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Giorno: 21 Maggio 2018

Ottava Maratona della Musica

Da Ufficio Stampa istituto comprensivo Alda Costa

Ottava edizione, martedì 22 e mercoledì 23 maggio, della Maratona della Musica con cui l’istituto comprensivo Alda Costa mette ogni anno in vetrina il meglio delle sue iniziative musicali. La giornata sarà articolata in più momenti distinti, proseguendo una settimana ricchissima di attività, collegata tra gli altri alla Settimana Nazionale della Musica a Scuola.

Le classi delle scuole primarie Costa, Guarini e Manzoni, preparate dalle docenti di Musica Anna Maria Laudicina e Silvia Francalanci con le rispettive insegnanti di classe, si avvicenderanno dalle 9 alle 16 alla Sala della Musica di via Boccaleone 19, eseguendo e drammatizzando brani vocali e strumentali dal repertorio didattico per l’infanzia, tra cui le due favole musicali di Roberto Piumini e Andrea Basevi “Il ragazzo col violino” e “Il capelli del diavolo”, con l’accompagnamento di insegnanti e allievi dell’Indirizzo Musicale Boiardo.

La maratona si concluderà mercoledì 23 – sempre in Sala della Musica alle ore 16 – con un saggio di musica d’assieme della neocostitutita “Boiardo Orchestra Insieme”. Coordinato dalle insegnanti di musica Speranza Cataldo e di flauto traverso Valeria Astolfi – è solo uno degli otto moduli che l’Istituto Comprensivo “A. Costa” sta realizzando grazie a risorse finanziarie comunitarie europee, nell’ambito del Piano Operativo Nazionale PON 2014-2020, con il progetto “Apprendere e vivere insieme a scuola”.

Il lavoro logora chi non ce l’ha

C’è uno spettro che si aggira per l’Italia: è lo spettro dei colloqui di lavoro pacco.
Insomma, si aggira da un po’ ma ultimamente ho iniziato a essere richiamato solo per quelli – proprio come mi capitava 10 anni fa – e devo dire che mi sono un po’ rotto.
Non solo mi sono un po’ rotto, peggio: ho sviluppato una vera e propria dipendenza per quella merda.
La questione è semplice, sarà capitato a tutti.
Questi ti richiamano e tu non sai neanche chi sono perché mandi curriculum in giro tutto il tempo e non ti ricordi neanche a chi, loro ti assicurano una prova pagata, stanno sul vago sulle eventuali mansioni e tu educatamente assicuri la tua presenza puntuale il giorno del colloquio.
Bene, io ultimamente ho preso questa bella abitudine: mi presento, ascolto educatamente e quando capisco che il pacco è dietro l’angolo faccio il diavolo A4.
L’ultimo a cui sono stato è durato pochissimo.
Ho visto il modulo – sempre il solito, neanche si sforzano di camuffarsi – e ho iniziato a scarabocchiarci delle cose sopra.
Poi, dopo un minuto o due, quando è uscito il capoccia, ho sbadigliato, ho preso su i miei stracci, mi sono alzato e con passo spedito – dopo aver urlato a tutti delle maialate assortite a caso – ho preso la maniglia della porta, l’ho usata come va usata e ho sbattuto la porta.
Poi dopo aver sputato un po’ in giro per tutto l’edificio ho aperto l’ultima porta, l’ho sbattuta e me ne sono andato scavalcando il cancello.
Ormai lo prendo come uno sport, una specie di percorso misto, tipo quelle robe, triathlon, decathlon, metaclone o come si chiamano.
Adesso sono qui che non vedo l’ora che mi chiamino per un’altra di queste favolose esperienze.
Chissà cos’altro si inventeranno, chissà cos’altro mi inventerò.
Una cosa però è certa: niente arriverà mai a quella volta che mi proposero l’ennesimo porta a porta a cottimo e io, nel bel mezzo del test psicologico andai via così, dal nulla simulando un’importante telefonata.
Vedo ancora le loro facce allibite mentre cercano di capire dove me ne sto andando, sono anche riusciti a impietosirmi un po’.
Però non me n’è fregato proprio niente.
Quel giorno me ne sono andato a fare un giro e mi sono anche comprato una bellissima piantina di basilico.
Ma vabbè, basta divagare.
Via col pezzo della settimana.

