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Giorno: 19 Maggio 2017

Approvati brand “Biosfera Delta Po” e Piano di Comunicazione triennale

Da Organizzatori

Il 17 mattina a Porto Viro si è riunito il Gruppo di coordinamento MaB UNESCO Delta del Po

Il brand “Biosfera Delta Po”, un potente strumento per promuovere l’attrattiva del Delta del Po, intende comunicare il concetto di «tutela» non come «cappa» di vincoli su di un territorio, ma come valorizzazione di un’area di pregio pulsante di attività dell’uomo: agricoltura, agroalimentare, prodotti tipici, cultura enogastronomica, pesca e caccia, che si sono storicamente specializzate nello straordinario contesto del Delta del Po e che oggi sono, assieme agli aspetti naturali, elementi di attrazione di significativi flussi di turismo sostenibile.
Il brand della “Biosfera Delta Po” è disponibile in due declinazioni:
associato al brand del programma MaB e dell’UNESCO: sarà utilizzabile dai soggetti coordinatori della Riserva di Biosfera e dagli Enti pubblici locali che ne fanno parte sui propri strumenti di comunicazione istituzionale. Sarà inoltre utilizzabile da soggetti pubblici e privati che ne faranno richiesta per il patrocinio a iniziative culturali, educative, di ricerca scientifica e/o di marketing territoriale.
“sostenitore della”: sarà utilizzabile dai soggetti che intendono promuovere a fini commerciali un prodotto o un servizio; questa declinazione del brand intende sottolineare come anche l’ambito economico, se indirizzato al perseguimento dello sviluppo sostenibile, rafforzi l’identità della Riserva di Biosfera e la diffusione dei suoi valori. Il concetto di “sostenitore” inoltre consente di creare un informale “network” di soggetti con cui la Riserva interagisce, dialoga ed incoraggia nel percorso verso lo sviluppo sostenibile.
Le modalità di richiesta e di concessione del brand sono sul sito BiosferaDeltaPo.org
Il Piano di Comunicazione triennale della Biosfera Delta Po
E’ da considerarsi uno strumento che contribuisce alle azioni identitarie e fondanti della Riserva stessa. Un obiettivo prioritario è quindi, soprattutto nella fase iniziale di adozione, evidenziare l’identità della Riserva di Biosfera come progetto territoriale indipendente, seppur strettamente correlato, dai due Parchi. Ciò avviene attraverso:
una azione di rafforzamento delle audience e delle collaborazioni esistenti;
la creazione di nuove audience e collaborazioni, garantendo un processo di coscientizzazione complessiva sui valori della Riserva di Biosfera.
Gli obiettivi specifici del piano di comunicazione triennale sono: potenziare l’attrattività della destinazione Delta del Po; sottolineare gli elementi chiave che fanno del Delta del Po un territorio vocato alla sostenibilità; valorizzare il network mondiale di luoghi di eccellenza in cui il Delta del Po è entrato; stimolare le comunità locali e i visitatori rispetto alla “presa in carico” dei valori della Riserva di Biosfera; coinvolgere i giovani in un processo virtuoso che possa definire opportunità per il futuro; potenziare l’identità delle comunità locali per la protezione dei valori culturali intangibili.

La marineria di Porto Garibaldi in festa

Da Organizzatori

Sarà la sirena del Mercato Ittico – come tradizione – ad annunciare, intorno a mezzogiorno di sabato 20 maggio, l’apertura dello stand gastronomico della Sagra della Canocchia e della Seppia 2017. Già dalla mattinata a Porto Garibaldi inizieranno a susseguirsi gli appuntamenti in programma per la settima edizione della grande festa della marineria che proseguirà anche domenica 21 eppoi nel week end del 27/28 maggio. A partire dalle 9,30 il PortoCanale, come pure viale Ugo Bassi, verrà colorato dalle bancarelle dell’expo commerciale, di prodotti tipici locali e del mercatino del riuso, dell’arte e dell’ingegno. Mentre la motonave Dalì salperà per un’escursione nel Delta del Po con pranzo a bordo e menu speciale (info tel. 393 3765759). Nel pomeriggio, ancora tour in motonave – con navigazione nelle valli di Comacchio – ma anche, in attesa della riapertura (alle 19) della grande tenda-ristorante allestita di fronte alla ‘borsa del pescato’, appuntamento assolutamente da non perdere – ritrovo alle 17,30 di fronte all’InfoPoint Sagra – con “Il PortoCanale racconta”, visita guidata e gratuita dedicata alla storia del paese e dei suoi numerosi ‘luoghi della pesca’. E ancora il laboratorio didattico “Saluti da Porto Garibaldi”con i bambini e genitori del locale Istituto Comprensivo che ‘produrranno’ coloratissime e fantasiose cartoline dell’antica Magnavacca. Dalle 18, infine, spazio agli intrattenimenti con i ritmi di zumba del Mad Dany Team e, alle 21,30, doppio concerto live: il swing anni ‘50/60 dei “Music Live Swinger 2.0”(zona Traghetto) e, sul palco centrale, il country rock angloamericano anni ’70 di “The Sameless Reunion”.

Gli incontri con i candidati sindaci a Comacchio – promossi da Ascom Confcommercio

Da Ascom Ferrara

Seguendo una tradizione che vede Ascom Confcommercio promuovere l’incontro e la conoscenza con i sette candidati sindaci – Giuseppe Carli; Sandra Carli Ballola; Marco Fabbri; Piero Fabiani; Davide Michetti; Emilio Tomasi; Maura Tomasi – ed in particolare le loro posizioni (e degli schieramenti politici che li sostengono) rispetto ai temi dell’Economia verranno organizzati due momenti per le elezioni Amministrative dell’11 giugno a Comacchio. I due confronti sono previsti il 22 maggio al Bagno Blue Moon (al Lido degli Estensi) ed il lunedì successivo (29/05) a Palazzo Bellini (a Comacchio).
A moderare gli appuntamenti – previsti con inizio alle ore 20,30 – saranno rispettivamente Luca Traini (direttore della Nuova Ferrara) e Cristiano Bendin (direttore del Resto del Carlino ed. Ferrara). Dopo una breve presentazione i candidati saranno sottoposti dal moderatore a tre domande con un preciso tempo di risposta. E la sintesi e la concretezza saranno…fondamentali.
“Occasioni di confronto importanti – anticipa Gianfranco Vitali presidente di Ascom Comacchio – per avere il quadro di come concretamente i futuri amministratori pubblici intendono lavorare per la città e la costa nei prossimi cinque anni; quali interventi intendono svolgere a favore dei giovani, del lavoro e dello sviluppo della vocazione turistica. Sono sfide importanti ed i nostri associati ed ovviamente i cittadini del territorio devono avere tutti gli elementi per poter valutare con serenità gli aspiranti sindaci ed i loro programmi: dalla Destinazione Turistica Romagna alla Viabilità per citare alcuni esempi”.
In particolare la serata del 22 maggio agli Estensi sarà più incentrata su Ambiente, Cultura e Turismo, mentre quella del 29 a Comacchio avrà come focus la Valorizzazione dei centri storici, il tema del Traffico (Ztl), la promozione del Commercio ed in generale delle politiche del Lavoro legate alle piccole e medie imprese a gestione familiare e di vicinato.

Mixxer. Paesaggi sonori intorno al castello

Da Organizzatori

Si è concluso da poco il primo giorno di miXXer festival a Ferrara, ​la tre giorni di musica del XX e XXI secolo promosso da Conservatorio Frescobaldi di Ferrara. Con l’edizione 2017, miXXer festeggia la maturità: sono infatti 18 anni che la rassegna riempie di musica, con concerti ed happening musicali gratuiti, gli edifici storici della città estense e i suoi luoghi più suggestivi. Il festival, iniziato con successo oggi e che proseguirà fino a sabato 20 maggio, ha visto nel pomeriggio al Ridotto del Teatro Comunale di Ferrara con “New Tubes. Musiche oggi”, dove le nuove tendenze e la musica classica più tradizionale del Novecento sono state ‘mixxate’ dagli interpreti dall’Ensemble di musica contemporanea e solisti del Conservatorio Frescobaldi, l’Orchestra Clarinettando e solisti ospiti. Musiche di Leo Brouwer, Bèla Bartók, Zoltán Kodály, György Ligeti, Paola Livorsi, Scott Joplin, Astor Piazzolla, ma anche di Enrico Dolcetto, allievo del Conservatorio, classe 1991, che ha proposto oggi “V”, la sua ultima composizione.
Ricco è anche il programma di domani, secondo pomeriggio in musica prima del gran finale di sabato: una vera e propria maratona fotografica che dal Museo Archeologico arriverà fino al cuore di Ferrara: il Castello Estense, per la Notte europea dei musei. Domani, venerdì 19 maggio, miXXer propone una serie di brevi e costanti concerti pomeridiani al Ridotto del Teatro Comunale “Abbado” di Ferrara. Dalle ore 17 sarà il momento di “Musices Officina. Nuove Composizioni”, con le proposte della classe di Composizione del Conservatorio, per far scoprire tutto il meglio della produzione musicale degli allievi e degli insegnanti del “Frescobaldi”.
Sabato 20 maggio dalle 15 alle 23 il Conservatorio darà vita invece a una staffetta musicale, che come un paesaggio di suoni si estende in più luoghi della città e si conclude con una lunga serata di musica, arte e divertimento al Castello, per la Notte europea dei Musei. Tutti i concerti sono a ingresso libero, escluso quello al Museo Archeologico.

