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Giorno: 29 Maggio 2018

Bargi e Golinelli (LN): “Benessere Animale: il PD boccia l’eliminazione del doppio tatuaggio per i suini dop”

“Avevamo chiesto di agire per ridurre la manodopera aziendale e migliorare il benessere animale, seguendo l’indirizzo delle direttive europee. Invece la Regione ha scelto di non decidere e chissà per quanto tempo ancora i suini Dop dovranno subire una doppia marchiatura, inutile, costosa e causa di stress”.

Stefano Bargi consigliere regionale Lega Nord e il deputato Guglielmo Golinelli commentano così la bocciatura della risoluzione presentata in Regione Emilia Romagna dal gruppo Lega con la quale si chiedeva alla Regione di indirizzare le Ausl regionali all’applicazione della normativa europea, 2008/71/CE invitando gli allevatori appartenenti al consorzio di tutela suini Dop ad applicare il solo tatuaggio sulla coscia, garantendo così un procedimento lavorativo più snello alle imprese e minori stress agli animali.

“La bocciatura è stata un modo per non decidere”, spiega Bargi. “La Regione non ha voluto assumersi la responsabilità dell’archiviazione della doppia marchiatura, che nella nostra regione vale per il 90% dei suini essendo praticamente tutti Dop, nonostante le indicazioni europee e i maggiori costi che, per questo, gli allevatori dovranno continuare a sostenere”.

Un controsenso, secondo Bargi che sottolinea: “La direttiva europea è chiara e vede alternativi i due marchi (nella coscia e nell’orecchio) inoltre ad una nostra interrogazione parlamentare il Ministero aveva già risposto facendo capire che sono le Regioni a dover decidere in merito”. Invece “il Pd ha presentato una sua risoluzione, alternativa alla nostra nella quale rimanda la decisione al Ministero, la proposta è stata votata dalla maggioranza e adesso tutto è di nuovo rinviato al mittente, con il rischio di entrare in un loop che finirà per lasciare irrisolta la questione”.

Al centro dell’attenzione della Lega anche il benessere animale. “La timbratura dell’orecchio crea comunque stress ai capi e richiede un maggior utilizzo di manodopera”, spiega Golinelli “mentre proprio nelle scorse settimane, con un orientamento opposto è stato mandato Bruxelles un protocollo in cui l’italia si impegnerebbe a eliminare entro tre anni il taglio della coda dei suini”.

Davanti ad una “sempre maggior richiesta di benessere animale da parte del consumatore e ad una maggior richiesta di benessere animale da parte della Ue”, aggiunge il deputato “è evidente che se possiamo togliere un fattore di stress e manipolazione che comporta costi e tempi di lavoro aggiuntivi sia da attuare nei tempi più celeri senza rimpalli di responsabilità”.

La Direttiva 2008/71/CE relativa alla registrazione dei suini prevede che l’identificazione degli animali sia effettuata nel rispetto delle condizioni di benessere, secondo le seguenti modalità: “esecuzione di un tatuaggio all’orecchio sinistro, a livello del padiglione auricolare in maniera che risulti leggibile. In alternativa il tatuaggio potrà essere effettuato sulla parte esterna delle cosce, secondo le modalità stabilite dal relativo disciplinare per i suini allevati in aziende che aderiscono a consorzi di tutela della denominazione d’origine dei prosciutti”. In base alla normativa, perciò, l’esecuzione del tatuaggio sull’orecchio, una volta che questo sia già stato effettuato sulla coscia, rimane a discrezione dell’allevatore.

Ufficio Stampa Lega Nord Emilia Romagna

Comunicato Regione: Viabilità

La Regione con i Comuni, Bonaccini-Petitti: “Agli Enti locali deve essere riconosciuta la possibilità di utilizzare l’avanzo di bilancio per la manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade”

Assieme ad Anci, la richiesta avanzata a Governo e istituzioni nazionali a favore delle amministrazioni comunali, le Città metropolitane e le Province: “Problema sempre più d’attualità, occorre poter garantire la sicurezza delle arterie stradali”. Per il maltempo dei mesi scorsi, dalla Regione piano straordinario da 31 milioni

Bologna – “Si deve riconoscere agli Enti locali la possibilità di utilizzare l’avanzo di amministrazione per la manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade comunali, sulla base di un’intesa condivisa con Anci”, l’Associazione nazionale dei Comuni italiani.

È quanto chiedono il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini e l’assessora regionale al Bilancio, Emma Petitti, che ha firmato una lettera in tal senso indirizzata alle presidenze del Consiglio dei ministri, di Camera e Senato, ai ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture, e che fa seguito alla richiesta di Anci Emilia-Romagna, coordinamento provinciale Reggio Emilia e all’incontro che si è tenuto in Regione con il sindaco di Noceto, Fabio Fecci, presidente Anci Emilia-Romagna, ed Emanuele Cavallaro, sindaco di Rubiera e coordinatore Anci della Provincia di Reggio-Emilia.

“Concedere alla Regione la gestione degli spazi finanziari- spiega in particolare Petitti- consentirebbe di corrispondere in maniera adeguata alle reali esigenze espresse dai Comuni e dalle Province e Città Metropolitane, valorizzando anche le sinergie possibili derivanti dalle politiche regionali e da quelle delle Autonomie”.
L’ultima legge finanziaria ha previsto spazi finanziari concessi ai Comuni per l’utilizzo dell’avanzo di amministrazione a favore di investimenti relativi prioritariamente a edilizia scolastica, antisismica ed impiantistica sportiva.

Strade, dalla Regione piano straordinario da 31 milioni
Già la Regione Emilia-Romagna, con il Patto di solidarietà territoriale 2018, ha sbloccato a favore di 58 Comuni oltre 31,3 milioni di euro, di cui 13,6 milioni di euro di spazi verticali regionali, a sostegno di 120 interventi di sviluppo, tra cui anche 41 interventi per migliorare la viabilità delle strade messe a dura prova dall’ondata eccezionale di maltempo dei mesi scorsi, che ha provocato disagi da Piacenza a Rimini. La Regione è intervenuta ulteriormente con un piano straordinario da 31 milioni di euro per i lavori di manutenzione e miglioramento per oltre 12mila e 600 chilometri di strade comunali e provinciali dell’Emilia-Romagna.

Nuovi spazi finanziari per i Comuni
Tuttavia, servirebbe di più per la completa manutenzione delle strade, considerato che in Emilia-Romagna ci sono 37.526 chilometri di strade comunali e 9.060 chilometri quelli di competenza provinciale, a fronte dei 1.203 chilometri di strade di competenza statale. E nei primi tre mesi del 2018, in particolare, neve, gelo e bombe d’acqua hanno provocato notevoli danni alle strade.

“Si condivide quindi con Anci- chiude Petitti-, la necessità di garantire spazi finanziari a favore dei Comuni e delle Province, per mantenere in sicurezza le strade italiane, soprattutto a tutela dell’incolumità pubblica degli automobilisti che le percorrono ogni giorno, e per mettere gli amministratori e gli enti al riparo dalla responsabilità civile in caso di sinistri o danni a veicoli e persone causati dalla omessa o cattiva manutenzione delle strade”.

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Giardino in classe

GIOVANI STUDENTI ALLA SCOPERTA DEL QUARTIERE GIARDINO DI FERRARA
INSIEME ALL’ESPERTO DEL TERRITORIO LEOPOLDO SANTINI E ALLA FIGLIA DELL’INGEGNERE CARLO SAVONUZZI, CHE PROGETTÒ L’ACQUEDOTTO

Mettersi in gioco alla scoperta dell’identità del quartiere, così il ‘Giardino’ arriva in classe e le classi ne studiano la storia all’ombra dell’Acquedotto. Giovedì 31 maggio, dalle ore 10 alle 12 in piazza XXIV Maggio (Ferrara), arriva Giardino in classe, azione realizzata dall’APS Basso Profilo, Scuola primaria Alda Costa-ICS Alda Costa Ferrara e I. I. S. Luigi Einaudi e che coinvolge direttamente gli adolescenti ferraresi, accompagnati dai docenti degli istituti scolastici coinvolti e alcuni testimoni della storia di questo pezzo di città. Il progetto è inserito all’interno del progetto Piazze d’orti, ideato e coordinato dal Consorzio Wunderkammer di Ferrara.

Gli studenti dell’Istituto Einaudi, infatti, guideranno quelli della scuola primaria Alda Costa in un percorso di esplorazione urbana e nella realizzazione di una mappa in grado di raccontare il quartiere moderno di Ferrara, costruito nei primi del Novecento sul modello delle città-giardino. A rispondere alle domande dei giovani studenti sul quartiere Giardino saranno l’esperto di storia ferrarese Leopoldo Santini e Gloria Savonuzzi, figlia dell’ingegnere che progettò l’Acquedotto. Partecipano al progetto la Classe 3 B della Scuola primaria Alda Costa-ICS Alda Costa di Ferrara, (con i docenti Rossella Fantoni, Paola Chiorboli, Pasqua Leone e Chiara Michelini) e la Classe 4 P I. I. S. Luigi Einaudi, con docenti Massimo Cavallina, Laura Govoni, APS Basso Profilo. L’evento è anche su Facebook: Giardino in Classe [ Piazze d’orti ].

Il progetto architettonico del serbatoio monumentale dell’Acquedotto cittadino, costruito dal 1930 al 1932, fu affidato nel 1929 all’ingegnere Carlo Savonuzzi, che progetto per il ‘Rione Giardino’ una struttura fuori dal comune, capace non solo di adempiere alla funzione ingegneristica, ma anche di diventare un nuovo punto di riferimento visivo e simbolico per il quartiere nascente e la città. Dalla sommità del terrapieno, infatti, si eleva l’ampio e massiccio basamento dodecagonale, sul quale si innalzano dodici grandi arcate di 12 metri di altezza che sostengono l’enorme serbatoio ‘pensile’ della capacità complessiva di 2.500 metri cubi, definito negli anni Trenta il più grande d’Italia. La fontana è sovrastata da una statua raffigurante il Po ed i suoi affluenti, opera dello scultore Arrigo Minerbi, contemporanea alla monumentale costruzione.

Da Ufficio stampa consorzio Wunderkammer

Un attestato di riconoscenza al Bagno Bologna di Porto Garibaldi decisivo per il ritrovamento dell’undicenne pachistano

“A Devid e Viviana del Bagno Trattoria Bologna di Porto Garibaldi per l’attenzione, la sensibilità ed il senso civico dimostrati” reciterà così la pergamena che Ascom Confcommercio e la Fipe intendono consegnare in un prossimo momento pubblico ai titolari del Bagno Trattoria Bologna di Porto Garibaldi la cui segnalazione è stata fondamentale per il ritrovamento del piccolo pachistano undicenne che era scomparso da un paio di giorni da Mirandola. Proprio grazie all’intervento del Bagno Bologna si è dunque conclusa in modo positivo una vicenda che avrebbe potuto avere conseguenze assolutamente negative per il piccolo che aveva fatto perdere le sue tracce nel nulla.
“Abbiamo voluto sottolineare il senso civico di questi nostri associati che hanno compiuto un gesto di grande sensibilità – commenta Gianfranco Vitali, presidente di Ascom Comacchio – in un mondo spesso dominato dall’indifferenza l’attenzione ai bambini ai più piccoli ed indifesi dimostrato invece da Devid da sua moglie Viviana e dal fratello Herry sono un grande segnale di fiducia e speranza che devono essere di esempio”
Parole di elogio anche da parte del direttore generale di Ascom Confcommercio Ferrara Davide Urban:”Era doveroso segnalare questo bel gesto. Le nostre attività di vicinato non soltanto rivestono un importante ruolo economico nelle città ma sono anche un prezioso ed insostituibile collante sociale . E questo episodio a lieto fine ne è la piena dimostrazione”.

Ufficio Stampa – Ascom Ferrara

Il groove dei Blue Train inaugurano il festival I.M.B.Y. al Salotto Roverella di Ferrara

Venerdì sera 1 giugno nello splendido cortile di Palazzo Roverella a Ferrara l’incredibile groove di Vince Vallicelli e Pippo Guarnera inaugura la rassegna targata Il Gruppo dei 10 insieme a Makkeroni e ai ciclisti di VenTo arrivati a Ferrara

Tutti nel cortile più bello della città, per immergersi nel pieno della stagione al Salotto Roverella. Con I.M.B.Y. – Direzione Emilia Romagna arriva il festival per chi ama la musica dal vivo e che si svilupperà in quattro serate, tra giugno e luglio, nel salotto a cielo aperto di corso Giovecca 47. Le quattro date, tutte a ingresso gratuito, vedono alla direzione artistica Il Gruppo dei 10, realtà nata nel 2010 da alcuni ferraresi desiderosi di arricchire il panorama culturale estense con concerti dedicati al jazz (ma non solo).

