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Giorno: 19 Giugno 2017

Autostazione Ferrara,M5s: continuano i disagi per i residenti

Da M5s

Il Movimento 5 Stelle di Ferrara si è fatto portavoce del protrarsi del disagio dei residenti di via Rampari San Paolo che lamentano una situazione di grave inquinamento ambientale e acustico dovuto ai mezzi pubblici in manovra e in sosta nella vicina autostazione Tper.
Nell’interrogazione al Sindaco presentata da Ilaria Morghen, si sottolinea, ad esempio, l’abitudine
consolidata da parte della maggioranza degli autisti di lasciare i motori accessi in sosta fino a 18-20 minuti,contravvenendo così, oltre al Codice della Strada, all’impegno preso dagli assessori Modonesi e Ferri, nella risposta a una nostra interpellanza del 3 ottobre 2016, di predisporre appositi segnali ai capolinea dei mezzi per lo spegnimento dei motori durante l’attesa, come regolarmente si verifica nell’autostazione di Bologna.
Situazione già portata all’attenzione delle Istituzioni (Comune, Tper, AMI, Polizia Municipale) anche con una petizione sottoscritta da un centinaio di cittadini e inoltrata lo scorso febbraio direttamente al Sindaco,dove si evidenziava in particolare, con prove circostanziate e inconfutabili, l’improvviso e notevole aumento di traffico e di corse dei bus rispetto agli anni precedenti, provocato dalla scarsa organizzazione di Tper che permette ai bus, prima della partenza definitiva, di stazionare in più punti fuori e dentro l’autostazione,moltiplicando ed in alcuni casi triplicando lo smog prodotto. A questo va aggiunto il reiterato malcostume di alcuni autisti di transitare presso l’autostazione con bus la cui linea non prevede transiti presso la stessa.
In tale petizione si sollecitava inoltre la necessità di dotare l’autostazione di via Rampari di strutture in grado di assorbire rumore e smog come pannelli antirumore e alberi. Tutto ciò purtroppo senza esito alcuno per i residenti.
Quello che ci chiediamo, quindi, è se l’Amministrazione continuerà a negare ancora a lungo l’esistenza del problema.

Casting per i video-clip di “Notte prima degli esami” di Antonello Venditti e “Com’è profondo il mare” di Lucio Dalla.

Da Comune di Comacchio

Comacchio e il suo Delta saranno lo scenario naturale dove prossimamente, si gireranno due importanti videoclip di canzoni evergreen, “Notte prima degli esami” di Antonello Venditti e “Com’è profondo il mare” di Lucio Dalla, decisi e approvati da Sony Music Entertainment Italy, dalla Fondazione Lucio Dalla e dallo stesso Antonello Venditti. Il grande cantautore romano ha preannunciato l’evento, in occasione della cerimonia di proclamazione di Ambasciatore della Riserva della Biosfera Mab Unesco Delta Po, che gli è stata recentemente dedicata nella Manifattura dei Marinati.
La produzione Daimon Film, che realizzerà i 2 videoclip, ricerca attori professionisti per le seguenti figure:
• bambini 7-11anni
• uomini e donne 60-70 anni
• ragazzi e ragazze 19-20
Si cercano anche uomini e donne, dai 18 ai 70 anni, anche senza esperienza, per ruoli, non retribuiti, come comparse.
La sede del casting sarà a Comacchio, presso la Sala Polivalente San Pietro (Palazzo Bellini, via Agatopisto 7), nelle giornate di lunedì 26 e martedì 27 giugno 2017, dalle ore 9 alle ore 18.

La “Creattivazione” come motore del fare impresa in modo innovativo

Da Cna

Mercoledì 21 giugno a Ferrara il meeting dei Giovani Imprenditori Cna dell’Emilia Romagna. Protagonisti innovatori, come il manager di «Airbnb» Tommasi e l’ad di «Fabrica» Tunioli. Novemila i giovani imprenditori CNA in regione, 570 a Ferrara.