Il Sindaco Marco Fabbri replica al centrosinistra per Comacchio, in merito al Comacchio Beach Festival

Da Comune di Comacchio

Il Sindaco Marco Fabbri replica alla presa di posizione del Centrosinistra per Comacchio, riferita al Comacchio Beach Festival.
“Il Beach Festival è una manifestazione, giunta ormai alla quarta edizione, che già da anni si configura come evento di apertura della stagione estiva sui Lidi di Comacchio. Pur ricevendo un contributo di sostegno da parte del pubblico, si tratta di un evento finanziato in larga parte da imprenditori privati, capace per altro di assicurare una notevole promozione del territorio, attrarre turisti, essendo – ricordiamolo – assolutamente gratuito, e offrire, quindi, opportunità di lavoro per le attività locali.
Quest’anno il Comacchio Beach Festival è stato, inoltre, legato al Forum Mondiale dei Giovani che, nel mese di settembre , porterà nel Parco del Delta oltre 20 mila ragazzi, provenienti da tutto il mondo, per discutere di turismo sostenibile nella tredicesima riserva della biosfera MAB UNESCO. In questo particolare ambito, si inserisce la collaborazione congiunta del Parco dell’Emilia Romagna e del Veneto e la partecipazione al Festival di Antonello Venditti, il quale verrà insignito dell’importante riconoscimento di ambasciatore nel mondo della riserva Mab Unesco del Parco del Delta del Po. Comacchio e il Delta, inoltre, legheranno per sempre la propria immagine a due successi musicali senza tempo, “Notte prima degli esami”, proprio di Venditti, e “Com’è profondo il mare” di Lucio Dalla, grazie a due videoclip che verranno girati su mandato di Sony Music Entertainment Italy. Ciò a rimarcare ulteriormente l’importanza che non solo il Comacchio Beach Festival, ma l’intero progetto legato al Mab Unesco, avranno in termini di promozione del territorio”.

Ma cosa mi balena in mente? La performance per bambini dedicata ai cetacei

Da Organizzatori

Balene e adolescenti, sono veramente così diversi? La domanda è inusuale, le originali risposte a cui può portare meritano attenzione. É proprio da questo strano quesito che si sviluppa l’intreccio di “Ma cosa mi balena in mente?”, la performance site specific – rivolta a bambini e adulti – che si terrà domenica 21 maggio, alle 11, all’interno del Museo di Storia Naturale, in via Filippo De Pisis 24.
Lo spettacolo, ideato da Margherita Mauro e diretto da Giulio Costa, è una produzione nata a Ferrara Off per accompagnare la mostra tematica “Pesci? No grazie, siamo mammiferi”, che resterà in esposizione fino al 4 giugno al piano terra del museo. Protagonisti di questa divertente rappresentazione saranno tre giovanissimi attori cresciuti a Ferrara Off, già allievi del corso di recitazione per adolescenti condotto da Marco Sgarbi: Matilde Buzzoni, Giacomo Vaccari, Penelope Volinia.
«I tre ragazzi confronteranno il loro modo di esistere con quello dei misteriosi mammiferi marini – spiegano i due autori. Prendendo spunto dalle varie specie di cetacei presenti negli alti mari e dalla loro evoluzione, intraprenderanno un percorso fatto di indugi e scoperte, che li porterà a realizzare che ci vogliono milioni di anni di pazienza, coraggio e tentativi sbagliati prima di trovare il proprio posto nel mondo. Il confronto sarà serio e giocoso allo stesso tempo: gli animali considerati diventeranno esempio di tenacia e di estrema adattabilità, ma anche un modello di solitudine. Suggeriranno atipiche strategie di sopravvivenza».
Il biglietto per assistere alla performance costerà 5 euro, è consigliata la prenotazione poiché la sala accoglie un numero limitato di spettatori. Per informazioni e prenotazioni scrivere a info@ferraraoff.it oppure telefonare al numero 3336282360.
Oltre alla rappresentazione di domenica 21 maggio, si potrà assistere alla performance “Ma cosa mi balena in mente?” anche domenica 28 maggio, sempre alle 11 presso il Museo.
Lo stesso spettacolo andrà in scena nella mattinata di venerdì 19 maggio presso l’aula magna del Centro Studi Opera Don Calabria, “Città del Ragazzo”, grazie al contributo del Rotary Club Ferrara Est: la prima replica si terrà alle 9.30, alla presenza degli amici della Coop81 e del Centro Perez, la seconda replica si terrà alle 11.30 alla presenza delle classi del Settore Meccanico, Amministrativo-Segretariale e del Punto Vendita.

Acque reflue. L’Europa promuove l’Emilia-Romagna sulla qualità degli impianti, nessuna procedura di infrazione sulla depurazione.

Da Regione Emilia Romagna

La Regione esclusa dalla procedura di infrazione sulla conformità del trattamento delle acque di scarico dei centri abitati con più di 2000 abitanti equivalenti. Gli interventi realizzati nei nove “agglomerati” oggi pienamente conformi alle direttive europee

Bologna – L’Europa promuove l’Emilia-Romagna e la esclude dalla procedura di infrazione sulla depurazione delle acque di scarico dei centri urbani con più di 2.000 abitanti equivalenti. Nove le località interessate dalla valutazione delle istituzioni comunitarie: Bagnacavallo-Villanova (RA), Fusignano (RA), Bagno di Romagna (FC), Bondeno (FE), Decima (BO), Fanano (MO), Fiumalbo (MO), Lizzano in Belvedere (BO) e San Bartolomeo in Bosco (BO) che da oggi anche per la la Ue sono completamente in regola. In Italia, solo il Molise e la Provincia di Bolzano sono fuori dalle procedure di infrazione.
“Si tratta di un risultato straordinario che ci colloca ai primi posti in Italia per la qualità delle acque reflue, frutto di un grande investimento di circa 17 milioni di euro messo in campo con Atersir, l’Agenzia territoriale dell’Emilia-Romagna per i servizi idrici e rifiuti, e i Comuni”, commenta l’assessore regionale alle Politiche ambientali, Paola Gazzolo.
II procedimento, avviato dall’Europa nel 2014, si riferiva agli “agglomerati” – cioè ai nuclei abitati urbani con un ‘carico’ di acque reflue equivalente a più’ di 2.000 abitanti – dove non era garantito il raggiungimento degli obiettivi di qualità nella depurazione fissati con la direttiva 91/271/CEE a causa di reti o impianti di trattamento non adeguati.
“Già prima che fosse attivata la procedura comunitaria, la Regione era al lavoro per assicurare il massimo dell’efficienza in tutti gli impianti e adeguarli alle norme”, conclude l’assessore. “Siamo orgogliosi di un risultato che premia il grande lavoro di squadra svolto con Atersir e Comuni: è la prova della serietà nelle scelte e dell’attenzione al raggiungimento degli obiettivi ambientali e di sostenibilità previsti dall’Europa”.
Gli interventi
Nel ravennate sono stati realizzati interventi di collettamento delle reti non depurate a Bagnacavallo- Villanova (800mila euro) e a Fusignano nella frazione di Maiano Nuovo (200mila euro).
A Bagno di Romagna (Fc) è stato portato a termine un nuovo impianto di depurazione (4,6 milioni di euro) mentre a San Giovanni in Persiceto (Bo), nella frazione di Decima, sono stati realizzati interventi per migliorare lo scarico dell’impianto (3,25 milioni). Sempre nel bolognese interventi di collettamento di reti non depurate sono stati realizzati a Lizzano in Belvedere (2,6 milioni).
A Bondeno, in provincia di Ferrara sono stati ultimate opere di collettamento dell’impianto centralizzato e di dismissione di due depuratori non adeguati (428mila euro) così come la frazione di San Bartolomeo in Bosco, in comune di Ferrara, è stata collegata all’impianto centralizzato di Galbanella (2,6 milioni).
Nel modenese sono stati realizzati due interventi: a Fanano la dismissione di impianti non adeguati e il collettamento all’impianto centralizzato (1,3 milioni). A Fiumalbo il collettamento delle reti all’impianto centralizzato e il suo adeguamento (1,1 milioni)./Eli.Col.

Smiling International School Summer Camp

Da Organizzatori

Dal 12 giugno al 28 luglio la scuola aprirà le porte della sede di Via Roversella 2 e del suo vasto parco con alberi secolari. In luglio sarà aperto anche il Summer Camp per i piccolini (dai 3 ai 5 anni) nella storica sede di Corso Porta Mare 117.
Per sette settimane i bambini potranno partecipare ad attività sportive, ricreative ed educative svolte in lingua inglese e italiana: un’opportunità straordinaria per bambini di immergersi nel mondo e nella cultura inglese e impararlo in allegria con docenti e tutor madrelingua. Tra gli sport proposti ci saranno basket (in collaborazione con Scuola Basket Ferrara), volley, danza sportiva e nuoto, mentre tra le attività educative oltre all’inglese viene proposto cinese, arte e fotografia. Le attività si svolgono dalle 8:30 alle 16:30, sabato escluso.
Per informazioni e iscrizioni si può scrivere a activitiescoordinator@smilingservice.it o telefonare allo 0532 209416.

