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Giorno: 28 Marzo 2017

Gran Fondo Ciclistica Portomaggiore

Da organizzatori

In una giornata ventosa ma con uno splendido sole primaverile è iniziata l’undicesima edizione del circuito di granfondo non competitive Giro dell’Appennino Bolognese e Valli di Comacchio.
La prima manifestazione si è svolta a Portomaggiore dove si sono registrati 1368 iscritti, una quarantina in più rispetto all’edizione 2016.
Ottima l’organizzazione , con un ricco pacco gara e pasta party finale da ricordare.
Il successo è andato al gruppo della Ferrara Bike Team ( Fe ), già al primo posto anche nella scorsa edizione della manifestazione, che ha ottenuto 7245 punti davanti alla Ciclistica Bitone di Bologna che ha conquistato 6095 punti,  mentre al terzo posto si è piazzata la Baracca Lugo ( Ra ) con 3705 punti.
Il gruppo più numeroso è risultato essere quello della Ciclistica Bitone Bologna con 63 partecipanti davanti alla Ferrara Bike con 56 e Avis Ozzano ( Bo ) con 40.
La vittoria però è andata al gruppo della Ferrara Bike in virtù dei maggiori chilometri percorsi dai propri atleti nei tre tracciati previsti dalla programma della granfondo Tra Valli e Delizie 2017.
Nelle prime dieci posizioni si sono poi piazzate rispettivamente Pol. Lame Vibolt ( Bo ), Avis Ozzano ( Bo ), Medicina 1912 ( Bo ), Gianluca Faenza Team Castenaso ( Bo ), Ciclistica Portogruarese ( Ve ), Avis San Lazzaro ( Bo ), ASD Migliarino ( Fe ).
Il successo della granfondo è testimoniato anche dalla presenza di ben 156 gruppi che hanno dato vita ad una prima manifestazione, delle sei in programma, che è di buon auspicio per il prosieguo di questo circuito emiliano.
Il prossimo appuntamento è fissato a Imola, domenica 14 maggio, quando a Imola si svolgerà la GF “ La Vallata del Santerno”.
Informazioni e iscrizioni anche online nel sito Internet del circuito.

L’Orlando Furioso con l’Ippogrifo in volo a Codigoro il 30 Marzo al Teatro Arena

Da organizzatori

Il GAD Amici del Teatro di Codigoro non si limita a leggere versi di Ludovico Ariosto che cantano la Maga Alcina e la sua Reggia,identificata nella roccaforte di Mesola,

e l’amore di Ruggiero e Bradamante capostipiti della casata degli Estensi ma vuole immergere lo spettatore nel mondo fantastico dell’Ariosto con balli, musica ed immagini.

La descrizione degli avvenimenti da parte di Milena Medici con l’inserimento dei versi letti da Ruggero Pimpinati e Paola Bedeschi accompagnati dai balletti preparati da Federica Raminelli e la sua scuola , dalle musiche selezionate da Marinella Massarenti e dalle immagini mescolate al computer da Alessandro Canella ne fanno una originale lettura del poema che continua a suscitare curiosità ed interesse.

Concluso il laboratorio di musicoterapia per Parkinson

Da organizzatori

Sabato 25 marzo si è tenuto l’incontro conclusivo del laboratorio di musicoterapia rivolto a persone affette dalla malattia di Parkinson, realizzato dalla cooperativa Camelot in collaborazione con l’associazione Gruppo Estense Parkinson, grazie al contributo dei club “Rotary” e “Rotary Est” di Ferrara.

Il laboratorio si è svolto nell’arco di 20 incontri settimanali il sabato mattina presso il Centro Diurno Sociale il Melo a Barco, ed ha visto la partecipazione complessiva di 14 persone per un totale di 40 ore di attività.

Durante le ore di laboratorio, i partecipanti sono stati coinvolti in esercizi mirati a rilassamento, vocalizzi ed esercizi di coordinazione motoria applicata alla ritmica musicale, anche con l’ausilio di strumenti musicali.