Found a Job (Talking Heads, 1977)

La rivincita del pessimista

di Federica Mammina

“Sei troppo pessimista”. Questa è una delle frasi che mi sono sentita ripetere più spesso nella mia vita. E in effetti un fondamento di verità c’è perché sono una di quelle persone che di fronte alle sfide, alle situazioni nuove e agli obiettivi pensa che la percentuale maggiore di probabilità vada a braccetto con il fallimento. Insomma, riconosco in me una certa tendenza al pessimismo leopardiano. Non per niente è il mio poeta preferito.
Bisogna riconoscere prima di tutto che il pessimismo e l’ottimismo sono atteggiamenti innati, attitudini che fanno parte del corredo di cui siamo dotati alla nascita, che dobbiamo imparare a gestire prima che gestiscano noi. Ciò che mi ha sempre colpito però è la condanna senza riserve che accompagna l’individuare un atteggiamento pessimista in qualcuno e di contro la bonaria indulgenza nel riconoscere un atteggiamento ottimista. Ma abbandonare l’abituale schema che ci porta ad attribuire necessariamente una valenza negativa al pessimismo e positiva all’ottimismo solo sulla base del segno positivo o negativo che precede i pensieri, potrebbe farci accettare anche l’ipotesi che un sano pessimismo produca realismo e che uno squilibrato ottimismo generi immobilismo.

“Il pessimismo è pericoloso solo se induce alla resa; ma altrimenti il male lo fa l’ottimismo e il tranquillismo che inducono a non far niente”
Giovanni Sartori

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…

Naturalità innocente e moralità indecente

di Federica Mammina

Non molti giorni fa ho sottoscritto una petizione in favore dell’allattamento in pubblico, solo l’ultima di una lunga serie. Il fatto scatenante, anche questo l’ultimo di una lunga serie, è stato l’invito ad allontanarsi rivolto da una guardia giurata ad una donna che si è trovata nella necessità di allattare il proprio bambino all’interno dell’Università degli Studi di Parma. La motivazione: non urtare la sensibilità degli studenti. Al di là del singolo episodio che per fortuna si è concluso con le scuse dell’Università ai genitori del piccolo che tanto scalpore ha creato con la sua strampalata richiesta di latte, vale la pena forse fare una riflessione più generale.
È sempre più necessario rendersi conto di come si assista ad un capovolgimento nell’attribuzione di significato, nella valutazione degli eventi e ancor più di quelli costitutivi della vita dell’uomo: un mutamento radicale tra ciò che è naturale in quando insito nella natura umana, e necessario per la sua sopravvivenza, e ciò che naturale non è. Bisogna ormai per forza accettare le più svariate situazioni innaturali per essere al passo con i tempi, ma si rinnegano gesti connaturali all’uomo.
E ciò perché si confonde ciò che è naturale con ciò che è normale, laddove i due termini però non coincidono e non possono pertanto essere intercambiabili.
Ebbene non è vedere un seno che nutre un neonato ciò che urta la mia sensibilità, ma che agli occhi di qualcuno sia celata l’innocente naturalezza del gesto.

La proposta: campagna “Italia ripensaci” per la messa al bando delle armi nucleari

Le Nazioni Unite stanno compiendo passi importanti verso la messa al bando delle armi nucleari. Il 27 ottobre è stata assunta una prima risoluzione in tal senso, testo che l’Italia non ha contribuito a redigere e che per il momento non ha sottoscritto, ma non è troppo tardi per farlo.
Nasce per questo una campagna promossa da diverse associazioni, tra cui il Movimento Nonviolento che è parte di Rete Disarmo, per dire appunto “Italia ripensaci”.
La campagna è semplicissima. Si tratta di raccogliere cartoline, per ognuna il nome e la città di una persona che condivide la messa al bando delle armi. Tutte insieme verranno consegnate a Roma… capiremo a chi (bah).
Siccome è previsto di scrivere nome e città ma NON la firma, e siccome tra pochi giorni la raccolta si conclude, ho pensato di evitare la distribuzione di cartoline, poi diventa difficile riaverle indietro. Nella sede del Movimento Nonviolento ne abbiamo. Se avete piacere che ne intesti una con il vostro nome e città, me lo dite e io lo faccio. Idem se volete segnalarmi i nomi di amici, parenti, mariti o mogli della stessa idea. Assicuro di attenermi fedelmente alle vostre indicazioni e che nessuno di noi sta portando avanti la campagna sfogliando l’elenco del telefono.
Maggiori informazioni su “Italia ripensaci” le trovate qui: https://www.senzatomica.it/notizie/italia-ripensaci/

