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Mese: Agosto 2018

Mentre il treno passa

di Maria Luigia Giusto

È stato durante uno di quei soliti viaggi sulla Bologna-Ferrara che mi ostino a fare per non perdere legami. La voce registrata annuncia con tono neutro che siamo in arrivo a Ferrara (quest’ultima parola con un’intonazione più dolce mi sembra sempre), ma sono già in piedi nello spazio ristretto davanti alla porta. Il treno si ferma in attesa di una precedenza da dare. Lì il caldo si fa sentire di più. La porta si apre con forza e tre ragazzoni africani coi jeans strappati raggiungono lo spazio. Parlano e ridono tra loro con suoni gutturali e qualche parola in francese con aspirazioni marcate. Sento l’odore che ho sempre identificato con legno scuro, liscio, con venature morbide color cioccolato, come le gazzelle e le zebre stilizzate intagliate che Mamadou portava ogni anno alla Fiera e mio padre acquistava dopo lunghe trattative sul prezzo che finivano con un caffè. Mio padre era amico di quel senegalese e per me Mamadou era l’Africa. Nello spazio arriva un altro giovane africano. Dà un’occhiata agli altri, abbassa lo sguardo e tira fuori dalla tasca una bandana verde fluorescente per cui noi bambini stravedevamo perché era di quelle in voga tra i motociclisti, quelli veri. Inizia un lavoro che mi sembra subito per lui molto importante: piega meticolosamente la bandana finchè ne resta un triangolo e con solennità si fascia la fronte. Mentre alza le braccia per annodarla dietro la testa dalla camicia a quadri rossi e neri viene fuori un quadratino di legno leggero legato al collo con un filo. Può sembrare un ciondolo, ma sono vicino e guardo meglio: una donna ed un uomo sorridenti vestiti elegantemente ricambiano il mio sguardo. I ciondoli con le foto li portano quelli che hanno qualcuno da ricordare, sullo sterno, vicino al cuore. Il treno arriva in stazione. Il ragazzo sistema il suo carrellino della spesa logoro e strapieno, scende, lo tira giù dalle scale con molta cura. Vado a casa.

Suoni d’estate

di Maria Luigia Giusto

Il loro frinire fa pensare subito al caldo. Il loro canto rumoroso significa estate. Accompagnano i pomeriggi roventi dei solitari passanti o dei sonnolenti che si riparano dietro le tende. A volte preferiscono le ore buie, al riparo dagli sguardi: devono richiamare la loro metà, fare in fretta, godere del caldo. E mentre cantano, in attesa, guardano le stelle, gli aghi di pino immobili protesi verso la luna, gli sprazzi di luce dalle case accaldate: la visuale dall’alto è più bella.

“Cicale, sorelle, nel sole con voi mi nascondo nel folto dei pioppi e aspetto le stelle.”
Salvatore Quasimodo

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…

Corridoi umanitari: l’alternativa all’ipocrita accoglienza delle buone maniere

Molti di noi si sono chiesti spesso se ci fossero delle alternative all’immigrazione clandestina incontrollata dei barconi e del traffico di esseri umani a cui molti disperati si affidano per sfuggire ad un destino di morte e miseria, preferendo mettere sui piatti della bilancia tra la vita e la morte la probabilità di morire nella traversata di un deserto o morire annegati in mare, e la probabilità in cui la morte per fame o per violenza è più di una probabilità.
L’alternativa all’immigrazione incontrollata non è l’accoglienza ipocrita che questo paese ha riservato agli immigrati. Un’accoglienza, potremmo definirla, “delle buone maniere”, del “perché si fa così”, del “perché non si può chiudere la porta in faccia a chi bussa alla nostra porta”, “dell’ero straniero e mi avete accolto”. Tutto vero. Ma siamo nel campo ipocrita, appunto, delle buone maniere se poi le istituzioni se ne infischiamo delle condizioni di vita di queste persone, se fanno finta di non vedere che esistono ghetti come quello di Rignano nella campagna foggiana, e non solo, dove esseri umani vivono in condizioni indegne per un paese civile. Tranne poi dover fare i conti con le tensioni sociali che inevitabilmente sorgono. Ma abbiamo fatto il bel gesto di accoglierli e la coscienza è salva. Ce ne disinteressiamo – sempre a livello di istituzioni (il caso di Riace è esemplare), perché invece l’eccellenza del volontariato in quei luoghi, a partire da Rete Iside Onlus, è presente per alleviare come può le sofferenze di quelle persone con un lavoro straordinario di supplenza – fino al punto che quando degli immigrati addetti alla raccolta dei pomodori protestano a seguito di un tragico incidente stradale dichiarando uno sciopero indetto dall’Usb di Foggia, i sindacati confederali restano a guardare non dichiarando nemmeno un’ora di sciopero generale di categoria. Non dico nazionale, ma nemmeno regionale, visto che la piaga del caporalato riguarda tutta la Puglia. Un’ammissione implicita di mancanza, ormai, di rappresentatività.
Per tornare a quale alternativa possibile ai viaggi della disperazione gestiti dai trafficanti di esseri umani, bisogna ricordare che l’alternativa c’è già. E sono i corridoi umanitari di cui poco si parla se non quando ci sono dei nuovi arrivi. Si tratta di “un progetto-pilota, realizzato dalla Comunità di Sant’Egidio – si legge nel sito www.santegidio.org – con la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e la Tavola Valdese, completamente autofinanziato. Ha come principali obiettivi evitare i viaggi con i barconi nel Mediterraneo, che hanno già provocato un numero altissimo di morti, tra cui molti bambini; impedire lo sfruttamento dei trafficanti di uomini che fanno affari con chi fugge dalle guerre; concedere a persone in ‘condizioni di vulnerabilità’ (ad esempio, oltre a vittime di persecuzioni, torture e violenze, famiglie con bambini, anziani, malati, persone con disabilità) un ingresso legale sul territorio italiano con visto umanitario e la possibilità di presentare successivamente domanda di asilo. E’ un modo sicuro per tutti, perché il rilascio dei visti umanitari prevede i necessari controlli da parte delle autorità italiane”.
Una volta in Italia i profughi sono accolti a spese delle associazioni in strutture o case e provvedono ad insegnare loro la nostra lingua e ad iscrivere a scuola i bambini per favorire l’integrazione nel nostro paese, oltre ad aiutarli a cercare un lavoro.
Da febbraio 2016 a oggi sono già arrivate più di 1800 persone, siriani in fuga dalla guerra.
I corridoi umanitari sono statti resi possibili grazie ad un Protocollo d’intesa tra la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, la Tavola Valdese e il precedente governo italiano. Nulla è affidato al caso. “Le associazioni inviano sul posto dei volontari, che prendono contatti diretti con i rifugiati nei paesi interessati dal progetto, predispongono una lista di potenziali beneficiari da trasmettere alle autorità consolari italiane, che dopo il controllo da parte del Ministero dell’Interno rilasciano dei visti umanitari con validità territoriale limitata, validi dunque solo per l’Italia. Una volta arrivati in Italia legalmente e in sicurezza, i profughi potranno presentare domanda di asilo”.
Come si è detto questo progetto è autofinanziato. Ciò vuol dire che ciascuno di noi può dare il proprio contributo a seconda delle proprie possibilità. Sul sito della Comunità di Sant’Egidio è possibile fare delle donazioni on line una tantum oppure donando una quota fissa mensile a scelta fra importi diversi, a partire da dieci euro. Se si vuole, l’alternativa all’immigrazione illegale c’è, occorre volontà politica e l’impegno di ciascuno di noi affinché questo progetto possa continuare. Un contributo economico di ciascuno, in questo momento, ha un alto valore politico, indica una strada percorribile e la scelta da che parte stare per governare il fenomeno delle migrazioni.

