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Mese: Gennaio 2018

Incontro con il prof. Davide Susanetti presso il Liceo Ariosto di Ferrara

Da Liceo Ariosto Ferrara

Mercoledì 31 gennaio alle 14.30 presso il Liceo Ariosto il prof. Davide Susanetti, docente di Lingua e Letteratura Greca all’Università di Padova, all’interno del ciclo di incontri “Life on Mars? Soggetti eccentrici, irriducibili, altri sulla frontiera della filosofia” parlerà sul tema: “Catastrofi post-occidentali. Da quale altrove ci fanno segno i tragici greci”. Susanetti è uno dei più originali interpreti del mondo greco antico, e in particolare dei tragici, dei quali è anche traduttore, attraverso saggi critici dei quali si segnalano, fra gli altri: “Atene post-occidentale. Spettri antichi per la democrazia contemporanea”, “Catastrofi politiche. Sofocle e la tragedia del vivere insieme”, e da ultimo “La via degli dei. Sapienza greca, misteri antichi e percorsi di iniziazione”. Il ciclo di incontri, aperto al pubblico, è coordinato dal prof. Girolamo De Michele.

movimento5stelle

Giochi pericolosi in via Scalambra

Da M5S Ferrara

I 9 edifici abbandonati e scheletrici di via Scalambra e via Maffino Maffi , che insistono attorno ad un unico
edificio abitato, sono già stati più volte attenzionati dalla stampa locale (per atti di delinquenza,
frequentazioni ambigue e proteste dei cittadini) e da atti in consiglio comunale , protocollati dal M5S
(consigliere Claudio Fochi) contenenti proposte di riqualificazione e monitoraggio della zona.
Uno dei primi segni di degrado, triste emblema di periferie abbandonate, ma sempre più frequente anche
in zone che periferia non sono, consiste nei graffiti di writer che, nel caso degli edifici via Scalambra, sono
stati “siglati” graficamente in posizioni rischiose e pericolose, dove vengono avvistati sempre più spesso dai
vigili residenti, ragazzini che, non si sa come (gli edifici abbandonati e il cantiere dovrebbero essere
recintati) , accedono ai piani più alti, camminano e saltano in zone pericolose, senza protezione di ringhiere
o parapetti, mettendo a repentaglio la loro vita , per gioco o curiosità.
Le foto che alleghiamo segnalano questa pericolosa situazione, peraltro resa nota alle Forze dell’Ordine
anche nei giorni scorsi dai residenti.
Dopo i frequentatori notturni abusivi, episodi di criminalità, furti nella zona del cantiere, ci mancavano i
writer e ragazzini esploratori di edifici abbandonati in cerca di adrenalina.
Speriamo che la convocazione di una apposita commissione consiliare, di imminente calendarizzazione,
possa servire a discutere proposte concrete , come quella presentata in consiglio comunale dal M5S
(http://www.comune.fe.it/5572/mozione-spazi-verdi-attrezzati-e-giochi-bambini-in-via-scalambra-e-viamaffino-maffi)
per ridare un minimo di dignità ai cittadini di via Scalambra che, con una petizione, proprio
in questi giorni, stanno chiedendo all’amministrazione comunale di riqualificare una parte degli spazi verdi
abbandonati con zone verdi attrezzate e spazi giochi per i bambini delle loro famiglie.
E speriamo anche che ci si attivi più concretamente per impedire l’accesso al cantiere e agli edifici
abbandonati dove, come dimostrano le inquietanti fotografie che alleghiamo, si creano situazioni di
evidente pericolo per minorenni.

BORDO PAGINA
Web Poetry: intervista a Michele Nigro, scrittore e blogger

Noto da anni come blogger futuribile e giornalista culturale (Quotidiano di Salerno ecc, il suo personal sito blog “Nigricante”), Michele Nigro è anche scrittore sperimentale con diverse pubblicazioni, ad esempio “Call Center” , “La Bistecca di Matrix” (saggio) e “Nessuno nasce pulito” (vedi Amazon, edizioni Street Lib ecc. , ebook e cartacei) : una poetica rivolta al futuro e anche postcyberpunk, di originale cifra “esperenziale” di repiro e input europei, controintuitiva rispetto al nostalgismo ancora paleoumanista prevalente in Italia: dopo la Web Poetry….

R.G. Michele Nigro, da anni blogger di stoffa con “Nigricante”, breve cronistoria?
M.N. Cominciare a curare il blog esperienziale “Nigricante” è stato un passaggio abbastanza naturale: dopo l’esperienza “cartacea” con la rivista letteraria “Nugae”, terminata volontariamente nel 2009 non per mancanza di contenuti o di volontà ma per una saggia scelta “eutanasica”, il blogging ha rappresentato un’evoluzione necessaria e agevole per salvare il salvabile di tutta quell’esperienza editoriale. In seguito il blog è divenuto luogo di sperimentazione personale, di proposta e di autopromozione, a volte di “gioco”, un posto libero dove farmi conoscere. È un po’ come se fosse un testimone, un osservatore elettronico delle cose che faccio, delle mie pubblicazioni cartacee, dei miei progetti… Un segretario del mio cammino in qualità di scrivente.
Mi piace pensare che potrebbe sopravvivermi.

R.G. Parole futuribili e sperimentali in senso letterario, la letteratura 2.0?
M.N. Già esiste una “letteratura 2.0”: al di là della webpoetry a cui accennavo nella precedente risposta, oggi molte riviste storicamente cartacee, la stessa critica letteraria, il book-marketing, l’editoria, si sono “trasferiti” sul web o almeno hanno una vita “anfibia”. Ma non credo che la tua domanda si riferisse a questo aspetto. Ci chiediamo sempre se l’utilizzo di internet abbia influenzato o meno (e quanto) il nostro linguaggio, e la risposta è sempre “sì, lo ha influenzato!”; ma non ci domandiamo mai quanto invece il fare letteratura in rete abbia influenzato il web stesso. Da questo gioco di “influencing bidirezionale” è chiaro che possono prendere vita parole nuove, linguaggi quotidiani, più che sperimentali, che si prestano alla creazione letteraria. Il vero “esperimento” non è stravolgere la lingua per sembrare ribelli, ma è usare il linguaggio letterario lì dove gli “esperti” ci consigliano di fabbricare dei post leggeri, lineari e semplici da capire. Il vero sperimentalismo risiede nell’interazione tra la lentezza tipica del pensiero letterario e la velocità dell’informazione in internet. Quali e quante parole futuribili nascono da questa interazione? Molte, e spesso non ne siamo consapevoli.
Il non-sense e la parodia della neoavanguardia a che servirebbero oggi? Molto più sensato (e forse rivoluzionario) è usare linguaggi familiari, anche tecnici, con finalità letterarie; nelle mie poesie non ho avuto paura di introdurre parole come “3D”, “space clearing”, “autodigestione”, “look” ecc., a discapito di un lirismo più tradizionale.
“Noi siamo fatti della stessa sostanza di cui è fatto il linguaggio dell’epoca a cui apparteniamo” parafrasando Shakespeare. Anche se siamo molto critici nei confronti della consistenza morale, spirituale e intellettuale dell’epoca in cui viviamo, in realtà siamo fortunati e non lo sappiamo: grazie ai mezzi informativi a nostra disposizione, un tempo impensabili, abbiamo l’opportunità di far convivere la tradizione con un certo slancio sperimentale, e verificarne i risultati in tempo reale. Non bisogna temere la diluizione e la contaminazione: noi non saremo mai come l’algoritmo di Zuckerberg, abbiamo un’anima capace di controllare ogni tipo di contaminazione. Se una parola non serve all’economia della nostra ricerca poetica, e soprattutto non rispecchia il nostro stato evolutivo neurolinguistico del momento, state pur certi che non entrerà in nessuna delle nostre poesie.

R.G. Michele, il tuo ultimo libro (ebook e cartaceo) s’intitola “Nessuno nasce pulito”, un approfondimento?
M.N. Si tratta di una raccolta di poesie “prelevate” da vari periodi; ne è venuto fuori un excursus poetico piuttosto eterogeneo dal punto di vista stilistico: avevo bisogno di raggruppare in un unico prodotto, per difenderle prima di tutto dalla mia dimenticanza, poesie appartenenti a differenti momenti dell’esistenza. Io l’ho definita webpoetry perché inizialmente la mia poesia è stata pubblicata sul web, sul mio blog “Nigricante” (quasi sempre dopo un preventivo stazionamento sull’insostituibile carta); solo in seguito è avvenuto il passaggio finale nell’oggetto “libro”. Si sente tanto parlare del cosiddetto “contatto erede”, un essere umano volenteroso che, dopo la nostra dipartita da questo mondo, dovrebbe preoccuparsi di gestire il social networking lasciato incustodito per cause di forza maggiore; oppure in ambito transumanista si sta ipotizzando da molti anni l’opportunità di compiere un Mind Uploading, ovvero un trasferimento di quella che convenzionalmente chiamiamo “mente” su un supporto non biologico in grado di interagire con l’ambiente esterno all’indomani della morte del corpo (e quindi del cervello) che la conteneva. Cos’è un libro se non un “erede” del nostro pensiero, un supporto a cui affidare una parte del nostro linguaggio per contrastare l’oblio?

INFO
Nigricante blog
Nessuno nasce pulito
Call Center

LA CITTA’ DELLA CONOSCENZA
Occorre filosofia

Ai giovani non resta che prendere la vita con filosofia, visto che non siamo in grado di offrirgli un futuro. A questo intende provvedere il ministro dell’istruzione introducendo l’insegnamento della filosofia negli istituti tecnici e professionali. La divisione di classe gentiliana perpetuata dal nostro sistema formativo fino ai giorni nostri, passa anche attraverso questa discriminazione.
La riflessione filosofica come modalità specifica e fondamentale della ragione umana”, così sta scritto nelle Indicazioni nazionali per i licei, evidentemente non era considerata necessaria a chi è destinato a ruoli subalterni nel mercato del lavoro. Pare che fior fiore di manager da Sergio Marchionne a Rupert Murdoch siano laureati in filosofia.
Ma l’introduzione della filosofia nel curricolo di tecnici e professionali non nasce per fare giustizia di un anacronistico sistema ancora articolato nella luce degli otia studiorum e le oscurità dell’avviamento al lavoro.
Nel 1970 “Fortune 500”, la rivista che pubblica la lista delle maggiori imprese a livello mondiale, citava lettura, scrittura e aritmetica come abilità richieste dal mercato del lavoro, soppiantate nell’edizione del 1999 dal lavoro di squadra, risoluzione di problemi e abilità interpersonali.
Il mercato del lavoro ha bisogno di scuole in grado di sviluppare queste competenze e allora, a vent’anni di distanza, il ministero dell’istruzione scopre che la filosofia, se fatta bene, è un potente strumento per imparare a ragionare, a pensare con la propria testa, a non essere dei semplici esecutori, e, quindi, ne decreta l’ingresso tra le discipline degli istituti tecnici e professionali.
Ben venga, anche se avremmo preferito che le ragioni fossero più nobili e che si smettesse con questo vizio tutto italico di procedere per toppe e aggiustamenti senza mai avere una visione organica, di insieme del sistema formativo. Anche perché gli interventi che si stanno mettendo in campo, dalla riduzione del curricolo delle superiori a quattro anni, alla riforma dell’esame di stato, elemento quest’ultimo a cui in Francia Macron intende legare il nome del proprio governo, fino all’ultima decisione di estendere l’insegnamento della filosofia, sono interventi destinati ad incidere in profondità sul sistema di istruzione del nostro paese.
Viene naturale chiedersi, a questo punto, che senso abbia continuare a mantenere in piedi un sistema formativo ancora distinto in licei, istituti tecnici e professionali, quando, tra l’altro, per attirare più studenti, i licei tendono a tecnicizzarsi e gli istituti tecnici a liceizzarsi.
Un modello di istruzione pubblica fondamentalmente ancora radicato nella rivoluzione industriale che lo ha generato, quando il mercato del lavoro apprezzava puntualità, regolarità, attenzione e silenzio sopra ogni altra cosa, non certo autonomia, capacità di iniziativa e di risolvere in modo creativo i problemi.
Quello delle nostre scuole è ancora un sistema da catena di montaggio, dove gli studenti sono trattati come materiali da elaborare, programmare e testare.
Il modo in cui si apprende nelle nostre scuole non è quello per cui siamo stati progettati, la selezione naturale ci ha progettati per risolvere i problemi e capire le cose che fanno parte della nostra vita reale.
Ciò che conta è la formazione del pensiero, l’abitudine ad usare la mente fin da subito, essere padroni del ragionamento, apprendere a formulare le domande che nutrono la curiosità.
Insegnare a pensare è l’arte maieutica, senza voler scomodare Socrate, per cui viene spontanea una seconda domanda.
Se l’insegnamento della filosofia è così importante per formare al pensiero libero anziché condizionato dagli standard scolastici, perché non iniziarlo prima, quando la mente è più reattiva?
Nel Regno Unito e in Irlanda è in aumento il numero delle scuole che sperimentano con successo l’introduzione della filosofia già nella scuola elementare: aiuta a sviluppare le abilità matematiche e di alfabetizzazione, anche negli studenti più svantaggiati. E così i dicasteri dell’istruzione d’Oltremanica hanno rimesso in discussione il dogma che annovera la filosofia tra le materie specialistiche, destinate ai ragazzi più grandi.
Da noi non mancano esperienze importanti come quella raccontata in “I bambini pensano grande” dal loro maestro Franco Lorenzoni e quelle di alcune scuole romane che hanno portato la filosofia tra i banchi delle elementari.
Sull’incontro tra la filosofia e gli adolescenti esiste un’ampia letteratura da “Il mondo di Sofia” di Jostein Gaarder a “Etica per un figlio” di Fernando Savater.
Altra cosa è portare la filosofia dal liceo alle elementari. La sfida vera è questa.
Del resto sarebbe sufficiente interrogarsi sul perché a un certo momento della sua vita Wittgenstein decide di andare a insegnare alle elementari. Forse sentiva il bisogno di confrontarsi proprio là dove i modi di pensare prendono forma.
Insegnare a pensare con la propria testa. Di questi tempi, nulla sembra più rivoluzionario.
Sarà davvero un nuovo giorno quando chiedendo a un bimbo delle elementari cosa ha appreso a scuola egli risponderà: “In classe ho imparato a pensare”.

