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Giorno: 17 Febbraio 2018

Disabilità. Oltre 29 milioni di euro all’Emilia-Romagna per l’abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici privati

Da ufficio stampa regione Emilia-Romagna

In arrivo quasi un sesto del Fondo nazionale (180 milioni), rifinanziato dopo 14 anni di stop. Il riparto deciso a Roma in Conferenza delle Regioni. Nel 2017 dalla Regione 2 milioni di contributi a 633 famiglie per interventi realizzati nelle abitazioni o nelle parti comuni degli stabili di residenza

Bologna – Superano i 29 milioni di euro le risorse destinate all’Emilia-Romagna per l’abbattimento delle barriere architettoniche: quasi un sesto dei finanziamenti assegnati a livello nazionale, che complessivamente ammontano a 180 milioni.

Il riparto, deciso nei giorni scorsi a Roma in Conferenza unificata, vale per quattro anni (2017-2020) e permetterà di finanziare le domande di contributo che, nell’ambito delle graduatorie comunali, risultavano inevase a marzo 2017: in Emilia-Romagna sono 8.664. Si tratta di interventi finalizzati ad abbattere tutti quegli ostacoli domestici presenti in appartamenti o spazi comuni dei palazzi – come una scala, un gradino, una rampa ripida, oppure corridoi e servizi troppo stretti – che limitano o impediscono l’autonomia dei disabili.

Lo schema di decreto approvato per la ripartizione dei contributi prevede la suddivisione delle risorsetra tutte le Regioni che hanno presentato il fabbisogno inevaso, in base alla legge 13/1989: quella che istituì il Fondo speciale per l’eliminazione e il superamento delle barriere architettoniche negli edifici privati, rifinanziata oggi dopo 14 anni di stop. E proprio per supplire alla mancanza di contributi statali, l’Emilia-Romagna nel 2014 creò un proprio fondo regionale, assegnando a Comuni e loro Unioni 6 milioni di euro in tre anni (dal 2015 al 2017), per finanziare questo tipo di interventi.

Dopo la firma del decreto, che sarà pubblicato sul sito del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti ed entrerà in vigore quindici giorni dopo, le risorse destinate all’Emilia-Romagna saranno ripartite tra i Comuni del territorio, che potranno far scorrere le graduatorie a partire dalle situazioni di maggiore gravità.

Gli interventi finanziati con l’ultimo bando regionale
Nel 2017 la Regione, sulla base di uno specifico bando, ha finanziato con 2 milioni di euro le opere per l’abbattimento delle barriere architettoniche domestiche, quindi in abitazioni o nelle parti comuni degli edifici di residenza. Sono 633 le famiglie che hanno ricevuto i contributi per la realizzazione degli interventi: 491 hanno riguardato persone totalmente invalide e 142 quelle con un’invalidità parziale. /Ti.Ga.

Saggio di pianoforte lunedì 19 febbraio alla Boiardo

Da organizzatori

Saggio di pianoforte lunedì 19 febbraio alla Boiardo. Alle 16.45, nella sede di via Benvenuto Tisi da Garofalo, Tommaso Rossi, Matilde Mecca, Sara Zagaria, Virginia Angeletti, Paolo Zangara, Alice Riccitelli, Rebecca Colby, Matilde Negri, Teresa Nava, Francesco Villani, Clizia Toscano e ELia Giannella suoneranno composizioni didattiche di autori tra cui Norton, Burgmueller, Clementi, Trombone, Vinciguerra, Kabalevsky, Galuppi, Longo e colonne sonore di Ludovico Einaudi.

Sulla Ferrara infelice e disperata de L’Espresso

Del reportage su Ferrara di Fabrizio Gatti, che ha destato scalpore e provocato la conseguente replica del sindaco, devo dire che ho trovato molto proficuo lo sforzo di raccontare ‘l’altra Ferrara’, cioé la parte più povera e a volte invisibile della città. Si tratta però di prenderne il buono – la prospettiva, alcuni dati – e lasciar perdere la retorica della disperazione e dell’infelicità. Questo a mio avviso sarebbe utile alla città per comprendersi.