Lettera di un leghista “incavolato”

Da Organizzatori

Sono veramente “incavolato” (il termine sarebbe un altro,ma cerco di essere educato) con Giovanni Cavicchi e con la Lega Nord di Ferrara perchè, invece di appoggiare la mozione di sfiducia contro l’assessore Caterina Ferri, presentata da Ilaria Morghen (Movimento 5 stelle), ha votato contro tale mozione (al contrario di Fratelli d’Italia) e neppure ha usato la foglia di fico dell’astensione, utilizzata da Forza Italia e Gol (auto-Gol di Rendine, che fa tanto il battagliero e poi non ha il coraggio di appoggiare la più che fondata mozione dei “grillini”).
“L’abuso d’ufficio è un illecito particolarmente odioso in quanto tradisce la fiducia della cittadinanza, destinando risorse pubbliche al fine di garantirsi consensi e relazioni per un tornaconto personale” ha detto Ilaria Morghen,ricordando la condanna della Corte dei Conti che ha imposto alla Ferri di risarcire il danno erariale per il caso dei compensi “eccessivi e ingiustificati” all’ex Capo di Gabinetto della Provincia durante l’amministrazione guidata da Marcella Zappaterra.
Caro Cavicchi e cari dirigenti della Lega Nord, volete spiegare ad un vostro elettore per qual motivo gli amministratori colpevoli una ‘prona acquiescenza’ (come si legge nella sentenza della Corte dei Conti) sono meritevoli di fiducia? Perchè vi siete allineati sulle posizioni di Tagliani & company?
Già mi ero arrabbiato in occasione del referendum sulle trivelle perchè, seguendo le indicazioni della Lega, ho convinto parenti ed amici a votare SI’ per scoprire poi che Cavicchi era rimasto a casa, come ha seraficamente dichiarato alla stampa. Ora sono furibondo.
Se Cavicchi e i suoi sodali non hanno più voglia di combattere e hanno scelto supinamente sulle posizioni del Partito Democratico, che mollino il cadreghino e lascino il campo agli iscritti che hanno voglia di contrastare la sinistra che governa (malissimo) il nostro Comune.
Ma Salvini e Alan Fabbri sono al corrente di quanto accade a Ferrara?
Da ultimo registro l’incredibile commento del nostro beneamato sindaco, secondo cui, al massimo, potrebbe imputare alla sua assessora una “superficiale valutazione” della questione che ha portato la Corte dei Conti a emettere una sentenza di condanna.
Se in un’impresa privata un dirigente commettesse un grave errore a causa di una “superficiale valutazione” in quattro e quattr’otto sarebbe licenziato.
Ma nal Comune di Ferrara le cose girano dversamente. Sappiano dunque assessori e dirigenti che d’ora in poi, possono commettere tranquillamente errori di “superficiale valutazione”. Tanto, alla fine, potranno contare sulla benevola comprensione del Signor Sindaco (che io trovo eticamente inaccettabile ma almeno politicamente comprensibile) e sull’amichevole atteggiamento (veramente incomprensibile per una forza (?) di opposizione) della Lega Nord, che ha mostrato – per usare gli stessi termini della sentenza – “prona acquiescenza” nei confronti della giunta che regge (assai malamente) le sorti del nostro Comune.
A questo punto, dopo aver votato Lega per tanti anni, mi viene voglia di votare per i grillini…

Alla Manifattura dei Marinati, la mostra “I colori della vita”

Da Comune di Comacchio

E’ stata inaugurata questa mattina presso la Manifattura dei Marinati, alla presenza della Dirigente scolastica Roberta Monti e del Dirigente alla Cultura del Comune di Comacchio Roberto Cantagalli, la mostra di pittura “I Colori della Vita” organizzata dall’Istituto Comprensivo di Comacchio. I ragazzi delle classi della scuola primaria e secondaria di primo grado, sotto la supervisione del Professor Giovanni Zampoli, hanno, infatti, realizzato, durante l’anno scolastico in corso, diverse opere celebrative dei più rinomati artisti del ‘900, da Klimt a Picasso, da Kandinskij a Haring.
L’organizzaizone dell’esposizione, alla quale l’Amministrazione Comunale ha contribuito finanziariamente nell’ambito delle attività di sostegno alla qualificazione scolastica e fornendo supporto logistico e la possibilità di usufruire di una sede fortemente simbolica come quella della Manifattura dei Marinati, ha coinvolto i giovani studenti anche nell’attività di divulgazione, quando, in qualità di veri e propri ciceroni, hanno guidato i visitatori all’interno del percorso espositivo.
Durante l’inaugurazione, inoltre, avvenuta alla presenza di numerosi genitori, ha avuto luogo anche una performance canora del coro dell’Istituto Comprensivo di Comacchio, diretto dalla professoressa Alessandra Morelli.

I DIALOGHI DELLA VAGINA
L’amante uomo… come lo vedi?

Il naufrago, l’orango, il vedovo, il mammo… le nostre lettrici si sono divertite a creare alcune categorie di amanti.

Tassonomia di poveri amanti maschi…

Cara Riccarda,
come non accettare un invito così goloso? Confesso, ho vissuto e sto vivendo come Amanda. E continuerò a farlo. Con gioia e curiosità: mi fa amare e non amerò, per Bacco.
Divento donna tardi, a 15 anni, quando come una crisalide rinsecchita, mi trasformo in una ragazza torrida, non vi è che dire. Ma dopo una tortuosa storia con un narcisista indimenticabile, affascinante, inutile, narcisista, cambio le regole del gioco, anzi, vado oltre: il mazzo delle carte lo gestisco io.
Una affarista dell’amore a metà, del sesso di ottima qualità, del regalo su commissione, del week a quattro stelle. Poi sparisco, spesso inseguita da innamorati patetici e un po’ folli che mi fanno ridere. Non ho intenzione di smettere, ma di godere ogni attimo di questo gioco soddisfacente, dove il mio cuore è ben chiuso in un cassetto foderato di velluto, e rimane l’unica cosa non in vendita.
Ma la fica e il cervello sono soci meravigliosi: eccole, le mie categorie, così vi orientate, care ragazze che nascondete il più grande, originale e prezioso gioiello che ci ha dato madre natura: la fica.
Il mieloso: da evitare, solo guai. E’ un occulto mini dotato che supplisce alla carenza di verga con zuccherose profferte che, noi, ragazze grandi disprezziamo. Bigliettini con conigli e cuori, mazzi di gerbere, torte fatte da lui e altre amenità.
Il mammo: è sempre preoccupato, che siate ben coperte, che non siate troppo stanche, che abbiate mangiato, che abbiate goduto. Da tenere a sprazzi e lazzi solo se danarosissimo.
L’aggressivo: un capitolo delicato. A letto è una bomba, solitamente molto in forma, libero, urbano. Ma la vuole sempre e comunque, a qualsiasi ora, luogo, letto, divano, cinema. Da prendere a piccolissime dosi.
Il vedovo: posizionato, bello, di spicco. Nulla da ridire: gli è successo e vuole sistemarsi. La mamma – nonna gli è mancata, povero caro, e la rivuole. Più giovane e bella, ma che sia abile nella cernita del calzino, silente controfigura nella cena d’affari a cui lo accompagnate, docile con i figli e i nipoti. Sfruttatelo, non siamo la seconda scelta di nessuno, figurarsi se di mezzo c’è una lapide.
Il papà: ahi ahi ahi. E qui son dolori. Solitamente è il padre del miglior amico di vostro figlio. La moglie è un pan di zucchero, bellissimi entrambi. Ma lui, lui, affascinante come Patrick Dempsey, giunge alle feste di compleanno a cui vi annoiate disperatamente e vi sfiora l’inguine con uno sguardo. Un francesismo al quale rispondete bagnandovi come meduse. Ogni lasciata è persa, mie care fanciulle, e a seguire concentratevi sulla sua sposa, così il maritino comprende l’antica quando saggia repetita non datur
Ab

Cara Ab,
la tua tassonomia è scienza, non c’è che dire. Alle categorie che hai descritto, mi permetto solo di aggiungere qualche dettaglio, confermato da esperimenti sul campo.
Il mieloso: il problema è fermarlo perchè tutto quello zucchero piace solo a lui e non a noi che preferiamo il dolceamaro.
Il mammo: per carità, se volevo una balia, secondo te cercavo un uomo? Al massimo un maggiordomo.
L’aggressivo: calma, calma, mettiti in coda.
Il vedovo: ok, godiamocela che alla tua ex è andata peggio.
Il papà: se vi guarda è perchè sarete sempre più attraenti della moglie: consideratelo già vostro.
Riccarda

Uno, nessuno e centomila… dipende

Cara Riccarda,
le categorie in cui classificare la razza “uomo” sono le più svariate e la cosa divertente è che ognuna di noi le crea e le disfa, le ricompone e le sotto scompone. Discorso tipico di una serata tra amiche: ma tu quello come lo vedi? Di solito il quello è il marito/fidanzato di una amica o il vicino di casa/collega di lavoro che agli occhi di una è totalmente asessuato proprio perché marito/fidanzato/vicino/collega mentre per un’altra è un viscido che ci proverebbe alla prima occasione (“ma non vedi come ti guarda???”) e per un’altra ancora invece è “uno sfigato perché che si tiene lei che gli rompe pure i coglioni e sicuro non gliela dà nemmeno”
Allora lì si apre una accesa discussione che finisce di solito con grosse risate alle spalle del poveretto.
Comunque su una cosa si è sempre concordi tutte, la razza uomo ragiona poco con la testa e molto con il “coso”, primum movens di azioni e pensieri maschili.
E proprio per questo concordo con Amanda, l’amico uomo etero esisterebbe solo se dissociato dal “coso”. Ma riletto tra me e me… forse anche la donna etero amica esisterebbe se dissociata dalla f.?
M.

Cara M.,
avevo pensato che l’unico modo per rispondere alla tua domanda, fosse rivolgerla a un uomo-amico-etero che, in quanto amico, lo considero dissociato dal ‘coso’. Ma poi ho riflettuto e mi sono convinta che non potevo interpellarlo: come facevo a porgli la tua domanda se tutte concordiamo che il ‘coso’ è il primum (et unicum) movens? Penso che allora, date queste premesse, il nostro sillogismo ci porti a concludere che no, per l’uomo la donna-amica senza f. non esista.
Riccarda

W il contadino: scarpe grosse e cervello fino!

