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Giorno: 27 Luglio 2018

BORDO PAGINA
‘Al Ragno-Lupo piace la Fisarmonica’, un saggio di Piero Bottali

Armando editore (Roma) ha recentemente dato alle stampe Piero Bottali ‘Al Ragno-Lupo piace la Fisarmonica’. Incontri con animali comuni delle nostre campagne da conoscere, riscoprire, fotografare… il sottotitolo, bellissimo saggio diversamente animalista e ambientalista, sorta di etologia della vita quotidiana.
L’autore, pur per molti decenni specializzato e noto fotografo – scrittore di reportage (già collaboratore di Paese Sera, Il Giornale, Il Messaggero) ha in realtà distillato un delizioso saggio di forte pulsionalità letteraria (anche) che sarebbe piaciuto parecchio ad esempio, tanto per restare in tema, con Konrad Lorenz, lo scienziato inventore praticamente dell’Etologia e certo ambientalismo settoriale o laterale animalista. Ma nulla di retorico o forzatamente sociale alternativo in questo viaggio nella vita (questa si) alternativa prossima o anche remota… agli umani (in certo senso aliena).
Già incipit e prefazione e persino l’indice (quasi una mappa) attraggono anche proprio per fascinazione scientifica, con suggestivi riferimenti a grandi spiriti liberi quali Schopenhauer , lo stesso Silvio Pellico e Voltaire:
Al genio di Voltaire, che già nel secolo del Meccanicismo seppe riconoscere il sentimento, la memoria e l’anima nelle ‘bestie’.
E ancora:
“Questo libro nasce da 60 anni di passeggiate nella natura, nei prati, nei boschi, lungo le rive dei fumi e dei ruscelli, grazie all’incontro casuale e fortunato con animali che conducevano indisturbati la propria vita. La lezione che se ne ricava è che può essere inutile andare in terre lontane per provare il piacere di osservare animali, specie quelli più comuni, perché essi vivono ovunque intorno a noi, pur se spesso non li notiamo. Per questo, basta solo prestare un’attenzione nuova al nostro consueto ambiente di vita e imparare a guardare in maniera nuova gli animali coi quali dividiamo lo spazio”
Infine, come accennato dalla metaforica mappa, ecco subito elencati, quasi come un film anteprima i protagonisti del saggio “romanzo” scientifico, di raro e insospettabile- rigore scientifico , sorprendente per la complessità del mondo animale: tra specie comuni e quasi “conoscenze” di vita o almeno giardino o prati e alberi, quali chiocciole, cardellini, cicale, grilli, rospi , cornacchie, lombrichi, ramarri verdi, topolini, fino ai meno “diffusi” geko, vipere, ricci, porcellini di terra e mantidi , ai “misteriosi” scolopendre , colubri verde giallo, tritoni, ditischi (“squali” degli stagni), vespe poliste e luscengole. Per finire (a ciascun “alieno” un ampio capitolo) “chiudono” il viaggio il “musicista” ragno-lupo, l’ antico cane maremmano-abruzzese e una storia harmony animalista tra un cavalla e uno stallone.
Come dicono i filosofi della scienza, la mente sarà anche proprietà emergente della nostra specie, ma alla fine della lettura di questo libro, facile la persuasione almeno di una mente inconscia per tutte queste creature “minori” del creato.
L’impressione è anche come dire prospettica, quando magari la condizione scientifica sarà in futuro anche come spirito semplicemente comune prassi esistenziale: come l’autore ben illustra con le sue memorie anche d’infanzia (vissuto in aree ricche di verde nella zona romana o anche nelle spiagge e i boschi di un tempo dell’area capitolina) e favorito tacitamente dai genitori tale gioco da piccolo naturalista, quante meraviglie circondano anche la prossimità del nostro naso, per cosi dire, un universo ancora sconosciuto (a parte i soliti cani o gatti o criceti o pappagalli o uccellini o pesci rossi domestici – per giunta quest’ultimi in cattività, tradizionali).
Insomma un inno esistenziale a dinamiche etologiche e ecologiche concrete della vita di tutti i giorni, la forte anche sensazione di alieni, riassumendo, a due passi, nel giardino di casa, o nelle campagne eventualmente poco distanti, altre vie potenziali dell’evoluzione intelligente e cognitiva che forse – in altri esopianeti e altri sistemi solari- sono o sono state , in 12 miliardi di anni, davvero realtà almeno similari (o saranno).
Chiudiamo con un’altra affascinante considerazione (quasi una password..) dell’autore e significativa:
Non c’è bisogno di andare nelle savane dell’Africa tropico-equatoriale né in Amazzonia e neppure addentrarsi fra le fitte foreste pluviali della Nuova Guinea per avere il piacere di osservare il comportamento degli animali: basta solo prestare un’attenzione nuova al nostro consueto ambiente di vita e imparare a guardare in maniera nuova le bestie comuni con le quali dividiamo lo spazio. Nei campi, nei prati, nei boschi ma anche negli interstizi del muro assolato di una chiesa, fra i ruderi archeologici dei quali le città d’Italia sono così ricche, in una pozza acquitrinosa perenne, perfino in un terrazzino con qualche vaso di fiori esistono ‘universi’ costituiti da altri abitanti del nostro pianeta, che ci possono regalare godimenti etologici inaspettati.

Info
https://www.armandoeditore.it/catalogo/al-ragno-lupo-piace-la-fisarmonica/

Divieto transito lungo la Sp 65 in direzione Fossanova San Marco per lavori al passaggio a livello

Chiuso al traffico due notti fra 31 luglio e 2 agosto tratto della Sp 65 nei pressi di Fossanova per risanamento binari del passaggio a livello

Rimarrà chiuso al traffico dalle 22 di martedì 31 luglio alle 5,30 di mercoledì 1 agosto e nelle stesse ore della notte seguente fino al mattino del 2 agosto, il tratto della Sp 65 Ferrara-Consandolo al chilometro 0,300, in direzione località Fossanova San Marco.
La ragione del provvedimento adottato dalla Provincia è per consentire il risanamento dei binari del passaggio a livello che si trova su quel tratto viario.
Lavori che saranno eseguiti dalla Costruzioni Linee Ferroviarie spa, la stessa che ha rivolto all’amministrazione che ha sede in Castello Estense la richiesta d’interruzione temporanea del transito e che sosterrà i costi dell’intervento.
A carico dell’impresa anche la segnaletica, che sarà posta nelle vicinanze del tratto stradale per segnalare il cantiere, le misure di divieto e la viabilità alternativa.
Analoga comunicazione del provvedimento adottato dalla Provincia è già stata data a Comune di Ferrara, Prefettura, Questura, Carabinieri, Vigili del fuoco, Polizia provinciale, 118 e Tper.

Da: Ufficio Stampa
Provincia di Ferrara

La direttiva “salva sagre” fa diventare più flessibile la circolare Gabrielli.

Emanata dopo i fatti di piazza San Carlo a Torino del 3 giugno 2017, dove oltre 1.500 persone rimasero ferite durante la finale di Champions League, ad un anno dalla sua emissione, cambia la cosiddetta circolare Gabrielli, ed AERRS, ASSOCIAZIONE EMILIA-ROMAGNA RIEVOCAZIONI STORICHE, ritiene assolutamente positivo che si sia valutato come la rigidità della Circolare del 2017, abbia, di fatto, nuociuto soprattutto alle feste ed alle sagre di medie e piccole dimensioni, alcune delle quali non sono state fatte, penalizzando anche il locale indotto economico, turistico e sociale.
La circolare così come è stata riscritta, diminuisce gli impegni burocratici in capo agli organizzatori di feste, sagre, eventi ed ovviamente rievocazioni storiche, ne attenua le restrizioni lasciando agli Enti locali le discrezionalità valutative sugli eventi, che comunque dovranno essere attentamente monitorati da parte degli organizzatori.
Le Associazioni Storiche e gli organizzatori di eventi rievocativi, che attraverso le loro feste riescono a portare i visitatori ed i turisti in un contesto storico capace di valorizzarne il territorio, la gastronomia locale, la storia, l’arte e la cultura, non si vedranno quindi più costretti ad applicare norme e disposizioni sulla sicurezza come se stessere organizzando un maxi concerto, pur continuando ad avere come primario l’obiettivo della sicurezza, potranno realizzare i loro eventi con maggiore tranquillità.

Giannantonio Braghiroli
Consiglio di Presidenza
ASSOCIAZIONE EMILIA-ROMAGNA RIEVOCAZIONI STORICHE a.p.s.

Da: ASSOCIAZIONE EMILIA-ROMAGNA RIEVOCAZIONI STORICHE a.p.s.

Lavori stradali della Provincia nel quadrante viario Basso Ferrarese

Cantiere della Provincia su una decina di chilometri di strade fra Ostellato, Migliaro e Copparo

Nuovo cantiere stradale della Provincia con un investimento di 367.000 euro, interamente finanziati con risorse del proprio bilancio.
Una decina di chilometri complessivi di nuovi asfalti, che saranno eseguiti nei prossimi giorni lungo tratti della Sp 1 dall’incrocio con la Sp 68 verso Ostellato.
Sulla stessa strada provinciale, poi, i lavori proseguono per un tratto sul ponte che attraversa il Volano e fino al centro abitato di Migliaro.
Altro intervento dello stesso lotto riguarda il rifacimento del manto stradale lungo i tre chilometri della circonvallazione di Copparo e, infine, sarà messo a nuovo l’incrocio di Vallalbana con la via Copparo.