Con un allestimento che sa tanto dei mitici “tabarin”, tra divani, sedie e tavolini, sarà BLUE TRAIN e l’incredibile groove di Vince Vallicelli e Pippo Guarnera, bluesmen tra i più conosciuti a livello nazionale, a inaugurare I.M.B.Y. Festival, venerdì 1 giugno a Salotto Roverella. Quella che si prospetta è una serata dall’alto tasso di emozioni, dedicata all’esplorazione musicale nei territori del blues e del jazz, grazie al ritmo coinvolgente dell’eclettico Vince Vallicelli, vincitore di un Grammy Awards come miglior batterista italiano, e Pippo Guarnera, considerato uno dei massimi esponenti dell’organo Hammond.

Cosa c’è di meglio che concludere la settimana con una sana risata? Con Makkeroni, che da metà maggio fa tappa a Salotto Rovella tutti i venerdì sera con le battute più spassose dei cabarettisti del gruppo di Zelig e Colorado. Ospite della prima serata di I.M.B.Y. sarà Paolo Franceschini, comico e presentatore ferrarese famoso in tutta Italia per le sue apparizioni in importanti trasmissioni televisive come Stasera mi butto (2007), Bravo grazie (2009), Zelig Off (2010), Central Station (2011), Colorado (2016). In quest’occasione, in contemporanea alla tappa del VenTo Bici Tour, il comico parlerà del suo progetto DAI (Dove Arrivo Io), che lo ha portato a effettuare un incredibile viaggio in bicicletta sull’Himalaya, al contempo sfida con se stesso e messaggio rivolto a tutti quelli che con credono ancora nelle proprie idee e possibilità. E proprio in occasione della sesta edizione di VentoBiciTour, il 1 giugno Salotto Roverella si apre anche al gruppo di ciclisti, circa 150 previsti, che farà tappa a Ferrara. La pedalata, infatti, partirà al mattino da Mantova e, dopo la sosta nella nostra città, si rimetterà in sella il mattino successivo per raggiungere prima Adria e, nella giornata di domenica, concludere il tragitto in Piazza San Marco a Venezia.

Il progetto VenTo nasce al Politecnico di Milano dall’idea di Paolo Pileri (docente di Tecnica e Pianificazione Urbanistica) di collegare Torino a Venezia tramite un’unica pista ciclabile, utilizzando principalmente il corso del Po come spina dorsale. L’intento è quello di rendere i 679 km del tragitto totalmente sicuri per tutti i cicloamatori, creando così il percorso ciclabile più lungo dei paesi mediterranei (info sul progetto sul sito www.progetto.vento.polimi.it).

Cosa c’è di nuovo nel mio cortile? La sigla I.M.B.Y. riprende l’acronimo inglese N.I.M.B.Y (Not In My Back Yard, «non nel mio giardino»), coniata negli anni Ottanta e da allora utilizzato per descrivere una forma di protesta avviata da una comunità contro opere o attività di interesse pubblico, che hanno o potrebbero avere effetti negativi sul proprio territorio di appartenenza. Riprendendo questo slogan e ribaltandolo, insieme al Gruppo dei 10 Salotto Roverella vuole invece includere nel proprio cortile rinascimentale I.M.B.Y. Festival, la manifestazione musicale dall’alto potenziale positivo sul territorio, in un luogo spettacolare e al contempo raccolto e famigliare. Il sottotitolo, “Direzione Emilia Romagna”, vuole dare risalto ai protagonisti delle serate: quattro eccellenze che la nostra regione vanta.

Le prossime date in cartellone sono: venerdì 15 giugno con Italian Realbook, che ripropone in chiave jazzistica alcune tra le più belle pagine di musica italiana (da Giuseppe Verdi a Vasco Rossi…), scelte da un immaginario libro di canzoni e arrangiate e reinterpretate in chiave jazz, venerdì 29 giugno con l’incredibile Lama’s Band accompagnata da un musicista d’eccezione: Carlo Atti al sax tenore, e infine, venerdì 13 luglio con Sugarpie & The Candymen, la simpatica band che per l’occasione trasformerà il cortile di Palazzo Roverella in un teatro di progressive swing.

Per info e prenotazioni: 349.6494215. Il festival I.M.B.Y. è anche su Facebook.

BLUE TRAIN / BIOGRAFIE

Pippo Guarnera è nato in Sicilia nel 1953 e già nei primi anni Settanta si è esibito nel Jazz Club di Roma Music Inn. Nel 1985 prende avvio l’intesa musicale con gli artisti blues Andy Forest e Billy Gregory, nell’87 e nell’88 partecipa alla tournée teatrale di Enzo Jannacci che si conclude con la trasmissione su Rai 2 di Fo, Rame e Jannacci. Dimostrazione vivente che il blues non si suona ma si ha, Guarnera è un pianista e organista che ha collaborato con musicisti del calibro di Eugenio Finardi, Carey Bell, Lovie Lee, Jeann Carroll, Sugar Blue e con diverse band quali Napoli Centrale, Rudy Rotta Band, Blue Train Trio e Magic Trio, senza contare le sue presenze come session man nei dischi di Ligabue, Gianna Nannini, Stadio, Gianluca Grignani, Timoria e tanti altri.

Enzo ‘Vince’ Vallicelli è tra i migliori batteristi italiani ed europei in ambito blues e non solo. Nato a Forlì nel 1951, all’età di quindici anni la passione per il ritmo lo distoglie da ogni altro interesse. S’iscrive al conservatorio di Pesaro “G. Rossini”, dove frequenta il corso di percussioni, da cui partirà la sua carriera, caratterizzata da una forte personalità e un temperamento estroverso, trainante, capace di coinvolgere musicisti dotati di grande feeling. La sua attività si svolge insieme a cantautori italiani (Nannini, Finardi, Bertoli, Solfrini) e fra le pareti delle sale d’incisione: ciò gli vale un riconoscimento nell’Enciclopedia Italiana del Rock (Arcana Editrice). Continuando a esplorare nuovi linguaggi musicali (jazz, swing, blues), l’incontro determinante avviene nel 1988, quando l’armonicista Andy Forest lo porta sulla strada del blues e a suonare dal vivo con Shirley King, Zora Young, Cheryl Porter, Ginger Brew, Kay Foster Jackson, Harriet Lewis.

Da IL GRUPPO DEI 10

Quando capiremo.. Vogliamo difendere la Repubblica italiana meglio di chi ci rappresenta

Cari concittadini ferraresi,
sentiamo il bisogno di condividere con voi queste riflessioni.
Non ci possono essere mezzi termini. E’ questa una delle crisi istituzionali più gravi dal 1945. Una
nazione si è espressa con un voto e questo voto è stato semplicemente annullato.
I famosi “mercati”, le agenzie di rating e i grandi gruppi finanziari si sono mossi e si stanno
muovendo e si muoveranno con una precisione e un tempismo perfetto. La pressione ideologica e
reale che hanno esercitato e eserciteranno anche sulle alte cariche dello stato è molto forte. Così
forte da muovere ad una serie di errori politici il nostro Presidente. Molti lo ipotizzavano e
sapevano da tempo, ma rivederlo è sempre triste.
E’ in questi momenti che un popolo ha il compito di dimostrare la propria saggezza e
determinazione. Certo quando il cittadino è “costretto” ad essere più consapevole di chi lo
rappresenta la situazione è molto delicata, per non dire grave.
Per prima cosa, pensiamo che l’istituzione in questo momento vada difesa e non attaccata. Nessun
impeachment, non ne abbiamo bisogno. Non certo per difendere l’uomo Mattarella in quanto con le
sue parole e la sua azione ha dimostrato di non aver compreso la questione. Invece vogliamo
difendere il volere della maggioranza, tutelando la minoranza. Questa è la democrazia.
E’ necessario quindi difendere le istituzioni ma non è assolutamente sufficiente. Occorre che noi
cittadini ci uniamo in modo calmo ma risoluto rivendicando la nostra libertà di popolo e il nostro
desiderio di essere democratici. Mattarella ha interpretato “a suo modo” lo spazio istituzionale,
quello che dovremmo fare è cercare di essere più consapevoli e democratici di lui. E dirgli che
siamo pronti a resistere al potere del denaro, alla sua supremazia nei confronti della nostra libertà.
Questi sono i sacrifici che dobbiamo essere pronti a fare. Non i sacrifici che chiede un Cottarelli,
‘uomo di fiducia’ del Fondo Monetario Internazionale, un altro le cui azioni non sono dalla parte
della stragrande maggioranza dei cittadini.
Pensate alla narrazione della stampa quando i titoli in Borsa perdono valore. Cosa dicono? “Bruciati
100 mld”. Non è vero, non è assolutamente vero. Quello che succede è che i “100 miliardi” passano
da una mano ad un’altra. E credo sia un affronto all’intelligenza di chiunque dire in quali mani
passano e/o pensare che in questi momenti tutto questo accade per una legge del “libero mercato”.
Un’altra considerazione: sembra che tutta la nostra vita privata e istituzionale graviti attorno a un
punto, cioè “rassicurare i mercati”. No, noi non voglio rassicurare chi investe in Borsa
delegittimando il nostro voto e danneggiando famiglie e imprese. Vogliamo rassicurare i nostri figli,
salvaguardare il dovere e il diritto al lavoro, rassicurare chi è in situazioni di disagio o vulnerabilità.
E credeteci non c’è alcun nesso tra rassicurare i mercati e rassicurare la nostra vita. Anzi spesso è
inversamente proporzionale.
Quando capiremo che chi controlla l’emissione monetaria e la proprietà delle industrie e del sistema
produttivo di uno stato controlla anche intere nazioni, allora saremo a buon punto. Quando
capiremo che lo stato non è come una famiglia e non ha bisogno dei soldi dei mercati per investire
per il bene del suo popolo, allora potremo salvarci. Quando capiremo che il Debito pubblico è
un’operazione di politica monetaria che serve a tutelare i nostri risparmi, allora i mercati verranno
alla nostra porta e saranno al nostro servizio.
Quando capiremo l’enorme differenza che esiste tra rassicurare i mercati e far prosperare le nostre
imprese, passeremo dall’essere schiavi a una vita libera. Se non lo capiamo la responsabilità non è
di Mattarella (che evidentemente “non ha questa consapevolezza”) ma solo nostra. E questa è una
buona notizia.
Difendiamo la Costituzione, le istituzioni e cresciamo in conoscenza e consapevolezza. Creeremo
insieme un altro mondo. E un Italia in relazione cooperativa con le altre nazioni non solo europee.
Gruppo cittadini economia di Ferrara
gruppoeconomia.fe@gmail.com

Comunicato Regione: Ricostruzione

La Comal Industria Alimentare di Novi di Modena torna a casa. Oggi taglio del nastro, intervento da oltre 8,3 milioni di euro

Dalla Regione un contributo di oltre 6,7 milioni di euro. Bonaccini: “Un’altra azienda che ha affrontato con successo il dramma del sisma, siamo orgogliosi del suo rientro dopo aver delocalizzato temporaneamente la produzione”

Bologna. “Un’altra azienda del territorio che ritorna a lavorare e produrre in Emilia-Romagna, grazie a un intenso lavoro svolto da istituzioni locali e proprietà per non perdere il contatto con un marchio prestigioso”.
Lo ha detto il presidente della Regione Emilia-Romagna e commissario delegato alla Ricostruzione, Stefano Bonaccini, durante l’inaugurazione del nuovo stabilimento della Comal Industria Alimentare, questa mattina a Novi di Modena.
L’azienda, che produce salumi di alta qualità, a causa del sisma del 2012 aveva delocalizzato l’attività nella sede di Salara (Rovigo), dove aveva continuano la produzione per sei anni.
“Abbiamo sostenuto la ferma volontà di questa impresa di voler rientrare a casa, nonostante le facilitazioni e risorse che pure la Regione Veneto aveva offerto alla proprietà”, ha continuato Bonaccini. “La delocalizzazione temporanea forzata è stata una necessità per continuare l’attività e salvaguardare l’occupazione. È la storia di tante imprese di questa regione, che hanno affrontato il dramma del terremoto rimboccandosi le maniche. E i risultati ci sono, e lo dicono con chiarezza i dati che ci parlano della concreta ripresa dell’economia, con grande merito di imprenditori e lavoratori di tutta l’area del cratere. Non dimentichiamo però che sono stati anni duri, e il nostro impegno è stato quello di non lasciare indietro nessuno”.
Grande soddisfazione per il ritorno assieme a tutti i dipendenti è stata espressa dal titolare della Comal, Claudio Barbolini.
Il costo della ricostruzione dell’azienda è stato di circa 8,3 milioni di euro. Il contributo regionale per gli immobili è stato di 1 milione e 709 mila euro, mentre per la delocalizzazione temporanea e i beni strumentali sono stati erogati oltre 5 milioni, a cui si aggiungono 1 milione e 616 mila euro da assicurazione.
Alla cerimonia erano inoltre presenti il sindaco Enrico Diacci e il parroco don Ivano Zanoni. /AA

In allegato due immagini dell’inaugurazione

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Comunicato Regione: Sanità

Prevenzione a 360 gradi in Emilia-Romagna: dagli incidenti domestici alle malattie croniche, dagli infortuni sul lavoro agli screening oncologici. Prorogato fino a dicembre 2019 il Piano regionale. Venturi: “I progetti messi in campo in questi anni hanno funzionato, ora li rafforziamo perché per la tutela della salute la prevenzione è fondamentale”

Via libera dalla Giunta regionale alla proroga prevista dall’Intesa Stato-Regione. 68 programmi su tutto il territorio per “Costruire salute”, come recita il logo del Piano

Bologna – Prevenzione a 360 gradi: dagli infortuni professionali e domestici alle malattie croniche, dagli incidenti stradali agli screening oncologici, fino alle vaccinazioni. Ma anche programmi per favorire un corretto stile di vita, che passi, ad esempio, dall’attività fisica e dalla sana alimentazione.
Sono alcuni degli obiettivi del Piano di prevenzione della Regione Emilia-Romagna, valido per il triennio 2015-2018, che ora è stato prorogato di un anno: a prevederlo, l’intesa Stato-Regioni dello scorso dicembre, che ha esteso a tutto il 2019 la vigenza del Piano nazionale e di quelli regionali. Il via libera alla proroga, dopo l’approvazione ottenuta in Commissione assembleare, è arrivato dalla Giunta regionale.
Si tratta dello strumento di riferimento per tutti gli interventi e i programmi che le Aziende sanitarie mettono in campo per la tutela e la prevenzione della salute dei cittadini: 68 quelli previsti nel primo triennio, la maggior parte dei quali vengono rafforzati o rimodulati per il prossimo anno, sulla base dei risultati raggiunti. Confermata l’individuazione delle 6 aree di intervento in cui si concentrano le azioni: ambienti di lavoro, scuola, ambito sanitario e comunità (declinata in tre settori: programmi rivolti alla popolazione, interventi per fasce di età, interventi per condizioni specifiche).