Il giornalista ha infatti usato statistiche socio-economiche quali i dati sull’occupazione, la povertà, gli indici demografici, alcune cifre sull’assistenza sociale. Ha inoltre ricordato la presenza della mafia nigeriana, dello spaccio di droga e, in alcune aree della città come il Gad, la perdita del controllo del territorio da parte delle istituzioni. E per fortuna, bontà sua, ha dimenticato il tasto dolente dell’inquinamento.
La ricostruzione, dicevo, va salvata per farne un dibattito serio e anche per non lasciare l’argomento a una facile ironia o peggio relegarlo a monopolio e strumento di propaganda delle odierne e odiose destre xenofobe. I punti sollevati da Gatti esistono, sono urgenti e meritano attenzione.
La risposta del Sindaco invece, soffermandosi sulla crescita del turismo, le nuove fermate dei veloci (e costosi) treni di Italo e Trenitalia, le nuove infrastrutture ecc., ha finito per ricordarmi un famoso film con Gene Wilder intitolato ‘Non guardarmi: non ti sento’. Insomma la sua mi è parsa una difesa d’ufficio dell’amministrazione piccata e tuttavia fuori fuoco poiché i treni veloci o le infrastrutture, le mostre, le piste ciclabili parlano di una Ferrara ampiamente visibile e pubblicizzata che poco ha a che fare con la parte povera e multietnica della città. Non credo fosse in discussione questo.
Come difesa d’ufficio, peraltro, sarebbe bastato incrociare qualche statistica nazionale per confutare i dati utilizzati da Gatti sull’impoverimento, sulla demografia, sull’immigrazione, e sottolineare come queste cifre riguardino dinamiche nazionali e internazionali contro cui nessuna amministrazione comunale ha colpe né può vantare soluzioni. Non è a Ferrara, ma in Italia che ci sono pochi nati. Non è a Ferrara, ma in Italia che la povertà relativa ha raddoppiato le sue percentuali. Non è a Ferrara, ma in Europa e nel mondo che le migrazioni stanno cambiando la realtà di interi continenti. È quindi Ferrara il simbolo di un periodo europeo e non il contrario. Anzi la retorica della disperazione, se paragonata alla realtà e ai numeri di altre aree del Paese, o del Mezzogiorno, dove risiedono la maggior parte delle famiglie povere italiane, risulta del tutto inappropriata.
Su questo però, ripeto, sarebbe utile a tutti discutere, spiegarsi, argomentare.

Tornando al reportage, ebbene i parametri valutativi usati dal giornalista non mettono in discussione di certo la ‘felicità di Ferrara’, bensì il suo benessere. È il binomio ‘benessere-felicità’ o quello ‘povertà relativa-disperazione’ ciò che contesto al giornalista, o meglio ai titoli sensazionalisti dell’articolo.
Allora è il caso di aggiungere altre prospettive al racconto della città e dire magari che, a dispetto di tante altre città padane, Ferrara non è infelice né disperata prima di tutto perché è ancora un luogo. È uno spazio vissuto che genera senso e relazioni umane, memoria, conoscenza e condivisione. Sono le relazioni simmetriche, la capacità di muoversi liberamente e partecipare, è la capacità di vivere la propria sfera privata per poi condividerla in una sfera pubblica che fanno di una città un luogo vivo (costo di un affitto o di una casa, mobilità, gratuità di eventi e servizi, ecc.).

Dunque, Ferrara è ancora un luogo e lo è proprio perché non è particolarmente ricca né industrializzata e non è ancora soffocata né snaturata dal turismo di massa o dalla diseguaglianza. Questi fattori, insieme agli impulsi positivi legati alla sua antica università, le hanno consentito di conservare il suo corpo, la sua forma, e di attirare costantemente nella sua orbita.
Certo, stiamo parlando di un’Italia tremendamente invecchiata e la felicità di Ferrara, va detto, non è eterna né scontata. Essa dipenderà dalle sue capacità residue di generare radicamento nei nuovi ferraresi (le statistiche demografiche restano inesorabili), di generare uguaglianza e di difendersi dal consumo del suolo, dalle speculazioni edilizie, dal proliferare di centri commerciali, dall’inquinamento, che pure ne hanno minacciato e continuano a minacciarne l’essenza.

