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Mese: Luglio 2018

Provincia approva progetti e graduatoria per 18,8 milioni di lavori nelle scuole

Approvati progetti e graduatorie di lavori nelle scuole per 18,8 milioni per il prossimo triennio. Ora si attendono i finanziamenti del governo

Ammontano a 18,8 milioni i progetti di edilizia scolastica che la Provincia ha approvato e trasmessi alla Regione Emilia-Romagna per il relativo finanziamento.
Interventi da programmare nell’arco del triennio 2018-2020, che vanno dall’adeguamento sismico alla normativa antincendio, per un totale di 28 istituti scolastici, fra scuole comunali e di competenza provinciale (scuole secondarie di secondo grado).
In particolare, sono 8 gli istituti superiori candidati per l’antisismica e 14 quelli comunali (fra scuole primarie e medie inferiori), mentre sono 6 quelli interessati per l’adeguamento antincendio, di cui tre provinciali e altrettanti i comunali.
Il progetto muove i primi passi dal 2012, quando l’allora governo in carica dà il via al percorso per favorire interventi di miglioramento, messa in sicurezza e adeguamento sismico del patrimonio scolastico nazionale.
In pratica il meccanismo funziona così: alle Province tocca il compito di raccogliere candidature di progetti per scuole di propria competenza (secondarie di secondo grado) e di quelle comunali (elementari e medie), da presentare alle rispettive Regioni le quali saranno autorizzare ad accendere mutui trentennali con oneri di ammortamento a carico dello Stato. Linee di credito da aprire in alcuni istituti bancari, tra i quali la Banca europea degli investimenti (Bei) e la Cassa depositi e prestiti.
Ora la Provincia di Ferrara è giunta all’approvazione delle graduatorie, nelle quali sono state accolte tutte le domande presentate, già trasmette a Viale Aldo Moro nei tempi previsti e concordati.
In dettaglio, i progetti candidati dai Comuni valgono in totale 12 milioni, mentre quelli di competenza provinciale 6,8 milioni.
“La Provincia ha lavorato a stretto contatto con i Comuni per la redazione dei progetti e la stesura delle relative graduatorie – commenta il consigliere provinciale con delega all’Istruzione, Antonio Fiorentini – oltre che in collaborazione con la Regione, e ora ci aspettiamo che l’attuale governo confermi i finanziamenti previsti, per attuare un importante programma triennale di messa in sicurezza complessiva del nostro patrimonio scolastico territoriale”.

edilizia scolastica – sismica II grado – progr 2018-2020

edilizia scolastica antincendio 2018-2020 – GRADUATORIA

edilizia scolastica sismica 2018-2020 – GRADUATORIA

Ufficio Stampa
Provincia di Ferrara

Comunicato Regione: Comuni

La Regione rilancia sulle Unioni, pronti 17,3 milioni per la gestione associata dei servizi ma non più regole uguali per tutti: premiate quelle più efficaci e sostegno a quelle avviate chiamate a presentare un Piano di sviluppo triennale

1,5 milioni di euro in più rispetto al 2016. La nuova disciplina per l’erogazione dei contributi nel Programma di riordino territoriale 2018-2020: bando già aperto, domande entro il prossimo 10 settembre. L’assessore Petitti: “Percorso partecipato per una riforma che venga incontro alle esigenze di territori”. In Emilia-Romagna attive 43 Unioni che coinvolgono 280 dei 331 Comuni presenti in regione

Bologna – Nuove regole per erogare i contributi a sostegno dell’attività delle Unioni di Comuni, per aumentare, qualificare e rafforzare le gestioni associate di servizi a beneficio delle comunità locali, cittadini e imprese. Sono previste nel nuovo Programma di riordino territoriale 2018-2020 approvato dalla Giunta regionale nei giorni scorsi. Non più regole uguali per tutti per ottenere i fondi, bensì più risorse là dove la gestione associata si è rivelata maggiormente efficace e, in secondo luogo, a sostegno delle Unioni già avviate (il cui budget con l’assestamento di bilancio appena approvato è stato aumentato di 300mila euro), valorizzando però la progettualità attraverso Piani di sviluppo triennale che le stesse Unioni dovranno presentare.

Il Prt punta a innovare la disciplina sui criteri e le modalità per concedere i contributi annuali alle forme associative intercomunali per le quali la Regione mette a disposizione, già per quest’anno, 17,3 milioni di euro, di cui 9,5 milioni sono risorse regionali e 7,8 milioni fondi statali.

Grazie a un bando già aperto, gli Enti interessati potranno presentare le richieste per accedere ai finanziamenti e farlo entro lunedì 10 settembre 2018: entro il successivo 30 ottobre la concessione dei contributi.

Oggi in Emilia-Romagna sono presenti 43 Unioni di Comuni, che coinvolgono 280 amministrazioni comunali sulle 331 esistenti in regione.

L’indirizzo del nuovo Prt punta a premiare le realtà che promuovono le Unioni, aiutare i territori in difficoltà, valorizzare le Unioni più virtuose e aumentare il grado di integrazione tra i territori e i Comuni stessi.

“Il Programma di riordino territoriale è frutto di un percorso partecipato con gli interlocutori istituzionali e di un lavoro di analisi e approfondimento condiviso con i rappresentanti delle Unioni, Anci e Uncem, ovvero di tutti gli organismi dei Comuni, compresi quelli montani- spiega l’assessora al Bilancio e al Riordino istituzionale, Emma Petitti-. Le novità di questo strumento prevedono innanzitutto incentivi con nuove regole, per i prossimi tre anni, per le attività delle Unioni comunali con l’obiettivo di incrementare e qualificare le gestioni associate e rafforzare le Unioni stesse valorizzando, al contempo, le esperienze dei vari territori”.

Inoltre, nell’attuale contesto “è importante l’azione della Regione- aggiunge Petitti- quale motore fondamentale dell’integrazione territoriale, volta alla gestione dei servizi, ma anche allo sviluppo del territorio. Il Prt è un tassello di un disegno di riordino istituzionale e territoriale complessivo che la Regione Emilia-Romagna sta definendo e portando avanti nell’ambito del piano delle riforme istituzionali”.

Per formulare il nuovo strumento sono stati costituiti, a metà 2017, gruppi di lavoro tematici formati da dirigenti delle Unioni, della Regione e dai rappresentanti delle associazioni degli Enti locali. I gruppi hanno avanzato proposte tecniche sull’impostazione del Prt e sui contenuti essenziali delle gestioni associate: questo lavoro si è successivamente tradotto nelle linee guida per il Prt 2018-2020.

Le novità del Prt

Tre le principali innovazioni del nuovo Programma di riordino territoriale c’è il superamento della precedente impostazione che prevedeva premialità e incentivi alle Unioni di Comuni con regole uguali per tutti, individuando una diversa modalità di sostegno fondata sulla differenziazione, per far crescere e rafforzare il sistema delle Unioni tenendo conto della disomogeneità delle situazioni attuali.

Inoltre, prevede il rafforzamento del criterio premiale legato alla verifica dell’effettività delle gestioni associate e del livello di efficacia raggiunto dalle unioni, attraverso la compilazione di schede-funzione che parametrizzano il punteggio assegnato in relazione all’effettiva operatività delle funzioni.

Con lo strumento si introduce un approccio che valorizza la progettualità, in particolare per le Unioni avviate ma ancora in difficoltà, che sono chiamate predisporre e mettere in pratica un piano di sviluppo triennale avvalendosi di competenze specializzate interne o esterne all’unione, che consenta loro di avviare un percorso di miglioramento ed ampliamento delle gestioni associate.

Scheda sulle nuove modalità di erogazione dei contributi a favore delle Unioni:

scheda comunicato

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Comunicato Regione: Regione

Giammaria Manghi nuovo Sottosegretario alla Presidenza della Giunta

Assume l’incarico succedendo a Andrea Rossi, neo-parlamentare dimessosi dopo l’elezione alla Camera dei Deputati

Bologna – Giammaria Manghi è da oggi il nuovo Sottosegretario alla presidenza della Giunta della Regione Emilia-Romagna. Nominato dal presidente Stefano Bonaccini, assume l’incarico succedendo ad Andrea Rossi, neo parlamentare dimessosi dopo l’elezione alla Camera dei Deputati lo scorso 4 marzo.

In particolare, Manghi coadiuverà la Giunta e Bonaccini rispetto alle deleghe che il presidente ha tenuto per sé, a partire da quella allo Sport, con, fra le altre cose, la vasta operazione sull’impiantistica sportiva che vedrà nei prossimi mesi 120 Comuni, da Piacenza a Rimini, ristrutturare o realizzare nuovi campi da gioco, palestre, piscine e strutture per tutte le discipline grazie ai 35 milioni stanziati dalla Regione e al relativo bando di cui è appena uscita la graduatoria. La presidenza lavorerà direttamente su altri due fronti trasversali che Bonaccini ritiene strategici per l’ultima parte della legislatura: quello alle politiche sulla montagna e la sfida sul regionalismo differenziato, che vede la Regione impegnata nell’ottenimento di una maggiore autonomia per l’Emilia-Romagna entro fine anno, sulla base del percorso previsto dall’articolo 116, terzo comma della Costituzione.

“Do il benvenuto a Giammaria Manghi e ringrazio Andrea Rossi per il prezioso lavoro che ha svolto in questi anni- afferma il presidente Bonaccini-. Si tratta di amministratori la cui esperienza e conoscenza del territorio e delle problematiche delle comunità locali rappresentano un valore aggiunto indispensabile. Prima con Rossi e ora con Manghi proseguiremo nell’azione di governo regionale continuando a dare all’Emilia-Romagna strumenti di crescita e attrattività, secondo un modello di sviluppo sostenibile associato a politiche di welfare che aiutino chi ha bisogno e che diano nuove opportunità ai nostri giovani”.

Nato a Parma il 20 aprile 1970 e sposato con Paola, Manghi è laureato in Magistero in Materie letterarie, è titolare di una cattedra di lettera all’istituto BUS Pascal di Reggio Emilia e ha insegnato per 13 anni alla scuola primaria.

Presidente della provincia di Reggio Emilia e sindaco di Poviglio dal giugno 2009 – dopo essere stato consigliere comunale dal 1995 al 1999 e successivamente vicesindaco – Manghi è stato anche segretario provinciale della Margherita da marzo a novembre 2007, poi responsabile degli enti locali del Partito democratico reggiano fino al novembre scorso.

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Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani: Monitoraggio mobilità

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende avviare un monitoraggio sul tema della Mobilità in modo da reperire informazioni circa la condizione, le caratteristiche e i disagi propri del docente fuori sede. Il fine ultimo dell’operazione consiste, dopo aver analizzato i dati pervenuti, nell’elaborare strategie atte alla risoluzione della drammatica questione in oggetto. Il questionario, strumento attraverso il quale si intende procedere, elaborato dal prof. Alessio Parente, Segretario generale del CNDDU, consiste in una serie di domande di carattere generale e di contenuto più specifico. Per chi volesse aderire all’iniziativa è possibile scaricare il questionario sul sito web:

https://sites.google.com/view/docentiperidirittiumani e inviarlo all’indirizzo email: coordinamentodirittiumani@gmail.com e inoltrarlo entro il 16 di agosto.
Riteniamo che i docenti in questione durante il servizio, prestato in buona parte nelle scuole del Sud, abbiano svolto un ruolo assai utile alle comunità educative ospitanti e che l’esodo di tanti insegnanti abbia impoverito ulteriormente le risorse materiali e intellettuali di un territorio assai soggetto alla criminalità organizzata e fortemente degradato.
Ricordiamo che molto significativi risultano essere i dati sullo spopolamento e sul “malessere demografico”; sulla disoccupazione; sul disagio e sulla mancata crescita del Meridione.
Non ci stancheremo mai di ripetere che è possibile avviare una controtendenza, partendo proprio dal rientro dei professori “esiliati dalla legge 107/2015” presso le loro città di residenza, per contrastare tutta una serie di fenomeni, che sembrerebbero occupare ampio spazio nelle dichiarazioni degli esponenti politici.
Si auspica che si possa trovare una soluzione strutturale per il personale scolastico in oggetto, attraverso un piano di rientro da realizzare al più presto.