“Costruire salute è il ‘motto’ e il logo che accompagna il Piano prevenzione della nostra Regione- spiega l’assessore alle politiche per la Salute, Sergio Venturi- Un Piano che abbiamo costruito insieme con le Aziende sanitarie e il territorio: dagli Enti locali al terzo settore, dal volontariato alle associazioni di categoria, dalla scuola all’università. Anche grazie a questa rete di alleanze e alla sempre maggiore integrazione tra i servizi territoriali e i servizi e i presidi ospedalieri, possiamo dire che i progetti messi in campo in questi anni, e costantemente monitorati da uno specifico gruppo di lavoro, hanno funzionato. Ora li confermiamo e li rafforziamo, consapevoli che la prevenzione riveste un ruolo cruciale per la tutela della salute, non solo in termini di costi per il sistema sanitario, ma anche di benessere per la vita delle persone”.

I progetti, in sintesi
Molteplici i progetti realizzati, la maggior parte dei quali coinvolge direttamente il personale sanitario o i cittadini, anziani e giovani in primis: tra gli altri, campagne di informazione e sensibilizzazione per favorire l’adesione consapevole alle vaccinazioni; piani per la sorveglianza delle malattie infettive o la riduzione del rischio di malattie professionali; programmi di screening, come quello oncologico, o iniziative per promuovere l’attività fisica negli anziani o nei malati cronici (come passeggiate organizzate per i diabetici), la corretta alimentazione, l’educazione all’affettività nei più giovani.
E, ancora, attività di informazione per l’uso corretto dei farmaci, in ambito umano e veterinario, o di sensibilizzazione per prevenire malattie sessualmente trasmissibili; progetti per contrastare l’abbandono scolastico e il bullismo, o per sensibilizzare i ragazzi all’uso consapevole delle tecnologie e all’educazione stradale. Ma anche azioni di supporto alle persone fragili, ai disabili e ai familiari che se ne prendono cura, o programmi per individuare chi è più a rischio di patologie croniche.

Tra i tanti strumenti disponibili per i cittadini, c’è ad esempio il sito www.mappadellasalute.it: una vera e propria mappa della regione dove è possibile, cliccando sulla provincia di interesse, individuare tutte le opportunità per svolgere attività fisica – comprese quelle per i disabili -, trovare gruppi di persone con cui camminare insieme, o ancora, per gli sportivi, mettersi in contatto con il centro regionale antidoping per avere informazioni direttamente dagli esperti. Ad oggi vi sono censite oltre 150 occasioni di attività motoria gratuite, organizzate da volontari con il supporto delle Aziende sanitarie e degli Enti locali, ed altrettante iniziative rivolte a persone diversamente abili.
Sono confermati, poi, i progetti destinati al mondo della scuola; per il biennio 2018-2019, visti gli ottimi risultati ottenuti in termini di partecipazione, si è previsto di aumentare il numero degli istituti scolastici coinvolti. Particolare interesse ha riscosso il progetto “Fra rischio e piacere”, attivo in 21 istituti della regione, mirato alla prevenzione di comportamenti a rischio come il gioco d’azzardo. Tra le altre iniziative messe in campo, “Scegli con gusto e gusta in salute”, dedicato all’educazione alimentare, e “Verso un lavoro sicuro in costruzioni e agricoltura”: rivolti agli istituti alberghieri, tecnici della costruzione e tecnici agrari, i programmi stanno coinvolgendo quasi tutte le realtà scolastiche di questo tipo presenti in Emilia-Romagna.

Per ulteriori dettagli sui progetti realizzati è possibile consultare la pagina del sito web ER salute dedicata al Piano regionale della prevenzione: http://salute.regione.emilia-romagna.it/prp /EC

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Copparo – Ant e la prevenzione Tiroide e melanoma

Torna anche quest’anno a Copparo l’unità mobile di ANT per Progetto Tiroide e Progetto Melanoma. Fino a giovedì 31 maggio, in via Roma di fronte alla Residenza Municipale i volontari di Ant coordinati da specialisti in endocrinologia e dermatologia effettueranno ecografie gratuite per la diagnosi precoce dei noduli alla tiroide e visite dermatologiche gratuite per il controllo dei nei. Gli orari dove si potranno fare questi importanti esami diagnostici sono dalle ore 9 alle ore 13 e dalle ore 14 alle ore 18.

nella foto alcuni volontari di Ant con il sindaco Nicola Rossi davanti all’Ambulatorio mobile della Prevenzione

Comune di Copparo
Servizio Comunicazione

Radicali-Bologna: “Costituzione Italiana per la costituzione europea”

Domani sera alle 18 saremo in piazza Re Enzo a Bologna,
per il mercoledì della “Costituzione Italiana per la costituzione europea”, ci riuniremo in difesa del processo europeista in favore del federalismo europeo, contro odio e populismo, contro tutti i progetti nazionalisti, saremo in piazza contro chi teorizza l’uscita dall’euro attraverso una sorta di
“programma segreto”.
Saremo a manifestare perché se c’è chi questa Europa la vuole distruggere, noi la vogliamo cambiare.
Per avere anche in Italia una crescita economica, maggiori diritti, democrazia, libertà, opportunità, sicurezza, rispetto dell’ambiente, serve un’Europa federale e unita.

Cambiamo questa Europa, uniamola!

Arcangelo Macedonio 338.7623923
segretario di Radicali Bologna radicalisottole2torri.it

Comunicato Regione: Informazione.

Videoinchieste e reportage, a Riccione torna il DIG Festival: giornalisti da tutto il mondo per confrontarsi sulla “guerra dei dati”, fra propaganda globale e sorveglianza di massa

Il reporter americano Jeremy Scahill guida la prestigiosa giura internazionale, Nicola Gratteri mette a fuoco il fenomeno delle mafie, Marco Damilano racconta Aldo Moro politico, Giuseppe Palumbo disegna dal vivo la cruenta epopea di Pablo Escobar, Morgan presentaun’inchiesta in forma di concerto dedicata al mondo della musica. Dall’1 al 3 giugno, tra Palazzo del Turismo e piazzale Ceccarini: tutti gli eventi e gli incontri a ingresso libero

Bologna – Videogiornalismo d’inchiesta, una luce sulla realtà che non si spegne mai. Parte la nuova edizione del DIG Festival Riccione, appuntamento con reporter di tutto il mondo, in programma dall’1 al 3 giugno prossimi, tra Palazzo del Turismo e piazzale Ceccarini. Tre giornate per capire il nostro tempo, con la presentazione di alcune delle migliori inchieste internazionali: tre giorni di talk, seminari, anteprime video, incontri per le scuole, un centro di “emancipazione” informatica e tre sere di spettacoli (tutti gli appuntamenti sono a ingresso libero).
Tema portante dell’edizione 2018, sottotitolata War on Data, è appunto la “guerra dei dati”: giornalisti italiani e stranieri invitati a Riccione propongono suggestioni e spunti di riflessione su come alcuni governi, partiti, movimenti, aziende, giornali, tv e social media usano i dati e violano la privacy per orientare l’umore e il consenso dell’opinione pubblica, radicalizzando fenomeni come la discriminazione.

DIG AWARDS: IL CONCORSO INTERNAZIONALE
Come sempre, un ruolo centrale viene riservato ai DIG Awards, il concorso internazionale di DIG dedicato al giornalismo d’inchiesta video. Imperdibile per gli addetti ai lavori è la presentazione delle opere finaliste nella sezione DIG Pitch. I 6 progetti d’inchiesta selezionati si sfideranno per un premio di produzione di 15.000 euro. In palio c’è anche la possibilità di realizzare il montaggio di uno dei lavori presso la sede di Sky Italia a Milano. I finalisti avranno a disposizione 10 minuti per presentare in inglese i loro progetti davanti a una giuria presieduta dal reporter statunitense Jeremy Scahill, due volte George Polk Award e fondatore del sito ‘The Intercept’. Insieme a lui compongono la giuria qualificati e prestigiosi professionisti di altri 8 Paesi, dal Canada a Israele, dalla Francia al Nord Europa: Galia Bador (Docaviv), Claudine Blais (Société Radio-Canada), Alexandre Brachet (Upian), Riccardo Chiattelli (laeffe), Nils Hanson (SVT), Morten Møller Warmedal (NRK), Marco Nassivera (ARTE), Alberto Nerazzini (Dersu), Juliana Ruhfus (Al Jazeera), Andrea Scrosati (Sky Italia) e Pia Thordsen (TV2 Denmark).
Le 18 opere selezionate per le altre sezioni dei DIG Awards (Investigative Long, Investigative Medium, Reportage Long, Reportage Medium, Short e Masters) verranno proiettate, alla presenza degli autori, al Palazzo del Turismo, componendo così una kermesse di videoinchieste e reportage di eccezionale qualità, provenienti da Europa, Asia, Nord e Sud America.
Le tematiche spaziano dalla sorveglianza informatica agli intrecci tra politica e criminalità, dal terrorismo interno americano alla riduzione in schiavitù dei lavoratori di diverse filiere. Tanti gli scenari di guerra raccontati e le violazioni dei diritti umani denunciate, dal Libano al Congo, dall’Uzbekistan al Brasile, in lavori diversissimi per approccio ma accomunati da un’instancabile ricerca della verità.
I vincitori saranno proclamati sabato 2 giugno (21.00) in una cerimonia, in piazzale Ceccarini, condotta dalla giornalista di La7, Vicsia Portel.
Durante la serata Jeremy Scahill, che gestisce lo sconfinato archivio di Edward Snowden, pronuncerà un’orazione civile sul tema del festival, War on Data: mai abbassare la guardia sulla sorveglianza di massa, perché la sottrazione dei dati sensibili può essere usata anche per guerre tutt’altro che virtuali.

INFORMAZIONE ONLINE, FUGA DI DATI, SICUREZZA DIGITALE: GLI APPUNTAMENTI
Gli approfondimenti su questi temi inizieranno venerdì 1 giugno alle 9.30, quando Federico Nejrotti (Motherboard/Vice) svelerà i segreti di Facebook, inaugurando il primo dei numerosi seminari, aperti al pubblico e riconosciuti anche dall’Ordine dei giornalisti ai fini della formazione continua.
Durante il festival, Philip Di Salvo (Osservatorio europeo di giornalismo) porrà interrogativi sulle fughe di dati sensibili, soffermandosi sulle relazioni tra hacker, media e politica, mentre gli esperti reporter dell’IRPI (Investigative Reporting Project Italy) rifletteranno sulle insidie dell’informazione online.
In anteprima si potrà vedere il documentario-inchiesta ‘La scelta’ (sabato 2 giugno ore 16), dedicato alla piattaforma Rousseau quale strumento di democrazia diretta, presenti gli autori: Silvia Boccardi, Giuseppe Francaviglia e Giorgio Viscardini.
Chi invece vuole migliorare le sue conoscenze tecniche potrà farlo all’Hacking Bar di DIG, un centro di consulenza gratuita su navigazione online, App, software alternativi, curiosità e buone pratiche nell’uso dei dispositivi digitali (a cura dell’Hermes Center for Transparency and Digital Human Rights).