Replica ai consiglieri di minoranza sulle questioni poste nei giorni scorsi

Nel merito della vicenda esposta da alcuni consiglieri comunali di minoranza, si rileva che, essere dipendenti di un medesimo Ente Pubblico, nello specifico il Ministero dell’Università e della Ricerca, non fa sussistere alcun conflitto di interesse e/o incompatibilità. In questi termini, si è espressa più volte anche l’Autorità Nazionale Anticorruzione per casi analoghi. L’Amministrazione Comunale rimanda così la dura critica al mittente.

In questo momento pre-elettorale, il Comune di Comacchio, per non incorrere in sanzioni, ed operando a norma di legge, ritiene pertanto di non dover entrare nel merito di una questione squisitamente tecnica, trasferita purtroppo sul piano politico a fini strumentali. “Lo si farà nelle sedi opportune e con le giuste modalità” – replica il Sindaco Marco Fabbri , richiamandosi alla Circolare inviata dalla Prefettura di Ferrara a fine dicembre 2017 e trasmessa a tutti i Consiglieri Comunali -.”

L’incontro di sabato 3 febbraio rappresenta una giornata di confronto programmata da tempo, che fa seguito al percorso di candidatura a Capitale Italiana della Cultura 2018 e di cui, i Consiglieri d’opposizione, dimostrano di non conoscerne le dinamiche, il lavoro svolto, ma anche le relazioni intrecciate, così come è avvenuto con la partecipazione, lo scorso 13 ottobre, al convegno “Valorizzare il patrimonio culturale: confronto tra città candidate a Capitale Italiana della Cultura 2020”, oppure alla Borsa del Turismo Archeologico del Mediterraneo, tenutasi lo scorso 26 ottobre a Paestum.

“Abbiamo promosso la nascita di processi virtuosi e contaminazioni culturali, in cui proprio l’investimento in ‘Bellezza, Cultura e Territorio’, ne rappresenta il fulcro. Sulla scia di un percorso condiviso – precisa il Sindaco – con altre realtà italiane, la Città di Comacchio, ha rafforzato e consolidato la propria partecipazione all’interno della Rete delle Città della Cultura.”

Sabato prossimo saranno presenti sia personalità di alto profilo, tra cui, appunto, la Rete delle Città Italiane della Cultura, direttori di importanti istituzioni museali, relatori fama internazionale, ma anche tanti comacchiesi orgogliosi del proprio territorio e delle sue potenzialità. Ogni polemica o tentativo di strumentalizzazione politica sono dunque inopportuni o quantomeno sterili.

La newsletter del 29 gennaio 2018

Da Ufficio Stampa Comune di Ferrara

 

BIBLIOTECA ARIOSTEA – Martedì 30 gennaio alle 17 presentazione libro in via Scienze

La ‘Filosofia della nascita’ secondo Silvano Zucal

29-01-2018

Propone un’approfondita analisi della visione del concetto di nascita nelle varie epoche storiche il libro di Silvano Zucal ‘Filosofia della nascita’ che martedì 30 gennaio 2018 alle 17 sarà presentato nella sala Agnelli della biblioteca comunale Ariostea (via delle Scienze 17, Ferrara). Nel corso dell’incontro dialogherà con l’autore Giuliano Sansonetti, dell’Università di Ferrara.

LA SCHEDA a cura degli organizzatori
Il filo conduttore dell’ampia ricognizione di Silvano Zucal (docente di Filosofia teoretica e di Filosofia della religione all’Università di Trento) sul tema, anche filosofico, della nascita, si trova in queste parole di Hannah Arendt: “Il miracolo che salva il mondo, il dominio delle faccende umane, dalla sua normale, ‘naturale’ rovina è in definitiva il fatto della natalità, in cui è ontologicamente radicata la facoltà dell’azione […] E’ questa fede e speranza nel mondo che trova forse la sua più gloriosa e stringata espressione nelle poche parole con cui il Vangelo annunciò la ‘lieta novella’ dell’avvento: ‘Un bambino è nato per noi'”.

Il calendario completo degli eventi e delle attività culturali, aperti liberamente a tutti gli interessati, in programma nelle biblioteche e archivi del Comune di Ferrara su: http://archibiblio.comune.fe.it

 

 

Shoah, una pagina di storia da ricordare: per non dimenticare

di Maria Cristina Nascosi Sandri

29-01-2018

Come da alcuni anni a questa parte il 27 gennaio è divenuto il Giorno della Memoria per eccellenza: è la data in cui ricorre l’anniversario della liberazione degli ebrei prigionieri del campo di concentramento di Auschwitz, da parte delle truppe dell’Armata Rossa, nel 1945. Per questo motivo si è stabilito di celebrare proprio in questa data il ‘Giorno della Memoria’.
E allora è giusto ricordarlo con alcune frasi ‘non fatte’, certo, ma ‘dette’ da alcuni dei protagonisti di quel mostruoso evento denominato Shoah.
“Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo”: è inciso in trenta lingue sul monumento nel campo di concentramento di Dachau.
Ma pure Anne Frank che è passata alla Storia come personaggio-simbolo di tanta moderna, contemporanea – si potrebbe dire – barbarie, scrisse nel suo Diario, il suo testamento spirituale fino alla fine pieno di speranza, nonostante tutto:
“La verità è tanto più difficile da sentire quanto più a lungo la si è taciuta” ed ancora: “Non penso a tutta la miseria, ma alla bellezza che rimane ancora. È
un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo che può sempre emergere”.
Ecco perché “è sempre più necessario studiare la lezione dell’Olocausto” come ricorda in un saggio Zygmunt Bauman, dato che “è in gioco molto di più che il tributo alla memoria di milioni di vittime”.
E allora, non solo nel Giorno della Memoria, non dimentichiamo di ricordare, perché “Dimenticare lo sterminio, fa parte dello sterminio” – direbbe Jean-Luc Godard.

aggiornamento – CONFERENZA STAMPA – Annullato l’appuntamento di martedì 30 gennaio alle 11 nella sala degli Arazzi della residenza municipale

Presentazione del programma delle celebrazioni per il ‘Giorno del Ricordo 2018’

29-01-2018

E’ STATA ANNULLATA la conferenza stampa precedentemente convocata per martedì 30 gennaio alle 11, nella sala degli Arazzi della residenza municipale, per presentare il programma delle iniziative ferraresi organizzate in occasione del ‘Giorno del Ricordo 2018′.

 

Seguirà ulteriore comunicazione sull’iniziativa.

BIBLIOTECA BASSANI – Mercoledì 31 gennaio alle 17 nella sala di via Grosoli 42 (a Barco)

Avventure invernali per bambini dai 4 ai 10 anni

29-01-2018

Mercoledì 31 gennaio 2018 alle 17 alla Biblioteca Giorgio Bassani (via G. Grosoli 42 a Ferrara, quartiere Barco) si terrà l’appuntamento con letture ad alta voce per bambini dai 4 ai 10 anni per il ciclo “L’Ora del racconto” che questo mese sarà incentrato sul tema “Raccontami l’inverno”.

Sarà Maria Vittoria Cimatti ad animare il pomeriggio con la storia di “Raccontami l’inverno” di Federica Iacobelli, Vito Contento e Chiara Carrer (Rizzoli, 2011) e con “Le favole di Federico” di Leo Lionni (Emme, 1990).

Per info: Biblioteca Giorgio Bassani, via Grosoli 42, Ferrara, info.bassani@comune.fe.it, tel. 0532 797414.

 

 

 

 

 

CONFERENZA STAMPA – Giovedì 1 febbraio alle 12 in Camera di commercio (largo Castello 6)

Presentazione del percorso formativo di valorizzazione del fiume Po di Volano

29-01-2018

L’assessora comunale all’Ambiente Caterina Ferri interverrà giovedì 1 febbraio 2018 alle 12 in Camera di commercio (sala Giunta, largo Castello 6 a Ferrara) alla conferenza stampa di presentazione del “Percorso formativo di valorizzazione del fiume Po di Volano”, organizzata da Assonautica in collaborazione con l’Istituto comprensivo Alda Costa.

All’incontro con i giornalisti, oltre all’assessora Ferri, interverranno il direttore Assonautica Ferrara Paolo Dal Buono, la dirigente scolastica dell’ICS Costa Stefania Musacci, le docenti referenti del progetto Paola ChiorboliLina Marchetti ed Erminia Sannini, la responsabile del Centro Idea Comune di Ferrara Elisabetta Martinelli, il responsabile Ufficio Ricerche Storiche del Comune Francesco Scafuri, il presidente della Camera di Commercio di Ferrara Paolo Govoni, il responsabile del Museo di Storia Naturale del Comune di Ferrara Stefano Mazzotti, il sindaco del Comune di Tresigallo Andrea Brancaleoni, il presidente del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara Franco Dalle Vacche, le docenti Paola Di Stasio e Adriana Giacci dell’Istituto Tecnico Aleotti accompagnati dalla classe 1 B, Georg Sobbe e Antonella Antonellini dell’Associazione Fiumana, un referente Assemblea Legislativa Regione Emilia Romagna.

COMITATO PER LA COSTITUZIONE – Resterà in carica per il triennio 2018-2020. Grande attenzione sarà prestata ai temi europei

Paolo Siconolfi rieletto presidente del Comitato provinciale “Ferrara per la Costituzione”

29-01-2018

(Comunicazione a cura del Comitato provinciale “Ferrara per la Costituzione)
Venerdì 26 gennaio 2018 l’assemblea del Comitato provinciale “Ferrara per la Costituzione”, riunitasi presso la sala dell’Arengo, ha rieletto per acclamazione, Paolo Siconolfi presidente del Comitato per il triennio 2018-2020.

Nella relazione di mandato Siconolfi ha illustrato le iniziative realizzate con l’obiettivo di far conoscere la Costituzione della Repubblica. Ha posto particolare enfasi sull’annuale consegna della Costituzione ai neo-diciottenni che si svolge ogni 17 marzo, alle lezioni di educazione civica e lingua italiana ai cittadini stranieri e alle conferenze dedicate a temi di attualità ed interesse (riforma costituzionale, lavoro, libertà di stampa, …) che hanno visto la presenza di illustri docenti anche del dipartimento di studi giuridici dell’Università degli studi di Ferrara.

Il nuovo triennio si apre, oltre che con l’appuntamento del prossimo 17 marzo 2018, con la volontà del Comitato di trattare maggiormente i temi europei, soprattutto con riguardo alla cittadinanza e ai diritti e doveri dei cittadini.

“Ringrazio i soci componenti del direttivo per l’operosità e laboriosità dell’impegno gratuito a favore della comunità ferrarese – ha dichiarato Paolo Siconolfi appena riconfermato – e le Istituzioni (Comune e Scuole) per l’attenzione, il sostegno e collaborazione.”

GIORNATA DELLA MEMORIA 2018 – Nelle mattine di mercoledì 31 gennaio e giovedì 1 febbraio in via Scienze. Iniziativa per le scuole di città e provincia

L’autrice del romanzo “La crosta e la mollica” Nicoletta Zucchini incontra gli studenti alla biblioteca Ariostea

29-01-2018

Nelle due mattine di mercoledì 31 gennaio e giovedì 1 febbraio, nell’ambito delle iniziative dedicate alla Giornata della Memoria rivolte alle scuole di città e provincia, la biblioteca comunale Ariostea di Ferrara, in collaborazione con la casa editrice Nuovecarte, ha organizzato due incontri con Nicoletta Zucchini, autrice del romanzo ‘La crosta e la mollica. Ovvero le avventure di Cesarino’. Ad introdurre il tema della giornata ai giovani lettori sarà Angela Poli, responsabile della sezione ragazzi della biblioteca.

Il libro di Zucchini, che si dipana pagina dopo pagina con i tratti del “romanzo di formazione”, pubblicato già da qualche anno dalla casa editrice di Ferrara, si riconferma come valido punto di partenza per entrare con delicatezza insieme ai ragazzi in un tema difficile e profondamente coinvolgente.
Ne ‘La crosta e la mollica’, infatti, un gruppo di ragazzini, attraverso l’esperienza del gioco, viene a contatto in maniera “leggera” con una realtà dura che neppure immaginavano: quella della guerra e dell’odio razziale.

Ambientato in “un paese adagiato nella pianura”, che ricorda volutamente la campagna ferrarese, il fulcro del racconto ruota attorno ad una villa abbandonata, luogo orrido ed ameno allo stesso tempo, misterioso quanto basta per diventare teatro di imprese dalle quali tener lontani gli adulti e partire alla ricerca della propria memoria storica ed esistenziale, per capire ˗ Cesarino e insieme a lui il lettore ˗ cosa siamo stati e cosa vogliamo diventare.

Anche se pensato per i ragazzi ˗ ai quali l’Autrice ha dedicato tutta la sua vita lavorativa come insegnante, e che segue ancora nel suo costante impegno dedicato al doposcuola volontario ˗ il libro di Zucchini è in grado di riportare le persone mature e quelle un po’ più in là con gli anni, ad una dimensione della storia vissuta a loro familiare.
A tutti farà ritrovare le parole del dialetto, i gesti e i modi di un’epoca passata, ma non così lontana, le paure e le dolcezze di una giovinezza difficile ma a tratti anche spensierata, e offrirà loro lo spunto per condividerla.(testo a cura della casa Editrice)

Due giorni di arte e spettacolo all’Apollo Cinepark

Da Apollo Cinepark

Martedì 30 ore 19.45, dal Metropolitan di New York arriva sul grande schermi “LA TOSCA”di Giacomo Puccini, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica. Seconda delle due produzioni nuove dirette da Sir David McVicar Data, lo spettacolo costituisce il debutto nel ruolo di Tosca per Sonya Yoncheva e per Grigòlo nel ruolo di Cavaradossi.
Martedì 30 e mercoledì 31 alle ore 21.00, per la serie “La Grande Arte al Cinema” porta in sala “DAVID HOCKNEY”, il docufilm che racconta le due grandi mostre dedicate all’artista negli ultimi cinque anni dalla Royal Academy of Arts di Londra.