Prof. Romano Pesavento
Presidente Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani

Non dimenticando Antonioni e Bergman e…Buonarroti

“L’esperienza più importante che ha contribuito, io penso, a fare di me quel regista che sono – buono o cattivo non spetta a me dirlo – è l’ambiente in cui sono cresciuto, vale a dire l’ambiente borghese”.
(Michelangelo Antonioni)

Certo il ‘loro sguardo’ ha ‘ben’ modificato la storia del cinema: si parla, per non dimenticare di ricordarli, nell’11° anniversario della loro scomparsa, di due grandissimi registi – Autori a tutto tondo, per meglio dire – Antonioni e Bergman.
Il 30 luglio del 2007 ‘scelsero’ di andarsene insieme, i due europei, certo non a braccetto: in ispecie lo svedese, non amava troppo il nostro italo – ferrarese, ‘colpevole’ per lui di esser troppo pedante, giusto un film o due.
Ed invece son stati accomunati da molte cose e forse non solo dal ‘fare cinema’ che era per entrambi vivere – per parafrasare il titolo di un testo letterario antonioniano.
Quest’anno Antonioni viene ricordato a Milano per un evento non nuovo, certo, ma semisconosciuto ai più che chiuderà i battenti il 15 settembre prossimo – un evento molto particuliér ed imperdibile che si svolge tra due personalità straordinarie.
Nel contesto della Cripta di San Sepolcro, a Milano, è infatti, in visione, dopo anni dalla ‘fattura’, Lo sguardo di Michelangelo, il cortometraggio realizzato da Michelangelo Antonioni nel 2004, in collaborazione con la moglie Enrica Fico, ritenuto un po’ un suo testamento spirituale. L’iniziativa, in uno dei luoghi più suggestivi e visitati della città è curata da Giuseppe Frangi, prodotta da MilanoCard e Casa Testori, e promossa dalla Veneranda Biblioteca Ambrosiana. 
“La possibilità di assistere al cortometraggio di Michelangelo Antonioni sul Mosè di Michelangelo Buonarroti, offerta ai visitatori della Chiesa inferiore del Santo Sepolcro, diviene una rilevante occasione per riflettere in actu exercito ovvero nella concretezza dell’azione compiuta, sulla centralità dello sguardo” – spiega Mons. Francesco Braschi, Dottore della Biblioteca Ambrosiana.
Lo sguardo è quello, per eccellenza, quello a cui egli stesso attribuiva la genesi del suo Cinema che, attraversando la penombra della chiesa di San Pietro in Vincoli, a Roma, rimane improvvisamente immobile, come sopraffatto di fronte al Mosè, opera capitale di Michelangelo Buonarroti. La scultura, databile tra il 1513 e il 1515 e originariamente concepita per il complesso della Tomba di Papa Giulio II, rappresenta l’espressione più alta della spiritualità del marmo, capace di trasmettere all’osservatore tutta la bellezza che l’artista gli ha infuso, immutata a tutt’oggi.
I loro son due sguardi che idealmente s’incrociano, due grandi vite simboliche che meditano l’una ‘guardando’ l’altra sulla metafora dell’esistenza che scorre ma che rende comunque alcuni, come Michelangelo Antonioni per la ‘sua’ unica Settima Arte o l’altro Michelangelo, il Buonarroti, con la Sua Propria, due ‘eternità’ autentiche, imprescindibili, forse solo un tantino incomprensibili al common reader and observer / il visivo fruitore che intuirà, almeno, in tanta grandezza, il destino dell’umanità, il proprio.

Da: Maria Cristina Nascosi Sandri

Consumi: lunedì 30 luglio, arriva fermo pesca in Emilia Romagna

Coldiretti Impresapesca: attenzione al pesce che arriva nel piatto

Scatterà domani lunedì 30 luglio il fermo pesca per le barche dell’Emilia Romagna per rispettare l’obbligo dell’interruzione temporanea dell’attività di pesca che per 42 giorni, fino al 9 settembre, interesserà tutte le flotte da pesca da Trieste ad Ancona. Lo comunica Coldiretti Impresapesca Emilia Romagna, ricordando che con il fermo pesca si fermano le attività della flotta italiana, secondo un preciso calendario nelle varie marinerie, per favorire il ripopolamento del mare e garantire un migliore equilibrio tra le risorse biologiche e l’attività di pesca.
In un Paese come l’Italia che importa più di 2 pesci su 3, nei territori interessati dal fermo pesca – sottolinea Coldiretti Impresapesca Emilia Romagna – aumenta il rischio di ritrovarsi nel piatto, soprattutto al ristorante, prodotto straniero o congelato, se non si tratta di quello fresco made in Italy proveniente dalle altre zone dove non è in atto il fermo pesca oppure se non si tratta di pescato proveniente dall’attività della piccola pesca locale o da allevamenti di mitili o vongole.
Per effettuare acquisti made in Italy di qualità e al giusto prezzo il consiglio di Coldiretti è, laddove possibile, di acquistare direttamente dal pescatore, specie da quelle attività non interessate dal fermo, o, se da un’attività commerciale, di verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere l’area di pesca (Gsa) che per l’Adriatico settentrionale corrisponde al numero 17. Nel periodo di fermo pesca di questa zona, per mangiare pesce italiano le provenienze da preferire sono quelle dalle Gsa 9 (Mar Ligure e Tirreno), 10 (Tirreno centro meridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 18 (Adriatico meridionale), 19 (Jonio occidentale), oltre che dalle attigue 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta).
Coldiretti Impresapesca ha più volte negli anni chiesto una radicale modifica di questo strumento di gestione che non risponde più da tempo alle esigenze della sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale, tanto che lo stato delle risorse nei 33 anni di fermo pesca è progressivamente peggiorato, come anche parallelamente lo stato economico delle imprese e dei redditi. In Emilia Romagna – Ricorda Coldiretti Impresapesca – si è verificato anche un calo delle imprese da pesca e in quasi dieci anni hanno chiuso più di un’impresa su cinque (–22%), passando dalle 778 del 2009 alle 600 attuali.
L’auspicio è che dal 2019 si possa mettere in campo un nuovo sistema che tenga realmente conto delle esigenze di riproduzione delle specie e delle esigenze economiche delle marinerie. Ma intanto – conclude Coldiretti Impresapesca – vanno risolti i problemi relativi al pagamento del fermi pregressi e evitare incertezze sul garantire il premio alle imprese relativamente all’anno 2018.

COLDIRETTI EMILIA ROMAGNA – ufficio stampa

L’epoca del risentimento

Sentimento è la facoltà e l’atto di sentire, di avvertire impressioni, di esercitare i cinque sensi come cinque sentimenti, modi e maniere di sentire. È l’avere coscienza, il prendere consapevolezza della propria vita. Quando la consapevolezza viene a mancare, quando non sappiamo più che uso fare dei nostri cinque sensi, allora la vita entra in agonia e subentra la stagione del risentimento, una specie di entropia del sentimento che anziché crescere “versione” ed “animo” produce “avversione” e “animosità”.
Siamo malati di sentimento e la nostra patologia è il risentimento. Tornare sui sentimenti traditi, sulle recriminazioni, su quello che è stato e che non è stato come se il mondo improvvisamente si fosse fermato lì. Il risentimento è come la vendetta, entrambi sono ciechi, non ti fanno vedere, ti uccidono il respiro.
Il risentimento detesta, nel caso migliore ci arresta alle parole del poeta: “Non domandarci la formula che mondi possa aprirti/ sì qualche storta sillaba e secca come un ramo./ Codesto solo oggi posso dirti,/ ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”.
Troppo poco, non ce lo possiamo più permettere. Era il 1923 quando Eugenio Montale scrisse questi versi. Quello che è accaduto dopo dovrebbe averci resi consapevoli che non serve sapere “ciò che non vogliamo”, che il risentimento non promette di aprire mondi nuovi, perché in ogni epoca è necessario essere consapevoli di dove si vuole andare, se manca questa coscienza viene meno la spinta a fare la storia, a scrivere la narrazione delle proprie vite.
Il risentimento è la frustrazione dell’ego, l’ego deluso da sé perché “io non sono”, il risentimento nasce dal “non essere”, per cui tutto deve non essere, ciò che è quello che io non ho potuto o saputo essere va cancellato, attende la rivincita della storia. Potessi essere qualcun altro! Ma non lo sono e non ho la forza e le opportunità per esserlo. Questa è l’ingiustizia sociale. E tutti quelli che sono “qualcuno” lo sono per via di privilegi, perché diversamente anch’io avrei potuto essere qualcuno e i loro privilegi hanno certamente impedito a me di diventare anch’io qualcuno.
È che di questo passo chiunque può essere quel qualcuno che mi ha sottratto ciò che mi spettava, che mi impedisce di essere qualcuno.
La società del rancore, la società del sospetto, la società della diffidenza, la società della rivincita come vendetta giustizialista. Dobbiamo fare finta che tutti siamo alla pari, muoviamo dalle stesse condizioni, dobbiamo azzerare differenze e privilegi, uno vale uno. Ripartire tutti da capo. Rifarci la democrazia. Non si delega più, perché, se no, non siamo più uguali. Ognuno dice la sua e poi si va a maggioranza e poi si sorteggia uno che esegua quello che abbiamo deciso. E tutte le volte si ricomincia da capo.
È la democrazia diretta contro la democrazia rappresentativa. La democrazia diretta dovrebbe accompagnarsi alla società degli uguali. Abbattere le differenze di censo e di opportunità e invece si accanisce contro la democrazia rappresentativa, che è in partenza perdente, in quanto destinata ad essere soppiantata dalla partecipazione diretta dei cittadini. Si accanisce sul passato da raddrizzare anziché combattere prima di tutto le cause delle diseguaglianze e delle ingiustizie sociali, le prime ad impedire una democrazia diretta esercitata alla pari.
Invece questi paladini della democrazia diretta, destinata ad archiviare parlamenti ed istituzioni per sostituirli col sorteggio on line, non sono né di destra né di sinistra, anziché sanare le ingiustizie ritengono prioritario porre fine ai privilegi, senza riscattare le plebi e sostituendosi alle aristocrazie detestate.
Perché sapere “ciò che non vogliamo”, volere per “negazione” è più facile che volere per “affermazione”. Perché democrazia diretta non significa avere un progetto condiviso, essere partecipi di un progetto collettivo, non significa esercitare un’egemonia culturale, ma solo la propria mediocrità personale.
Stare al di qua dell’uomo, mai avventurarsi oltre l’uomo, perché ciò potrebbe metterci di fronte alla nostre miserie, alle nostre piccolezze e scoprire che si potrebbe essere più colti e più intelligenti, più capaci di leggere a fondo e più lontano.
Democrazia diretta e mediocrità si danno la mano perché aiutano a fingere che non abbiamo bisogno dei migliori, che chi si distingue sia chiamato a servire lo Stato, che non si progredisce per i meriti dell’eccellenza, tanto uno vale uno.
È Pericle a ricordare agli Ateniesi: “Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore”.
Una democrazia del rancore teme il “valore”, il valore dell’altro, abdica alla cultura e all’intelligenza, in queste condizioni qualunque democrazia diretta o rappresentativa non sarà altro che una miseria.