Ebbene, vale la pena ricordare che una città che genera radicamento è l’antidoto migliore a qualsiasi tipo di fondamentalismo o fanatismo e le città della desolazione italiane sono proprio quelle industriali e postindustriali che vantano pil, cifre e dati più virtuosi. È lì che crescono i focolai d’odio, di rabbia e rancore dovuti allo sradicamento e alla fine delle comunità, ed è lì che nascono e attecchiscono le leghe e i Salvini.
In questa vicenda è chiaro che spetterà un ruolo importante alla nostra classe dirigente, la quale nel complesso, se confrontata al resto d’Italia, viene da diversi mandati positivi, e tuttavia dovrà nell’immediato futuro favorire la maggiore compartecipazione possibile tra la città dei poveri e quella dei ricchi, tra i nuovi e i vecchi ferraresi.
Insomma, Ferrara è anche l’altra città di cui il giornalista Gatti parla, e agire su di essa è un’occasione, forse l’unica, di rigenerazione, per creare nuovi, inediti equilibri.
Il fatto è che, purtroppo, – come la peste di Camus o la cecità di Saramago, – l’odio, la paura, l’isolamento degli italiani, lo stallo politico nazionale, la mancanza di idee e visioni precise del Paese, si propagano su e giù per lo stivale al pari di un morbo inarrestabile, rendendoci disperatamente inermi, soli, a volte miopi.

Dossieraggio: forma di delazione o ricerca di trasparenza?

Un tempo era ‘delazione’, ‘spionaggio’, ‘denuncia anonima’, ‘calunnia’, ‘indagine segreta’. Oggi è diventato ‘dossieraggio’. Un termine semanticamente più soft nel tentativo di apparire politicamente corretti, anche se proprio di politica si tratta e sulla correttezza in politica non mettiamo la mano sul fuoco. E se accanto alle parole delatore e spia abbiamo introdotto il termine di nuovo conio ‘whistleblower’ (colui che soffia nel fischietto), non dimostriamo altro che l’antica prassi continua, anche se quest’ultimo dovrebbe essere un delatore a fin di bene, difensore degli apparati burocratici contro vessazioni psicologiche, illeciti e corruzione, una figura addirittura istituzionalizzata con tanto di legge recentissima.

Una storia lunga, quella dell’accusa anonima, perché la pratica della delazione associata inevitabilmente all’omertà e alla vigliaccheria è antica come l’uomo. Ricerca di giustizia o del consenso screditando l’avversario? C’è sempre una grande ambiguità, spesso una mistificazione, in questi comportamenti che tendono sempre al raggiungimento del potere in forme e modi così sottili e subdoli da spostare frequentemente il confine tra la correttezza etica e l’immoralità. Nonostante i mascheramenti o i tentativi di far apparire legittimo e nobile ciò che è deprecabile, la delazione rimane comunque un segno di stupidità morale, una lacuna interiore, indifferenza profonda verso l’umanità, un dito puntato impietosamente verso ciò che non si vuol capire, un liquidare sbrigativamente chi ci ostacola nei nostri propositi o ambizioni, annullando in tutto questo le relazioni umane.
“Una lince che gira sempre, con occhi che trapassano le muraglie ed esplorano gli abissi”, scrisse Giulio di Saint Felix in ‘L’ultima cena di Nerone’ (1837) e mai definizione più calzante fu scritta. Nella Roma antica, Tacito si scaglia contro i delatores e parla di un’arma politica a contenuto ricattatorio, molto diffusa nel Senato dove i senatori appaiono disposti a tutto per salvare la carriera. Nel periodo d’oro dell’Impero, vennero creati dei veri e propri apparati di intelligence affidati ai pretoriani e con l’Imperatore Tiberio la delazione raggiunse l’apice della sua nefasta efficienza. Egli fece uccidere stuoli di presunti traditori, ne fece arrestare i figli e stuprare le figlie, sulla base di confidenze prezzolate. Contro questo perverso costume tuonarono invece Costantino e Teodosio che proibirono severamente questa pratica, pena la riduzione in schiavitù o addirittura la pena capitale se il colpevole fosse alla terza delazione.