Marco Pettazzoni consigliere regionale Lega Nord: sicurezza ponti sul Reno tra Cento e Pieve di Cento

Sono estremamente preoccupato sulla sicurezza dei due ponti denominati Ponte nuovo e Ponte vecchio che attraversano il Reno collegando le cittadine di Cento e di Pieve.

Mi risulta che da mesi, per essere precisi dall’inizio dell’anno in particolare sul ponte nuovo sono in atto delle verifiche per accertare la sicurezza del viadotto. Il ponte che e’ di competenza in parte del Comune di Cento e in parte della Citta’ metropolitana di Bologna sarebbe sotto controlli strutturali. La segnalazione e’ arrivata dai i tecnici del comune di pieve di cento che hanno portato i loro dubbi ai competenti uffici della Citta’ metropolitana.

Ma da Bologna non sono stati presi provvedimenti se non di conferire un incarico a professionisti esterni per fare i dovuti accertamenti e quindi relazionare . Sul perche’ e’ stato assegnato lo studio esternamente sarebbe interessante saperlo ( come dire non ci sono a livello comunale tecnici competenti ?) E nel frattempo sempre dalla citta’ metropolitana e’ stato posto il divieto di transito ai mezzi oltre le 15 tonnellate . Sul ponte vecchio vige invece il divieto delle 7 tonnellate.

Mi risulta che l’incarico a questa societa’ esterna sia stato conferito solo in giugno e che a tutt’oggi ancora non ci sono risposte in merito. Mi risulta i noltre che i sindaci di Cento, Pieve di Cento, e Castello d’argile nella scorsa primavera avrebbero inviato una lettera al sindaco merola della citta’ metropolitana per chiedere di sollecitare i tecnici predisposti ad effettuare il sopralluogo. Lettera alla quale non sarebbe mai stata data risposta. I tre sindaci infatti erano preoccupati in quanto tante aziende del territorio si lamentavano che non potevano attraversare i ponti con mezzi di trasporto pesanti causa i limiti imposti costringendo gli autocarri a tragitti alternativi che richiedevano molto tempo. Non essendoci state risposte di nessun tipo il passaggio dei mezzi pesanti e’ continuato imperterrito su entrambi i ponti senza che ci sia il minimo controllo da parte delle forze dell’ordine , in partcolare della polizia municipale, salvo casi sporadici. Non e’ raro quindi vedere sui ponti automezzi pesanti, tir, autoarticolati e soprattutto mezzi che trasportano rotoballe di fieno con carichi superiori alle 30,40 tonnellate.

Sono anni che in regione nell’ambito della commissione ambiente sollecitiamo interventi concreti su ponti e viadotti. Ora, davanti alla tragedia di Genova, chiediamo ancora una volta che manutenzioni e controlli siano effettuati con regolarita’ e tempismo sul nostro territorio. Ribadisco poi ancora una volta la necessita’ e l’importanza di creare una nuova via di comunicazione che colleghi il territorio centese con il bolognese . Si parla tanto e da tanto tempo del terzo ponte che colleghi i due territori facilitando il traffico su gomma e alleggerendo la viabilita’. Stiamo attendendo in commissione l’arrivo del piano regionale dei trasporti, un intervento fondamentale e da anni richiesto. Credo pertanto sia doveroso che i comuni interessati, la citta metropolitana e gli organi competenti prendano immediatamente provvedimenti e forniscano risposte per garantire la sicurezza di quanti attraversano i due ponti.

Da: Ufficio stampa Lega Nord Gruppo Emilia e Romagna

Turista sanzionata al mercato di Porto Garibaldi per acquisto di merce abusiva

Controlli a tappeto della Polizia Municipale anche nelle aree di mercato, per contrastare il fenomeno dell’abusivismo commerciale. Proseguono senza sosta le attività di prevenzione e di repressione degli illeciti commerciali nei mercati, tesi ad individuare e a sanzionare gli eventuali acquirenti di merce abusiva, contraffatta, priva di qualsiasi certificazione CEE. Al culmine di un controllo effettuato nell’area del mercato settimanale di Porto Garibaldi, giovedì 16 agosto scorso, intorno alle ore 12, è scattata una sanzione da 160 euro a carico di una turista, che ha acquistato un giocattolo da un venditore abusivo. Il personale della Polizia Municipale, intervenuto in abiti civili, dopo aver acquisito le generalità del trasgressore e dopo gli accertamenti necessari sul posto, ha contestato la violazione della norma del regolamento di Polizia Urbana, che vieta l’acquisto di merce abusiva. L’azione di contrasto dell’abusivismo commerciale proseguirà senza battute di arresto, anche attraverso il potenziamento dei controlli, volti a sanzionare gli acquirenti di merce abusiva. Questi, con un comportamento forse inconsapevole, tendono a favorire l’abusivismo commerciale, mettendo peraltro a rischio la salute di coloro che utilizzeranno i prodotti acquistati, in quanto sprovvisti di qualsiasi certificazione CEE.

