcune imbarcazioni sulle tracce dei pescatori di frodo, che però nel frattempo avevano guadagnato la sponda opposta del Po.
L’operazione ha comunque consentito il ritrovamento, oltre al pesce liberato in acqua, di una vettura a bordo della quale è stato trovato un cassone nero per riporre l’attrezzatura, una rete, un motore elettrico, un remo e altri oggetti di uso comune. L’appostamento della Polizia provinciale in zona Mezzano ha, invece, consentito il recupero di un gommone, alcune centinaia di metri di reti, un remo, un contenitore di plastica e una batteria, quasi certamente usata per l’impiego di un elettrostorditore per la cattura illegale del pesce.
“Prosegue senza sosta – è il commento del comandante della Polizia provinciale Claudio Castagnoli – il contrasto alla pesca di frodo, potendo contare in ogni momento sull’insostituibile e rassicurante presenza dei militari dell’Arma”. “Ai miei uomini, ai volontari e ai Carabinieri – prosegue Castagnoli – vada il nostro ringraziamento per la continua, impegnativa e faticosa attività di contrasto al fenomeno predatorio attuato spesso da cittadini rumeni, cui sono certo si unisca il plauso delle migliaia di pescatori onesti e desiderosi solo di pescare un bel pesce, farsi una foto e rimetterlo in acqua”.

Pomodoro: accordo, Tonello (Coldiretti) l’oro rosso non è più oro. Il sistema e le regole stanno strangolando i produttori

Da ufficio stampa Coldiretti Emilia-Romagna

“La chiusura dell’accordo 2017 per il pomodoro da industria, oltre che tardiva, è anche pessima, come risulta chiaramente dalla fissazione di un prezzo che non consente la remunerazione adeguata del prodotto e lascia solo lavoro e rischi a carico degli agricoltori”. È questo il commento del presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello, in merito all’accordo sul pomodoro per il Nord Italia sottoscritto ieri sera tra i rappresentanti dell’industria e quelli degli agricoltori.

“Il prezzo di 79,75 euro a tonnellata è perfino impronunciabile – afferma Tonello – con l’introduzione di cifre centesimali che sanno quasi di presa in giro, come se si trattasse di oro, dove i centesimi fanno davvero la differenza. Nel settore del pomodoro, con la tabella dei difetti e degli scarti che viene applicata a seconda di quanto si vuol pagare, neanche un euro a cifra tonda riuscirebbe a far la differenza, figuriamoci i centesimi!”.

Secondo il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, l’accordo “con le regole attuali non lascia spazio agli agricoltori. Le organizzazioni di prodotto – sostiene Tonello – non hanno nessun potere contrattuale e sono organismi che, sostenendosi economicamente sulla base dei quantitativi di pomodoro che contrattano, non guardano più la redditività e gli interessi dei produttori. Questi ultimi – afferma Tonello – oggi si ritrovano un accordo firmato dopo che avevano già ordinato le piantine, lavorato i terreni e concimato. Quello che una volta veniva chiamato oro rosso, è diventata ruggine”.

“Non so immaginare – prosegue Tonello – che cosa possa avvenire di peggio perché l’Unione europea e noi agricoltori ci si decida a fare un passo indietro rispetto a strumenti come le organizzazioni di prodotto e gli organismi interprofessionali che con le regole attuali stanno strangolando gli agricoltori. Spero – conclude il presidente di Coldiretti Emilia Romagna – che almeno la cooperazione possa alla fine fare una liquidazione più remunerativa e spero anche che tutti gli agricoltori che ancora non hanno seminato cambino piano colturale, seminando altro dal pomodoro. Da parte nostra continueremo a lavorare per cambiare questo sistema e introdurre strumenti diversi, come il distretto, e regole diverse come l’introduzione dell’origine obbligatoria per tutti i derivati del pomodoro e non solo per la passata”.