Membro della Royal Academy dal 1991, David Hockney è uno degli artisti britannici più famosi al mondo, simbolo indiscusso della pop art inglese.
Pittore sempre pronto a sperimentare e ad innovare il proprio linguaggio, gioioso nel suo modo di dipingere irrequieto, imprevedibile e vitale, Hockney dà vita a un’arte ricca di immediatezza, capace di regalare un senso di energia e vigore a tutti i soggetti trattati.
Il suo rapporto con la Royal Academy è unico, tanto che per i suoi spazi Hockney realizza le due mostre ad hoc protagoniste di questo film, trasformandole in due eventi spettacolari. Del resto le sue esposizioni a Londra, Parigi, New York attraggono sempre un numero altissimo di visitatori e ora gli spettatori avranno modo di conoscere anche sul grande schermo uno dei maestri del 21° secolo, l’artefice di opere iconiche come A Bigger Splash e A Closer Grand Canyon, ascoltando l’intervista all’artista a cura di Tim Marlow, Direttore Artistico della Royal Academy of Arts.

Alan Fabbri (Lega Nord): “Candidati Lega competenti e capaci. Mentre Franceschini si improvvisa benefattore”

Da Lega Nord Emilia Romagna

“La scelta dei candidati premia gli amministratori che si sono spesi anche nella zona del cratere e il centrodestra ha dimostrato grande unità. Ora i cittadini sono chiamati a decidere tra chi si è impegnato, giorno per giorno, e chi invece ha nuociuto alla nostra provincia. Come il ministro Dario Franceschini, che appena due anni fa ha sottoscritto il salvabanche e che adesso si vende come il benefattore della terra natia”.

Esprime soddisfazione Alan Fabbri, in qualità di segretario provinciale della Lega, dopo l’ufficializzazione delle candidature in vista delle elezioni del 4 marzo.

“Sono contento dei nomi che sono stati fatti sia per quello che riguarda Camera che per il Senato. La coalizione si è dimostrata compatta nella scelta dei collegi per l’uninominale e la Lega ha ora una grande responsabilità”.

Per il segretario provinciale è “ottima e qualificata” la scelta di Emanuele Cestari, 42 anni, dipendente del gruppo Ferrovie dello Stato e assessore al Bilancio di Bondeno già dal 2009.

“Assessore competente e preparato, Emanuele ha lavorato al mio fianco negli anni della ricostruzione e la sua candidatura rende merito all’impegno degli amministratori che si sono impegnati nella zona del cratere dopo il terremoto del 2012”.

Grande soddisfazione anche per la candidatura di Maura Tomasi, 53 anni, avvocato, già vicesindaco a Comacchio: “Tenace e professionale, Maura è il nome giusto per rappresentare al meglio le istanze e le esigenze di un territorio tanto strategico per la provincia”.

In corsa per la Camera come primo della lista al proporzionale nel collegio Modena-Ferrara c’è Carlo Piastra, 33 anni, membro del consiglio federale di Matteo Salvini, per anni coordinatore Giovani Padani Emilia e collaboratore di Fabbri in Regione: “Il suo nome rappresenta una carta importante da spendere nel complesso ambito elettorale dei giovani grazie alla militanza come coordinatore e al ruolo nel consiglio federale che lo rende particolarmente rappresentativo del partito uscito dal congresso 2017”.

Ora, per Fabbri “si entra nel vivo di una campagna elettorale particolarmente importante per la provincia di Ferrara”. Con il loro voto “i cittadini saranno chiamati a scegliere tra chi quotidianamente si è speso per affrontare le emergenze di questi anni difficili e chi invece ha nuociuto alla nostra realtà”. Come hanno fatto “il Pd e il ministro Franceschini che dopo il disastro del crac Carife ha sottoscritto il decreto salvabanche che ha rovinato tante famiglie privandole dei risparmi di una vita”.

Solo oggi, improvvisamente, “quando è tempo di chiedere voti Franceschini si accorge, come va dichiarando, che la sua terra natia ha bisogno di lui” e “lanciato a caccia di consensi si muove per Ferrara e ora anche a Comacchio (dove sarà in visita tra qualche giorno), inaugurando futuribili poli culturali ed utilizzando a scopi elettorali il suo incarico di ministro”.

Mappa della città “use-it”: finanziata da soldi pubblici ma ricca di errori

Da Forza Italia Ferrara

Sono dati in crescita quelli del turismo nel corso dell’ultimo anni a Ferrara e della cosa ci rallegriamo tutti. Fatta questa premessa ribadiamo la necessità di continuare a investire in questo settore, purchè ciò avvenga in modo mirato e giudizioso. Dico questo perché, se si prende in mano la mappa turistica “use-it” (consultabile all’indirizzo use-it.travel) della nostra città si rimane alquanto perplessi.
Si tratta di una pubblicazione rivolta agli stranieri, con taglio volutamente amichevole e giovanilista, curata da una realtà privata (Listone) contando però su patrocini (Università di Ferrara) e aiuti da parte del pubblico. Nello specifico il Comune di Ferrara ha contribuito con 5.000 euro.
La guida risulta in alcuni punti frammentaria e imprecisa (in un punto, tra gli altri, sulla storia degli Ebrei ferraresi nda) ed è stata oggetto di una precedente interpellanza, nella cui risposta l’Assessore alla Cultura spiegava come il Comune si dissocia dai contenuti inseriti in quanto lo stesso non ne deteneva la direzione scientifica.
Sinceramente mi è sembrato un modo troppo semplice per levarsi di dosso oggettive responsabilità alla luce dei soldi pubblici investiti, oltre al dubbio, sorto a diversi osservatori, che a essere favorita sia sempre una ristretta cerchia di associazioni meglio inserite di altre.
Inizierei dalla (scarsa) qualità dell’inglese. Alcuni, tra i tanti esempi ricavabili dal prodotto: il Pasticcio Ferrarese è descritto come un “noodle pie”, dove “noodle”, in inglese, sono unicamente gli spaghetti, mai visti all’interno di un pasticcio locale; la “coppia ferrarese” è descritta a forma di “bullhorn” e non di “bull horn”, il che equivale a dire che il nostro pane assomiglia a un “megafono” invece che a “corna di toro”; c’è poi scritto che il cappellaccio nella sua versione “veggie” (vegana) presuppone il burro (prodotto animale) oltre alla salvia, va da sé che andava tradotto con il temine “vegetarian”; e poi ancora la Mistochina definita come “bakery”(fornaio) invece che come dolce. E potremmo andare avanti a lungo, con tante frasi grammaticamente sbagliate da cui si evince un lavoro poco professionalmente realizzato.
Veniamo poi alla distribuzione. Incuriosita, ho chiesto io stessa una copia della guida presso l’ufficio informativo del Castello. Un po’ imbarazzata, la referente presente ne ha estratta una dal cassetto. Mentre me la porgeva ha precisando che, avendone un numero estremamente limitato di copie, le consegnava solo a fronte di specifica richiesta. Oltre a essere pressapochiste, quindi, queste guide sono anche limitate nella tiratura. A maggior ragione mi chiedo con quale attenzione sono stati spesi quei famosi 5mila euro presi dai fondi dei contribuenti.

Apre lo Sportello Servizi per il Lavoro

Da Comune di Copparo

Presentato in conferenza stampa lo Sportello Servizi per il Lavoro, dal sindaco Nicola Rossi, dal direttore del Centro di Formazione Professionale Cesta Giovanni Lolli, dall’assessora alle Attività economiche Paola Bertelli e dalla responsabile del settore Giulia Minichiello. «Il progetto che presentiamo oggi – ha detto il sindaco Rossi – vuole porre attenzione costante ai temi del lavoro e dell’occupazione, che ha caratterizzato il mandato della mia amministrazione. Attivi e puntuali nel rispondere ai diversi bisogni, presentiamo questo progetto con il Centro di Formazione Professionale di Cesta, protagonisti da moltissimi anni nel campo della formazione professionale in questo territorio, acquisendo competenze molto preziose. Lo sportello non vuole sostituirsi a Centro per l’Impiego, ma vuole essere complementare, per offrire a chi, nelle diverse situazioni personali, è in cerca di lavoro, le soluzioni più adatte.»
«Lo sportello è accreditato dalla Regione Emilia-Romagna ed è un punto strategico di chi cerca lavoro – ha aggiunto Giovanni Lolli di Cesta – è una diretta emanazione del “Patto per il Lavoro” e quindi un progetto di politica attiva che per Copparo prevede due sportelli, uno in via Togliatti 11 (storica sede del Centro per l’Impiego) aperto il lunedì dalle ore 14 -17, il mercoledì dalle ore 8-13 e 14-17 e il giovedì ore 14-17 e uno sportello a Cesta. Il Centro, aprirà poi uno sportello a Comacchio e uno a Codigoro.
Sostanzialmente due le tipologie a cui si rivolge lo sportello: la prima riguarda la classica utenza di disoccupati tradizionali, mentre la seconda si rivolge ai soggetti disoccupati vulnerabili, tutelati da una apposita legge regionale – ha proseguito Lolli – e tre sono le aree su cui lavoreranno i professionisti dello sportello, orientamento lavorativo, il mercato del lavoro e la creazione di impresa o di lavoro autonomo».
L’apertura dello sportello di via Togliatti 11 è per lunedì 5 febbraio alle ore 14.

Agricoltura. Più risorse dalla Regione per sostenere gli investimenti nel settore vitivinicolo. Lo stanziamento passa da 4,1 a 7,8 milioni di euro

Via libera dalla Giunta regionale alla rimodulazione dei fondi assegnati all’Emilia-Romagna dal ministero delle Politiche agricole nella campagna 2017-2019 per rilanciare il comparto vitivinicolo: 44 progetti per oltre 20 milioni di euro di investimenti

Bologna – Più risorse per l’ampliamento e l’ammodernamento tecnologico delle cantine emiliano-romagnole e per l’apertura di piattaforme internet per la vendita on line delle etichette aziendali. Con un obiettivo preciso: essere più competitivi sui mercati. Lo ha deciso la Giunta regionale che, nell’ambito di una rimodulazione dei fondi, in totale circa 25,8 milioni di euro assegnati dal ministero delle Politiche agricole all’Emilia-Romagna per il sostegno del settore vitivinicolo nella campagna 2017-2018, ha incrementato dagli iniziali 4,1 milioni a circa 7,8 milioni di euro la dotazione del bando ‘Investimenti’, una delle misure previste dal programma nazionale di interventi per lo sviluppo del comparto.

In sostanza, una parte dei finanziamenti assegnati inizialmente ad altri bandi del pacchetto vino – “Promozione sui mercati dei Paesi Terzi”, “Riconversione e ristrutturazione vigneti” e “Vendemmia verde” – e non completamente utilizzati, nel complesso circa 3,7 milioni, sono stati dirottati sulla misura investimenti in cantina, che presenta invece un fabbisogno molto superiore alla dotazione di partenza. Grazie alle risorse aggiuntive che si sono liberate sarà così possibile soddisfare un numero più alto di domande di contributo sul bando in questione, per la precisione 44, di cui 17 presentate da aziende agricole e 27 da imprese agroindustriali. L’importo totale degli investimenti supera i 20 milioni di euro.

Dal Lambrusco al Sangiovese, dal Pignoletto all’Albana, le etichette emiliano-romagnole – spiega la Regione – stanno riscuotendo un crescente interesse sui mercati, grazie ai passi in avanti compiuti sotto il profilo della qualità e dell’innovazione. Proprio per consentire alle aziende di essere più competitive sui mercati, la decisione è stata quella di incrementare la dotazione del bando ‘Investimenti’, attingendo alle risorse non utilizzate per gli altri interventi, facendo così scorrere la graduatoria per soddisfare un numero più elevato di domande. La Regione fa sapere, inoltre, di essere pronta ad incrementare ancora il budget del bando in caso di ulteriori economie sulle altre misure.

Cosa prevede il bando

Il bando sugli investimenti in cantina finanzia con contributi a fondo perduto fino al 40% delle spese i progetti per la costruzione e ristrutturazione di immobili ad uso produttivo, l’acquisto di impianti, macchinari e attrezzature, nonché i costi sostenuti per l’allestimento di negozi per la vendita diretta e la realizzazione di siti internet per le vendite on line. La dimensione economica dei progetti è compresa tra un minimo di 40mila e un massimo di un milione di euro.

Il budget finanziario è suddiviso in due tranche: il 30% delle risorse è destinato a finanziare i progetti di aziende agricole che producono vino con le proprie uve e lo vendono direttamente; la fetta più grande, il restante 70% delle risorse, è invece riservato alle imprese agroindustriali che commercializzano il vino prodotto con uve in prevalenza acquistate da terzi o conferite da soci, come nel caso delle cooperative e cantine sociali. Tra i criteri di priorità adottati nella formazione delle due distinte graduatorie il risparmio energetico, la sostenibilità dei processi produttivi. Punteggio aggiuntivo per i vini bio e certificati, le etichette Dop ed Igp.

Giornata della Memoria a Copparo

Da Comune di Copparo

Commemorazione della Giornata della Memoria, in una fredda giornata di nebbia, con la partecipazione delle ragazze e dei ragazzi dell’Istituto Comprensivo di Copparo Berra e Ro. Oltre 300 studenti, coordinati dalle insegnanti, hanno partecipato alla cerimonia di fronte alla Residenza Municipale nel ricordo delle vittime dell’Olocausto.
Presenti il sindaco Nicola Rossi, la dirigente scolastica Isabella Fedozzi e il parroco don Daniele Panzeri. Il sindaco ha ricordato come «La Giornata della Memoria non è, e non deve essere, solo una ricorrenza da celebrare, ma un momento da condividere, anche se purtroppo assistiamo ancora oggi a episodi inquietanti e pericolosi, con persone che vorrebbero riportare indietro le lancette dell’orologio a epoche che si pensavano lontane.»
La cerimonia è finita con il coro della scuola che ha intonato il brano “gam gam”, antico canto ebraico arrangiato da Ennio Morricone per il film Jona che visse nella balena, a cui è seguito il lancio di palloncini bianchi da perte degli studenti.