La notte dei doni

di Francesco Minimo

Nell’Italia contadina – e ancora oggi in alcune contrade isolate, se mai possibile immaginare ancora una contrada isolata – in qualche luogo fuori dal nostro mondo, forse solo come un pallido ricordo o un vuoto omaggio alla tradizione, i doni dei bambini – provate a pensare a qualche biscotto, due canditi, poche caramelle, un mandarino e quattro noci – non li portava Gesù Bambino, né Santa Claus, sbarcato com’è noto nella nostra penisola nel golfo di Bari e sotto falso nome. E neppure San Silvestro allo scoccare del nuovo anno, o la celebre Befana, o il Befanone San Giuseppe. In alcune parti della Sicilia, sfruttando la lunghissima notte del 13 dicembre, se ne occupava ancora Santa Lucia, siracusana doc. Eppure nei tempi andati, prima di tutti i santi e gli eroi ricordati, gli ufficiali incaricati alla consegna erano altri. Portare i doni ai bambini era un appuntamento importante, una data da segnare sul calendario appeso in cucina. Allora, sconosciuti gli ipermercati e prima dell’era delle svendite online, a questa meritoria e ora negletta occupazione, si applicavano i morti. Cioè i trapassati. Cioè i fantasmi.
Tanto tempo fa, e anche questo è difficile da immaginare, i bambini erano davvero tanti, tantissimi, e per tanti di loro erano tempi di miseria. Si può pensare che un pur valente e superorganizzato Babbo Natale potesse soddisfare tutta la richiesta? E per di più in un tempo contingentato, dal tramonto della Vigilia all’alba del Santo Natale? Via, non scherziamo. Per questo, e per una sola notta, il grande esercito dei defunti veniva richiamato in servizio.
Bisogna però dire che i morti, pur volonterosi, avevano un grande difetto. Erano inesperti. Dei semplici dilettanti. Di contro avevano un pregio rispetto alle imprese individuali di Gesù Bambino e Babbo Natale. I morti erano tanti. Tanti quanto i bambini, forse qualcuno in più piuttosto che qualcuno in meno. Così ogni morto, dopo aver dormito in santa pace – e alcuni di loro, bisogna pur dirlo, dopo essersi rivoltati un anno intero nella tomba per i peccati commessi – doveva tirarsi su, scrollarsi la polvere di dosso e mettersi al lavoro. Ma solo la notte del 2 novembre, e non era poi un grande impegno, ché ogni morto doveva occuparsi soltanto dei bambini suoi diretti discendenti, dividendoseli tra gli altri avi legittimi e aventi diritto. Tra nipoti, pronipoti e bisnipoti si arrivava al massimo a una decina di bambini per ogni morto. Morto sì, ma richiamato in servizio effettivo in quella Notte dei Doni.
Anche quella notte, era il 2 novembre del 1932, tutto sarebbe filato liscio, se non si fosse presentato un imprevisto, un inconveniente molto raro eppure così tipico di quella particolare operazione. Un incarico semplice ma delicato e a cui Tano, il nonno protagonista di questa storia – protagonista in quanto regolarmente morto da quasi sessant’anni – si era preparato alla bell’e meglio ma con una gran voglia di far bene.
Tano il brigante, si capisce subito, non era stato in vita né un padre esemplare, né un bravo marito né tantomeno un onesto cittadino del neonato Regno d’Italia. C’è di peggio, Tano non era stato neppure un buon brigante. Accusato di tradimento, era stato “sputato”, processato e quindi giustiziato dai suoi stessi compagni d’arme. I quali compagni, nemmeno ora, morti e stramorti che erano, gli rivolgevano il saluto. Ma le regole della Notte dei Doni valgono per tutti e anche a uno stinco di santo come Tano toccava l’onere e l’onore di distribuire biscotti, noci e dolcetti ai suoi piccoli discendenti.
Aveva un’unica consegna da fare, visto che i parenti si erano accaparrati tutti gli altri nipoti e pronipoti. Ma uno è meglio di zero, pensava Tano tra sé, e facendosi buio, la tensione si mescolava all’entusiasmo. Da vero bestione qual’ era, non aveva neanche pensato a darsi una ripulita. Indossava ancora gli stracci del giorno dell’esecuzione, con tanto di buchi dei pallettoni sul panciotto e copioso spargimento di sangue. Nella mano destra, sporca e pelosa,  stringeva un piccolo involto di carta con i doni per suo nipote. Aveva appena compiuto sette anni e si chiamava Gaetano, cioè Tano, proprio come lui.
Entrò in casa passando attraverso il muro, come vuole il regolamento, e cercò subito il vecchio camino per appoggiare sulla mensola il cartoccio di dolciumi. Solo una scaldatina, poi sarebbe filato via, una cosa di cinque minuti al massimo. Si era dimenticato quanto fosse piacevole scaldarsi le ossa, e chi l’ha detto che uno spettro non possa apprezzare certi piccoli agi. Così rifletteva Tano, sfregandosi una mano sull’altra e allungando le braccia verso le braci ancora rosse. Ma ecco affacciarsi il maledetto inconveniente: dietro di lui senti una vocetta giovane e impertinente: “Tu chi sei? Da dove vieni? Sei venuto a rubare?”
Tano il brigante fu preso da un fulmine e si sentì svenire. E sarebbe svenuto sicurissimamente se solo ne avesse avuto la facoltà. Ma essendo morto, si limitò a voltarsi su se stesso e vide il nipote Tano. Si diede una riassettata alla giacca sporca e sdrucita, si grattò la barbaccia ispida, appoggiò in terra il fucile a due canne, con la poca cautela di cui era capace. Abbassò gli occhi. La situazione era a dir poco imbarazzante e, in quanto spettro, non gli era neppure concesso di arrossire. Scappare? Lui? Davanti a un bambino? Mai, sarebbe stato un disonore, peggio della fucilazione. Tanto valeva scambiare due chiacchiere.
Era venuto per regalare a suo nipote due dolcetti – questo cominciò a dire il brigante Tano: “E naturalmente per conoscerti, e per dirti di onorare il nome di tuo nonno”. Il nipote lo guardava fisso, un tacito invito a continuare la storia. E il brigante la continuò la storia, permettendosi anche qualche licenza, qualche piccola deviazione dalla verità dei fatti. Tano il nipote ascoltava le mirabolanti imprese del nonno brigante, il suo alto senso della giustizia e dell’onore, l’impegno strenuo a difesa dei poveri e delle vedove. Mano a mano che il vecchio Tano parlava, il giovane Tano, scacciava dal suo olimpo Robin Hood – primo ed unico libro letto – e metteva sul trono Tano il Brigante.
“Ma è sangue quello che hai sui vestiti?”. Certo che era sangue, quello dei perfidi nemici uccisi in battaglia: “Sai ragazzo, il mio era il Tempo dei Giganti, mentre il vostro è il tempo dei nani.”. Gli piacque assai quell’ultima frase, peraltro incomprensibile per un bambino sveglio fin che si vuole ma pur sempre di sette anni. Ma a un tratto si ricordò del “suo tempo”, il tempo da fantasma in missione che, in effetti, era scaduto da un pezzo. Allora quel brigante da due soldi, quello splendido fanfarone, decise per un’uscita di scena che il nipote potesse ricordare a distanza di anni. Alzò lentamente il braccio destro facendolo dondolare come una bandiera accarezzata da una brezza leggera, impostò la voce a un tono grave e cavò fuori da chissà dove le parole più astruse del vocabolario: “Nipote amatissimo, cui toccò l’avventura di recar teco il nome vetusto del tuo vetusto avo, tieni sempre dianzi ai tuoi occhi l’onore e la virtù.” Sbirciò il nipote e aggiunse: “E ora corri a letto senza voltarti e lasciami solo”. Il nipote Tano non comprese la metà della metà di quel pistolotto di commiato, ma ubbidii e abbandonò il campo. Si voltò un’ultima volta prima di imboccare di corsa le scale: il grande uomo era ancora fermo davanti alle braci morenti del camino.
La mattina seguente si mangiò i dolcetti e tenne per sé il suo segreto.
Quando Tano, non il brigante ma il nipote, raccontò per la prima volta nella sua vita quella storia, erano passati sessantasette anni da quella notte. Nel frattempo era diventato nonno a sua volta e rimbambito a sufficienza. Intanto, quel Secolo terribile e interminabile stava davvero per finire. Ma com’era stato possibile dimenticare tutto? Eppure quello straordinario incontro gli era evaporato dalla mente. Anche lui però ora aveva un nipote. E i bambini non la smettono di fare domande. Quella sera, era il 2 novembre del 1999, gli tornò in mente come d’incanto tutta la storia, ogni parola, ogni minimo particolare di quella notte della sua infanzia, e la raccontò tutta, per filo e per segno al nipote Luigi. Luigino aveva sette anni ed era sveglio, perfino più sveglio di lui alla sua età. Ma sentendo quello strano racconto si turbò per un attimo, e chiese: “Allora nonno hai visto un fantasma?”
“Ma che sciocchezze dici?”, sorrise il nonno, “Ma che fantasma e fantasma. Era mio nonno, Tano, il famoso brigante, in carne e ossa.”.

