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Giorno: 17 Ottobre 2017

Pettazzoni (Lega Nord): «Teorie dei gender continuano ad arrivare tra i banchi di scuola. Questi progetti sono finanziati da fondi pubblici?»

Da Lega Nord Emilia-Romagna

CENTO (FERRARA), 17-10-‘17.
Spettacoli gender a teatro, lo scorso anno nel Bolognese; discutibili eventi su bambini “confusi sulla propria sessualità”, ed occasioni formative a scuola con i temi dell’omosessualità oggetto di studio. Un fatto che per il Carroccio è al limite dell’ammissibile, in particolare ora che tali iniziative stanno materializzandosi anche in provincia di Ferrara, nella fattispecie a Cento. «Crediamo che non siano tematiche che trovano tutte le famiglie concordi e non è possibile che siano oggetto di studio tra i banchi di scuola – sottolinea il consigliere regionale della Lega Nord, Marco Pettazzoni -. Eppure, mentre i temi della famiglia rimangono ai margini, ci troviamo continuamente alle prese con spettacoli poco edificanti che vanno in scena nelle aule delle scuole». Nello specifico, si parla del progetto “Perché diverso!”, promosso dall’associazione Migrabo e dal Nodo di Raccordo della Rete regionale contro le discriminazioni, che vede la partecipazione anche del Comune di Cento. Il problema, secondo Pettazzoni, è: con quale ruolo? «Si parla di sensibilizzazione dei giovani, attraverso un intervento educativo in classe, a proposito dei temi dell’omosessualità e del mondo LGBT», che punterebbe a decostruire una serie di stereotipi diffusi. Non è la questione della discriminazione rispetto a convinzioni che ciascuno può avere, nella vita privata, ad essere messa in discussione: sotto la lente di ingrandimento c’è, piuttosto, l’opportunità di investire eventualmente risorse pubbliche, per organizzare a scuola eventi di questo tipo. Con l’omosessualità e le tematiche gender al centro della didattica. «Vorremmo che la Regione, innanzitutto, chiarisse quelle che sono le linee guida di questa forma di attività – dice Pettazzoni – e a tale proposito ho presentato un’interrogazione urgente in Assemblea legislativa. Inoltre, sarebbe opportuno capire se vi sia stata l’acquisizione, da parte del Comune di Cento, di un parere favorevole da parte del consiglio d’istituto. In particolare per quel che attiene le posizioni dei genitori, prima di proporre agli studenti la partecipazione ad un progetto simile. Per il quale, in tutta franchezza, ci chiediamo chi sia lo sponsor che ha finanziato tutto questo?».

Terzo Settore. Via libera alla legge di riforma del sistema regionale

Da Gruppo Partito Democratico

Via libera dall’Assemblea Legislativa alla riforma regionale del Terzo Settore.
“La legge, approvata con il voto positivo della maggioranza e l’astensione dell’opposizione – annuncia la Consigliera regionale Pd Marcella Zappaterra, relatrice di maggioranza – modifica le forme di partecipazione e rappresentanza del Terzo Settore, anticipando il quadro normativo nazionale, attualmente in fase di riforma visto che dopo la legge mancano ancora una ventina di decreti ministeriali attuativi”.
“Abbiamo accelerato le tempistiche in accordo con le stesse organizzazioni e associazioni – sottolinea Zappaterra – Si tratta di un mondo che in Emilia-Romagna garantisce servizi e attività imprescindibili nei settori sociale, in quello sanitario, dello sport e della cultura solo per citarne alcuni. In Emilia-Romagna si contano 3077 organizzazioni di volontariato e 3993 associazioni di promozione sociale. Numeri che parlano da soli per capire quanto questa legge sia significativa per chi vi opera e collabora. Quello che ci siamo prefissati, in pieno accordo con l’assessorato regionale, i tecnici e gli operatori, è stato di promuovere un nuovo assetto di governance più snello ed efficace per il sistema locale e regionale dei soggetti del terzo settore”.
“Risultano quindi unificati gli Osservatori regionali delle associazioni di promozione sociale e di quello del volontariato in uno unitario e paritetico ed è creata una unica Assemblea del terzo settore emiliano-romagnolo. Sono soppressi i Comitati Paritetici provinciali, composti da rappresentanti degli enti locali e delle organizzazioni di volontariato, ora sostituiti con organismi associativi unitari che saranno gli interlocutori degli enti locali sui temi della programmazione delle politiche in particolare in ambito sociale e sanitario” specifica la consigliera democratica.
“Volevamo superare i limiti evidenti che derivavano dal precedente assetto: lento e farraginoso, poco consono a garantire la partecipazione. – conclude Zappaterra – Speriamo quindi che presto, nel giro di qualche mese per dare a tutti i territori il tempo di organizzarsi, diventino operative sedi più veloci ed efficaci. Diamo così più voce e forza all’associazionismo e al volontariato regionale e locale”.

Don’t blink – Robert Frank

Mercoledì 18 ottobre alle ore 21
DON’T BLINK – ROBERT FRANK, regia di Laura Israel
Versione in lingua originale con sottotitoli in italiano
Ingresso 5 euro – ridotto 4 euro per i soci di Riaperture

La vita e l’opera di Robert Frank arrivano sullo schermo del Cinema Boldini il 18 ottobre alle 21 con il film DON’T BLINK – Robert Frank, di Laura Israel, per la rassegna Speciale Fotografia.
Secondo la regista, “l’opera dell’artista incorpora poesia, musica, teatro politica e storia di New York”.
Robert Frank è infatti il più innovativo fotografo americano, regista iconoclasta di “Pull My Daisy” e “Cocksucker Blues”, un soggetto difficile da intervistare, un uomo che ha sempre rifiutato ricchezza e celebrità, un artista le cui simpatie erano per chi ha sempre lottato, e provava diffidenza per chi era schiavo delle proprie regole. Emigrato dalla Svizzera negli Stati Uniti negli anni Quaranta, ha stravolto il tradizionale concetto di documentario con il suo stile sperimentale, energico e irriverente.
La regista Laura Israel è stata editor dei suoi film e video a partire dagli anni Novanta . Don’t blink – Robert Frank è il personale ritratto del suo amico e collaboratore, un vivace rovistare tra immagini e suoni, i ricordi, i passaggi, le perdite e le amicizie che ci lasciano un’impronta veloce e fugace della vita del leggendario fotografo che ha reinventato se stesso nel modo americano, ed è ancora in piedi, a creare, all’età di 91 anni.
Per informazioni:
Sala Boldini, via Previati 18 – Ferrara
www.cinemaboldini.itwww.arciferrara.org
Tel. Cinema (sera) – 0532.247050
Arci Ferrara – 0532.241419