in copertina illustrazione di Carlo Tassi

Български чадър, Bălgarski čadăr

Non so se capita solo a me ma ci sono momenti in cui – mentre sono sotto la pioggia, spesso, sfortunatamente senza il mio ombrello bulgaro – me ne sto lì, bello assorto a pensare al polonio e: improvvisamente realizzo che questa settimana ci togliamo dalle scatole il mese di luglio.
Queste cose mi danno un certo sollievo.
Con l’arrivo di agosto si può tranquillamente iniziare a pensare che: a breve anche l’estate farà su i propri stracci e toglierà il disturbo.
Ci sono stati degli anni in cui ho seriamente pensato – e tentato – di avvelenare l’estate col polonio ma purtroppo, non ha mai funzionato.
Non mi pare sia il caso di spiegare bene questi miei tentativi.
Potrei rischiare la galera e rischiare la galera è una cosa che a volte mi diverte ma solo se lo faccio per una buona causa.
E proprio la settimana scorsa ho deciso che per quest’anno avrei giocato la mia carta “rischiamo la galera” solo in vista della prossimissima pubblicazione del mio pamphlet su Sergio Marchionne.
Il libercolo è praticamente pronto per essere stampato e verrà recapitato a casa degli interessati alla modica cifra di 1 € + spese di spedizione.
Tuttavia, solo per i disoccupati interessati, io e la casa editrice abbiamo deciso di spedirlo a 0 € senza spese.
Ma vabbè, non divaghiamo, salutiamo questo agosto, il bel mese del sollievo e mi raccomando: se uscite, non dimenticate mai di portarvi dietro il vostro ombrello bulgaro durante queste calde giornate del bel mese di agosto.
Cordiali saluti e buon agosto a tutti.

August (Love, 1969)

Privilegi del loggione

di Maria Luigia Giusto

Vi scrutiamo, cerchiamo dietro i vostri occhi attenti o assonnati il pozzo della verità. Seguiamo i vostri gesti falsamente gentili o la vostra sincera tenerezza. Non ci sfugge neanche il calpestio nervoso del vostro tacco mentre volete andar via da questo palco di falsità. O di estrema verità. In fondo siamo uguali: noi, voi, attori. Mettiamo una maschera per fingere in scena, guardiamo i palchi gremiti, ci soffermiamo sui volti in prima fila ansiosi della loro approvazione. Voi, lassù, avete il posto migliore: non avete bisogno della maschera, al buio, in alto, siete voi stessi e guardate con le vertigini l’umanità che finge in basso.

Prendere il largo

di Maria Luigia Giusto

In estate la voglia di fresco, di essere a contatto con l’acqua e di rilassarsi guardando l’oscillare delle onde marine è un desiderio comune. Il mare calma, distende come la sua ampia vastità, culla e canta canzoni profonde e misteriose. Il mare invita a tornare indietro e riprovare, sempre. Una giornata a mare diverte, scalda il cuore, ricorda che l’infinito esiste ed è ai nostri piedi. Il mare va rispettato e protetto, è una creatura che accoglie, nutre e dà la vita. Ci porta lontano, collega il mondo, crea relazioni impensate.

“Del mare amo la vastità, quel suo seminare e liberare nell’aria respiri e richiami di libertà. E ogni volta so che l’ormeggio dal mondo si scioglie appena entro nelle sue acque, che il viaggiare a bracciate verso l’orizzonte è l’inizio di qualcosa di nuovo.”
Fabrizio Caramagna

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…

Serena

Il suo nome è Serena, ma è tale solo di nome perché di fatto è inquieta. Non è solo l’inquietudine di una ventenne impaziente di ritagliarsi uno spazio nel mondo perseguendo fantastici sogni irrealizzabili o obiettivi più probabili, è uno stato di perenne agitazione e smania che le impone di vivere veloce, troppo veloce, bruciando tappe, aggirando ostacoli, studiando scappatoie, ansimando per la fatica ma andando sempre avanti in modo forsennato.
“Sirena”, perché è così che la chiamano tutti quelli del suo giro, vive a 1000, come dice lei stessa, il che significa spingersi al massimo, anche sfidando il proprio limite fisico e psichico. Una di quelle creature che non ne hanno mai abbastanza e addentano la vita fino all’indigestione per poi ricominciare di nuovo, dolorante ma mai sazia. L’appellativo ‘sirena’ è meritato perché è bella davvero, anche sotto quegli strati di trucco pesantissimo e camuffamenti a cui non intende rinunciare. A volte sembra la caricatura di se stessa, una strana figura che ricorda l’eroina dei manga Minami Asakura: capigliatura scarmigliata a volte nera come la pece ed altre rossa come il fuoco, un lungo ciuffo abbassato sull’occhio sinistro, occhi e sopracciglia abilmente disegnati, quasi un tatuaggio, una bocca rossa contornata da un cenno di matita più scuro. Tutto è esagerato, evidenziato e sottolineato calcando la mano: forse è bisogno di affermare quel ‘io esisto’, ci sono, sono qua. In famiglia non parla perché non è abituata a farlo, presi tutti come sono a vivere le loro storie e non confrontarsi. Nessuno racconta niente e quando torna a casa uno, se ne va l’altro nella totale indifferenza. E’ un’aggregazione sballata di persone che più diverse di così non si può: una madre sempre assente, dio solo sa cosa faccia, un padre dentro e fuori dal carcere, due fratelli maschi abbondantemente avviati sulla strada della microcriminalità perché è così che si vive in quel posto. E le altre famiglie, se così si possono definire, sono esattamente uguali. Serena è cresciuta da sola, barcamenandosi tra gli aspetti di una realtà che se non ti ammazza ti rende forte. Ha vissuto i suoi vent’anni come un camaleonte che muta continuamente colore per mimetizzarsi e difendersi, confondere e spaventare.
Una cosa, una sola cosa ha sempre avuto in testa: sopravvivere al degrado e riscattarsi da quel panorama di miseria. Sembra quasi che quest’idea sia nata con lei, incollata addosso sulla sua pelle fin dal primo istante di vita, tant’è la voglia di andarsene da tutto quello. Lo dichiara ma soprattutto lo dimostra con i continui tentativi di uscire dalla spirale in cui finiscono prima o poi tutti, in quelle zone depresse di periferia urbana. E’ convinta che occorrano soldi, tanti soldi per andarsene definitivamente e che questa sia l’unica condizione che fa la differenza tra il vivere e morire tra gli scarafaggi rispetto ad una vita più degna. I soldi.
Serena parla un italiano contorto, mischiato a parole dialettali e gergali, dove la sintassi viene affossata e la coesione del discorso viene messa a serio repentaglio ogni volta che lei decide di affrontare argomentazioni lunghe ed impegnative, ma riesce ad esprimersi perfettamente con la mimica, l’enfasi e quella gestualità teatrale che la rende simpatica, comunicativa, immediata e colorita. La sua scuola è stata la strada e i suoi insegnanti sono stati gli ambulanti che strillano al mercato, le donne dei palazzoni del quartiere, i coetanei che frequenta e che come lei se ne fregano delle istituzioni.
L’appartamento che hanno occupato abusivamente è formato da tre locali e loro hanno portato qualche mobile recuperato, vecchie stoviglie annerite e una lavatrice abbastanza recente. La televisione è grande, schermo piatto a cristalli liquidi, alta definizione. Bella. Viene da chiedersi da dove provenga. Ovunque cose d’ogni tipo: indumenti buttati a caso, pacchetti di pasta, biscotti, patatine, scatolette, detersivo, pomodori e qualche cespo di insalata. Anche alcune boccette di profumo. Un po’ di tutto alla rinfusa, nessuna appartenenza da preservare e custodire in uno spazio proprio.
Quella casa dà subito la sensazione del caos e se il luogo che abitiamo offre l’immediata percezione di chi siamo, allora si capisce subito come i rapporti, in quel posto, siano completamente assenti.
Serena è stata una bambina libera, senza regole e costrizioni, che usciva da quel buco ogni volta che voleva e rimaneva sulla strada ore ed ore a giocare e bighellonare con altri bambini come lei.
In quei posti, polizia e assistenti sociali contano come il due di coppe a briscola e nessuno li vuole tra i piedi a curiosare ed indagare, a imporre comportamenti e decidere delle loro vite. E’ una piccola jungla dove regnano delle leggi tacite che regolano i rapporti e le relazioni – rispettale e sarai rispettato -, dove anche i balordi, quelli che agiscono fuori da quel controllo sociale discutibile finiscono per essere messi nella condizione di non agire più. Chi comanda decide e controlla le attività e le azioni di tutti. Nulla sfugge.
Era poco più che una ragazzina quando spacciò per la prima volta. Le avevano chiesto di fare certe consegne e lei aveva eseguito con attenzione quanto richiesto, felice di essere tenuta in considerazione. Si sentiva davvero importante, quasi necessaria, poco importava se era droga destinata ai ‘fradici’, come venivano chiamati in gergo i tossici. E già allora si tratteneva una piccola parte di soldi e la nascondeva ogni volta in un posto diverso. Contava quotidianamente quel piccolo gruzzolo con una dedizione totale, quasi accarezzando i biglietti e le monete come fossero vivi e le rispondessero. La carriera di corriere era durata per qualche tempo, poi non l’avevano più cercata perché occorre cambiare spesso per mantenere il giro al sicuro, lontano dalle abitudini e dai volti noti e poi, di quelli come lei se ne trovavano a bizzeffe.
Si era subito inventata lavoretti saltuari ai magazzini dell’ortofrutta, alle 4 di mattina quando i camion carichi di merce arrivavano e partivano alla volta dei mercati, oppure in pizzeria a lavare pile di piatti o ancora al canile, con quelle povere bestie affamate e malridotte da accudire. Erano brevi periodi di tempo in cui lei era felice perché poteva incrementare quel piccolo patrimonio che non aveva mai smesso di nascondere nei posti più strani. Aveva sempre evitato altre attività, quelle fin troppo facili da affrontare ma così lerce, diceva lei, che non avrebbero certo contribuito al proposito di andarsene, di scappare da quella vita. Le proposte fioccavano, c’era chi insisteva, l’avevano perfino minacciata ma lei si teneva lontana da certi ambienti e certe ‘lavori’ con un rigore che ne aveva dell’incredibile.
Poi tutto era accaduto con una rapidità inattesa e lei si era trovata a 18 anni, catapultata in un’altra dimensione.
Era successo quasi per caso una sera, quando in discoteca qualcuno l’aveva notata. Ballava libera, quasi fosse da sola in mezzo alla pista, senza curarsi di chi le stava intorno. Si muoveva perfettamente come fosse nel suo elemento naturale e chi le stava vicino si fermava a guardarla, le faceva posto e la ammirava. Le proposero quasi da subito di ballare nel locale ogni fine settimana e il compenso era più di quanto avesse guadagnato fino ad allora. Doveva solo lasciarsi andare con quei movimenti a volte concitati e scattanti, altre sinuosi e morbidi, avvinghiata ad un palo, libera nel suo piccolo spazio, a volte in una strana gabbia di metallo dorato, altre dietro ad un grande paravento che separava il pubblico dalla sua ombra.
Sono già tre anni che Serena vive di notte per dormire di giorno e gira i locali che sono diventati ormai parecchi. Ci sono quelli alla moda, con effetti speciali, Dj che contano, frequentazioni di bella gente, magari strafatta ma bella e poi ci sono quelli più scadenti, dove ti chiedono sempre qualcos’altro perché non hanno capito che sei lì solo per ballare, basso profilo, bassa caratura. La coreografia cambia spesso ma il pubblico è sempre dappertutto rumoroso, eccessivo, debordante, ‘fuori di testa’, come suole definirlo. E tutti si muovono a tempo con lei e quel rimbombo che si chiama erroneamente ‘musica’ li accompagna per ore, fino a mattina, bagnati fradici dall’alcol e stravolti da tutto ciò che gira e intontisce fino allo svenimento. Lei si trucca come sempre, calcando la mano, indossa ormai senza imbarazzo abitini minimi che la coprono appena e scarpe vertiginose che la elevano di almeno 15 centimetri e a fine serata incassa. Prende un taxi o rimedia qualche passaggio e torna in quell’appartamento che lei chiama ‘loculo’. Aggiunge il compenso del giorno al resto, conta sempre con la stessa soddisfazione quel gruzzolo diventato consistente e va avanti.
Non ha cambiato idea sull’importanza dei soldi nei suoi progetti di fuga ma sembra arenata, incollata a quella vita, incapace di dare lo scossone finale, quello che le consentirebbe di uscire definitivamente da quel circolo vizioso stagnante. L’atto di coraggio, la sola cosa che manca per attuare ciò per cui ha vissuto fino ad ora, proprio a lei, che di coraggio ne ha dimostrato da vendere.
La ‘sirena’ balla, balla e conta i soldi che custodisce gelosamente.
Quando qualcuno le ha chiesto se non si vergognasse a lavorare in quei posti, esibendosi seminuda davanti ad una folla scalmanata e delirante, lei ha risposto candidamente:
“Ma è solo un cubo”! ed ha sorriso, pensando a ciò che avrebbe aggiunto al suo ‘tesoro’ serata dopo serata.