(Francesco Minimo – tutti i diritti riservati)
Anteprima in esclusiva per Ferraraitalia del racconto tratto da ‘Noi fantasmi’ di prossima uscita.

Comunicato Regione: Lutto nazionale

Crollo del ponte a Genova, domani a mezz’asta anche le bandiere della Regione Emilia-Romagna

Il presidente Bonaccini: “Vicinanza ai feriti e cordoglio ai familiari delle vittime”

Bologna – Le bandiere della Regione Emilia-Romagna domani, nella giornata di lutto nazionale in cui saranno celebrati i funerali delle vittime della tragedia legata al crollo del ponte Morandi di Genova, saranno issate sui pennoni a mezz’asta.

“La bandiera a mezz’asta- ha detto il presidente della Regione Stefano Bonaccini- esprime il nostro sentimento di cordoglio per i familiari delle vittime. Come comunità emiliano-romagnola siamo vicini ai feriti e a tutte le persone che sono state coinvolte, loro malgrado, in questa tragedia”
“Voglio ringraziare anche- conclude il presidente- chi per giorni interi si è prodigato per salvare vite umane e per riportare sicurezza in quella comunità. Adesso è il momento del dolore e della vicinanza ai familiari. Il resto, dopo”

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Comunicato Regione: Trasporti

Lavori per la riapertura dell’A14: “Fiducia nell’azione della magistratura”

L’assessore Donini: “La riapertura di uno snodo fondamentale per il collegamento tra nord e sud del Paese è un dovere e va garantita nel più breve tempo possibile per evitare disagi ai cittadini e per scongiurare ricadute economiche negative alle imprese”

Bologna – “Leggo in queste ore dichiarazioni che mettono in dubbio la correttezza della procedura avviata dalla magistratura per la riapertura rapida dell’A14 dopo la tragica esplosione del 6 agosto. Sono valutazioni che trovo fuori luogo soprattutto in un momento di grande sconforto per le vittime del ponte Morandi e di grande turbamento in tutti i cittadini. Ora non è il momento di alimentare le paure e le polemiche o di insinuare dubbi, ma è il momento del rispetto per le persone coinvolte nei tragici fatti del 6 e del 14 agosto, del silenzio e del lavoro da parte di chi amministra e ha la responsabilità di garantire infrastrutture adeguate e sicure”.
Così l’assessore regionale ai Trasporti, Raffaele Donini, interviene dopo i post di esponenti 5stelle che chiedevano ulteriori garanzie sulla riapertura del tratto del ramo di Casalecchio interessato dallo scoppio dell’autocisterna che ha causato due morti e oltre 140 feriti e invitavano alla cautela il procuratore di Bologna, Giuseppe Amato, reo, per i pentastellati, di aver chiuso le indagini troppo in fretta.

“Noi non ci permettiamo di sostituirci a tecnici e autorità. Abbiamo fiducia nell’azione della Procura di Bologna e di chi la guida. Siamo certi che le decisioni prese siano state ben ponderate. La riapertura di uno snodo fondamentale per il collegamento tra nord e sud del Paese è un dovere e va garantita nel più breve tempo possibile per evitare disagi ai cittadini e per scongiurare ricadute economiche negative alle imprese”.

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Priorità assoluta alla sicurezza. Risultato delle verifiche disposte dall’Amministrazione Comunale sui ponti.

La sicurezza è una delle priorità assolute dell’Amministrazione Comunale che, già nello scorso mese di marzo, aveva richiesto a diversi professionisti e a società di ingegneria un preventivo, per l’affidamento di un incarico, finalizzato alla stesura del certificato di idoneità statica di alcuni ponti.
Nel mese di giugno scorso con determina dirigenziale è stato affidato l’incarico alla Ditta Laboratori Ingegneria Ferrara srl.
Le verifiche richieste, comprensive di prove di carico, hanno interessato 24 ponti, 23 dei quali dislocati nel centro storico di Comacchio ed 1 in viale Boldini, di collegamento tra i lidi Estensi e Spina.
Dalle suddette verifiche, comunicate all’Amministrazione Comunale nei giorni scorsi, si evince che tutti i ponti risultano idonei, mentre un solo ponte, situato in via Buonafede è risultato non idoneo al transito veicolare, ma idoneo al passaggio dei pedoni e dei disabili.
Si tratta di un ponte a raso risalente a qualche decennio fa, ad uso pubblico. A questo proposito si fa presente che è stata inoltrata alle famiglie residenti una nota dirigenziale che prescrive, DA LUNEDI’ 20 AGOSTO, il DIVIETO DI TRANSITO VEICOLARE sul ponte di via Buonafede. Il ponte in questione sarà poi accessibile solo a pedoni, biciclette e carrozzine (per il traporto di bimbi e disabili).
Da ultimo, ma non per ultimo, si evidenzia che il 2 agosto scorso veniva richiesto a diversi professionisti un preventivo, finalizzato all’affidamento di un incarico per la stesura del certificato di idoneità statica di ponti ubicati nelle zone rurali e di competenza dell’Amministrazione Comunale. Anche in questo caso sarà prevista l’eventuale effettuazione di prove di carico e l’affidamento dell’incarico è previsto per il prossimo mese di settembre, una volta espletati tutti i controlli previsti a norma di legge.
“L’impegno dell’Amministrazione Comunale è rivolto non solo nella realizzazione di importanti progetti di riqualificazione complessiva del territorio – spiega il Vice Sindaco Denis Fantinuoli – ma anche nelle attività di manutenzione ordinaria , benchè ogni anno il Governo Centrale prelevi dalle casse Comunali somme derivanti dagli incassi dell’IMU, superiori a 12 milioni di euro. Gli sforzi e l’impegno del Comune di Comacchio sono tesi a salvaguardare la sicurezza degli utenti, anche attraverso verifiche necessarie ed imprescindibili alle infrastrutture di propria competenza. Tale impegno – prosegue il Vice Sindaco -, è assolutamente svincolato alle note, tragiche vicende, che il 14 agosto scorso hanno colpito Genova e l’Italia intera. Il nostro pensiero e la nostra vicinanza vanno alle vittime della tragedia, alle famiglie colpite da un lutto improvviso, inaccettabile e alle centinaia di soccorritori che, con straordinario spirito di abnegazione e professionalità, stanno lavorando incessantemente nel luogo della catastrofe.”