Punti nascita. Venturi in Assemblea legislativa: “Solo una parola ci ha condotto a questa decisione, dopo aver tentato tutte le strade possibili: sicurezza”

Bologna – L’attività di assistenza al parto negli ospedali di Castelnovo ne’ Monti (Re), Pavullo nel Frignano (Mo) e Borgo Val di Taro (Pr) va sospesa a causa dei bassi tassi di natalità e per l’”impossibilità di raggiungere nei prossimi anni un numero di parti all’anno sufficiente per garantire la sicurezza e la ‘competence’ dei professionisti e di tutta la struttura per le situazioni di emergenza”, che anche nei parti fisiologici possono presentarsi, seppur con bassa frequenza.
Sono queste le ragioni indicate dal Comitato Percorso nascita nazionale, a cui la Regione Emilia-Romagna aveva chiesto la possibilità di derogare per evitare la sospensione dell’attività di assistenza al parto. A ricordarle stamani in Assemblea legislativa è stato l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, che ha risposto a quattro interrogazioni presentate su questo tema da consiglieri regionali dei gruppi Movimento 5 Stelle, Lega Nord, Partito Democratico e Sinistra Italiana.
“C’è solo una parola che ci ha condotto a questa decisione, dopo aver percorso tutte le strade possibili: e quella parola è sicurezza- ha sottolineato Venturi-. Lo ribadiamo ancora una volta, perché su questo deve esserci la massima chiarezza e non accettiamo strumentalizzazioni. Non c’è alcuna motivazione economica e amministrativa alla base di questa decisione, ma solo e soltanto la valutazione fatta sulla salvaguardia delle donne, dei neonati e dei professionisti coinvolti. Senza la garanzia che la nascita si svolga in condizioni di sicurezza con tutti gli elementi strutturali, organizzativi e tecnico professionali previsti dagli esperti, a partire dal numero minimo di nati l’anno, non sarebbe equo mantenere aperti dei Punti nascita con la consapevolezza di offrire un’assistenza inferiore agli standard che devono essere garantiti a tutti i cittadini”.
“Non è assolutamente vero- ha aggiunto Venturi- che si tratta del primo passo per chiudere prima i reparti e poi gli ospedali, perché noi al contrario intendiamo investire, non a caso spendiamo risorse in più. Il nostro unico obiettivo è tutelare la sicurezza di donne e bambini, e fra qualche anno ce lo riconoscerete. Riconoscerete che avevamo ragione”.
L’assessore ha poi evidenziato come, dal punto di vista sostanziale, il parere del Comitato Percorso nascita nazionale assuma la natura di un vincolo non solo normativo, ma anche etico in relazione alla sicurezza delle madri e dei bambini; e al tempo stesso rappresenta un vincolo per l’operatore che potrebbe essere chiamato a rispondere personalmente degli eventuali eventi avversi che dovessero presentarsi.
“É proprio sulla base dei pareri espressi in modo unanime da entrambe le Commissioni tecnico scientifiche, regionale e nazionale- ha aggiunto Venturi- che per una scelta di salvaguardia della sicurezza delle madri e dei bambini abbiamo provveduto a dare indicazioni alle Aziende sanitarie di sospendere le attività nei tre Punti nascita. Mettendo in campo, al tempo stesso, un piano di riorganizzazione dell’assistenza al percorso nascita dei Distretti di riferimento, potenziando e integrando le attività territoriali e ospedaliere in particolare sull’assistenza alla gravidanza e al puerperio e sulla continuità assistenziale al parto e in dimissione”.

I dati sui parti
Nello studio svolto dalle Commissioni si è valutato il rischio correlato alle distanze e ai disagi che i parti in altre strutture possono comportare e, al tempo stesso, quello determinato da condizioni assistenziali e strutturali inadatte ad affrontare le possibili emergenze del parto e  quest’ultimo è stato valutato più cogente. La risposta del Comitato Percorso nascita nazionale sottolinea, peraltro, che solo una quota di popolazione veramente bassa di donne potrà subire un disagio importante, da valutare per caso per mettere in atto azioni finalizzate a ridurre le eventuali difficoltà.
Nella relazione in Aula, l’assessore Venturi ha poi ricordato che da almeno 5-7 anni nei Punti nascita interessati dalla sospensione dell’attività partoriscono esclusivamente donne valutate a basso rischio, mentre quelle a medio ed alto rischio sono già indirizzate verso i Punti nascita “hub” di riferimento, con disagi contenuti e sicurezza garantita.

I dati, inoltre, evidenziano che una quota importante, la maggior parte, di donne in gravidanza residenti nei comuni dei tre Distretti coinvolti scelgono spontaneamente di andare a partorire in Punto nascita al di fuori del Distretto, anche se più lontano: nel periodo gennaio-agosto 2017 a Borgo Val di Taro i parti sono stati 74, con un indice di fidelizzazione delle donne residenti che scelgono questo punto nascita per partorire del 34,1%. Nel punto nascita di Castelnovo ne’ Monti i parti sono stati 51, con il 31% delle donne residenti che hanno fatto questa scelta; infine, a Pavullo nel Frignano i parti sono stati 126 (indice di fidelizzazione del 53,3%). Sulla base di questi dati, la proiezione del numero di parti al 31 dicembre 2017, è di 111 a Borgo Val di Taro, 77 a Castelnovo e 189 a Pavullo: ben al di sotto, quindi, della soglia di sicurezza prevista di 500 l’anno.