Le tristi pagine del Medioevo sono note a tutti e il delatore assunse in quest’epoca il ruolo del buon cattolico, ligio e premuroso nell’accusare sospettati di eresia, stregoneria e altro. Il sistema inquisitorio dei famigerati tribunali dell’Inquisizione era basato sulla delazione, il sospetto, il carcere preventivo, l’interrogatorio con tortura e il segreto processuale. Repressione e intolleranza segnano per sempre quelle pagine di Storia di oscurantismo, ignoranza e superstizione. Le comunità ebraiche furono particolarmente colpite dalla furia dell’Inquisizione e le popolazioni erano invitate a prestare attenzione a ogni segnale che potesse rivelare la pratica della religione ebraica: accensione di lampade o candele nuove il venerdì sera, cambio di biancheria e pulizie il sabato, astensione da certi cibi, digiuni in giorni diversi dal cristianesimo, mangiare il sabato cibo cucinato il giorno prima, uccisione di polli con il taglio della gola, dare ai bambini nomi dell’Antico Testamento. Nella Spagna del 1488, oltre 700 roghi nella sola Siviglia, cui vanno aggiunti ergastoli, disseppellimenti, roghi in effige, attraverso l’invito pressante e massiccio alla delazione. Della Repubblica di Venezia, famoso rimane il mascherone in bassorilievo sul Palazzo Ducale che raccoglieva al suo interno le delazioni che rivelassero chi occultava proventi da cariche e privilegi, la propria redditività ai fini fiscali.
Nell’Ottocento, sotto il dominio degli Austriaci in Italia, si istituzionalizzarono due forme di delazione: quella pubblica in cui il denunciante si esponeva di persona e quella segreta da parte dei vigilatori pubblici, tutelati nella loro veste di servizio. La delazione veniva vista come prevenzione al crimine, mentre quella riguardante gli aspetti etico-morali riguardanti la vita privata del cittadino non veniva vista di buon occhio. Per non parlare poi del ruolo e degli effetti della delazione in tempi più recenti, nelle grandi dittature del Novecento. Nella Russia staliniana la delazione caratterizzava la massima prova di patriottismo, la prova decisiva dell’attaccamento all’ideale comunista. Emblematico il caso del giovanissimo Pavel Morozov che denunciò il padre con l’accusa di nemico del partito e di aver protetto alcuni kulaki, i contadini che si erano opposti alla collettivizzazione finendo poi nei campi di lavoro del Gulag. Il ragazzo morì a bastonate, colpito dai parenti del padre e questa morte venne celebrata e esaltata dal regime elevandolo ad eroe. A questo fatto seguirono, tragico effetto domino, molte altre denunce. Lo scrittore Michail Bulgakov nei suoi ‘Racconti’ (1925) confiscati all’epoca dalla censura, ricorda il periodo di tenebre dominato dalla propaganda e dalla delazione e nel suo pessimismo la lancinante consapevolezza dell’impossibilità di creare un mondo nuovo su queste premesse. Durante il Nazismo e il Fascismo la delazione gioca un ruolo fondamentale nell’individuazione e persecuzione degli Ebrei. Il delatore poteva essere chiunque: il vicino di casa, il portiere, i familiari, il negoziante. Potevano essere anche quei falsi amici che per soldi estorcevano informazioni utili al regime o assoldati dal regime stesso. Delazione, il cancro dei totalitarismi. Molti delatori furono processati, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, come collaborazionisti. Esiste una blacklist dei delatori presso la Comunità Ebraica di Roma, che rimane a disposizione di studiosi e ricercatori, ricordando per sempre il sangue versato, l’immane sofferenza causata e il dolore delle generazioni a seguire che non potranno dimenticare. ‘La delazione’ di Roberto Cazzola (2009) è un romanzo incentrato sull’effetto e le conseguenze della delazione e sul senso della memoria. Ambientato nella Torino del 1944, racconta la storia d’amore tra l’interprete ebrea Selma Lavàn e l’ingengere Alfredo Dervilles, interrotta drammaticamente e improvvisamente da una denuncia che la individua come ebrea, intrappola e condanna Selma. La giovane viene strappata alla sua vita e condotta al campo di concentramento di Bergen Belsen in seguito alla delazione di una ambiziosa e sradicata diciassettenne vicina di casa. La domanda che percorre e aleggia nel romanzo è: perché Luigia Zonga ha denunciato Selma?
Perché? La strada della delazione è cosparsa di viltà, fragilità, bisogno di denaro, falsi ‘who is who’, ambizione, pretese politiche, mancanza di scrupoli, cinismo, falsi ideali e stupido zelo. Qualche rigurgito è rimasto anche oggi. La parola ‘dossieraggio’, accompagnata dall’esortazione da parte di qualche forza politica alla raccolta di informazioni su qualunque aspetto di vita pubblica e privata per bruciare l’avversario politico e rendere apparentemente il terreno più facile, non regge più. Non è questo il modo per chiedere pulizia, onestà e sani diritti per una buona governabilità, perché se così non fosse, pagine di roghi, processi e giustizia sommaria, menzogne e tradimenti non sarebbero serviti ad arrivare alla vera civiltà. Per dirla con lo scrittore Georges Bernanos: “ Il regime dei sospetti è anche il regime della delazione”. E questo non ci piace.