Da: Comune di Comacchio
Ufficio Comunicazione Istituzionale e Trasparenza

Idropolitana 2018: un viaggio utopico-sperimentale in battello tra la darsena e la spiaggia di San Giorgio

Due giorni per riscoprire le vie d’acqua a Ferrara con Associazione culturale Fiumana
– Giovedì 23 e venerdì 24 agosto –

Muoversi a Ferrara, non in bici, né con l’auto, nemmeno con i mezzi pubblici su strada, ma utilizzando invece solo il fiume. Mera utopia? Per due giorni diventa realtà con Idropolitana, giovedì 23 e venerdì 24 agosto, a bordo del battello Lupo dell’Associazione Culturale Fiumana.

Ferrara diventa sede di un percorso urbano di linea lungo la via fluviale che dalla darsena di San Paolo (da Palazzo Savonuzzi, via Darsena 57) arriva fino all’antica piarda di San Giorgio, allestita per l’occasione dall’Associazione culturale Fiumana come piccola spiaggia urbana.

Le partenze da Palazzo Savonuzzi sono previste alle ore 18/18.40/19.20, mentre quelle dalla spiaggia di San Giorgio alle ore 18.20/19/19.40. Per informazioni e prenotazioni scrivere a info@fiumana.org oppure telefonare al numero 347.7139988, www.consorziowunderkammer.org.

Per due giorni soltanto, infatti, in concomitanza con il Buskers Festival, sarà possibile percorrere la città in modo alternativo e curioso, attraverso le vie d’acqua, prendendosi il tempo necessario per (ri)scoprire la darsena, il quartiere Giardino e una delle spiagge urbane nascoste appena a due passi dal centro, non visibili abitualmente. Idropolitana diventa così “un viaggio non solo fisico, ma anche utopico e sperimentale – commenta Leonardo Delmonte, ideatore e coordinatore del progetto Smart Dock, che racchiude anche Idropolitana – che intende contribuire alla costruzione di un diverso futuro per il fiume che attraversa Ferrara”.

L’iniziativa è a cura di Fiumana ed è realizzata in collaborazione con il battello fluviale Nena e Consorzio Wunderkammer. “Con Idropolitana – spiega Georg Sobbe, capitano del battello – si potranno scoprire le potenzialità delle vie d’acqua della città, viste non solo come risorsa turistica e del tempo libero, ma anche come comunicazione e collegamento all’interno del territorio urbano”.

Idropolitana è uno dei tasselli che compongono Smart Dock, progetto nato nel 2015 e coordinato da Basso Profilo e Amf – Associazione musicisti di Ferrara, volto a restituire al Po di Volano il suo carattere di bene comune. Tanti sono gli strumenti utilizzati da questo progetto, quante sono variegate le tattiche d’azione e i destinatari. L’obiettivo è unitario: vivere insieme gli spazi comuni collegati alla darsena cittadina, imparando al contempo a prendersene cura.

Da: Consorzio “Wunderkammer”

La più grande festa della musica di strada è al Ferrara Buskers Festival®

Primo weekend ferrarese il 18 e 19 agosto 2018, per la 31esima Rassegna Internazionale del Musicista di Strada (fino al 26 agosto) Più di 100 spettacoli al giorno e oltre 1000 artisti e musicisti.

Musicisti ed artisti provenienti da tutto il pianeta arrivano a Ferrara per dipingere di musica e di magia il centro storico estense per il primo fine settimana del Ferrara Buskers Festival®, la 31esima Rassegna Internazionale del Musicista di Strada. Dopo l’anteprima di Mantova il 16 agosto e la tappa tra i ponti e i canali di Comacchio del 17, sabato 18 e domenica 19 la grande festa della musica itinerante abbraccia la città dei suoni del mondo, con oltre mille musicisti ed artisti, che metteranno in scena più di 100 spettacoli al giorno. Tradizioni musicali ancestrali, nuove sperimentazioni sonore, strumenti insoliti e dalle origini più disparate trasformano le scenografiche piazze e le vie ferraresi con i colori della musica. Tra i 20 gruppi di Musicisti Invitati (riconoscibili dai cartelli verdi), i protagonisti della manifestazione che si esibiscono per tutta la durata del festival fino al 26 agosto (con tappa intermedia il 20 a Lugo), ce ne sono alcuni che arrivano dall’Irlanda e da Dublino, la Città Ospite d’Onore di questa edizione. Il gemellaggio tra Piazza Trento e Trieste della città estense con il quartiere dublinese di Temple Bar sancisce idealmente il legame tra le due capitali della musica. E l’energia delle ballate e ritmi musicali irlandesi avvolgerà il palcoscenico open air di Ferrara, mescolandosi ai suoni di tante altre località del globo e alle performance di più di 300 formazioni di Artisti Accreditati (cartelli rossi) che si alternano fino alla fine del festival. Gli spettacoli si svolgono dalle 18.00 alle 24.00, anche domenica 19 agosto. Per la prima volta, inoltre, dopo mezzanotte la festa si sposta nello splendido scenario del cortile del Castello Estense per le Notti Buskers presentate da Puedes. Un’altra novità è lo spettacolo – sabato 18 e sabato 25 agosto dalle 19.30 alle 20.30 in Piazza Trento e Trieste – della Gabbiano’s Band, gruppo composto da persone con disabilità e da operatori, che fa della musica un modo per rompere stereotipi e distanze. Piazzetta San Nicolò, dalle 18.00 a mezzanotte, si trasforma in Plaza de Tango: si potrà volteggiare ai ritmi di questa trascinante musica con i migliori dj di tango ed incursioni di artisti dal vivo. In Largo Castello dalle 17.00 all’1.00 e domenica dalle 11.00 spazio all’artigianato artistico nella Piazza degli Artisti artigiani itineranti. Tanti, inoltre, gli eventi collaterali che il pubblico può trovare in giro per la città, dove per l’ottavo anno consecutivo torna il Progetto EcoFestival, con tante iniziative green per un festival più eco. per un festival più eco.