Cara Riccarda,
trovo la classificazione un giochino tanto infantile quanto divertentissimo e quindi attuabile sempre, in ogni momento ed in ogni ambito… uomini compresi.
Non riesco a fare distinzioni originali, per la gamma di uomo con cui mi sono rapportata io nella vita, generate esclusivamente da un orgasmo mentale; mentre scrivo però sorrido, perchè mi viene in mente l’uomo con il borsello di puro budello di Elio, che bacia a mulinello che non si può certo includere nel gruppo degli ambiti, ma che fa tanta tenerezza e pure un po’ pena.
Trovo matematicamente impossibile che una donna riesca a ragionare esclusivamente a suon di vagina, ma è molto divertente pensarlo e provarci, specie quando ti si para davanti il bonazzo indiscusso annoverabile senza alcun dubbio nella categoria: coltivatori diretti.
Bellissima rubrica
C.

Cara C.,
ma dove la trovi una saggezza più concreta di quella di un coltivatore diretto? Ma ce ne fossero!
Riccarda

Essere stronzi paga sempre

Ciao Riccarda,
potrei dire che ci sono tanti tipi di uomini: c’è quello troppo premuroso che si preoccupa per te solo per avere il controllo o peggio ancora per limitarti; quello sempre arrabbiato e che non va d’accordo con nessuno con cui bisogna sempre aspettare il momento giusto per parlare; quello che speri di incontrare quando esci a fare una passeggiata o la spesa, ma puntualmente incontri chi non hai molta voglia di vedere; ce ne sono tanti che hanno bisogno di qualcuno che si prenda cura di loro come se fossero dei bambini; c’è chi pensa di essere superiore solo perchè sa montare una lampadina; oppure chi si crede simpatico ma non lo è, e chi, invece fortunatamente, simpatico lo è davvero e ti fa ridere anche con gli occhi.
Ma credo che ci sia una caratteristica che in fondo li accomuna tutti: l’egoismo.
Non è colpa loro, solo non riescono a farne a meno come noi donne non possiamo fare a meno di parlare o di lamentarci.
Se noi nasciamo con l’istinto materno, loro nascono egoisti.
Il problema è che questa caratteristica non li rende inscopabili, anzi! Quelli troppo gentili o che ti danno troppe attenzioni, non se li fila quasi nessuno perchè sono noiosi, scontati e a tratti opprimenti.
Non vorrei però essere fraintesa, la mia non è una presa di posizione contro il genere maschile perchè, diciamocelo, grazie a loro è tutto un po’ più interessante e meno monotono.
La mia vuole essere più che altro una presa di coscienza per quando si va oltre il “limite dell’accettabile” e ci si innamora.
E.

Cara E.,
ecco l’hai detto: più sono stronzi e più ci piacciono. Noi li incolpiamo di non cogliere le sfumature, non capire che se diciamo no è anche un po’ sì ma non subito, però quelli della categoria egoisti e scopabili una cosa l’hanno capita: i bravi ragazzi premurosi non ci attizzano neanche un po’.
Riccarda

Ma l’uomo di una volta è mai esistito?

Cara Riccarda,
classificare gli uomini? Meglio dire classificare il genere maschile perche’ mai luogo comune fu piu’ vero: non esistono piu’ gli uomini di una volta.
Per come la vedo, io l’Uomo con la U maiuscola e’ uno soltanto: “l’uomo di una volta”, come il mio papa’, l’uomo MacGyver che si ingegna con cio’ che ha per venirne sempre fuori. Tutto il resto non e’ definibile uomo ma solo individuo appartenente al genere maschile. In questo caso, la possibilita’ di classificazione e’ ampia e mai positiva. Abbiamo il maschio mollusco, colui che parla, parla ma appena c’e’ da tirare fuori un attimo gli attributi gira l’angolo; c’e’ il maschio polipo che ti si appiccica addosso con quei suoi tentacoli; c’e’ il maschio sanguisuga che dimentica sempre il portafoglio; c’e’ il maschio naufrago che si perde in un bicchiere d’acqua e tocca risolvere sempre tutto a te, c’e’ il maschio orango tutto muscoli e niente cervello, c’e’ il maschio disco rotto che parla solo di calcio/automobilismo/Valentino Rossi, e poi c’e’ il peggiore. Quello che se lo incontri devi cambiare paese, nome, faccia e quant’altro pur di fargli perdere le tue tracce: il maschio orango-disco rotto-sanguisuga-naufrago-mollusco-polipo!
Dio salvi le donne e ridia loro l’uomo di una volta!
Debora

Cara Debora,
e allora il naufrago lasciamolo dolcemente naufragare in questo mare…
Riccarda

Potete inviare le vostre lettere a: parliamone.rddv@gmail.com

SOCIETA’
Il declino dell’impero occidentale

Quella che stiamo attraversando è più di una crisi. Sembra piuttosto un momento di disgregazione che ha a che fare con la morte di una vecchia civiltà fondata sul consumo materiale spinto ad estremi eccessi, sull’idolatria dell’io, la competizione e l’interesse egoistico. Sembra allo stesso tempo un momento emergente che ha a che fare con la nascita di qualcosa di completamente diverso, i cui contorni ancora non appaiono delineati. Tutto sembra in bilico tra una speranza ben fondata ed un pessimismo altrettanto ben fondato.
Qua e la si colgono segni evidenti di una creatività operante che sta minando i vecchi modelli ma sembra ancora molto forte la tendenza a guardare indietro, ad usare soluzioni ed idee ormai obsolete per affrontare epocali problemi sistemici. La diffusione globale di una mentalità ego riferita e fondata su una razionalità tecnica calcolante, ha portato ad una situazione che produce risultati collettivi che forse nessuno, preso singolarmente, vorrebbe. In questa prospettiva vediamo davanti a noi un futuro minaccioso, che invano i leader cercano di rendere roseo con appelli piuttosto penosi all’ottimismo; un futuro in cui l’ampiezza e la gravità dei problemi presenti non sembra più risolvibile tramite le stesse logiche e strategie che li hanno creati e che, ottusamente, i vari potentati cercano ancora di applicare. E’ uno scenario carico di sintomi patologici che vede una serie di disconnessioni crescenti tra sfere autoreferenziali che sembrano proseguire, alimentate da implacabili logiche interne, lungo traiettorie indipendenti, distruttive per la specie umana e per il sistema terra nel suo complesso.

Vi è innanzitutto una micidiale frattura tra l’obbligo di crescita illimitata e le risorse limitate del pianeta, esito di una corsa dissennata che ha portato a superare ampiamente la capacità della natura di reintegrare quello che annualmente viene consumato.
C’è uno scostamento insostenibile a livello demografico dove, da una parte ci sono i paesi più ricchi ed avanzati tecnologicamente con tassi di crescita negativi che mettono in crisi quel che resta del welfare (sanità e pensioni soprattutto) e, dall’altra, paesi poveri con tassi esplosivi tali da rendere impossibile ogni sforzo di regolazione mediante robuste politiche sociali.
C’è una disconnessione fortissima tra l’economia reale su cui dovrebbe fondarsi la crescita e il sistema finanziario che, anziché fornire capitali indispensabili per lo sviluppo e il benessere collettivo è diventato un gigantesco quanto incomprensibile meccanismo basato sull’azzardo e mirato alla massimizzazione del profitto a prescindere da qualsiasi tipo di ricaduta nella vita reale.
C’è una drammatica rottura tra reddito e ricchezza con una concentrazione sempre più spinta di quest’ultima in pochissime mani: dove l’1% della popolazione mondiale detiene più ricchezza del rimanente 99% (rapporto Oxfam) e dove sembra che 85 Paperoni detengano da soli una ricchezza equivalente al 50% della popolazione più povera (pari 3,5 miliardi di persone).
C’è una disconnessione profonda tra felicità e consumismo, tra Pil e benessere, poiché appare ormai in tutta evidenza che, superata una certa soglia, più consumo non implica affatto maggiore felicità né per i singoli, né per le famiglie né per le collettività.
C’è un drammatico problema di proprietà dei beni dove il ricorso costante alla privatizzazione continua a distruggere i beni pubblici, comuni e collettivi, trascinando tutto nella macchina infernale della competizione esasperata e della finanziarizzazione; e a fronte di questo imperio del mercato che regola i beni privati, vengono meno le idee per la gestione del bene pubblico e mancano sitemi per la gestione dei beni comuni che pure esistono e sono esistiti lungo tutta la storia dell’uomo.
C’è un problema di perdita e cambiamento del lavoro dove milioni di posti vengono sostituiti rapidamente dall’automazione e dalle macchine intelligenti; milioni di persone vengono gettata nell’insicurezza (e non raramente nella povertà) e non si capisce ancora come vedere le nuove opportunità che si vengono a creare né tantomeno le modalità attraverso cui garantire ai nuovi possibili lavori adeguate remunerazioni.
C’è una profonda disconnessione tra gli investimenti in ricerca scientifica e tecnologica e la gravità ed ampiezza dei problemi che dovrebbero essere affrontati a livello globale, poiché, in un mondo privatizzato e abbandonato alla cieca forza del mercato, i capitali vengono attratti verso le maggiori opportunità di guadagno piuttosto che verso i reali bisogni delle persone.
C’è una evidente crisi di leadership democratica caratterizzata dalla discrepanza sempre più forte tra le elite politiche e tecnocratica che prendono ufficialmente le decisioni (in base alle pressioni e ai diktat delle lobby finanziarie ed economiche) e le popolazioni che queste decisioni devono subire.
C’è infine un drammatico problema di governance dietro il quale si intravede lo scontro tra elite promotrici della globalizzazione uniformante e le forze focalizzate sulla valorizzazione delle identità e delle differenze regionali.