MEMORABILE
Felici di non essere infelici. Come proteggersi dalla vita

Negli ultimi mesi, il pittore e scrittore ferrarese Marcello Darbo ha pubblicato due intriganti testi in formato ebook, editi entrambi da Tiemme Edizioni Digitali (www.tiemme.onweb.it) e disponibili in tutte le librerie del web. Questa settimana presentiamo il primo in ordine cronologico: ‘Felici di non essere Infelici. Come proteggersi dalla vita’. Dopo avere realizzato che la Felicità non esiste, perso per perso, perché non trasformarci in figli di buona donna e cominciare semplicemente ad accettare la parte di noi stessi animale ed egoista, desiderante e priva di moralità, come fanno tutti gli altri? Per i furbi è facile vivere così. Per i fessi occorre un manuale. Ecco il motivo di questo scritto, che cerca di spiegare come tenersi lontani da Amore, Amicizia, Onestà e Lealtà… per non soffrire.

Eclissi

Nessun evento astronomico riesce ad agitare l’immaginazione umana più dell’eclissi del sole o della luna. Impressiona da sempre ed ancora la metamorfosi della luna argentea, algida e rassicurante in una sfera color rosso sangue, minacciosa, inquietante, e la perdita rapida della luce del giorno in un’oscurità fuori programma richiama le suggestioni di antiche leggende e credenze non ancora perdute. Le eclissi hanno determinato il destino di battaglie e dominazioni, hanno accompagnato la morte di re e confermato il pensiero umano nel campo scientifico. Per i testi religiosi, la grande eclissi è quella del giorno della Crocifissione di Cristo, così descritta da Jacopo da Varazze (1228-1298): “Essendo facte le tenebre sopra l’universo terra, non fu usuale eclipse del sole, perochè l’eclipse non remove el lume a tutte le parti della terra; sì etiam che non può durare l’eclipse per tre ore sopra la terra.”, fornendo l’idea dell’eccezionalità del fenomeno. Durante la spedizione ateniese a Siracusa, nell’agosto del 413 a.C. l’eclissi di luna ritardò la partenza dei marinai greci dal porto della città, spaventati dagli auspici negativi legati al fenomeno, favorendo così la vittoria dell’esercito locale. Nel marzo del 4 a.C. la morte di Erode a Gerico fu anticipata da un’eclissi di luna: una data luttuosa e non solo per la scomparsa del despota. Re Erode, infatti, temendo che alla sua morte nessuna lacrima sarebbe stata versata dal popolo, chiamò a raccolta molti insigni giudei e li fece rinchiudere nell’ippodromo, dando ordine che nel momento della sua scomparsa fossero trucidati e le lacrime scorressero almeno nelle loro famiglie. Una luna rosso sangue che marchierà le pagine della storia. Lo stesso Cristoforo Colombo, a nord della Jamaica, nel febbraio del 1504 si servì dell’eclissi per intimorire gli indigeni che, spaventati, accettarono di rifornire di viveri la flotta. E sicuramente il mistero e fascino spaventoso delle eclissi influenzò anche William Shakespeare che in alcune sue opere come Re Lear, Macbeth e Otello scrive della congiuntura astrale nei momenti più drammatici, colmi di attesa, inquietudine, irrazionalità e tragedia, legando la follia umana agli avvicendamenti astronomici. Ma non tutte le citazioni storiche attribuiscono all’eclissi connotazioni infauste, infatti la più influente prova sperimentale del Ventesimo secolo si basa su dati ottenuti durante l’eclissi solare del 29 maggio 1919, che diedero un contributo determinante alla Teoria della Relatività Generale, con lo studio della deviazione dei raggi luminosi da parte del Sole. Si trattava di pochi dati di non alta precisione ma fondamentali per provare la rivoluzionaria ipotesi gravitazionale di alcuni studiosi, primo fra tutti Albert Einstein, l’allora sconosciuto direttore dell’istituto di fisica Kaiser Wilhelm di Berlino. Un oscuramento del sole che diede origine a una grande stella, destinata a notorietà in tutto il mondo. Animali mitologici che sbranano il sole e la luna, eventi apocalittici, effetti di incantesimi magici, catastrofi, anomalie e distorsioni, punizioni divine e peccati da scontare, conflitti e tragiche ricadute sulla vita degli esseri viventi: ecco le immagini associate all’eclisse, da esorcizzare e allontanare con riti, cerimonie e perfino sacrifici nel passato, e con post più o meno allarmistici e ansiogeni sui social del presente. Perché il terrore ancestrale di un tempo non è scomparso: si è solo trasformato assumendo nuove forme. Sono di questi giorni le raccomandazioni con appelli accorati sui social, riguardanti l’opportunità di stare in casa durante l’eclissi lunare, non seguire il fenomeno in tutta la sua durata per ipotetici danni irreversibili e altre amenità, la più sbalorditiva di tutte, quella riguardante l’uso di cellulari, tablet e computer soggetti ad alta radiazione cosmica. Conseguenza, danni terribili all’incolumità fisica. Fondo di verità scientifica o fake news di dubbia provenienza? Per fortuna, in tutto questo esiste anche il popolo dei romantici, che dell’evento lunare ne ha fatto un momento di poesia e ammirazione disinteressata a tutte le speculazioni possibili, semplicemente sedendosi, alzando gli occhi al cielo, pronti a sorridere, grati dello spettacolo naturale.

Il carcere di Ferrara al festival di Internazionale

Due giornate di apertura della Casa Circondariale “Costantino Satta” di Ferrara alla cittadinanza

Nell’ambito del programma ufficiale del festival Internazionale a Ferrara, i cancelli del carcere di Ferrara si apriranno alla cittadinanza per diffondere il lavoro culturale che viene svolto al suo interno.
Di quanto avviene all’interno delle mura delle carceri sappiamo poco. Per larga parte della società libera, il carcere rappresenta semplicemente un deterrente. In pochi vedono la finalità trattamentale di questo luogo, le opportunità che può offrire a chi vi è destinato. L’ottica con cui ci si volge a queste persone è per lo più assistenziale, di supporto, legata in qualche modo ad un senso di carità. In realtà, in condizione ristretta si trovano anche persone dalle potenzialità inespresse, abilità e sensibilità che per ragioni sovente del tutto fortuite non sono riuscite ad esprimersi a pieno. Concedersi di percepire il detenuto in questa maniera significa per la società iniziare a riappropriarsi di risorse umane utili per il suo funzionamento. Il benessere dei detenuti serve innanzitutto a chi sta fuori.
Il 5 ottobre sarà il turno della redazione dell’Astrolabio, a fare da contenitore con l’iniziativa “LA CITTÀ INCONTRA IL CARCERE” il cui scopo è di far conoscere alcune fra le diverse attività formative in atto all’interno dell’istituto penitenziario.
Il 6 ottobre toccherà alla cooperativa Teatro Nucleo, che forte dell’esperienza al Teatro Comunale, riallestirà con nuovi attori ed in un nuovo spazio, “ASCESA E CADUTA DEGLI UBU” tratto da Ubu Roi di Alfred Jarry.
Per entrambe le giornate è necessario prenotarsi rigorosamente entro il 5 settembre agli indirizzi di posta elettronica indicati di seguito, specificando: nome e cognome, luogo e data di nascita ed allegando la scansione della carta di identità.
Il programma delle due giornate è il seguente:
5 ottobre – La città incontra il carcere
Ore 18:00 – 18:30 Visita alla mostra di pittura e alla mostra fotografica
I quadri e le fotografie sono stati realizzati dai detenuti nell’ambito dei laboratori attivati all’interno della Casa Circondariale. Il pubblico sarà accompagnato dagli operatori e dai referenti delle attività artistiche che illustreranno le opere esposte. Alcuni detenuti saranno presenti all’iniziativa.
Ore 18:30 – 20:00 Incontro con il comitato di redazione di Astrolabio
Il comitato di redazione, composto da persone detenute e da un curatore, incontrerà i giornalisti ed i cittadini per un confronto sul tema della comunicazione. Astrolabio, il giornale del carcere, come tanti altri progetti di valenza sociale, è finanziato dal Comune di Ferrara attraverso le risorse del fondo sociale regionale.
Per partecipare alla giornata del 5 ottobre occorre inviare una mail a: info@giornaleastrolabio.it
6 ottobre – Ascesa e caduta degli UBU
Ore 20:30 Spettacolo della compagnia dei detenuti attori
Dopo l’esperienza fatta al Teatro Comunale di Ferrara, la compagnia porta lo spettacolo all’interno della sala che ospita le prove durante il corso dell’intero anno. Con nuovi attori ed una scenografia tagliata su misura, lo spettacolo verrà presentato con aumentate consapevolezze, grazie alle osservazioni introiettate dopo l’ultima replica. Giocato in casa questa volta, propone un rapporto più stretto con lo spettatore, ritagliando all’interno dell’istituto di pena una stanza che per un’ora vivrà in un altro tempo ed in un altro spazio.
Per partecipare alla giornata del 6 ottobre occorre inviare una mail a: teatroccferrara@gmail.com
Maggiori informazioni si possono trovare alle rispettive pagine web:
www.teatronucleo.org – www.giornaleastrolabio.it