Il laboratorio ha offerto un luogo di ascolto, espressione e condivisione attraverso la musica e il canto, ed anche un luogo di cura e di riabilitazione, concepito per affiancarsi alla terapia clinica e farmacologica. Sotto una costante supervisione scientifica, ha operato per la riabilitazione vocale, ma anche la stimolazione delle funzioni cognitive legate a movimento, espressione ed improvvisazione.

Quella appena conclusa, è la quarta edizione del laboratorio di musicoterapia, resa possibile grazie al sostegno dei due club Rotary di Ferrara che l’hanno riconosciuta come attività di valore per la comunità.

Gli incontri sono stati condotti da un’équipe composta dalle dottoresse Marilisa Bacchiega e Stefania Sinatra, musicoterapiste specializzate presso il Centro di Riabilitazione di San Giorgio, oltre ad un’animatrice sociale e un autista per il trasporto delle persone.

Ad oggi le terapie disponibili non permettono di ottenere la guarigione dal Parkinson, la più diffusa tra le patologie neuro-degenerative dopo la malattia di Alzheimer.
Nonostante i progressi in campo medico, le persone che si ammalano affrontano un processo cronico ed invalidante. Si calcola che, in Italia, entro il 2030, il numero di casi raddoppierà.

E’ di sempre maggiore evidenza scientifica la necessità di affiancare alle terapie oggi disponibili approcci non farmacologici, per sostenere la persona in percorsi riabilitativi e di cura. Tra questi la musicoterapia, che dal 2013 è stata inserita nelle Linee Guida di Diagnosi e Cura per il suo valore riabilitativo, che consente il recupero delle capacità attentive e relazionali, con un lavoro mirato su voce e parola.

La cooperativa Camelot, in collaborazione con l’associazione Gruppo Estense Parkinson, intende riproporre questo servizio a partire da settembre.
Per informazioni è possibile contattare la cooperativa Camelot al numero 370 338 0505, oppure l’associazione “Gruppo Estense Parkinson” al numero 0532 977856

Museo Delta Antico, due giornate formative per le guide turistiche abilitate

Da ufficio stampa

In occasione della nuova apertura del Museo Delta Antico si terranno a Comacchio due momenti di formazione dedicati alle guide turistiche abilitate. Nelle giornate di giovedì 30 marzo e di giovedì 13 aprile avranno, dunque, luogo, dalle ore 10, due visite guidate all’interno del Settecentesco Ospedale degli Infermi (Via Agatopisto 4 – Comacchio) della durata di circa due ore. Per ulteriori informazioni o per comunicare la propria adesione è possibile contattare l’Ufficio Informazione Turistica di Comacchio: 0533/314154 – comacchio.iat@comune.comacchio.fe.it