Lunedì 21 maggio: presentazione del libro “Morire di Pace. L’eccidio di Kindu nell’Italia del “miracolo””

Da Ufficio Stampa Istituto di Storia Contemporanea

Lunedì 21 maggio alle ore 18.00 alla libreria IBS Libraccio avrà luogo la presentazione del libro Morire di Pace. L’eccidio di Kindu nell’Italia del “miracolo”. L’autore Amoreno Martellini ne parlerà in dialogo con Andrea Baravelli e Daniele Lugli.
La vicenda ora quasi dimenticata, sul finire del 1961 colpì molto, e con diverse reazioni, l’opinione pubblica del nostro Paese. Tredici aviatori italiani, in missione di pace in Congo – decisa dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – vennero trucidati. L’attenta analisi dell’autore ricostruisce fatti, opinioni, conseguenze in quel particolare contesto. Induce anche a riflettere sul più generale tema, attualissimo, di interventi militari, giustificati dal diritto/dovere di ingerenza umanitaria, Amoreno Martellini e Andrea Baravelli, docenti di Storia contemporanea rispettivamente all’Università di Urbino e di Ferrara, hanno nei mesi scorsi tenuto relazioni molto apprezzate nel Corso di formazione “Tutta la nonviolenza di un secolo. Storie anche ferraresi”, curato da Daniele Lugli, promosso dall’Istituto di Storia contemporanea di Ferrara.

Incontri dedicati alla fotografia

Da Associazione di Promozione Sociale Feedback

Per la prima volta l’associazione Feedback organizza una serie di talk dedicati al mondo della fotografia. Fotografi professionisti, critici ed esperti saranno nostri ospiti per raccontarci le loro esperienze, per parlare del ruolo della fotografia nella loro professione, e per mostrare i propri lavori più significativi. Sono in calendario otto serate con cadenza mensile; gli incontri si svolgeranno presso la Videoteca Vigor del Comune di Ferrara, in via Gaetano Previati 18, a partire dalle ore 20.45. La partecipazione è gratuita per tutti i soci Feedback.

L’ottavo e ultimo incontro della serie si terrà mercoledì 23 maggio, e sarà nostro ospite il fotografo Loris Savino, con il talk “La fotografia documentaria: fra soggettività e dovere di cronaca”.
Mercoledì 23 maggio 2018 Loris Savino – “La fotografia documentaria: fra soggettività e dovere di cronaca“

Durante l’incontro Loris Savino, fotografo documentarista, cercherà d’investigare la relazione tra la veridicità del documento e l’interpretazione del fotografo, stimolando una riflessione su come trovare un equilibrio tra forma e contenuto mantenendo un’etica professionale e variando i tipi di linguaggio per poter arrivare al pubblico contemporaneo. Il talk non ha la pretesa di dare risposte all’annoso dilemma del fotogiornalista, costantemente diviso fra realtà e visione artistica, ma intende fornire stimoli di riflessione invitando i partecipanti ad interrogarsi sulla tensione contraddittoria che caratterizza la fotografia documentaristica, specialmente ai giorni nostri in cui il mondo brulica di immagini di cronaca, magari scattate in tempo reale, e in cui il ruolo di testimone classico del fotoreporter viene meno, lasciando aperti altri spazi di interazione.

Chi è Loris Savino
Già a 16 anni Loris lavora al fianco del padre muovendo i suoi primi passi nel mondo dell’editoria e della fotografia di moda. Dopo essersi diplomato alla Scuola d’Arte, ha lavorato per diversi anni con varie agenzie di comunicazione per progetti di fotografia online e sperimentazione video. Nel 1998 torna a lavorare come assistente nel mondo della fotografia fashion e nel 2000 entra a far parte dell’agenzia “Grazia Neri” di Milano con un progetto sull’immigrazione in Italia. Successivamente, si è trasferito a Gerusalemme e poi a Istanbul su incarico di testate varie con cui ha collaborato. Nel 2005 è entrato a far parte dell’agenzia “Contrasto” di Milano ed ha realizzato una serie di video e documentari. Sempre nel 2005, grazie al lavoro svolto per una ONG nei bassifondi di Kibera, in Kenya, ha vinto il premio “Baldoni” per la fotografia. Nel 2011 ha seguito le rivolte nel mondo arabo e ha dato vita ad un progetto personale – “Between Lands, in a permanent revolt” – che lo ha visto spostarsi lungo la costa mediterranea – Egitto, Libia, Tunisia e Grecia – che si è concluso con una mostra multimediale composta da suoni, video e immagini, esposta a Istanbul e in Italia. Nel 2013, a Milano, ha fondato il LINKE.lab – realtà che si occupa di formazione, allestimento mostre e stampa fine-art per numerosi fotografi di fama internazionale – e l’anno successivo ha fotografato la secessione della Crimea dall’Ucraina per Le Monde, The New Yorker e Paris Match. Nel 2018 ha realizzato servizi a Tel Aviv per la rivista “Sirene” per poi tornare a documentare i fatti di Gaza. Loris si divide professionalmente fra Milano e Barcellona.
Sito web: https://www.lorissavino.com
Per ulteriori informazioni potete consultare il nostro sito www.feedbackvideo.it, o scrivere all’indirizzo fotografia@feedbackvideo.it