Da: Ufficio Stampa
Provincia di Ferrara

VINYLOOP Il Governo faccia la sua parte Calvano e Zappaterra: “tutela dei lavoratori e reindustrializzazione del sito”

Dopo l’impegno messo in campo da Regione e Comune di Ferrara nella crisi dell’azienda Vinyloop, ora i consiglieri regionali PD Paolo Calvano e Marcella Zappaterra chiedono a gran voce l’intervento del Governo.

«Prosegue il pieno sostegno e impegno della Regione Emilia-Romagna e del Comune di Ferrara ai lavoratori dell’azienda Vinyloop, ma ora anche il Governo deve fare la sua parte – dicono all’unisono Calvano e Zappaterra –. Nei giorni scorsi si è aperto uno spiraglio per i 15 dipendenti e per il futuro dell’azienda, essendoci infatti una trattativa d’acquisto in corso. Affinché l’ipotesi si concretizzi realmente e venga tutelato il lavoro di queste persone, ma anche la reindustrializzazione del sito di via Marconi, è necessario che il Governo intervenga, anche sulla proprietà, utilizzando tutti gli strumenti di politica industriale che ha a disposizione, tenendo conto che stiamo parlando di un settore strategico per l’Italia qual è la chimica. Per concretizzare un risultato positivo e garantire il massimo sostegno possibile deve esserci la collaborazione di tutti i soggetti istituzionali».

Ufficio Stampa Gruppo Partito Democratico – Assemblea Legislativa Emilia-Romagna

Autori a Corte 31 Giugno

La serata di Martedì 31 luglio concluderà l’edizione estiva della manifestazione letteraria.
Alle ore 19.45 sarà dedicato ampio spazio alla poesia, attraverso la partecipazione in una tavola rotonda di 4 poeti che daranno voce all’importanza e al valore della composizione in versi.
Tiziana Novelli presenterà la silloge poetica “Sotto l’involucro spellato delle cose” (Edizione Trepuntinidisospensione, Pescara). Ventisei poesie, come il numero delle lettere dell’alfabeto, attraverso le quali l’autrice comunica l’incomunicabilità delle cose.
Cetty Muscolino, storico dell’Arte e del Restauro, presenterà la silloge “Vene di luce” (La Carmelina Edizioni). Un tramonto, un papavaero, l’autunno, rivelano e custodiscono le emozioni dell’autrice.
Francesco Eleuteri presenterà “Frammenti di un cristallo in frantumi” (La Carmelina Edizioni). Nelle parole di Eleuteri si avverte prepontemente l’esigenza di esprimere lo spazio che intercorre tra le cose e il soggetto che di queste cose si nutre.
Roberta Negroni presenterà “Sinfonie d’autunno” (Este Edition). Il sentimento della fuga inesorabile del tempo e dell’incombere della vecchiaia e della morte, è il tema di fondo del libro di liriche dell’autrice.

L’incontro poetico sarà moderato dal direttore editoriale di “La Carmelina Edizioni” Federico Felloni e da Federica Panzera, addetta all’ufficio stampa di Autori a Corte.

Alle ore 20.45 Marco Lui, alias Mister Lui, regista, comico e imitatore, si esibirà in una divertente presentazione/spettacolo rivolta anche ad un pubblico molto giovane, del libro “La Bibbia secondo Lui: alcune chiavi per comprendere le Scritture di Marco Lui” . Affascinante e divertente, il libro promette di far innamorare il lettore e di fornirgli le chiavi per comprendere meglio la Bibbia.

La serata si concluderà alle ore 21.30 con “Atipico Sinfonik 4Tet”, il concerto di chiusura di Autori a Corte-Estate 2018″, composto dal musicista Leonardo Veronesi, Silvia Marcenaro (violino), Eugenio Cabitta (chitarra acustica e cori), Giampiero Lupo (contrabbasso), Mario Manfredini (cajon e sezione ritmica).
La formazione davvero atipica testimonia la continua sperimentazione di sonorità diverse e di contaminazioni musicali di Veronesi, artista a tutto tondo che non smette di stupire. Il repertorio di inediti e di cover selezionate è stato rivisitato in chiave acustico-sinfonika per arrivare ad arrangiamenti che trasportano in diverse atmosfere musicali, pensati appositamente per l’evento.

Tutti gli artisti verranno omaggiati da “Birrificio Morgana”, un partner della rassegna che considerato il buon esito della sua presenza, riproporrà una sua degustazione durante l’evento teatrale “Strani Giorni. Estate a teatro”, dal 27 al 31 agosto 2018.
Tutte le presentazioni saranno ad ingresso gratuito.
Sarà possibile acquistare i volumi presentati nel luogo stesso dell’evento.

L’evento ha beneficiato di un sopporto importante offerto da Trattoria Due Comari, Fioreria Isabella, Beauty Club Estetica, Mobili Milani, IBS+Libraccio Ferrara.

Da: Autori a Corte

Autori a Corte 30 Giugno

La serata di Lunedì 30 luglio prenderà avvio alle ore 19.45 con la presentazione dell’ultima opera di Marco Marighelli “Il silenzio della pace. Camminata tra i monasteri di Ferrara. Edizione illustrata” (Este Edition) e la presentazione del libro di Andrea Samaritani, “Le stanze fotodipinte della Collezione Cavallini Sgarbi” (Fondazione Elisabetta Sgarbi, 2018).
Il nuovo libro di Marco Marighelli invita il lettore a compiere uno straordinario viaggio tra le curiosità e la storia dei monasteri di Ferrara.
Ne “Le stanze fotodipinte della collezione Cavallini Sgarbi”, Andrea Samaritani interviene sulle immagini dei quadri e delle statue della Collezione Cavallini Sgarbi. Le ridipinge, inacidendone a volte i colori, altre volte inspessensoli, altre volte ancora dando colore nuovo per tirare fuori lo spirito che quell’opera trattiene in sé.
Alle ore 20.30 Mariantonia Avati, figlia del celebre regista Pupi Avati, presenterà il suo nuovo libro “Il silenzio del sabato” (La nave di Teseo Edizioni). Il nuovo libro dell’autrice bolognese conduce il lettore in un’esplorazione lirica e commovente dell’identità femminile e disegna lo straordinario ritratto laico di Maria nei momenti che la storia non ci ha raccontato, per donargli oltre l’eccezionalità della sua esperienza, la cifra universale di cosa significa essere donna e madre.
Modererà la giornalista Camilla Ghedini.
Ospite d’onore della penultima serata della kermesse letteraria, sarà l’onorevole Piero Fassino che presenterà il suo libro “Pd Davvero” (La nave di Teseo Edizioni).
Il libro propone una riflessione necessaria dopo lo tsunami elettorale del 4 marzo 2018, condotta da chi il Pd ha contribuito a fondarlo, ne ha vissuto in prima ogni passaggio ed è tuttora impegnato sul fronte del rinnovamento della sinistra italiana ed europea.
Modererà il giornalista Sergio Gnudi.

Durante la serata sarà possibile degustare il pregiato vino offerto dall’azienda agricola Mariotti.

Da: Autori a Corte

Fabbri (LN): “Contributi per il “festival uscire dal guscio”: il Comune di Reno Galliera restituisca i fondi non dovuti”

Interrogazione del capogruppo della Lega Nord in Regione, Alan Fabbri: “La Regione ridefinisca l’ammontare del contributo concesso al Comune bolognese alla luce delle spese effettivamente sostenute dal Festival”

“La Regione Emilia-Romagna ridefinisca l’ammontare del contributo concesso al Comune di Reno Galliera per organizzare il Festival “Uscire dal Guscio educare alle differenze” alla luce delle spese realmente sostenute per organizzare la kermesse”.

Lo chiede in un’interrogazione alla Giunta, il capogruppo della Lega Nord in Regione, Alan Fabbri, che spiega: “Con Delibera di Giunta Regionale n. 3361/2018 sono stati assegnati e concessi contributi regionali per attività rivolte alla promozione e al conseguimento delle pari opportunità e al contrasto delle discriminazioni e della violenza di genere”

Fra queste iniziative si colloca anche il progetto “Uscire dal guscio-educare alle differenze”, organizzato dell’Unione Reno Galliera (BO), per l’organizzazione del quale il Comune bolognese aveva chiesto alla Regione un finanziamento pari a 28.300 euro (su una spesa complessiva di 41.000 euro).

“Ebbene, la Regione Emilia Romagna ha concesso al Comune di Reno Galliera fondi per 12.753 euro a fronte dei 28.300 euro richiesti, pur precisando che “nel caso l’ammontare della spesa complessiva rendicontata risultasse inferiore a quella preventivata, avrebbe proceduto alla riduzione proporzionale della somma assegnata e concessa” continua il capogruppo leghista.