La consigliera regionale interroga la Giunta sui farmaci a base di cannabinoidi. Marcella Zappaterra (Pd): «La salute viene prima di tutto»

Da PD Emilia Romagna

In occasione della seduta assembleare di questa mattina (30 gennaio) la consigliera regionale Marcella Zappaterra interroga la giunta sul tema dei farmaci a base di cannabinoidi (in particolare THC e CBD). Farmaci utili a migliorare le vite di chi soffre di patologie come la spasticità secondaria da Sclerosi Multipla e altre gravi malattie neurologiche come SLA e Morbo di Parkinson, la Sindrome di Gilles de la Tourette, la fibromialgia, l’epilessia o la terapia del dolore nel paziente oncologico.

«Ormai è scientificamente acclarata l’utilità di tali trattamenti a quei pazienti con particolari patologie. – dice la consigliera – Ciò nonostante vi è una forte difficoltà di reperimento di tali farmaci, a causa dell’inadeguatezza della produzione nazionale e di ulteriori problematiche recentemente insorte nell’importazione dall’estero. Per questo interrogo la Giunta regionale per sapere se, vista la drammatica situazione di molti pazienti, sia intenzionata, a fare il punto con urgenza sulle effettive necessità a livello regionale al fine di richiedere al Ministero un eventuale aggiornamento delle stime di richiesta di produzione e importazione di cannabis medica al fine di soddisfare tutte le differenti necessità e garantire il diritto alla continuità terapeutica».

In Italia, pur tra mille difficoltà e restrizioni, è possibile prescrivere farmaci a base di cannabinoidi. Esistono infatti numerose preparazioni a base di cannabis terapeutica, con diversi valori e rapporti fra i principi attivi, ognuna delle quali meglio si adatta ad una determinata patologia o ad un determinato paziente.

«Nonostante però si sia avviata una produzione sperimentale presso l’Istituto Chimico Farmaceutico Militare di Firenze (ICFM), il soddisfacimento della domanda nazionale di tali preparati farmaceutici al momento è garantito solo grazie alle importazioni di farmaci in particolare dall’Olanda e da un recente bando di fornitura all’ICFM vinto da una azienda tedesco-canadese. – spiega la consigliera – Diversi pazienti già ad inizio estate hanno denunciato tramite una petizione on line, che ha raccolto quasi 45.000 adesioni, che sono costretti ad attendere per giorni prodotti che non vengono dispensati con tempistiche adeguate, senza supporto alcuno, con la conseguente interruzione della terapia anche per periodi medio-lunghi. Queste terapie permettono di condurre vite pressoché normali e dignitose e dovrebbero essere fatte con precisa puntualità e continuità. Questa criticità si è drammaticamente accentuata a fine anno quando, finite le scorte disponibili dell’ICFM e terminata la quota di importazioni autorizzate ai sensi delle normative internazionali sugli stupefacenti, i preparati a base di cannabis, sono di fatto diventati introvabili in regione, ed in tutto il paese».

La consigliera si fa quindi portavoce di numerosi pazienti che nella nostra regione in questi mesi non hanno potuto esercitare il proprio diritto costituzionale alla cura esclusivamente a causa della carenza di medicinale. «La salute viene prima di tutto. – conclude – Per questo chiedo un intervento della Regione. La condizione fisica di questi pazienti non può essere compromessa dalle interruzioni della terapia causate dalla carenza dei farmaci regolarmente prescritti».

Ostellato. Pubblicata la gara per il sottopasso

Da PD Emilia Romagna

Paolo Calvano: “Un traguardo per Ostellato”. Andrea Marchi: “Abbiamo fatto squadra per raggiungere l’obiettivo”.
Una buona notizia per la comunità di Ostellato. È stata infatti pubblicata sul sito di FER Ferrovie Emilia Romagna la gara per l’affidamento della progettazione dell’opera di riqualificazione della stazione di Ostellato e
dell’ampliamento del sottopasso. Enorme soddisfazione sia per il consigliere regionale Paolo Calvano che per il
sindaco Andrea Marchi, che da anni lavoravano a questo progetto.
«Fin da quando ero sindaco di Ostellato avevo a cuore la riqualificazione del sottopasso ed il mio impegno è
proseguito anche in Regione. – dice il consigliere Calvano – Ho cercato tutte le strade possibili per garantire a cicli e pedoni un transito in sicurezza. Il sottopassaggio ciclopedonale di Ostellato è una di quelle infrastrutture che da anni necessita di un intervento. Le condizioni in cui versa attualmente sono insufficienti per soddisfare le necessità e solamente i pedoni possono percorrere agevolmente il tratto interessato, passando da una parte all’altra del paese.
Le biciclette invece, si trovano di fronte ad un passaggio troppo stretto e ripido. Uno spiraglio in questa situazione si era aperto nel 2015/2016 ed oggi è finalmente nero su bianco la riqualificazione, che rappresenta un vero traguardo per il comune di Ostellato. Fondamentale è stata anche la sinergia tra la Regione, con l’assessore a trasporti, reti e infrastrutture Raffaele Donini, e FER».
L’importo del contratto è fissato a 686.283,31 euro e i tempi di esecuzione prevedono la fine dei lavori entro
settembre 2018. La consegna del progetto esecutivo è prevista per maggio così come l’inizio del cantiere. Non può
che confermare la propria soddisfazione anche il sindaco di Ostellato Andrea Marchi.
«Si tratta di un risultato importante frutto di un lavoro di squadra che ha funzionato. – spiega – L’obiettivo di
mandato era risolvere una situazione critica ormai da tempo. In un colpo solo verrà risanata la pista ciclopedonale
del sottopasso e di fatto anche ripristinato in modo più agevole e sicuro, per bici e pedoni, il passaggio fra due parti dell’abitato. Si tratta di una riqualificazione per tutto il territorio di Ostellato che acquisisce il valore aggiunto della collaborazione tra più enti».

Sanità. Aziende sanitarie dell’Emilia-Romagna, pronto il Codice unico di comportamento. In primo piano trasparenza e attenzione ai conflitti di interessi

L’obiettivo è rendere omogenei i Codici esistenti, che dovranno essere aggiornati entro fine maggio. Presentato in Commissione assembleare lo “schema tipo” del documento che definisce per il personale doveri, principi e norme etiche

Bologna – Obbligo di astensione dal partecipare a decisioni o attività in situazioni di conflitto di interessi, anche potenziale. Nessuna richiesta, né accettazione, per sé o per altri, di regali o altre utilità. Divieto di assumere incarichi in associazioni e organizzazioni (anche quelle di volontariato o senza fini d lucro) che possano causare un conflitto di interessi con l’attività svolta all’interno dell’Azienda.

Sono alcune delle disposizioni contenute nello “schema tipo” del Codice unico di comportamento per il personale operante nelle Aziende sanitarie dell’Emilia-Romagna, presentato stamani in Commissione assembleare dall’assessore alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, e che sarà adottato con specifica delibera dalla Giunta nella seduta odierna. Un documento che la Regione ha voluto per rafforzare il valore di sistema del servizio sanitario e per fornire uno schema di riferimento, uniforme e omogeneo, agli enti e alle Aziende nella predisposizione dei singoli Codici di comportamento aziendali, che dovranno essere aggiornati entro la fine del mese di maggio.

Scelta e contenuti del Codice rientrano nelle politiche di prevenzione della corruzione e di promozione della trasparenza in sanità definite con un’apposita norma, contenuta nella legge regionale 9 del 2017. I principi generali su cui si articola il testo sono la centralità della persona, il principio di non discriminazione, legalità e trasparenza, la riservatezza, la valorizzazione del patrimonio professionale, la gestione del rischio e la tutela della sicurezza.

Lo schema tipo è stato predisposto con i referenti aziendali che fanno parte del Tavolo regionale (istituito nel dicembre 2017) per il coordinamento delle misure in materia di trasparenza e prevenzione della corruzione delle Aziende e degli enti del Servizio sanitario; è stato condiviso con la Direzione generale Cura della persona, Salute e Welfare e con le Aziende. É stato redatto tenendo conto delle recenti Linee guida adottate dall’Autorità nazionale anticorruzione, dei Codici di comportamento già in essere nelle singole Aziende sanitarie (come previsto dal decreto del presidente della Repubblica 62 del 2013), e del Codice di comportamento dei dipendenti pubblici.

Cos’è il Codice
Il Codice definisce i doveri costituzionali, i principi e le norme etiche di comportamento per il personale che opera nelle Aziende sanitarie regionali nei rapporti privati, in servizio e nei rapporti con il pubblico e i mezzi di informazione.
Si applica a tutto il personale che a qualsiasi titolo presta attività lavorativa per l’Azienda; nello specifico, a dipendenti a tempo determinato e indeterminato, in comando, distacco o fuori ruolo, collaboratori e consulenti dell’Azienda con qualsiasi tipologia di contratto, medici e altro personale universitario integrati con l’assistenza, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e specialisti ambulatoriali interni (per quanto compatibile con la relativa convenzione nazionale), medici in formazione specialistica, ricercatori, dottorandi, assegnisti di ricerca e tirocinanti; direttori generali, amministrativi e sanitari; personale di imprese fornitrici, volontari che fanno parte delle associazioni. Per dirigenti e direttori il documento stabilisce ulteriori indicazioni.

Cosa prevede
In base al Codice, il personale mette al corrente l’Azienda dalla quale dipende, tramite un’apposita dichiarazione, di tutti i rapporti intercorsi, a qualsiasi titolo, negli ultimi tre anni con soggetti esterni dai quali possa derivare un conflitto di interessi, anche potenziale. Questa dichiarazione specifica tutti gli eventuali emolumenti percepiti e i benefici goduti, sia direttamente che indirettamente. La modulistica è stata predisposta in modo uniforme per tutte le Aziende nell’ambito del lavoro svolto dal Tavolo regionale trasparenza e anticorruzione.
Nel ribadire che i destinatari non chiedono, né sollecitano, per sé o per altri, regali o altre utilità (prestazioni, servizi, opportunità), il Codice specifica “neanche di modico valore”, cioè di natura occasionale e di valore non superiore a 150 euro per singolo regalo.

I destinatari del Codice non possono assumere incarichi in associazioni e organizzazioni che possano porli in conflitto di interessi con l’attività svolta all’interno dell’azienda, incluse le associazioni di volontariato e quelle senza fini di lucro. Sia in servizio che nei rapporti privati, perseguono gli interessi dell’Azienda, non devono nuocere alla sua immagine, non fanno dichiarazioni pubbliche offensive nei suoi confronti. Nei rapporti con i mezzi di informazione, devono porre particolare attenzione alla tutela della riservatezza e della dignità delle persone, al diritto alla protezione dei dati personali e di quelli relativi alla salute.

Il Codice contiene articoli specifici per il Servizio sanitario regionale, che riguardano ambiti particolarmente delicati: le liste di attesa (“gestite con il massimo rigore e secondo criteri di trasparenza, evitando ogni forma di condizionamento derivante dall’attività libero professionale o da altri interessi non istituzionali”) e l’attività libero professionale (“autorizzata dall’Azienda e svolta nel rispetto delle disposizioni normative e regolamentari in materia, in modo tale da garantire il prioritario svolgimento e il rispetto dei volumi dell’attività istituzionale, nonché la funzionalità dei servizi”). E ancora: la ricerca e la sperimentazione, le attività conseguenti al decesso di un paziente, le sponsorizzazioni e l’attività formativa (“la formazione sponsorizzata è ammessa qualora porti ragionevolmente un beneficio all’attività istituzionale svolta e sulla base di proposte non nominative indirizzate all’Azienda, nel rispetto dei regolamenti vigenti”). Infine, i rapporti con società farmaceutiche/o ditte produttrici di dispositivi medici; su questo punto “è fatto divieto di ricevere premi, vantaggi pecuniari o in natura, salvo che siano di valore trascurabile e siano comunque collegabili all’attività espletata dal medico o dal farmacista. La quantificazione del predetto valore trascurabile è fissata in un massimo di venti euro annui per società farmaceutica, per ogni singolo medico o farmacista”.

Chi vigila sull’applicazione
Sull’applicazione del Codice vigilano i dirigenti, l’Ufficio procedimenti disciplinari, il Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza (Rpct), il servizio personale, l’Oiv (Organismo indipendente di valutazione) del Servizio sanitario regionale con la collaborazione dell’organismo aziendale di supporto.

La memoria corta del capo dello Stato

Da Paolo Giardini

Il Giorno della Memoria comporta la periodica fioritura annuale di pubbliche recriminazioni. Giustamente. Perché la vergogna nazionale delle leggi razziali grida vendetta.
Per una strana prassi, l’incombenza commemorativa non è assegnata a storici preparati e ai pochi Testimoni ancora viventi ma resta a carico delle autorità, cioè dei politici in carriera ai vertici delle istituzioni. Già, i politici. Gli esperti di niente, unica cosa di cui sanno tutto. Possono parlarne per ore, in profluvi di retorica.
Nei giorni scorsi ci si è messo anche Mattarella a straparlare: «Il fascismo non ebbe meriti, le leggi razziali sono macchia infamante». Geniale l’imbeccata offerta a Casa Pound! Con l’autorevole accostamento di una sciocchezza ad una verità, s’è fatto un gran servizio alla chiarezza!
Che bisogno c’era di contestare meriti mai smentiti dai fatti? Per quanto rozzi, i neofascisti difficilmente ignorano quello che Mattarella dimentica: l’AGIP (l’origine dell’ENI) nacque nel 1926; INPS, INAIL, IRI e almeno una dozzina di altri organismi di pubblica utilità furono fondati negli anni ‘30; l’INAM (il nome iniziale della sanità pubblica, oggi chiamata S.S.N.) nel gennaio del ‘43. Le fondamenta dello stato sociale sono così fascisticamente senza merito che, salvo il togliere la F presente nelle sigle, hanno continuato il servizio fino ad oggi senza soluzione di continuità. Si provi a fare un paragone di merito con la Cassa del Mezzogiorno fondata nel 1950 …

Così anche questa volta è andata buca: nessuna autorità ha precisato che le nefandezze di massa succedono quando si è obbligati a rispettare tutte le leggi, anche le più idiote. Con l’avvertenza che non è necessario essere fascisti per creare leggi-feticcio. L’unico vero obbligo di ciascuno è quello di dare udienza alla propria coscienza, non a ciò che sta scritto o non scritto nella Costituzione.
«Le misure persecutorie messe in atto con le leggi razziali favorirono l’ignobile lavoro dei carnefici delle SS.» ha aggiunto Mattarella, dimenticandosi ancora qualcosa: che dopo il 25 luglio ‘43 si liberarono gli antifascisti, si abbatterono dappertutto i fasci littori, ma contestualmente gli elenchi nominativi degli Ebrei e loro recapiti rimasero negli archivi delle Questure, nonostante gli appelli di personalità israelite che chiedevano di distruggerli. E da quegli archivi, zelanti burocrati italiani li trassero solo per consegnarli alle SS. Il dettaglio non è per nulla trascurabile, caro Presidente.