Si tratta di una serie di aree problematiche (ed altre forse se ne potrebbero aggiungere) che raramente vengono lette ed affrontate insieme come sarebbe invece assolutamente necessario. L’attuale organizzazione della conoscenza ereditata dalla modernità tende invece a separare, a scomporre in ambiti di pensiero approfonditi quanto autoreferenziali, a costruire sfere di dominio sconnesse la une dalle altre, che tendono a generare con grande facilità esternalità negative di cui nessuno si ritiene responsabile. Ed infatti, malgrado le discrepanze evidenti ogni santo giorno si esalta la crescita e l’aumento del Pil, si celebra la finanza, si cantano i vantaggi delle privatizzazioni, si plauda ad ogni facilitazione offerta al libero scambio di merci e persone, si loda indiscriminatamente la tecnologia, si abbraccia e si spinge in ogni modo il consumo. E non si vedono le esternalità che in questo modo vengono scaricate sul sistema globale compromettendone il funzionamento.
Ecco allora profilarsi di fronte a noi quel futuro inquietante che ci impone, pena la sopravvivenza, di cambiare paradigma, di fare un passo evolutivo, di attingere ad un livello più profondo dell’essenza umana, che sia forse più vicino alle pascaliane ragioni del cuore, più lontano dagli algoritmi impersonali della ragione tecnica, lontanissimo, soprattutto, dall’ideale dell’automa consumista che nel consumo cerca invano la felicità.

Alla base di tutto possiamo riconoscere tre relazioni fondative profondamente interconnesse ed inseparabili che toccano tutti ed ognuno: il rapporto dell’uomo (di ognuno di noi) con la natura e il pianeta in relazione al quale si configura la sfida ecologica; il rapporto tra gli uomini, ovvero dell’uomo con l’uomo attraverso le molteplici forme familiari, comunitarie, sociali ed istituzionali, su cui si fonda la sfida socio economica globale; il rapporto con noi stessi, con la nostra singolare interiorità, dove si gioca la sfida spirituale e culturale più importante.

La circolarità delle tre relazioni e, conseguentemente delle tre sfide, mostra esemplarmente come la responsabilità per il futuro sia cosa che riguarda tutti. Quando si osservano le aree problematiche nel loro insieme, appare infatti un quadro nel quale idee, teorie, comportamenti e istituzioni contribuiscono direttamente o indirettamente ad aggravare o alleggerire i problemi. Problemi che noi stessi abbiamo generato, con la conclamata incapacità di cogliere la totalità e con la focalizzazione su sottosistemi che, gestiti malamente, massimizzano i profitti (per pochi) e socializzano le perdite, scaricando le loro esternalità sull’ambiente, sulla società e sulla soggettività dei singoli, compromettendone il benessere e la felicità.

Il nostro tempo è adesso: se ancora la parola democrazia ha un senso, sta a noi cambiare prospettiva, mettere al centro della nostra visione un approccio collaborativo, sistemico, responsabile e co-creativo; sta a noi pensare e richiedere nuove forme istituzionali che possano favorire il nascere di una realtà emergente che va curata e indirizzata a beneficio di tutti. Sta a noi superare le vecchie categorie obsolete ed evitare di perdere tempo e risorse in polemiche sterili che nascondono i veri problemi e impediscono di cogliere le nuove opportunità.

PERSONAGGI
Ostinato e contrario, lo strano caso di Roby Guerra poeta futurista

Artista, poeta futurista, ferrarese, scrittore visionario non politicamente corretto, sperimentatore linguistico, performer, co-autore del “Manifesto del Futurismo smodato”, edito l’11-11-2011 nei siti neofuturisti e poi pubblicato da Avanguardia 21. Di Guerra, attivo dagli anni ’80 a livello nazionale (dai tempi della rivista Futurismo Oggi di E. Benedetto) tra numerosi libri e performance si segnalano le ultime videopoetiche e live nell’ambito del Festival del Nuovo Rinascimento (a cura di D. Foschi) a Milano (maggio 2016), dedicata a David Bowie e a Lucca (maggio 2017), dedicata all’artista ferrarese o Alieno, A. Amaducci. Tra i libri è appena uscito, sempre per Avanguardia 21 di Roma, il collettaneo Scenari tecnologici. Matrix, la fantascienza e la società contemporanea, con Guerra, A. Saccoccio, M. Teti, R. Catanese, M. Trino.

Roby Guerra, cos’è oggi il (neo) futurismo?
Il suffisso neo è sia un tributo a “Matrix” sia un semplice link di comunicazione per evidenziare la sua dis-continuità… Sono passati 100 anni e +, ma il futurismo storico come arte e soprattutto futurologia o scienza umana di anticipazione è solo oggi, era di Internet e dell’informatica di massa, davvero comprensibile. Nello specifico parlano i libri, di pubblicistica editoriale rilevanti, editi da chi scrive e gli altri promotori principali: ovvero (e info minime) con Armando editore di chi scrive “Futurismo per la nuova umanità” e “Gramsci 2017” oltre – co-curatore con A. Saccoccio – “Sintesi della critica futurista” con alcuni dei principali storici dell’avanguardia attuale, G. B. Guerri, G. Berghaus, G. Agnese, S. Cigliana, P. Bruni, P. Ceccagnoli, V. Conte, R. Campa G. Di Genova, M. Duranti e altri. Di Conte, docente delle Belle Arti a Roma, segnaliamo anche il recentissimo Arte Ultima (Avanguardia 21), di Campa “Trattato di Filosofia Futurista”, oltre a sua cura di qualche anno fa (2009) Divenire 3 Futurismo per la rivista “postumanista” stessa. Pur nelle diversità soggettive, il nuovo futurismo contemporaneo può riassumersi in tal senso: Nessun Marinetti o Boccioni o Sant’Elia o Depero ecc, ma al passo e contro il mondo liquido di oggi, noi siamo umanisti e postumanisti 2.0. Al passo con il progresso scientifico, futuristi e futuribili, controculturali rispetto alla decadenza prevalente anche nell’arte pseudocontemporanea. Il nostro è un messaggio forte, non debole e neppure banalmente liquido. E neoprogressisti, nulla di nostalgico…

Oggi il futuro appare a molti oscuro e minaccioso, ad altri radioso e ricco di tutte le potenzialità offerte dalla tecno-scienza. Facciamo allora un salto nel futuro, nel 2030. Come vede l’Italia e come vede Ferrara, la sua città?
Per chi non ha paraocchi, nonostante, come ben sottolinei, il salutare trionfo della tecnoscienza, a livello socio politico e anche nell’umanaio quotidiano, ha vinto realmente (nessuna apparenza o percezione come si spaccia…) il medioevo presente, purtroppo; en passant il grande futurologo A. Toffler l’aveva eventualmente previsto con il suo celebre “Lo shock del futuro”. Dovevamo essere in vacanza su Marte nel 2017 invece dobbiamo preoccuparci ancora dei Saraceni! A breve termine la vedo molto Noir… Forse nel 2030 dopo decenni di stagnazione ed involuzioni sempre sociopolitiche e di smarrimento legittimo dei popoli europei, anche in Italia e nelle sue province come Ferrara, distanti dalle zavorre ideologiche del ‘900 ancora decisive come veri e propri virus ecomentali, sparite per legge del futuro e di Darwin le vecchie generazioni, fiorita finalmente la Net generation dei nativi digitali, più o meno all’improvviso, ci sarà una svolta radicale (spero anche prima ma sono scettico): Nuove classi dirigenti innesteranno la società aperta di cui parlava Popper su basi etico scientifiche e sulla conoscenza (e sulla meritocrazia..) e il veroprogresso rifiorirà: avremo anche sulle macerie dell’Onu e dell’Unione Europea, una sorta di auspicabile Governo Mondiale come Consolle del mondo e della Terra sulle tematiche vereplanetarie, un feedback dialettico e libero con le singole storie della nazioni e dei popoli. Il terzo quarto mondo, liberati da sultani, emiri o stregoni anacronistici, accederanno alla veraciviltà e alla democrazia e allo sviluppo ecofuturistico. Tutte le religioni – mi auspico- vero aids dei popoli, saranno finalmente messe al bando….

Roby Guerra, viviamo in un ambiente sempre più artificiale e in rapido mutamento dove si mescolano le più svariate tendenze e idee; in questo ambiente cos’è l’arte oggi, che funzione può svolgere?
L’ambiente è sempre stato artificiale, la Natura umana nella sua essenza è artificiale, questo ci differenzia dagli altri mammiferi “superiori”. Dai graffiti al computer nulla e tutto di nuovo sotto il Sole… L’arte oggi (ma poi come sempre) è viva se crea e-o riflette criticamente il divenire del tempo, le sue forze progressiste: essa incarna (o dovrebbe) la Forme del Presente e del Futuro desiderabile. E’ una scienza, oggi (dovrebbe) naturalmente umana, nel suo gioco linguistico peculiare chè quello del cosiddetto Immaginario che però diventa anche Reale, come magari la veraletteratura contemporanea, la Fantascienza… “Educazione” simbolica alla Conoscenza (scientifica, artistica, filosofica, di ricerca ma anche pop).