Ferrara – Come riuscire a stimolare creatività e innovazione in azienda? Nel contesto attuale, sempre più globale e competitivo, sapersi rinnovare, rispondendo o anticipando i bisogni del mercato, diventa determinante per il successo e la crescita aziendale. “Creattivazione, come la creatività diventa innovazione”, è appunto il tema al centro dell’incontro promosso da CNA Giovani Imprenditori dell’Emilia Romagna a Ferrara, per mercoledì 21 giugno, presso l’Aula Magna del Polo Scientifico Tecnologico (in via Saragat).
CNA Next, è l’atteso evento annuale dei giovani imprenditori della regione nato, quasi un decennio orsono, per promuovere la cultura del fare impresa in modo moderno e aperto al nuovo, oltre che appuntamento di incontro tra giovani per confrontare esperienze, percorsi imprenditoriali e aprirsi a nuovi scenari di creatività e sperimentazione di percorsi imprenditoriali innovativi.
Anche questa edizione è rivolta a offrire testimonianze importanti, in settori diversi, spunti, opportunità e idee su come stimolare creatività e innovazione in azienda. Interverranno ospiti illustri di aziende che, proprio grazie a creatività e innovazione, stanno crescendo a ritmi esponenziali, ma ci saranno anche storie di piccole imprese dalle idee geniali che si stanno ritagliando una nicchia importante nel mercato.
Il programma. L’intensa giornata si apre la mattina alle 9,30, con i saluti di Laura Ramaciotti, prorettrice delegata alla Terza Missione e ai rapporti con il territorio dell’Università di Ferrara, di Davide Bellotti, presidente provinciale della CNA di Ferrara e di Bruno Faccini, presidente provinciale di CNA Giovani Imprenditori di Ferrara, a cui seguirà l’introduzione di Marianna Panebarco, presidente di CNA Giovani Imprenditori Emilia Romagna.
Quindi, interventi a tema di Valentina Montalto, dell’European Commission Dg Joint Research Centre su “Creatività e innovazione per lo sviluppo socio-economico locale”; Carlo Tunioli, presidente e amministratore delegato di Fabrica (Centro di ricerca Benetton Group sulla comunicazione di Treviso) su “Come diventare un’azienda di idee”; Veruscka Gennari, cofondatrice 2BHappyAgency, sul tema “La scienza della felicità per creare ed innovare in azienda”; Alessandro Tommasi, public policy manager di Airbnb (il portale online, famoso in tutto il mondo, che mette in contatto persone in cerca di un alloggi per brevi periodi, con persone che dispongono di uno spazio da affittare), su “Creatività, innovazione e sharing economy.
Nel corso dell’evento, i contributi dei relatori verranno intervallati da testimonianze di «creattivazione», storie di imprese anche piccole il cui successo è stato stimolato da creatività e innovazione in azienda, e cioè: Giulia Zonta di Scent di Ferrara (nanostrutture per la prevenzione dei tumori, Orthoponics di Bologna (design, biotecnologie e di acquaponica), Luca Iacaruso di LK Lab di Modena (brevetti e confezionamento di lastre ceramiche con robot), Lara Bissi di Meme Exchange di Ravenna (promozione sociale sui temi della rigenerazione urbana sostenibile e recupero di spazi dimessi).
Al termine della densa mattinata, sarà presentato il libro (edizioni Hoepli) di Giampaolo Colletti “Sei un genio!” dedicato alle storie di moderni artigiani innovatori, come Claudia Miglia di Emiliamo (Modena) e Matteo Fabbri di Tryeco e Factory Grisù (Ferrara), quindi la trattazione di Horacio Czertok, regista teatrale argentino del Teatro Nucleo di Ferrara su “L’arte di evolvere”. I lavori del mattino si concluderanno con il confronto tra Andrea Di Benedetto, vice presidente nazionale della CNA eMarco De Rossi della H-Farm Education, sul tema “Investire in idee innovative”.
Dopo la pausa pranzo, “Riattivazione” riparte alle 14,30, sempre al Polo Scientifico Tecnologico di via Saragat, con un Focus Startup dedicato a Premi, bandi di finanziamento e opportunità concrete rivolte alle startup, tra cui il bando di finanziamento per startup innovative della Regione Emilia Romagna e la seconda edizione del Premio “Cambiamenti” rivolto al pensiero innovativo delle nuove imprese italiane. Interventi di: Stefano Bianconi, della Direzione Economia della conoscenza, del lavoro e dell’impresa della Regione Emilia Romagna; Stefania Milo, presidente nazionale di CNA Giovani Imprenditori; Massimo Cinini dell’Ufficio Trasferimento Tecnologico dell’Università di Ferrara.
· “Creatività e innovazione sono strettamente connesse l’una con l’altra. – precisa Marianna Panebarco, presidente di CNA Giovani Imprenditori dell’Emilia Romagna – In un certo senso, penso, anzi, che la creatività stessa possa essere considerata motore dell’innovazione, dal momento che interviene come ingrediente essenziale in ogni singolo passaggio di un percorso di innovazione. Ci vuole una buona dose di creatività quando si analizzano stato dell’arte e quando si fanno ricerche di mercato (porre le giuste domande è un’arte che richiede un alto tasso di curiosità + creatività)”.
In definitiva, “la creatività – conclude Marianna Panebarco – è anche la leva che consente di trovare e sviluppare soluzioni innovative per rispondere a problemi e criticità. Pensare fuori dagli schemi è tutta questione di creatività e infine la creatività è essenziale quando si tratta di trovare il giusto modo di comunicare e divulgare un’idea innovativa. Ma la relazione tra creatività ed innovazione non è unidirezionale, tutt’altro, io credo che se da una parte la creatività sostiene l’innovazione, dall’altra l’innovazione nutre, alimenta e stimola la creatività, in un processo di «creattivazione» continua”.
I giovani imprenditori CNA in Emilia Romagna e a Ferrara. I giovani imprenditori associati a CNA in Emilia Romagna sono circa 9 mila (il 39,47% è titolare, il 19,82% legale rappresentante, il 40,7% socio), dei quali l’11,53% ha meno di 29 anni, l’80,66% ha un’età compresa tra i 30 e i 39 anni, il 7,81% ha 40 anni. Le imprenditrici rappresentano il 28,15% sul totale, gli stranieri costituiscono una quota significativa dei giovani imprenditori, con l’8,43%. A Ferrara, i giovani imprenditori CNA sono 570 sul totale delle 5000 imprese associate in provincia.

La Riviera di Comacchio in uno spot in Germania e nei network nazionali.

Da Comune di Comacchio

Continua senza sosta l’attività promozionale del Comune di Comacchio, che ha da poco pianificato, in collaborazione con Apt Servizi Emilia Romagna, due campagne di promozione radiofonica su emittenti italiane e tedesche. In Germania, proprio in questi giorni, stanno andando in onda ben 13 spot dedicati alla nostra città lagunare su Radio Gong, la radio più ascoltata di Monaco di Baviera ed una delle maggiori di tutto il sud Germania con 400.000 ascoltatori. Gli spot, della durata di 45 secondi, promuovono le bellezze di Comacchio, pubblicizzandone la Riviera ed il magnifico patrimonio naturalistico della laguna. Tale programmazione radio focalizzata su Comacchio, si inserisce in una campagna radio promozionale ad ampio spettro, che Apt Servizi ha avviato in stretta collaborazione con i tutti i Comuni della Riviera Adriatica al fine di promuovere la Destinazione Romagna sui mercati di lingua tedesca, con particolare focus sulla vacanza a misura di famiglie. Ogni partner della campagna sarà anche presente per 3 settimane sul sito della citata radio (questo il link per Comacchio https://www.radiogong.de/emilia-romagna/comacchio). Una analoga campagna di promozione delle località della nostra costa sta andando in onda contestualmente sulle radio italiane. Sempre in questi giorni, infatti, Comacchio e i suoi Lidi saranno promossi su alcune delle principali e più ascoltate emittenti nazionali: Radio DEEJAY, Radio 105, Radio RDS e Radio Bruno.