Da: Ella Ufficio stampa

Senso unico alternato lungo la Sp 38 Cardinale ad Argenta

La Provincia ha dovuto ricorrere a un’ordinanza per istituire un senso unico alternato per un tratto di 50 metri lungo la Sp 38 Cardinala (dal km 1,7 a 1,750) in Comune di Argenta.
Il motivo del provvedimento d’urgenza, è l’apertura di crepe sull’asfalto e, quindi, la necessità di tutelare la sicurezza al transito veicolare.
Sul posto i tecnici dell’amministrazione che ha sede in Castello Estense hanno già sistemato la segnaletica che indica la percorribilità di una sola corsia, con l’introduzione nel tratto interessato del limite dei 30 chilometri all’ora.
Nei prossimi giorni si svolgeranno i rilievi tecnici necessari per accertare l’entità e la profondità del danno e, di conseguenza, il tipo d’intervento per il ripristino delle più normali condizioni di percorribilità.
Comunicazione del provvedimento urgente adottato dalla Provincia è stata data a carabinieri, polizia, vigili del fuoco, Tper e Polizie municipali.

Da:Ufficio Stampa Provincia di Ferrara

Pronto soccorso, Calvano (PD): Già in aprile abbiamo affrontato il tema proponendo soluzioni

Calvano: “Già in aprile abbiamo affrontato il tema proponendo soluzioni”
Rafforzare il personale medico al pronto soccorso è una priorità della Regione.

<>. A dirlo è il consigliere regionale Paolo Calvano, in risposta alla denuncia del deputato di FI Galeazzo Bignami.

<>.

Ma non è tutto, il consigliere dem rimarca: <>.

Questi temi sono al centro del tavolo regionale al quale partecipano da tempo i rappresentanti della dirigenza sanitaria e le organizzazioni sindacali. <>.

Da: Ufficio Stampa Gruppo Assembleare PD Emilia-Romagna

Comunicato Regione: Cultura

EnERgie Diffuse: “Scatta la cultura”, concorso fotografico per raccontare i beni architettonici dell’Emilia-Romagna. Testimonial d’eccezione il fotografo Nino Migliori

L’iniziativa nell’ambito della campagna realizzata dalla Regione nell’Anno europeo del Patrimonio culturale verso la Settimana di promozione della Cultura, in programma dal 7 al 14 ottobre. Saranno selezionate tre foto vincitrici e assegnati due premi speciali. L’assessore Mezzetti: “Cittadini e viaggiatori promotori di bellezza con le proprie foto”

Bologna – Il patrimonio architettonico dell’Emilia-Romagna raccontato attraverso lo sguardo dei cittadini. Dal 1 settembre al 4 ottobre 2018, si svolgerà il concorso fotografico “Scatta la cultura”, aperto a tutti, senza limiti di età e nazionalità. Le immagini incrementeranno il patrimonio iconografico dei beni culturali della regione, documentando la ricchezza e la capillare diffusione delle meraviglie del territorio.

Le foto, nel periodo citato, dovranno essere caricate sul sito www.tourer.it indipendentemente dalla data di scatto.

Le foto del concorso confluiranno in Tourer,banca dati del Ministero dei Beni e delle Attività culturali,che mappa attualmente 6.500 beni architettonicidell’Emilia-Romagna.
L’iniziativa è realizzata da Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con Segretariato regionale MiBAC per l’Emilia-Romagna, Istituto Beni Artistici Culturali Naturali Emilia-Romagna, Comune di Reggio Emilia, Fondazione Palazzo Magnani, Festival Fotografia Europea di Reggio Emilia e Fiaf (Federazione italiana associazioni fotografiche) – Delegazione Emilia-Romagna.

“Le immagini costituiscono segni determinanti per la valorizzazione dei territori. Alimentano il senso di appartenenza di chi vive in questi luoghi, che diventano mete ideali di un turismo desideroso di conoscenza. Cittadini e viaggiatori– afferma l’assessore alla Cultura della Regione, Massimo Mezzetti– potranno essere promotori di bellezza con le proprie foto, rafforzando la nostra identità culturale. Con il convegno ‘Economia Arancione. L’industria culturale e creativa in Emilia-Romagna’ lo scorso giugno abbiamo coinvolto gli operatori e gli addetti ai lavori– continua Mezzetti–, ora il testimone passa alla cittadinanza e al suo sguardo creativo. Il nostro obiettivo è rendere cultura e creatività strumenti di coesione sociale, integrazione, sviluppo economico e rigenerazione urbana, priorità, queste, che la Regione sta perseguendo da tempo”.

Con “Scatta la cultura” entra nel vivo la campagna “‘EnERgie Diffuse’ – Emilia-Romagna un patrimonio di culture e umanità”, promossa e realizzata dalla Regione che aderisce così all’Anno europeo del Patrimonio culturale. Cuore della campagna sarà la Settimana della Cultura, dal 7 al 14 ottobre, con centinaia di eventi, open day, spettacoli, incontri e performance da Piacenza a Rimini.

Il testimonial
Testimonial di “Scatta la cultura” sarà il maestro Nino Migliori, decano dei grandi fotografi dell’Emilia-Romagna e autorevole artista internazionale. Migliori dedica da tempo la sua ricerca al paesaggio urbano emiliano-romagnolo e alle sue architetture; il suo nome e la sua produzione artistica si coniugano così perfettamente con lo spirito del concorso.

Come partecipare
L’adesione al concorso è gratuita e aperta a tutti senza limiti di età e nazionalità. Per partecipare basta caricare una o più foto su www.tourer.it con un eventuale commento, inserire i propri dati e firmare l’apposita liberatoria. Tra tutti gli scatti pervenuti saranno selezionati quattro finalisti per ogni provincia e, tra questi, saranno scelti i tre vincitori.

Sono previsti inoltre due premi speciali:
Scatta l’inedito per le tre migliori foto che documentano un bene architettonico ancora privo di immagini sul sito www.tourer.it ;
Scatta l’Estense per le tre migliori foto dei beni dell’antico Ducato estense, oggetto di uno specifico progetto di valorizzazione culturale.
I beni architettonici collegati ai premi speciali sono evidenziati sul sito www.tourer.it

La giuria di esperti, che valuterà le foto, è presieduta da Walter Guadagnini e composta da Olivo Barbieri, Laura Gasparini, Ilaria Campioli.La premiazione è prevista il 13 ottobre, a Reggio Emilia, durante la Settimana della Cultura di EnERgie Diffuse.
Le foto finaliste e vincitrici saranno inoltre esposte in una mostra promossa e organizzata dal Comune di Reggio Emilia, nell’ambito di Fotografia Europea 2019; la mostra si terrà dal 12 aprile al 9 giugno 2019, presso i Chiostri di San Domenico.