Allo stesso tempo la Regione aveva anche definito che, in caso di “minor spesa sostenuta rispetto al costo complessivo preventivato, il Dirigente regionale competente avrebbe provveduto a confermare il contributo concesso purché il soggetto beneficiario confermasse, in rapporto all’ammontare del fondi ricevuti, almeno la propria quota percentuale di cofinanziamento così come indicata nei rispettivi progetti presentati in sede di preventivo. Qualora, invece, tale quota percentuale fosse risultata inferiore a quanto dichiarato, la Regione avrebbe proceduto alla rideterminazione proporzionale dell’erogazione concessa”.

Alla luce del fatto che il presidente dell’Unione Reno Galliera ha precisato che “La Regione Emilia Romagna ha erogato un contributo di euro 12.735 (così come deliberato), mentre l’Unione Reno Galliera ha stanziato una somma pari a 2.300 euro”, si evince come per il Festival “Uscire dal guscio” sono stati effettivamente spesi 15.035 euro, a fronte dei 41.000 euro preventivati.

“Pertanto, conti alla mano, – chiede Fabbri – alla luce delle spese effettivamente sostenute per il Festival “Uscire dal Guscio”, la Regione ridetermini l’ammontare del contributo cui ha diritto il Comune di Reno Galliera”.

Da: Ufficio stampa Lega Nord Gruppo Emilia e Romagna

Comunicato Regione: Mobilità sostenibile

Emilia-Romagna sempre più a due ruote, in arrivo altri 27 chilometri di piste ciclabili nella Città Metropolitana di Bologna e in 10 città: interventi per 13,4 milioni di euro, di cui oltre 7 milioni finanziati dalla Regione

Attraverso i Fondi europei del Por-Fesr 2014-2020 nell’ambito dei piani regionali a favore della mobilità sostenibile. L’elenco di tutti i progetti previsti. L’assessore Costi: “Fondamentali le azioni previste sui trasporti nel Piano energetico regionale”. L’assessore Donini: “L’obiettivo è un tasso di mobilità ciclopedonale al 20% entro il 2020”

Bologna – Meno inquinamento, più salute. Chi sceglie le due ruote per muoversi nelle città dell’Emilia-Romagna, potrà contare, nei prossimi tre anni, su ulteriori 27 chilometri di piste ciclabili. Sono in partenza i lavori di potenziamento del sistema regionale della ciclabilità, per un investimento di 13,4 milioni di euro, di cui 7 milioni e 276 mila euro dalla Regione attraverso i Fondi europei del Por Fesr 2014-2020 nell’ambito dei piani regionali a favore della mobilità sostenibile.

Dal 2018 al 2020 saranno adeguate, ampliate o realizzate ex novo le reti ciclabili della Città Metropolitana di Bologna (Pianoro, Imola, Castenaso, Bologna città e Castel Maggiore) e di dieci città emiliano-romagnole(Faenza, Parma, Reggio Emilia, Carpi, Modena, Ferrara, Forlì, Cesena, Ravenna e Rimini) a cui sono state assegnate le risorse a co-finanziamento di progetti già programmati. Seguiranno, in una seconda fase, i lavori anche nella città di Piacenza, una volta che saranno definiti gli interventi da realizzare.

Gli interventi riguardano lo sviluppo di nuovi percorsi per le due ruote, come la rete ciclabile che dal centro di Bologna va in direzione nord del territorio comunale, l’adeguamento di quelli già esistenti e il loro completamento, come gli itinerari ciclabili della “Bicipolitana di Rimini”. Parte dei lavori riguarderà la messa in sicurezza di alcuni percorsi dedicati alle bici nelle reti stradali urbane.

“Nel Piano energetico regionale gli interventi relativi ai trasporti sono cruciali per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas climalteranti fissati dall’Agenda Onu 2030 per lo sviluppo sostenibile- commenta Palma Costi, assessore regionale alle Attività produttive-. Per incentivare la mobilità green servono le infrastrutture ed è per questo che la Regione sostiene i Comuni nel potenziamento delle piste ciclabili, puntando così a diminuire i consumi di carburanti di origine fossile”.

“Prosegue-aggiunge l’assessore alla Mobilità e trasporti, Raffaele Donini- l’impegno della Regione per la mobilità sostenibile su due ruote. Nuovi percorsi ciclopedonali permetteranno ai nostri cittadini, che sempre più preferiscono la bicicletta al mezzo privato per spostamenti nelle nostre città, di viaggiare in sicurezza e con percorsi diretti verso i luoghi lavorativi e di maggiore interesse. Vogliamo centrare l’obbiettivo nel 2020 di un tasso di mobilità ciclopedonale al 20% in Emilia-Romagna”.

Gli investimenti per la mobilità sostenibile

Ammontano nel complesso a 60 milioni di euro, di cui 27 milioni di Fondi europei del Por-Fesr, le risorse stanziate dalla Regione Emilia-Romagna per un trasporto pubblico efficiente e sostenibile. Le azioni principali riguardano il rinnovo dei mezzi pubblici con l’introduzione graduale di 600 autobus a basso impatto ambientale, pari al 20% delle vetture totali, le infrastrutture per i mezzi green, come piste ciclabili e zone 30 in città, i sistemi di trasporto intelligenti, come ad esempio app di Travel planner e biglietti elettronici contactless per migliorare il servizio e aumentare il numero di passeggeri.

In allegato elenco completo degli interventi previsti

Elenco interventi previsti piste ciclabili

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Coopin, Confcooperative Emilia Romagna premia l’innovazione

Iscrizioni al premio fino al 22 ottobre. Milza: «Nuove sfide per i principi mutualistici»

Il mondo cooperativo guarda con interesse alle nuove sfide dell’Open Innovation, puntando a ridisegnare il modo di intendere la mutualità. Lo dimostra un’indagine di Confcooperative Emilia Romagna ed AICCON pubblicata nella “Guida all’Open Innovation”, secondo la quale oltre il 40% delle imprese cooperative intervistate conosce i principi dell’innovazione aperta (per l’80% si tratta di grandi cooperative) ed è orientata a farvi ricorso. Tra i percorsi di Open Innovation preferiti, spiccano la costruzione di parternariati con start-up, la creazione di reti con altre imprese e – soprattutto per le grandi cooperative – la ricerca di soluzioni ai problemi tramite apposite iniziative quali ad esempio gli hackaton.

Per valorizzare le esperienze di Open Innovation già avviate e stimolarne altre, Confcooperative Emilia Romagna in occasione del suo 50° anniversario promuove il premio “COOPIN – Premia l’innovazione. Aperta. Cooperativa”, in collaborazione con i CoopUp e le Confcooperative provinciali, AICCON, Tempo Consulting e con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna.
Il premio è rivolto a cooperative, imprese sociali, associazioni e B-corp con sede legale in Emilia-Romagna. E’ possibile partecipare esclusivamente per via telematica, accedendo al portale coopin.confcooperativemiliaromagna.it e presentando la propria domanda insieme alla descrizione del progetto di innovazione aperta. Le iscrizioni sono state aperte il 16 luglio e scadono il 22 ottobre 2018.

«Con questo premio – dichiara Francesco Milza, presidente di Confcooperative Emilia Romagna – vogliamo valorizzare quelle iniziative che hanno saputo innovare prodotti, servizi e metodi facendo leva su una rivisitazione dei principi e valori cooperativi e mutualistici, per metterli al servizio delle sfide contemporanee. Celebrare i 50 anni della nostra Associazione significa guardare al futuro delle imprese cooperative che per noi passa anche dall’Open Innovation, un particolare approccio che consente alle aziende di rispondere ai bisogni delle persone aprendosi al contributo di soggetti sia interni che esterni, con i quali condividere rischi e benefici delle iniziative intraprese».

Saranno premiati fino a un massimo di 9 progetti (potenzialmente uno per provincia) rappresentativi di azioni concrete già realizzate o in corso di realizzazione, e rientranti in due categorie: partnership per l’innovazione (orientata ai progetti che aggregano soggetti diversi e complementari) e innovazione organizzativa (per quei progetti tesi a innovare la cultura organizzativa conferendo maggiore competitività alle imprese).
Ai vincitori del premio sarà assegnato un contributo economico. Sono poi previste azioni diffuse di storytelling e networking volte ad amplificare la visibilità dei progetti selezionati tramite video interviste personalizzate su canali specializzati, pubblicazione di articoli, partecipazione a eventi, avvio di relazioni qualificate, citazioni nelle best practices discusse negli studi di Confcooperative e AICCON.
La cerimonia ufficiale di aggiudicazione dei premi avverrà nell’ambito dell’evento finale in programma a inizio dicembre, a cui parteciperà un’ampia platea di stakeholder e influencer di livello nazionale, interessati alla diffusione di queste pratiche.