Da: Uffici stampa Astrolabio; Teatro Nucleo

Comunicato Regione: Cultura

Cresce l’impegno della Regione a sostegno della promozione culturale. Finanziati con 3,1 milioni 274 progetti di soggetti pubblici e privati in tutta l’Emilia-Romagna. 18 i progetti in provincia di Ferrara, a cui vanno 245mila euro. L’assessore Mezzetti: “La risposta progettuale del territorio è un segno di grande vitalità e creatività, fattori necessari allo sviluppo dell’intero territorio regionale”

Finanziati circa il 92% dei progetti presentati, 50 in più rispetto allo scorso anno. Le risorse nel 2018 aumentano di circa 400 mila euro destinati alla Settimana della cultura in Emilia-Romagna “EnERgie Diffuse”

Bologna – Dalla cultura popolare, all’arte contemporanea, da iniziative per sostenere i giovani talenti a quelle per la diffusione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile. Crescono l’impegno della Regione Emilia-Romagna e la progettualità del territorio in ambito di promozione culturale: la giunta regionale, guidata dal presidente Stefano Bonaccini, sostiene con 3 milioni e 124 mila euro 274 progetti di soggetti pubblici e privati, circa il 92% delle domande presentate (298), 50 in più rispetto allo scorso anno.

E’ l’esito del bando, varato dalla giunta regionale, a sostegno di progetti e iniziative di promozione culturale in attuazione della legge regionale 37 del 1994, che ha come obiettivi prioritari favorire il recupero e la valorizzazione della cultura popolare, della storia e delle tradizioni locali e di altre culture, e allo stesso tempo sostenere la realizzazione di progetti di promozione dell’arte contemporanea, della creatività giovanile, valorizzando i nuovi talenti e sostenendo la diffusione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile. Altro obiettivo importante è quello di promuovere la realizzazione di progetti integrati, favorendo l’aggregazione tra i vari soggetti del territorio.

A questi finanziamenti si aggiungono circa 400 mila euro destinati a sostenere le attività promosse dai Comuni capoluogo dal 7 al 14 ottobre nell’ambito della Settimana della cultura in Emilia-Romagna “Energie Diffuse”, in occasione dell’Anno europeo del patrimonio culturale. L’ammontare complessivo delle risorse regionali destinate al settore della promozione culturale nel 2018 sale quindi a 3 milioni e 494 mila euro.

“E’ un altro tassello importante – commenta l’assessore regionale alla cultura Massimo Mezzetti- a sostegno della crescita della progettualità e del lavoro, dopo gli investimenti indirizzati al cinema e allo spettacolo. Cresce la progettualità e cresce il lavoro, un elemento evidenziato anche dalla recente ricerca sull’industria creativa dell’Emilia-Romagna, l’Economia arancione. L’ampia risposta progettuale da parte dei soggetti del territorio è un segno di grande vitalità e creatività, fattori necessari allo sviluppo dell’intero territorio regionale”.

Il bando della Regione era indirizzato ad associazioni e istituzioni culturali, Comuni e Unioni di Comuni che potevano presentare domanda, in forma singola o associata. Sono stati ammessi a contributo i progetti di 187 associazioni e 14 istituzioni culturali, mentre tutti i 73 progetti presentati da enti locali hanno ottenuto il finanziamento. I fondi impegnati sono complessivamente pari a 1 milione e 239mila euro a favore di Comuni e Unioni di Comuni e 1 milione 584mila euro a favore di associazioni e istituzioni.

Si completa così il quadro dei finanziamenti complessivamente assegnati dalla Regione in attuazione della legge regionale n. 37/1994 in materia di promozione culturale, che aveva visto nelle settimane precedenti l’assegnazione di 370 mila euro alle tre associazioni regionali (Arci, Endas e Acli Arte e Spettacolo) e all’Istituto nazionale di Studi verdiani, per il triennio 2016-2018.

I finanziamenti in provincia di Ferrara

Sono 18 i progetti finanziati in provincia di Ferrara, a cui vanno 245mila euro. Di questi 13 sono stati proposti da associazioni (finanziati con 96mila euro), 3 da Comuni e Unioni (63mila euro) e 2 da istituzioni culturali 86mila euro). Tra le associazioni vi sono Udi-Unione donne in Italia di Ferrara (“Ketty La Rocca 80 gesture, speech and word”, finanziata con 23mila euro) e il Centro culturale “L’umana avventura” (Sfida della tradizione II con 10 mila euro), mentre tra le iniziative istituzionali troviamo il Comune di Copparo (“In Bibliobus per isole torri e città”- edizione 2018 finanziato con 43mila euro) e il Comune di Argenta (“Saperi e mestieri”, IV edizione, con 12mila euro). Tra le istituzioni Culturali la Fondazione Ferrara Arte (Organizzazione mostra “Stati d’animo, arte e psiche tra Previati e Boccioni”, sostenuta con 80mila euro) e la Fondazione Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoa di Ferrara (Festa del libro ebraico 6mila euro).

(In allegato, la scheda con i finanziamenti e i progetti relativi a ogni provincia)

scheda Ferrara

tabella di sintesi

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Comunicato Regione: Cultura

Cresce l’impegno della Regione a sostegno della promozione culturale. Finanziati con 3,1 milioni 274 progetti di soggetti pubblici e privati in tutta l’Emilia-Romagna. 74 i progetti in provincia di Bologna, a cui vanno 774mila euro. L’assessore Mezzetti: “La risposta progettuale del territorio è un segno di grande vitalità e creatività, fattori necessari allo sviluppo dell’intero territorio regionale”

Finanziati circa il 92% dei progetti presentati, 50 in più rispetto allo scorso anno. Le risorse nel 2018 aumentano di circa 400 mila euro, destinati alla Settimana della cultura in Emilia-Romagna “EnERgie Diffuse”. I fondi e i progetti per ogni provincia

Bologna – Dalla cultura popolare all’arte contemporanea, da iniziative per sostenere i giovani talenti a quelle per la diffusione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile. Crescono l’impegno della Regione Emilia-Romagna e la progettualità del territorio in ambito di promozione culturale: la giunta regionale guidata dal presidente Stefano Bonaccini sostiene con 3 milioni e 124 mila euro 274 progetti di soggetti pubblici e privati, circa il 92% delle domande presentate (298), 50 in più rispetto allo scorso anno.

E’ l’esito del bando a sostegno di progetti e iniziative di promozione culturale in attuazione della legge regionale 37 del 1994, che ha come obiettivi prioritari favorire il recupero e la valorizzazione della cultura popolare, della storia e delle tradizioni locali e di altre culture, e allo stesso tempo sostenere la realizzazione di progetti di promozione dell’arte contemporanea, della creatività giovanile, valorizzando i nuovi talenti e sostenendo la diffusione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile. Altro obiettivo importante è quello di promuovere la realizzazione di progetti integrati, favorendo l’aggregazione tra i vari soggetti del territorio.

A questi finanziamenti si aggiungono circa 400 mila euro destinati a sostenere le attività promosse dai Comuni capoluogo dal 7 al 14 ottobre prossimi nell’ambito della Settimana della cultura in Emilia-Romagna “Energie Diffuse”, in occasione dell’Anno europeo del patrimonio culturale. L’ammontare complessivo delle risorse regionali destinate al settore della promozione culturale nel 2018 sale quindi a 3 milioni e 494 mila euro.

“E’ un altro tassello importante – commenta l’assessore regionale alla Cultura, Massimo Mezzetti- a sostegno della crescita della progettualità e del lavoro degli operatori culturali del territorio, dopo gli investimenti indirizzati al cinema e allo spettacolo. Cresce la progettualità e cresce il lavoro, un elemento evidenziato anche dalla recente ricerca sull’industria creativa dell’Emilia-Romagna, l’Economia arancione. L’ampia risposta progettuale da parte dei soggetti del territorio è un segno di grande vitalità e creatività, fattori necessari allo sviluppo dell’intero territorio regionale”.

Il bando della Regione era indirizzato ad associazioni e istituzioni culturali, Comuni e Unioni di Comuni che potevano presentare domanda, in forma singola o associata. Sono stati ammessi a contributo i progetti di 187 associazioni e 14 istituzioni culturali, mentre tutti i 73 progetti presentati da Enti locali hanno ottenuto il finanziamento. I fondi impegnati sono complessivamente pari a 1 milione e 239mila euro a favore di Comuni e Unioni di Comuni e a 1 milione 584mila euro a favore di associazioni e istituzioni.

Si completa così il quadro dei finanziamenti complessivamente assegnati dalla Regione in attuazione della legge regionale 37/1994 in materia di promozione culturale, che aveva visto nelle settimane precedenti l’assegnazione di 370 mila euro alle tre associazioni regionali (Arci, Endas e Acli Arte e Spettacolo) e all’Istituto nazionale di Studi verdiani, per il triennio 2016-2018.

I finanziamenti in provincia di Bologna

A seguito del bando regionale, sono 74 i progetti finanziati, a cui vanno 774mila euro. Di questi, 58 sono stati proposti da associazioni (finanziati con 449mila euro), 5 da istituzioni (66mila euro) e 11 da Unioni di Comuni (259mila euro). Tra le associazioni vi è Hamelin, finanziata con 40mila euro, la Mozart con 20mila, mentre le associazioni Inedita per la Cultura di Marzabotto, Shape e Senzaspine di Bologna hanno ottenuto 15mila euro. Per quanto riguarda le istituzioni, la Regia Accademia filarmonica (Musica Contemporanea, prime esecuzioni assolute, finanziata con 30 mila euro) mentre tra i Comuni e Unioni c’è Bologna (Bologna Open con 40mila euro) e Crevalcore (TTTXTE_Tre teatri per tre con 40milaeuro).