Arriva nelle sale dell’Emilia Romagna “Revolution – La Nuova Arte per un Mondo Nuovo”. Al cinema solo il 14 e 15 marzo, a 100 anni dalla Rivoluzione Russa

Da ufficio stampa Nexo Digital

A 100 anni dalla Rivoluzione Russa del 1917

 

KANDINSKIJ, CHAGALL, MALEVIC

AL CINEMA

 

con il docu film

 

REVOLUTION

LA NUOVA ARTE PER UN MONDO NUOVO

 

Solo il 14 e 15 marzo arriva nelle sale italiane il docufilm della regista Margy Kinmonth dedicato alle avanguardie russe:

una rivoluzione per l’arte negli anni che sconvolsero il mondo

 

Con gli interventi del Direttore dell’Ermitage, Mikhail Piotrovsky, e della direttrice della Galleria Tret’jakov, Zelfira Tregulova

IMMAGINI QUI: https://www.dropbox.com/sh/n90ihvb1x6mq1g3/AACGWDYCiOCPI393VYpmijeya/IMAGES?dl=0

TRAILER QUI: https://www.youtube.com/watch?v=DRX2cvCwMPQ&feature=youtu.be

 

Una festa per gli occhi

Times

 

In Emilia Romagna aderiscono i seguenti cinema

EMILIA ROMAGNA

Bagnacavallo

Palazzo Vecchio

EMILIA ROMAGNA

Bologna

Odeon

EMILIA ROMAGNA

Bologna

The Space

14 marzo

EMILIA ROMAGNA

Carpi

Space city

EMILIA ROMAGNA

Casalecchio di Reno

Uci Meridiana

EMILIA ROMAGNA

Cesena

Eliseo

14 e 18 marzo

EMILIA ROMAGNA

Ferrara

Apollo

EMILIA ROMAGNA

Ferrara

Uci

EMILIA ROMAGNA

Forlì

Astoria

EMILIA ROMAGNA

Imola

Sala Teatro dell’Osservanza

15,16 marzo

EMILIA ROMAGNA

Modena

Raffaello

EMILIA ROMAGNA

Parma

The Space Barilla Center

14 marzo

EMILIA ROMAGNA

Parma

The Space Cinecity Campus

EMILIA ROMAGNA

Piacenza

Uci

EMILIA ROMAGNA

Ravenna

Astoria

EMILIA ROMAGNA

Reggio Emilia

Uci

EMILIA ROMAGNA

Riccione

Cinepalace

EMILIA ROMAGNA

Rimini

Tiberio

15 marzo

EMILIA ROMAGNA

Rimini

Giometti le Befane

EMILIA ROMAGNA

Savignano Rimini

Uci Romagna

Revolution – La Nuova Arte per un Mondo Nuovo è un documentario audace e scrupoloso. Racchiude il racconto di anni cruciali della storia russa e delle avanguardie artistiche che ne hanno cambiato per sempre il volto e lo fa con l’eleganza e la cura tipiche di Margy Kinmonth, pluripremiata autrice della BBC, già regista del documentario dedicato all’Ermitage e nominato ai BATFA.

Grazie all’accesso privilegiato a collezioni di importanti istituzioni russe, Revolution – La Nuova Arte per un Mondo Nuovo, che arriverà nelle sale italiane solo il 14 e 15 marzo nell’ambito della stagione della grande arte al cinema (elenco sale su www.nexodigital.it e trailer qui https://www.youtube.com/watch?v=DRX2cvCwMPQ&feature=youtu.be  ), si snoda attraverso le vicende rivoluzionarie che prendono il via nel 1917, fondendo i contributi di artisti contemporanei e di esperti d’arte con le testimonianze dirette dei discendenti dei personaggi che della rivoluzione russa sono stati gli assoluti protagonisti. Con questo mix ponderato e attento Revolution – La Nuova Arte per un mondo nuovo riporta in vita gli artisti dell’avanguardia russa e narra le storie di pittori come Chagall, Kandinskij, Malevic e dei pionieri che con loro accolsero una sfida utopica e ambiziosa: quella di costruire una nuova arte per un nuovo mondo, un’arte e un mondo che solo pochi anni dopo sarebbero stati bruscamente disconosciuti e condannati.

Attraverso preziose immagini d’epoca e i contributi di esperti come Direttore dell’Ermitage, Mikhail Piotrovsky e la direttrice della Galleria Tret’jakov (il museo moscovita che ospita una delle più grandi collezioni di belle arti russe al mondo), Zelfira Tregulova, il film indaga la storia e le opere delle principali correnti russe, dal raggismo al suprematismo, dal cubo-futurismo al costruttivismo e si interroga sul loro desiderio di liberarsi dal realismo per creare un’arte capace di recuperare l’originalità delle proprie radici. Un percorso artistico irrimediabilmente intrecciato alle vicende politiche della rivoluzione, che le avanguardie precedettero condividendone molte idee per finire poi perseguitate dopo la morte di Lenin. Grazie allo stile vivo e originale di questi artisti, la Russia divenne una punta di diamante dell’avanguardia europea, in ambito figurativo ma anche per quel che concerne la poesia, il cinema, il teatro.