Rifiuti della Camorra: solo la verità può dissipare le paure

Da ufficio stampa Paola Peruffo

Tanto se ne è dibattuto in questi giorni che è quasi inutile ripercorrere i tratti salienti della vicenda del pentito Perrella e delle relative confessioni circa i (presunti) rifiuti altamente inquinanti gettati nelle discariche ferraresi per volere della camorra negli anni ‘90.
Il sindaco Tagliani, prontamente intervenuto sul caso, prima chiarisce che “Il Comune di Ferrara, sia direttamente che attraverso Arpae, tiene costantemente sotto controllo le aree un tempo interessate da attività di discarica. Disponibile a documentare in modo circostanziato l’attività svolta”, poi specifica che “è intenzione del Comune inoltrare un esposto alla Procura per valutare se sussistano o meno circostanze di reato” e infine che “sporgerà querela per diffamazione e calunnia verso coloro che attribuiscono all’attuale sindaco condotte omissis o scorrette e ne divulghino con ogni mezzo la diffusione”.
Verrebbe da chiedersi il motivo di tanta enfasi autodifensiva da parte di Tagliani dal momento che i fatti in questione risalgono a quando lui non era ancora sindaco o vicesindaco della città. In ogni caso, se al suo indirizzo sono giunte accuse offensive e infondate, fa bene a tutelandosi e in questo caso esprimo la mia personale solidarietà.
Il punto focale però è un altro. Appurato che indagini in merito ai rifiuti sono state eseguite, Forza Italia ha chiesto la convocazione di una commissione speciale per analizzare quale sia il reale stato di inquinamento di queste discariche (su una di queste, pochi anni fa, è stato concesso il via libera all’immenso impianto fotovoltaico della Spal di Butelli, finito come sappiamo nda), dei terreni confinanti (la maggior parte dei quali adibiti a produzioni agricole), oltre che delle faglie acquifere annesse.
Riterremo cosa opportuna, inoltre, che all’apposita commissione prendesse parte il parlamentare ferrarese Alessandro Bratti, come presidente della Commissione Parlamentare Ecomafie, per illustrare i risultati delle indagini che riguardano il nostro territorio, quelle ovviamente non coperte da segreto istruttorio.
Troppo allarmismo? Non lo pensiamo, soprattutto alla luce di dati, ahinoi, inconfutabili. Ferrara registra un record assolutamente non invidiabile di tumori, specie alle vie respiratorie, con numeri paragonabili solamente al contesto dell’Ilva di Taranto; i livelli di particolato dell’aria degli ultimi mesi sono tra i più alti dell’intera Pianura Padana, senza che siano mai stati presi seri provvedimenti di contrasto; recenti interventi sul sottosuolo – a seguito della poco attenta e trasparente gestione dei rifiuti generati provenienti da aree produttive locali – hanno evidenziato valori estremamente preoccupanti non solamente nei pressi delle note discariche cittadine, ma anche in altri luoghi, come ampiamente dimostrato dalle cronache sulla genesi dell’asilo del Salice e dell’intero quadrante Est. All’interno di questo scenario già di per sé inquietante la giunta si è concessa pure la “generosità” di accettare (dietro compenso) i rifiuti della Puglia perché fossero bruciati nel nostro inceneritore.
Mi associo all’auspicio espresso da persone più autorevoli della sottoscritta in materia di giustizia connessa ai reati ambientali, considerando poco attendibili le parole di un pentito uscito da poco dal programma di protezione. In ogni caso, vista la delicatezza del tema, alle considerazioni generali preferiamo dati certi e inconfutabili.

Ecco com’è andata la XXIV Edizione di “restauro-musei” a Ferrara

Da organizzatori

Si è appena conclusa a Ferrara la XXIV edizione di RESTAURO-MUSEI – Salone dell’Economia, della Conservazione, delle Tecnologie e della Valorizzazione dei Beni Culturali e Ambientali, con un considerevole aumento di visitatori e numerosi ed importanti ospiti eccezionali di livello internazionale, per tre giornate di esposizioni, convegni, eventi e mostre, a ingresso gratuito.

Tutto ciò a riconferma delle grandi potenzialità di questa manifestazione, capace di rinnovarsi ogni anno nell’intento di promuovere il patrimonio culturale e ambientale sotto tutti gli aspetti: un punto di riferimento per gli addetti del settore, per gli ordini professionali interessati e non solo, nonché un’occasione per ribadire l’importanza del settore culturale, quale componente imprescindibile del nostro Paese.

Venerdì mattina il Ministro On. Dario Franceschini, ha reso omaggio al Salone con una visita partecipata agli stand espositivi, rinnovando l’invito a “considerare l’Italia come un museo diffuso” e la necessità di “diversificare il turismo”, al fine di incentivare tutte quelle zone che rappresentano tacitamente la bellezza del nostro paese e che meritano di essere valorizzate al pari delle consuete mete turistiche. Due tematiche di importanza vitale che nel corso di questa edizione di Restauro-Musei sono state affrontate al meglio attraverso la partecipazione dei direttori delle 30 eccellenze museali italiane, dei 17 Poli Museali italiani e infine nel convegno dedicato ai borghi più belli d’Italia.

Anche in questa edizione il MiBACT – Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, partner storico della manifestazione, ha individuato nel Salone la giusta cornice per rappresentare il Sistema Museale Italiano in tutta la sua interezza e complessità e ha collaborato all’introduzione del nuovo evento dedicato alle realtà museali, a partire dalla scorsa edizione.

In linea con il tema “Musei”, l’edizione 2017 ha visto inoltre la realizzazione di una nuova area espositiva dedicata al merchandising e servizi museali, con l’obiettivo di evidenziare anche questi importanti settori e di creare nuove opportunità e sinergie.