(In allegato, la scheda con i finanziamenti e i progetti relativi a ogni provincia)

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Scheda Bologna

Convenzioni

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Decreto dignità: Emilia Romagna, bene i voucher per frutta e vendemmia recuperati 10mila posti di lavoro in agricoltura

Saranno la campagna di raccolta frutta e la vendemmia le attività che maggiormente beneficeranno del ritorno dei voucher in agricoltura. Lo afferma Coldiretti Emilia Romagna in merito all’approvazione dell’ emendamento sui voucher nel DL “Dignita” che riapre le porte all’utilizzo dei voucher proprio a partire con le attività agricole principali dell’estate. Con i voucher – sottolinea Coldiretti regionale – circa 10 mila posti di lavoro occasionale possono essere riportati in trasparenza in Emilia Romagna.
“Con il loro ritorno in agricoltura – ha detto il presidente di Coldiretti Emilia Romana, Mauro Tonello – si riaffermano i principi originari senza gli abusi che si sono verificati in altri settori, anche perché nelle campagne i beneficiari erano e restano soltanto disoccupati, cassintegrati, pensionati e giovani studenti che non siano stati operai agricoli l’anno precedente, tra l’altro impiegati esclusivamente in attività stagionali”.
“E’ importante – precisa il direttore regionale, Marco Allaria Olivieri – assicurare al settore uno strumento semplificato, agile e flessibile che risponda soprattutto ad un criterio di tempestiva e disponibilità all’impiego e dall’altra sia capace di garantire forme di tutela dei lavoratori ed integrazione del reddito alle categorie più deboli in un momento in cui se ne sente particolare bisogno”.
La normativa che aveva sostituito i voucher – ricorda Coldiretti regionale – è stata un vero flop in agricoltura dove ha fatto crollare del 98% in valore l’uso dei buoni lavoro innanzitutto per effetto di un eccesso di inutile burocrazia.
I voucher – ha ricordato Coldiretti Emilia Romagna – erano stati introdotti per la prima volta in via sperimentale nel 2008 per la vendemmia proprio per le peculiarità dell’offerta di lavoro nelle campagne. Nel corso degli anni successivi l’agricoltura – sottolinea ancora l’organizzazione – è stata l’unico settore che è rimasto praticamente “incatenato” all’originaria disciplina “sperimentale” con tutte le iniziali limitazioni (solo lavoro stagionale e solo pensionati, studenti e percettori di integrazioni al reddito) a differenza di altri settori. Non è un caso – precisa Coldiretti Emilia Romagna – che il numero di voucher impiegati nelle campagne dell’Emilia Romagna siano rimasti stabili e addirittura in calo, passando dai 400 mila del 2013 (8,2% del totale) ai circa 350 mila dell’ultimo anno di applicazione (solo il 2,6% del totale).

COLDIRETTI EMILIA ROMAGNA – ufficio stampa

FUSIONE CIDAS-CAMELOT. Il presidente di Legacoop Estense Andrea Benini: “un momento importante per i soci e per il territorio”.

“Un momento importante per la cooperazione, per il territorio, per le famiglie”. Il presidente di Legacoop Estense Andrea Benini, intervenuto alle assemblee di Cidas e Camelot che si sono svolte il 27 luglio al Cinema Apollo di Ferrara, commenta la fusione delle due cooperative sociali del territorio aderenti a Legacoop.
“Da oggi anche Ferrara ha una impresa cooperativa di dimensioni paragonabili a quelle degli altri territori emiliano-romagnoli e del nord-est, capace di investire nella qualità dei servizi e nelle professionalità degli operatori”.
“I dati della Camera di Commercio – prosegue Benini – evidenziano che il settore dei servizi alla persona è uno dei pochi che è cresciuto anche durante la crisi e può essere strategico per aumentare l’occupazione nel nostro territorio. Non a caso entrambe le cooperative interessate dalla fusione operano con successo anche fuori Ferrara. Pertanto il consolidamento in questo settore di una realtà cooperativa strutturata, ben radicata nella comunità ferrarese ma capace di competere a livello regionale e nazionale, può dare un contributo determinante al rilancio di cui il nostro territorio ha tanto bisogno”.
“Nelle due cooperative lavorano oltre 1500 persone, in gran parte socie – sottolinea Benini – che durante le assemblee hanno partecipato a un processo democratico per costruire insieme il loro futuro imprenditoriale e lavorativo. Hanno deciso di mettersi insieme per dare vita a una realtà unica, capace di garantire lavoro regolare di qualità, servizi altamente professionali e distribuzione sul territorio del valore aggiunto prodotto. Come Legacoop siamo orgogliosi della maturità e della serietà dimostrata da questi soci. A Ferrara sono tante le persone che hanno bisogno quotidianamente della loro professionalità: anziani, bambini, migranti, disabili e malati, con le loro famiglie. Più la cooperativa è forte, migliore è la qualità dei servizi e del lavoro, e più efficace la collaborazione con le Istituzioni e la capacità di fornire nuovi servizi”.
In conclusione, Benini auspica “che la cooperativa sappia affrontare le sfide complesse che ha davanti, a partire dalla Riforma del Terzo Settore, che rischia di mettere in competizione chi fa volontariato e chi opera professionalmente. La giornata di oggi è un primo passo in questa direzione. Auguri di buon lavoro a tutte le socie e i soci, alle lavoratrici e ai lavoratori della cooperativa”.

Da: Ufficio stampa Coop. Camelot

Camelot e CIDAS, la fusione è realtà

Nel pomeriggio di venerdì 27 luglio 2018 le Socie e i Soci della cooperativa sociale Camelot si sono riuniti al cinema Apollo per votare in merito alla fusione con la cooperativa sociale CIDAS, ultimo passaggio dell’iter previsto dalla legge per ufficializzare il progetto che vede impegnate le due Cooperative ferraresi da febbraio 2018.
I 115 Soci di Camelot rappresentati nell’Assemblea Straordinaria si sono espressi all’unanimità a favore della fusione. Il via libera della votazione dei Soci di CIDAS, avvenuta nello stesso pomeriggio, ha trasformato il progetto in una realtà effettiva, che diventerà operativa a partire da dicembre 2018.
Come spiega Carlo De Los Rios, Amministratore Delegato di Camelot:
“Con l’approvazione della Fusione da parte delle due Assemblee dei Soci di Camelot e CIDAS, si è concluso il percorso che abbiamo intrapreso a inizio 2018. E’ stato un lavoro intenso e condiviso con i nostri Soci e Lavoratori, che ci ha permesso di arrivare ad oggi con la piena consapevolezza di ciò che è stato fatto e ciò che si dovrà fare.
La fusione sarà effettiva da dicembre, quando avremo una nuova Cooperativa Sociale che sarà un’opportunità per noi cooperatori ed anche un’importante risorsa per i territori in cui operiamo.
Questo ci permetterà di guardare al futuro con rinnovata solidità e capacità di interpretare le sfide poste da una Società in rapida trasformazione”.
LA NUOVA COOPERATIVA CIDAS IN SINTESI
DIPENDENTI delle due cooperative assieme (dati al 31/12/2017): 1518, di cui 1102 Soci
FATTURATO PREVISTO: 55.000.000 € di fatturato previsto nel 2018.
TERRITORI: 4 regioni e 9 province
Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia nelle Province di Bergamo, Bologna, Ferrara, Ravenna, Padova, Parma, Piacenza, Rovigo, Trieste.
SERVIZI: la nuova Cooperativa è presente nei settori Anziani, Socio – Assistenziale, Educativo, Trasporto Sanitario (in proprio o in committenza con le AUSL, le Aziende Ospedaliere, le Amministrazioni Comunali e le ASP), Disabilità, Inclusione e Lavoro, Accoglienza ed Integrazione, Mediazione interculturale e Insegnamento dell’italiano agli stranieri, Servizi integrati per l’immigrazione, Servizi per la riduzione del danno nella prostituzione e di supporto alle vittime di tratta, Mediazione Sociale, Progettazione locale, nazionale ed europea.

Da: Ufficio stampa Coop. Camelot

Nasce Italtom, primo obiettivo 80mila tonnellate

rgenta (FE), la prima campagna del pomodoro nello stabilimento in cui SterIltom ed Emiliana Conserve hanno investito 4 milioni di euro e assunto oltre 100 persone. Le tre aziende rappresentano, come produzione, il primo gruppo privato italiano dedicato all’horeca e al food service. “Qualità, bontà e sicurezza soprattutto”

(Argenta (Ferrara), 27 lug. 2018) – “In questi 45 giorni di campagna del pomodoro ci giochiamo tutto. E’ una sfida importante, perché la ripresa di questa azienda non è solo imprenditoriale, ma riguarda il recupero di una filiera e di un territorio”. Lo hanno affermato Dario Squeri e Gian Mario Bosoni, amministratori delegati di Italtom, lo stabilimento di trasformazione del pomodoro nato sulle ceneri di Ferrara Food, azienda poi affittata ai due imprenditori piacentini.

La stima per la prima campagna è di una produzione di 80mila tonnellate. Insieme alle oltre 200mila realizzate sia da Steriltom (Squeri) sia da Emiliana Conserve (Bosoni), le tre aziende raggiungono il mezzo milione di tonnellate, diventando così il primo gruppo privato italiano di trasformazione. Importante l’impatto sul territorio, con l’assunzione di oltre 100 persone, tra fissi e stagionali.

All’apertura era presente anche il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, oltre alla autorità locali e al sindaco di Argenta, Antonio Fiorentini. “E’ una sfida – ha affermato il governatore che unisce l’Emilia e la Romagna – e che si fonda sulla qualità, sulla sicurezza del cibo e sulla capacità di esportarle all’estero. Tre punti che danno garanzia a tutta la filiera agroalimentare, che in Emilia Romagna trova un export da 6 miliardi e pone la regione, da tre anni, al primo posto per la crescita in Italia. Per questo dico no ai dazi di qualsiasi tipo e ai blocchi verso i mercati mondiali”.

Nell’ultima fabbrica di pomodoro costruita in Europa, quindi la più moderna, si produrranno polpa, pomodoro in bag in box per horeca e food service (di cui Steriltom è leader europeo). Sono state avviate tre nuove linee e l’investimento totale per la riapertura è di 4 milioni di euro. “E’ fondamentale – ha affermato Squeri – il rapporto con gli agricoltori, in una terra vocata alla coltivazione del pomodoro. Il mercato oggi è il mondo e senza aggregazioni non si va da nessuna parte. I valori di un territorio hanno senso solo se riusciamo a portarli al di fuori, nel mondo”. Squeri ha sottolineato, poi, come il pomodoro “debba essere buono, sano e giusto in un’ottica di sostenibilità. La ricchezza prodotta deve essere ripartita in tutta la filiera”. Bosoni, infine, ha sostenuto che “il mondo del retail è lontano dalla giustizia dei prezzi. E chi produce qualità sconta il fatto che non sempre gli acquirenti sanno chi o dove sia stato prodotto quel cibo. Se tutti abbiamo rispettato le regole di coltivazione, perché sappiamo che al di fuori dell’Italia ci sono regole meno stringenti e si utilizzano prodotti da noi vietati da anni”.

Infine, Cristian Camisa, presidente di Confapi Industria Emilia Romagna “ha espresso soddisfazione per un progetto imprenditoriale importante che garantirà occupazione, che darà maggiore certezza alla filiera. Confapi Industria vuole assistere le aziende e dare opportunità e servizi alle imprese di un settore trainante per l’intera economia regionale come quello agroalimentare”.

Da: UFFICIO STAMPA ITALTOM

Comunicato Regione: Lavoro

Alpi di Modigliana (Fc): siglato in Regione l’accordo per uscite volontarie incentivate dei lavoratori

L’intesa raggiunta in viale Aldo Moro a Bologna nel tavolo di salvaguardia occupazionale con l’assessore regionale Costi e il sindaco Roccalbegni

Bologna – Uscite volontarie per la Alpi Spa di Modigliana (Fc), azienda che produce superfici decorative in legno composto che conta ad oggi 400 dipendenti. I 46 previsti esuberi sono stati trasformati in uscite volontarie incentivate, soprattutto per lavoratori vicini al pensionamento, con il criterio della non opposizione al licenziamento.