MEMORABILE
Le tradizioni americane e l’anarchismo

Questo studio di  Voltairine De Cleyre (1866-1912) fu pubblicato in diversi numeri di ‘Mother Hearth‘ di New York e, nella presente traduzione di Maria Rovetti Cavalieri, nella ‘Cronaca Sovversiva‘ e in ‘Sciarpa Nera‘. Divenne diffusissimo tra gli anarchici e tra i lavoratori italiani in America, date le cognizioni che contiene e la propaganda che l’autrice seppe dedurne. E ora, grazie a Tiemme Edizioni Digitali (www.tiemme.onweb.it), è di nuovo disponibile in un ebook particolarmente curato e disponibile nelle librerie del web. E la prossima settimana parleremo ancora di anarchia, con una raccolta poetico/anarchica di Virgilia D’Andrea.

BORDO PAGINA
Intervista a Sandro Battisti, autore di ‘Sensorium’

E’ uscito ‘Sensorium’ (edizioni Delos Digital, con splendide illustrazioni di Ksenja Laginja) di Sandro Battisti, fondatore della New Wave science fiction italiana cosiddetta Connettivista, già Premio Urania, da anni protagonista di una parola del/dal futuro tra le più radicali e sperimentali della fantascienza come scienza (per dirla con R. Giovannoli). Come in altre rotte già esplorate con i colleghi connettivisti, certo cosiddetto Sesso Quantico è ora suo focus privilegiato di questo romanzo potente e persuasivo e colmo di sublime desiderio elettronico e siderale.

Sensorium, già il titolo evoca una specie di intrigante LoveMachine dal futuro: un approfondimento su questo concetto?
È un’idea che ha subìto una gestazione pluriennale, prima di arrivare a questa forma attuale. Voglio dire, non è che all’inizio pensassi subito al concetto del “sesso quantico”, subivo più che altro le influenze dei party gothic in cui bellissime ragazze darkettone danzavano molto eroticamente al buio elettrico, in compagnia delle ombre elettrocculte; poi, il tempo passa e le suggestioni crescono, e aggiungere alla pietanza erotica le impressioni SF, poi le vibrazioni quantiche e infine la pura pornografia, molto spinta per la verità perché posta oltre la pornografia del BDSM, ha delineato il grembo in cui l’idea del sesso quantico è finalmente sbocciata, dopo almeno vent’anni di gestazione.
Chiarita quindi la genesi, posso solo aggiungere che dopo l’antologia Hai trovato orgasmi nel collettore quantico, edita da Kipple con me e Lukha B. Kremo alla curatela, in cui hanno trovato posto scrittori e scrittrici in egual misura, ho avuto la necessità di confrontarmi da solo col tema, io padre che dialoga col figlio. Ed è stato davvero il flusso che pensavo di esperire da molto tempo quello che mi ha conquistato, un nero BDSM di natura occulta che prende l’anima, un animale selvaggio che fa emergere l’oscuro e che contamina, spinge alla dominazione per una sottomissione da cui trarre piacere dell’anima, ma anche fisico: questo perché non riesco a non pensare al BDSM come a una disciplina occulta, a una sorta di evocazione in cui fluiscono sensi incarnati dalle dominazioni del disincarnato. Tutto ciò è annegato in un flusso quantico di realtà, e come potrebbe essere a quel punto una relazione sessuale vissuta su molteplici piani dimensionali, che collassano nel reale uno alla volta, in determinati istanti di Schrödinger? Questa è la domanda finale che ha dato vita a Sensorium.
In ultimo, il titolo della raccolta è nato dalla song omonima dei Fields of the Nephilim, un compendio goth di occultismo e alchimia che evoca i sensi, carnali e non, in perfetta crasi delle immagini che mi hanno animato durante la scrittura dei racconti poi splendidamente illustrati, devo dire, dalle tavole iconografiche di Ksenja Laginja, sublime interprete delle mie visioni e che ha usato una sua personale chiave di lettura, molto eterea e, al contempo, estremamente incarnata.