Una formula perfetta che anche quest’anno ha offerto a tutti i partecipanti la possibilità di incontrare e avviare dialoghi e collaborazioni con una vasta platea di interlocutori, ma anche di incontrare le esigenze del pubblico, a partire dall’offerta culturale proposta: 290 espositori, 8 mostre, 125 convegni e un ricco ventaglio di workshop, in grado di suscitare un sempre maggiore interesse da parte degli ordini professionali interessati, quali Architetti, Geometri, Ingegneri, in vista anche del rilascio di crediti formativi.

Il risultato è stato quello di una vasta e partecipata affluenza da parte del giovane pubblico, futuri addetti ai lavori, grazie anche alla varietà e all’arricchimento degli stand proposti in questa edizione 2017, rappresentati soprattutto dal segno delle nuove tecnologie: tante e affascinanti novità per rimanere aggiornati circa gli sviluppi delle nuove tecniche di restauro e conservazione, ma anche della sempre più diffusa fruizione culturale interattiva con spazi dedicati all’esperienza del visitatore, capaci di affascinare e soddisfare le aspettative anche del professionista più esigente.

Ad arricchire di novità questa XXIV edizione di Restauro-Musei, oltre al consolidamento di collaborazioni già acquisite, quali ad esempio Assorestauro, Museo Statale dell’Ermitage, nuovi accordi che hanno portato alla presenza di CIVITA – Opera Laboratori Fiorentini e di FEDERCULTURE – con la presentazione del Rapporto Federculture 2016. Proprio la collaborazione con quest’ultima vedrà un ampliamento a tutti i soci Federculture nell’ambito dell’edizione 2018.

Da evidenziare inoltre la straordinaria visita del Governo di Mosca e la nascita di un’ipotesi di collaborazione che vedrà due visite istituzionali del Salone di Ferrara a San Pietroburgo e a Mosca e la loro presenza alla prossima edizione di Restauro-Musei.

Tutto ciò rappresenta un’ulteriore conferma del successo di questa edizione 2017, dove una semplice visita degli stand esposti si è trasformata per chiunque in una piacevole esperienza di arricchimento culturale. Un appuntamento unico nel suo genere, di cui tenere conto non solo in Italia, ma anche in tutta Europa, e che continua a ribadire l’impegno condotto da sempre nella promozione, conservazione e rivalutazione del patrimonio culturale e ambientale, imprescindibili capisaldi da cui ripartire per il 2018 con la prossima XXV edizione.

Il programma completo e aggiornato sul sito www.salonedelrestauro.com

Segreteria Organizzativa

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Capo Progetto
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Segreteria

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Catalogo

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Presentazione volume “Reportage dall’Isola del Pianto”

Da organizzatori

Angelica incatenata e altre storie “furiose” raccontate con la fotografia e l’ex libris (Editoriale Sometti, Mantova, 2017)

Verrà presentato Giovedì 30 marzo alle ore 21, a Ferrara presso la Sala della Musica, in via Boccaleone 19.