I prossimi incontri sulla qualificazione degli ospedali
L’assessore, rivolgendosi anche ai cittadini giunti in Regione per manifestare il proprio dissenso rispetto alla sospensione dell’attività dei Punti nascita, ha ribadito la massima disponibilità al dialogo e al confronto sempre dimostrata, anche sul territorio, ricordando l’incontro di ieri in assessorato con istituzioni, associazioni e sindacati di Borgo Val di Taro, che  ha portato alla proposta di delineare un percorso per condividere insieme il futuro dell’ospedale, con l’obiettivo di farne una struttura di eccellenza.
“Mai ci siamo sottratti al confronto con i cittadini- ha sottolineato Venturi- perché l’ascolto del territorio, a maggior ragione nelle vicende che riguardano così da vicino la vita delle persone, per noi non solo è doveroso, ma irrinunciabile. In tutti questi mesi abbiamo ascoltato, discusso, spiegato, e continueremo a farlo, con incontri nei comuni interessati dalla sospensione dell’attività, che sono in programma a partire dai prossimi giorni”.
Negli ospedali interessati dalla sospensione dell’attività, infatti, già da questa settimana si svolgeranno i Comitati di distretto, alla presenza dell’assessore, per fare il punto sul piano degli investimenti: i primi in calendario sono previsti venerdì 20 ottobre a Borgo Val di Taro e martedì 24 ottobre a Pavullo nel Frignano. Mercoledì 25 si parlerà ancora di Punti nascita, sempre con Venturi, in Commissione assembleare.

Gli investimenti previsti
Nella consapevolezza dell’importanza degli ospedali nelle zone di montagna, così come del loro valore sociale, la Regione, in condivisione con le Conferenze territoriali sociali e sanitarie e con le Aziende sanitarie, è impegnata in consistenti progetti di miglioramento delle strutture ospedaliere di Borgo Val di Taro, Castelnovo né Monti e Pavullo. La Regione è inoltre impegnata per migliorare l’assistenza del percorso nascita, attraverso la realizzazione di azioni finalizzate ad accrescere qualità e valore del percorso nascita, con personalizzazione dell’assistenza e accompagnamento delle donne e delle loro famiglie, rafforzamento dell’assistenza pre e post parto: creazione dell’anagrafe delle gestanti, contatti telefoni e visite ambulatoriali costanti, prosecuzione delle attività consultoriali, accompagnamento al parto (visite, ecografie, controlli, corsi di preparazione al parto, assistenza in puerperio, sostegno all’allattamento), sistemazioni alberghiere vicine al punto nascita prescelto.

Borgo Val di Taro (Parma)
Sono quasi di 2 milioni 700 mila euro gli investimenti previsti per gli interventi nell’ospedale, destinati in particolare a: miglioramento dell’accessibilità allo stabilimento ospedaliero, ristrutturazione del comparto operatorio e riorganizzazione del punto di primo intervento.  Per l’ospedale è inoltre prevista l’assunzione di 15 unità di personale (5 della dirigenza medica e 10 del comparto) che consentiranno di aumentare l’attività chirurgica di almeno 400 interventi l’anno. La spesa annua delle assunzioni è stimata in circa 776 mila euro. Con l’intento di preservare e garantire costantemente qualità e sicurezza delle cure erogate alla popolazione di Borgo Val di Taro, inoltre, sarà presto attivato il Servizio di elisoccorso notturno.
Castelnovo ne’ Monti (Reggio Emilia)
Per l’ospedale S. Anna di Castelnovo né Monti sono previsti investimenti per 2 milioni 800 mila euro, con la riorganizzazione del punto di primo intervento e la realizzazione della nuova camera calda. Inoltre è prevista l’assunzione di 16 unità di personale (6 della dirigenza medica e 10 del comparto) che consentiranno di aumentare l’attività chirurgica fino a 200 interventi l’anno. La spesa annua delle assunzioni è stimata in circa 1 milione di euro. Per preservare e garantire costantemente qualità e sicurezza delle cure sarà presto attivato il Servizio di elisoccorso notturno.
Pavullo nel Frignano (Modena)
Gli investimenti previsti per l’ospedale di Pavullo – che non sono stati illustrati in Aula perché non erano oggetto delle interrogazioni – superano i 5 milioni di euro, destinati alla ristrutturazione delle sale operatorie e del pronto soccorso, al miglioramento dell’accessibilità all’ospedale e all’acquisto dell’auto medica. Inoltre è in programma l’assunzione di 14 unità di personale (3 medici e 11 del comparto), per un costo annuo di 694mila euro. Anche in questo caso sarà presto attivato il Servizio di elisoccorso notturno.

Le tappe del percorso
La Commissione regionale consultiva tecnico-scientifica “Percorso Nascita”, che aveva il mandato di condurre valutazioni approfondite della situazione assistenziale perinatale territoriale e ospedaliera, a luglio 2017 ha terminato il proprio lavoro. Dopo aver preso in considerazione tutti gli studi disponibili, ha confermato la priorità per la sicurezza delle cure che oggi impone standard più rigorosi, in particolare per quanto riguarda la presenza di personale e di tecnologie, nella consapevolezza che oltre agli investimenti in attrezzature, alla disponibilità di medici ed operatori sanitari è necessario che il Punto nascita affronti quotidianamente un numero sufficiente di parti per “accumulare” esperienza e abitudine ad affrontare tutte le situazioni, anche quelle più difficili, rare e impreviste.
La Commissione ha valutato il quadro demografico ed epidemiologico che è caratterizzato da una costante contrazione delle nascite iniziato nel 2011 e che si protrarrà, sulla base delle previsioni elaborate dal Servizio statistica regionale, sino al 2024. Sono stati anche esaminati i documenti prodotti dai territori di localizzazione dei Punti nascita ed ascoltate le valutazioni dei Direttori generali e sanitari delle Aziende sanitarie coinvolte.
La Commissione ha proposto all’unanimità la sospensione dell’assistenza al parto nei Punti nascita di Borgo Val di Taro, Castelnovo ne’ Monti, Pavullo nel Frignano e Scandiano senza procedere alla richiesta di deroga al Comitato Percorso Nascita nazionale. Ha invece proposto di richiedere la deroga per i Punti nascita di Mirandola e Cento (poi concessa, così come per Scandiano), in quanto localizzati nei territori colpiti dal sisma del 2012 dove il trend delle nascite dovrà essere valutato nel tempo per comprendere se ci sarà una ripresa dei parti.
La Giunta regionale ha preso atto del documento tecnico della Commissione nascita regionale, ma ha deciso di percorrere tutte le strade possibili per evitare la chiusura dei Punti nascita e quindi di chiedere le deroghe per il mantenimento dei Punti nascita con meno di 500 parti l’anno.  La procedura di richiesta delle deroghe è stata avviata a luglio 2017. Il ministero della Salute il 4 ottobre 2017 ha trasmesso il parere del Comitato Percorso Nascita Nazionale alla Direzione Generale Cura della persona salute e welfare, indicando la sospensione dell’assistenza al parto nei Punti nascita di Borgo Val di Taro, Castelnovo ne’ Monti e Pavullo nel Frignano e la deroga per i punti nascita di Scandiano, Cento e Mirandola.