Il Giro d’Italia a Ferrara

da Laboratorio civico Ferrara

Il Comune ha voluto che il Giro d’Italia partisse anche da Ferrara. Tale evento, realizzato per dare maggior visibilità alla città e per portare, come ricaduta sul territorio, più turismo e di conseguenza più guadagno all’indotto che crea servizi a chi visita la città, ha però dei costi. Questa manifestazione ci ha portato ad alcune considerazioni generali: la spesa sostenuta dall’amministrazione è rimasta tuttora sconosciuta e questo aspetto ci turba molto poiché riteniamo che con il denaro pubblico deve esserci piena trasparenza. Rcs Sport non ha voluto comunicare a Business Insider Italia l’importo dei singoli accordi. D’altra parte la ragione è evidente: a differenza della Francia non c’è una tariffa uguale per tutti, ma gli accordi variano, e parecchio, da comune a comune. Meglio non divulgare. Quello che però si sa è che per le partenze i costi si aggirino a varie decine di migliaia di euro, per gli arrivi, molto più interessanti, i costi moltiplicano vertiginosamente. Noi a Ferrara quanto abbiamo speso?
Sponsorizzare la nostra bellissima città con eventi di caratura nazionale lo condividiamo. È giusto valorizzare noi stessi nel meglio possibile. Dobbiamo creare eventi che portino turisti in città che permettano di creare lavoro e ricchezza per gli operatori economici locali. Per questo, pensiamo che negli uffici del Comune si sia fatto il banale conteggio dei costi-benefici, come si fa in tutte le famiglie. Vogliamo credere che “Il Giro” abbia portato dei veri benefici economici ai commercianti locali e soprattutto all’immagine di Ferrara e che questa fosse la finalità primaria della Giunta. Non contestiamo l’evento, ma vorremmo avere risposte dall’amministrazione e sapere quali valutazioni sono state fatte dagli assessori competenti, soprattutto in tema di ritorno al territorio oggi e per il futuro.
Ci duole invece evidenziare che l’organizzazione post evento che il nostro Comune ha messo in piedi, non è stata brillante.
Durante l’evento, il centro era in parte chiuso alla viabilità, tanto che molti furgoni non hanno potuto consegnare le merci, non potendo passare o transitare in alcune vie centrali: gli esercizi commerciali attigui al giro erano difficilmente raggiungibili. Ci domandiamo: un evento di tale portata, organizzata da tempo, é stato organizzato con gli esercenti o per lo meno questi sono stati preavvisati delle limitazioni in modo da potersi organizzare al meglio?
Purtroppo invece, per l’ennesima volta, non si è riusciti a razionalizzare la gestione rifiuti: infatti una volta partito “Il Giro”, verso le 12.00, la città è rimasta invasa da immondizia fino alle 16.30-17.00, con tanto di turisti che fotografavano i monumenti in mezzo alla sporcizia.
Ci avevano detto che si era investito nei cestini intelligenti, cosiddetti “smart”. Evidentemente però, questi non hanno proprio funzionato, come non hanno funzionato, anche in questo caso, le calotte. I turisti e gli organizzatori, non avendo le tessere hanno abbandonato a terra i loro rifiuti, cosa che immaginiamo, si ripeterà ad ogni evento. O lasceremo l’ennesimo onere alla buona volontà dei commercianti di zona?
Facciamocene una ragione: qualcosa è cambiato, ma in peggio. Non viviamo più nella “Ferrara, città delle biciclette”, ma a “Ferrara, città delle biciclette che devono schivare il pattume… a terra.

Laboratorio civico

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