Si possono raccontare con la fotografia le magie dell’Orlando Furioso? E’ quanto si sono chiesti cinque fotografi del Fotoclub Ferrara, che con la guida artistica di Roberto Roda (Centro Etnografico Ferrarese) ed Emiliano Rinaldi (Fotoclub Ferrara) hanno deciso di affrontare l’arduo impegno. Le modenesi Lucia Castelli e Sara Cestari, l’imolese Nedo Zanolini, il ferrarese Luca Zampini e il toscano, ma rodigino d’adozione, Enrico Chiti sono gli autori che hanno deciso di fare l’impresa.
Il volume Reportage dall’Isola del Pianto può essere considerato sia un vero libro d’arte, ancora preziosamente stampato in tipografico offset, sia un manuale di fotografia creativa. Il lettore può gustare le accattivanti immagini dei racconti “furiosi” ma anche capire come sono stati realizzati. Angelica in fuga, Melissa che restituisce sembiante umano agli amanti della fata Alcina, Angelica catturata dai pirati di Ebuda, offerta al mostro marino e liberata da Ruggiero, Olimpia liberata da Orlando, le arpie, ecc. sono alcune delle tappe creative che hanno richiesto un defatigante lavoro preparatorio. Come sono state scelte le location, come è stato pensato il make-up, quali approfondimenti iconografici sono stati messi in atto per studiare pose e inquadrature dei personaggi, quali meccanismi creativi sono stati adottati, quali logiche ha richiesto il lavoro di montaggio delle sequenze? Tutto questo è accuratamente spiegato nel volume.
Il Reportage dall’Isola del Pianto ha richiesto un impegno minuzioso, interdisciplinare, dove i singoli autori hanno dovuto farsi partecipi di un complesso gioco d’équipe, interagendo prima di tutto con le brave modelle (qui, per la verità impegnate nel ruolo assai più complesso di attrici e performer) che hanno dato fisionomia ai personaggi ariosteschi di Angelica, Olimpia, Melissa: stiamo parlando della istrionica e incontenibile modenese Luna Malaguti e della affascinante centese ma di famiglia sino-vietnamita Ngoc Phuong Ong. Trucco e parrucco sono stati pensati e realizzati dall’artista tedesca ma bolognese d’adozione Arnika Laura Gerhard, così come molti oggetti di scena portano firme d’arte: le arpie metalliche sono dello scultore Luigi Zampini, i gioielli di Angelica sono firmati dal designer Sobral, ecc.
Per le riprese in acqua e sott’acqua sono state utilizzate attrezzature Leica X-U gentilmente messe a disposizione dei fotografi da LEICA STORE BOLOGNA, partner dell’iniziativa. Tutte le fotografie hanno trovato ambientazione nelle incredibili scenografie “naturalmente” artificiali di RiminiRock, sul colle di Covignano. Oltre 100 fotografie, tutte contestualizzate con i pertinenti riferimenti agli accadimenti del poema ariostesco, compongono il volume, arricchito da schede iconografiche, contributi scritti e da una ricca bibliografia. In appendice un dettagliato saggio, firmato da Roberto Roda, sull’Orlando Furioso nella fotografia contemporanea (1969-2017), permette di meglio contestualizzare il lavoro profuso dai fotografi del Reportage, confrontandolo con quanto, prima di loro, avevano fatto altri importanti artisti dell’obbiettivo: da Vaccari a Mulas, a Rocchi, da Bruno Vidoni a Joseph Auquier, da Amy Arbus a Ivano Ferrari a Marco Bolognesi a Francesca Della Toffola… È sorprendente come le narrazioni visive studiate e messe in essere da Castelli, Cestari, Chiti, Zampini e Zanolini, per comporre il loro intrigante Reportage ariostesco, riescano a caratterizzarsi per originalità, senza aderire a modelli già sperimentati o abusati.

Info:
Fotoclub Ferrara – mail: mauriziotieghi@alice.it

REPORTAGE DALL’ISOLA DEL PIANTO
Angelica incatenata e altre storie “furiose” raccontate con la fotografia e l’ex libris da L. Castelli, S.Cestari, E.Chiti, E.Rinaldi, R.Roda, L.Zampini, N.Zanolini,
a cura di E.Rinaldi e R.Roda
(Editoriale Sometti, Mantova 2017), pp.128-oltre 100 ill., prezzo di copertina € 25,00
e-mail: info@sometti.it

La fine dei giornali di carta e i rischi di appiattimento dell’informazione

Il derby fra carta stampata e media digitali è in corso. La partita si sta giocando ma l’esito è scontato: i giornali così come li abbiamo conosciuti dal diciassettesimo secolo in poi sono destinati a scomparire. E’ solo questione di tempo. Vari sono i fattori che incidono: immediatezza nella diffusione dei contenuti e nell’accesso (la notizia arriva subito e ci raggiunge ovunque noi siamo), multimedialità (immagini, filmati, audio si integrano), interattività (produttori di informazione e fruitori dialogano), archiviabilità (ognuno può costruire e conservare la propria banca dati)… Ma l’elemento decisivo è quello economico: i giornali online hanno una matrice elettronica replicabile all’infinito senza costi incrementali, quelli cartacei devono sopportare le spese di stampa, distribuzione, gli appannaggi dei rivenditori e sobbarcarsi financo gli oneri dei resi…