Celebrato a Comacchio il Giorno della Memoria

Al Parco della Resistenza si è svolta, questa mattina, una sentita e partecipata cerimonia di commemorazione delle vittime della Shoah e dei martiri della guerra di Liberazione di Comacchio. Dopo l’alzabandiera effettuato da due studenti, è stata deposta una corona davanti alla lapide che ricorda la tragica fucilazione di Giuseppe Ghirardelli, Giovanni Farinelli, Edagardo Fogli (MOVM) e Vittorio Bulgarelli, avvenuta il 29 gennaio 1945, per mano nazi-fascista. Alla cerimonia, promossa ed organizzata dall’ANPI di Comacchio, presieduta da Vincenzino Folegatti, hanno preso parte le Autorità civili e militari, le Associazioni combattentistiche e d’Arma ed una rappresentanza di alunni ed insegnanti dei due istituti comprensivi locali.

L’Assessore alla Pubblica Istruzione Maria Chiara Cavalieri ha partecipato alle celebrazioni, inserite nel contesto del Giorno della Memoria. Il corteo si è poi trasferito nella sala polivalente “San Pietro” a Palazzo Bellini, dove è stato organizzato l’incontro pubblico “Per non dimenticare”, in presenza del Vice Presidente provinciale dell’ANPI, Daniele Civolani.

Nel suo intervento, l’Assessore Maria Chiara Cavalieri, dopo aver ringraziato l’ANPI, le autorità convenute e le scuole, ha ricordato i partigiani recentemente scomparsi ed il custode del Parco della Resistenza, Giuseppe Luciano Gardellini, spentosi recentemente, quale esempio di rettitudine e di attaccamento ai valori della Costituzione e del volontariato.

“Auschwitz è il simbolo di quegli orrori, intorno ai quali la memoria deve restare viva, – ha sottolineato l’Assessore Cavalieri -, perché solo attraverso la conoscenza di pagine così buie della storia, può diffondersi la cultura dell’amore, della fratellanza, dell’uguaglianza, della libertà, in una parola… la cultura della Pace. La Memoria deve essere e restare patrimonio comune, per formare sempre più una coscienza partecipata, tesa a prevenire ogni scintilla di odio razziale, di violenza, di ingiustizia. La Giornata della Memoria – ha concluso l’Assessore – è un faro acceso sul futuro, per educare le giovani generazioni a far tesoro di ciò che la storia ci insegna.”

Iscrizioni per la ciaspolata da Fedare ai Piani di Falzarego

Da CAI Ferrara

Domani sera, martedì 30 gennaio, presso la sede CAI in Viale Cavour 116, i direttori di gita Gabriele Villa e Alessandro Zerbini apriranno le iscrizioni alla gita denominata Ciaspolata da Fedare ai Piani di Falzarego, prevista per domenica 25 febbraio.
Questo percorso è già stato proposto un paio di volte anni addietro ottenendo sempre un buon riscontro per dislivelli contenuti, ma soprattutto per la grande panoramicità in quanto si svolge in quota e sempre su terreno aperto, salvo l’ultimo tratto in cui attraversa il bosco.
Si tratta di una traversata sul filo dei 2.000 metri che partendo dalla località Fedare, sulla strada per il Passo Giau sul versante agordino, sale fino al crinale che collega Monte Pore e Averau.
Arrivati a circa 2.200 metri di quota si continua verso ovest attraversando in leggera discesa i dolci pendii e i dossi di Pre da Pontin. La direzione è indicata dal ben visibile Sass de Stria, avendo a sinistra in lontananza la Marmolada e a destra, in prossimità, i costoni rocciosi di Croda Negra e di Col Gallina.
Raggiunta una conca pianeggiante con baite, si inizia a perdere quota più rapidamente fino ad arrivare a la Mierla, sulla strada che scende dal Passo Falzarego, dove si sarà portato il pullman ad attendere il gruppo.
La partenza in pullman e’ prevista alle 6 dal piazzale Dante Alighieri e il rientro attorno alle 20.

Eventi di Febbraio Ibs+Libraccio di Ferrara

Giovedì 1 febbraio
Ore 18:00
Pia Crippa presenta
Empathie
Luciana Tufani Editrice
Dialogano con l’autrice Giulia Ciarpaglini e Lisa Pareschi

Martedì 6 febbraio
Ore 17:30
Per il ciclo “La Società della Ragione”
Cecilia D’Elia
Libere tutte. Dall’aborto al velo, donne nel nuovo millennio
Minimum Fax
Dialogo con Caterina Bonetti, Thomas Casadei e Lisa Pareschi
Presenta Ilaria Baraldi

Mercoledì 7 febbraio
Ore 16:45
Il metodo Venturelli
Una didattica innovativa per avviare alla scrittura nella Scuola Primaria
A cura di Sabrina Tomasi
Per motivi organizzativi è gradita conferma della partecipazione a Edizioni Didattiche PAVLIN : pavlin@tiscalinet.it – eventife@libraccio.it

Giovedì 8 febbraio
Ore 17:30
Sveva Magaraggia presenta
Relazioni brutali: Genere e Violenza nella cultura mediale
Il Mulino
Dialogano con l’autrice Sonia Riccitiello, Nada Abroud (Occhio ai Media) Orsetta Giolo (Università di Ferrara) e Elisabetta Pavani (Centro Donna Giustizia.)

Sabato 10 febbraio
Ore 18:00
Guido Barbujani e Andrea Brunelli presentano
Il giro del mondo in sei milioni di anni
Il Mulino
Dialoga con gli autori Gaetano Sateriale

Domenica 11 febbraio
Ore 16:00
“Combattimento di Tancredi e Clorinda”
Proiezione delle famose ottave della Gerusalemme liberata del Tasso, recitata da attori, detenuti del carcere di Ferrara.
Evento a cura di Horacio Czertok
Introduzione di Giorgio Rimondi

Lunedì 12 febbraio
Ore 16:00
In collaborazione con Pentel Italia Spa
Workshop di Calligrafia a cura di Barbara Calzolari
Partecipazione gratuita con prenotazione obbligatoria. Durata dell’incontro 3 ore
Per informazioni e prenotazioni: 0532241604; eventife@libraccio.it

Martedì 13 febbraio
Ore 17:30
Per il ciclo “La Società della Ragione”
Susanna Ronconi e Grazia Zuffa presentano
Droghe e autoregolazione
Ediesse
Dialogano con le curatrici Beatrice Bassini, Maurizio Coletti e Alberto Tinarelli
Presenta Leonardo Fiorentini

Giovedì 15 febbraio
Ore 18:00
Enrico Palandri presenta
L’inventore di se stesso
Bompiani
Dialogano con l’autore Monica Francioso e Michele Ronchi Stefanati
Il rinfresco è offerto da NaturaSì Ferrara

Venerdì 16 febbraio
Ore 18:00
Gaetano Sateriale presenta
Solidarietà. Storia di un’idea
Edizioni LiberEtà

Ore 20:00
Gruppo di lettura “Due pagine prima di dormire”
Flavia Biondi presenta La giusta mezura
Luca Vanzella e Giopota presentano Un anno senza te
Bao Publishing
Libro in lettura condivisa “L’abbandonatrice” di Stefano Bonazzi

Martedì 20 febbraio
Ore 17:30
Per il ciclo “La Società della Ragione”
Leonardo Bianchi presenta
La gente. Viaggio nell’Italia del risentimento
Minimum Fax
Dialogano con l’autore Girolamo De Michele, Michele Travagli e Raffaele Rinaldi
Presenta Leonardo Fiorentini

Mercoledì 21 febbraio
Ore 18:00
Grazia Verasani presenta
La vita com’è. Storia di bar, piccioni, cimiteri e giovani scrittori
La Nave di Teseo
Dialoga con l’autrice Michele Ronchi Stefanati
Il rinfresco è offerto da NaturaSì Ferrara

Giovedì 22 febbraio
Ore 18:00
Roberto Barbolini presenta
Vampiri conosciuti di persona
La Nave di Teseo
Dialoga con l’autore Roberto Pazzi

Venerdì 23 febbraio
Ore 18:00
Melita Cavallo presenta
I segreti delle madri
Laterza
Dialoga con l’autrice Paola Bastianoni

Sabato 24 febbraio
Ore 18:00
Per il ciclo Declinazioni del femminile
Lidia Ravera presenta
Il terzo tempo
Bompiani
Dialoga con l’autrice Chiara Baratelli
La rassegna è sponsorizzata da Circolo Lions Diamanti Ferrara e Istituto di Storia Contemporanea

Lunedì 26 febbraio
Ore 18:00
In collaborazione con Circomassimo Arcigay e Arcilesbica Ferrara
Aspettando Tag
Chiara Francini presenta
Non parlare con la bocca piena
Rizzoli
Dialoga con l’autrice Manuela Macario

Martedì 27 febbraio
Ore 17:30
Per il ciclo “La Società della Ragione”
Marco Perduca e Leonardo Fiorentini presentano
La cannabis fa bene alla politica
Reality Book
Dialogano con i curatori Franco Corleone e Luca Marola
Presenta Ilaria Baraldi

Mercoledì 28 febbraio
Ore 17:30
In collaborazione con S.O.S. Dislessia Ferrara
Francesco Riva presenta
Il pesce che scese dall’albero
Sperling & Kupfer
Dialogano con l’autore Valentina Malagutti e Giacomo Orlandi

Iniziative di gennaio dell’Istituto Gramsci di Ferrara

Da Istituto Gramsci Ferrara

GIOVEDÌ 1 FEBBRAIO BIBLIOTECA ARIOSTEA FERRARA ORE 17-19

JEROME BRUNER: IL CONOSCERE. SAGGI PER LA MANO SINISTRA

Giovanni Fioravanti Dirigente Scolastico

Introduce Roberto Cassoli

Il tema del rapporto tra cultura umanistica e cultura scientifica è caro al pensiero di Jerome Bruner fin dall’ apparire del suo Oltre Dewey. Mano sinistra e mano destra hanno sempre ingaggiato tra di loro una discussione aperta e a volte rumorosa.

Nell’apprendimento scolastico il pensiero paradigmatico della scienza convive con il pensiero narrativo della cultura umanistica. La scienza è orientata verso l’esterno, verso un mondo che sta fuori di noi, le altre discipline sono orientate verso l’interno, ossia verso una prospettiva e un punto di vista sul mondo.

Chi per professione esercita l’istruzione non può evitare di interrogarsi su come avviene la costruzione della realtà attraverso il processo conoscitivo, come si comunica la conoscenza, qual è la natura dell’insegnamento e dell’apprendimento, come si costruiscono le concezioni personali della realtà e come esse influenzano le scelte e le azioni degli individui.

In questo senso l’educazione deve aiutare i giovani a usare gli strumenti del fare significato e della costruzione della realtà, in modo che possano adattarsi meglio al mondo in cui si trovano e, se necessario, cambiarlo.

Per il ciclo “I colori della Conoscenza” a cura dell’Istituto Gramsci e dell’istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

VENERDI 16 FEBBRAIO BIBLIOTECA ARIOSTEA FERRARA ORE 17-19

FAMIGLIE CHE CAMBIANO

Lectio Magistralis di Chiara Saraceno Sociologa

Presenta Maura Franchi

In Italia il discorso pubblico sulla famiglia è spesso intessuto di conflitti ideologici, religiosi, ambiguità, equivoci. La famiglia è una costruzione pienamente umana, e perciò non solo differente nello spazio e nel tempo, ma passibile di cambiamenti continui. E proprio in questi anni i modi di fare e intendere la famiglia sono stati oggetto di novità anche radicali. L’invecchiamento delle parentele ha trasformato i rapporti tra le generazioni. Separazioni e divorzi hanno modificato i confini delle famiglie. Le tecniche di riproduzione assistita hanno portato nuovi modi di diventare genitori. L’occupazione femminile ha fatto emergere l’importanza del lavoro non pagato delle donne. Le coppie dello stesso sesso hanno chiesto e ottenuto riconoscimento. A fronte di questi cambiamenti le reazioni sono spesso di paura, di nostalgia del passato, quando non di condanna. Chiara Saraceno è fra le più autorevoli studio se della famiglia e delle sue trasformazioni. E’ senz’altro la persona adeguata per tenere la lezione magistrale di apertura del ciclo che quest’anno sarà dedicato ad analizzare e a guardare la famiglia da prospettive diverse, anche scomode, che però aiutino a vederla al di là dei luoghi comuni e dei pregiudizi.

Per il ciclo “La società degli individui – Famiglie” a cura dell’Istituto Gramsci e dell’Istituto di Storia contemporanea di Ferrara

35 anni FANEP: la campagna è amica della clinica pediatrica Gozzadini

CONSEGNATI 5.000 EURO DI FONDI RACCOLTI DA COLDIRETTI PER L’ASSOCIAZIONE FAMIGLIE DI NEUROLOGIA PEDIATRICA

Mauro Tonello, presidente di Coldiretti Emilia Romagna, ha consegnato al presidente Valentino Di Pisa e al responsabile del Comitato scientifico di Fanep (Associazione famiglie neurologia pediatrica), professor Emilio Franzoni, l’assegno di 5.000 euro raccolti dalla stessa Coldiretti con la vendita di 500 confezioni del primo panettone e primo pandoro prodotto con grano 100% italiano e della pasta fatta con grano antico “senatore” Cappelli durante il mercato natalizio di Campagna Amica in piazza Re Enzo a Bologna. La consegna è avvenuta durante la cena dei 35 anni di attività di Fanep.