È questo in sintesi l’accordo sottoscritto, a Bologna, durante il tavolo di salvaguardia occupazionale tenutosi in Regione al quale hanno preso parte l’assessore regionale alle Attività produttive, Palma Costi, il sindaco di Modigliana (FC), Valerio Roccalbegni, il direttore delle Risorse umane di Alpi Spa, Michele Ruo, i rappresentanti di Unindustria Forlì-Cesena, i rappresentanti sindacali regionali e territoriali di Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil, nonché le Rsu aziendali.

L’impegno è siglare, entro il 15 settembre prossimo, un definitivo accordo tra azienda e lavoratori per gli esodi incentivati.

L’assessore regionale Costi evidenziato che: “Il dialogo fra le parti ed il confronto hanno consentito di trovare la mediazione necessaria per gestire questa delicata situazione aziendale. Ci auguriamo che l’intesa raggiunta, anche grazie alla disponibilità delle parti, permetta all’azienda di mantenere e migliorare in futuro la propria competitività produttiva anche in prospettiva occupazionale“.

L’Azienda, nell’accordo, si è impegnata, inoltre, a favorire le occasioni di ricollocazione lavorativa sul territorio, in particolare facendo riferimento alle iniziative di reindustrializzazione attivate dall’amministrazione comunale di Modigliana. Nel periodo in questioni le organizzazioni sindacali e la Rsu sospenderanno ogni forma di mobilitazione.

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Nuovo intervento di repressione contro l’abusivismo commerciale

Nuovo intervento di repressione contro l’abusivismo commerciale, da parte del Comando di Polizia Municipale. Nella mattinata di ieri, dieci agenti, alcuni a bordo di quoad lungo la battigia e altri con autovettura di servizio, sono intervenuti al Lido degli Estensi, nei pressi del Bagno Oro e al Lido di Spina, nei pressi del Bagno Schiuma. Nel corso dell’operazione, inserita nel programma di potenziamento delle attività di repressione e di contrasto dell’abusivismo, sono stati sequestrati accessori per l’abbigliamento, borse, borselli e orologi, delle più note griffes di moda contraffatte e merce non contraffatta, consistente in 23 borse, 15 paia di sandali, 70 bracciali e 290 cover per cellulari. Il tutto privo delle necessarie certificazioni CEE, a tutela dei consumatori.
Le attività di monitoraggio e di contrasto al fenomeno dell’abusivismo, proseguiranno incessantemente.

Comune di Comacchio
Ufficio Comunicazione Istituzionale e Trasparenza

Comunicato Regione: Mobilità sostenibile

Auto ibride, 1.250 i cittadini che hanno chiesto il contributo della Regione: fino a 191 euro, il costo del bollo. Dal 1° settembre al via le domande per chi l’ha acquistata nel 2017, per tutti c’è tempo fino a fine anno

Con l’assestamento di bilancio un altro milione per chi acquista veicoli ibridi in Emilia-Romagna, i fondi regionali salgono così a 6 milioni per tre anni

Bologna – Prosegue il sostegno della Regione Emilia-Romagna per la mobilità non inquinante. Nelle prossime settimane partiranno i primi bonifici sui conti correnti dei 1.250 cittadini emiliano-romagnoli che hanno comprato un’automobile ibrida nel 2018 e richiesto il contributo regionale nei mesi scorsi. Dal 1° settembre, con le stesse modalità online, potranno presentare la domanda anche i circa 5.300 residenti che hanno acquistato un’automobile ibrida di prima immatricolazione nel corso del 2017. Le richieste online potranno essere presentate fino alla fine del 2018.

Con la manovra di assestamento del bilancio la Regione ha infatti appena approvato lo stanziamento di 1 milione di euro per l’acquisto di veicoli ibridi. Salgono così complessivamente a 6 milioni i fondi a disposizione per tre anni. I cittadini potranno così chiedere e ottenere il contributo triennale fino a un massimo di 191 euro all’anno (pari al costo del bollo di un mezzo di media cilindrata).

“Avevamo preso un impegno e l’abbiamo mantenuto”, sottolinea l’assessore alla Mobilità, Raffaele Donini. “C’è una volontà precisa di agire per tagliare le emissioni, ridurre l’inquinamento e tutelare l’ambiente e la salute. E’ un lavoro che stiamo facendo insieme alle istituzioni e ai privati: per ridisegnare complessivamente il modo di spostarsi, investendo nei mezzi pubblici e mettendoci al fianco di chi adotta comportamenti e stili di vita che contribuiscono a migliorare le condizioni dell’aria che respiriamo. Per questo abbiamo scelto di premiare i cittadini che acquistano mezzi a basso impatto ambientale e a ridotto consumo energetico”.

Come ottenere il contributo

I residenti in Emilia-Romagna intestatari dell’auto dovranno pagare il bollo auto e poi chiedere il contributo facendo una domanda online sul portale regionale http://ambiente.regione.emilia-romagna.it/entra-in-regione/bandi/bandi-2018/bando_bollo/

Per accedere al sistema bisogna registrarsi tramite Federa (informazioni per richiedere le credenziali al link http://federazione.lepida.it/registrati) oppure con Spid- Sistema pubblico di identità digitale (https://www.spid.gov.it/).

Una volta inseriti i propri dati anagrafici, quelli dell’auto e le coordinate bancarie sulle quale ricevere l’importo dovuto, si invia la domanda online e la Regione provvederà in automatico all’accredito nei tre anni.

I veicoli ibridi in Emilia-Romagna

Le automobili ibride sono sempre più diffuse in regione: dai 2.776 veicoli ibridi immatricolati nel 2015 in regione si è passati ai 4.369 (+57%) del 2016 e ai 7.056 (tra privati e non) del 2017 (+61% rispetto all’anno precedente).

Incentivi per le auto elettriche

I contributi regionali per le auto ibride si affiancano agli incentivi già previsti dalla legislazione nazionale per l’acquisto delle automobili elettriche, esentate dal pagamento del bollo per 5 anni. Per incentivarne la diffusione, la Regione ha investito 2,4 milioni per l’acquisto di 103 veicoli elettrici per la pubblica amministrazione e sta firmando accordi con i Comuni su regole di accesso ai centri storici e parcheggi gratuiti per le auto elettriche. Sono 150 le colonnine interoperabili attive finora in Emilia-Romagna e ulteriori 30 sono in corso di installazione.

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Progetto per la riqualificazione dell’Ex-Cercom.

L’8 agosto prossimo sarà pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Emilia Romagna e sul sito internet comunale, il progetto per la riconversione dell’ex Cercom, un’area fortemente degradata dal punto di vista paesaggistico e ambientale, prossima alle Valli di Comacchio, ma anche adiacente la strada statale Romea, uno degli assi più percorsi del Paese.

Nei prossimi mesi, il progetto, sarà vagliato, nell’ambito di una apposita conferenza di servizi, dagli oltre 20 enti pubblici preposti al controllo scrupoloso di questa fattispecie di interventi e, qualora dovesse presentare tutte le caratteristiche tecniche per insediarsi, non arrecando dunque pregiudizi al territorio, il Consiglio Comunale potrà, tra qualche mese votarne l’avvallo definitivo o meno.

“L’impianto ex Cercom- afferma il Sindaco- rappresenta senza dubbio una ferita aperta del territorio, non solo sotto il profilo ambientale, ma anche a seguito della chiusura e della perdita di oltre un centinaio di lavoratori, avvenuta nei primi anni Duemila. Annunciamo anticipatamente la prossima pubblicazione nello spirito di massima trasparenza che ci ha sempre contraddistinto e con l’auspicio che tutti possano prenderne visione e analizzarne i contenuti in maniera oggettiva. Qualcuno ha legittimamente fantasticato nuovi usi, altri li hanno caldeggiati, non valutandone gli aspetti legati ai costi e alla gestione, ma nella realtà dei fatti negli anni non sono mai pervenute richieste e dunque risorse private per rilanciare quello stabilimento. Anche il pubblico, che arranca anche solo per asfaltare marciapiedi e strade, non può permettersi, oggi, voli pindarici per acquisire quelle aree che richiederebbero stanziamenti di diversi milioni di euro, per l’acquisizione e la bonifica. Mi auguro – aggiunge il Sindaco -, che si possa , senza pregiudiziali, valutare l’intervento sotto il profilo paesaggistico, ambientale e sociale”.

Dal momento della pubblicazione sul Bur, chiunque entro 60 giorni potrà presentare osservazioni, secondo le modalità previste, mentre fin d’ora l’Amministrazione Comunale ha reso disponibile l’indirizzo sindaco@comune.comacchio.fe.it per inoltrare entro il 15 settembre prossimo, eventuali domande, quesiti e curiosità anche di natura non tecnica. Agli stessi sarà dato riscontro per iscritto in apposita sezione del sito e ai più significativi verrà fornito riscontro verbale, in occasione di apposito incontro pubblico che l’Amministrazione fisserà a settembre per garantire la massima partecipazione.

Da: Comune di Comacchio
Ufficio Comunicazione Istituzionale e Trasparenza

Riflessioni sul ruolo del debito pubblico

Un grafico elaborato dalla Deutsche Bank ci regala degli spunti di riflessione molto interessanti:

Agli estremi dei Paesi presi in considerazione ci sono, e non a caso, il Giappone e la Grecia. Il primo è considerato tra i più affidabili al mondo nonostante un debito pubblico che è arrivato al 240%, ovvero per una cifra monster di 8.200 miliardi di dollari, mentre l’ultimo è da tempo considerato un Paese sull’orlo del default con un debito pubblico che sfiora il 180% del rapporto debito / pil, che equivale a circa 320 miliardi di dollari.
Perché il primo è affidabile e non rischia il default mentre nel secondo si grida al crollo un giorno si e uno no? Motivi tutto sommato abbastanza semplici, propaganda a parte, ovvero: diversa distribuzione o allocazione del debito e possibilità di controllarlo.
In nero, nel grafico, appare la quota di debito pubblico detenuta dalle rispettive banche centrali, Enti e privati nazionali, mentre i restanti colori indicano la dipendenza dall’estero, la quota detenuta da operatori di varia natura residente all’estero.
Il Giappone è considerato Paese sicuro perché il suo debito non è molto soggetto a investitori esteri, anzi è detenuto dalla Boj e da residenti il che significa sostanzialmente due cose: che è un debito solo nominale, e che quindi potrebbe anche essere in parte cancellato, e che rappresenta un investimento, un piccolo reddito per i cittadini giapponesi, un debito “buono” che aumenta il benessere del Paese senza comprometterne la stabilità.
La Grecia invece ha la maggior parte del suo debito nelle mani rapaci dei fondi di “salvataggio” europei, soldi che quindi deve restituire a entità estere che possono condizionarla, costringerla vendere i suoi beni nazionali e imporle determinate politiche economiche e sociali. Il grafico di seguito mostra la distribuzione del debito sovrano greco.