Vladimir Luxuria presenta il libro “Il coraggio di essere una farfalla”

Da Ibs

Mercoledì 21 giugno ore 21:30 presso la libreria Ibs+Libraccio di Ferrara per la rassegna “Drink & Book” In collaborazione con Circomassimo Arcigay e Arcilesbica Ferrara

Luxuria getta il suo “sguardo trans” su quelle che lei chiama le grandi questioni “transgeniche” del nostro tempo.
«Sarai trans anche tu! Tutti transitiamo in questo mondo, siamo solo di passaggio. Si nasce, si muore, forse ci reincarniamo…chi lo sa. L’unica cosa certa è che non siamo immortali e quella cosa che chiamiamo vita non è altro che un transito racchiuso nel tempo d’un sogno.»
«Ci vuole più coraggio a essere una farfalla che a ostentare la virilità di un gorilla.»
Sono pochi ad avere il coraggio di indossare il “proprio vestito”, infischiandosene dell’opinione degli altri. Con lo sguardo sul mondo lucido, intelligente e scanzonato, Vladimir Luxuria lo ha fatto dopo un lungo percorso intellettuale, spirituale e di impegno sociale. Personaggio televisivo nei talk show del costume e della politica, già parlamentare, editorialista di Repubblica e animatrice del Gay Village di Roma, Luxuria getta il suo “sguardo trans” su quelle che lei chiama le grandi questioni “transgeniche” del nostro tempo: potere, religione, sesso, arte e amore.
Vladimir Luxuria ha iniziato la sua carriera artistica a Foggia, organizzando feste ed eventi culturali, in quegli anni si possono già segnalare alcune sue esibizioni dal vivo. Trasferitasi a Roma nel 1985, si è laureata in lingue e letterature straniere con una tesi su Conrad. Sempre a Roma inizia nel 1991 anche una piccola attività cinematografica. Anni difficili che, su sua stessa ammissione, la costrinsero a prostituirsi per mantenersi. Nel 1993 entrò nel movimento per i diritti della comunità GLBT (gay, lesbica, bisessuale e transgender) e assunse la direzione artistica del Muccassassina, un evento settimanale di riferimento per la comunità LGBT, organizzato dal Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli. Inizia a collaborare con alcune testate politiche (L’Unità, Liberazione) e con programmi radiofonici e televisivi. Il suo impegno politico la conduce a Montecitorio, eletta nelle liste di Rifondazione Comunista nel 2006. Caduto il Governo Prodi, Luxuria torna al mondo dello spettacolo e prende parte alla popolare trasmissione L’isola dei famosi dove esce vincitrice.