Ferrara, città del Rinascimento, è riconosciuta dal grande pubblico come città d’arte che investe ed intende investire sulla cultura. Vista dall’interno, quale è la situazione oggi e come la immagina nel futuro prossimo?
Ferrara riflette la crisi economica e strutturale globale e italiana, restano eccellenze anche indubbie dal glorioso Rinascimento storico, ora stupirò anche vista certa fama locale come polemista (in realtà sia su FerraraItalia che su magazine nazionali spesso segnalo Ferrara città d’arte e certe sue eccellenze…) , ma in sé almeno alcune figure istituzionali (faccio anche i nomi, Soffritti, Farina, Ronchi, Maisto, Tagliani e pochissimi altri) dalle grandi mostre e la video arte di fine secolo scorso a oggi, hanno lavorato e lavorano bene, ma scontano (il personale non è mai politico), oltre a quanto accennato di esterno generale, ideologismi residui e certo carattere ferrarese provinciale. Sgarbi quando parla di città morta non ha del tutto torto… La città d’arte attuale, sempre incompiuta (sennò Ferrara non sarebbe da anni sempre Cenerentola nello sviluppo, non è solo colpa dei Politici… L’informazione spesso cartacea (on line va meglio) è ancora più responsabile con il suo livello non da Serie A come la Spal. Molte risorse non convenzionali o innocui anche culturali e artistiche indigene (ma tutti noti fuori Ferrara…) non vengono ottimizzate, esistono caste precise anche culturali sopravvalutate e sottilmente insidiose… Gli editti contro sempre Vittorio Sgarbi sono macchie gravissime per la città. Un nostro collega ad esempio Riccardo Roversi ha recentemente persino invitato in una intervista (non a caso ignorata da certa casta politica e culturale e giornalistica locali) le risorse creative meritocratiche ad andarsene da Ferrara. Purtroppo non solo una provocazione. Noi stessi nel 2009 celebrammo il Centenario del Futurismo a Ferrara con i nuovi futuristi, segnalato persino sulla Rai (evento a cura di V. Teti di Ferrara Video Arte): tutt’oggi non esiste traccia a livello istituzionale! E da un anno abbondante la stampa cartacea local ci ha bannato dopo nostre legittime proteste per strane distrazioni su nostre segnalazioni di eventi e libri nazionali che ci riguardavano… Le opposizioni stesse comunque a certa costante postcomunista a Ferrara, sono poco attendibili, se non per questioni extraculturali (leggi sicurezza ma debordiamo ora…) , nulle (se non singole personalità) come alternative culturali. Nel 2030 circa, forse, come per l’Italia (e non solo) in generale ci sarà una probabile rivoluzione neorinascimentale 4.0…

Roby Guerra, un sogno per la città del futuro?
Rispondo come una Ai intelligente con formula algoritimica: “Ecocieli al posto di Grattacieli e banlieu, ma verso L’azzurro del cielo, non velleitarie smart etno city, troppo pianura padana!” Io comunque non ci sarò, sarò ibernato letteralmente grazie ai miei amici futurologi futuristi e transumanisti. Ti risponderò meglio nel 2109, bicentenario dal futurismo, quando sarò risvegliato!!!

Info:
Sito blog personale http://futurguerra.blogspot.com
Manifesto del Futurismo Smodato http://www.netfuturismo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=79&Itemid=75
Scenari tecnologici. Matrix… http://www.avanguardia21.it/catalogo/libro/scenari-tecnologici-matrix-detail
Video sul Nuovo Futurismo di R. Guerra https://youtu.be/CtDgE3bXPUI

ARTI & SPETTACOLO
Sensualità e ironia nel cabaret macabro di Laura Raimondi

Aculei di ironia per proteggere un’anima delicata: Laura Raimondi è un adorabile ‘riccio’. Sensuale e provocante sulla copertina del suo cd ‘Cabaret macabro’, affettuosa, vulnerabile e vera quando la incontri e hai il privilegio di affacciarti al suo universo: complicato e nudo al tempo stesso. Profondissimo. Abitato da un’incessante ricerca di significato. Ne è prova quel suo ‘O forse no’, annotato da Laura sulla brochure del cd: “Il teatro mi ha dato una maschera ironica e pungente, a volte macabra, che difficilmente riesco a togliere. La musica mi ha consentito di tradurre le emozioni in suono. La scrittura mi ha permesso di essere ancora più chiara in quello che volevo dire. O forse no”.
Classe 1990, milanese, frangia liscia e lucente che accarezza grandi occhi scuri, attenti e indagatori, Laura Raimondi ascolta, riflette, sorride, non si nasconde. La sua passione per la musica è iniziata da piccolissima.

Puoi raccontarci come è cominciato tutto?
Sulla pagina del mio diario segreto, l’8 agosto del 1999, avevo scritto così: “da grande voglio fare la cantante e ho anche una bella voce”. A nove anni ho chiesto in regalo un microfono, e tutto è partito da lì. La mia prima esperienza ‘professionale’ è stata a 11 anni: sono stata ammessa al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano e ho avuto l’onore di esibirmi nel coro per voci bianche del maestro Chailly.

Chi ha incoraggiato la tua passione?
Ci sono state molte figure importanti nel mio percorso artistico, da amici a musicisti a colleghi cantanti. Sicuramente una figura chiave è stata Ginetta Tarenzi, che mi ha portato a pensare alla musica come una ragione di vita e al canto come a una professione. Oggi continuo a studiare con Maurizio Zappatini, che è il mio ‘faro’ vocale, uno stimolo continuo di lavoro sulla mia voce.

Il tuo primo cd è ‘Cabaret macabro’, prodotto dalla Unconventional Music Publishing, con testi e musiche originali. Puoi descriverci questo tuo lavoro? Ti ci riconosci?
Mi ci riconosco tantissimo, ci ho messo tutta me stessa. C’è tanto del mio percorso teatrale e del mio vissuto, ma soprattutto ha preso veramente forma una volta messo in scena nei teatri. In ogni data, le canzoni hanno preso sempre più vita propria, anche grazie a dei musicisti eccezionali con cui ho condiviso il palco. È uno spettacolo dove si ride, si scherza e si gioca con il pubblico: l’ironia è fondamentale per distaccarsi dall’esperienza. Ma cerco anche di far riflettere su alcuni problemi tipici della mia generazione.

Qual è la tua canzone preferita?
Di solito è l’ultima che ho scritto! Il cd è all’unisono con lo spettacolo ‘Cabaret macabro: sei personaggi in cerca di cantautore’ rappresentato nei teatri di tutta Italia.

A chi ti ispiri sul palcoscenico?
Mi ispiro molto al teatro, in particolare ai vecchi café chantant e al cabaret francese. Sebbene la mia musica sia decisamente musica leggera, mi affascina il tocco un po’ retrò. In realtà cerco sempre di essere me stessa e di seguire l’istinto.

Uno stile originale che Francesco Renga ha descritto con parole lusinghiere: “Laura è sorprendente! La sua voce lo è… Il suo spettacolo, divertente, ironico… Cinico, ben costruito e perfetto per quello che Laura è in questo momento: una artista in crescita che è riuscita a trovare una cifra e un percorso assolutamente personale e unico nel panorama italiano”. 
Puoi raccontarci qualcosa del tuo Cabaret?
È uno spettacolo-concerto in cui racconto alcuni personaggi singolari che ho sfiorato nella mia vita reale, caratterizzati da tic e manie, soprattutto donne. Mi piace analizzare ed esportare la femminilità in ogni sua forma, mi interessa il lato ironico dell’essere donna, soprattutto le ansie, le paranoie e le piccole cose che invece spiegano il totale.

L’approccio ironico per te è fondamentale?
Lo è stato finora, ma ultimamente sento l’esigenza di un cambiamento e sono molto curiosa di vedere che cosa uscirà dalla mia testa.

Che cosa rappresenta per te l’arte?
È un bisogno fondamentale, è la massima espressione dell’individualità, che però si immerge successivamente nel collettivo. Credo fortissimamente nel valore pedagogico e universale dell’arte: secondo me dovrebbe esserci sempre un po’ d’arte quando si insegna e quando si apprende.

Arte e vita sono necessariamente legate per te?
La vita è la prima fonte d’ispirazione. Mi piace visitare posti diversi e conoscere gente strana. Il canto mi ha permesso di essere libera e di esprimere in modo sintetico tutta una serie di emozioni complesse che nascono dal vissuto. Forse è l’unico ambito in cui sono sintetica: nella vita spesso tendo a essere logorroica (ride)!

Invece come sei tu? Come ti definiresti?
Empatica nei confronti delle persone e della vita. Sono decisamente emotiva, e non è facile conviverci nel quotidiano. Se fosse un hobby, il mio sarebbe quello di conoscere le persone. Le persone ti permettono di vivere mille vite.

Hai un sogno nel cassetto?
I sogni si tengono in posti meno nascosti. E soprattutto i miei cassetti sono un casino, li uso più come pattumiere che come ripostigli!

Alla Gigi Marzullo, “si faccia una domanda e si dia una risposta”…
Hai fatto il tuo dovere oggi? Perché non ti soffochi?

E con l’ironia pungente di questa ultima battuta, ci salutiamo sghignazzando. Dolce e ribelle. Intrigante e paranoica. Rispettosa e ardita. Menzognera e sincera. Bambina e donna. Questa è Laura Raimondi. O forse no.

ARTI & SPETTACOLO
“Studio a Fe” e altri successi: sul palco parole e musica di giovani talenti

Tre ragazzi e una comune, irrinunciabile passione. Uniti dall’amore per la musica e da una profonda amicizia, Luca Bretta, Mattia Ferrari e Luca Rossini sono stati gli artefici della serata organizzata allo Spirito di Vigarano Mainarda, ove venerdì 12 si è tenuto l’Afd Party, una sigla che sta per ‘All For Disconnected’ e designa un team di produzione e promozione artistica che opera a 360 gradi, fondato proprio dai tre inseparabili amici: “Cerchiamo nel nostro piccolo di aiutare gli artisti a farsi conoscere”, ha affermato Luca Ross, presentatore della serata.

Luca Bretta

Sul palco si sono cimentati giovani intraprendenti musicisti e cantanti. I primi tre artisti a esibirsi sono stati Ciro Liberatore, che ha interpretato brani degli U2 e di Ed Sheeran accompagnandosi con la chitarra; Chiara Chiavegato, che ha riempito il locale con la sua voce calda e profonda; Alfonso Olivieri, che ha raccontato di quando va a esibirsi in Ucraina: “È bello vedere come là i ragazzini amino un certo tipo di canzoni italiane che da noi non riescono ad avere successo”. È rincuorante notare come tanti giovani artisti del nostro territorio abbiano una grande voglia di mettersi alla prova, di confrontarsi e tastare con mano propria territori diversi dal nostro, luoghi caratterizzati da interessi e gusti differenti.
Quando è salita sul palco la giovanissima Samantha Buzzola, accompagnata alla chitarra da Mattia Ferrari dello studio di registrazione The Mask, il pubblico è rimasto visibilmente colpito da una voce così matura, nel corpo di una umilissima adolescente che, con sicurezza e modestia, ha presentato uno dei suoi inediti, tratto dell’album che uscirà in autunno.