Spiega Margy Kinmonth: “Perché la Russia? Come regista continuo a trovare tantissime storie da raccontare nel passato e nell’arte russa, storie che diventano per me fonte di ispirazione. In questo paese c’è una quantità enorme di arte, dipinti, romanzi, opere teatrali, balletti, opera, musica, architettura e soprattutto ci sono moltissime persone attraverso cui raccontare le storie stesse della Russia”.

La Grande Arte al Cinema è distribuita in esclusiva per l’Italia da Nexo Digital con i media partner Sky Arte HD e MYmovies.it.

Magico anniversario per i 60 anni di IBO Italia e i 10 anni di Stileventi con Silvan

Da organizzatori

Ferrara – Una bella coincidenza, festeggiare la cifra tonda nello stesso anno!
Una festa in grande stile, celebrata sabato 18 marzo con lo spettacolo di Silvan al Teatro Comunale de Micheli di Copparo, poiché è il 2017 l’anno che segna il sessantesimo compleanno per IBO Italia e il decimo compleanno per Stileventi, due realtà consolidate nel panorama ferrarese, che si sono confermate partner e organizzatori di diverse iniziative di successo della città estense.

Una collaborazione nata nel 2011, quando quello che adesso conosciamo come Novembre Magico nasceva con il nome di Festival della Magia di Ferrara – IBO Magic Show, e consolidatasi nel corso degli anni. Le attività di Stileventi hanno contribuito a sostenere e sviluppare alcuni progetti di cooperazione internazionale, promossi dalla storica ONG ferrarese. In particolare è il centro educativo di Panciu in Romania che ha beneficiato dei ricavi delle attività realizzate in questi anni. E così come da allora l’evento magico è cresciuto, lo stesso vale per il Centro, diventato un importante progetto di cooperazione internazionale fra Italia e Romania e una preziosa risorsa per la comunità locale. Dal 2012 in poi infatti c’è stato il riconoscimento di struttura ufficiamente accreditata, la costruzione di una nuova ala con mensa e aule didattiche e un ampliamento costante delle attività.

“Quello del centro educativo Pinocchio – racconta Dino Montanari, direttore di IBO Italia – è un progetto che ci sta particolarmente a cuore: sono più di 10 anni che lo portiamo avanti. Il Centro è un luogo dove molti bambini rumeni possono crescere al sicuro, ma anche un punto di riferimento per tanti ragazzi di Ferrara che decidono di dedicare alcune settimane o mesi della loro vita ad un’esperienza di volontariato internazionale. Ed è proprio grazie al sostegno di istituzioni, come il Comune di Ferrara, realtà imprenditoriali, come Stileventi, e semplici cittadini, che riusciamo a regalare un futuro migliore a chi è in difficoltà”.

Panciu si trova in Romania, in una delle aree più povere del paese; il centro Pinocchio è l’unica speranza di avere un’educazione e un pasto caldo per molti bambini. Purtroppo la povertà educativa spesso sfocia in altre forme estreme, alimentando l’accattonaggio e la microcriminalità, togliendo ogni possibilità di un futuro migliore ai giovanissimi e alle loro famiglie.

“La magia è un potente mezzo – ci spiega Roberto Ferrari, direttore di Stileventi Group – “ci affascina e ci sorprende, e non ci sono limiti d’età né per apprezzarla né per praticarla. Noi di Stileventi la usiamo in tutte le nostre attività, dalla formazione agli eventi, dalle presentazioni aziendali agli spettacoli di beneficenza, e non ci ha mai deluso: è una grandissima aggregatrice! La collaborazione con IBO Italia è stata” magica”: ci siamo trovati subito in sintonia e saper di aver contribuito a far crescere le attività del Centro Pinocchio di Panciu e a dare speranza a molti bambini e alle loro famiglie ci riempie di orgoglio”.

E quando la solidarietà chiama, Ferrara risponde!
Novembre Magico, la manifestazione lunga un mese che attraverso spettacoli e attività legate alla magia supporta IBO Italia, è sempre cresciuta nel corso degli anni, presentando spettacoli con i migliori artisti italiani nel campo dell’illusionismo e della prestidigitazione, segnando sempre il tutto esaurito.

Molti gli ospiti illustri a partire da Antonio Casanova a Shezan, finalista Master of Magic, per passare dall’unico e inimitabile Silvan, il tutto reso possibile dall’impegno del direttore artistico Andrea Baioni e dalla collaborazione con Gianni Loria presidente del Club Magico Italiano.
Proprio lo stesso Silvan che con il suo Recital Magico, ci regalerà una serata indimenticabile il 18 marzo al Teatro de Micheli di Copparo, occasione unica per spegnere queste moltissime candeline con uno dei più grandi maghi della storia.