Per informazioni: coopin.confcooperativemiliaromagna.it

Da: Area Comunicazione Confcooperative Ferrara

Tratta e sfruttamento: Save the Children

Tratta e sfruttamento: Save the Children, nel mondo 10 milioni di bambini, in un solo anno, vittime di lavoro forzato, sfruttati a fini sessuali e nell’economia sommersa. In Italia ad altissimo rischio i minori migranti soli in transito alla frontiera nord: a Ventimiglia, ragazze finiscono vittime di sfruttamento sessuale per pagare i passeurs e varcare il confine

A pochi giorni dalla Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani, Save the Children diffonde il rapporto “Piccoli schiavi invisibili 2018”. Nel nostro Paese in aumento il numero di vittime nigeriane della prostituzione forzata su strada

Si stima che quasi 10 milioni di bambini e adolescenti, nel mondo, solo nel 2016 siano stati costretti in stato di schiavitù, venduti e sfruttati principalmente a fini sessuali e lavorativi. Un numero che corrisponde al 25% del totale delle persone in questa condizione, oltre 40 milioni, di cui più di 7 su 10 sono donne e ragazze[1]. Circa 1 milione, secondo le stesse stime, i minori vittime di sfruttamento sessuale nel 2016, mentre in cinque anni – tra il 2012 e il 2016 – 152 milioni di bambini e ragazzi tra i 5 e i 17 anni sarebbero stati coinvolti in varie forme di lavoro minorile, di cui oltre la metà in attività particolarmente pericolose per la loro stessa salute[2].

A pochi giorni dalla Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani, che si celebra il 30 luglio di ogni anno, Save the Children – l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro – diffonde il rapporto “Piccoli schiavi invisibili 2018”, una fotografia aggiornata della tratta e dello sfruttamento dei minori in Italia. Un fenomeno che per sua natura risulta difficilmente quantificabile e che resta in gran parte sommerso: nei 28 Paesi dell’Unione europea sono 30.146, di cui oltre 1.000 minori[3], le vittime registrate di tratta e sfruttamento, a fronte di stime che parlano di circa 3,6 milioni di persone in schiavitù in Europa nel 2016[4].

Per quanto riguarda il nostro Paese, tra le evidenze contenute nel rapporto di Save the Children significativa, alla frontiera di Ventimiglia, l’emersione del fenomeno del cosiddetto survival sex, ovvero delle minorenni in transito provenienti per lo più dal Corno d’Africa e dai Paesi dell’Africa-sub-sahariana che vengono indotte a prostituirsi per pagare i passeurs per attraversare il confine o per reperire cibo o un posto dove dormire.

“Si tratta di ragazze giovanissime e particolarmente a rischio che fanno parte del flusso invisibile dei tanti minori migranti non accompagnati in transito alla frontiera nord italiana i quali, nel tentativo di ricongiungersi ai propri familiari o conoscenti in altri Paesi europei, privati della possibilità di percorrere vie sicure e legali, sono fortemente esposti a gravissimi rischi di abusi e sfruttamento, in molti casi ritrovandosi a vivere in condizioni di grande degrado e promiscuità. Ề fondamentale garantire loro tutta la protezione di cui hanno bisogno e per questo, in rete con le organizzazioni attive sul campo, stiamo potenziando i nostri interventi nelle aree di confine settentrionale, con un’unità mobile grazie alla quale, a partire dai prossimi giorni, i nostri operatori raggiungeranno i minori più vulnerabili per offrire loro supporto e assistenza e tutelarli dai gravi rischi in cui incorrono”, ha affermato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.

In Italia, quello della tratta e dello sfruttamento dei minori resta un fenomeno per lo più sommerso. Nel corso del 2017, secondo i dati del Dipartimento per le Pari Opportunità, nell’ambito della Piattaforma Nazionale Anti-Tratta, le vittime minorenni inserite in programmi di protezione sono state complessivamente 200 (quasi il doppio rispetto all’anno precedente, 111 vittime), di cui la quasi totalità – 196 – sono ragazze. In circa la metà dei casi (46%) si tratta di vittime di sfruttamento sessuale e in più del 93% delle situazioni si tratta di ragazze nigeriane tra i 16 e i 17 anni.

Una tendenza che trova conferma anche nei rilevamenti delle unità di strada del programma “Vie d’uscita” di Save the Children per il contrasto allo sfruttamento sessuale dei minori, che tra gennaio 2017 e marzo 2018, in alcuni territori chiave nel fenomeno tratta e sfruttamento come le regioni Abruzzo, Marche, Sardegna, Veneto e la città di Roma, sono entrate in contatto con 1.904 vittime, di cui 1.744 neomaggiorenni o sedicenti tali e 160 minorenni, in netta prevalenza (68%) nigeriane, seguite dalle rumene (29%). Un numero nettamente cresciuto rispetto al periodo maggio 2016-marzo 2017, quando erano state contattate 1.313 vittime. In una sola notte, a ottobre 2017, la rete di organizzazioni riunite nella Piattaforma Nazionale Anti-Tratta ha inoltre rilevato 5.005 vittime in strada, tra cui 211 minori, registrando un incremento del 53% rispetto alla precedente rilevazione effettuata a maggio dello stesso anno.

“Ề inaccettabile che nel nostro Paese bambine e adolescenti finiscano nella rete di sfruttatori senza scrupoli, vittime quotidiane, sulle strade delle nostre città, degli abusi perpetrati da coloro che invitiamo tutti a non chiamare più ‘clienti’, in linea con quanto indicato dalla Commissione europea, proprio per non oscurare la portata delle sofferenze subite. Ề quanto mai fondamentale e urgente che le istituzioni si impegnino a fondo per mettere fine a questa inaccettabile piaga e tutelare queste giovanissime donne: il nuovo Piano Nazionale Anti-Tratta per il 2019 dovrà contenere un Piano di Azione mirato alla protezione dei minori da rischi di tratta e sfruttamento che preveda interventi e misure di lungo periodo che vanno dalla prevenzione all’emersione, dalla presa in carico delle vittime sino alla loro piena inclusione sociale ed economica, anche attraverso programmi di mentoring e tutoraggio per l’inserimento scolastico e lavorativo. Contestualmente è necessario rafforzare la rete di contrasto alla tratta di esseri umani a livello europeo e internazionale per colpire le reti criminali che speculano sulle sofferenze dei minori e rafforzare le misure di contrasto in modo diffuso sul territorio tanto per quanto riguarda lo sfruttamento sessuale che per quello lavorativo”, ha proseguito Raffaela Milano.

Frontiera nord: i minori transitanti esposti a sfruttamento e abusi

Al 31 maggio 2018, 4.570 minori risultano irreperibili nel nostro Paese, hanno cioè abbandonato le strutture di accoglienza in cui erano stati inseriti, in particolare nelle regioni del sud. Si tratta per lo più di minori eritrei (14%), somali (13%), afgani (10%), egiziani (9%) e tunisini (8%)[5]. L’abbandono del sistema di accoglienza e l’ingresso nell’invisibilità, sottolinea il rapporto “Piccoli schiavi invisibili”, espone i minori in transito a rischi notevoli, in particolare per i più vulnerabili come le ragazze minorenni provenienti dal Corno d’Africa. Sebbene le comunità di accoglienza ospitino per lo più ragazzi, infatti, particolarmente significativa risulta la presenza di ragazze minorenni eritree (178) e somale (65)[6], la cui propensione all’abbandono è molto alta e che una volta entrate nell’alveo dell’invisibilità rimangono esposte ad abusi e soprusi enormi.

Ề il caso delle minorenni che a Ventimiglia, al confine italo-francese, si vedono costrette a prostituirsi per guadagnare i soldi necessari ad attraversare la frontiera, pagando ai passeurs somme tra i 50 e i 150 euro per il viaggio in auto. Una situazione aggravata anche dopo lo sgombero, ad aprile 2018, dell’accampamento informale nell’area lungo il fiume Roja. Da allora, gli operatori di Save the Children sul terreno, hanno rilevato la permanenza in strada di molti minori in condizioni degradanti, promiscue e pericolose che vengono alleviate soltanto dalle associazioni che offrono assistenza legale, connessione a internet e altri beni di prima necessità.
Il flusso di migranti eritrei a Ventimiglia, del resto, nei primi mesi del 2018 ha fatto registrare un notevole incremento rispetto all’anno precedente, quando rappresentavano appena il 10% dei transitanti. Degli oltre 750 migranti transitati a Ventimiglia a marzo 2018, ad esempio, più della metà erano eritrei, di cui più di 1 su 5 di minore età[7]. Un fenomeno confermato anche dai dati emersi dal progetto CivicoZero di Save the Children a Roma e a Milano: nella Capitale, nel primo trimestre 2018, gli operatori del centro sono entrati in contatto con 137 minori eritrei – tra cui anche ragazze e minori tra i 12 e i 15 anni di età -, oltre 4 volte in più rispetto allo stesso periodo del 2017 (circa 30 minori).