REPORTER IN PRIMA LINEA
Oltre al focus, troveranno spazio come sempre temi di attualità e inchieste speciali condotte sui fronti più caldi. In un evento unico in collaborazione con Sky Italia (venerdì 1 giugno, 20.30), Luigi Pelazza presenterà in anteprima la prima puntata della sua straordinaria docuserie “Il mio nemico”(dal 3 giugno su Sky Atlantic): due anni vissuti pericolosamente nella Libiadilaniata dalla guerra e dall’Isis.
Altri due appuntamenti da non perdere accendono i riflettori sull’attualità. Il primo racconta le storie di Daphne Caruana Galizia e Ján Kuciak, i due giornalisti uccisi nell’ottobre 2017 e nel febbraio 2018. Per proseguire le loro indagini si sono mossi reporter di tantissimi Paesi.
Cecilia Anesi e Giulio Rubino (IRPI), Carlo Bonini (la Repubblica) e Drew Sullivan (OCCRP) si confronteranno sull’importanza della collaborazione come strumento di difesa perchi compie inchieste scomode in un focus dal titolo “Killing Journalists Will Not Kill TheirStories” (sabato 2 giugno, 17.30). Perché uccidere un giornalista se 20 o 30 colleghi sonopronti a continuare il suo lavoro?
A seguire (18,30) verrà trattato un caso giudiziario italiano noto all’estero ma non nel nostro Paese. Nell’estate 2016 la procura di Palermo annuncia di aver arrestato, in collaborazione con le polizie di alcuni Stati europei, il trafficante di esseri umani più ricercato del pianeta:Medhane Yehdego Mered. L’uomo, che tuttora si trova in carcere, però, sembra innocente, vittima di uno scambio di persona. Le tesi della procura saranno analizzate da Ali Fagan, Lorenzo Tondo e Hans Peterson Hammer, autori e produttori di ‘Generalen’, l’inchiesta condotta tra Africa ed Europa che harivelato il caso. Un successo mondiale nato al DIG Pitch 2017 e prodotto dalla tv svedese SVT edal Guardian.

L’ITALIA DI OGGI E DI IERI: MAFIE, DELITTO MORO
Da sempre l’Associazione DIG è impegnata nella sensibilizzazione sul fenomeno delle mafie e nella promozione di una cultura della memoria. Domenica 3 giugno (11.30) Alberto Nerazzini e la criminologa Stefania Crocitti discuteranno con il procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri,per fare il punto sulla ’ndrangheta, multinazionale del crimine presente anche in Emilia-Romagna. Gratteri torna in Riviera dopo l’appello lanciato da Riccione nel 2013 sui rischi del riciclaggio nel tessuto socio-economico del territorio.
Nella stessa mattinata (10.30), in conversazione con Amadore Agostini (QN-La Nazione), Massimiliano Arena racconterà la sua vita di avvocato di strada in Puglia, affrontando temi spinosi come sfruttamento dell’immigrazione clandestina e caporalato.
Sempre domenica, ma alle 18.30, il direttore de L’Espresso,Marco Damilano, riavvolgerà il nastro della memoria fino al 16 marzo 1978, il giorno del rapimento di Aldo Moro, e presenterà il frutto delle ricerche fatte per il suo ultimo libro, ‘Un atomo di verità’, in cui ricostruisce la figura del presidente della DC attraverso foto, ritagli e materiali dell’archivio Flamigni. Con lui Ilaria Moroni (direttrice dell’archivio), Oliviero La Stella e Serena Riformato.

GLI SPETTACOLI
La cerimonia di premiazione si preannuncia come una vera festa della città, grazie anche alla partecipazione del Corpo bandistico Città di Mondaino in un inedito abbinamento con il talento dell’elettronica Inserire Floppino. Accanto a questa serata evento, in programma sabato 2 giugno, il DIG Festival Riccione propone due spettacoli speciali: una prima nazionale per venerdì 1 giugno, e una produzione originale DIG-Riccione Teatro per domenica 3 giugno.
La serata inaugurale di venerdì è affidata a Morgan con La canzone perfetta: uno spettacolo musicale alla ricerca della formula della canzone, da Luigi Tenco a Kurt Cobain, passando per Chopin.
Chiusura, domenica sera, con ‘Escobar. El Patrón’: un tuffo nella parabola del narcotrafficante più famoso del mondo e negli anni più cruenti di Medellín, con i disegni dal vivo di Giuseppe Palumbo, la voce di un testimone oculare impersonato da Dany Greggio, e la musica live degli Amycambe, autori di una straordinaria rivisitazione in chiave indie del reportorio folk colombiano.
DIG Awards e DIG Festival sono iniziative organizzate dall’Associazione DIG, promosse dal Comune di Riccione e dalla Regione Emilia-Romagna in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti regionale, Sky Italia, Laeffe, APT Servizi Emilia-Romagna.

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L’Hip Hop protagonista a Movida On

Mercoledì 30 maggio 2018 – Galleria Matteotti, ore 21-22.30

L’associazione Dance Nation coglie l’occasione offerta da Movida On–Primavera 2018 per dare il proprio contributo alle manifestazioni in programma mercoledì 30 maggio. Dalle 21 alle 22.30 Galleria Matteotti ospiterà 70 allievi – ragazzi e professionisti – in uno spettacolo all’insegna del ritmo. La scuola dedicata all’Hip Hop diretta da Fabrizio Lolli attiva a Ferrara, Copparo e Rovigo da oltre 25 anni, presenterà un programma che prevede uno show-case di mezz’ora circa, durante il quale 9 gruppi di giovani ragazzi si alterneranno senza sosta in coreografie che abbracciano le varie correnti della danza Hip Hop: dalla più pura old-school, al breaking, alle tendenze più attuali fino al commercial. Michael Branca, Fabrizio Lolli, Sara Poletti e Davide Schioppa i coreografi autori di questa commistione di stili e tendenze. Il programma proseguirà con una session del batterista Mario Muzzioli, che proporrà un solo di batteria dedicato ai free-stylers che vorranno partecipare allo spettacolo. La serata si concluderà con una con uno show che raccoglierà in un’unica coreografia le molteplici espressioni dell’hip hop.
Dance Nation, da anni all’avanguardia nel settore della danza Hip Hop, è stata tra i protagonisti e pionieri in Italia nell’avvicinare il grande pubblico a questa disciplina, portando già alla fine degli anni ‘90 la Street Dance nei teatri di tradizione e nelle piazze storiche. La formazione artistica degli allievi e l’avviamento alla pratica dell’arte della danza Hip Hop, restano la priorità dell’Associazione, con corsi a partire dai 5 anni e un’attenta suddivisione per età e livello (nella scuola ne esistono 20 diversi) dei giovani artisti. Non di meno sono molte, diverse e significative, le pagine che questa scuola ha scritto, a livello di produzioni teatrali.
Per informazioni – 348.3613866 – info@dancenation.it www.dancenation.it

da Movida On–Primavera 2018

Con la primavera arrivano anche le allergie, che segnano una crescita continua negli ultimi anni Ecco perché una corretta idratazione è preziosa alleata per combatterle

Bere poco aumenta la produzione di istamina, favorendo così le reazioni allergiche.
Il dottor Alessandro Zanasi dell’Osservatorio Sanpellegrino spiega
il perché di questo “legame nascosto”

Milano, 29 maggio 2018 – La primavera, con i suoi continui sbalzi termici e il passaggio dalla fredda stagione invernale a quella calda estiva, porta con sé fenomeni allergici che colpiscono tutti indistintamente, dai bambini agli adulti. Prati in fiore e passeggiate all’aria aperta infatti sono particolarmente insidiosi per chi è soggetto ai fastidiosi sintomi allergici.
Secondo il rapporto annuale dell’Istat, le persone colpite da malattie allergiche croniche in Italia nel 2016 sono state circa 6 milioni, il 10,7% della popolazione nazionale[1]. Un trend in lieve crescita (nel 2012 era il 10,3%), con i casi di asma in forte aumento rispetto al passato. Un dato che sottolinea l’importanza di trovare alcuni accorgimenti per fronteggiare al meglio fenomeni che fanno della stagionalità la loro prerogativa principale, ma che possono presentarsi anche in altri periodi dell’anno e che mettono a dura prova soprattutto i più piccoli.
Se spesso si provano a ipotizzare metodi oltremodo complessi per contenere ed affrontare i fenomeni allergici, in realtà un valido alleato che può aiutare a combatterle è rappresentato da un elemento che fa parte della nostra quotidianità: l’acqua.
La salute respiratoria, soprattutto quella dei bambini, è influenzata infatti anche dalla quantità di acqua che si beve quotidianamente.
Una relazione, quella tra disidratazione e vie respiratorie ancora poco nota e sottovalutata che ha un grande impatto soprattutto sulle allergie. Quando l’organismo è disidratato infatti aumenta la produzione di istamina, sostanza che favorisce l’insorgenza di reazioni allergiche/asmatiche[2] perché induce broncocostrizione, interferisce con il sistema immunitario, ed interviene anche nella regolazione dell’acqua nel nostro organismo. Ecco perché i problemi respiratori quali asma, allergie, infiammazioni tracheo-bronchiali e tosse possono essere indotti, facilitati ed aggravati dalla disidratazione2. Una corretta idratazione ha dunque un effetto positivo sui bambini che soffrono di asma, consentendo loro di avere meno episodi acuti (7% bimbi ben idratati VS 26% disidratati)[3].
“Il rapporto tra idratazione e salute delle vie respiratorie è spesso sottovalutato, se non del tutto sconosciuto, ma è in realtà molto rilevante: la speranza – spiega il Dottor Alessandro Zanasi, esperto dell’Osservatorio Sanpellegrino – è che aumenti sempre di più la consapevolezza da parte delle persone sull’importanza di una corretta idratazione per garantire a noi stessi, e soprattutto ai bambini, un buono stato di salute anche per aiutarci a combattere i fenomeni allergici. Proprio in età pediatrica ed adolescenziale infatti la disidratazione può favorire l’insorgere e il persistere di problemi respiratori quali episodi allergici, asmatici e infiammatori a carico delle vie aeree. Nei bambini, l’incidenza di queste malattie è estremamente elevata e rappresenta una delle principali cause che porta a consultare il proprio pediatria, oltre a influire pesantemente sulla spesa sanitaria”.
L’acqua è dunque uno dei più importanti principi nutritivi del nostro organismo: i bambini tuttavia bevono poco, sia perché poco sensibili allo stimolo della sete sia perché non sono stati educati a farlo[4],[5]. Nella maggior parte dei casi, sono gli stessi genitori a non essere consapevoli dell’importanza di una buona idratazione dei loro figli. È bene ricordare come la disidratazione sia uno stato patologico che si instaura quando il bilancio idrico, ovvero la differenza tra acqua assunta e l’acqua persa è negativo[6]. Nel bambino la disidratazione determina inoltre in prima istanza una riduzione del rendimento psico-fisico[7],[8] fino ad arrivare a deficit di attenzione e di memoria a breve termine, che possono influenzare negativamente il rendimento scolastico.
Bere, tanto e bene, dunque aiuta a mantenere uno stile di vita sano, un buono stato di salute e a fronteggiare quel fastidioso nemico, l’allergia, che mette a dura prova l’arrivo della bella stagione.

SANPELLEGRINO
Sanpellegrino è l’azienda di riferimento nel campo del beverage in Italia, con acque minerali, aperitivi analcolici, bibite e tè freddi. I suoi prodotti, sintesi di benessere, salute ed equilibrio, sono presenti in 150 Paesi attraverso filiali e distributori sparsi nei cinque continenti.
Sanpellegrino, come principale produttore di acqua minerale, è da sempre impegnata per la valorizzazione di questo bene primario per il Pianeta e lavora con responsabilità e passione per garantire a questa risorsa un futuro di qualità. Un impegno che passa anche attraverso la promozione dell’importanza di una corretta idratazione: Sanpellegrino infatti sostiene e diffonde i principi di benessere psico-fisico legati al corretto consumo di acqua, facendosi portavoce dell’“educazione all’idratazione” attraverso un programma che promuove il consumo quotidiano della corretta quantità di acqua, a seconda delle diverse esigenze e stili di vita.