Il MEIS si presenta a New York con il ministro Franceschini

Da Organizzatori

Una grande occasione di lancio internazionale attende il MEIS domani (giovedì 19 ottobre, ndr), a New York, nella prestigiosa sede dell’Italian Academy, alla Columbia University.
Il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Dario Franceschini ha, infatti, scelto il MEIS come case study della conservazione culturale in Italia, sulla quale interverrà dialogando con David Freedberg, Direttore dell’Italian Academy. Alla conversazione, dal titolo World Cultural Conservation. Italy at the Forefront: Innovation versus Constraints, seguirà la presentazione dettagliata del progetto MEIS da parte del Presidente del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, Dario Disegni, e del Direttore Simonetta Della Seta.
Franceschini illustrerà il ruolo internazionale di primo piano dell’Italia nel campo della conservazione culturale, mettendo in luce le numerose iniziative del suo Ministero e introducendo il MEIS come fiore all’occhiello di questa strategia. Il Ministro stesso sarà a Ferrara il prossimo 13 dicembre per inaugurare il Museo con la grande mostra su Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni.
Oltre all’impressionante trasformazione architettonica dell’ex edificio carcerario ferrarese che accoglierà il MEIS, il Presidente Disegni descriverà gli obiettivi e l’oggetto della narrazione del Museo, raccolti nel vasto patrimonio di idee, esperienze e dialogo culturale espressi dagli ebrei d’Italia in oltre duemila anni di vita nella penisola, fino ad oggi.
L’evento rientra nel programma del nuovo Osservatorio Internazionale per il Patrimonio Culturale dell’Academy, che sostiene e incoraggia l’alta ricerca sulla cultura italiana.

Meravigliosa Calottapoli

Da Paolo Giardini

L’esperienza con la Calotta-Gioiello-Tecnologico imposta dal sodalizio Hera-Tagliani è un fenomeno di massa da quando la sostituzione dei cassonetti della raccolta indifferenziata ha coinvolto gran parte della città. Perciò tantissime persone hanno potuto notare che la Calotta funziona a molla. Proprio come una trappola, avendo lo stesso meccanismo di scatto delle tagliole da caccia.
In difformità con la tagliola, lo scatto provoca l’apertura, non la chiusura. Ma solo perché la preda è diversa: la tagliola, insidiando l’ignara cacciagione deve catturarla, viva o morta, al contrario della Calotta che deve lasciare la libertà di andare e tornare ai paganti portatori di sacchetti di pattume.
Basterà anche solo la mossa senza pattume per aumentare il PIL: apri la Calotta per sbaglio e ti attribuiranno 30 dm3 esatti di pattume conferito (dal costo proporzionale al peso specifico convenzionale, ancora sconosciuto in attesa del vaticinio richiesto da Tagliani alla Sibilla).
Riassumendo, in ideale continuità d’impiego con il patriottico fucile 91, ad ogni colpo la Calotta va ricaricata manualmente, riarmando la molla con la leva. Per “molla” si intende il dispositivo elastico che sta sotto il carter: poco importa che sia d’acciaio armonico o fatto con cilindri pneumatici.
Come s’è detto, l’apertura è a scatto, con sgancio attivato da un comando elettrico a pulsante che sarà presto sostituito o integrato dal badge vezzosamente chiamato Carta Smeraldo. Ma l’energia elettrica necessaria al funzionamento da dove viene?
Viene da una cella fotovoltaica da meno di 1⁄2 Watt che alimenta una batteria interna, un congegno critico, ma astutamente coperto da garanzia a vita certificata dalla maggioranza Consigliare PD.
Va precisato che probabilmente per tale criticità l’affidabilità media della Calotta finora s’è rivelata scarsa: in certi casi Hera ha dovuto cambiare più volte l’arnese che non funzionava più.
Ma quando la magica Carta Smeraldo, inesorabile, ad ogni colpo attribuirà un costo, passerà la smania collettiva di aprir calotte gratis. Così anche le batterie, lavorando solo qualche volta alla settimana, la smetteranno d’andare in tilt. Ed Hera riuscirà trionfalmente ad annunciare che i cassonetti semivuoti della raccolta indifferenziata significano che la totale raccolta differenziata è diventata fisiologica abitudine (i numerosi enormi sacchi neri lasciati in strada, frutto di somma inciviltà, Hera generosamente non li conteggerà, si farà solo pagare le spese di prelievo e trasporto all’inceneritore). Perciò la maggioranza consigliare PD converrà con Hera che il costo di ogni apertura di Calotta potrà essere correttamente allineato ai prezzi d’acquisto di beni voluttuari quali il caviale e lo champagne. Giusto per ammortizzare l’investimento nelle Calotte.
E quello sarà un gran giorno per la città di Calottapoli, la più docile vassalla del Ducato di Herapoli.