Samantha e Mattia Ferrari

Quella di venerdì è stata una serata ricca di passione ed emozioni, uno schiaffo all’idea che la stragrande maggioranza dei giovani d’oggi non porti avanti alcun valore.
Luca Bretta è stato il quinto ad esibirsi, emozionato perché per la prima volta ad accompagnarlo non c’era la sua fedele chitarra, ma un pianoforte. Ha presentato in una versione originale ‘Studio a Fe’, un brano diventato ormai simbolo degli studenti della nostra città; a seguire il suo nuovo singolo ‘Love Adventure’, una canzone autobiografica che parla d’amore, di sensazioni ed emozioni giovanili. La capacità di un giovane talento come Bretta è quella di scrivere brani in cui chiunque può rispecchiarsi; Luca riesce ad accostare parole semplici, ma allo stesso tempo evocative, parole che raccontano storie condivise, frangenti di vita che ciascuno di noi può avvertire come propri, rivivendo sensazioni che strappano un sorriso o lasciano nel petto una dolce malinconia.

Silvia Boreale

Poi sul palco è salita l’ex concorrente del talent show Amici, Silvia Boreale che ha cantato il suo brano ‘Ogni giorno che passa’ e ‘Un’altra vita’, la canzone che Fabrizio Moro ha scritto per la giovane Elodie (seconda classificata alla quindicesima edizione di Amici). Silvia ha soli 23 anni, ma una voce di una potenza rara e una grande capacità d’interpretazione.
E’ stata quindi la volta di un grande sognatore, Giovanni Pilati, in arte Blowjoe, cantautore e speaker radiofonico. “Spero di ricordarmi il testo” ha detto riferendosi a ‘Finalmente libero’, scritta il giorno precedente all’evento, un testo che rappresenta il filo sottile che vi è tra realtà e fantasia. I brani di Blowjoe, come ‘E’ solo malinconia’ e ‘Libero’, sono caratterizzati da testi che dovrebbero far riflettere, specialmente noi giovani, che forse troppo spesso non ci soffermiamo a pensare al significato profondo delle parole, usandole in maniera superficiale o sbagliata. Il concetto di “libertà” dovrebbe essere approfondito oggi più che mai, oggi che siamo tutto fuorché liberi: schiavi dei social network, dipendenti dalle mode, troppo spesso incapaci di esprimere la nostra vera identità, di esternare i nostri pensieri, troppo spaventati dai giudizi, dai pareri altrui, troppo intimoriti dall’essere categorizzati, ma allo stesso tempo terrorizzati dall’essere considerati “diversi”. Sono serate come quella di venerdì 12 che danno una scossa agli stereotipi, mostrando l’altro lato della medaglia e facendo capire che ci sono giovani pieni di voglia di fare, di mettersi alla prova, di comunicare ed esternare i propri sentimenti attraverso uno dei mezzi più sinceri e diretti: la musica.

Dopo l’esibizione del vocal coach Ruggero Ricci che, accompagnato alla chitarra da un suo allievo, ha interpretato ‘#fuori c’è il sole’, è salito sul palco Luca Ross, cantautore e membro del team AfdF. Luca è un ragazzo che crede tantissimo in quello che fa, che attraverso le sue canzoni, come il suo nuovissimo brano ‘C’eri tu’, trasmette tutto l’entusiasmo, l’energia e la voglia di non arrendersi mai. In fondo è questo il messaggio che tali giovani artisti cercano di lanciare, serata dopo serata, evento dopo evento: essere giovani significa provare a realizzare i propri sogni, mettendoci tutte le forze e le risorse che si hanno a disposizione; ci saranno sempre porte che si chiuderanno, ma con costanza e passione, bisogna cercare le porte aperte, sfruttare le occasioni, coglierle al volo, anche a costo di sfondare i muri che si interporranno lungo il cammino. Bisogna guardare avanti, provando a realizzare quei sogni che tengono svegli la notte: provarci, sempre, senza arrendersi mai.

ARTI & SPETTACOLO
Quelle corde che fan vibrare la passione

di Cristina Boccaccini

L’insegnamento di una disciplina, in particolare della musica, è un’attività delicata, in quanto va a toccare tanto i meccanismi del processo educativo, quanto le corde invisibili della formazione di una coscienza culturale e dell’impostazione di una mentalità artistica, indispensabili al fine di comprendere la propria funzione nella vita. A partire dalla tenera età, momento in cui la personalità è estremamente malleabile, e la mente si dimostra recettiva a qualsiasi tipo di influenza esterna, ogni individuo ha il diritto di ricevere i migliori stimoli possibili, indipendentemente dalla parte del mondo in cui nasce, e dalla propria condizione economico-sociale. Stimoli che, a seconda della qualità della sorgente da cui provengono, possono trasformarsi in dolorosi graffi, oppure in espressioni positive.
Infatti insegnare, dal latino, significa anche lasciare un segno, ed è quello che Andrea Cesone, chitarrista specializzato nel country e polistrumentista di Biella, ha fatto e continua a fare, con ottimi risultati negli allievi, come Luigi Marsala, a sua volta musicista, e giovane insegnante comacchiese di chitarra. Andrea è stato invitato a Comacchio qualche giorno fa proprio da Luigi, a tenere una prestigiosa Master Class dedicata alla chitarra country, in collaborazione con Spazio Marconi, sede stessa dell’evento.

Andrea, come nasce la tua passione per la musica?
Sono sempre stato immerso nella musica, inizialmente per via di mio padre, anche lui musicista country. All’età di 5 anni rimasi folgorato vedendo suonare dal vivo il polistrumentista Gene Parson, e da allora mi sono cimentato in tutti i generi musicali, anche in veste di arrangiatore e produttore. Per un breve periodo ho persino gestito un negozio di musica. Attualmente collaboro come chitarrista a quattro progetti di musica live incentrati sul country-rock.
Dal 2013 tengo corsi di specializzazione in chitarra country presso il Modern Music Institute (Mmi), una delle maggiori realtà musicali private in Italia, con più di 50 sedi sparse sul territorio, tra cui quelle di Biella, Vercelli e Casalecchio di Reno, di cui sono direttore.

Luigi, come hai conosciuto Andrea?
Tre anni fa ho contattato Andrea via Internet, per comprare un amplificatore dal suo negozio di musica. La sua voce al telefono mi ha subito ispirato fiducia e umanità. Mi disse che impartiva anche lezioni di chitarra e, dopo aver guardato alcuni video di sue performance musicali, decisi di fare 400 km in macchina per raggiungerlo a Biella. Morivo dalla voglia di averlo come maestro, e per imparare avrei percorso qualsiasi distanza. All’epoca avevo un po’ perso l’entusiasmo di suonare, e Andrea, con il suo carisma è riuscito a riaccendere in me quella scintilla che si stava spegnendo e a darmi quella scossa emotiva di cui avevo bisogno, quella per cui, tornato a casa da una lezione, senti il bisogno urgente di imbracciare la chitarra e mettere in pratica ciò che hai appena studiato. Inoltre grazie alla sua preparazione, che spazia dalla A alla Z, e alla sua professionalità, ho avuto l’opportunità di entrare in contatto, oltre che con professionisti del settore, anche con realtà musicali diverse da quella in cui vivo, seguendo Andrea in fiere ed eventi dedicati alla musica. Giorno per giorno il maestro mi ha fornito gli strumenti necessari ad alimentare la mia passione per la musica e la mia creatività. Se non avessi seguito i suoi corsi non mi sarei potuto permettere di insegnare a mia volta.

Andrea, cosa ti ha spinto verso la strada dell’insegnamento?
Quando ho iniziato il mio percorso musicale da autodidatta, desideravo imparare da chitarristi preparati, che purtroppo, spesso stavano a centinaia di km di distanza dalla mia città. Da insegnante, vorrei rendere la cultura musicale accessibile, e mi piacerebbe che gli allievi avessero a disposizione un punto di riferimento in zona a cui affidarsi, e da cui partire per proseguire il loro percorso. A tal proposito ci si sta organizzando per dare vita a un centro abilitato Mmi a Comacchio, gestito da Luigi, che, a mio parere, ha tutte le carte in regola per guidare il progetto.
Ho individuato in lui, oltre che un musicista preparato, anche una persona dalla notevole dedizione e forza di volontà, doti indispensabili per svolgere questo incarico, poiché mettersi in gioco in questo campo costituisce sempre un rischio, legato alla fitta coltre di invidia che circonda l’ambiente musicale in Italia. In particolare, da parte di alcuni insegnanti, spesso e volentieri viene a mancare quel principio di condivisione necessario a una sana crescita della personalità musicale dell’allievo, il quale rimane confinato entro il nido del maestro, che ne vorrebbe rivendicare il diritto di “proprietà” esclusivo. Al contrario è essenziale che, una volta fornitegli le ali che lo supporteranno, l’allievo sia libero di prendere il volo verso altri orizzonti musicali, di incontrare altri maestri durante il proprio percorso formativo.

Luigi, come vivi il passaggio da allievo a insegnante di chitarra?
Arrivato a un certo punto negli studi di musica, ritengo che davanti al musicista si presentino due strade: custodire gelosamente per se stessi tutto ciò che si ha appreso, oppure condividerlo con gli altri. Ed è proprio la seconda via quella che ho scelto di percorrere, prendendo per mano ragazzi di tutte le età, animati dalla mia stessa passione per le sei corde, e che non sanno a chi rivolgersi sul nostro territorio. Inoltre sognavo da sempre di collaborare proprio con Andrea e, essere riuscito a organizzare presso Spazio Marconi una Master class di chitarra country di questo livello, ottenendo una sentita partecipazione emotiva oltre che numerica, è stato un piccolo successo, di cui vado fiero.
Inoltre vedere, alla fine dell’evento, gli allievi liberarsi dagli scudi della timidezza e superare l’ansia da prestazione, per suonare con Andrea, facendo interagire le chitarre tramite l’alfabeto della musica, che va al di là delle parole, quella è stata la vera emozione.
La musica in fondo è anche questo: sentirsi parte di un mosaico collettivo di creatività, essere insieme, a tempo, e nel tempo, divertendosi.