Bere poco aumenta la produzione di istamina, favorendo così le reazioni allergiche.
Il dottor Alessandro Zanasi dell’Osservatorio Sanpellegrino spiega
il perché di questo “legame nascosto”

Milano, 29 maggio 2018 – La primavera, con i suoi continui sbalzi termici e il passaggio dalla fredda stagione invernale a quella calda estiva, porta con sé fenomeni allergici che colpiscono tutti indistintamente, dai bambini agli adulti. Prati in fiore e passeggiate all’aria aperta infatti sono particolarmente insidiosi per chi è soggetto ai fastidiosi sintomi allergici.
Secondo il rapporto annuale dell’Istat, le persone colpite da malattie allergiche croniche in Italia nel 2016 sono state circa 6 milioni, il 10,7% della popolazione nazionale[1]. Un trend in lieve crescita (nel 2012 era il 10,3%), con i casi di asma in forte aumento rispetto al passato. Un dato che sottolinea l’importanza di trovare alcuni accorgimenti per fronteggiare al meglio fenomeni che fanno della stagionalità la loro prerogativa principale, ma che possono presentarsi anche in altri periodi dell’anno e che mettono a dura prova soprattutto i più piccoli.
Se spesso si provano a ipotizzare metodi oltremodo complessi per contenere ed affrontare i fenomeni allergici, in realtà un valido alleato che può aiutare a combatterle è rappresentato da un elemento che fa parte della nostra quotidianità: l’acqua.
La salute respiratoria, soprattutto quella dei bambini, è influenzata infatti anche dalla quantità di acqua che si beve quotidianamente.
Una relazione, quella tra disidratazione e vie respiratorie ancora poco nota e sottovalutata che ha un grande impatto soprattutto sulle allergie. Quando l’organismo è disidratato infatti aumenta la produzione di istamina, sostanza che favorisce l’insorgenza di reazioni allergiche/asmatiche[2] perché induce broncocostrizione, interferisce con il sistema immunitario, ed interviene anche nella regolazione dell’acqua nel nostro organismo. Ecco perché i problemi respiratori quali asma, allergie, infiammazioni tracheo-bronchiali e tosse possono essere indotti, facilitati ed aggravati dalla disidratazione2. Una corretta idratazione ha dunque un effetto positivo sui bambini che soffrono di asma, consentendo loro di avere meno episodi acuti (7% bimbi ben idratati VS 26% disidratati)[3].
“Il rapporto tra idratazione e salute delle vie respiratorie è spesso sottovalutato, se non del tutto sconosciuto, ma è in realtà molto rilevante: la speranza – spiega il Dottor Alessandro Zanasi, esperto dell’Osservatorio Sanpellegrino – è che aumenti sempre di più la consapevolezza da parte delle persone sull’importanza di una corretta idratazione per garantire a noi stessi, e soprattutto ai bambini, un buono stato di salute anche per aiutarci a combattere i fenomeni allergici. Proprio in età pediatrica ed adolescenziale infatti la disidratazione può favorire l’insorgere e il persistere di problemi respiratori quali episodi allergici, asmatici e infiammatori a carico delle vie aeree. Nei bambini, l’incidenza di queste malattie è estremamente elevata e rappresenta una delle principali cause che porta a consultare il proprio pediatria, oltre a influire pesantemente sulla spesa sanitaria”.
L’acqua è dunque uno dei più importanti principi nutritivi del nostro organismo: i bambini tuttavia bevono poco, sia perché poco sensibili allo stimolo della sete sia perché non sono stati educati a farlo[4],[5]. Nella maggior parte dei casi, sono gli stessi genitori a non essere consapevoli dell’importanza di una buona idratazione dei loro figli. È bene ricordare come la disidratazione sia uno stato patologico che si instaura quando il bilancio idrico, ovvero la differenza tra acqua assunta e l’acqua persa è negativo[6]. Nel bambino la disidratazione determina inoltre in prima istanza una riduzione del rendimento psico-fisico[7],[8] fino ad arrivare a deficit di attenzione e di memoria a breve termine, che possono influenzare negativamente il rendimento scolastico.
Bere, tanto e bene, dunque aiuta a mantenere uno stile di vita sano, un buono stato di salute e a fronteggiare quel fastidioso nemico, l’allergia, che mette a dura prova l’arrivo della bella stagione.

SANPELLEGRINO
Sanpellegrino è l’azienda di riferimento nel campo del beverage in Italia, con acque minerali, aperitivi analcolici, bibite e tè freddi. I suoi prodotti, sintesi di benessere, salute ed equilibrio, sono presenti in 150 Paesi attraverso filiali e distributori sparsi nei cinque continenti.
Sanpellegrino, come principale produttore di acqua minerale, è da sempre impegnata per la valorizzazione di questo bene primario per il Pianeta e lavora con responsabilità e passione per garantire a questa risorsa un futuro di qualità. Un impegno che passa anche attraverso la promozione dell’importanza di una corretta idratazione: Sanpellegrino infatti sostiene e diffonde i principi di benessere psico-fisico legati al corretto consumo di acqua, facendosi portavoce dell’“educazione all’idratazione” attraverso un programma che promuove il consumo quotidiano della corretta quantità di acqua, a seconda delle diverse esigenze e stili di vita.

Ufficio Stampa MSL Italia

GiOCAclima: IL GIOCO DELL’OCA DEL CAMBIAMENTO CLIMATICO A Marrara, Piazza Adamo Boari, sabato 2 giugno 2018, dalle 9.30 alle 12.30

La Giornata Mondiale dell’Ambiente, proclamata nel 1972 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, si celebra il 5 Giugno ed è una ricorrenza che ci consente di focalizzare l’attenzione sulle grandi tematiche ambientali, per non dimenticare che la natura va tutelata e che dobbiamo trovare il modo migliore per farlo!

Sentiamo sempre più spesso parlare di inquinamento ambientale, di surriscaldamento globale, di effetto serra e di cambiamenti climatici: tutte tematiche particolarmente urgenti ma spesso non ancora abbastanza avvertite.
La Giornata Mondiale dell’Ambiente è una buona occasione per riflettere sulle problematiche che affliggono il nostro Pianeta e per cercare nel nostro piccolo di fare qualcosa per migliorare la situazione.

Celebriamo la Giornata Mondiale dell’Ambiente 2018 giocando insieme al GiOCAclima!

L’’evento è aperto a tutti i bambini e i ragazzi dai 6 anni in su. La partecipazione è gratuita. Al termine è previsto un rinfresco.

Per motivi organizzativi vi chiediamo di iscrivervi all’evento collegandovi al seguente link

https://goo.gl/forms/5zKzbdUPsvTt30Ng1

Evento organizzato dal Museo di Storia Naturale di Ferrara e dall’Associazione Terre del Po di Primaro, con il patrocinio del Centro Idea.

Al centro del conflitto: i figli che imparano la violenza
. L’Ordine Psicologi ER sulla violenza assistita.

In occasione della “Giornata internazionale per i bambini innocenti vittime di aggressioni”, celebrata il 4 giugno di ogni anno, l’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna pone l’attenzione su una forma di maltrattamento molto grave ma spesso sottovalutata, quella subita dai giovani testimoni delle violenze domestiche. La violenza intrafamiliare travolge inevitabilmente i figli, anche quando questi non sono direttamente oggetto della violenza.
L’esperienza del maltrattamento, fisico o psicologico, subito da altri – spesso la madre, ma non solo -, ha conseguenze notevoli. Anche quando bambini e adolescenti non assistono direttamente alla violenza, ne percepiscono gli effetti: vengono investiti dai pensieri e dalle emozioni della vittima e dell’aggressore, che sono le figure di riferimento affettivo ed educativo primario.
In alcuni casi, nemmeno la separazione dei genitori è sufficiente per eliminare il problema: capita che i figli vengano strumentalizzati nei conflitti. Si va dalle situazioni – purtroppo comuni – in cui un genitore tenta di trasmettere l’odio per l’ex-compagno o ex-compagna anche ai ragazzi, a quelle più estreme che possono degenerare in omicidi, con l’enorme trauma che ne consegue.
“Anche nelle situazioni meno estreme, la violenza assistita è a tutti gli effetti una forma di maltrattamento psicologico e comporta conseguenze a livello emotivo, cognitivo, fisico e relazionale con stati di profonda sofferenza psicologica che si possono protrarre anche nella vita adulta. L’aspetto più pericoloso è che da essa i bambini imparano la normalità della violenza: l’affetto può essere associato alla sopraffazione, all’offesa, all’aggressione, apprendendo la legittimità della violenza”, commenta Anna Ancona, Presidente dell’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna.
La violenza domestica interferisce sulla relazione genitori-figli, snaturando la genitorialità e le capacità educative-relazionali sia della madre che del padre, con gravi ricadute sui bambini e ragazzi. Nei rapporti familiari alterati viene compromessa la “base sicura” che dovrebbe essere garantita da una adeguata genitorialità, e il figlio rischia di vivere in uno stato di costante angoscia e profondo malessere.
La convivenza per tempi medi o lunghi con situazioni di maltrattamento psicologico o fisico può provocare nelle vittime – dirette e indirette – una condizione di destrutturazione psicologica e di grande sofferenza in cui i confini tra giusto e sbagliato, legittimo e illegittimo, diventano labili, con alterazione della capacità di pensiero e di scelta autonoma.
Lo stato emotivo dei ragazzi che assistono alle violenze può essere connotato da ansia, fobie e problemi psicofisici vari tipici del disturbo post-traumatico da stress. Occorre monitorarne i segnali di disagio (tra cui, ad esempio, disturbi del sonno, irritabilità e cefalee) per verificarne tempestivamente l’origine e tutelare i minori, anche con interventi mirati di tipo psicoterapeutico.
Purtroppo nelle situazioni di violenza psicologica intrafamiliare può essere molto difficile per il genitore vittima riconoscere i danni causati anche ai figli, in particolare se tale violenza è negata, non riconosciuta o sottovalutata da chi la subisce, come spesso accade quando si stabilisce come modalità relazionale prevalente all’interno della coppia o della famiglia.
È quindi fondamentale che i professionisti che entrano in contatto con bambini e adolescenti – come pediatri, insegnanti ed educatori – sappiano “captare” i segnali di disagio e i comportamenti inusuali che possono essere spia di un malessere, inviandoli a psicologi e psicoterapeuti competenti nell’età dello sviluppo per una valutazione approfondita. Anche gli altri adulti di riferimento non devono sottovalutare i rischi che la violenza assistita può causare nei ragazzi, cercando di intervenire precocemente, eventualmente chiedendo un supporto specialistico.
Per queste ragioni è di primaria importanza che gli operatori del settore siano specificamente formati per intercettare e riconoscere tali situazioni anche quando la richiesta di aiuto è mascherata da altre motivazioni o perviene su segnalazione di terzi.

Ufficio Stampa Ordine degli Psicologi dell’Emilia Romagna

a cura di Rizoma

Dalla Regione Emilia-Romagna 15 milioni di euro a sostegno degli investimenti produttivi delle piccole e medie imprese. Il bando mercoledì 30 maggio in Camera di commercio

Fino a 150.000 euro per il miglioramento dei tempi di risposta e di soddisfacimento delle esigenze dei clienti, l’introduzione di tecnologie abilitanti nei processi produttivi e la riduzione degli impatti ambientali

15 milioni di euro per il miglioramento dei tempi di risposta e di soddisfacimento delle esigenze dei clienti, l’introduzione di tecnologie abilitanti nei processi produttivi e la riduzione degli impatti ambientali. E’ quanto stanzia la Regione Emilia-Romagna a favore delle imprese con le risorse del Por Fesr 2014-2020 dedicate alla competitività del tessuto produttivo.

Del bando e delle numerose opportunità per gli imprenditori se ne parlerà mercoledì 30 maggio, in anteprima, nella sala Conferenze della Camera di commercio (gremita in ogni ordine di posto con possibilià di seguire in diretta l’evento dalle restanti sale) a partire dalle ore 9.00. Dopo i saluti del presidente della Camera di commercio, Paolo Govoni, toccherà ad Andrea Pappacena, Servizio qualificazione Imprese della Regione Emilia Romagna, illustrare i requisiti di ammissione, le spese ammissibili e le modalità di presentazione delle domande di contributo.

“Il tema della produttività – ha sottolineato il presidente della Camera di commercio – rende urgenti gli investimenti nel capitale umano, nella semplificazione e nell’efficienza, accompagnando l’organizzazione e i processi verso la trasformazione digitale della pubblica amministrazione, delle imprese, delle filiere e dei territori. Questa è la sfida alla quale il sistema pubblico – e, con esso, le Camere di commercio – devono rispondere perche gli investimenti in qualità rafforzano non solo le imprese che li attuano ma l’intero capitale sociale di un territorio”.

