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Giorno: 29 Aprile 2017

TECNOLOGIA
L’abito digitale del neocapitalismo

Oggi meno sai di informatica, più sei ai margini non solo dell’informazione, ma anche della società. Basti pensare ai tanti anziani che non capiscono un’acca di computer. Dobbiamo renderci conto che il cosiddetto ‘digital divide’ (divario digitale) è un problema sociale e politico e come tale va affrontato. Insomma: la nuova piramide sociale si costruisce sull’istruzione informatica, sull’accesso alla Rete, sull’utilizzo degli strumenti.

Attenzione, però. Da alcuni anni le aziende della Silicon Valley promettono abbondanza, prosperità, riduzione delle disparità e una nuova società in cui tutto sarà condivisibile e accessibile. Ma siamo sicuri che Google, Amazon, Facebook, Twitter e compagnia non siano invece l’ultima incarnazione del capitalismo – ancora più subdolo, perché mascherato dietro le suadenti parole della rivoluzione digitale – e l’ennesima versione dell’accentramento di potere economico e politico nelle mani di pochi? Evgeny Morozov, autore dei “Signori del silicio”, sostiene che di democratico, rivoluzionario e “smart” in tutto questo c’è ben poco. C’è invece la svendita sull’altare del profitto dei nostri dati personali, della nostra privacy e soprattutto della nostra libertà. Ormai siamo registrati in ogni nostra mossa; non fai in tempo a compiere una ricerca sul web che subito sei tempestato di sollecitazioni commerciali nel settore che hai esplorato: abiti, orologi, libri o prosciutti, poco importa.

L’unica forma di difesa è un uso critico e consapevole della Rete. Ma un uso critico presuppone a monte un plafond culturale che non tutti hanno. I giovani poi, “bevono” più o meno tutto ciò che viene loro propinato e sono in questo senso più facilmente condizionabili. E allora non è questo un’altro episodio, un altro aspetto di quella offensiva che anni fa fu scatenata, per esempio, dalle televisioni di Berlusconi? Il capitale – un capitale sempre più irraggiungibile e misterioso – non ha mai avuto interesse a che i sudditi siano istruiti, perciò autonomi.

Non è il caso, per questo, di mettersi a fare i luddisti, ma sicuramente la rivoluzione informatica nasconde molti, troppi trabocchetti. E anche la cosiddetta “democrazia di rete” è da maneggiare e da interpretare con molta, molta cura.

DIARIO IN PUBBLICO
Spigolature d’Aprile (compresi i pesci)

L’affidarsi alle tecniche sadomasochistiche è una pratica che sta impazzando sulla rete e sui giornali. Si analizza l’inaudita relazione di Macron con la sua professoressa, ora moglie e candidata al ruolo di première dame, come un classico esempio di pedofilia. Naturalmente non sono accusati di reato simile il B. con le sue numerose alunnine o il ciuffo di paglia americano con le sue mogliettine sempre più giovani.

Ma volete paragonare l’asciutta, virile, macha consapevolezza che insegna e diffonde a furor di stadio che non è che donna vecchia fa buon brodo, ma lo fanno solo le gallinelle di prima piuma?
E la moralità?
Seriosissime signore che (forse) pensano come ad una ghiottoneria farsi il ragazzetto, ma poi secondo bon ton starnazzano che è immorale una simile liason, urlicchiano in rete la loro disapprovazione. Al solito le parole più sagge e straordinarie vengono da una specialista di comportamenti e di cinema, la sempre grande Natalia Aspesi, che sottilmente fa un parallelo tra quella che al momento è la ‘vecchia’ più affascinante del mondo, Isabel Huppert, e la (speriamo) futura prima signora di Francia. E a tutti consiglio il film più consapevole del problema: ‘Il condominio dei cuori infranti’ reperibile in rete.

Altri due argomenti di primaria importanza, ma senza paragoni al confronto del delirio del ‘Forza Spal’ classicamente pronunciata con al ‘elle’ ferrarese, riguardano il boccoluto signore dei 5Stelle e il suo rapporto con la stampa. L’analisi che ne fa Sebastiano Messina su ‘La Repubblica” del 27 aprile è rivelatrice. Le ingiurie e i commenti che il mister genovese pronuncia oracolarmente contro stampa e giornalisti ci dicono spietatamente a quale livello culturale ed etico si arrivi con le sparate dei giudizi grillini. Con feroce ironia Messina conclude: “Ora, vogliamo considerare tutto ciò ‘intimidazioni verbali’? Ma no, via. Erano battute, gag, scenette per farci ridere un po’. Perché Beppe Grillo, in fondo, è solo un comico. O no?”