Sesso e Fantascienza, o meglio erotismo, binomio ancora sottomenu nella letteratura futuribile; qualche memo storico internazionale e italiano dell’argomento?
Devo ammettere che non ne so molto. Come l’editore Silvio Sosio sottolineava nel post di presentazione dell’opera, altri autori nei decenni scorsi hanno affrontato il tema. A cominciare da Philip Jose Farmer, ma anche Robert A. Heinlein e Brian W. Aldiss, in compagnia di John Norman e K. W. Jeter, come ha fatto notare Mario Gazzola su PostHuman.it, cui rimando per gli approfondimenti del caso. Ultimo ma non ultimo, caro Roberto, il tuo Moana Lisa cyberpunk, che sicuramente ha avuto un senso scatenante per il mio embrionale sesso quantico.

Scrittori di Science Fiction, prossimi alla vostra news connettivista, già da tempo parlano di sesso quantico: perché questo è un argomento così hot per voi?
Perché è una forma di sperimentazione molto acuta, profonda, intensa come poche altre e quindi, data la natura intrinsecamente sperimentale del collettivo, perché non provare? Ovvio, non tutti all’interno del Movimento sono affascinati da tali tematiche e come è sempre accaduto, ognuno la vede a modo suo: per esempio, non tutti v’intravedono il nero a contatto e lovecraftiano che vi ravviso io, e non tutti sono interessati a parlarne: forse non piace loro nemmeno speculare idealmente sulla materia erotica, ma la focalizzazione sperimentale del collettivo non viene minimamente intaccata da ciò. Nemmeno a dirlo, poi, nessuno è proprietario di quest’idea, sarebbe perciò bello farla fiorire anche fuori dai connettivi.

Forse in futuro, con la VR o la OloR, i maschi del futuro “copuleranno” con Marilyn Monroe o Demy Moore in carne e ossa, cloni femminili o virtuali, biotattili: Homo Ludens del futuro o alienazione sessuale?
O forse le donne vedranno e adoreranno in sessioni quantiche i loro idoli sessuali? Ci tengo a tenere l’altra metà del cielo, o meglio un altro dei tanti spicchi del cielo, alla pari con la parte maschile. Dignità per tutti, sarebbe stupido anche per un argomento simile non considerare egualitaria una categoria di attori, ed è alla fine il motivo principale per cui in Orgasmi nel collettore quantico abbiamo desiderato una parità di forze in campo e di visioni dissonanti, quindi non solo testosteroniche. Detto ciò, la componente quantistica potrebbe togliere molto senso umano alla tua domanda, e perciò al nostro futuro; è un po’ un orizzonte degli eventi quello che stiamo trattando con il sesso quantico, così come lo è con gran parte delle tematiche connettiviste: ci stiamo provando in tutti i modi a delineare quello che ci attende, soprattutto a preparare scenari sociali e postumani, disincarnati e pure mistici.

Le connessioni tra l’estremizzazione della sessualità – e quindi della corporeità umana – e le implicazioni di un’inumanità cui spesso aneli: apparente contraddizione oppure un compenetrarsi complementare dei due stati contrapposti?
È una domanda che mi faccio spesso, è come se due nature apparentemente inconciliabili siano compresse in me; la visione che però mi donano, devo dire, è impareggiabile e vasta, ho possibilità di spaziare là dove è difficile e improbabile arrivare in condizioni normali. Credo che l’architrave di tutto il mio ragionamento in apparenza contraddittorio sia da ricercare nella inconsistenza del Tempo e dello Spazio, sono intimamente convinto che sia l’Energia l’unica forma incontrovertibile di quest’universo, e quindi lasciarla fluire attraverso le incarnazioni non fa altro che rafforzarla, la rende evidente nell’apparente esaltazione dell’illusione fisica. Un po’ come provare un gelo orribile sotto il sole estivo, in un campo assolato e desolato, nell’esaltazione dell’occulto, se mi è permesso il paragone empatico…
È un filo molto esile il mio, lo capisco, ma se riesci a visualizzarlo interiormente, esso potrà portarti oltre le barriere, ti renderà libero e al contempo sensibile al richiamo psichico dell’energia, a qualunque forma o estetica appartenga.

Info
http://www.fantascienza.com/23274/sensorium-il-sesso-al-tempo-del-connettivismo
https://it.wikipedia.org/wiki/Sandro_Battisti