Tipologia e misura del contributo
Contributi a fondo perduto del 20% della spesa ammissibile, a fronte di investimenti realizzati tramite il ricorso a finanziamenti a medio/lungo termine erogati dal sistema bancario e creditizio e in sinergia con gli interventi di garanzia diretta da parte del sistema regionale dei confidi e con controgaranzia di Cassa Depositi e Prestiti -Fondo EuReCa
Il contributo è aumentato del 5% per progetti:
¥ che prevedono un incremento occupazionale
¥ presentati da imprese femminili e/o giovanili
¥ presentati da imprese con rating di legalità
Progetti ammissibili
I progetti devono prevedere investimenti produttivi espansivi ad alto contenuto tecnologico che, attraverso un complessivo ammodernamento degli impianti, dei macchinari e delle attrezzature, siano idonei a favorire l’innovazione di processo, di prodotto o di servizio.
Spese ammissibili
¥ Acquisto di impianti, macchinari, beni strumentali e attrezzature – nuovi di fabbrica – funzionali alla realizzazione del progetto, anche idonei a consentire un miglioramento dell’efficienza energetica dei prodotti e/o dei processi produttivi e di servizio
¥ Acquisto di beni intangibili quali brevetti, marchi, licenze e know how da intendersi come l’insieme di conoscenze, connotate dal requisito della segretezza e dell’originalità, atte ad ottimizzare i processi produttivi industriali ma inidonee ad essere brevettate in quanto non produttive né consistenti in risultati industriali specificatamente individuabili;
¥ Acquisto di hardware, software, licenze per l’utilizzo di software, servizi di cloud computing
¥ Spese per opere murarie ed edilizie strettamente connesse alla installazione e posa in opera dei macchinari, beni strumentali, attrezzature e impianti
¥ Acquisizioni di servizi di consulenza

Presentazione della domanda
1° FINESTRA: dalle ore 10.00 del giorno 5 giugno 2018 alle ore 13.00 del giorno 19 luglio 2018
2° FINESTRA: dalle ore 10.00 del giorno 4 settembre 2018 alle ore 13.00 del giorno 28 febbraio 2019

La partecipazione al seminario è gratuita previa registrazione online sul sito: www.fe.camcom.it

Da Ufficio Stampa Camera di Commercio di Ferrara

Ultimo appuntamento per la “Boiardo Orchestra Insieme!”

Giovedì 31 maggio i giovani musicisti si recheranno a Bologna per visitare il Museo Internazionale della Musica con visita guidata suonata e l’Apple Store con laboratorio “Skoog”: attraverso un cubo sonoro potranno creare musica e raccontare storie registrando la propria voce. Una scelta voluta dai docenti del modulo con l’obiettivo di stimolare la creatività e la collaborazione.

La “Boiardo Orchestra Insieme!” – coordinata dalle insegnanti di musica Speranza Cataldo e di flauto traverso Valeria Astolfi (nella foto) – è formata dagli alunni: Elena De Carli, Rukja Dzema, Stefano Ferrara, Francesca Fina, Beatrice Fregnani, Francesco Galliera, Elia Gianella, Arianna Gnudi, Emanuele Grandi, Francesco Lambertini, Sara Mezzaro, Chiara Mininno, Edoardo Motta, Noaila Nader, Giorgia Noce, Martina Padovani, Pietro Palmonari, Francesca Spalluto, Nicola Tieghi, Massimo Trapella, Sara Zerbini e Federico Zunelli.

Con questo appuntamento si conclude il primo di otto moduli che che l’Istituto Comprensivo “A. Costa” sta realizzando grazie a risorse finanziarie comunitarie europee, nell’ambito del Piano Operativo Nazionale PON 2014-2020, con il progetto “Apprendere e vivere insieme a scuola”. Coinvolge l’Associazione Sportiva Vis 2008 Ferrara, S.S.D.Acqua Estense Arl, Lions Club Ferrara Estense, il Comitato Genitori Alda Costa e Cip-Comitato Italiano Paralimpico: una concezione di “scuola aperta”, sempre pronta a dialogare e confrontarsi con chi opera e offre servizi sul nostro territorio ferrarese.

Il Prefetto di Ferrara ha nominato il nuovo Capo di Gabinetto, il viceprefetto dr.ssa Mariaclaudia Ricciardi

A chiusura della procedura di interpello aperta dal Ministero dell’Interno, il Prefetto di Ferrara, dr. Michele Campanaro, ha nominato il viceprefetto dr.ssa Mariaclaudia Ricciardi, nuovo Capo di Gabinetto della Prefettura.
Nata a Bari, la dr.ssa Ricciardi è laureata in Giurisprudenza e in Consulenza grafologica, abilitata all’esercizio della professione di avvocato e specializzata presso la LUISS di Roma nel Master sulle “Politiche di contrasto della corruzione e della criminalità organizzata”. Dopo una breve esperienza come Consigliere presso il Ministero della Difesa a La Spezia, dal 1992 presta servizio alla Prefettura di Ferrara, dove ha svolto come ultimo incarico quello di dirigente dell’Area IVa (“Diritti Civili, Cittadinanza, Condizione giuridica dello dottstraniero, Immigrazione e Diritto d’asilo”).
Nel corso del suo percorso di carriera, la dr.ssa Ricciardi ha ricoperto numerosi incarichi, tra i quali quelli di Vice Capo di Gabinetto, di dirigente degli Uffici di Protezione Civile, del Sistema sanzionatorio e di Vice Dirigente dell’Ufficio Provinciale Elettorale.
Negli anni tra il 2011 e il 2012, ha prestato servizio presso la Prefettura di Rovigo, provincia in cui ha svolto anche l’incarico di Commissario straordinario presso il Comune di Taglio di Po.
La dr.ssa Ricciardi, in aggiunta a quello di Capo di Gabinetto, ha assunto anche la reggenza dell’Area Va (Protezione Civile, Difesa Civile e Coordinamento del Soccorso Pubblico)

La scelta del Quirinale e la scelta dei cittadini

L’interpretazione della norma costituzionale, in merito a quello che sta incredibilmente succedendo, potrebbe portarci fuori strada, far perdere tempo prezioso e, come al solito, incanalarci in quelle amene discussioni alle quali possono partecipare solo gli ‘addetti ai lavori’: quelli che di diritto vivono, come quando si tratta di economia, 5, 50 o 100 persone decidono quello che è giusto a prescindere, e 60 milioni di cittadini obbediscono.

La mossa di Mattarella potrebbe anche andare, invece, al di là del giuridicamente giusto o sbagliato. Oppure potrebbe non avere nulla di giuridico ed essere giudicata esclusivamente dal punto di vista politico, perché è indubbiamente la politica che risentirà di questa scelta.
E la politica, prima ancora del rapporto giuridico, ha un rapporto diretto con la gente, le persone, i cittadini che avevano effettuato una scelta, senza ragionare di regole giuridiche, ma semplicemente su quello che avrebbero voluto i loro rappresentanti dovessero fare. Tra questo sicuramente c’era il mandato a ridiscutere i termini della nostra presenza nell’Eurozona.

E ridiscutere non voleva dire necessariamente uscirne, ma semplicemente ridiscutere della difesa dei nostri lavoratori, delle nostre aziende, del credito, del debito, del ruolo di istituzioni come la Banca Centrale Europea e, perché no, dello stesso Parlamento europeo. Insomma i cittadini hanno affermato, probabilmente, che forse era giunta l’ora di mettere al centro del tavolo di discussione l’Europa dei popoli, lasciando da parte l’Europa della finanza, delle banche e anche del debito, della cattiveria tedesca e della supponenza francese.
Ridiscutere, quindi, in termini politici proprio perché, in un mondo normale, la politica viene prima dell’economia, dello spread, dei mercati finanziari e persino della regola giuridica, espressione della volontà di regolare comportamenti e azioni che un popolo si deve dare per convivere civilmente.

La Costituzione, nell’idea dei padri costituenti, assegna saggiamente pesi e contropesi, attribuisce poteri ad alcuni e controllo ad altri, ma è fondamentalmente espressione di una democrazia parlamentare e il Parlamento è espressione della volontà popolare che ne detta la politica, quindi cosa vuole o non vuole si faccia.
Non ci potrà mai essere una interpretazione giuridica della Costituzione che possa cambiare tutto questo. Il Presidente della Repubblica nella nostra Costituzione può indirizzare, consigliare, a volte rifiutarsi, ma poi deve cedere alla volontà del Parlamento e quindi del popolo. Non può diventare egli stesso una figura politica perché non è questo il suo ruolo e quindi può andare bene rifiutare un ministro perché inquisito, oppure perché non chiara espressione del voto popolare, ma non può andare bene rifiutarlo perché ritiene di dover difendere ciò che il popolo non vuole difendere.
Egli dura in carica sette anni, quindi di più di una normale legislatura seppur questa durasse per tutto il suo arco temporale, e per questo potrebbe veder mutare il volere dei cittadini. Potrebbe essere stato eletto da una maggioranza poi cambiata e tutto questo prefigura un suo essere al di sopra delle parti, ovvero si potrebbe trovare a difendere il mutato volere del popolo. Ma dovrebbe farlo senza ripensamenti e non, come si sta facendo, ritenere la maggioranza precedente migliore e più meritevole di tutela di quella attuale. Perché alla fine quello che si sta proponendo è un nuovo governo appoggiato dal Pd e probabilmente da Forza Italia, che senso avrebbe tutto questo per la democrazia?

Il Presidente della Repubblica vuole Cottarelli, ma chi è Cottarelli se non un uomo delle banche ed espressione della finanza? Anche i partiti dell’opposizione dovrebbero rifiutarsi di assecondare questa ‘follia’, riconoscere dignità al voto popolare e all’autonomia di scelta politica dei cittadini. Che tipo di società si aspettano possiamo costruire con questi presupposti? Un’Italia guidata dallo spread, dal volere tedesco di mantenere le sue prerogative cedendo qualcosa alla Francia e controllata da un asse politico interno Pd–Forza Italia (perché questo sarà il futuro blocco europeista in antitesi agli scettici, populisti e riformatori) che magari finge di combattersi per dare l’idea che sia ancora possibile il dibattito politico.

Tutti i media che contano si sono già schierati a loro volta a difesa dello status quo, delle banche e del finanziamento degli Stati attraverso il mercato senza tutela delle banche centrali: Draghi santo subito, l’austerità (degli altri ovviamente) il mezzo per estinguere le nostre colpe.

A questo punto le prossime elezioni potrebbero essere un referendum che richiamerà alla mente quello del 1946.

Franco Farina fra critica d’arte e management culturale

E’ scomparso ieri, a 90 anni appena compiuti, il maestro Franco Farina. Ferraraitalia ricorda il suo ruolo nell’ambiente culturale non solo cittadino attraverso un’intervista di don Franco Patruno, cui lo legava una sincera amicizia.

Ricordo ancora l’affollamento, nella trecentesca Casa Romei, alla prima delle grandi rassegne promosse da Franco Farina: era il 1963 e nel mirabile Palazzo dei Diamanti, vera perla quattrocentesca di Biagio Rossetti, si stavano svolgendo lavori di ripulitura interna per rende funzionali e agibili gli spazi per future mostre. Si sapeva che Gualtiero Medri, storico dell’arte estense, aveva, come si suol dire, passato le consegne a un giovane maestro che aveva come un’antenna in più nel captare tutto quello che era avvenuto nell’arte del nostro Novecento. La mostra era quella di Giovanni Boldini, non a caso un ferrarese sprovincializzato che aveva avuto prestigiosa fortuna a Parigi. Pur non esibendo un progetto od uno specifico modello, che sarebbe apparso assolutamente utopico, quel giovane maestro cominciò ad allargare gli orizzonti con una mostra didattica su Paul Gauguin in collaborazione con Palma Bucarelli e la Galleria d’Arte moderna di Roma. Seguirono mostre sull’arte spagnola, sul gruppo degli Informali arcangeliani, Emilio Vedova, André Masson… La successione era impressionante, come estremamente fluida la possibilità di stabilire rapporti con Leo Castelli, con la Fondazione Peggy Guggenheim, con Guttuso e il gruppo dei Neorealisti della post-astrazione. Dal 1963 al 1995 novecentoottantre mostre. Renato Barilli ha scritto: “Se un giorno si farà la storia delle attività espositive in Italia, nell’ambito dell’ente pubblico e relativamente dell’arte contemporanea, un capitolo di essa dovrà riguardare Franco Farina, forse il caso più perspicuo nel corso degli anni Settanta”.