Paolo Giardini

Conferenza stampa: 4 squadre federali per il Cus Ferrara

Si è svolta stamattina la conferenza stampa di presentazione delle squadre del Cus Ferrara che partecipano ai campionati federali.
Quattro squadre per quattro sport diversi, il Cus Ferrara che partecipa ai campionati federali di basket, pallavolo maschile, pallavolo femminile e calcio a cinque. “E’ una parte delle nostre tante attività – dichiara Giorgio Tosi, presidente Cus Ferrara -, un Cus che opera ormai da settant’anni su Ferrara, crescita inarrestabile che ha portato a quota 10mila tesserati di cui 3mila studenti Unife Il numero dei tesserati è in aumento rispetto agli iscritti all’Università. E’ un Cus paragonabile a realtà come Milano e Torino. Nostra mission è praticare lo sport in maniera corretta, un momento di formazione e aggregazione sociale, è con soddisfazione che presentiamo queste quattro realtà, squadre composte in maniera totale da universitari diretti dall’entusiasmo dei tecnici”. “Abbiamo iniziato gli allenamenti a febbraio – dice Benedetta Azzi, allenatrice del volley femminile -, team composto da una quindicina di ragazze. Il campionato di Seconda Divisione inizia per noi sabato 21 ottobre”. “La nostra squadra è al secondo anno di attività – dice Marco Bani per il basket -, abbiamo confermato alcuni dei ragazzi dell’anno scorso e inserito nuove leve a settembre con gli allenamenti di selezione: 18 ragazzi che adesso militano nel campionato di Prima Divisione. Per noi saranno importanti quest’anno anche i CNU”. “Sono qui da una settimana e sento già grande entusiasmo – dice Fabrizio Guerzoni, allenatore calcio a cinque -, so che il Cus si propone obiettivi ambiziosi, ci saranno però da affrontare molti derby nel campionato di serie D: obiettivo di quest’anno è la qualificazione ai campionati nazionali universitari”. “Il campionato inizierà l’ultima settimana di ottobre – spiega Nicola Villoresi, co-responsabile del volley maschile -, il Cus vuole puntare alla promozione in B e fare proseliti a livello giovanili”. In conclusione, il presidente Tosi ha ricordato che: “Queste squadre si autosostengono, in un mondo dove trovare sponsor è sempre più raro e difficile”.

Casting e Provini

Da Organizzatori

Secondo Casting per figuranti e comparse a Ferrara per il film corto ” ANITA” opera prima di Federica Cipolla, su una sua sceneggiatura originale. Federica Cipolla, sceneggiatrice e regista consegue la laurea in Lingue e Letterature Moderne e Classiche, all’Università di Ferrara. Ha studiato sceneggiatura alla Civica Scuola di Cinema “Luchino Visconti” e regia alla Scuola Mohole Digital Art and Communication di Milano. Il corto è prodotto da Fed Up Production con il sostegno della Ferrara Film Commission, da sempre attenta ai giovani registi e alle produzioni indipendenti. Le riprese si svolgeranno a Ferrara dal 9 al 15 novembre. Per le riprese la produzione cerca, anche senza esperienza: -un uomo sui 40/50 anni, – un bambino di 8/10 anni, -una bambina di 4/6 anni, -comparse maggiorenni, uomini e donne, possibilmente residenti a Ferrara e dintorni. Inoltre cercasi: -una donna, età 30/40 anni, fisico snello da ballerina, con preferibile esperienza attoriale. Il casting si svolgerà a Ferrara mercoledì 18 ottobre 2017, dalle ore 16.00 alle ore 20.00 presso lo Spazio Sipromuove, via Cairoli 15, Ferrara.

Per informazioni telefonare al 349.3607852 (anche whatsapp).

I convegni di Confagricoltura Ferrara ad “Autunno Ducale”

Da Organizzatori

Per il terzo anno consecutivo Confagricoltura Ferrara partecipa ad Autunno Ducale, la manifestazione nata per promuovere la città di Ferrara con il suo patrimonio artistico, culturale, le sue antiche tradizioni gastronomiche legate alla Corte Estense. Due i convegni organizzati, aperti a tutti, che si terranno sabato 21 e domenica 22 ottobre prossimi presso la Sala Alfonso D’Este del Castello Estense di Ferrara:
• Sabato 21 ottobre, ore 18 – Convegno “Il ruolo dell’agriturismo nel marketing territoriale”
Saluti del Presidente di Confagricoltura Ferrara Pier Carlo Scaramagli e di Monica Negrini Vice Presidente Pro Loco Ferrara. Intervengono Paola Pedroni, Presidente provinciale e regionale di Agriturist-Confagricoltura e Adriano Facchini, Esperto di marketing territoriale.
• Domenica 22 ottobre, ore 10 – Convegno “La noce del Delta”
Saluti del Presidente di Confagricoltura Ferrara Pier Carlo Scaramagli e di Ambretta Balboni Presidente Pro Loco Ferrara. Coordina Francesco Manca, Presidente sezione provinciale ANGA Confagricoltura Ferrara. Intervengono Gianluca Vertuani, Vice Presidente Confagricoltura Ferrara e Eugenio Cozzolino, Agronomo.

Luca Zarattini espone alla Banca Mediolanum con un omaggio al Pittore Carlo Bononi, Maestro del Seicento Ferrarese

Da Organizzatori

Inaugurazione venerdì 20 ottobre 2017 ore 17.30
20 ottobre – 31 dicembre 2017

Ritornano a Ferrara, dopo la mostra romana presso la galleria di Via Giulia, che ha permesso di portare interesse ai responsabili degli interni impaginativi delle produzioni della Rai Fiction, le opere dell’artista Luca Zarattini.
Venerdì 20 Ottobre alle ore 17.30 presso la Sala Mediolanum di via Saraceno, si aprirà infatti una personale di grande interesse con le opere dell’artista ferrarese e curata da Lucio Scardino. Il tema su cui poggia tutta l’esposizione è legato alla produzione del protagonista dell’arte seicentesca ferrarese Carlo Bononi. Come scrive il critico curatore Lucio Scardino nel testo introduttivo della mostra, “pittore fortemente ‘ariostesco’ il Bononi, vissuto un secolo dopo l’Ariosto, è attualmente celebrato da una mostra retrospettiva al Palazzo dei Diamanti, la prima in assoluto a lui dedicata. Ciò benchè sia artista assai stimato dalla critica d’arte più attenta e dall’erudizione cittadina e nonostante fosse operante a Ferrara in epoca post-estense. Il giovane pittore comacchiese Luca Zarattini omaggia graficamente il maestro seicentesco con 18 opere, riprese da altrettante composizioni del Bononi, studiate direttamente a Ferrara (Santa Maria in Vado e Pinacoteca) e Comacchio (la Decollazione del Battista nella Chiesa del Rosario), oppure copiati dall’unica monografia sul pittore, stesa nel 1962 dall’Emiliani, riproducenti opere al Louvre, a Vienna, a Bologna o a Genova. Non si pensi ad una reinterpretazione in senso accademico, l’estroso Zarattini infatti riprende prototipi frammenti e suggestioni, che egli ridisegna e spesso ‘cancella’, sovrapponendo talora su di essi ‘toppe’ monocrome, facendo diventare le sue opere ad un tempo anti-accademiche e concettuali. Ma il maestro del Barocco ferrarese è rivissuto più spesso con particolarissima empatia dal giovane pittore, da lui amato sin dagli anni adolescenziali: d’altronde è risaputo che se vivi le ‘cose’ solo con lo sguardo, pochissimi immagini rimarranno impresse nei tuoi ricordi, ma se lo fai col cuore le porterai per sempre impresse nella memoria. Spesso in questa mostra si evidenziano echi da altri artisti del ‘900, amatissimi dal comacchiese, da Medardo Rosso a Giacometti, fatti dialogare con le opere del Bononi, in un suggestivo confronto fra Antico e Moderno, Figurativo e Astratto, Classico e Anti-Classico.”
Luca Zarattini vive e lavora tra Comacchio e Ferrara, come accadde al pittore Cesare Mezzogori, vissuto qualche decennio dopo Bononi. E nello studio concesso dall’amico pittore Giorgio Cattani questa estate, l’artista ha realizzato con sapienza questo ciclo, composto da segni febbrili, meditatissime cancellature, chiaroscuri baroccheggianti, grumi materici che fanno di lui forse davvero, in questa alba sofferta del XXI secolo, l’ultimo sognatore dell’Officina Ferrarese.