A Piacenza il Guercino visto attraverso gli occhi di Goethe

di Maria Paola Forlani

Giovan Francesco Barbieri (Cento di Ferrara, 1591 – Bologna, 1666), a causa di una menomazione all’occhio destro subita in età infantile, fu detto ‘Guercino’.
Allievo di Ludovico Carracci, ma sensibile anche alla pittura ferrarese e, soprattutto, a quella veneta, rivela fin dalle opere giovanili un’attenzione peculiare agli impasti cromatici, anzi alla ‘macchia’ e agli effetti luministici, come per esempio in ‘Paesaggio al chiaro di luna’ o nel ‘Figliol prodigo’ di Vienna.
Per l’importanza della luce si sono talvolta tentati degli accostamenti a Caravaggio, ma le somiglianze sono solo apparenti: il luminoso caravaggesco blocca l’immagine dandole evidenza drammatica, quello guercinesco invece è mobile e magico.

La questione del Guercino si era riproposta in chiusura dell’‘Officina Ferrarese’ di Longhi. Ed era stata, quella, clausola avventurosa, letterariamente molto evocativa. Però di quella letteratura figurativa e ottica che ben conosciamo, tra le mani dello scrittore, in grado di provocare e di sommuovere strati sepolti di valore largamente poetico e storico nel momento in cui definisce per verba quell’evento oggettivo  che è l’opera d’arte: “La famosa gran macchia del Guercino si svela, per buon tratto, della stessa ascendenza (quella del Dosso). Al paragone dei togati Carracci nella volta farnesina, l’‘Aurora’ Ludovisi è di nuovo un tornante soffitto estense; dorme la Notte arcando, in sogno, prodigi come l’ultima chiromante del Dosso, e per l’arco diroccato, prediletto fin dai tempi di Ercole e del Cossa, trascorre il soffio scottante della vecchia Ferrara”.

A Piacenza, fino al 4 giugno 2017, si celebra il Guercino in occasione dell’anniversario dei lavori da lui compiuti in città fra il 1625 e il 1627 con due grandi eventi. Una mostra nella Cappella ducale di Palazzo Farnese, a cura di Daniele Benati e Antonella Gigli (catalogo Skira), con circa venti capolavori del maestro. E la nuova illuminazione degli affreschi nella cupola della Cattedrale, che permette ai visitatori, saliti nel ventre dell’edificio attraverso una serie di strette scale, di godere al meglio dei sei scomparti affrescati dal Guercino con le immagini dei profeti Aggeo, Osea, Zaccaria, Ezechiele, Michea, Geremia, assieme alle scene dell’infanzia di Gesù e le otto Sibille. La visita è introdotta da una sala multimediale per leggere in modo innovativo i capolavori del Guercino, anche attraverso visori 3d.

Gli affreschi di Piacenza, eseguiti a ‘buon fresco’ fortemente ritoccato a tempera, differiscono molto dai precedenti cicli decorativi. Lo stile maturo dell’autore, le influenze del soggiorno romano e delle fonti locali, le esigenze della commissione, produssero esiti diversi dai lavori Ludovisi, i Costagutti e i Lancellotti. In ogni vela della cupola Guercino dipinge un profeta con gli angeli, sopra gli archi delle finestre, in basso, la storia della Natività di Cristo alternata a copie di Sibille. I collaboratori, sui disegni del maestro, completarono il tamburo della volta con serie di putti e cartigli.