Già ora in Italia si leggono poco i giornali cartacei e la tendenza oltretutto è in calo. Le copie di quotidiani distribuite nel 2000 erano superiori a 6 milioni, nel 2015 sono risultate inferiori a 3 milioni per una popolazione che sfiora i 61 milioni di persone. Questi dati peraltro vengono normalmente drogati dagli editori che, per aumentare la diffusione, regalano copie attraverso vari circuiti (hotel, treni etc) pur di gonfiare i rendiconti e risultare attrattivi per il mercato pubblicitario, sempre più orientato verso altri media: tv e web in primis. Pure questo espediente, però, ormai segna il passo. Guardando ai ricavi si nota infatti non solo il calo relativo alle vendite, con gli introiti che si riducono da 1.232 milioni a 1.024 milioni, ma un vero e proprio crollo si registra nei proventi pubblicitari che passano da 1.303 a 821 milioni (mentre quelli del settore online fra il 2010 e il 2015 passano da 1.177 milioni a 1.708).

Restando ai numeri, i lettori di quotidiani in Italia sono complessivamente stimati in 18,5 milioni, un terzo della popolazione (ma parliamo di ‘lettori da bar’, non di acquirenti, dato che le copie vendute come abbiamo visto sono meno di tre milioni).
Per quanto riguarda i dati di vendita dei vari quotidiani, aggiornati a giugno 2016, il giornale più letto resta il Corriere della Sera con 248 mila copie diffuse, ben 52mila in meno dell’anno precedente. Segue Repubblica con 241mila (e a sua volta 40mila copie in meno rispetto a dodici mesi prima), quindi la Gazzetta dello Sport (sostanzialmente stabile a 199mila), la Stampa a 160mila (meno 25mila), il Sole 24ore a 133mila (meno 20mila).
Si conferma dunque la tendenza a un forte calo, pari circa al 20% annuo, in un mercato già in crisi.

Quanto ai ricavi delle imprese che operano nel settore dei media, nel 2015 sono stati di 2.011 milioni nel comparto quotidiani (con un calo del 4,7%), 1.987 milioni per i periodici (-10%), 1.708 milioni per internet (con un incremento del 5,2%, in un segmento che però non abbraccia solo l’informazione in senso stretto).

Il progressivo passaggio dal cartaceo all’online, al di là degli aspetti economici, avrà però una significativa serie di implicazioni anche dal punto di vista della funzione che il giornale tradizionalmente svolge.
Fra i suoi principali compiti, oltre ad informare, c’è – forse meno scontato – anche quello di agevolare la comprensione del mondo. La “preghiera laica del mattino”, a cui allude Hegel racchiudendo in questa immagine “il rito della lettura del giornale”, esprime in metafora la richiesta di rassicurazione del lettore, bisognoso di una credibile guida che lo aiuti a districarsi nelle spire di un mondo complesso.

Per assolvere a questa funzione, il giornalista seleziona – nel limitato novero di avvenimenti di cui viene a conoscenza, fra i miliardi di quotidiani accadimenti – i fatti che considera significativi, li gerarchizza (cioè dà loro un ordine di preminenza) e poi ne trae notizie, sintetizzando gli elementi salienti di ciascuno.
I processi di selezione e sintesi restano elementi peculiari anche dei media online. Ma la gerarchizzazione rischia di sfumare quando, per esempio, il supporto di lettura è un tablet o uno smartphone, nei quali gli articoli si accodano l’uno all’altro spesso sulla base di un criterio banalmente cronologico.
Così, mentre la messa in pagina tradizionale all’interno della gabbia grafica del giornale cartaceo accentua o sminuisce il rilievo delle notizie (e dunque degli avvenimenti ai quali fanno riferimento, attribuendo loro un certo grado di importanza coerente con la valutazione redazionale) e focalizza in tal modo una mappa concettuale attraverso la quale è possibile leggere la realtà, soppesando il significato di ciò che accade e desumendone le connessioni più ampie, sul giornale online tutto rischia di appiattirsi.