Festa europea della musica

Da Organizzatori

In occasione della Festa europea della Musica, due saranno i concerti proposti dal Conservatorio Frescobaldi di Ferrara, martedì 20 giugno a Palazzo Bonacossi con Le Scat Noir e mercoledì 21 giugno al Museo Archeologico con l’Ensemble d’Archi del Conservatorio.
20 GIUGNO – Il concerto delle Scat Noir a Palazzo Bonacossi (via Cisterna del Follo 5) alle 18 è pensato salutare il Conservatorio Frescobaldi, dove il percorso di Natalia Abbascià, Sara Tinti e Ginevra Benedetti è iniziato e cresciuto negli anni di formazione al Dipartimento Jazz dell’Istituto di alta formazione di Ferrara. Le Scat Noir, per l’occasione, ricorderanno la loro vittoria del premio Abbado 2015, avvenuto durante il percorso di studi al Conservatorio e punto d’inizio dei loro successi musicali.
Il gruppo nasce nell’estate del 2013. Sara Tinti (voce e pianoforte, di Bologna), Natalia Abbascià (voce e violino, di Ruvo di Puglia) e Ginevra Benedetti (voce, di Firenze) si incontrano al Conservatorio Frescobaldi di Ferrara, per lo stesso motivo: studiare la musica jazz. La grande intesa umana e la curiosità per la ricerca portano a unire i loro diversi background musicali per creare un progetto insolito, tanto impegnativo quanto gratificante. Il repertorio propone standard jazz, brani di estrazione etnica e inediti, arrangiati da loro per tre voci, pianoforte, violino. Nei loro live alternano brani a cappella ad altri con accompagnamento strumentale.
Partecipano a numerosi concorsi: tra gli altri, si classificano seconde nella sezione Jazz del “Premio Abbado 2015”, concorso nazionale indetto dal Ministero dell’Istruzione al quale hanno partecipato ensemble dai conservatori di tutta Italia. Vincono ex aequo il “Multiculturita Europe Contest 2016″; vincono il 2° posto nella categoria jazz-musica leggera” del “Tim Torneo Internazionale della Musica 2016”; vengono premiate nella categoria dei gruppi vocali al Tour Music Fest 2016; sono finaliste per i concorsi “Solevoci a cappella international festival” e “Premio Randazzo”. Tengono concerti in tutta Italia; nel gennaio 2015 Le Scat Noir si ebiscono nel prestigioso Conservatorio di Trossingen (Germania), con ottimi riscontri. Nel 2016 cantano in diretta su Rai Radio3Mondo in occasione del festival “Internazionale a Ferrara”.
21 GIUGNO – Alle ore 18 il Conservatorio Frescobaldi, grazie alla intensa collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale (via XX settembre 122, Ferrara), presenta alla cittadinanza il concerto del suo Ensemble d’archi, una delle formazioni di eccellenza del Conservatorio. Verrà eseguito il I libro da l’Estro Armonico di Antonio Vivaldi,  con Alessandro Perpich come Maestro concertatore. L’Ensemble d’archi del Conservatorio Frescobaldi di Ferrara vedrà impegnati i violinisti Francesco Ferrati, Marcella Mammone, Luca Mardegan, Jacopo Ferri, Maria Galetta, Pasquale De Pinto, Giulio Signorile, Gianmarco Pavone, Natalia Abbascià, le viole di Achille Galassi e Marta Fergnani, i violoncellisti Marco Dalsass, Luisella Ghirello, il contrabbassista Alfredo Trebbi e Kyung Sook Lee al basso continuo, tutti allievi e docenti del Conservatorio ferrarese.
Il concerto sarà preceduto da una visita al Palazzo e all’esposizione, guidata dal direttore del museo Paola Desantis, con inizio del percorso alle ore 16.30. L’iniziativa è gratuita per gli allievi, docenti e personale del Conservatorio, mentre per il resto della cittadinanza il biglietto d’ingresso è di 6 euro.
L’Ensemble d’archi del Conservatorio Frescobaldi è sorto per iniziativa del maestro Alessandro Perpich, in occasione dei 300 anni dalla pubblicazione dell’Estro Armonico (Amsterdam 1711). Ha proposto l’esecuzione integrale del Libro II, alternando concerti per uno, due e quattro violini solisti. L’ensemble, formato da studenti e docenti del Conservatorio Frescobaldi si è fra l’altro esibito al Museo Civico di Cremona, nell’ ambito della Rassegna internazionale dedicata al liutaio Carlo Bergonzi, a Ferrara per la Settimana delle arti 2012 presso la Pinacoteca Nazionale di Palazzo Diamanti, alla Radio Vaticana, nella diretta radiofonica dedicata al Conservatorio di Ferrara del 21 maggio 2013, a Rimini per la Sagra Malatestiana 2014, a Cremona al Museo del Violino, Auditorium Arvedi gennaio 2015, a Savignano sul Rubicone 2015 per “Juditha triumphans” di Antonio Vivaldi in collaborazione con la classe di canto barocco di Gloria Banditelli e alla Cattedrale di Cesena nel gennaio 2017.
Alessandro Perpich è nato a Firenze e ha intrapreso giovanissimo lo studio della musica sotto la guida del padre. Si è diplomato a pieni voti e lode sia in violino presso il Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia, sia in viola presso il Conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari. Con Corrado Romano ha continuato gli studi al Conservatorio di Ginevra sino a ottenere nel 1992 il “Premier Prix de Virtuosité. Ha tenuto concerti in USA, Sudamerica, Asia, Europa (Festival di Salisburgo, Salle Pleyel e Opera Garnier di Parigi, Avery Fisher Hall di New York, Ravinia Festival di Chicago, Tanglewood-Boston, Musikverein di Vienna, Coliseum di Buenos Aires, Teresa Carreno di Caracas, Suntory Hall di Tokio, Scala di Milano). Incide per Bongiovanni, EPR. È direttore artistico del Festival Musicale Savinese. Fondatore dell’ensemble d’archi “La Corte Sveva”, nel 2004 ha vinto il Premio Speciale della Fondazione Masi al Concorso Internazionale “G.Zinetti”. Suona su un Tommaso Carcassi del 1757 e un Tommaso Landolfi 1750.

Capanna Margherita, Punta Gnifetti e sentiero Walser

Da Organizzatori

Domani sera, martedì 20 giugno, presso la sede CAI in Viale Cavour 116, il direttore di gita Claudio Simoni aprira’ le iscrizioni alla gita denominata Capanna Margherita, Punta Gnifetti e sentiero Walser, prevista per il 14 e 15 luglio.
In occasione del 90esimo anniversario della Sezione di Ferrara, si ripropone un’ escursione nel gruppo del Monte Rosa, per due comitive alpinistiche ed una escursionistica.
Le alpinistiche saranno impegnate nel raggiungere il rifugio più alto d’Europa, la Capanna Regina Margherita, e nella salita a Punta Gnifetti e alla Piramide Vincent, tutte mete sopra i quattromila metri, da cui lo sguardo potra’ spaziare dal Monviso al Gran Paradiso, ai Lyskamm, al Castore, al Monte Bianco, al Cervino, alle Alpi Svizzere e tanto altro ancora.
La comitiva escursionistica compira’ la traversata del sentiero Walser da Riva Valdobbia in Val Sesia a Valdobbia in Val di Gressoney, con pernottamento al rifugio Abate Carestia.
La partenza in pullman e’ prevista alle 6 dal piazzale Dante Alighieri e il rientro attorno alle 23 del giorno successivo.

La lunga notte in bici da Ferrara al mare con la carica dei 1500 ciclisti della Bike Night