Grafico elaborato dalla fefacademy

Efsf sta’ per Fondo europeo di stabilità finanziaria che non nasce per dare solidarietà reale ma solo per rendere possibile quello che è stato reso possibile in Grecia, l’impoverimento di un intero sistema sociale.
Quindi, distribuzione e allocazione del debito il primo punto. Per il secondo, cioè in merito al controllo, la differenza tra i due estremi sta nel fatto che il Giappone controlla emissione monetaria e tassi di interesse, possibilità recluse al mercato, mentre la Grecia è alla mercé dei mercati, delle banche europee e della finanza internazionale.
Quello che produce è quindi un vero debito “cattivo”, senza controllo e che la impoverisce sempre di più mettendola anche a rischio di un default continuo, come l’Argentina o la Russia degli anni ’90 o come tutti i Paesi che scelgono di legare la propria economia ad una moneta che non possono controllare.
Andando oltre con l’analisi del grafico, in rosso possiamo apprezzare anche il fatto che l’Italia ha meno debito verso l’estero della Germania il che, messo insieme al livello del nostro risparmio privato, dovrebbe far vergognare chi continua ad impaurire le massaie sulla possibilità di un default italiano.
I fondamentali dell’Italia sono dunque innegabilmente buoni, ma torniamo al ragionamento fatto sopra per evidenziare le differenze tra Giappone e Grecia. Quando si parla di controllo della moneta, del credito, dei tassi di interesse si allontana il rischio Argentina che solitamente viene evocato proprio per il motivo contrario alimentando confusione sul funzionamento di Stati e banche centrali. Cosa comprensibile quando lo fanno i presentatori TV ma difficile da digerire quando a farlo sono laureati in economia, giornalisti economici ed economisti di varia estrazione. Quanto meno diventa difficile credere che lo facciano in buona fede.
Un debito pubblico ben gestito rappresenta la ricchezza dei suoi cittadini, il suo tenore di vita, la sua posizione nel mondo in termini di potenza industriale e di qualità della vita.


Questa infografica mostra la distribuzione del Debito Pubblico per Paesi

Il debito che uno stato produce viene tramutato in servizi e in surplus per i cittadini. Cioè lo Stato spende attraverso la spesa pubblica e questa spesa diventa guadagno e risparmio per i cittadini mentre se è lo Stato a risparmiare e a non spendere, i cittadini possono contare solo su se stessi e molti o i più, ovviamente, non ce la fanno. Del resto in un mondo dove la ricchezza è soprattutto ricchezza finanziaria, è necessario che qualcuno metta a disposizione la materia prima (il denaro) e questo può farlo solo uno Stato.
Pensiamo alla possibilità di essere curati, di poter usufruire di un’assistenza, di poter avere una bella auto ma anche una buona strada sulla quale guidarla, di avere dei diritti, una pluralità di sindacati, di informazione, scuole, salari minimi, ecc.. La possibilità di trovare tutto questo è molto alta dove c’è spesa dello Stato, intervento nella struttura sociale ed economica. E la troviamo proprio in quei Paesi che hanno una percentuale di debito pubblico alta.
E’ chiaro però che insieme alla spesa dello Stato che arricchisce i cittadini devono esserci anche quei due elementi di cui si è parlato prima: capacità di controllarlo, quindi moneta e tassi di interesse controllati dallo Stato e non dai mercati e, di conseguenza, anche la capacità di decidere come allocarlo.

in copertina illustrazione di Carlo Tassi

BORDO PAGINA
‘Al Ragno-Lupo piace la Fisarmonica’, un saggio di Piero Bottali

Armando editore (Roma) ha recentemente dato alle stampe Piero Bottali ‘Al Ragno-Lupo piace la Fisarmonica’. Incontri con animali comuni delle nostre campagne da conoscere, riscoprire, fotografare… il sottotitolo, bellissimo saggio diversamente animalista e ambientalista, sorta di etologia della vita quotidiana.
L’autore, pur per molti decenni specializzato e noto fotografo – scrittore di reportage (già collaboratore di Paese Sera, Il Giornale, Il Messaggero) ha in realtà distillato un delizioso saggio di forte pulsionalità letteraria (anche) che sarebbe piaciuto parecchio ad esempio, tanto per restare in tema, con Konrad Lorenz, lo scienziato inventore praticamente dell’Etologia e certo ambientalismo settoriale o laterale animalista. Ma nulla di retorico o forzatamente sociale alternativo in questo viaggio nella vita (questa si) alternativa prossima o anche remota… agli umani (in certo senso aliena).
Già incipit e prefazione e persino l’indice (quasi una mappa) attraggono anche proprio per fascinazione scientifica, con suggestivi riferimenti a grandi spiriti liberi quali Schopenhauer , lo stesso Silvio Pellico e Voltaire:
Al genio di Voltaire, che già nel secolo del Meccanicismo seppe riconoscere il sentimento, la memoria e l’anima nelle ‘bestie’.
E ancora:
“Questo libro nasce da 60 anni di passeggiate nella natura, nei prati, nei boschi, lungo le rive dei fumi e dei ruscelli, grazie all’incontro casuale e fortunato con animali che conducevano indisturbati la propria vita. La lezione che se ne ricava è che può essere inutile andare in terre lontane per provare il piacere di osservare animali, specie quelli più comuni, perché essi vivono ovunque intorno a noi, pur se spesso non li notiamo. Per questo, basta solo prestare un’attenzione nuova al nostro consueto ambiente di vita e imparare a guardare in maniera nuova gli animali coi quali dividiamo lo spazio”
Infine, come accennato dalla metaforica mappa, ecco subito elencati, quasi come un film anteprima i protagonisti del saggio “romanzo” scientifico, di raro e insospettabile- rigore scientifico , sorprendente per la complessità del mondo animale: tra specie comuni e quasi “conoscenze” di vita o almeno giardino o prati e alberi, quali chiocciole, cardellini, cicale, grilli, rospi , cornacchie, lombrichi, ramarri verdi, topolini, fino ai meno “diffusi” geko, vipere, ricci, porcellini di terra e mantidi , ai “misteriosi” scolopendre , colubri verde giallo, tritoni, ditischi (“squali” degli stagni), vespe poliste e luscengole. Per finire (a ciascun “alieno” un ampio capitolo) “chiudono” il viaggio il “musicista” ragno-lupo, l’ antico cane maremmano-abruzzese e una storia harmony animalista tra un cavalla e uno stallone.
Come dicono i filosofi della scienza, la mente sarà anche proprietà emergente della nostra specie, ma alla fine della lettura di questo libro, facile la persuasione almeno di una mente inconscia per tutte queste creature “minori” del creato.
L’impressione è anche come dire prospettica, quando magari la condizione scientifica sarà in futuro anche come spirito semplicemente comune prassi esistenziale: come l’autore ben illustra con le sue memorie anche d’infanzia (vissuto in aree ricche di verde nella zona romana o anche nelle spiagge e i boschi di un tempo dell’area capitolina) e favorito tacitamente dai genitori tale gioco da piccolo naturalista, quante meraviglie circondano anche la prossimità del nostro naso, per cosi dire, un universo ancora sconosciuto (a parte i soliti cani o gatti o criceti o pappagalli o uccellini o pesci rossi domestici – per giunta quest’ultimi in cattività, tradizionali).
Insomma un inno esistenziale a dinamiche etologiche e ecologiche concrete della vita di tutti i giorni, la forte anche sensazione di alieni, riassumendo, a due passi, nel giardino di casa, o nelle campagne eventualmente poco distanti, altre vie potenziali dell’evoluzione intelligente e cognitiva che forse – in altri esopianeti e altri sistemi solari- sono o sono state , in 12 miliardi di anni, davvero realtà almeno similari (o saranno).
Chiudiamo con un’altra affascinante considerazione (quasi una password..) dell’autore e significativa:
Non c’è bisogno di andare nelle savane dell’Africa tropico-equatoriale né in Amazzonia e neppure addentrarsi fra le fitte foreste pluviali della Nuova Guinea per avere il piacere di osservare il comportamento degli animali: basta solo prestare un’attenzione nuova al nostro consueto ambiente di vita e imparare a guardare in maniera nuova le bestie comuni con le quali dividiamo lo spazio. Nei campi, nei prati, nei boschi ma anche negli interstizi del muro assolato di una chiesa, fra i ruderi archeologici dei quali le città d’Italia sono così ricche, in una pozza acquitrinosa perenne, perfino in un terrazzino con qualche vaso di fiori esistono ‘universi’ costituiti da altri abitanti del nostro pianeta, che ci possono regalare godimenti etologici inaspettati.

Info
https://www.armandoeditore.it/catalogo/al-ragno-lupo-piace-la-fisarmonica/

Divieto transito lungo la Sp 65 in direzione Fossanova San Marco per lavori al passaggio a livello

Chiuso al traffico due notti fra 31 luglio e 2 agosto tratto della Sp 65 nei pressi di Fossanova per risanamento binari del passaggio a livello

Rimarrà chiuso al traffico dalle 22 di martedì 31 luglio alle 5,30 di mercoledì 1 agosto e nelle stesse ore della notte seguente fino al mattino del 2 agosto, il tratto della Sp 65 Ferrara-Consandolo al chilometro 0,300, in direzione località Fossanova San Marco.
La ragione del provvedimento adottato dalla Provincia è per consentire il risanamento dei binari del passaggio a livello che si trova su quel tratto viario.
Lavori che saranno eseguiti dalla Costruzioni Linee Ferroviarie spa, la stessa che ha rivolto all’amministrazione che ha sede in Castello Estense la richiesta d’interruzione temporanea del transito e che sosterrà i costi dell’intervento.
A carico dell’impresa anche la segnaletica, che sarà posta nelle vicinanze del tratto stradale per segnalare il cantiere, le misure di divieto e la viabilità alternativa.
Analoga comunicazione del provvedimento adottato dalla Provincia è già stata data a Comune di Ferrara, Prefettura, Questura, Carabinieri, Vigili del fuoco, Polizia provinciale, 118 e Tper.

Da: Ufficio Stampa
Provincia di Ferrara

La direttiva “salva sagre” fa diventare più flessibile la circolare Gabrielli.

Emanata dopo i fatti di piazza San Carlo a Torino del 3 giugno 2017, dove oltre 1.500 persone rimasero ferite durante la finale di Champions League, ad un anno dalla sua emissione, cambia la cosiddetta circolare Gabrielli, ed AERRS, ASSOCIAZIONE EMILIA-ROMAGNA RIEVOCAZIONI STORICHE, ritiene assolutamente positivo che si sia valutato come la rigidità della Circolare del 2017, abbia, di fatto, nuociuto soprattutto alle feste ed alle sagre di medie e piccole dimensioni, alcune delle quali non sono state fatte, penalizzando anche il locale indotto economico, turistico e sociale.
La circolare così come è stata riscritta, diminuisce gli impegni burocratici in capo agli organizzatori di feste, sagre, eventi ed ovviamente rievocazioni storiche, ne attenua le restrizioni lasciando agli Enti locali le discrezionalità valutative sugli eventi, che comunque dovranno essere attentamente monitorati da parte degli organizzatori.
Le Associazioni Storiche e gli organizzatori di eventi rievocativi, che attraverso le loro feste riescono a portare i visitatori ed i turisti in un contesto storico capace di valorizzarne il territorio, la gastronomia locale, la storia, l’arte e la cultura, non si vedranno quindi più costretti ad applicare norme e disposizioni sulla sicurezza come se stessere organizzando un maxi concerto, pur continuando ad avere come primario l’obiettivo della sicurezza, potranno realizzare i loro eventi con maggiore tranquillità.

Giannantonio Braghiroli
Consiglio di Presidenza
ASSOCIAZIONE EMILIA-ROMAGNA RIEVOCAZIONI STORICHE a.p.s.

Da: ASSOCIAZIONE EMILIA-ROMAGNA RIEVOCAZIONI STORICHE a.p.s.