Il noto musicista Carlo Zannetti omaggia i grandi della musica rock pop (eBook)

Da Organizzatori

E’ on line nelle principali librerie store l’ultimo eBook del musicista scrittore Carlo Zannetti, originario di Ferrara, di Padova.  Musicista di spicco nel panorama nazionale, vedi wikipedia.  Ovvero  “Il Tormento del Talento. Racconti (Asino Rosso edizioni a cura di R. Guerra, network Street Lib), racconti invero saggistici in quanto trattasi di una raccolta di numerose biografie dedicate a molti protagonisti musicali della scena rock pop, da Elvis Presley a David Bowie oltre a Chuck Berry, Ella Fitzgerald, Aretha Franklin, Edith Piaf, Whtney Houston, Carole King, Cher, Madonna, Annie Lennox, Kate Bush, Tracy Chapman, Sinéad O’ Connor Adele,  i Beatles (John, Paul, George e Ringo), Johnny Cash, Jimi Hendrix, Janis Joplin,  Bob Marley, Ray Charles, Freddie Mercury, Brian May, Johnny Cash, Elton John, David Bowie, Sting, Peter Gabriel, Prince, George Michael, Donna Summer/Giorgio Moroder, Sylvie Vartan e Dalida, le italiane Patty Pravo, Mia Martini.  Una scansione intenzionalmente non cronologica storica, ma originalmente affettiva e pulsionale dell’autore. E pop nello specifico, ovvero, globalmente, l’ultima vera avanguardia del secolo XX, dopo lo stesso Andy Warhol. Sarebbe facile scomodare ancora il solito Marshall McLuhan, lo stesso giovane Edgar Morin, Umberto Eco o altri innovatori anche in streaming all’epoca, come giustificazione intellettuale. La pop cultura ha “iconizzato” una epoca intera,  paradossalmente ha inventato la “Forme” forte e piena e gioiosa dionisiaca ancora del nostro stesso tempo, una modernità ormai “classica” ancora spesso non codificata.

Info
http://www.carlozannetti.it/#
https://www.amazon.it/Tormento-del-Talento-Racconti-tribute-ebook/dp/B076FMM1LG/ref=sr_1_1?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1508226412&sr=1-1&keywords=Carlo+Zannetti

“Dolore, perdita, morte”  Numero monotematico in “Bambini” Aprile 2017

Giovedì 19 ottobre
alle 18.00

Presso la storica sala dell’Oratorio San Crispino
Libreria Ibs+Libraccio di Ferrara
Per il ciclo Uno sguardo al cielo

“Dolore, perdita, morte”  Numero monotematico in “Bambini” Aprile 2017

All’incontro saranno presenti gli autori Bastianoni, Bernardi, Failo, Papini e Schenetti
Modera l’incontro Stefano Ravaioli

“Bambini” è una rivista per educatori di nido, insegnanti di scuola dell’infanzia, ricercatori, studiosi e amministratori che avvertono il significato culturale e sociale e l’urgenza della qualità dei servizi socio-educativi.
La rivista, fondata da Loris Malaguzzi, si propone di promuovere l’attenzione all’infanzia, e lo sviluppo della qualità dei servizi educativi per l’infanzia favorendo il lavoro in rete di ricercatori e studiosi delle scienze dell’educazione con gli operatori (educatrici, insegnanti, tecnici specializzati) che operano nei servizi per l’infanzia.
L’attenzione alle politiche del welfare tiene conto del quadro europeo sottolineando ed evidenziando convergenze e contrasti nell’attuale situazione, perseguendo l’ottica di sviluppare una cultura comune rispettosa dei diritti delle bambine e dei bambini.
Ampio spazio è dedicato alla valorizzazione delle esperienze più significative che maturano nei nidi, nelle scuole dell’infanzia e in tutti i luoghi educativi che accolgono bambine e bambini, offrendo occasioni e strumenti di crescita e di sviluppo.

Concerto lirico Classi di Canto delle docenti Agata Bienokwska e Cinzia Forte

Da Organizzatori

Domani, mercoledì 18 ottobre ore 17 al Museo archeologico nazionale di Ferrara (via XX Settembre 122) si terrà il concerto lirico delle Classi di Canto di Agata Bienkowska e Cinzia Forte, docenti del Conservatorio di Ferrara.

In programma le arie d’opera tratte da: Falstaff, Rigoletto, Ballo in Maschera, La Favorita, La Forza del Destino, Manon, Gianni Schicchi, Traviata e Les contes d’Hoffmann. Ingresso al Museo Archeologico Nazionale: intero 6 euro, ridotto 3 euro, gratuito per gli iscritti al Conservatorio Frescobaldi.