Da Organizzatori

Un addio al nubilato, un americano, un padre con un figlio. Gruppi numerosi, altri che ci provano da soli, coppie, famiglie, amici. Risciò, bici in carbonio, footbike o handbike. Da Ferrara, dalla provincia di Ferrara, dal resto d’Italia: in 1450 persone hanno illuminato la notte dal Parco Massari fino al mare, al Lido di Volano. alla mezzanotte di sabato 17 giugno. La 4a edizione della Bike Night Ferrara-Mare, la pedalata notturna di 100km lungo pista ciclabile ha portato 1450 persone fino al Lido di Volano lungo la Destra Po. La passione per la bici con il suo carico di storie ha dato il via al tour 2017 delle Bike Night.
Dalle 18 è iniziata l’attesa all’interno del parco Massari, allestito con stand di espositori dedicati al mondo della bici e di associazioni culturali della città. Ora dopo ora sono arrivati i partecipanti che hanno popolato il parco, formando le prime code alla segreteria per il ritiro del pacco iscrizione. Musica e atmosfera elettrizzante per per la quarta edizione in città cresce l’attesa per quello che è diventato uno degli eventi ciclistici più innovativi e genuini nella nostra regione e non solo, in grado di radunare appassionati da tutta Italia.
Dalle 23 è iniziato l’incolonnamento dei ciclisti lungo corso Porta Mare. Poi il conto alla rovescia fino a mezzanotte, quando i 1450 ciclisti, di tutti i tipi, sono partiti verso il mare. Ad attenderli un percorso cicloturistico lungo la Destra Po, tre ristori fino alla colazione a Spiaggia Romea, al Lido di Volano.
Tante storie che si sono mescolate durante la notte, in un filo luminoso lungo km sopra l’argine del Po e che si è via via sgranato strada facendo. Ogni ristoro il momento per fare scorte di cibo: a Ro, dopo 21km, grazie alla collaborazione con l’amministrazione locale, a Serravalle, dopo 48km, ospiti dalla Fabbrica dell’Acqua insieme ai volontari del Gruppo Sportivo Anffas, e infine a Santa Giustina, al 76° km, a Osteria del Delta Torre Abate. Il fascino del pedalare al buio, un clima estivo, il sentirsi parte di un evento unico nel suo genere ha dato l’energia a tutti i partecipanti per superare anche le avversità, come lo spiacevole ritrovamento di puntine sull’argine che hanno causato svariate forature al gruppo.
Con l’arrivare dell’alba i 1450 ciclisti hanno ritrovato le energie necessarie per lo sprint finale, prima del meritato riposo a Lido di Volano. La gioia di aver costruito un ricordo memorabile, la scoperta di nuovi limiti personali, la sorpresa di vivere territori in modo nuovo: tante sensazioni che si sono mescolate e creano il mix unico tipico delle Bike Night.
Il progetto Bike Night, ideato e curato da Simone Dovigo, con il suo marchio Witoor, è iniziato nel 2014 a Ferrara, Dal 2016 infatti Bike Night è co-organizzato e prodotto dalla cooperativa culturale ferrarese Città della Cultura / Cultura della Città (CC/CC). Grazie a questa sinergia è stato possibile sviluppare un vero e proprio “Villaggio Partenza” pensato come una area ricreativa accogliente e sicura sia per le migliaia di iscritti in arrivo sia per le loro biciclette. Il format delle Bike Night prevede assistenza medica e tecnica lungo l’intero percorso, e ai partecipanti sono offerti tre ristori ogni 25km circa più la colazione all’arrivo. Sono inoltre garantiti servizi di noleggio bici e casco, rientri in pullman o treno.
Il tour 2017 delle Bike Night è partito sabato 17 giugno con la prima tappa Ferrara-Mare (arrivo a Lido di Volano). Poi si sale sulle Alpi con la Bolzano-Resia sabato 15 luglio, si va in Friuli per l’Udine-Alpe Adria, con arrivo a Ugovizza, dopo aver pedalato lungo la «ciclabile dell’anno 2015», sabato 5 agosto. E ancora la Verona-Lago (arrivo a Riva del Garda) di sabato 2 settembre, fino al gran finale sabato 16 settembre con la Milano-Lago, da piazza Leonardo fino ad Arona, lungo il Naviglio Grande, con lo spettacolare passaggio di centinaia di ciclisti in piazza Duomo a mezzanotte.
«Non conta il cronometro – spiega Simone Dovigo – non c’è ordine di arrivo: è un evento che racchiude elementi quasi primordiali che portano a salire in sella alla bici». Bike Night risponde alla crescente voglia di bici, in costante aumento negli ultimi anni anche in Italia, e offre una dimensione non competitiva e coinvolgente per tutti coloro che amano la bici e sono animati da una «passione che non dorme mai». «C’è il viaggio, il movimento. C’è l’orario inconsueto, generalmente destinato ad altro: la notte, che i ciclisti illuminano con le loro luci, diventa elemento sorprendente. C’è il buio da affrontare, il sole che sorge, a regalare calore e sorrisi per avercela fatta tutti insieme». Cresciuta anno dopo anno, la Bike Night mette insieme gli appassionati autentici della bici, paralleli a qualsiasi moda del momento, tecnica o di atteggiamento. Ci sono tutti i tipi di ciclisti alla Bike Night: l’agonista, quelli su scatto fisso, le famiglie, gruppi di ragazzi, uomini donne e bambini. È una festa, dove non serve agghindarsi ma si interpreta finalmente soltanto sé stessi.