Bisogna riconoscere che nel favorire le fortune critiche di Guercino, gli estimatori stranieri sono stati tra i più generosi e curiosi dell’opera del maestro.
Nel Settecento, i più significativi riconoscimenti della grandezza del Guercino vengono probabilmente da un ambito diverso da quello degli artisti e degli specialisti d’arte, o da viaggiatori colti e curiosi. Per quanto grande appassionato di arte, per quanto originale fonte di riflessione su di essa, Goethe frequentava la materia come un colto dilettante del suo tempo. Eppure, durante il suo leggendario viaggio in Italia, Goethe non manca di fare qualcosa che gli artisti in tour di apprendimento e gli specialisti d’arte non avevano ancora intrapreso: decide di fare tappa nella “piccola e graziosa città” di Cento, il 17 ottobre del 1786, non certo perché era “ben costruita, industriosa, pulita, in un’immensa e fertile pianura”, ma esclusivamente perché è la ‘Guercins Vatersatdt’, il luogo natale del Guercino.
Il Guercino di Goethe viene descritto come un pittore “civile”, significativamente impegnato nella vita culturale, morale e materiale della propria comunità: anche da questo punto di vista, un modello rispetto ad artisti limitati da una concezione ‘mercenaria’ del proprio interesse, se non addirittura un esempio per lo stesso Goethe. Per farsi voler bene dai centesi, Guercino aveva comunque lasciato in patria diversi capolavori che ne perpetuavano, anche in senso strettamente artistico, il ricordo esemplare, come l’Apparizione di Cristo alla Madonna (1629-30) per la Compagnia del Santissimo Nome di Dio, oggi alla Pinacoteca Civica.
Goethe si sofferma lucidamente sull’iconografia del dipinto, ancora piena di sincero rispetto per il magistero classicista di Guido Reni, e sulla centralità del Cristo, intuendo che, con la mano sinistra e la leggera inclinazione del corpo verso quello rannicchiato della Madonna, determina l’innesto di un moto allo stesso modo dinamico e sentimentale.

Infine saltando il resto dell’Ottocento (quello degli specialisti, ma anche quello di scrittori e poeti come Byron), il campo della letteratura critica del Novecento è tutto occupato da Denis Mahon. In qualche modo egli risale all’interpretazione goethiana del Guercino, alla sua lettura profeticamente ‘storicistica’. Dobbiamo a Mahon, con la riconoscenza per la resurrezione di un grande artista, la lucida intelligenza di aver liberato il Guercino dall’‘imbalsamazione’  che gli aveva portato il trascorrere del tempo.

Mahon ha provveduto a fornirci non solo la traccia e la ricostruzione di un catalogo affidabile delle opere dell’artista, per i dipinti come per i disegni, ma anche la più attendibile interpretazione della sua poetica, grazie a studi che dagli anni Trenta del secolo scorso sono proseguiti – e proseguono – fino ai nostri giorni, di cui la mostra di Piacenza – a Mahon dedicata – è un fulgido esempio.

 

Ereditare il futuro: la sfida dell’Italia e del suo patrimonio culturale

Dalla concezione del patrimonio culturale come ‘petrolio’ dell’Italia, ai beni culturali e paesaggistici come ricchezza eccezionale e peculiare, da tutelare e valorizzare nel tempo, mantenendone il valore per le future generazioni, senza che conservazione e fruizione si escludano, ma anzi facendo in modo che si sostanzino a vicenda. Questa dovrebbe essere, in sintesi, la concezione con la quale è stata ideata e scritta la riforma del Mibact del 2014, che prende il nome dall’attuale titolare del dicastero, nostro concittadino, Dario Franceschini, nonostante i lavori siano iniziati già durante il mandato del suo predecessore Bray.

Una riforma spiegata da ben due dei più stretti collaboratori del ministro Franceschini: Lorenzo Casini – consigliere giuridico del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, professore ordinario di diritto amministrativo nella Scuola Imt Alti Studi di Lucca e membro del comitato di direzione di ‘Aedon-Rivista di Arti e diritto on line’ – e Stefano Baia Curioni, docente all’Università Bocconi di Milano e anch’egli membro del Mibact. Insieme a loro, nell’incontro tenutosi martedì pomeriggio nel Salone della Pinacoteca Nazionale di Palazzo Diamanti per il ciclo ‘Il museo dentro e intorno’: Giuseppe Piperata, docente di diritto amministrativo allo Iuav di Venezia, il vicesindaco e assessore alla cultura del comune di Ferrara Massimo Maisto e la ‘padrona di casa’, Martina Bagnoli, direttore delle Gallerie Estensi, uno di quei poli dotati di autonomia nati proprio dal riassetto del sistema museale che è parte integrante della riforma generale del Mibact.
Due, infatti, sono i pilastri del nuovo settore dei beni culturali e paesaggistici: il primo, la separazione e la precisazione delle funzioni di tutela e gestione, da una parte, e gestione e valorizzazione, dall’altra; il secondo, l’autonomia gestionale e finanziaria dei musei e la creazione di un sistema museale italiano.