L’Alda Costa vince il Concorso “Io amo i beni culturali”

Da Organizzatori

Nuova affermazione di prestigio regionale per l’Istituto Comprensivo Alda Costa, il cui progetto “La storia con un click” è risultato vincitore del settimo concorso bandito dall’Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia Romagna “Io amo i beni culturali”. L’iniziativa si propone di familiarizzare gli studenti dell’Istituto Comprensivo Statale “Alda Costa” con le collezioni del Museo del Risorgimento e della Resistenza del Comune di Ferrara, producendo una sezione didattica digitale e virtuale all’interno del sito internet del museo (“La storia con un click”), fruibile ai visitatori e alle classi che intendano approfondire in aula i contenuti delle collezioni. Il percorso vedrà protagonisti gli studenti delle scuole primarie Costa Guarini e Manzoni e della Secondaria Boiardo in qualità di ricercatori, attori principali, maker, creativi e sviluppatori, secondo le proprie competenze, in collaborazione con gli studenti dei licei Carducci e Roiti. Il Museo del Risorgimento e della Resistenza di Ferrara, molto frequentato e amato da scuole, cittadini e turisti, propulsore di numerose iniziative culturali in collaborazione con il territorio, presenta una consolidata offerta didattica. E’ in breve divenuto il luogo ideale in città dove poter individuare, progettare, sperimentare, documentare e diffondere nuovi percorsi grazie all’utilizzo di una didattica museale attiva, della ricerca storica con l’uso diretto delle fonti e l’applicazione di diversi tipi di linguaggi. Alla settima edizione del concorso IBC di idee per la valorizzazione dei beni culturali hanno partecipato complessivamente 48 progetti che hanno coinvolto oltre 230 enti in regione, registrando una forte partecipazione del territorio. Come da bando, sono stati premiati 10 progetti nella sezione musei e 5 nella sezione archivi. Ogni progetto vincitore sarà sostenuto mediante iniziative formative e risorse finanziarie.

Riflessioni da Gad…

Il baretto nel parchetto dietro Grisù offre riparo al mio capo. Il sole oggi si è fatto sentire, anche se ormai siamo in autunno inoltrato. Due signori disquisiscono sulla partita a carte in corso, in un dialetto che fatico a comprendere, per poi voltarsi e vantarsi del fatto che il ferrarese sia molto simile al francese.
Oramai frequento il quartiere Giardino da un po’, ho imparato a riconoscere le facce di chi qui vive, circondato da un alone di mistero e ripugnanza da parte di chi questo posto sa solo dove sia collocato geograficamente. E’ un’altra Ferrara. Inutile soffermarsi sui problemi: dalla microcriminalità allo spaccio, fino alla prostituzione. Per queste cose ci sono giornali che abbondano di titoli. Purtroppo leggendoli ci si rende conto di una cosa: chi scrive spesso non è mai stato qui per più di 10 minuti. Tra piazza della Castellina e via Ortigara ci sono diversi diverticoli stradali che creano piccoli quartieri nel quartiere. Una volta che lo si frequenta ci si rende conto che qui la ghettizzazione riguarda tutti, stranieri e non. Questo è un quartiere di frontiera, una zona cuscinetto tra la Ferrara rinascimentale della corte estense e la stazione, il luogo dal quale si parte, o dove si arriva. Vivere qui non è facile, come non lo è in qualsiasi posto nel quale lo Stato punta sulla forza, e non sull’intelligenza.
Ora qui, oltre alle volanti, gira una camionetta mimetica: è l’esercito, vanto del ministro Minniti e degli adepti della Lega Nord. Da quando pattugliano queste strade non è cambiato poi molto: con questi metodi gli spacciatori semplicemente stanno più attenti, o cambiano quartiere. La domanda c’è, la risposta non mancherà. Sono le leggi di mercato.

Poche, invece, le iniziative di tipo sociale o culturale, per cercare di dare un’altra visione di questo quartiere maledetto: ci ha provato il Teatro Off, è nata una web radio, c’è il consorzio Grisù e altre iniziative, come i cittadini che hanno chiesto dodici bibliotecari invece che i dodici militari. Nemmeno a dirlo, passeggiando di fianco allo stadio di biblioteche nemmeno l’ombra, nel giro di cinque minuti però ho visto passare due volanti della polizia e una dei carabinieri. Dovrei sentirmi più tranquillo? Beh, non lo sono. Ne ho visti di posti dove si volevano risolvere i problemi sociali con la militarizzazione, semplicemente si è nascosto il problema, che è diventato più subdolo, meschino e addirittura più difficile da combattere. Mi sarei sentito più tranquillo nel vedere da queste parti una seria volontà di dare una nuova vita a questo quartiere con dei progetti sociali. Purtroppo anche la poca conoscenza di questi luoghi fa crescere quell’aria malfamata, come dire: a sentirti apostrofato tutti i giorni come il “cattivo” finisci per crederci. E anche questo giova a quelle sentinelle in bici che incontro, che mi chiedono di comprare dell’erba e che sanno di incutere un timore.
Il perché? Presto detto. Basta aprire un giornale e ci si rende conto di come i mass media vedano questo posto: un ‘Bronx’. Qui, stando alla stampa, orde di ‘immigrati’ passano le giornate a darsele di santa ragione, a tentare qualche stupro, spacciare chili di eroina. Anche se, a essere sinceri, i giornalisti dovrebbero erigere una statua a questo quartiere: basta scrivere Gad nel titolo e le letture raddoppiano (testato personalmente).