Agnes Obel

Da Arci Ferrara

La talentuosa cantautrice, pianista e produttrice danese arriva in Italia per presentare l’ultimo album Citizen of Glass, uscito a fine 2016 su Play It Again Sam, (distribuzione Self). Con i precedenti Aventine (2013) e Philharmonics (2011), entrambi clamorosi successi, Agnes si è aggiudicata il disco di platino in Francia e Belgio, Olanda e Danimarca, oltre a numerosissimi Danish Awards, vendendo quasi 1 milione di copie. Citizen Of Glass segue l’acclamato album Aventine (2013), album in cui comparivano gli splendidi singoli Dorian, Words Are Dead e la title track Aventine e che ha portato l’artista danese a suonare come headliner alla Somerset House, al Shepherds Bush Empire e al Barbican nel 2014. Citizen Of Glass è stato registrato, prodotto e mixato da Agnes Obel negli studi Aventine-Neukölln e BrandNewMusic a Berlino. “Il titolo deriva dal concetto tedesco di gläserner Bürger, il cittadino umano oppure di vetro”, dice Obel. “In realtà è un termine legale relativo al livello di privacy del singolo in uno stato, e nella salute è diventato un termine che riguarda quanto sappiamo del corpo o della biologia o della storia di una persona. Se si è di vetro è chiaro che ci si espone del tutto. In questo mondo c’è il senso crescente che bisogna farsi un po’ di vetro. Per essere disponibili ad un’apertura, si deve usare se stessi come materiale e non solo se si è un artista o un musicista”.“Ho lavorato con questo titolo fin dall’inizio spingendomi a fare cose nuove”, continua. “Concettualmente volevo mettere alla prova me stessa partendo da questo punto di partenza, declinare il tema del vetro in ogni canzone in direzioni diverse – nei testi, negli strumenti – facendo le cose in maniera del tutto inedita per me. E’ di certo l’album più ambizioso che abbia composto sino ad oggi”.
Oltre a un rinnovato entusiasmo per le innumerevoli potenzialità della manipolazione vocale, in questo album troviamo l’inserimento, con successo, nel suo universo sonoro di una serie di strumenti mai usati prima dalla musicista. Basti citare il Trautonium, una sorta di sintetizzatore degli anni ’20, che possiamo percepire praticamente in ognuna delle 10 tracce che compongono l’album. Agnes ha acquistato uno dei pochi esemplari esistenti in Europa e ha iniziato a giocare con il suono che emetteva, molto simile al rumore del vetro, mescolandolo con corde, percussioni, clarinetto e pianoforte per raggiungere una più varia e onnicomprensiva sonorità. Citizen of Glass è quindi il risultato di una miscela di vecchi e nuovi strumenti, un intreccio tra Mellotron, vibrafono, pianoforte luthéal, cembalo e il piano e l’incredibile ed unica voce di Agnes Obel.
Grande star affermata in tutta Europa, Agnes Obel ha venduto quasi un milione di copie dei suoi primi due album ed ha avuto oltre 250 milioni di stream in tutto il mondo.

Il dilemma dei “maturi”

di Federica Mammina

Tra pochi giorni iniziano gli esami di maturità e ho ripensato all’ansia con la quale ho affrontato la scelta di cosa fare dopo il liceo. Una scelta che ti condiziona la vita. Non so cosa spinga i maturandi di oggi verso una strada piuttosto che un’altra. Una cosa è certa: a fronte di una moltitudine di laureati che non trovano lavoro vi sono mestieri che stanno letteralmente scomparendo. E tertium genus: indefinibili “lavori” (l’influencer?!) dall’altrettanto inspiegabile enorme guadagno. Come spiegare a un giovane oggi che potrebbe fare il fabbro? Inizierei ricordandogli che la nostra fortuna più grande è che siamo tutti diversi, che ognuno di noi ha delle potenzialità da sviluppare e non possiamo essere tutti chirurghi o top manager. Non credere che la realizzazione personale sia direttamente proporzionale alla lunghezza del curriculum o al conto in banca. Perciò trova la cosa che sai fare meglio e con quella dai il tuo contributo al mondo.
Sia pure intagliando legno.

“Fa il mestiere che sai, che se non arricchisci camperai”
Giovanni Verga

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…

C’era una volta il vento della pace

19″I follow the Moskva
down to Gorky Park
listening to the wind of change.
An August summer night,
soldiers passing by
listening to the wind of change.”

Siamo nel 1989, la Guerra Fredda termina con la caduta del Muro di Berlino quando il gruppo hard rock tedesco Scorpions è all’apice del successo. Il leader e lead localist Klaus Meine, ispirato dagli stravolgimenti politici dell’epoca, compone i versi di una ballad destinata a segnare la storia del rock: Wind of change.

“The world is closing in,
and did you ever think
that we could be so close, like brothers.
The future’s in the air
I can feel it everywhere
blowing with the wind of change.”

Non è un caso che siano stati gli Scorpions a scrivere un brano destinato a diventare icona di quel momento storico. D’altra parte furono loro una delle prime band in assoluto a spingersi ancora in piena Guerra Fredda al di là della Cortina di Ferro e, ironia della sorte, proprio durante un soggiorno a Mosca per un Tour nell’89 fu scritta Wind of change: «Durante il nostro soggiorno a Mosca si sentiva una nuova energia nei giovani sovietici, volevano essere parte del resto del mondo, e questo mi ha motivato a comporre la canzone nel settembre di quell’anno», così Meine in una recente intervista.

“Take me to the magic of the moment
on a glory night
where the children of tomorrow dream away
in the wind of change.”

Come molte altre hit, Wind of change fu tradotta in altre lingue, fra cui il Russo. Proprio in Russia, l’anno precedente durante un concerto, Klaus Meine si rivolse al pubblico dicendo: «Noi tedeschi prima siamo venuti qui con i carri armati, ora con le chitarre elettriche, questa è la nuova Germania!».

“Walking down the street,
distant memories
are buried in the past forever.”

La versione studio della canzone è inserita nell’album Crazy World, uscito due anni dopo, ed è considerata uno dei simboli della riunificazione tedesca, oltre che inno alla pace ed alla speranza. Wind of change è la canzone più venduta di tutti i tempi in Germania. Pochi altri artisti nella storia della musica moderna sono riusciti a scrivere canzoni così rilevanti a livello storico e sociale.

Wind of change (Scorpions, 1989):

Le malattie della Terra

di Federica Mammina

Innalzamento della temperatura, scioglimento dei ghiacciai, aumento dei fenomeni metereologici improvvisi e violenti, scomparsa di molte specie animali. Sono solo una parte delle “malattie” della terra causate dall’uomo e dalle sue attività che nella maggior parte dei casi non tengono conto delle conseguenze a lungo termine, laddove è sufficiente il soddisfacimento dell’interesse nel breve termine. Quando gli scienziati ci dicono che alcune città rischiano di essere sommerse e di scomparire e quando sentiamo parlare di migrazioni climatiche, scommetto che tutti almeno una volta abbiamo pensato che ci sia nelle loro parole un pizzico di catastrofismo, oppure immaginiamo luoghi sperduti ai confini del mondo.
Eppure c’è un’isola in Louisiana che sta scomparendo dalle cartine geografiche. Si chiama Jean Charles e dal 1955 ha perso il 98 per cento della sua superficie. L’isola è molto esposta agli uragani e a frequenti inondazioni che hanno reso impossibile coltivare la terra. Oltre al riscaldamento globale, l’erosione e l’industria estrattiva attiva nello stato hanno contributo alla sparizione di paludi e foreste che proteggevano le coste; la costruzione di oleodotti e canali per l’estrazione di gas ha reso infatti la terra più vulnerabile e ha fermato il processo naturale di sedimentazione. Gli abitanti di quest’isola, da 400 ormai solo 85, sono i primi profughi climatici degli Stati Uniti e nel giro di poco tempo anche gli irriducibili saranno ricollocati sulla terra ferma.
Il piano di ricollocamento è considerato dalle autorità un piano pilota, potrebbe servire per altre popolazioni minacciate.
Eccessiva preoccupazione? Lungimiranza? Tocca dire più che mai…ai posteri l’ardua sentenza.