“La generosità dei cittadini bolognesi – ha detto Tonello– è per noi una grande soddisfazione in quanto aiutiamo le famiglie di Neurologia Pediatrica e nello stesso tempo abbiamo un riscontro positivo della nostra azione che da anni è a fianco di Fanep per sostenerne l’impegno verso i ragazzi che manifestano disturbi alimentari. Ci sembra una collaborazione appropriata per una organizzazione che associa le imprese agricole produttrici della materia prima per una alimentazione di qualità”.

Monday Night Raw con The Smogs al Jazz Club Ferrara

Lunedì 29 gennaio, a partire dalle ore 20.00
Monday Night Raw
Opening Act
Happy Hour with Andreino Dj

+

Live
The Smogs
Federico Pierantoni, trombone
Beppe Scardino, sax baritono
Marco Benedetti, contrabbasso
Bernardo Guerra, batteria

+

Jam Session
In collaborazione con il Conservatorio “G. Frescobaldi”
Tip of the Day
Federico Rubin, pianoforte
Stefano Galassi, contrabbasso
Fausto Negrelli, batteria

Lunedì 29 gennaio torna Monday Night Raw con The Smogs, quartetto guidato dal trombonista Federico Pierantoni, giovane talento emergente del jazz italiano. Completano la formazione Beppe Scardino al sax baritono, Marco Benedetti al contrabbasso e Bernando Guerra alla batteria. Immancabili l’aperitivo a buffet accompagnato dalla selezione di Andreino Dj e la jam session aperta dagli allievi e dai docenti del Dipartimento Jazz del Conservatorio “G. Frescobaldi” di Ferrara.

Lunedì 29 gennaio torna Monday Night Raw con The Smogs, quartetto guidato dal trombonista Federico Pierantoni, giovane talento emergente del jazz italiano, e completato da Beppe Scardino al sax baritono, Marco Benedetti al contrabbasso e Bernando Guerra alla batteria.
La band nasce proprio da un’idea del leader, con l’intento di originare un suono incentrato sugli strumenti gravi e il loro utilizzo contrappuntistico in frontline. I brani sono tutti originali e sono frutto di varie forme compositive maturate negli anni: si parte dalla tradizione per poi proiettarsi nell’esplorazione di nuove sonorità, cercando sempre di restituire un approccio del tutto personale.
Federico Pierantoni, classe 1989, inizia a studiare musica all’età di 8 anni per poi scegliere il trombone a quattordici. Diplomatosi al Triennio e Biennio Jazz del Conservatorio “G.B. Martini di Bologna” sotto la guida del maestro Massimo Morganti, ha vinto svariate borse di studio che gli hanno consentito di perfezionarsi ai laboratori di Siena Jazz, Nuoro Jazz ed Arcevia Jazz, oltre ad aver studiato privatamente a Boston con Hal Crook.
Arriva quinto al Jay Jay Jonhson Trombone Competition, un contest internazionale per giovani trombonisti e partecipa al Riga Jazz Festival come solista. A dispetto della giovane età vanta già una serie di prestigiose collaborazioni a fianco di artisti del calibro di Marco Tamburini, Enrico Rava, Jovanotti, Paolo Damiani, Marco Mengoni, Nicola Fazzini, oltre ad aver contribuito a numerose pubblicazioni discografiche.
Anticipa il concerto il goloso aperitivo a buffet del wine bar del Torrione (a partire dalle ore 20.00) accompagnato dalla selezione musicale di Andreino Dj.
Segue il concerto Tip of The Day, ovvero l’apertura della jam session a cura degli allievi e dei docenti del Dipartimento Jazz del Conservatorio “G. Frescobaldi” di Ferrara. Il trio che scenderà in campo lunedì è formato da Federico Rubin al pianoforte, Stefano Galassi al contrabbasso e Fausto Negrelli alla batteria.
Ingresso a offerta libera riservato ai soci Endas, infoline 0532 1716739.

INFORMAZIONI
www.jazzclubferrara.com
jazzclub@jazzclubferrara.com

Infoline: 0532 1716739 (dalle 12.30 alle 19.30)

Il Jazz Club Ferrara è affiliato Endas, l’ingresso è riservato ai soci.

DOVE
Torrione San Giovanni via Rampari di Belfiore, 167 – 44121 Ferrara. Se si riscontrano difficoltà con dispositivi GPS impostare l’indirizzo Corso Porta Mare, 112 Ferrara.

COSTI E ORARI
Ingresso a offerta libera riservato ai soci Endas.
Tessera Endas € 15

Non si accettano pagamenti POS

Apertura biglietteria 19.30
Aperitivo a buffet con dj set a partire dalle ore 20.00
Concerto 21.30
Jam Session 23.00

“Caffè moment”

Da Elena Muzzani

Con la lettura e la lezione del prof. Cazzola della poesia di Agi Mishol, “Caffè moment” l’Istituto Comprensivo “Alberto Manzi “di San Bartolomeo, ha voluto ricordare la giornata della memoria.
Le due classi terze della scuola media di primo grado, hanno partecipato alla lezione in modo congiunto del prof. Cazzola, che si è detto amico di questa scuola e nella quale viene sempre molto volentieri, per incontrare i ragazzi e imparare da loro, con la sincerità e la passione che gli è tipica.
Lo spunto originale, del tutto nuovo di affrontare un tema tanto delicato e tanto forte come la shoah, è partito dalla lettura di questa poesia, tratta dall’antologia curata dalla stessa autrice israeliana Agi Mishol.
Caffè Moment l’attimo, il momento della rottura, che coglie impreparati i frequentatori del caffè: una denotazione rompe la routine, essa suona come un monito, pare volerci dire che è accaduto e che può ancora accadere.
I ragazzi sono stati portati dal prof. Cazzola a una visione assai contemporanea e diretta del senso che si attribuisce al Valore del ricordo attraverso la riscoperta della storia delle nostre radici e di quanto la storia e l’esperienza posso insegnarci per camminare e costruire un mondo migliore.

Marfisa, indagine sull’ultima estense a Ferrara

Bella quanto crudele: è questa l’immagine arrivata fino a noi di Marfisa d’Este, una donna che secondo la leggenda era in grado di attirare, con il suo fascino, numerosi amanti sprovveduti, per poi ucciderli facendoli cadere in terribili pozzi a rasoio, profonde cavità ricoperte di lame. Ma cosa c’è di vero in tutto questo? Ripercorriamo la sua storia e troveremo indizi inaspettati e sorprendenti.
Partiamo dal nome: il marchese Francesco d’Este, nato da Alfonso I, sceglie di chiamare le sue figlie come due famose eroine dell’Orlando furioso, Marfisa e Bradamante. Vengono alla luce a poca distanza l’una dall’altra, ma comunque prima del 1559, anno in cui l’amorevole padre fa costruire proprio per loro la Palazzina ancora oggi nel centro storico di Ferrara. Ecco dunque il primo elemento: possiamo ipotizzare che il nome scelto per la nobildonna sia stato fondamentale nella memoria collettiva, che iniziò a confondere i profili della mitica guerriera e della principessa d’Este.

Passano gli anni e le due giovani, grazie all’educazione ricevuta, entrano nella vita di corte ferrarese, con il benestare del pontefice Gregorio XIII e del duca Alfonso II. Ma presto sopraggiunge inevitabile un anno determinante per l’esistenza di Marfisa, il 1578. E’ il 12 febbraio quando, all’età di 61 anni, muore il padre Francesco, lasciando nel testamento l’indicazione di affidare la primogenita alle cure di Leonora, sorella del duca, e di farla entrare in possesso dell’eredità non appena avesse sposato un membro della casata estense. Il 5 maggio, infatti, Marfisa si congiunge in matrimonio con il cugino Alfonsino di Montecchio, che però è debole di salute e la lascia dopo appena tre mesi, morendo a soli 17 anni. Marfisa, tuttavia, è una donna di mondo, e nonostante il lutto continua a partecipare pienamente alla vita della corte. Così, mentre lei pensa al divertimento, Alfonso II, suo tutore, si impegna nell’organizzazione di un nuovo matrimonio, questa volta con Alderano Cybo, erede dello Stato di Massa e Carrara. Il contratto viene stipulato nel gennaio del 1580, e il successivo 10 aprile avvengono le nozze. Ma dobbiamo fermarci nuovamente e prendere nota: non si può escludere che l’incredibile morte del primo marito, in giovanissima età, abbia contribuito a gettare sospetti sulla poco più che ventenne Marfisa, che non sembrò affatto colpita dall’accaduto.

Gli anni successivi al matrimonio sono anni ricchi di viaggi e nuovi contatti per la principessa ferrarese, sempre più attiva nel preparare incontri, mascherate, recite e gite. E nel 1581 diviene anche mamma: i due daranno alla luce in tutto una figlia e sette figli, l’ultimo dei quali nel 1594. Una serenità destinata a durare poco, perché un’altra data decisiva sta per avvicinarsi: nel 1598 gli Este vengono cacciati dalla città di Ferrara, per la devoluzione dello Stato alla Chiesa. Un avvenimento che tocca solo in parte Marfisa: in virtù del grande legame che unisce la famiglia Cybo con il papa Clemente VIII, rimane indisturbata e rispettata nella sua città natale. Sono questi anni silenziosi, in cui inaspettatamente conduce una vita fin troppo ritirata nella sua Palazzina, fino alla morte, avvenuta nel 1608, due anni dopo quella del marito. E ci troviamo davanti al terzo indizio: un’improvvisa vita ritirata, anni in cui non si è a conoscenza di cosa realmente avviene all’interno di quelle mura, hanno alimentato quell’alone di mistero che continua ad avvolgere Marfisa d’Este. Sono stati forse questi gli anni incriminati, gli anni delle insensate torture?

In effetti, c’è da dire che la sua immagine violenta e assassina è del tutto recente: è dall’Ottocento che ci viene dipinta come una sadica amante, oltre che come una donna affascinante, dalla personalità singolare ed estroversa, caratteristiche queste che riscontriamo già in documenti a lei contemporanei. Ma non è finita qui. L’abbandono in cui fu lasciata la Palazzina da lei abitata diede vita a un’altra leggenda, che riguarda noi in prima persona: c’è chi giura di aver visto, ancora oggi, il suo fantasma aggirarsi in quelle stanze e addirittura uscire per strada, a notte fonda, su un cocchio trainato da cavalli bianchi, trascinando dietro la sua corsa una schiera di amanti ormai esanimi…

L’ultima chiesa di Biagio Rossetti

di Francesca Ambrosecchia

Dopo un caffè post-pranzo e una chiacchierata sulle panchine di pietra è giunta l’ora di tornare sui libri. Fuori dalla finestra dell’aula studio, Santa Maria della Consolazione è illuminata dal sole. Un sole debole che colora il paesaggio cittadino con le tinte del tramonto.
Attaccata ad una delle sale studio più frequentate della città, specialmente in questo periodo, la chiesa, in via Mortara, è stata una delle ultime opere dell’architetto Biagio Rossetti a inizio ‘500. Si narra che le prime manifestazioni di culto sul luogo fossero iniziate a seguito di un evento particolare: un nobile ferrarese uscì illeso da un assalto di un gruppo di banditi mentre si recava nel suo podere fuori città. Decise successivamente di tornare sul posto portando con sé una tela recante l’immagine della Vergine a cui, con il passare del tempo vennero attribuiti molti eventi miracolosi.
La struttura è particolare per via della sua facciata. È senza dubbio incompiuta. I mattoni sporgenti disegnano una serie di linee orizzontali che ne costituiscono un’effettiva decorazione e la porta principale è situata sotto un piccolo portico che custodisce e protegge l’ingresso in essa.

Is there anybody there?

Mentre mi stavo per mettere più o meno comodo a scrivere queste righe mi stavo chiedendo: ma cos’è ‘sta merda che sento entrare nelle mie orecchie, sono per caso i maledetti Pearl Jam?
No, non erano i maledetti Pearl Jam, mi sentivo rispondere: era il maledetto – ma elegantissimo – Bill Callahan.
A quel punto allora ho pensato alla sana stronzaggine di Mark E. Smith e poco dopo ho realizzato che dal 24 di gennaio del 2018 sarà davvero più difficile stare al mondo con la giusta dose di stronzaggine in un mondo che per di più è un mondo da e di stronzi.
Dallo scorso mercoledì infatti, Mark E. Smith – nato Mark Edward Smith – non cammina più su questo mondo da stronzi e di stronzi insieme a noi stronzi.
In questo momento sarebbe utile una sua definizione di questo pianeta, di sicuro farebbe ridere.
Mark E. Smith è stato cantante e dittatore indiscusso dei Fall, stronzo di prim’ordine, pezzo di arredamento dei pub di Manchester, “scrittore” sempre peculiare e umorista sottile come pochi, perfido come solo Albione sa essere.
Mark E. Smith era nato – scusate se mi ripeto ma lui apprezzerebbe – come Mark Edward Smith – il 5 marzo 1957, più o meno a Manchester, da una famiglia più o meno umile.
Come tanti della sua generazione, dopo aver visto lo storico concerto dei Sex Pistols alla Lesser Free Trade Hall di Manchester, aveva deciso di mettere su un gruppo.
Un nome preso da un noto libro di Camus, poche idee ma belle chiare e via: 32 album più dischi vari – sempre uguali e sempre diversi (cit.) – per circa 40 anni di onorata carriera.
In quei circa 40 anni i Fall non hanno mai azzeccato delle hit ma sono riusciti a crearsi uno zoccolo duro di fan abbastanza trasversale.
Piacevano ai punk, piacevano ai critici, piacevano a quelli che adesso si chiamano hipster, piacevano e piacciono persino a chi fa della musica stitica, flaccida e anche di merda, mai capito perché.
Dal 1976 allo scorso anno non hanno praticamente mai smesso di suonare e di pubblicare roba – scusate se mi ripeto – “sempre uguale e sempre diversa”.
John Peel, il famoso dj della BBC – quello delle “Peel Sessions” – li ha indicati più volte come il proprio gruppo preferito, definendoli – mi ripeto ancora – “sempre uguali e sempre diversi”.
E si capisce perché: anche lui amava ripetersi e infatti li ha invitati al suo programma così tante volte da donare loro il record assoluto di “Peel Sessions”, record che resterà imbattuto per l’eternità.
Così, per ripetermi, faccio come faccio di solito quando mi chiedono di spiegare la musica di qualcuno: evito di dilungarmi in spiegazioni.
Ci sono modi migliori per spiegare la musica dei Fall, per ripetermi: 32 album più dischi vari, sempre uguali e sempre diversi.
E per capire meglio Mark E. Smith come personaggio ci sono un sacco di sue interviste su internet, un sacco bei video su YouTube – uno su tutti: Mark E. Smith legge in tv i risultati della Premier League – ma soprattutto: ci sono tutti quei dischi dei Fall.
Allora chiedo ancora scusa per le ripetizioni con un pezzo che chiude il cerchio.