In questo senso, la scelta del giornale è paragonabile a quella degli occhiali: le lenti devono adattarsi ai nostri occhi. I lettori si fidelizzano a una testata proprio perché avvertono una comune sensibilità. E’ il giornale che colora il mondo e gli dà un senso. E dalla sintonia fra chi scrive e chi legge scaturisce l’intesa fiduciaria che rende credibile l’eloquente immagine del mondo in scala ridotta che quotidianamente il giornale propone. Ed è sulla base di questa riproduzione che il lettore riesce a comprendere la realtà in cui vive.
Ma se tutto si riduce a una insignificante sequela di fatti, senza evidenti connessioni né specifico rilievo, il mondo si appiattisce e si opacizza. E tutto diventa più oscuro e incomprensibile.

E’ un problema che i media online attualmente scontano. Un limite certamente superabile, ma al momento insoluto.

LA CITTA’ DELLA CONOSCENZA
Città: l’impresa della conoscenza

Barcellona, Delft, Dublino, Monaco, Montréal, Stoccolma sono oggi considerate a livello mondiale città della conoscenza di successo. Il loro cammino verso uno sviluppo fondato sulla conoscenza come risorsa ha preso avvio col tramonto del secolo scorso, come risposta di fronte alla crisi industriale ed alla crescente disoccupazione. Ormai costituiscono sei casi di studio intorno ai quali si è andata accumulando un’importante letteratura.
Ragionare di città della conoscenza, di uno sviluppo che faccia della conoscenza la sua risorsa prima da noi è ancora molto difficile, eppure ogni giorno tocchiamo con mano come sia arduo uscire dalle secche di una crisi che si estende come una lingua di lava e come i fatti siano terribilmente distanti da quanto un pensiero nuovo, una nuova intelligenza suggerirebbero di fare. Intanto il tempo è tiranno e con realismo spietato non fa che accumularci addosso gli anni del ritardo che scontiamo nei confronti delle città più avanzate.
La questione di fondo resta la volontà politica e sociale che sono indispensabili. Nei casi citati c’era il senso di un’urgenza sociale, credere nella necessità del cambiamento per riposizionare la città nell’era della conoscenza, come risposta alla situazione di difficoltà generata dal declino delle industrie tradizionali o dalla scarsità delle risorse locali. È questa volontà di cambiamento sociale la scintilla per ogni ulteriore azione, ma una città non si sviluppa come città della conoscenza senza un chiaro sostegno del governo e delle leadership locali.
Ogni tentativo di trasformare una città in città della conoscenza è destinato a fallire se non è guidato da una chiara visione strategica, una visione strategica che deve prendere le mosse da un esame disincantato e approfondito della propria condizione. Sarebbe compito del governo della città e degli attori sociali responsabili del suo futuro proporre obiettivi specifici, misure e azioni per una nuova stagione di sviluppo della città fondata sull’uso della conoscenza come leva e risorsa.
Le città che abbiamo citato all’inizio hanno scelto di indirizzarsi su alcuni settori piuttosto che altri, fissando obiettivi ambiziosi per ciascuno di essi. Hanno cercato di bilanciare gli interessi di questi settori in rapporto alle risorse disponibili e alla competitività delle loro aree metropolitane. Soprattutto hanno mirato a far crescere un sistema di alta qualità dall’istruzione di base a quella superiore, di elevare la qualità della vita dei cittadini e dei servizi sociali avanzati.
Certo, il sostegno finanziario e forti investimenti per la realizzazione degli obiettivi strategici costituiscono le condizioni indispensabili. Si tratta di operare azioni di marketing in grado di attrarre investimenti esterni, di mobilitare risorse pubbliche e private, anche mediante l’applicazione di vari regimi fiscali, attirando finanziamenti pubblici a livello nazionale e sovranazionale.
Parchi e poli della conoscenza vanno creati e animati, senza di essi oggi nessuna impresa grande e piccola che sia può sopravvivere, l’era della grande industria ormai è scaduta. Le agenzie di cui hanno bisogno le nostre città sono quelle in grado di promuovere aree qualificate e specializzate di conoscenza, poli della scienza, della ricerca e delle tecnologie.