“Le nostre evidenze ci dicono che l’interruzione, a settembre 2017, del programma europeo di relocation ha contribuito in maniera importante a costringere i minori in transito a riaffidarsi ai trafficanti o a rischiare la propria vita pur di varcare i confini, così come continua ad accadere a Ventimiglia, a Bardonecchia o al Brennero. Nonostante numeri troppo bassi e difficoltà procedurali, il programma di relocation aveva comunque segnato una strada importante per i minori non accompagnati, garantendo un valido argine ai rischi di abuso e sfruttamento. Ora è tuttavia urgente riattivare la relocation per i minori soli a rischio di tratta e sfruttamento e procedere subito al ricollocamento dei 15 minori soli che stanno ancora aspettando di essere trasferiti dal nostro Paese”, ha detto Raffaela Milano.

Lo sfruttamento sessuale delle ragazze nigeriane e rumene

Vittime di tratta e sfruttamento sessuale, nel nostro Paese, sono soprattutto le ragazze nigeriane e rumene. Tra le ragazze nigeriane che giungono via mare in Italia – emerge dal rapporto – 8 su 10 sarebbero potenziali vittime di tratta a fini di sfruttamento sessuale, un numero che ha fatto registrare, tra il 2014 e il 2016, un incremento del 600 per cento[8]. Indotte dai loro sfruttatori a dichiararsi maggiorenni al momento delle operazioni di identificazione in seguito allo sbarco, molte giovanissime nigeriane sfuggono così al sistema di protezione per minori. Le unità di strada dei servizi anti-tratta stimano una presenza media di vittime di tratta richiedenti asilo pari a circa il 30%, quasi 1 su 3[9]. Allo stesso modo, le evidenze raccolte da Save the Children provano che spesso i trafficanti utilizzano i Centri di accoglienza straordinari (Cas) per reclutare le giovani e sfruttarle anche nelle vicinanze delle stesse strutture.

“Ề necessario rafforzare i meccanismi di immediata identificazione le procedure di accertamento dell’età considerando che molte vittime di tratta sono indotte a dichiararsi maggiorenni. Ed è altresì fondamentale potenziare i meccanismi di referral e follow-up per le vittime di tratta presenti nei diversi sistemi di accoglienza, attraverso il rafforzamento di un approccio coordinato a livello nazionale”, ha affermato Miano.

Le vittime nigeriane di tratta e sfruttamento provengono per lo più da contesti di forte indigenza e vengono reclutate con l’inganno già nei loro luoghi di origine, facendo leva sulla finta prospettiva di un futuro migliore in Europa. Per il viaggio che dalla Nigeria le porterà in Italia, le ragazze contraggono un debito che si aggira tra i 20.000 e i 50.000 euro, che potranno ripagare solo sottostando alla prostituzione forzata, un meccanismo di sfruttamento e schiavitù dal quale non riescono a liberarsi anche per via del voodoo o juju, un rituale che stabilisce una catena simbolica molto potente e fa sì che una volta ridotte schiave, le ragazze obbediscano alle organizzazioni
da cui dipendono per paura delle ritorsioni su di loro o sulle loro famiglie.

Dopo le ragazze nigeriane, le ragazze rumene costituiscono il secondo gruppo più numeroso nella prostituzione su strada in Italia. In base alla rilevazione del progetto Vie d’uscita di Save the Children e della rete di organizzazioni partner[10], che nel corso del 2017 e dei primi tre mesi del 2018 ha intercettato 528 minori e neomaggiorenni rumene, a fronte delle 375 nello stesso periodo dei due anni precedenti, rappresentano il 29% del totale; il 20% in base alla stima della Piattaforma Nazionale Anti-Tratta. Si tratta soprattutto di adolescenti provenienti dalle aree più svantaggiate della Romania, come le regioni della Muntenia e della Moldova, in particolare i distretti di Bacau, Galati, Braila, Neamt e Suceava. L’assenza di prospettive e la grave deprivazione economica e affettiva, dovuta alla migrazione all’estero dei propri genitori o di altre figure parentali di riferimento, le rendono infatti un target estremamente facile da manipolare per gli sfruttatori e le organizzazioni criminali.

Lo sfruttamento lavorativo dei minori in Italia

Secondo il rapporto di Save the Children, i casi emersi di lavoro minorile nel nostro Paese nel 2017, riguardanti sia minori italiani che stranieri, ammontano a 220 e anche in questo caso ci troviamo di fronte alla punta di un iceberg di un fenomeno per lo più sommerso. In particolare, oltre il 70% delle violazioni riguarda il settore terziario in cui si producono o forniscono servizi, in particolare nei servizi di alloggio e ristorazione, nel settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio, in agricoltura e in attività manifatturiere[11].

Tra i minori stranieri vittime di sfruttamento lavorativo in Italia, la maggior parte sono ragazzi egiziani, sebbene il numero degli arrivi si sia progressivamente ridotto dal 2016. Si tratta di ragazzi che sentono l’incombenza di iniziare a lavorare per inviare i soldi a casa e ripagare il debito contratto per il viaggio. Per questo tendono ad abbandonare precocemente il sistema di accoglienza (al 31 maggio 2018 si registrano 421 minori egiziani irreperibili[12]) e sono particolarmente esposti al rischio dello sfruttamento lavorativo. Nella maggior parte dei casi, i minori egiziani vengono sfruttati nel lavoro in nero a Torino e a Roma negli autolavaggi, dove lavorano 7 giorni su 7 per 12 ore al giorno per 2 o 3 euro all’ora, o nelle pizzerie, nelle kebabberie e nelle frutterie dove lavorano anche di notte per compensi che raramente superano i 300 euro mensili. In tali condizioni di sfruttamento, è purtroppo facile, per loro, essere coinvolti forzatamente in attività illegali, come spaccio e furti, o assumere mix di cocaina, crack e farmaci a base di benzodiazepine per sostenere turni lavorativi massacranti.

L’intervento di Save the Children

Con l’obiettivo di offrire supporto e protezione ai minori stranieri non accompagnati in Italia, e garantire loro opportunità di inclusione sociale, Save the Children è presente con i propri programmi nelle principali aree di sbarco alla frontiera sud, nelle maggiori città di transito come Roma, Milano e Torino – dove è attivo il progetto CivicoZero, dallo scorso gennaio presente anche a Catania – e ai principali valichi di confine terrestre al nord del Paese.

Per offrire un supporto specifico ai minori stranieri reclutati da organizzazioni e reti criminali nei Paesi di origine per essere sfruttati in Italia nel circuito della prostituzione, l’Organizzazione ha attivato dal 2012 – in Abruzzo, Calabria, Marche, Sardegna, Veneto e nella città di Roma – il progetto Vie d’uscita, grazie al quale nel 2017, 29 ragazze emerse dalla tratta sono state protette e accompagnate all’autonomia tramite percorsi personalizzati di formazione e avviamento al lavoro.

Dal 2016, l’Organizzazione ha infine attivato la Helpline Minori Migranti per offrire adeguato supporto agli stessi minori stranieri non accompagnati, ma anche a tutti coloro che hanno necessità di ricevere informazioni ad hoc, dai familiari dei minori agli operatori delle strutture di accoglienza, dai volontari ai comuni cittadini. Il servizio, gratuito e multilingue, è attivo dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 17, al numero verde 800 14 10 16 oppure, per gli utenti Lycamobile, 3512202016.

Il rapporto “Piccoli schiavi invisibili 2018” è disponibile al link: http://customer50293.musvc1.net/e/t?q=3%3dGb8YE%26D%3d7%26D%3dCaER%261%3dZ7SI%26M%3dnJ6Hy_HcuV_Sm_JWsb_Tl_HcuV_RrO3M.532560k3tAr447t.96_JWsb_Tl31Kg-6m5i9mEu_HcuV_RrH12nDo3mR1m3goEzA_xqer_862Ai31Do-Io0o18A-oD8Ay9nAr9-Db7X%26p%3dE1I857.DqL%26oI%3dDVFQ

Alcune infografiche con i principali dati ed evidenze del rapporto sono disponibili al link: http://customer50293.musvc1.net/e/t?q=9%3dSZJeQ%26B%3dI%26J%3dOYQX%26C%3dXIYU%26K%3dzPHFA_Nosh_Yy_Hiyn_Rx_Nosh_X4Cw071.A7J5BD33zE040AB.9B_Nosh_X4_Hiyn_Sx9_Fqkv_Q4JfWS_0wqp_J7y1sb9_Hiyn_SvdTRNdVZRfQ%264%3d5QGLuW.B5B%26EG%3dRLfO

Una gallery fotografica è disponibile al link: http://customer50293.musvc1.net/e/t?q=5%3dGe8aE%26G%3d7%26F%3dCdET%261%3dc7UI%26P%3dnL6Ky_JcxV_Um_MWub_Wl_JcxV_TrHk6u6.y380z0q8nAx9x7z.Dz_JcxV_Tr_MWub_Xl5_4vYr_E98bKY_xseu_83m6gXw_MWub_XjYE6k5C076m%269%3dsM5QiS.z0z%26A5%3dW0bC