Informazioni e aggiornamenti sul concorso e sulla campagna sul portale www.emiliaromagnacreativa.it (EnERgie Diffuse).

Il bando e l’immagine del concorso:

Bando

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AIUTIAMOLI
Le loro case distrutte dal terremoto, ma alla gente resta la forza per sorridere

È il 29 luglio, il giorno del mio compleanno, e al telegiornale sento: “Un terremoto di magnitudo 6.4 ha colpito l’isola di Lombok”. Panico totale. A Lombok ho una sessantina di amici e mi precipito immediatamente a cercare di mettermi in contatto con ciascuno di loro.
Per i pochi che la conoscono, Lombok è solamente una delle oltre 17mila isole che compongono l’arcipelago indonesiano, per me invece è una seconda casa, una seconda famiglia, il mio angolo preferito di mondo.
È da quando avevo 7 anni che trascorro ogni estate in questa meravigliosa isola tropicale che, nel corso degli anni, è diventata sempre più meta turistica, insieme alla vicina Bali e alle splendide isole Gili.
Lombok è un piccolo tesoro immerso tra l’Oceano Indiano e quello Pacifico, caratterizzato da un’alternanza di spiagge bianche e nere, da un particolare lago creatosi all’interno di uno dei crateri del vulcano Rinjani (che rappresenta il punto più alto dell’isola), da infinite risaie e piantagioni di tabacco, cacao, caffè, soia e cotone.
O meglio, questo è ciò che Lombok era fino a qualche settimana fa.
Dopo il terremoto di magnitudo 6.4 del 29 luglio, ne sono seguiti altri due: quello di magnitudo 7 del 5 agosto e quello di forza 6.2 del 9 agosto.
La terra continua a tremare, le persone a morire, le case a crollare.
Quest’anno, per la 18^ volta nella mia vita, sarei dovuta andare a Lombok come ogni estate, ma i numerosissimi amici che ho sull’isola mi hanno pregata di non andare, con messaggi del tipo “sembra di essere in territorio di guerra; ti prego resta a casa, qui non è sicuro”, ma anche con messaggi di supplica del genere “abbiamo bisogno di aiuto, ti prego dacci una mano, che Dio ti benedica”.
Ho amici che hanno perso la loro casa e che ora, notte dopo notte, si rifugiano nelle tende, terrorizzati, facendo a turno per dormire, poiché i ladri rubano tutto ciò che trovano.
Ho amici senza un tetto sulla testa e amici in ospedale; Lombok è quasi tutta da ricostruire.
Questi terremoti hanno causato la morte di oltre 390 persone, ma si tratta di un numero destinato ad aumentare. Quando tra una scossa e l’altra le persone riescono a scavare tra le macerie, rischiano continuamente di trovare nuovi corpi privi di vita. Inoltre, specialmente nel nord dell’isola, le persone stanno iniziando a morire di fame.
A Lombok infatti c’è un disperato bisogno di cibo, acqua, vestiti, coperte, tende e medicine. Interi villaggi sono stati rasi al suolo, intere zone non sono altro che un cumulo di macerie, come Kerandangan, la zona in cui ho sempre soggiornato.
La popolazione locale resta impressa per la generosità che la caratterizza. Anche chi vive con poco è infatti sempre pronto a offrire al prossimo un cocco fresco o una manciata di noccioline. Quando passi davanti ai loro villaggi ti invitano ad entrare perché, per loro, è un onore avere degli stranieri in casa propria.
Chi è mai stato a Lombok sa che la gente locale ha costantemente il sorriso sulle labbra.
Ad oggi, famiglie intere, interi villaggi, hanno perso tutto, ma il sorriso, quello lo conservano ancora. Ho amici che mi hanno mandato video di ragazzi locali che cercano di far ridere le migliaia di bambini sotto shock; altri, quelli più fortunati, mettono a disposizione la loro casa per chi ha perso la propria. È meraviglioso, in questo terribile inferno, vedere come la popolazione locale, ma anche gli italiani che vivono sull’isola, si stanno aiutando l’uno con l’altro.
“Bhinneka Tunggal Ika” è il motto dell’Indonesia e significa sostanzialmente “uniti nelle diversità”, proprio perché il paese, seppur a stragrande maggioranza musulmana, accetta ogni altra fede religiosa.
Purtroppo però, gli aiuti locali non sono minimamente sufficienti; a Lombok hanno bisogno dell’aiuto degli altri paesi.
Lombok è un’isola che vive di turismo, ma tutti sappiamo che per anni nessuno la sceglierà come meta di vacanze. Ce l’ho hanno insegnato eventi come la bomba nella discoteca di Bali, lo tsunami del 2004 o il terrorismo dell’Egitto. Per questo ora la popolazione di Lombok ha bisogno di aiuto per rialzarsi.
Ogni anno quando torno in Italia, lascio metà del mio cuore in quest’isola meravigliosa che mi ha accolta come una figlia da quando avevo 7 anni.
Ora è il mio turno di fare qualcosa per lei.

Di seguito vi sono diversi modi per fare una donazione, qualunque contributo sarà di fondamentale importanza. Vi ringrazio, dal profondo del cuore.

https://www.gofundme.com/sos-lombok-aiutiamo-i-terremotati
Sito per la raccolta fondi per Lombok lanciata da Silvia Malacarne qui, e altro sito per dare sostegno alla popolazione qui 

 

Comunicato Regione: Politiche per la salute

Esenzione dal ticket per i cittadini coinvolti nel gravissimo incidente di Borgo Panigale

Un decreto del presidente Bonaccini definisce che tutte le prestazioni mediche correlate ai fatti del 6 agosto siano erogabili senza alcun onere a carico delle persone colpite. L’assessore Venturi: “Un atto doveroso nei confronti delle vittime e delle loro famiglie”

Bologna – Tutte le prestazioni mediche correlate al gravissimo incidente stradale con incendio ed esplosioni verificatosi 10 giorni fa nella zona di Borgo Panigale a Bologna, devono essere erogabili senza alcun onere a carico dei cittadini coinvolti, dal primo accesso in Pronto soccorso, che è già stato eseguito in esenzione ticket, alla chiusura dell’evento sanitario.

Lo definisce un decreto del Presidente della Giunta dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, in seguito alla dichiarazione dello stato di crisi regionale conseguente ai fatti del 6 agosto.
Un decreto che riconosce come ancora persistano situazioni di grave disagio per i soggetti coinvolti, a diverso titolo, nell’incidente, e in cui si precisa che la chiusura dell’evento sanitario deve essere definita, a seconda del singolo caso, dal professionista o dallo specialista medico.
Inoltre, si sancisce che non solo l’Azienda Sanitaria che ha preso in carico i soggetti debba attribuire loro un codice di esenzione, ma che per i non residenti in Emilia–Romagna si faccia riferimento alle norme in materia di mobilità interregionale e/o internazionale.