“Questa riforma non è rivoluzionaria, la sua forza non sta nell’innovazione, ma nell’aver fatto ciò che da quarant’anni nel settore dei beni culturali si chiedeva di fare”, ha detto Lorenzo Casini, il “deus ex machina” di questa riforma secondo Martina Bagnoli. “Quando la racconto all’estero c’è incredulità, perché si fa fatica a credere che non fosse già così: che i musei non fossero autonomi, che non ci fossero direttori responsabili dei musei nazionali, che gli Uffizi, solo per fare un esempio, prima non avessero un proprio bilancio”.
Prima i musei “esistevano come contenuti, ma non come contenitori”: “il museo come istituzione non esisteva”, secondo la famosa formula del ‘museo-ufficio’, i musei statali erano ricompresi “dentro le soprintendenze”. Secondo quanto ha affermato Casini, tuttavia, “è problematico immaginare le stesse persone responsabili della tutela e della gestione e valorizzazione”. Ecco perché nel nuovo Mibact è stata creata una direzione generale musei per la gestione e valorizzazione dei luoghi della cultura ed è stato previsto un riordino delle soprintendenze, alle quali è affidata la funzione della tutela del patrimonio artistico, archeologico e paesaggistico italiano.

Consapevole dei diversi, e a volte importanti, detrattori di questa riforma – Salvatore Settis solo per citare un esempio – e dello stesso principio di separazione fra tutela e valorizzazione dei beni culturali, con il timore che diventino dei mondi separati e che si abbandoni la prima mentre la seconda va in mano a chi sa chi, Casini precisa che risorse e personale dei musei statali, da quelli facenti parte dei poli museali regionali a quelli dotati di autonomia speciale, dipendono ancora dall’amministrazione centrale. Certo però questa “è una riforma in fieri” e se per ora si è tentato responsabilizzare i singoli direttori dando loro finalmente un rango dirigenziale e un’autonomia gestionale e finanziaria, il punto di arrivo prefigurato da Casini è la configurazione dei musei come veri e propri “enti” statali autonomi.
Quello che però ha tenuto a sottolineare è che “il chiarimento delle funzioni alla base della riforma ha permesso una ridistribuzione dell’organico nel Mibact” e di conseguenza un chiarimento sul fabbisogno del personale. “Questo ha fatto sì che il Ministero dell’economia accettasse di stanziare le risorse necessarie per fare un concorso per l’assunzione di nuovo personale, cosa che nel settore dei beni culturali non accadeva dal 1980”: sono i ‘500 per la cultura’, nuovi funzionari a tempo indeterminato il cui bando di concorso è uscito l’anno scorso. E oltre alle risorse umane si è pensato a quelle economiche: con l’art bonus, una ‘chiamata alle arti’ che dal 2014 ha fruttato “oltre 140 milioni di euro di donazioni”, in cambio del 65% di credito d’imposta sulle somme elargite.

È però sulla questione delle competenze che si è chiuso l’intervento di Casini e si è aperto quello di Stefano Baia Curioni: il primo ha evidenziato – con indubbio orgoglio – che la riforma Franceschini ha aperto le porte del Ministero a quei giovani laureati in materia di beni culturali che prima non avevano possibilità di entrarvi, perché non c’era chiarezza di funzioni e competenze; il secondo ha sottolineato che ora è arrivato il momento di mettersi alla prova e di imparare sul campo a diventare figure ibride, a metà fra il management e le belle arti. Secondo quanto dice Baia Curioni abbiamo corso un grosso rischio: la “privatizzazione del settore dei beni culturali” era “un’opzione sul tavolo”. Lo scenario, secondo il docente dell’università Bocconi, avrebbe potuto essere la divisione del nostro patrimonio in tre grandi macro-aree geografiche e la concessione a privati esterni dei servizi di gestione e valorizzazione, dalle pulizie alla didattica, dalla guardiania alla politica culturale delle mostre. Si è scelto, invece, la strada della “responsabilizzazione sulla pianificazione strategica, culturale, economica”. La sfida è quindi: “diventare agenti della capacità del patrimonio di diventare elemento di progetto”, anche progetto urbano, e far diventare i musei “centrali nelle quali costruire il rapporto con il patrimonio culturale”.

Non ci resta dunque che sperare nelle competenze di chi sta applicando in questi anni – come Martina Bagnoli, guardando al nostro territorio – e di chi applicherà la riforma Franceschini nel prossimo futuro, auspicando che lo faccia mantenendo quello spirito di cui abbiamo detto all’inizio, sintetizzabile nel titolo dell’incontro e del nuovo libro di Lorenzo Casini: ‘Ereditare il futuro’, un ossimoro e una difficile prova di cui tutta la Nazione, almeno stando all’articolo 9 della Costituzione, si deve fare carico.

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