Da: Ufficio Stampa Save the Children

Pensioni e migrazioni

Che lo stato sociale (welfare) versi in una situazione di drammatica crisi è fatto acclarato da tempo; per molti osservatori lo è soprattutto per effetto delle vaste problematiche che si manifestano nel sistema pensionistico pubblico.
Semplificando al massimo possiamo dire che il sistema pensionistico, che dovrebbe garantire il patto tra le generazioni, si regge su uno schema dove la possibilità di erogare i contributi pensionistici a chi ne ha diritto dipende quasi esclusivamente dal reclutamento di nuovi soggetti che versano denaro nelle casse dell’Ente.
La possibilità di funzionamento del sistema previdenziale nato ed affermatosi nel secolo scorso si fonda in sostanza su tre assunti taciti. Il primo prevede in linea di principio la crescita costante della popolazione per avere un rapporto sempre positivo tra popolazione in età produttiva e popolazione anziana uscita dal ciclo del lavoro; il secondo assunto ipotizza la crescita economica continua come condizione per la piena occupazione della forza lavoro, che ovviamente, deve lavorare in condizione di regolarità contributiva; il terzo assunto richiede che le pensioni vengano assegnate giustamente ovvero a chi ha lavorato per un congruo numero di tempo versando i contributi durante la sua vita lavorativa.
I primi due assunti sono oggi venuti a mancare: il primo perché l’Italia e tutto l’occidente sono caratterizzati da una forte decrescita demografica unità ad un allungamento sensibile dell’aspettativa di vita. Il secondo perché la natura stessa del lavoro è venuta profondamente cambiando con gli sconvolgimenti indotti dalla globalizzazione neoliberista e dall’avvento di nuove tecnologie che sostituiscono lavoro ad un ritmo molto superiore a quello nuovo che viene creato; oggi vi può essere crescita senza corrispondente aumento di occupazione e il lavoro, per inseguire le regole del mercato, è sempre più flessibile, meno tutelato, più insicuro, precarizzato e incerto.
Quanto al terzo assunto, i critici affermano che l’Italia sembra essere un paese decisamente generoso con gli anziani”: il reddito pensionistico in italia vale – secondo le dichiarazioni del presidente INPS Boeri, un buon 83% della retribuzione media contro il 60% della media europea; a ciò si aggiungono certi problemi endemici in Italia come il gran numero di pensioni sociali, le pensioni d’oro, le baby pensioni, le false pensioni, l’ampia diffusione del lavoro nero, la presenza degli evasori totali e così via.
Le tre condizioni, sommandosi, gettano in drammatica crisi l’intero sistema previdenziale italiano, mettendo a rischio l’erogazione delle pensioni nel prossimo futuro.
La coperta è insomma troppo corta e a poco sembra siano servite finora le strategie messe in campo per regolare un ambito davvero complesso e difficile: dall’allungamento dell’età pensionabile ai prepensionamenti, dalla riduzione dell’orario di lavoro alle liberalizzazioni, sembra quasi che le varie misure messe in campo favoriscano di volta in volta qualche settore o qualche strato sociale, ma non riescano ad incidere fortemente sul sistema generale.
Stante l’attuale struttura del sistema previdenziale dunque, servono più persone che entrano nel circuito del lavoro regolare e ci rimangono, pagano le tasse e pagano i contributi all’Ente previdenziale. Una simile esigenza va comunque pensata e implementata all’interno di un contesto che pone vincoli e risorse, in un’ottica che deve abbracciare, contemporaneamente, le dimensioni locali e globali, la compresenza di interessi oggi contrapposti, la dimensione temporale che, tenendo conto del presente, deve spingersi anche nel futuro a medio e lungo periodo.
Innanzitutto, in una prospettiva ecologica generale la diminuzione di popolazione e la probabile tendenza ad una futura stabilizzazione su soglie inferiori alle attuali, non è affatto una disgrazia, almeno se diamo per scontato che viviamo in un ambiente finito e dalle risorse limitate all’interno del quale una crescita infinita è impossibile. Gravissima è invece l’esplosione demografica di paesi “poveri”, la cui popolazione cresce al ritmo annuale di 2-3%, incapaci di garantire condizioni di vita dignitose alle proprie popolazioni. Paradossalmente, lo schema pensionistico classico che da noi è in crisi profonda, potrebbe funzionare magnificamente in questi paesi caratterizzati da una popolazione molto giovane, se solo essi disponessero di apparati statali efficienti ed autonomi, capaci di garantire la pace interna e fondati su un economia ad alta intensità di lavoro.
Secondariamente, se si osserva il saldo migratorio, notiamo che l’Italia, secondo i dati Ocse, sia all’ottava posizione mondiale tra i paesi di provenienza dei nuovi immigrati. Nel Belpaese dunque, entrano migranti ma anche escono italiani in numero tale da avvicinarsi ai flussi del primo dopoguerra; gente che dopo essersi formata in italia (molti sono i laureati e diplomati) se ne va in cerca di nuove opportunità e migliori condizioni all’estero. A fronte di questo fenomeno non ci si può non interrogare sulle capacità dell’ambiente Italia di attrarre (o respingere) specifici target di persone, una scelta questa, che dovrebbe essere in testa all’agenda politica nazionale. Accanto a tali uscite, che attestano comunque un dinamismo lodevole delle generazioni più giovani (il cui tasso di disoccupazione sfiora comunque il 33%), esiste poi l’inquietante fenomeno opposto dei Neet, soggetti scoraggiati di età compresa tra i 15 e i 29 anni, che non studiano, non lavorano e neppure cercano occupazione; un esercito che alcune stime Istat quantificano in circa 2,2 milioni.
Ciò detto, e senza dimenticare l’alto tasso di disoccupazione (quasi 11%), resta essenziale per l’Inps, trovare meccanismi di reclutamento che consentano di aumentare le entrate (diminuendo se possibile le uscite). Considerata l’attuale impossibilità a mantenere i talenti in Italia, tenuto conto dell’incapacità di abbassare drasticamente il tasso di disoccupazione e il numero di Neet – a parità di altre condizioni – diventa allora indispensabile – da un punto di vista puramente contabile – attrarre più lavoratori stranieri in Italia, sotto l’ovvia condizione che essi lavorino con regolare contratto. Tale esigenza implica la presenza di un mercato del lavoro florido e ben regolato, ovvero di una domanda reale e di un offerta fondata su disponibilità, flessibilità, conoscenza e competenze.
Sotto tale profilo, l’asserto corretto dal punto di vista della contabilità pensionistica, non è dunque “servono più migranti” ma “servono più lavoratori regolari che pagano i contributi all’Inps”, da qualsiasi parte essi provengono, a prescindere da religione, etnia, nazionalità, genere e preferenze di vita. Poiché anche in questo caso, pecunia non olet, poco importa che essi scaturiscano dall’emersione del lavoro nero, dalle file dei Neet diventati improvvisamente lavoratori indefessi, o da stranieri attratti in Italia dalla speranza di trovare lavoro.
Al di là di una prospettiva demografica e politica che vede l’ingresso massiccio di migranti (caratterizzati da un più alto tasso di natalità) come condizione indispensabile per mantenere il saldo demografico attivo – ovvero garantire nel medio-lungo periodo la permanenza di quella mitica condizione di crescita demografica a cui sembra non si riesca proprio a rinunciare malgrado la sua evidente problematicità – il problema centrale, oggi, resta quello della presenza di una quantità adeguata di lavoro e di lavoratori regolari, sufficiente a coprire le uscite determinate dalle pensioni. La prospettiva puramente demografica, basata sull’esigenza di mantenere un equilibrio da società industriale, lascia intendere invece la volontà di voler mantenere quello schema originario fondato sulla crescita continua della popolazione a prescindere dalle mutate condizioni e delle conseguenze che esso potrebbe comportare nel lungo periodo.
Come noto, in Italia oggi ci sono oltre 5 milioni di stranieri residenti ed è fuor di discussione che molti di essi contribuiscono con il loro lavoro a sostenere le casse dell’Inps. Ma non solo: si deve al loro lavoro se alcuni settori produttivi completamente abbandonati dagli italiani (malgrado l’alto tasso di disoccupazione) continuano a funzionare. Dalla pastorizia alla zootecnia, dall’edilizia all’agricoltura, dalle badanti ai piccoli commercianti, il contributo di 2.400.000 lavoratori stranieri e di quasi 600.000 imprese con titolare straniero, che versano quasi 11 miliardi di euro di contributi all’Inps, è diventato imprescindibile. Una situazione chiarissimamente e giustamente raccontata anche dal presidente Boeri.
In Italia però, ci sono anche gli stranieri improduttivi che dipendono largamente dalle sovvenzioni pubbliche (esattamente come i nativi), ci sono i criminali che hanno in mano lo spaccio e la prostituzione, gli stranieri regolari disoccupati; ci sono i 650.000 arrivati per mare negli ultimi 4 anni, ci sono tantissimi irregolari (sul numero dei quali vi è una incredibile guerra di cifre: una stima ragionevole potrebbe essere 500.000) e c’è una popolazione carceraria composta per oltre il 30% da stranieri; ci sono coloro che, per scelta o necessità, lavorano in nero. Ed è altrettanto fuor di dubbio che costoro non contribuiscano affatto alle casse dell’Inps e rappresentino anzi un costo pesante per la collettività nel suo insieme.
Ora, piaccia o meno, quando il presidente dell’Ente dichiara sic et simpliciter che servono più migranti, l’attenzione di buona parte dei cittadini va a questi (irregolari) piuttosto che a quelli (regolari e produttivi), contribuendo ad agitare ulteriormente acque già torbide ed alimentando suo malgrado una contrapposizione fin troppo carica di ostilità. Inoltre il reiterato uso degli interventi del presidente Inps da parte dei media mainstream schierati (contro l’opposta fazione) a favore dei grandi movimenti migratori e della cosiddetta accoglienza, non può che mostrare ulteriormente la pochezza di una classe politica incapace di pensare a soluzioni alternative e ridotta a dipendere dal parere di un ottimo tecnico espresso però in forma politica.
In tale situazione la strada non è certo quella di generare ostilità generalizzata verso gli stranieri che vengono o risiedono in Italia; ma non può essere neppure quelle di far entrare chiunque a prescindere dalle reali possibilità di occupazione, posto che, nella pratica, il lavoro (regolare) è la chiave prioritaria per l’integrazione, oltre che la fonte delle entrate dell’Inps.
Lo spinoso problema delle pensioni si colloca allora in un crocevia dove convergono problematiche assolutamente complesse e diversificate, aggravate dal fatto che ci troviamo all’interno di un turbolento processo di cambiamento globale. La sfida vera diventa – non quella di mantenere ad ogni costo il sistema se vengono a mancare i presupposti del suo funzionamento – ma quella di prendersi carico seriamente della complessità ed inventare nuove soluzioni istituzionali e sociali capaci di rispondere alle mutate condizioni attuali. La richiesta di flessibilità delle pensioni più volte avanzata da Boeri e l’avvio della comunicazione ai cittadini tramite le “buste arancioni”, rappresentano certo passi importanti verso una maggiore chiarezza e responsabilizzazione sia dell’Ente che dei contribuenti. Altrettanto vale per i recenti tentativi del governo di porre mano ad un ridimensionamento degli scandalosi privilegi che si celano nel sistema delle pensioni. Ma per sostenere i cambiamenti indispensabili è necessaria anche molta onestà intellettuale e molta chiarezza nell’uso del linguaggio e dei numeri da parte di chi fa informazione.
Altra cosa invece, è usare il nodo delle pensioni come leva per giustificare la politica del “libero sbarco” e sostenere le tesi dell’accoglienza illimitata a prescindere dalle reali condizioni che il Paese Italia è in grado di garantire ai nuovi arrivati in termini di possibilità reale di lavoro regolare e di tenuta sociale: si tratta di prospettive lecite su cui bisogna lavorare seriamente, ma che, con il nodo attuale delle pensioni e i relativi problemi di cassa dell’Inps, hanno davvero poco a che fare.