Secondo Reporter senza frontiere il peso di Grillo nella libertà d’informazione sarebbe proprio l’intimidazione verbale.
Degno al solito di una lettura attenta il raffinatissimo commento di Francesco Merlo ne ‘La Repubblica’ della stessa data: “ Matteo da sei politico. I rivali ridotti a spalla”.
Ma prima di proseguire mi sembra onesto, politicamente onesto, dichiarare quale sarà il mio voto alle primarie del 30 aprile. Per fortuna, anche se suona come excusatio non petita, a quella data sarò a Dublino finalmente a vedere la grande mostra ‘Beyond Caravaggio’ assieme all’Associazione Amici dei musei e a Francesca Cappelletti preziosissima guida. Quindi anche se il carissimo amico Federico Varese indica il seggio dove si potrà votare a Oxford, lungi da me l’idea d’interrompere le magiche visioni di Caravaggio per andare ad esprimere con un voto la scelta di un candidato, nel caso specifico Orlando che dei tre sarebbe stato il prescelto, che non mi convince del tutto o quasi per nulla.

Ecco allora con soave perfidia il commento di Merlo che disapprova il miele sparso a cucchiaiate nelle dichiarazione dei tre candidati. Meglio sarebbe stato per tutti che non di educati competitors ci fosse stato bisogno cioè di “un vincitore e due spalle” ma di “ un pugnale sotto la cravatta” perché “Alla fine, Renzi che disperatamente cerca la nuova parola della sua rinascita, sia il mangiafuoco pugliese che crede nella bulimicrazia e fa il Masaniello illuminista, l’uomo di popolo, la risposta di sinistra al sempre più confuso vaffa del grillismo, e sia il vecchio ragazzo saggio che sognava di fare il muratore, hanno ricordato che i nemici sono Berlusconi e Grillo [vero!!!ndr], e che tra il vecchio autocrate di Arcore , e il ceffo di Grillo, è comunque meglio la democrazia stanca ma non ancora in liquidazione del Pd”

Cautamente ci si esprime nella città estense tra rievocazioni dell’ingresso delle truppe che liberarono Ferrara nell’aprile del 1945, cortei di cavalli e tante altre manifestazioni turbate in parte dalla polemica dell’Anpi e della brigata ebraica dove un delicatissimo problema diventa una dolorosa frattura che fa più danno che ragionevole volontà di ricomposizione.
Gli ‘umarèl’ assistono incuriositi ma turbati alle calibratissime parole che marcano l’assenso e il dissenso. C’è nell’aria una volontà di sopire, sedare. Gli stessi incontri in vista delle primarie sono poco frequentati o esprimono concordia.
D’altronde come distogliere i ferraresi dalle due vicende che incatenano l’attenzione e li estraniano da altri commenti e pensieri?
Da una parte la vicenda di Igor e dall’altra le magnifiche sorti e progressive della Spal.

Infine nell’aprile ventoso e piovoso una lieta sorpresa ha rallegrato il laborioso procedere nell’analisi delle pieghe più nascoste o meno studiate dell’opera e della vita di Giorgio Bassani. Nel giorno della morte di Gramsci ho avuto l’onore di parlare in Ariostea del rapporto tra lo scrittore ferrarese e il mondo politico. Rare volte mi sono commosso come a questa. Allievi, compagni, persone care e giovani che ti rallegrano perché pensi che non tutto è perduto allorché ci si misura con la Storia, quando la si sente ancora forza dominante e non inutile orpello da eliminare. E ripercorrere i momenti di una nobile scelta tra antifascismo, ebraismo e impegno civile della poliedrica carriera di Bassani ci fa riflettere sulla deriva pericolosamente sciocca di chi non ha più tempo né voglia di confrontarsi eticamente non solo con il presente ma con un passato che è garanzia del futuro. Siano essi politici, opinionisti, economisti ma soprattutto coloro che si spacciano o vogliono indossare i panni dell’’intellettuale’. Una brutta parola ormai il cui vero significato andrebbe ricercato in quei padri che stiamo tradendo non perché la rivolta non debba essere la caratteristica del figlio ma perché rivolta non è.
E’ solo opportunismo.