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Giorno: 6 Ottobre 2017

Con il Festival Bonsai semi di teatro nel Quartiere Giardino

“Fin da quando siamo nati come Associazione, le mura e le quinte del teatro ci sono state un po’ strette, ma abbiamo piuttosto cercato di creare un flusso di persone che entrano ed escono dal teatro, interrogandoci anche su come si crea nuovo pubblico”, sottolinea Giulio Costa di Ferrara Off. Ed ecco allora sabato 7 e domenica 8 ottobre 2017, per le strade del Quartiere Giardino di Ferrara il Festival di microteatro Bonsai: un esperimento di teatro diffuso, un tentativo di fruizione non convenzionale per spazi, pubblico e durata.
Organizzato dall’associazione culturale Ferrara Off e Progetto Píndoles di Barcellona, patrocinato dal Comune di Ferrara e sostenuto dalla Regione Emilia Romagna, il Festival è parte del progetto ‘Giardino Creativo’ finanziato da Anci, che sostiene la creatività giovanile a favore della riqualificazione sociale, economica e culturale di questa zona della città.
Ne abbiamo parlato con Giulio Costa, responsabile produzione e distribuzione di Ferrara Off.

Come è nata la collaborazione con Progetto Píndoles e l’idea di portare il microteatro a Ferrara?
Abbiamo conosciuto Progetto Píndoles di Barcellona due o tre anni fa perché una dei suoi fondatori, Giulia Poltronieri, è ferrarese di origine. Ci ha sempre raccontato che il microteatro, nato in Argentina e diffuso in tutto il Sud America, genera molto interesse anche a Barcellona e in generale in Spagna.
Ci interessava portarlo a Ferrara perché il microteatro è nato dalla necessità di ridurre i costi, riducendo appunto durata, il numero di attori e il pubblico di una pièce, ma questo ha permesso di mantenere in un certo senso più vitale il linguaggio teatrale. Il nostro spazio in viale Alfonso però non ci convinceva del tutto e così abbiamo approfittato dell’occasione del progetto ‘Giardino creativo’ per portare il teatro in una zona della città che il teatro non ce l’ha. Non volevamo limitarci a prendere un format spagnolo portandolo qui da noi, ma adattarlo agli spazi del Quartiere Giardino.

Da dove deriva il titolo ‘Bonsai’?
Lo abbiamo scelto perché come i bonsai sono alberi sottoposti a un ridimensionamento che non ne altera la natura, così gli spettacoli di microteatro mantengono tutte le caratteristiche e la coerenza interna di un normale spettacolo, condensate però in quindici minuti e pensate per un numero ridotto di spettatori.

Perché fare teatro fuori dal teatro e perché farlo in forma ridotta?
Ci interessa andare verso gli spettatori, farli entrare ancora di più in contatto con le performance e gli attori. La durata ridotta a 15 minuti è uno strumento per far avvicinare chi non va a teatro, chi non conosce il teatro, per facilitare la fruizione.
Questo Festival è in tutto e per tutto un esperimento: perché è alla sua prima edizione, per gli spazi dove si svolgerà, per le modalità con la quale gli spettacoli andranno scena, in diverse repliche durante tutto il pomeriggio.

Come avete selezionato gli spettacoli di sabato e domenica pomeriggio?
In realtà sabato è una sorta di anteprima, con tre spettacoli peculiari per diversi motivi.
‘Lettere anonime per un camminatore’ è una creazione site-specific e anche se non rientra appieno nei canoni del microteatro non abbiamo voluto rinunciarvi perché ci è sembrato rispecchiasse bene l’obiettivo di riprendere a guardare il Quartiere Giardino con un altro sguardo. ‘Giro solo esterni con aneddoti’ è una nostra produzione che abbiamo ripreso e in questo modo mettiamo in scena cosa è per noi il microteatro. Con la ‘Venere nera’ de Il baule volante, invece, abbiamo voluto coinvolgere in questo esperimento un’altra compagnia cittadina.
I sei spettacoli selezionati dal bando nazionale che avevamo pubblicato andranno ‘in scena’ domenica pomeriggio. Sono arrivate più di 120 candidature, alcune anche dall’estero, Ferrara Off e Progetto Píndoles hanno fatto una prima scrematura e poi abbiamo chiesto a una giuria mista di esperti e nuove generazioni – composta dalla drammaturga Margherita Mauro, dal direttore artistico della Fondazione Teatro Comunale Claudio Abbado, Marino Pedroni, e dal direttivo della neonata webradio Giardino – di selezionare sei lavori anche tenendo conto della diversificazione dei linguaggi che volevamo fosse una caratteristica di questa rassegna. Per questo ci sono danza, videoteatro, teatro di narrazione, una performance sonora e un monologo: è un festival multidisciplinare.