Proposte rientro professori Centro – Sud

Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani, in questi giorni ha ricevuto sia sulla pagina facebook che sul proprio indirizzo di posta elettronica tanti contributi attinenti ai molteplici disagi dei docenti fuori sede. All’interno di tali segnalazioni trovano spazio anche molte proposte volte alla risoluzione della problematica in oggetto; in merito a quest’ultimo argomento vogliamo evidenziare quanto suggerito dalla collega prof.ssa Anna Dorotea Privitera, Comitato NONSISVUOTAILSUD: “Il principio di applicazione di una legge dispone che davanti ad essa tutti i cittadini la ricevano in modo eguale. Per la Buona Scuola non è stato così; già la suddivisione in fasi “0 – A- B e C” ha discriminato i lavoratori della scuola, ponendoli differentemente sugli scalini dell’ assunzione.
La 107/2015, oltre all’ arruolamento dei docenti, contiene altre disposizioni, poiché essa tende, secondo il legislatore che l’ha concepita, all’ utilizzo del personale scolastico a seconda del fabbisogno interno, rinforzando l’offerta formativa mediante l’organico dell’ autonomia cioè il potenziamento, che avrebbe dovuto diminuire la supplentite e far scomparire del tutto il precariato nella Scuola.
L’art. 1 al comma 131 ferma definitivamente i precari con 36 mesi di servizio, non consentendo loro di poter accedere ad altri incarichi annuali, dovendo, infine, apprestarsi al ruolo tramite concorso.
Nessuna scappatoia: i precari, che hanno scelto di non farsi assumere col piano straordinario della Buona Scuola, devono starsene tranquilli ad aspettare il ruolo, solo dopo che i movimenti della mobilità vengono espletati.
È di qualche giorno fa la proposta della signora Azzolina (M5S) di abolire il comma sopra citato, cancellando il motivo, la causa che ha spinto migliaia di precari storici ad accettare il ruolo su scala nazionale e la susseguente mobilità, che ha sbaragliato anche chi era stato assunto in provincia e vicino casa, a migliaia di chilometri lontano dalla propria famiglia.
“Lo sapevate” ci accusano i precari residuali – risposta: “Anche voi”.
La legge è uguale per tutti! Data la lungimiranza di queste persone che non si sono lasciate assoggettare dal comma 131 e dato che nessuno avrebbe immaginato un tale caos creato dall’ algoritmo, il quale ha scaraventato a casaccio gente di 40 e 50 anni al Nord, si chiede agli attuali residenti del Miur di porre fine alla “Questione Meridionale Scuola”. Di non accentuare ulteriormente la disparità di trattamento. Se Sacrosanto è il diritto dei precari con 36 mesi di servizio d’essere assunti, altrettanto è quello di poter ritornare a casa degli esiliati 107, che non hanno mai scelto di allontanarsi dalle proprie province di residenza.
Si devono garantire quote alla mobilità, numeri degni di merito.
Non si può far passare il principio che chi è stato assunto fuori debba “Cercarsi un bravo avvocato” per poter rientrare e porre fine ad un’ingiustizia subita. Infatti, il torto non può essere rimesso nelle mani di un giudice, ma deve essere condannato, a prescindere, a livello istituzionale.
All’ abolizione del comma 131 anteponiamo un piano di rientro straordinario per gli esiliati 107 e corsi di specializzazione sul sostegno.
Stop concorsi e assunzioni: si facciano dove è veramente necessario. Si riportino a casa i docenti assunti nel 2015 con la Buona Scuola. Si ripristini la mobilità. Il Comitato nonsisvuotailsud vi ringrazia per la cortese attenzione e spera nel vostro intervento e supporto affinché venga garantito un rientro immediato dei docenti nelle loro regioni d’appartenenza per ricostruire l’unità famigliare.”
All’interno del Coordinamento si sta valutando l’opportunità di realizzare una piattaforma appositamente allestita per far convogliare tutte le varie proposte significative ai fini di strutturare modalità operative che possano condurre al ritorno dei docenti nelle proprie sedi di residenza. Si invitano tutti i colleghi / associazioni / comitati / esponenti politici a fare rete in modo da poter trovare un accordo di massima.

Prof. Romano Pesavento
Presidente Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani

Comunicato Regione: Maggiore autonomia

il presidente Bonaccini consegna alla ministra Stefani il progetto dell’Emilia-Romagna: “Piena e reciproca collaborazione, incontro molto positivo. Ci sono tutte le condizioni per accelerare”

Via ai tavoli tecnici sulle singole materie di cui la Regione chiede la gestione diretta, che passano da 12 a 15. Apprezzamento del Governo per il metodo della condivisione con i Gruppi consiliari in Assemblea legislativa e tutte le parti sociali e accordo sul fatto di dover trovare uno strumento normativo unico per tutte le Regioni che puntano al regionalismo differenziato. Ribadito l’auspicio del via libera del Parlamento entro l’anno

Bologna – “L’incontro è andato davvero molto bene, con la piena e reciproca volontà di collaborare insieme per arrivare all’obiettivo comune, che per quanto ci riguarda è la maggiore autonomia per l’Emilia-Romagna. Con l’auspicio, ribadisco, che ci sia il via libera del Parlamento entro l’anno”. Il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, esprime tutta la sua soddisfazione al termine della riunione avuta nel pomeriggio a Roma con la ministra per gli Affari regionali, Erika Stefani, alla quale ha consegnato il progetto per ottenere un regionalismo differenziato per l’Emilia-Romagna, con la proposta, illustrata ieri in Assemblea legislativa e in precedenza alle parti sociali riunite nel Patto per il Lavoro, di un aumento delle competenze di cui la Regione chiede la gestione diretta. Alle 12 già definite, infatti, si aggiungono agricoltura, acquacoltura, protezione della fauna e attività venatoria; cultura e spettacolo e sport: in totale 15, tutte nell’ambito di aree strategiche come politiche per il lavoro, istruzione, sanità, tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, relazioni internazionali e rapporti con la Ue.

“Ci sono le condizioni per accelerare- prosegue Bonaccini, affiancato nella delegazione regionale dall’assessore al Riordino istituzionale, Emma Petitti-. Infatti, possono già partire i tavoli tecnici di approfondimento sulle singole materie. Nel frattempo, la Regione perfezionerà la sua proposta anche sulle nuove materie presentate ieri in Aula: abbiamo intenzione di proseguire con il pieno coinvolgimento dei Gruppi consiliari e dell’Assemblea legislativa come fin qui accaduto, nonché con le rappresentanze sociali e istituzionali. Un aspetto- sottolinea-, quello della maggior condivisione possibile con la società regionale, molto apprezzato dal Governo”.