Repetition (The Fall, 1978)

Woolf, scrittrice e femminista

di Francesca Ambrosecchia

Scrittrice, saggista e attivista. Pochi giorni fa, il 25 gennaio, si è celebrato il 136esimo anniversario della nascita di Virginia Woolf.
Grande figura femminile nel mondo della letteratura e nella lotta per il riconoscimento della parità dei diritti tra i due sessi. Scrittrice acuta e femminista.
La sua personalità si formò in un ambiente facoltoso, ricco di personaggi di spicco della letteratura vittoriana dell’epoca e la sua istruzione grazie alle lezioni di latino e francese impartite dalla madre e dalla lettura di un gran numero di libri presenti nella biblioteca del padre. La sua vita fu però costellata da abusi, frequenti crisi depressive e sbalzi d’umore fino all’epilogo del suicidio.
L’interesse dell’autrice per la parità dei diritti emerge in svariate delle sue opere e per via del suo avvicinamento con le suffragette e quindi alla lotta per l’emancipazione femminile. La si può definire, anche per via dei suoi ideali, come una delle prime romanziere (donne) della storia.

“…Per tutti questi secoli le donne hanno svolto la funzione di specchi, dotati della magica e deliziosa proprietà di riflettere la figura dell’uomo a grandezza doppia del naturale…”
Virginia Woolf

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…

IL CACCIATORE DI LEGGENDE
La gola

CAPITOLO PRECEDENTE

CAPITOLO IV – La gola

Il giorno seguente il cielo iniziò a schiarire intorno alle sei del mattino. I primi ad alzarsi furono Juan e Pedro. I due si rassettarono alla meglio e, prima che gli scienziati si svegliassero, cominciarono a spianare il terreno per potervi piantare la tenda. Mezz’ora dopo Sewell aprì gli occhi e vide la caffettiera sul fuoco che fumava. Per un attimo pensò d’essere ancora al villaggio, poi allargò lo sguardo sulla vegetazione che avviluppava tutto l’ambiente circostante.

uno scorcio della foresta attorno alla radura

Era una visione stupenda: il cielo completamente sgombro di nuvole era di un azzurro intenso mentre le montagne che chiudevano l’orizzonte erano come gigantesche dune colorate di verde scuro. Il crinale sul lato opposto della gola faceva intravedere l’innumerevole varietà di alberi secolari che ricoprivano tutta la montagna, alberi e felci dalle foglie grandi come lenzuoli. Tutto quanto sembrava lo scenario di un paradiso pullulante di vita.
E in effetti intorno all’accampamento di vita ce n’era parecchia: farfalle con enormi ali dalle livree cangianti svolazzavano sulla radura; più in alto uccelli dal piumaggio multicolore eseguivano le loro evoluzioni aeree come fossero privi di peso; poi, c’erano le scimmie appostate sopra gli alberi.
Le scimmie erano praticamente ovunque, decine e decine. Controllavano a distanza gli strani intrusi capitati nel loro territorio e si allertavano scambiandosi urla assordanti. Erano agili e scattanti, si muovevano nella folta vegetazione come folletti, era difficile seguirne i movimenti: scomparivano e riapparivano qua e là. Alcune erano grandi come gatti mentre altre sembravano più massicce. In ogni caso tutte accomunate da una grande curiosità verso gli umani che avevano occupato la vasta radura sottostante.

scimmia urlatrice

Sewell osservava i primati che si muovevano agili come scoiattoli tra i rami degli alberi tutt’intorno, cercava d’individuarne le varie specie quando una voce rauca dal chiaro accento francese lo distolse dalle sue meditazioni.
«Bonjour mon ami, dunque oggi è il gran giorno!» esclamò Jacques Verdoux.
«Ah vecchio mio, vi siete svegliato finalmente! Bene… avete recuperato le forze? Temo che oggi ne avrete bisogno sapete!»
«Credo di sì, ma sarò più preciso dopo aver messo qualcosa in pancia!»
I due esploratori si sedettero davanti al fuoco e iniziarono a consumare le provviste sorseggiando del caffè bollente.
Dopo essersi rifocillati, Greenstone e Verdoux si unirono ai due giovani inservienti che intanto avevano già fissato i pali della tenda. I quattro uomini impiegarono all’incirca un’ora per terminare i lavori. Già all’alba faceva caldo e ci volle parecchio sudore e olio di gomito, ma tutti fecero la loro parte e alla fine l’accampamento fu completato a regola d’arte.

Alle nove del mattino iniziarono i preparativi per la discesa.
Greenstone aveva individuato un punto della radura lungo il margine del crepaccio che finiva in uno strapiombo. Prese una corda, vi legò un grosso ramo precedentemente levigato per evitare che si potesse impigliare e lo gettò nel baratro. Si sentì un tonfo sordo, segno che il ramo aveva impattato il fondo, iniziò così a recuperare la corda fino a che non trovò la resistenza del peso del ramo adagiato da qualche parte in fondo al crepaccio, allora fece un segno sulla corda e lo issò. L’espediente gli confermò una profondità approssimativa di un centinaio di iarde. Il cordame a loro disposizione per la discesa era più che sufficiente.
In quel preciso punto fece fissare da Juan un verricello a cui applicò la corda con la quale avrebbe calato l’attrezzatura pesante per le probabili operazioni di scavo e che successivamente sarebbe servita per issare gli eventuali reperti. A tale scopo Pedro sarebbe rimasto in cima all’accampamento per provvedere al recupero. Tutto questo perché la difficoltà della discesa era tale da imporre agli uomini di non appesantirsi di fardelli che avrebbero potuto essere d’intralcio, così facendo ognuno di loro si equipaggiò del minimo indispensabile.
Greenstone scrutò il collega francese. «Allora Jacques, siete sicuro di voler scendere? Se non ve la sentite potrete sempre rimanere quassù a dare una mano a Pedro quando dovrà issare il materiale.»
«Monsieur, vi assicuro che è tutto a posto. Vedrete, mi renderò utile anche laggiù.» rispose perentorio Verdoux.
Sewell capì una volta per tutte che, nonostante gli acciacchi e i problemi di salute che da tempo tormentavano il compagno, ormai niente al mondo avrebbe fatto desistere il francese dall’andare fino in fondo.

Sewell, Jacques e Juan iniziarono a scendere. La pendenza andava da un minimo di trenta a un massimo di quarantacinque gradi e per questo motivo era necessario puntellare ogni passo per evitare di scivolare. Era anche indispensabile dover usare le mani per trovare un appiglio nel fitto intrico di rami e liane che ricoprivano il pendio.
Certo la vegetazione intralciava il cammino, ma ben presto si rivelò utilissima a impedire a ciascuno dei tre di rovinare verso il basso rischiando di spezzarsi l’osso del collo. Occorreva comunque stare molto attenti a dove metter le mani per evitare spiacevoli sorprese. Come quella che ebbe Juan quando non si accorse di uno spuntone di roccia nascosto sotto le foglie, inconveniente che gli procurò un lungo taglio all’avambraccio. Fortunatamente la ferita non era profonda e l’indio la fasciò prontamente con una benda.
Juan faceva da battistrada e Greenstone lo seguiva a ruota. Più indietro c’era Jacques, visibilmente impacciato e goffo nei suoi sforzi per non rotolare giù. Greenstone, preoccupato per l’evidente difficoltà del francese, non smetteva di tenerlo d’occhio.
Per arrivare in fondo non ci volle più di mezz’ora e, giunti alla meta provati ma soddisfatti per essere ancora tutti interi, i tre uomini si fermarono per rifiatare.
Fino a quel punto era andato tutto bene e Sewell si compiacque coi compagni per non essersi ancora rotti nulla o quasi. In quel momento Juan si tolse la benda e si controllò la ferita, poi cercò sul terreno qualcosa, la raccolse e la poggiò sull’avambraccio ferito.
Lo scozzese, incuriosito, s’avvicinò al ragazzo per osservarlo meglio. Vide che l’indio raccoglieva delle grosse formiche rosse, le posava sopra la ferita in modo che queste serrassero le mandibole simili a due pinze chiudendone i bordi come i punti di un chirurgo, poi staccava i corpi degli insetti lasciandovi solo la testa con le mandibole conficcate. Finita l’operazione la ferita appariva ben chiusa e curiosamente ornata da una quindicina di teste di formica grosse come chicchi di caffè.

morso di formica

«Sei un tipo pieno di risorse Juan!» commentò Sewell, affascinato da quella strana sutura, «Dove hai imparato questi trucchi da abitante della giungla?»
«Ho fatto da guida nella foresta colombiana per conto di una compagnia americana prima di lavorare per i francesi… e laggiù, dalle tribù locali, ho imparato molte cose!» disse senza distogliere lo sguardo dalla fila di formiche superstiti che scompariva tra le pietre.
«Americani… E cosa cercavano degli yankees in Colombia?»
«Erano di una società mineraria di Boston, almeno così ci dissero. Cercavano dei giacimenti di un minerale chiamato bauxite, vi si estrae un metallo resistente come il ferro ma molto più leggero…»
«Idrossido d’alluminio… il metallo si chiama alluminio!» precisò lo scienziato. «In Europa c’è già chi lo produce in serie… Ricordo che dai nostri cari rivali di Oxford ne esaminai un campione tempo fa.»
«Io credo che in realtà cercassero l’oro… Poi comunque me ne andai, non c’era da fidarsi… Così ho accettato di lavorare a Panama, coi francesi, il resto lo sapete!» aggiunse il ragazzo.
Jacques Verdoux, rimasto in silenzio fino a quel momento, esclamò: «Sentite signori, tutto questo è molto interessante… Volevo solo chiedervi se vi siete accorti che siamo in fondo a una gola in cui la luce del sole filtra a malapena! La discesa che abbiamo appena fatto adesso ha un altro nome: adesso dovremo chiamarla salita! E ho paura che tornare lassù non sarà facile come lo è stato scendere!»
«Avete perfettamente ragione, mio caro Jacques! Non è il posto ideale per chiacchierare, del resto vi avevo avvisato amico mio, ma voi avete insistito a voler venire giù con noi…» ribatté sornione lo scozzese.
«E lo confermo!» ribadì prontamente il francese, «Sono tuttora convinto che non potevo fare scelta migliore, ma Joseph, amico mio, volevo soltanto attirare la vostra attenzione sul posto in cui siamo finiti… Guardatevi attorno, sembra l’anticamera dell’inferno!»
Alle parole del francese Sewell si rese conto che era giunto il momento di dare un’occhiata più attenta all’ambiente circostante.
L’osservazione di Verdoux era quanto mai calzante: i tre uomini si trovavano in una profonda depressione poco illuminata, per nulla accogliente. Era una stretta fenditura che sprofondava tra le montagne incuneandosi verso est per miglia e miglia, un percorso a ostacoli fatto di anse e strettoie irte di spuntoni rocciosi da cui sarebbe stato assai arduo risalire.
Ma ciò che impressionava di più era l’impossibilità di scorgere il cielo. Pareva di essere finiti in un tunnel a malapena illuminato da quel poco di luce che filtrava dal fogliame, la volta del tunnel era formata da un formidabile intreccio di rami e liane reso ancor più omogeneo da una fitta cortina di foglie gigantesche.
Ogni cosa in quella gola appariva sproporzionata, dalle piante che dominavano dall’alto alle rocce disseminate sul fondo, e proprio le rocce rappresentavano l’insidia maggiore. Tra le rocce infatti si nascondevano profonde voragini, trappole mortali per chiunque ci finisse dentro, ma anche gli unici ingressi a una serie di gallerie sotterranee: Le famose grotte di Arauna. Quelle che, secondo l’ipotesi di Greenstone, dovevano essere l’habitat del lithofagus.
Le misteriose grotte di Arauna erano, in definitiva, l’ambita destinazione dei tre esploratori.
Quegli attimi di muta contemplazione fecero notare allo scozzese che in quel posto dominava un silenzio tombale. Si rammentava che la foresta era pur sempre un concentrato di suoni che testimoniavano la vita pulsante di cui era intrisa, neppure di notte la giungla era priva di rumori, anzi. Ma laggiù non si udiva nulla, assolutamente nessun rumore. Le loro stesse voci risuonavano stranamente ovattate, il che contribuiva a rendere tutta quanta la situazione quasi surreale. Eppure non era affatto strano: gli esseri che abitavano quel posto non emettevano né grugniti né nessun altro tipo di suono. Erano assolutamente muti e silenziosi, e questo fatto li rendeva in qualche modo ancor più pericolosi di quanto già non fossero.
La scarsa luce ambientale poi si diffondeva in un insolito grigiore crepuscolare.
“È esattamente come il cielo plumbeo della Scozia durante i temporali dei tardi pomeriggi autunnali” pensò Sewell in quel momento. Del resto, era solito dire che dovunque andasse nel mondo c’era pur sempre un pezzetto di casa propria ad attenderlo. Persino in quel posto alieno riuscì a trovarlo.