Un sogno all’incontrario. Quale Cultura per la Ferrara di domani

da Francesco Monini

In un indimenticato monologo, un giovane Paolo Rossi (anche lui un po’ ferrarese) racconta di un sogno affatto strano, un sogno che forse capita solo una volta nella vita, “un sogno all’incontrario”. Sogna cioè una città ribaltata, dove i ruoli si invertono, gli ultimi diventano i primi e gentilezza e ascolto reciproco contagiano la città come un’epidemia.
La storiella di Paolo Rossi non fa tanto ridere, ma fa pensare parecchio. Come la favola di ‘Totò il buono’ di Zavattini, risponde a una domanda tanto ingenua quanto impertinente: ma davvero le cose non potrebbero andare in un altro modo?
Verissimo, i sogni non bastano. Con i sogni non si manda avanti la baracca. Né una famiglia, né una città. Ma dietro ogni sogno si cela sempre una visione: quello che siamo, soprattutto quello che vogliamo diventare. Non chiedo quindi al sindaco Tagliani di essere più fantasioso o più onirico. E’ giusto però partire proprio dal suo sogno ariostesco-bassaniano (ospitato da questo giornale il 16 giugno). Il sindaco enumera e difende le tante iniziative, eventi, progetti messi in campo dalla sua amministrazione, ma – è questo che più mi interessa – propone in filigrana la sua visione di fondo, la sua “idea di cultura” e, anche se in modo implicito, la sua scala di priorità in campo culturale.

I successi riportati da questa Amministrazione, in termini di mostre (fortunatissima quella sull’Ariosto), di eventi (piccoli, medi e grandi) e di promozione internazionale di Ferrara, dei suoi eroi e dei suoi tesori, sono innegabili.. Ugualmente evidente (anche se solo in parte vincente) è lo stretto binomio tra Arte & Cultura da una parte e promozione economica e turistica di Ferrara e del suo territorio dall’altra che ha guidato le scelte del suo governo. Dopo alcuni anni di flessione, possiamo registrare l’aumento delle presenze turistiche e la nascita di tante attività che il volano turismo ha messo in moto.
Sono poi in cantiere due enormi contenitori culturali: il Meis di Piangipane e la fabbrica dell’ex Teatro Verdi. Non entro qui nel merito dei due progetti culturali. Pongo però un interrogativo: riuscirà la città, non dico a far fruttare ma semplicemente a mantenere in vita queste grandi istituzioni? Se infatti tutti i lavori, compresi gli allestimenti interni, godono di finanziamenti regionali e nazionali, il peso della gestione corrente (personale, utenze, manutenzioni) credo verrà a gravare puntualmente sul bilancio comunale. Formulo quindi gli auguri di rito, ma i dubbi rimangono. Se mi guardo indietro, vedo una lunga e tristissima fila di musei ferraresi nati e morti bambini: il Museo della Metafisica, il Museo Antonioni, il Padiglione di Arte Contemporanea, il Museo dell’Illustrazione, il Museo dell’Architettura, la Sede dell’Ermitage di via Giovecca, Proprio in questi giorni, alcuni amici dell’Anpi mi dicevano della imminente chiusura (temporanea?) del Museo del Risorgimento e della Resistenza. Fa (e non mi pare poco) 15.000 visitatori l’anno ma servono locali per bar e bookshop per la Galleria dei Diamanti.
Ma non voglio perdermi nel particolare. Su questa o quella iniziativa, su questo o quell’evento, possono e devono esserci idee e opinioni diverse. Ben vengano anzi. Il tema non è apprezzare o contestare singole decisioni della politica culturale del governo locale ma discutere se la politica culturale scelta per Ferrara abbia un respiro sufficiente o comunque adeguato. Il problema insomma, è ancora quello della visione, del ruolo e della funzione che assegniamo alla cultura a Ferrara. Lo ricordava anche Gianni Venturi (sempre su queste pagine) lamentando una cultura indirizzata e fruita dai ‘soliti noti’.