Ora sono di fronte al ‘maestro’, come tutti amano chiamarlo anche dopo la Laurea Honoris Causa di recente ricevuta dall’Università di Ferrara.
“Se dovessi utilizzare una terminologia ecclesiastica, gli domando, potresti affermare che la tua è stata una vocazione adulta?” Farina sorride, affermando che “anche nel mio caso preferisco adulta e non ‘tardiva’, perché il secondo termine fa pensare a una distrazione nell’ascolto. Dopo le scuole Magistrali, ho avuto la fortuna di decidere di diventare l’assistente di Gualtiero Medri che, in quegli anni, ricopriva una carica ampia: Pinacoteca d’Arte Antica, Galleria d’Arte Moderna e Palazzo Schifanoia. Mia madre, pur non afferrando sino in fondo il senso di questo mio nuovo lavoro, era felice che percorressi questa strada. Ricordi Pascal? Forse ciò che appare un semplice caso è il risultato invece di una sorta di scommessa: si osa nell’inedito”.
“In quel tempo – soggiungo – avendo anche una responsabilità per gli affreschi di Schifanoia il futuro poteva colorarsi, come per l’amico Andrea Emiliani, di arte antica”. Mi risponde dopo un attimo di silenzio: “Sì, è vero. Già d’allora, però, avvertivo il fascino dell’arte del nostro secolo. Ferrara, come tu sai, rischia spesso di reclinare su una memoria nostalgica del nostro glorioso passato d’arte. Credo di avere sentito proprio da te che la memoria biblica è invece una riattualizzazione e non un ripiegamento. In questo, se vuoi, sono stato biblico: riattualizzare il passato è far vivere il presente. Già far conoscere il nostro Boldini, poi anche Previati, Funi, Melli e De Pisis aveva un significato preciso, perché questi personaggi non si erano bloccati su autoriflessioni estensi del passato. E non è vero che non si sentissero più ferraresi perché andavano a Parigi, Roma o, comunque, fuori dalle mura storiche della città”. Queste affermazioni di Farina mi affascinano particolarmente perché in esse mi sembra di scorgere quel progetto che, sempre più esplicito, lo guiderà sino al 1995. “Allora mi venne l’idea di diverse collocazioni, soprattutto quando mi furono affidati ambienti come Palazzo Massari e altri, adiacenti ai Diamanti, che lentamente furono adattati, come oggi si dice, per ospitare dei ‘generi’ o ‘linguaggi’ più vicini alle sperimentazioni degli ultimi decenni. Così, se nella sede centrale dei Diamanti organizzavo una mostra di De Chirico, cioè di un maestro consacrato, al Padiglione d’Arte Contemporanea del Massari potevo far esporre Tadini, Pozzati, Ghermandi e quegli artisti, allora giovani, che si stavano imponendo nel panorama non solo nazionale”.
Farina si sta appassionando nel ripercorrere queste fasi e anche la sua gestualità si fa più piena e significativa. “Se con i protagonisti del nostro secolo attiravo l’interesse della critica e dei visitatori, nelle altre sedi, come nel Centro Attività Visive, facevo conoscere contemporaneamente i giovani emergenti. Basta scorrere le pagine di quei due volumi che mi hanno dedicato per vedere tutti i nomi di artisti ora riconosciuti e chiamati alla Biennale. Un esempio: alla mostra di Salvador Dalì, che curai direttamente con il grande spagnolo che mi fece esporre la sua collezione privata, ci fu gran massa; ma c’erano altre sette rassegne e guidavo i giornalisti, critici e visitatori in genere a vedere tutte le mostre”.

“È per questo – aggiungo – che si era velocemente sparsa la voce e ti ritrovavi file di nomi noti e giovanissimi davanti al tuo studio”. “Sì, è stato molto bello e anche faticoso. Se pensi che ero stato nello studio di molti di quei giovani, i miei ricordi si affollano a tal punto da creare una felice confusione. Sai, restare, se mi permetti l’autoironia nell’affermarlo, nella cabina di comando è facile; ma riempire l’agenda di impegni con la visita agli atelier, in gran parte fuori città, è esperienza diversa: significa conoscerli da vicino, avvertire i drammi di chi fatica a mantenersi con le mani di pittore o scultore. Trovare loro spazi espositivi, fargli un catalogo decente, consigliarli poi per gallerie significative senza perder tempo in altre che spillano solo soldi senza dare riscontro critico, è come diventare loro prossimi, vicini, amici”.
Pur conoscendo Franco da anni, rimango colpito dal calore di questi ricordi. Aggiungo che è per questo vero servizio che Barilli, Emiliani, Solmi, Cortenova e tanti altri hanno affermato che si è praticamente inventato un ruolo che non c’era nel panorama critico ed espositivo non solo nazionale. “È venuto tutto cammin facendo. Ho sempre rifiutato il ruolo di critico d’arte che non mi compete”. Lo interrompo facendogli notare che le sue pagine introduttive ai cataloghi erano critiche a tutti gli effetti. “Lo sapevo, dice sorridendo, che mi facevi il tranello. È vero: anche per gli artisti meno noti o, per riutilizzare la terminologia ecclesiale dell’inizio, ancora in vocazione incipiente, scrivevo una paginetta. Ammetto: molto densa e sintetica, pensata guardando e riguardando le loro opere. Mi sembrava normale introdurli. So che si è creata poi la moda e tutti volevano, anche quando esponevano negli Stati Uniti, la mia cartellina come passaporto per i galleristi. È vero anche che evitavo la pletora delle introduzioni inutili di chi dirige le istituzioni, e questo ha creato l’equivoco”. “Già – aggiungo – l’equivoco perché la tua pagina era pensata, critica, intelligente”. Accetta la sfida: “Faccio fatica a scrivere perché mi muovo meglio nel parlare e nel promuovere. Però quando mi metto alla macchina da scrivere, una vecchia Olivetti, sia detto per inciso, perché a differenza di mia moglie non sono tecnologizzato ed informatizzato, la fatica viene poi apprezzata come vera pagina critica. Fate voi!”

Prendo la palla al balzo: “Hai citato tua moglie, Lola Bonora. Un grande aiuto o vera autonomia?” “Lola lavorava in Regione con un incarico riguardante i mass media, la stampa e tutte le nuove forme di comunicazione. Quando si affiancò al mio lavoro già iniziato al Palazzo dei Diamanti, creammo la Sala Polivalente e il Centro Video Arte che, come ben ricordi, divenne un punto di riferimento internazionale. Era lei la responsabile e stabilì in breve tempo relazioni con esperienze francesi, tedesche e statunitensi di quel settore. Negli anni Settanta, poi, ci furono le Performance nelle quali, in modo interdisciplinare, operavano registi, pittori, attori di teatro. Devo a lei conoscenze con settori che non mi erano estranei, ma che non appartenevano alla mia diretta operatività espositiva”. “Ricordo, Franco, anche tutta l’attività promozionale in favore delle donne che operavano nei campi artistici e audiovisivi”. “Sì, è stato un periodo, dal 1973 al 1994 che, come scrisse Gillo Dorfles, fu di costanti scoperte, di iniziative inedite, di incontri sorprendenti, un periodo, cioè, incancellabile”. Ricordo a Farina che presentai in diverse occasioni esperienze di teatro sperimentale a carattere sacro alla Sala Polivalente. “Ciò che non aveva udienza nei teatri stabili, trovava in quella sede pronta accoglienza”. “Allora – prosegue Farina – l’orizzonte si fece più ampio. Pur essendo consapevole che alcune performance, per il loro stesso statuto poetico, si consumavano nell’atto stesso dell’esposizione e della messa in scena, dovevano essere conosciute. La curiosità, che spesso è oggi una virtù dal fiato corto e bruciata da insulsaggini televisive, aveva un senso come ricerca. Direi come seguire i percorsi della creatività nei diversi settori. D’altronde, se Dalì esponeva ai Diamanti, come non fare memoria del Surrealismo, del rapporto stretto del catalano con un grande regista come Buñuel? Anche quando esposi gli oggetti di Duchamp avevo coscienza di mettere in mostra, secondo l’intenzione dell’autore, non delle opere d’arte tradizionali ma come una sorta di poetica per oggetti. Cioè l’artista voleva dimostrare, contestando un certo tipo di esperienza museale, che un oggetto se collocato fuori dal suo contesto d’uso quotidiano acquista una valenza estetica, soprattutto se messo su un piedistallo. La curiosità di conoscere e di far vedere, quindi, ha la funzione di rendere attenti per non affrontare con il paraocchi il panorama delle avanguardie del nostro secolo. Tu parli spesso di precomprensione che diventa pregiudizio, e sai bene che quando si hanno delle pregiudiziali l’opera non può mai manifestarsi ne suo vero significato, ma sarà sempre accettata o rifiutata senza giudizio critico”.

“Mi accorgo che mentre parli, quello che hai definito il tuo ruolo acquista contorni sempre più specificati”. “Mi stai portando verso una definizione? Allora sarò più chiaro: molti critici d’arte svolgono, spesso con intelligenza e sensibilità, ruoli di direttori di pubbliche gallerie. Credo che tanti altri abbiano favorito quella che si suol chiamare una tendenza specifica, soprattutto per le precedenti prese di posizione sui cataloghi o sui giornali specializzati. Difficilmente non privilegiano una tendenza. Non voglio dire che un critico d’arte non possa accettare questo ruolo, perché non sono un integrista e conosco intelligenze diverse tra i critici. Il mio ruolo, se vuoi, è intermedio tra il critico e il manager”. Lo incalzo con un’osservazione: “Non parlerei di zona intermedia, non credo sia il tuo caso. Forse in te prevale o riemerge l’aspetto pedagogico dell’educatore dal quale sei partito”. “Vedo – mi risponde sorridendo e quasi accentando la sfida – che vuoi che mi definisca. Forse è l’occasione per farlo, perché non ho mai amato soffermarmi in quella sorta di autodefinizione che poi diventa compiacimento narcisistico. Sicuramente, anche se come sottofondo implicito, il bisogno di compiere un servizio, se vuoi quasi una diaconia, mi ha guidato nel lavoro quotidiano. Creare i presupposti perché la conoscenza dell’arte non sia ridotta al provincialismo che ha pesato su molte città, questo sì, è un fattore pedagogico, quasi un’energia educativa. Non sottovaluterei però il peso sociale e anche politico delle quasi mille mostre organizzate: una città che si apre al mondo, che favorisce l’internazionalità delle relazioni, che non concepisce la propria identità come nostalgico sguardo al proprio passato, anche se glorioso. Provincialismo è proprio questo: credere che l’identità coincida con le barriere e con le preclusioni. Vedo che gioisci mentre parlo, perché tocco alcuni punti della tua apertura cattolica. In questo mi sento molto cattolico, cioè universale. E’ una battaglia dura che vede, se ben ci pensi, la mia e la tua vocazione con punti di incontro non preventivati”.

Mi accorgo che l’intervista si trasforma in sereno confronto e colloquio. Meglio così. “Allora, è da questi presupposti che nasce la tua riconoscibilità in campo internazionale. Sai che quando mi trovo in musei e gallerie prestigiose all’estero mi domandano sempre: ‘come sta il maestro Farina? Lo saluti da parte mia!’ E’ evidente che il calore con il quale mi raccomandano il saluto non è convenzionale”. “Sai, don Franco, quando si organizzano rassegne di Magritte, Dalì, Picasso, Warhol, Rauschenberg, Chagall, Monet i rapporti internazionali si fanno, si potrebbe dire, vicini. È molto bello, anche perché ho sempre amato l’amicizia e sono convinto che ogni fatto organizzativo, se non c’è un autentico rapporto umano, diventa arida realtà, quasi un muoversi per muoversi… questo è ben lontano dal mio carattere”. “Eppure – accenno – chi ti conosce per la prima volta può avere la sensazione di un certo distacco, quasi un’aristocrazia dello sguardo”. Ride di gusto e riprende: “C’è anche uno stile per difendersi! Lo dico sorridendo. Quando ti senti sommerso da una quantità di proposte e devi, come dici spesso tu, far coincidere la carità con la verità, non si può nascondere ciò che si pensa. E’ inutile illudere qualcuno di essere un artista quando non lo è. Sarebbe un torto per i veri professionisti che non hanno il coraggio di farsi avanti e che, invece, bisogna andare a trovare nell’atelier, incitare a continuare nello studio. Aiutarli anche a trovare committenze, perché l’artista non vive d’aria, naturalmente”.

Sento che la conversazione può toccare anche alcuni aspetti più personali. Domando: “Non è forse vero che il tuo sentire, direi anche il tuo linguaggio sono religiosi?” Mi risponde con semplicità: “A mio modo mi sento non solo religioso in senso generico, ma cristiano. So apprezzare, anche se lo manifesto raramente, la gratuità di una amicizia, la grazia di ciò che è donato senza il do ut des. Questa, credo, è una verifica non solo del cattolicesimo in senso lato, ma della testimonianza soprattutto di voi sacerdoti. Tu ricordi la mia amicizia con il Vescovo Franceschi? Mi aveva capito subito e mi trovavo a mio agio con lui. Avvertivo la sua fede, non in astratto, ma nella capacità, non puramente formale o rituale, di farsi comprensione della laicità della mia vita. Fu un dono eccezionale per me la sua purtroppo breve permanenza a Ferrara”. Mentre Farina parla, vedo sul tavolino di fronte a noi un messalino aperto con la lettura liturgica dei Isaia. Gli chiedo se sia lui a leggerla. “Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche…”. Quando arriva al versetto finale che dice “per riguardo a me non ricordo più i tuoi peccati”, commenta segnando efficacemente la pagina con un dito: “Vedi la gratuità? Per riguardo a me! Se avesse aspettato la nostra risposta giusta, magari calcolata…”. Non credo di avere aggiunto altro.