Andrea, che caratteristiche ci vogliono per fare l’insegnante di musica?
Il bravo insegnante è colui che rimane sempre allievo. Si tratta di un rapporto di stimolazione continua e reciproca, in cui l’allievo, con la sua reazione, spinge il maestro ad apportare modifiche nel proprio modo di insegnare, e a migliorarsi a sua volta.
E’ un mestiere che non si improvvisa da un giorno all’altro, poiché occorrono prima di tutto una solida preparazione musicale di base, notevole passione e desiderio di condividere le proprie conoscenze.
Attualmente, un gran numero di persone provenienti da vari settori si improvvisa insegnante di musica, perché magari ha perso il lavoro e sa strimpellare un paio di accordi alla chitarra. Se suonare può venire istintivo, insegnare non lo è affatto. E’ necessario inoltre sapersi porre nel modo giusto davanti a un allievo durante una lezione, sviluppando una sorta di empatia. Volendo trasformare la musica in puro business, si rischia in primo luogo di danneggiare chi desidera imparare, con conseguente effetto di allontanamento degli allievi dal mondo musicale. In secondo luogo, si arresta quello che è il processo di creazione di una coscienza culturale collettiva.

Cosa contraddistingue gli insegnanti che fanno parte di Mmi?
Si tratta di musicisti esperti e docenti qualificati con una preparazione di base a 360 gradi, oltre a essere specializzati nel proprio stile. Inoltre siamo persone che, nonostante background differenti, utilizzano un metodo di insegnamento comune, volto a formare musicisti professionisti.

La musica nelle scuole è considerata insegnamento di serie B. Oggi sono in molti a ritenere che l’arte in generale sia soltanto roba per i sognatori. Ma l’arte definisce la nostra identità, opera sui sentieri invisibili dell’interiorità, ci dà gli strumenti per sopravvivere in tempi di pace e di guerra. Cosa pensate a riguardo?
A: La vita in generale senza una forma d’arte non ha senso. In particolare, per quanto riguarda la musica, bisognerebbe che i bambini avessero la possibilità di respirarla fin da piccoli, lasciandoli liberi di farsi affascinare o meno da essa. Qualche anno fa in ogni casa erano presenti almeno una chitarra, o un pianoforte, oltre alla collezione di dischi dei genitori.
Oggi, l’attaccamento assiduo dei ragazzi ai propri tablet, permesso dai genitori stessi, è un fenomeno dannoso, perché questi dispositivi “spengono” la personalità, soffocano la curiosità e la capacità di socializzare, senza dare nulla in cambio. Uno strumento musicale invece, se si impara ad usarlo nel modo giusto, si trasforma in un compagno per la vita. E paga sempre. Infatti è stato dimostrato scientificamente, che i bambini esposti fin da subito a un ambiente musicofilo sviluppano una maggiore recettività, indipendenza e apertura mentale rispetto ai coetanei cresciuti a pane e videogiochi.
Concretamente sarebbe utile introdurre un progetto di avvicinamento alla musica nelle scuole di ogni grado, in collaborazione con istituzioni e famiglie, che preveda sia una parte teorica che una pratica, sotto forma di seminari con musicisti ed esibizioni collettive. In particolare è importante offrire ai bambini la possibilità di percepire dal vivo le potenzialità dello strumento in azione, e l’energia che potrebbe sprigionarsi al tocco delle loro dita.

L: L’attenzione di un bambino va conquistata più che con le parole, utilizzando stimoli tattili e uditivi, facendogli toccare con mano e provare gli strumenti, in spazi pensati ad hoc.
Se si riuscisse a far provare loro quella meraviglia che io stesso ho provato al primo incontro con la musica, sarebbe un piccolo passo verso un cammino di crescita sana.

Quali progetti musicali vi aspettano in futuro?
A: Il 17 e 18 giugno abbiamo in programma un evento didattico internazionale, l’Mmi l’International Summer Camp, che si terrà a Bologna, e a cui parteciperanno insegnanti e chitarristi che vengono da tutta Italia, assieme allo special guest internazionale Martin Miller.

L: Vista la risposta positiva della comunità, il passo successivo sarà incrementare la presenza sul nostro territorio di eventi dedicati alla musica, sempre in collaborazione con Mmi e Spazio Marconi, struttura in prima linea quando si tratta di sostenere progetti che coinvolgano attivamente i cittadini. Inoltre ci sono tutte le potenzialità, con il tempo, di far crescere e germogliare il progetto Mmi sul terreno comacchiese, con particolare attenzione nei confronti dei bambini di tutte le età.
Infine, continuerò il mio percorso di crescita personale come musicista e insegnante, mettendo a disposizione ciò che sono e ciò che suono a chi ha fame di musica.

SOCIETA’
La ricostruzione di case e persone a cinque anni dal sisma

di Francesca Ambrosecchia

20 maggio 2012 – 20 maggio 2017

Sono trascorsi 5 anni dal sisma che ha colpito l’Emilia. Cinque anni dalla scossa più forte, arrivata alle 4:00 di notte. Quello che, come ricorda il sindaco Tagliani è stato un evento luttuoso per tutte le zone colpite, ha risvegliato l’effettiva consapevolezza della sismicità della nostra regione: ciò che è andato distrutto va ricostruito e ciò che è possibile fare a salvaguardia del nostro patrimonio urbanistico e culturale in ottica futura, va fatto.

Il punto della situazione, dopo anni dall’accaduto, è stato delineato durante la conferenza stampa di mercoledì 17 maggio presso la sala di Giunta della residenza municipale con il sindaco Tiziano Tagliani, l’assessore ai lavori pubblici e alla mobilità Aldo Modonesi, l’assessore all’urbanistica Roberta Fusari e l’assessore alla sanità e ai servizi alla persona Chiara Sapigni. Tanti sono stati i progetti approvati e realizzati durante il corso di questi anni e tanti sono quelli che nel corso di quest’anno verranno attivati. Un po’ di dati: i primi tre anni di lavori post sisma hanno visto grandi interventi nell’ambito dell’edilizia scolastica (per via delle 30 scuole e 5 palestre scolastiche dichiarate inagibili). Ad oggi si può dire concluso il ‘programma municipi’ che prevedeva il recupero del Palazzo municipale e la riorganizzazione delle Sedi comunali e gran parte degli interventi nell’ambito dell’edilizia residenziale pubblica: i lavori terminati corrispondono all’85%. Nell’edilizia privata il 73% degli alloggi inagibili sono stati ripristinati, tenendo presente che solo il tempo medio dell’attività istruttoria è mediamente di 150 giorni.

Si tratta di progetti consequenziali che richiedono tempi di approvazione ingenti e un certo rigore da parte del Comune trattandosi di soldi pubblici. Il termine ultimo per nuove richieste di intervento da parte dei privati è stato fissato per ottobre 2017, con lo scopo di chiudere per il 2021. Tanti sono i lavori in corso riguardanti le opere pubbliche della nostra città, tra cui il Palazzo Massari (a fine marzo 2018 si concluderanno i lavori per migliorarne la staticità anti sismica), la Certosa monumentale, l’Ex Mof, i cui lavori termineranno a ottobre 2017, Casa Niccolini, che terminerà a novembre e che ospiterà al suo interno una nuova biblioteca per ragazzi e il Palazzo dei Diamanti (la fine dei lavori prevista a fine settembre per permettere l’allestimento e l’apertura della nuova mostra). Altri invece partiranno nel corso dei prossimi mesi tra cui quelli presso il Teatro Comunale (prima settimana di giugno), le cui modifiche interne termineranno prima dell’inizio della prossima stagione teatrale per garantirne la continua attività, il Palazzo Podestà e Porta Paula in luglio e così via.

Per tale ricorrenza sabato 20 maggio la cittadinanza è invitata a prendere parte ad una visita guidata presso due cantieri, quello della Certosa monumentale e della Palazzina dell’Ex Mof con la presenza dell’architetto Natascia Frasson che illustrerà gli interventi post sisma che si sono effettuati e lo storico Francesco Scafuri che illustrerà le caratteristiche architettoniche dei due complessi anche in riferimento al loro inserimento nel tessuto cittadino. Modonesi afferma che nel 2019 si uscirà dal cratere! Tutte le persone avranno le loro abitazioni e tutti i progetti futuri verranno approvati (taluni lavori saranno terminati, altri inizieranno). Senza dubbio, a seguito dell’accaduto, primaria importanza è stata data alle persone sfollate: nel periodo risalente a maggio 2012 sono state accolte all’interno di strutture ricettive e alloggi in locazione ben 1.335 persone, numero che è andato a ridursi con il ripristino degli alloggi.

Ad oggi 57 sono ancora le persone in accoglienza presso tali strutture: il Centro operativo comunale accoglienza è stato ed è vicino a queste famiglie. Altro evento da segnalare, sempre nella giornata di sabato 20, è la proiezione presso il cinema Apollo de “La notte non fa più paura”, il film per la regia di Marco Cassini che racconta il terremoto dell’Emilia come il terremoto delle fabbriche e degli operai, girato a Mirabello due anni dopo il sisma. Pellicola che ha ottenuto importanti successi e che permette di conoscere quello che abbiamo vissuto da un altro punto di vista.

Non solo le mura ma anche le persone vanno ‘ricostruite’: è questo quello che si è cercato di fare anche nel nostro Comune.

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