Ecco il punto. A me pare che il progetto culturale (pur condito da tante buone cose fatte o messe in cantiere) dell’attuale governo locale sconti una visione superata dagli eventi. In sostanza, viene ancora riproposta (riveduta e corretta) la vecchia idea, nata negli anni ’80, di “Ferrara Città d’arte e di cultura”. Un’idea certo interessante, che valorizzava il potenziale ancora inespresso della prima città moderna d’Europa, ma che già allora scontava il suo limite economicistico (la cultura al servizio del volano turistico) e i gravi pericoli di sbilanciamento sociale: prima i turisti e poi i cittadini, prima l’effimero e dopo i servizi permanenti, prima il Centro e dopo, molto dopo le periferie.
Da allora l’Italia è cambiata e di molto. La concorrenza su mostre ed eventi è diventata una lotta serrata tra decine e decine di città medie e piccole, ugualmente belle, o magari meno belle di Ferrara, ma dotate di un’economia più forte e di sponsor privati disposti a investire in cultura. Parallelamente l’economia ferrarese si è impoverita, sono scomparsi o volati altrove molti attori economici importanti. Infine il colpo di grazia: l’affondamento della Carife e della sua Fondazione ha privato la municipalità del suo maggiore alleato privato nel campo della promozione culturale.
Ma l’Italia, compresa la nostra amata Ferrara, è cambiata in modo ancora più drammatico. Otto anni di crisi hanno picchiato forte. L’imperativo categorico del rientro del debito ha fatto strage sociale. Certo, lo pretendeva l’Europa matrigna, vero, lo imponeva il governo centrale tagliando i fondi ai municipi, ma anche questa amministrazione ha fatto suo il medesimo obiettivo. Con qualche successo (il debito di Ferrara è calato) ma con effetti recessivi evidenti. Crisi e tagli alla spesa ci consegnano una città dolente e impoverita: se non vado errato, oltre l’8% di cittadini ferraresi sono sotto la soglia di povertà.
In ultimo, la atrocemente detta (dalla Destra), “invasione”. Fatto sta che Ferrara, i nostri quartieri periferici, le nostre scuole, sono oggi una “città diversa” e (sia concesso almeno questo al Sindaco e alla sua Giunta) molto più complicata da governare. Premono nuove e importanti priorità se davvero vogliamo avviarci verso una società pacifica e multietnica: il problema di una accoglienza degna, di avviare un dialogo fecondo tra culture diverse, di pensare a nuove modalità di inclusione sociale e di partecipazione democratica.

Si tratta forse di elaborare un altro sogno, qualcosa di simile al “sogno all’incontrario” cui accennavo all’inizio. Non sia mai detto, non dobbiamo abbandonare Ariosto, Bassani e le nostre glorie, e neppure mandare a mare i bed and breakfast sorti coraggiosamente in città, ma capire che la CULTURA a Ferrara ha un compito più alto, che proprio la cultura può rappresentare il conduttore di una nuova coesione sociale.
Come? In primis non dimenticando che il diritto alla cultura è un diritto di tutti e che il primo compito di un governo locale è ricercare, promuovere e assicurare a tutti l’esercizio di questo diritto. Tutti, ferraresi di nascita e nuovi arrivati. Puntare quindi a una cultura che si fondi sulla partecipazione, una “cultura partecipata”, dove possano trovare aria, spazio, ascolto (e anche qualche soldo) le proposte formulate dai semplici cittadini e residenti. Una cultura dell’inclusione e del dialogo, con una attenzione particolare ai nuovi arrivati e ai meno fortunati. Una cultura diffusa, che arriva, ascolta, riempie di vita le periferie e non concentrata solo nel salotto buono di Ferrara.
“Cultura è il modo di vivere, di parlare, di abitare le case”, scriveva Fernand Braudel. O Antonio Gramsci: “La cultura non è un magazzino di informazioni ma è conquistare coscienza di sé e di ciò che abbiamo attorno”. O Vittorini: “La cultura non è professione per pochi, è una condizione per tutti”. O Lorenzo Milani: “Nessuno escluso!”, non è forse questo il suo testamento spirituale? Forse abbiamo fatto lo sbaglio di restringere il concetto di cultura in un prezioso fazzoletto. Dovremmo, invece, pensare alla cultura come a una “grande occasione”, come a un campo (grande come tutta la città) dove seminare e far germogliare una Ferrara pacifica e operosa.

Mi si dirà: a che serve sognare la luna?
Voglio allora concludere anch’io con la Spal. Ricordo che mio padre, tiepido spallino, ringraziava (sottovoce però) l’inarrestabile parabola discendente della squadra dopo i fasti dell’era Mazza. Così non fosse stato, era già pronto il progetto per piazzare il nuovo stadio nel bel mezzo del parco urbano, vanificando l’idea geniale dell’ “Addizione Verde”, dalle Mura al Po. Oggi invece a Ferrara è festa grande. Tanto grande che mi viene da pensare che dietro l’entusiasmo per la remontada e per il successo sportivo raggiunto ci sia anche dell’altro. Forse una ritrovata identità, il piacere di stare insieme (simbolo di una possibile città armoniosa). L’adesione al “sogno Spal”, anche solo inconsciamente, mi pare riflettere una “voglia di tornare a contare”, di essere coinvolti, protagonisti di un sogno collettivo..
Alla Spal, quindi, un doppio grazie. Per allora, per il grande polmone verde salvato dal cemento e restituito al piacere di tutta la comunità. E per oggi, per un sogno spallino che chissà, potrebbe maturare fino a tradursi nel sogno di città partecipata, dove nessuno si senta escluso.

Leggi
Il sogno del sindaco Tagliani fra epica cavalleresca e poco epiche cronache (di Tiziano Tagliani)
Il sogno di “Astolfo” Tagliani e i prosaici oltraggi degli ingrati (di Gianni Venturi)

IL DOSSIER SETTIMANALE
Specifico femminile… In attesa di nuove confidenze


Alla fine di novembre 2016 nasce su Ferraraitalia una nuova rubrica tutta al femminile: I dialoghi della vagina.
Ideata e scritta da Riccarda Dalbuoni e curata graficamente da Carlo Tassi, la rubrica è uno spazio di dialogo aperto coi lettori che scrivono settimanalmente raccontandosi e inseguendo storie, esperienze, aneddoti, riflessioni sull’eterno e insoluto legame tra donna e uomo (ma non solo). Incomprensioni, affinità, drammi e proposte di soluzioni, tutto passa attraverso il rigore e la penna leggera di Riccarda Dalbuoni, che risponde e partecipa alle storie di tutti con garbo e semplicità.

Approfittiamo della piccola pausa della rubrica per riproporvi una selezione delle sue uscite settimanali.
Buona lettura e appuntamento al 30 giugno con le nuove uscite.

SPECIFICO FEMMINILE. IL DOSSIER SETTIMANALE N. 3/2017 – Vai al sommario