A quell’ora del mattino la luce solare stava illuminando la foresta sovrastante riscaldandone l’aria. L’umidità che di notte aveva inzuppato la vegetazione evaporò lentamente creando una bruma pesante che iniziò a scendere nella gola. In basso la temperatura più fredda fece condensare le goccioline di vapore che, cadendo dalla volta arborea di quello strano tunnel, formarono una sorta di pioggerella fitta e pungente.
Tutto questo rese ancor più sgradevole la già brutta impressione che quel posto aveva fatto ai tre uomini, ma non era ancora finita: alla semioscurità, al freddo e alla pioggia si aggiunsero… gli insetti!
Sciami di zanzare imperversavano ovunque, creando fitte nuvole d’insetti attorno alle liane che penzolavano dalla volta. Sul terreno una moltitudine di formiche grosse come grilli marciava in svariate direzioni, formando lunghi torrenti brulicanti color porpora che si perdevano nelle larghe fessure tra le pietre.
E, come se ciò non bastasse, Greenstone sapeva bene che laggiù le vere insidie erano rappresentate da quello che non si vedeva. «Bene signori, temo che dovremo abituarci a questo nuovo ambiente… Comunque vorrei mettervi al corrente di una cosa: questo posto è noto agli indios come la “fossa dei veleni”, quaggiù esistono piante tossiche come la strychnos o come le stesse liane che penzolano sopra di noi, i cacciatori si spingono da queste parti per procurarsele e ricavarci il curaro per le loro frecce.»
«Avete letto il trattato di Bonpland?» chiese a quel punto il francese.
«Ho studiato i resoconti di Von Humboldt e anche gli studi del vostro illustre compatriota, vecchio mio!» precisò Sewell.
«Ma non è solo questo.» proseguì, «Da adesso in poi dovremo stare molto attenti a tutto ciò che si muove! Questo è l’habitat ideale di ragni, scorpioni e scolopendre, il veleno di alcuni di loro può essere letale.»
«Avete dimenticato i serpenti!» eccepì il paleontologo.
«Non sono da escludere in effetti! Tuttavia dei serpenti non mi preoccuperei più di tanto adesso, casomai al nostro ritorno nella giungla. In questo territorio le specie sono quasi tutte arboricole e amano scaldarsi al sole, quaggiù ci sono solo pietre e fredda penombra!»
Juan, che fino a quel momento era rimasto a osservare l’ambiente intorno a sé, s’intromise nella conversazione: «Sir Joseph, dovremmo avvisare Pedro che siamo arrivati e che cominci a calare le attrezzature.»
Seguendo il suggerimento del giovane indio, i tre s’avviarono verso il punto dove era stata gettata la corda: il fondo del crepaccio con le pareti a strapiombo in solido granito, dalle quali affioravano lunghi filoni di quarzo azzurro. Il luogo era spoglio e si allargava in un lato formando una sorta di emiciclo che pareva appunto il fondo di un pozzo. Man mano che i tre esploratori vi si avvicinavano, la volta arborea che li sovrastava diventava più rada lasciando filtrare sempre più luce. D’improvviso sbucarono in uno slargo e finalmente rividero il cielo.
Greenstone e gli altri furono subito investiti dalla luce del sole che a quell’ora era allo zenit facendo capolino sopra di loro, in qualche modo si sentirono come rincuorati, anche se restavano pur sempre in fondo alla gola.
Il biologo intravide la corda che penzolava al centro dello spiazzo e si diresse verso di essa, poi puntò lo sguardo in alto e scorse la carrucola del verricello a cui era appesa la fune che sporgeva dal ciglio. Fece un cenno ai compagni e tirò con forza la corda verso il basso: era il segnale per Pedro.
Pedro era rimasto tutto il tempo appostato a lato del verricello in attesa. Finalmente, quando vide la fune tendersi, poté iniziare a calare le attrezzature ai compagni in fondo al crepaccio.
Furono calati due picconi, due vanghe, tre lampade a petrolio, coperte e impermeabili, una borsa con una scorta di provviste e un fucile. A parte lampade e fucile, tutto fu sistemato in un angolo del pozzo. Poi, distribuiti i rifornimenti da portarsi appresso, Greenstone e compagni tornarono nel tunnel della gola, sotto l’intrico di alberi aggrappati ai due pendii laterali e intrecciati gli uni agli altri.
I tre si diressero verso le fenditure della roccia che avevano scorto appena giunti in fondo alla gola. Quei grossi squarci erano gli accessi ad una complessa rete di cunicoli che scendevano ancora più in basso per aprirsi infine a un mondo sotterraneo fatto di antri enormi collegati da un dedalo di gallerie che si intrecciavano sotto la montagna per diverse miglia.

Le grotte di Arauna erano considerate maledette dagli indios perché molti cacciatori che vi erano entrati non ne erano mai più usciti. Gli indigeni sostenevano che la montagna non voleva essere disturbata dagli uomini, e che da troppo tempo ormai non erano stati più offerti sacrifici umani per placare la sua collera. Per questo motivo il dio Alatapec vegliava su di essa, divorando chiunque osasse profanarla.
Le ataviche superstizioni che condizionavano quei luoghi non scalfirono in alcun modo la determinazione del biologo scozzese. Pur tuttavia, l’atmosfera spettrale che permeava tutto l’ambiente spinse ognuno dei tre esploratori a fare i conti con le proprie inquietudini.
Greenstone era un passo avanti al gruppo quando si trovò di fronte a un’ampia spaccatura della parete rocciosa sul lato settentrionale della gola. Era l’ingresso di una delle tante gallerie che s’inoltravano nella montagna calandosi nel buio, verso abissi inesplorati.
Decise di entrare.

Quando percorri un sentiero mai battuto da nessuno, quando oltrepassi la soglia dell’ignoto, devi fare i conti con la vera solitudine. È la solitudine dell’uomo al cospetto dell’immensità della natura, intesa come l’Universo e tutti i suoi fenomeni; tutti quei meccanismi, quelle leggi che lo governano e che ogni uomo di scienza rincorre cercando di carpirne i segreti. Oltrepassare i confini della conoscenza dentro le anguste pareti di un laboratorio maneggiando provette e alambicchi e osservando le reazioni di minuscole particelle al microscopio, oppure andare per il mondo inseguendo remote tracce di antiche civiltà o sfidando terre ostili per scoprire nuove forme di vita o per conoscere le cause di eventi naturali ancora avvolti da mistero. Tutte le molteplici facce della ricerca umana hanno uguale dignità nel primato della verità. L’uomo di scienza che, spinto da un’incorruttibile sete di verità, rimane solo davanti alla scoperta di ciò che prima era ignoto, è il vero motore dell’evoluzione umana.
J. S. Greenstone

Il credo di Joseph Sewell Greenstone era dunque questo.
Era un fuoco che ardeva nel suo cuore fin da bambino e che lo spingeva a porsi continue domande e andare oltre le rassicuranti apparenze. Le sue convinzioni sul primato della conoscenza a ogni costo l’avevano portato fin lì.
Egli aveva messo in gioco la sua stessa vita, rischiandola innumerevoli volte, per poter finalmente risolvere l’enigma che aveva motivato tanti anni di ricerche e di viaggi intorno al mondo.

ingresso della grotta

Entrò attraverso la cavità nella roccia e si trovò in una spelonca buia e fredda. Decise di accendere la lampada a petrolio, dovette farlo con l’acciarino che teneva nella bisaccia poiché i fiammiferi che aveva in tasca e usava per dar fuoco al tabacco della sua pipa di bambù erano stati bagnati dalla pioggia.
Aiutati dalla luce delle lanterne, Greenstone e compagni iniziarono a spingersi all’interno della galleria. Man mano che avanzavano l’aria si faceva sempre più pungente e l’oscurità sempre più impenetrabile. Le lampade riuscivano a malapena a delineare i contorni della grotta che nel tratto iniziale era costituita da un largo cunicolo che declinava verso il basso, puntellato qua e là da spesse stalattiti e stalagmiti che si univano saldandosi in maestose colonne di calcare.
Il terreno in pendenza era viscido, irregolare e disseminato di detriti, e obbligava i tre ad avanzare con cautela per non scivolare.
Greenstone, che si era sempre mantenuto in testa al gruppo, improvvisamente s’arrestò. «Penso ci sia qualcosa là in fondo!» disse con lo sguardo fisso oltre l’oscurità.
Poggiò la lanterna in terra e imbracciò il fucile che aveva con sé, era un Winchester 1876 acquistato da un armaiolo di Richmond nel suo ultimo viaggio in Nord America di due anni prima. Greenstone era un ottimo tiratore e all’epoca quell’arma era il meglio in circolazione.
Jacques Verdoux, allarmato, si rivolse all’amico: «Cosa avete visto Joseph? Io non ho notato nulla… Dobbiamo preoccuparci?»
«Non lo so, ma sono sicuro che là davanti c’è qualcosa che s’è mosso… e non credo si tratti di un gatto!»
Rimasero tutti e tre in allerta per alcuni minuti, la luce tremolante delle lampade non riusciva a scardinare la cortina di tenebre che, a pochi passi da loro, avvolgeva tutto quanto. Poi Juan notò qualcosa ai suoi piedi, si chinò, ne raccolse una piccola quantità e infine disse: «Sir Joseph guardate, è wano de cueva… murcielagos señor!»
«Ma certo! Dovevo immaginarlo! Caro Jacques siamo capitati in mezzo a una colonia di pip…» lo scozzese non poté finire la frase. In un istante i tre esploratori furono travolti da una miriade di grossi chirotteri svolazzanti. Erano migliaia, e invasero tutta la galleria dirigendosi verso l’uscita. Tutti e tre si dovettero accucciare per evitare l’impatto con quelle creature che sembravano non finire mai. Il battito di migliaia di ali provocò un rumore talmente assordante che rischiò di lacerare timpani che fino a quel momento avevano goduto di un silenzio assoluto.

pipistrelli vampiri in volo nella grotta

Poi, così com’era iniziato, il caos cessò all’improvviso. Il tutto durò appena una sessantina di secondi, ma ai tre parvero trascorsi parecchi minuti e si risollevarono guardandosi intorno con cautela, frastornati e intontiti dal rumore che ronzava ancora nelle orecchie.
Greenstone posò il calcio del suo Winchester a terra e riprese a parlare: «Come avete ormai capito, abbiamo messo in fuga una colonia di pipistrelli! Dal colore delle ali azzarderei… diaemus youngi!»
«Vampiri dunque!» tradusse il francese.

diaemus youngi

«Evidentemente il fumo delle nostre lanterne li ha infastiditi e allarmati… tanto che l’istinto li ha fatti fuggire in massa all’esterno della grotta.» rifletté lo scozzese, «Direi di continuare a camminare in questa direzione ancora per un po’ e vedere cosa c’è oltre, poi torneremo indietro, il petrolio delle lampade dovrà bastarci anche per domani.»

Proseguirono il cammino per una buona mezz’ora senza incontrare grossi ostacoli. Anche se percorsero in tutto poche centinaia di iarde, la grotta s’inoltrava nella montagna probabilmente per chissà quante miglia ancora.
I tre esploratori giunsero in un crocicchio di gallerie secondarie, si delineava un vero e proprio labirinto sotterraneo, fu a quel punto che decisero di tornare indietro.
Per una volta il buonsenso, il freddo e le tenebre ebbero la meglio sullo spirito d’avventura del gruppo.

Quando uscirono dalla caverna era ormai tardo pomeriggio, all’esterno le ombre della sera imminente stavano oscurando la foresta sul versante occidentale della vallata. Il buio in fondo alla gola era ormai tale da obbligare Greenstone e gli altri a tenere le lampade accese, almeno finché non giunsero all’emiciclo in fondo al pozzo nel quale penzolava la fune di Pedro. Lì la luce residua del giorno li aiutò a sistemare gli equipaggiamenti per trascorrere la notte nella gola di Valverde.

il cielo rischiara il fondo del crepaccio

Alla fine di quella prima giornata si ritrovarono esausti e infreddoliti. Juan accese un fuoco con dei rami secchi che Pedro, un centinaio di iarde più su, aveva precedentemente calato con la corda, dopodiché iniziò a scaldare un po’ di zuppa.
Era necessario riprendere le forze e un buon pasto caldo, seguito da una notte di riposo, erano ciò che serviva al gruppo per ricaricarsi e affrontare il giorno successivo che si preannunciava intenso e ricco d’incognite.
Dopo aver cenato i tre si sistemarono alla meglio intorno al falò.
Il giovane indio si mise nella sua posizione abituale: seduto in terra avvolto nel suo poncho, le gambe intrecciate, le braccia conserte e la testa reclinata in avanti. Greenstone era affascinato da quello strano ragazzo, e ogni volta si chiedeva come potesse restare per ore immobile in quella posizione senza svegliarsi poi col collo bloccato.
Il francese, che quella sera pareva fosse invecchiato di dieci anni, cercò di modellare il pagliericcio del proprio giaciglio per poter attenuare gli acciacchi che quella notte da passare sulla nuda pietra gli avrebbe certamente procurato. Poi, trovata la posizione giusta, si addormentò dopo pochi istanti.
Lo scozzese invece, come al solito, rimase per lungo tempo a vegliare prima d’addormentarsi. Quella era la parte della giornata in cui era sua abitudine fare un bilancio delle cose fatte per poi fare un programma delle cose da fare l’indomani.
Assorto nei suoi pensieri, sentiva il paleontologo russare e il suo sguardo cadde accidentalmente su una bottiglietta di vetro che sporgeva dalla bisaccia dell’amico poggiata a due passi da lui. Nella bottiglietta intravide un liquido color verde che l’incuriosì, così la raccolse, la guardò e poi, tolto il tappo, ne odorò il contenuto.

Greenstone fece un lungo sospiro e scosse la testa, rimise a posto il flacone nella borsa del francese e s’accucciò sul fianco.
Altri pensieri si sommarono nella sua mente, prima di abbandonarsi a un sonno pesante e tormentato.

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