Prima dell’incontro, in Conferenza delle Regioni sempre sul tema del regionalismo differenziato Bonaccini e Stefani hanno condiviso, in positivo, altri due elementi: “Anzitutto altre Regioni stanno decidendo di intraprendere la strada che per primi come Emilia-Romagna abbiamo battuto, e questo ci conforta sulla bontà della scelta fatta. In secondo luogo, come si è visto anche nel dibattito in assemblea ieri, tutte le forze politiche condividono la scelta di fondo. Certo- precisa il presidente della Regione- ciascuno con la propria sensibilità e il proprio punto di vista, ma è estremamente importante e positivo che questo nuovo processo riformatore avvenga senza strappi e contrapposizioni”.

Infine, “abbiamo posto una questione di metodo sia in Conferenza delle Regioni, sia con la ministra, su cui abbiamo registrato consenso: affinché il percorso sia lineare, trasparente e non conflittuale, è importante individuare uno strumento normativo uguale per tutte le Regioni. È legittimo avere opinioni diverse su quale sia lo strumento preferibile. Noi abbiamo fatto le nostre proposte, e cioè una proposta di legge governativa sulla base dell’intesa definitiva con le Regioni, approvata dalle Camere a maggioranza qualificata, e ci confronteremo. Certamente non faremo barricate e non abbiamo preclusioni, purché si trovi la soluzione più efficace e condivisa per fare in fretta e bene. Ma alla fine- chiude Bonaccini- servirà una scelta comune e mi conforta aver trovato condivisione anche su questo”.

(Tutti gli approfondimenti sul progetto maggiore autonomia per l’Emilia-Romagna, dalla cronologia al dettaglio delle competenze richieste, fino ai documenti approvati, nella sezione dedicata del sito della Regione Emilia-Romagna, al link: http://www.regione.emilia-romagna.it/autonomiaer)

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Comunicato Regione: Imprese

Vertenza Tecnogas di Gualtieri (Re), firmato a Roma il rinnovo della cassa integrazione per i 300 lavoratori. Domani l’incontro sul futuro dell’ azienda

L’assessore Palma Costi: “Al fianco dei lavoratori per la tutela dell’occupazione, il mantenimento della produzione e perché si arrivi alle condizioni che garantiscano il rilancio industriale”

Bologna – E’ stato firmato questa mattina a Roma al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali l’accordo per il rinnovo della cassa integrazione per ulteriori 6 mesi per i 300 lavoratori dell’azienda Tecnogas di Gualtieri (Re). La Cassa integrazione guadagni straordinaria scade infatti il prossimo 31 agosto ed era necessaria una proroga.

“Abbiamo seguito fin dal’inizio, assieme al Sindaco di Gualtieri, la vertenza- afferma l’assessore regionale alle Attività produttive, Palma Costi- al fianco dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali, per la tutela dell’occupazione, il mantenimento della produzione e perché si arrivi alle condizioni che garantiscano il rilancio industriale. Un impegno che vogliamo portare avanti fino in fondo trattandosi di un presidio fondamentale per lo sviluppo del territorio e l’intera comunità locale”.

Domani altro appuntamento importante per l’azienda, sempre nella Capitale, dove è previsto l’incontro per conoscere le prospettive future dell’ azienda.

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Dal 22 settembre 2018 al 6 gennaio 2019 a Palazzo Diamanti di Ferrara la mostra “Courbet e la Natura”. Dopo 50 anni, in esposizione 50 opere da tutto il mondo.

L’arte di Courbet torna in Italia, con una retrospettiva che celebra la natura

Dal 22 settembre 2018 al 6 gennaio 2019 a Palazzo Diamanti di Ferrara la mostra “Courbet e la Natura”. Dopo 50 anni, in esposizione 50 opere provenienti dai musei del mondo. Vantaggi e sconti con il Consorzio Visit Ferrara.

Fiumi impetuosi, vallate lussureggianti, rocce e coste mediterranee, laghi e scogliere, paesaggi naturali vivi. Le opere di Gustave Courbet, tra i più apprezzati artisti dell’Ottocento, arrivano a Palazzo Diamanti di Ferrara con una grande esposizione, che celebra l’artista in Italia per la prima volta dopo 50 anni. Splendidi capolavori ispirati alla più cara protagonista dei dipinti di Courbet: la natura. La mostra “Courbet e la Natura”, dal 22 settembre 2018 al 6 gennaio 2019, organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara, è un percorso tra 50 tele, provenienti dai più importanti musei del mondo, che racconta i luoghi e i temi dell’appassionante rappresentazione dell’universo naturale da parte dell’artista francese. Un’esposizione preziosa e spettacolare, da scoprire grazie alle proposte di soggiorno e ai vantaggi del Consorzio Visit Ferrara, che unisce circa 90 operatori turistici della Provincia ferrarese all’insegna della promo-commercializzazione turistica del territorio. Tra le più belle opere di Courbet in esposizione: “Buongiorno signor Courbet”, l’autoritratto “L’uomo ferito” e le celebri “Fanciulle sulle rive della Senna”. I dipinti sono rappresentazioni dei luoghi vissuti dall’artista – maestro degli impressionisti e considerato il padre del realismo – tra Parigi, la natia Ornans e i suoi dintorni, le coste della Normandia e del Mediterraneo, la Germania e la Svizzera, fra cieli immensi, sottoboschi e ruscelli, cascate e grotte. Ma ci sono anche i dipinti che hanno per tema i nudi e gli animali nel paesaggio. Opere che esprimono il rapporto autentico e rivoluzionario dell’artista con l’ambiente naturale.
Per visitare la mostra, prenotando direttamente sul sito di Visit Ferrara ed inserendo il codice sconto COURBET2018, c’è lo sconto del 10% sul pernottamento.
Sono inoltre previste visite guidate alla mostra per individuali dal titolo “Raccontare l’Arte” tutti i sabati, domeniche e festivi. Visit Ferrara propone anche pacchetti per il soggiorno: la proposta di 2 giorni “Arte a Ferrara” in formula light comprende una notte in hotel con prima colazione, il biglietto d’ingresso alla mostra, lo sconto del 10% sul catalogo, una visita guidata della città di 2 ore. Il prezzo è a partire da 85 euro a persona.
La proposta “Arte a Ferrara” in formula top di 3 giorni, prevede 2 notti in hotel con colazione, una cena tipica a Ferrara e un pranzo in ristorante, un aperitivo alla caffetteria del Castello Estense, una visita guidata della città, l’ingresso alla mostra e il 10% di sconto sul catalogo. Il prezzo è a partire da 230 euro a persona.

Acquisito l’impianto di via Liuzzo, le parole del Presidente Tosi

Si allarga la famiglia del Cus Ferrara. Parliamo di impiantistica, il centro universitario sportivo ha acquisito in data 25 luglio 2018 il complesso edilizio di via Liuzzo. Dalla gestione degli ultimi anni, quindi, all’acquisizione completa con possibilità di crescita e ammodernamento esponenziali. “Abbiamo concluso un importante progetto con l’acquisizione completa degli impianti di via Liuzzo – dice il presidente Giorgio Tosi -, ci dà la possibilità di procedere con un’ipotesi di crescita e modificazione sempre maggiori e importanti per gli studenti universitari che sono sempre di più. Tantissimi iscritti quest’anno: 11 mila tesserati, un numero in crescita. Ovviamente il Cus per chi lo segue non è mai fermo. Adesso, oltre all’uso abbiamo la possibilità di preparare nuove iniziative. Di comune accordo con l’amministrazione comunale, stiamo costruendo la cittadella sportiva universitaria che siamo sicuri avrà grande rilevanza sociale in futuro”. Adesso, il Cus Ferrara vanta un’area molto vasta sotto la sua gestione che comprende l’area storica di via Gramica nella quale vengono svolte attività agonistiche tra cui rugby, calcio, tennis, golf e tutte le discipline da palestra. 35 ettari di area sportiva che comprendono piscina scoperta e coperta, le palestre fitness e come ‘new entry’ l’impianto di canottaggio che farà parte del gruppo dal prossimo anno. “Una struttura di pregio e grande qualità che sarà apprezzato molto da tutti i ferraresi, un po’ ritorno al passato quando era la Canottieri un modo per passare la domenica, uscendo in barca e non fare la solita, ma sempre apprezzata, passeggiata”. “E’ una gran bella notizia – commenta l’istruttore per la sala pesi Marco Bani -, evento che dimostra la continua evoluzione del Cus Ferrara e completamento di un progetto rivolto al miglioramento dell’offerta anche in sala pesi”. “Il Cus ha fatto passi da gigante – dice Antonio Spaccamonte, figura storica del Cus Ferrara -, se continua così diventerà il polo più importante di Ferrara e non solo”.

Da: Cus Ferrara