Queste agenzie possono essere fondazioni, centri di ricerca, istituzioni e università da coinvolgere in diversi tipi di attività, come la progettazione e la realizzazione di piani, per la conduzione di ricerche, il rafforzamento della cooperazione scientifica e la condivisione delle conoscenze, attrarre e trattenere lavoratori della conoscenza, sostenere lo sviluppo economico, il marketing del concetto di città della conoscenza. Perseguire l’eccellenza esprimendo principalmente la capacità di creare nuove conoscenze nei settori della scienza e della tecnologia, ma non solo o esclusivamente, perché porsi l’obiettivo dell’eccellenza fornisce la piattaforma per nuovi beni e servizi basati sulla conoscenza.
Una città della conoscenza di successo è, dunque, soprattutto degna di nota per la sua ricchezza di conoscenze acquisite, che ruota essenzialmente attorno ai suoi centri di ricerca e alle istituzioni dell’apprendimento. La produzione di conoscenza procede in gran parte da quelli che sono conosciuti come i motori dello sviluppo economico della città, come i suoi centri di ricerca e le università.
È anche il carattere multietnico delle nostre città che ci chiama ad accogliere la sfida a trasformarci in città della conoscenza. Una città della conoscenza per avere successo deve essere costruita sulla diversità. Gli individui di talento creativo preferiscono vivere in città con popolazioni caratterizzate da diversità, tolleranza e apertura, in quanto una tale atmosfera stimola la fertilizzazione incrociata delle idee e delle pratiche e favorisce il flusso più veloce delle conoscenze. Le città della conoscenza sanno come ascoltare e trovare i modi per sostenere i diversi punti di visti, le differenti radici culturali e le esperienze dei loro cittadini contribuiscono realmente a nuove idee e innovazioni.
Una città della conoscenza ha senso se è in grado di offrire opportunità di creazione di valore per i propri cittadini. Esempi di tali pratiche sono la promozione di “microcosmi della creatività”, istituzioni di spazi per lo sviluppo del dialogo sociale, la costruzione di siti web di alta qualità e di reti tra città della conoscenza. Una città della conoscenza si distingue anche per il ritmo di assimilazione, l’uso, la diffusione e la condivisione di nuovi tipi di conoscenze, la promozione che a sua volta assicura che esse acquisiscano rapidamente un valore economico e sociale.
“Un motore di innovazione urbana” è un sistema che può innescare, generare, promuovere e catalizzare l’innovazione nella città. Si tratta di un sistema complesso che comprende le persone, i rapporti, i valori, i processi, gli strumenti e le infrastrutture tecnologiche, fisiche e finanziarie. Alcuni esempi di luoghi urbani che possono servire come motori di innovazione sono le biblioteche, i caffè, la camera di commercio, il municipio, l’università, le scuole, i musei, le istituzioni culturali, ecc. Tuttavia non tutti questi luoghi interpretano il ruolo, oggi indispensabile, di veri e propri motori di innovazione.
Una città fondata sulla conoscenza deve garantire, tra gli altri, i diritti all’informazione e alla conoscenza dei suoi cittadini, attraverso l’accesso facilitato alle reti a banda larga per tutti, l’accessibilità all’informazione per un’utenza amica, altamente comprensibile, completa, diversificata, una informazione pubblica trasparente. Il diritto all’istruzione e alla formazione. Tutti i cittadini devono avere il diritto alla formazione al fine di beneficiare in modo efficace dei servizi e delle conoscenze disponibili attraverso l’informazione e le tecnologie della comunicazione. Così come i cittadini hanno diritto ad una pubblica amministrazione trasparente a tutti i livelli del processo decisionale. La Pubblica amministrazione deve impegnarsi a favorire la partecipazione dei cittadini e il rafforzamento della società civile.
I benefici di una città della conoscenza su scala mondiale e locale sono realmente sostanziali ed attraenti, per cui non possono più a lungo essere ignorati dai decisori politici e dai ricercatori, ma soprattutto dai cittadini consapevoli del senso del loro abitare la città.

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