Pensate già a una seconda edizione?
Sì, per questa prima edizione abbiamo cercato di non strafare, proprio per la natura sperimentale della rassegna. Stiamo però pensando a come poter aumentare gli spettacoli, ampliare il numero dei luoghi dove svolgerli e poi vorremmo che ci fossero anche inediti.

A fine ottobre come Ferrara Off avete in programma poi un altro appuntamento, di nuovo fuori dal teatro…
Sì, si tratta di ‘Monumenti aperti’: un progetto che punta sulla formazione delle nuove generazioni alla conoscenza e alla trasmissione del nostro patrimonio artistico e culturale cittadino. Stiamo svolgendo percorsi negli istituti di primo e secondo grado perché i bimbi diventino guide per gli adulti e li accompagnino a visitare monumenti già aperti al pubblico, ma anche alcuni di quelli solitamente non visitabili. È un’iniziativa nata in Sardegna oltre vent’anni fa con ‘Imago Mundi’: quei bimbi ormai sono cresciuti. Si svolgerà il 28 e 29 ottobre ed essendo in concomitanza con l’esposizione su Bononi a Palazzo Diamanti non poteva essere che sul Seicento e sul Barocco, solitamente poco frequentati dai ferraresi. Fra i monumenti chiusi, saranno visistabili San Carlo e San Giuliano, e poi Santa Maria in Vado, Palazzo Bonaccossi e tanti altri.

Tutte le info sul Festival Bonsai e la mappa del teatro diffuso sul sito www.bonsai.it

I DIALOGHI DELLA VAGINA
Tacco 12: un lettore ci scrive…

Di seguito la lettera di un nostro lettore che ci racconta la sua esperienza.

Scarpe vecchie e nuove…

Cara Riccarda,
uno cerca sempre le sensazioni delle scarpe vecchie, diventano il minimo sindacale. Ti chiudi in un utero protettivo di già vissuto e quindi ‘so che mi va bene’. Hai suggerito alla tua amica ti lasciarsi sorprendere, ma non è facile e io ho dovuto imparare. Sono stato fidanzato dai 15 ai 29 anni con diverse ragazze, sostituite lungo la strada e poi invece di mollare, sono stato mollato. E non sapevo dove andare la sera dopo cena. Ho cambiato spesso letto, dopo un paio d’anni mi sono accorto che non erano le mie scarpe, anzi, non era il mio letto. Cambiare letto spesso mi ha insegnato molto sulle donne, è stato illuminante perchè ogni volta, anche se era un cambio occasionale, ho cercato di vivere la persona, di capire.
Alessandro

Caro Alessandro,
permettimi di abbassare di un tono la luminosità di queste tue ‘illuminazioni’ che, scrivi, sono la somma di cambi occasionali. Vivere una persona e cercare di capirla è, secondo me, un’occasione, non qualcosa di occasionale. Ci vuole tempo. Per quanto empatici e intuitivi possiamo essere, una notte o qualche ora dicono poco dell’altro, spesso ci mostrano solo quello che noi vogliamo vedere. Si scambia una parte per il tutto, contenitore per contenuto. Se l’obiettivo è imparare qualcosa sulle donne (o sugli uomini) e capire le persone, rimango perplessa sulla tempistica. La velocità fa perdere la magia della scoperta, di un sipario che si alza poco alla volta. E poi imparare mi sa di definitivo, di capolinea, una specie di saturazione della curiosità che invece è la scintilla di ogni nuova scoperta che può esserci anche con la stessa persona, da capire e con cui svelarsi una notte dopo l’altra.
Riccarda

Potete mandare le vostre lettere a: parliamone.rddv@gmail.com

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