Parlare di qualcosa di così complesso come la realtà del Gad però comporterebbe averci passato almeno un mese all’interno, anche perché tra via Arianuova e via Darsena ci passano un po’ di metri e soprattutto cambiano del tutto le problematiche, gli stili di vita, addirittura le etnie predominanti. Ma credo siano pochi quelli che lo hanno fatto, forse nessuno. Questo è un problema culturale italiano: il lettore medio vuole i titoli a effetto, vuole leggere esattamente quello che i giornali scrivono. Ci vogliono notizie da gossip, non di certo approfondimenti, per potersi poi lanciare, magari sui social, in invettive di ogni tipo. Ma appunto, questo è un altro discorso. Io posso dire che frequento il Gad da almeno sei mesi e ancora non me la sento di giudicarlo, condannarlo e nemmeno di poter fare delle analisi, positive o negative che siano. Posso solo dire quello che ho visto: dalle nottate in mezzo a chi spaccia, alle giornate al bar dei cinesi, alle domeniche a vedere gli ‘spallini’ andare allo stadio. Un quartiere che ha dei problemi evidenti che non si vogliono risolvere, ma nascondere. Affrontarli probabilmente sarebbe troppo duro perché si dovrebbero fare i conti con anni di politiche fallimentari sul fronte dell’integrazione, avendo puntato sulla multiculturalità, invece che sulla multi-etnicità, creando questi quartieri ghetto, immense zone dove il ‘degrado’ sembra l’unica via percorribile. Io continuo a starci, non voglio arrendermi alle apparenze, darla vinta a chi condanna senza conoscere, ascoltando anche chi qui ci vive e si sente esasperato. Sì perché a leggere sempre che qui c’è solo marcio, inizi a vederlo davvero, e dappertutto. L’unica cosa certa è che questa non sembra Ferrara e certe volte, guardando la camionetta fermare gruppetti di ragazzi subsahariani, mi sembra di stare in uno di quei paesi in guerra dell’Africa, dove i nostri militari svolgono lo stesso servizio d’ordine per le strade. Ma poi mi volto e mi ricordo che questa è Ferrara, qui non ci sono i signori della guerra, qui potremmo affrontare le cose diversamente, qui una speranza potremmo averla, e darla. Ma non sono ottimista: è più facile scrivere e far paginoni su un episodio di cronaca, che su 100 piccole iniziative quotidiane buone. E’ più facile condannare, escludere, arrestare, esiliare, invece che impegnarsi, costruire progetti duraturi.

Perché del Gad si è sempre scritto tutto, tranne che del quotidiano, della giornata – la gran parte – senza zuffe tra bande, senza rapine. La quotidianità dei bar con la gente che chiacchiera e sorride, dei ragazzi che al terzo giro di gip dell’esercito divertiti dicono “alla prossima prendiamo il tempo”, delle famiglie al parco. Il quotidiano fatto di mille sfaccettature. Qui non comanda ancora la violenza, qui può ancora vincere la legalità e soprattutto la cultura. Ed è proprio per questo che non sono ottimista: la gente non vuol sentire di cose ‘normali’, in una zona che di normale ha davvero poco. E pian piano forse anche io mi convincerò di esser diventato il frequentatore di un quartiere malfamato.

LA CITTA’ DELLA CONOSCENZA
Ius culturae un atto dovuto

Per il Ministero dell’Istruzione sono Cni, cittadini non italiani, per i sociologi sono G2, seconda generazione e poi ci sono i Nai, i neoarrivati in Italia.
Sono le compagne e i compagni di scuola dei nostri figli che, a prescindere che siano nati qui da noi, siano appena giunti, o siano qui ormai da alcuni anni, sono degli stranieri.
Estranei, forestieri, senza alcuna relazione di patria con noi e i nostri figli.
Eppure frequentano e studiano nelle nostre scuole che per dettato legislativo formano i cittadini italiani.
Loro, “gli stranieri”, ne resteranno formati, ma non saranno italiani.
Non perché la scuola e gli inseganti abbiano fallito, ma perché a fallire è la politica che si muove con disinvoltura contro le leggi stesse dello Stato e la sua Costituzione. Cittadini a pieno diritto per una cittadinanza che non potranno praticare.
Saremo pure il paese dell’integrazione, ma ben lontani dall’essere un paese inclusivo.
Integrazione e inclusione forse si possono somigliare, ma non sono la stessa cosa.
Integrazione è una parola praticamente collegata ovunque all’immigrazione, si accompagna all’intercultura. Parole che oramai sono divenute familiari al nostro lessico, ma non alla nostra civiltà.
È più facile incorporare nella società senza discriminazioni razziali che includere.
Includere è inglobare, non è solo aggiungere. Giocando con gli insiemi, l’integrazione è un insieme con un sottoinsieme, l’inclusione non ha sottoinsiemi.
Per intenderci l’integrazione è la popolazione con un sottoinsieme: la parte di popolazione che non è italiana. L’inclusione: tutta la popolazione in quanto tale è italiana.
Per l’Ocse la nostra scuola è la più inclusiva d’Europa. L’Ocse però si sbaglia, perché la nostra scuola non è e non sarà mai inclusiva se ai figli degli immigrati che in Italia hanno completato un ciclo di studi continueremo a negare lo ius culturae.
Sarà anche la scuola dell’integrazione, ma non certo dell’inclusione, perché l’insieme degli alunni avrà sempre un sottoinsieme, quello degli alunni Cni o G2.
Bambine e bambini, ragazze e ragazzi educati per un cittadinanza che non gli sarà data, incamminati verso porte che troveranno chiuse.
Per questi giovani a cui è negato d’essere italiani la promessa della scuola è un inganno. La scuola, che per compito istituzionale ha quello di fornire a ciascuno gli strumenti della cittadinanza attiva, per loro non è uguale a quella delle compagne e dei compagni che insieme a loro crescono, violando in questo modo il principio dell’uguaglianza formale e sostanziale dettato dall’articolo 3 della Costituzione.
A loro viene negato il diritto di essere sovrani di se stessi, perché chi non è cittadino non è neppure sovrano di sé.
Un paese e un popolo che li tradisce dopo averli allevati nell’identità di una lingua con la quale hanno appreso a pensare, a dialogare, a studiare.
Un paese che ha aperto loro l’immaginario e l’orizzonte della sua tradizione, della sua storia, dell’arte, della poesia, della letteratura, che li ha coinvolti nel suo futuro.
Gli ha fornito la parola con la quale dominare sulle cose, dando ad esse un senso, un significato, ponendoli nelle condizioni di narrarle e d’essere parte di questa narrazione. Ma datagli la parola ora gliela toglie negandogli l’identità, impedendogli di riconoscersi come cittadini di questa nazione. Tante infanzie e adolescenze di confine, senza terra, neppure quella di mezzo.
Lo Ius culturae altro non è che un atto dovuto. La legge non deve che ratificare quanto già solennemente sancito dai documenti più impegnativi per un paese come sono quelli in cui si dichiarano i principi, le finalità e gli obiettivi che stanno a fondamento della formazione e della crescita delle giovani generazioni. Tradire quei principi vuol dire violare il patto di lealtà e di fiducia sancito con il popolo, significa mancare al contratto sociale.
Chi viene meno a questa responsabilità non è degno di sedere nelle istituzioni più alte della Repubblica. Ricordiamocelo quando torneremo a votare.