L’intervista è stata pubblicata su ‘L’osservatore romano’ del 1-3-2000 con il titolo ‘Il provincialismo: un pericolo che insidia la conoscenza dell’arte’

LA CITTA’ DELLA CONOSCENZA
Se la cultura manca di cultura

Per il momento non si farà, ma nel contratto del governo pentaleghista la cultura se ne sta tra il conflitto d’interessi e il debito pubblico. Scuola, università e ricerca occupano nell’elenco rispettivamente la ventiduesima e trentesima posizione. Anche la geografia dei capitoli è importante, perché si è scelto l’ordine alfabetico della lista della spesa più che la coerenza di un disegno politico che evidentemente non c’è, prevalendo la rivendicazione sul progetto paese.
Così, se qualcuno avesse nutrito nei confronti del governo del cambiamento la speranza di uno sguardo nuovo, immediatamente si deve ricredere.
Nuovo sarebbe stato un capitolo dedicato alla Conoscenza, perché l’ignoranza è anche quella che ci impedisce di scegliere e di disporre delle persone giuste di cui avrebbe bisogno il paese per essere governato. Non dico che ci sarebbe piaciuto vedere trattati istruzione, università e ricerca in un capitolo dedicato alla Società della conoscenza, forse un nuovo troppo nuovo, specie da parte di chi guarda all’Europa e al mondo con un occhio storto.
Ma se l’economia è ferma, se la capacità del nostro paese di crescere e di competere è fortemente compromessa, forse non è solo colpa della crisi finanziaria e dell’austerità che altri ci hanno imposto.
Dovremmo chiederci cosa abbiamo investito, in termini quantitativi e qualitativi, in capitale umano. Perché il capitale umano che abbiamo cresciuto e allevato nelle nostre scuole e università ci lascia per andarsene all’estero. Neppure siamo riusciti a crescere una generazione con una cultura digitale all’altezza della rivoluzione tecnologica.
C’è un buco in termini di società della conoscenza a cui non si possono voltare le spalle, facendo finta di niente, perché il conto da pagare sta già ipotecando il futuro nostro e dei nostri giovani.
Il vuoto di conoscenze di fronte alla rapidità dei processi di innovazione tecnologica riduce la nostra capacità di immaginare quali saranno i beni e i servizi richiesti nei prossimi anni e quali le nuove professionalità necessarie a produrli.
Siamo di fronte ad una rivoluzione radicale dell’organizzazione del lavoro che necessita di una altrettanto radicale rivoluzione delle conoscenze, non vorremmo che l’istruzione nel nostro paese tornasse ad essere la pagina più cupa della sua storia, come ebbero a scrivere agli inizi del secolo scorso i due storici britannici Bolton King e Thomas Okey nel loro saggio “Italy Today”.
A livelli quantitativi e qualitativi l’istruzione formale dei nostri giovani è ancora al disotto di quella degli altri paesi avanzati. Questo è particolarmente grave se si osserva che un paese come l’Italia, povero di risorse materiali e in ritardo su molti fronti non solo economici, dovrebbe mirare ad investire nella scuola e nella conoscenza ben molto di più della media degli altri paesi, per tentare almeno di recuperare.
Il fatto è che il ritardo non è solo dei giovani è anche degli adulti che mancano di competenze logico-analitiche e di comprensione.
Investire sulla conoscenza, disseminare le conoscenze è una priorità se non vogliamo rischiare l’arretratezza e di essere tagliati fuori, non c’è reddito di cittadinanza che possa ripagare dell’ignoranza, che non ha le forme di ieri, più subdola perché non la conosciamo, ci sfugge e si fa più difficile da riconoscere, perché ignoriamo d’essere ignoranti.
Avremmo bisogno di una società capace di sinergie con la scuola e l’università, capace di crescere un capitale umano che costituisca il suo vero patrimonio culturale da spendere e investire. Sentirsi cittadini perché patrimonio culturale del proprio paese, perché risorsa umana. Sentirsi riconosciuti come risorsa umana, anziché voce di un bilancio di entrate e di uscite.
Si chiamano “cittadini” questi che promettono il governo del cambiamento, ma non promettono nuove cittadinanze, che non possono essere sempre quelle di ieri contrattate a nuovi prezzi, le nuove cittadinanze sono quelle promesse dalle frontiere della conoscenza, della ricerca e dei saperi, partecipati il più possibile da tutti, diffusi e appresi, perché è nella condivisione delle conoscenze e nella consapevolezza che si basa la democrazia e la possibilità di costruire i futuri. La società della conoscenza non è solo uno slogan, è l’unica condizione che oggi ci è data per abitare il presente e preparare il domani.

Ricostruzione post sisma. Costi: “Irrispettoso verso cittadini e territori dire che si è fatto poco e male. Da Fabbri (Ln) nulla nel merito, solo campagna elettorale”

L’assessore regionale replica al capogruppo regionale della Lega: “Ordinanze complesse? Impianto normativo che abbiamo costruito da zero e che lui ha condiviso e attuato come sindaco di uno dei Comuni più colpiti”

Bologna – “Le parole del consigliere Fabbri mostrano davvero quanto sia rimasto molto poco da criticare e da attaccare in tema di ricostruzione post sisma, visti gli scarsi contenuti di merito a sostegno delle sue dichiarazioni. D’altra parte, nessuno – né il Commissario delegato, Stefano Bonaccini, né tantomeno io – ha affermato in questi giorni che la ricostruzione sia conclusa o che non sia rimasto nulla da completare. Ma è sbagliato e irrispettoso dire che si è fatto poco e male”.

Così l’assessore regionale alle Attività produttive e delegato alla ricostruzione, Palma Costi, replica al capogruppo in Assemblea legislativa della Lega Nord, Alan Fabbri, che ha criticato i resoconti di questi giorni sullo stato di avanzamento della ricostruzione post sisma 2012.

“E’ irrispettoso soprattutto nei confronti di tutti coloro che in questi sei anni si sono impegnati per raggiungere i risultati, importanti, ottenuti: i cittadini e i residenti dell’area del cratere in primo luogo- sottolinea l’assessore-, i sindaci e gli amministratori locali, lavoratori e imprese, i professionisti, fino ai dipendenti di Comuni e struttura commissariale. Tutti attori protagonisti di questa ricostruzione”.

Inoltre, “i numeri che sono stati forniti, oltre ad essere un atto dovuto nei confronti di tutti, per trasparenza e resoconto doveroso, sono dati di fatto inconfutabili. Numeri che invece mancano nelle dichiarazioni del consigliere, che si limita a fare campagna elettorale, ma priva di informazioni di sostanza. In questi giorni non sono stati dati soltanto i numeri della ricostruzione, ma si è affermato che, nonostante gli ottimi risultati ottenuti, l’impegno rimarrà sempre lo stesso. Per completare ciò che manca per raggiungere il traguardo. E l’attenzione su questi territori non calerà, ma essere già arrivati a questo punto della ricostruzione ci permetterà di concentrarci sui casi più complessi, come le opere pubbliche e i beni culturali, che per loro natura hanno tempi di intervento più lunghi”.

Infine, “viene rispolverata dal consigliere Fabbri anche la critica rispetto alla complessità delle ordinanze commissariali, ormai messa in soffitta da anni. Ricordiamoci- chiude Costi- che nel suo complesso l’impianto normativo per il riconoscimento dei contributi per la ricostruzione è stato costruito da zero dal Commissario insieme ai sindaci, condividendone le scelte, attraverso il Comitato istituzionale di cui il consigliere Fabbri ha fatto parte come amministratore di uno dei Comuni maggiormente colpiti. Scelte che ha condiviso e attuato”.

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Alan Fabbri (LN) su Facebook: “Mattarella: giu’ le mani dai risparmiatori”

Il capogruppo Lega Nord Emilia Romagna, Alan Fabbri, ha postato su Facebook un commento sulla situazione politica italiana, dopo l’incomprensibile gesto del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

“Non solo Mattarella ha deliberatamente negato agli italiani di avere un governo del cambiamento, ma ha anche sostenuto di aver rifiutato Savona per tutelare i risparmiatori…

I risparmiatori… vi rendete conto?!

Ma dov’era Mattarella mentre il governo Renzi metteva le mani nelle tasche degli italiani vittime dei crac bancari?

Dov’era mentre veniva applicato il Salvanbanche?

Dove, mentre cittadini truffati venivano offese e trattati come pezzenti?

La Lega è sempre stata accanto ai risparmiatori e in parlamento eravamo già al lavoro in queste settimane per risarcire azionisti e obbligazionisti truffati.

Tutto il resto sono scuse per violare la democrazia.

Ufficio stampa Lega Nord Emilia Romagna

I Millennial e il matrimonio: attenti al budget e sempre più acquisti

I millennial e il fatidico “Sì”: da eBay, un’analisi sui desideri e le preferenze dei giovani per il grande giorno

Il 35% dei millennial italiani continua a credere nel matrimonio.
Quasi 7 milioni di giovani dichiarano di non essere più disposti a spendere cifre folli.
1.000-5.000 euro è il range di spesa che quasi un giovane su tre ritiene opportuno spendere per la cerimonia.
Sì agli acquisti online: su eBay.it nel 2017 è stato acquistato un articolo per matrimonio ogni 7 minuti e il 72 % dei millennial intervistati conferma la tendenza, dichiarandosi propenso ad affidarsi allo shopping online per le proprie nozze.

Milano, 23 maggio 2018 – Il sogno, il romanticismo e il glamour delle nozze reali tra Meghan e Harry hanno inaugurato ufficialmente la stagione dei matrimoni per antonomasia.
Dopo aver “sbirciato” tra le pagine dei rotocalchi lo stile della sposa, gli allestimenti, il corteo, i vip invitati e i loro look, lo sguardo si rivolge ora all’Italia.

Come stanno cambiando le percezioni e i desideri degli italiani rispetto al giorno più importante della vita? eBay, oltre a presentare la speciale sezione
dedicata “Tutto per il tuo sì”, ha analizzato il fenomeno attraverso diverse angolazioni, offrendo uno spaccato concreto di come appaia l’Italia in abito bianco.

Dalla ricerca di mercato commissionata dal sito eCommerce è emerso che, nonostante la nostra sia una società con valori in continua evoluzione e
gli aspetti più tradizionali sembrino a volte “tentennare”, il 44% degli intervistati, pari a circa 12,9 milioni di italiani, continua a credere nel rito del matrimonio.
Convinzione che interessa anche le generazioni più giovani: il 35% degli intervistati fra i 16 e i 34 anni la ritiene ancora un’istituzione in cui credere.

Si ha quindi ancora fiducia nel vincolo matrimoniale, ma non si avverte più come un tempo la necessità di spendere cifre importanti per l’organizzazione.
Il 67% dei millenials coinvolti nell’indagine si trova d’accordo, in linea con la media nazionale, nel fare scelte più oculate quando si tratta di matrimonio.
Le occasioni di risparmio diventano uno tra gli argomenti che vengono sempre più presi in considerazione quando si inizia a pensare alle nozze.

Secondo oltre 5 milioni di millennial decidere di fare il grande passo sarebbe più facile se ci fosse un modo per organizzare una bella cerimonia a costi contenuti.

Ed ecco che per riuscire a rimanere nel budget prefissato, che per la maggior parte dei giovani resta fra i 1000 e i 5000 euro,
emerge la propensione a ricorrere da un lato al Fai Da Te per alcuni aspetti allestitivi (46% dei millennial intervistati) e, dall’altro,
agli acquisti online (72% dei millennial coinvolti comprerebbe online articoli destinati alle proprie nozze).

Anche per le liste nozze la rete diviene un luogo di scelta interessante, il 56% si dichiara disponibile a crearle personalizzate sul web.

I consumi online dedicati a questo particolare settore salgono e la conferma arriva dai dati di vendita di eBay, che nel 2017 ha registrato complessivamente
un acquisto relativo all’organizzazione del matrimonio ogni 7 minuti.

Tra le sottocategorie merceologiche coinvolte, si ci può soffermare sulla sezione abbigliamento e accessori per matrimonio che registra un acquisto ogni 17 minuti e quella riguardante le decorazioni per matrimonio con 1 acquisto ogni 11 minuti. Fra gli articoli relativi all’abbigliamento e agli accessori per matrimonio, in testa gli acquisti di accessori da sposa, in particolare gli articoli per l’acconciatura, corone e tiare e giarrettiere. Se invece consideriamo il periodo più caldo per questo genere di shopping, il mese fortunato è giugno, con il +89% rispetto alla media annuale di acquisto.

Per quanto riguarda l’allestimento, e quindi le decorazioni e i dettagli di stile per il ricevimento, gli oggetti più acquistati sono stati inviti e partecipazioni, decorazioni d’ambiente, nastri e fiocchi, fragranze per matrimonio e fiori, petali e ghirlande. Il mese di compere folli è aprile, con un +60% di vendite rispetto alla media annuale.

eBay ha creato la speciale sezione “Tutto Per il tuo sì” in cui è raccolta una selezione di oggetti e accessori scelti fra il milione e mezzo di articoli a tema disponibili in ogni momento sul sito e con spedizione gratuita. Online per tutta la stagione, Tutto Per il Tuo Sì, può rappresentare la soluzione anche per i dettagli da definire last minute.

Una vasta selezione che risponde a qualunque esigenza e gusto, dalla cerimonia classica e tradizionale che, secondo Ipsos, è preferita dal 45% dei millennial italiani, a quella su una spiaggia in riva al mare (19%), passando per quella all’insegna del Fai Da Te, prescelta da circa un terzo dei millennial italiani.