“Si tratta di un atto doveroso nei confronti delle vittime e delle loro famiglie- ha commentato l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi-, peraltro analogo a provvedimenti adottati in situazioni simili, che prevedevano il ricorso a forme di esenzione di ticket a seguito di eventi straordinari. Colgo l’occasione per rimarcare ancora una volta come fin dal primo istante la macchina dell’assistenza sanitaria si sia mossa con una compattezza e un’efficacia che non possono che essere oggetto di lode”.

Il decreto del Presidente, che è stato firmato oggi, sarà pubblicato integralmente sul Bollettino ufficiale telematico della Regione Emilia-Romagna.

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Peruffo (FI), Ponti: “Polemiche politiche inutili, pensiamo a un piano di interventi”

Non entro nel merito della deplorevole polemica politica innescatasi nei giorni scorsi sulla scorta della tragedia di Genova. Come tutti i fatti di questo tipo, purtroppo, spenta l’eco di risonanza mediatica, si rischia di dimenticare troppo in fretta i problemi legati alla sicurezza.
Sono già pervenute segnalazioni ad Autostrade per l’Italia circa le condizioni del ponte autostradale sul Po, nel tratto di collegamento Ferrara Sud-Occhiobello, visto anche il maggior traffico dovuto alla chiusura del ponte di Pontelagoscuro-Santa Maria Maddalena. A queste sollecitazioni la società di gestione ha garantito un monitoraggio costante e un intervento a breve, ci auguriamo sia così. Al contempo auspichiamo si intervenga con la medesima urgenza su tutto il territorio provinciale per scongiurare possibili tragedie.
Mi riferisco in particolare allo stato dei cavalcavia presenti sulla Ferrara Mare, alcuni dei quali visibilmente soggetti all’usura del tempo e all’utilizzo intensivo, con armature delle strutture di cemento armato esposte in più punti.
Forza Italia presenterà una mozione in Consiglio Provinciale per un urgente monitoraggio dei ponti, facendo appello al senso di responsabilità dei soggetti coinvolti, dal Presidente della Provincia ai Sindaci del territorio, perché si attivino prontamente nei confronti di Governo e Regione, oltre che con risorse proprie, per la messa in sicurezza delle opere infrastrutturali.

Paola Peruffo
Coordinatrice provinciale
Forza Italia Ferrara

Pettazzoni (LN): Garantire il contributo di ricostruzione ai fabbricati danneggiati dal terremoto 2012.

Il consigliere del Carroccio Marco Pettazzoni attraverso una interrogazione chiede se la Regione garantira’ il contributo alle imprese colpite dal sisma del 2012 che alla data del 31 12 2018 non hanno completato i lavori di costruzione o ristrutturazione dei fabbricati.

“I termini di scadenza – precisa l’esponente regionale del Carroccio – sono alle porte, infatti la data ultima e’ fissata per dicembre 2018, ma ci sono ancora molte realta’ industriali che non hanno terminato i lavori. Non certo per mancanza di volonta’, ma semplicemente perche’ diverse imprese hanno continuato il ciclo produttivo e allo stesso tempo avviato le ristrutturazioni. Alcune aziende rischiano pertanto di non completare i lavori entro il termine della fine dell’anno e quindi perdere i contributi”

Pettazzoni continua “ i territori colpiti dal sisma rappresentano il cuore pulsante di una importante economia produttiva industriale ed economica della nostra regione; non possiamo permettere che molte aziende non usufriranno piu’del contributo previsto a causa della scadenza dei termini. Ho pertanto presentato una interrogazione alla giunta di viale Aldo Moro per sapere se effettivamente il termine ultimo corrisponde al 31 dicembre 2018 e se la Regione vuole concedere una proroga o comunque come vuole comportarsi nei confronti di queste realta’ industriali “.

Da: Ufficio stampa Lega Nord gruppo Emilia e Romagna

Cinema Castellina

Cinema Castellina
Piazzale Castellina, Ferrara
Venerdì 17 agosto ore 21.30
CAPTAIN FANTASTIC, regia di Matt Ross
Ingresso gratuito
(USA/2015, 120’)

Dal 6 luglio e fino al 24 agosto tutti i venerdì sera Piazzale Castellina si trasforma in un’arena cinematografica estiva con 200 posti a sedere, proponendo 8 titoli della passata stagione cinematografica ad ingresso libero.
La rassegna è sia un’occasione di convivialità e socialità per gli abitanti del quartiere, sia un’occasione di svago per i ferraresi che rimangono in città nel periodo estivo.

Venerdì 17 agosto alle 21.30 in programma c’è CAPTAIN FANTASTIC di Matt Ross, film vincitore all’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, un’avventura emozionante e divertente che vede protagonista Viggo Mortensen.

Ben vive con la moglie e i sei figli, isolato dal mondo nelle foreste del Pacifico nord-occidentale. Cerca di crescere i suoi figli nel migliore dei modi, infondendo in essi una connessione primordiale con la natura. Quando una tragedia colpisce la famiglia, Ben è costretto suo malgrado a lasciare la vita che si era creato, per affrontare il mondo reale, fatto di pericoli ed emozioni che i suoi figli non conoscono.

L’attore Matt Ross, che si cimenta nuovamente dietro la macchina da presa dopo due cortometraggi ed un lungometraggio del 2012, incentra il suo film sul delicato argomento dell’educazione dei figli e delle scelte che i genitori prendono credendo e sperando di fare il loro bene.

Uomini in mare

Questo articolo è stato scritto nell’aprile 2015 ed è rimasto inedito. Senza tale premessa probabilmente nessuno avrebbe immaginato che si tratta di una riflessione fatta tre anni fa, perché nella sostanza nulla è cambiato. Proporlo ora significa evidenziare e ricordare come il tema, che in queste settimane campeggia sui giornali e anima i dibattiti politici e televisivi, non è nuovo. E ciononostante è ancora ben lungi dall’essere risolto… Anzi, si fanno passi indietro. Forse perché la questione è più complessa di come alcuni cercano di farla apparire, ignorando che in gioco c’è la vita, la dignità e la speranza di un decoroso avvenire per migliaia e migliaia di donne, uomini e bambini che hanno diritto, quanto lo ha ciascuno di noi, di coltivare il sogno di un’esistenza migliore. (sg)

 

Uomini in mare, nel Mediterraneo, un mare che i Romani chiamavano ‘mare nostrum’ ma che oggi non riusciamo a controllare, nonostante il progresso intervenuto in duemila anni di storia.

Capita oggi di vedere in tv ragazzi nudi che vengono tirati sulle imbarcazioni partite dai porti italiani nella speranza di contenere un’altra tragedia, per salvare delle vite, per portare al sicuro quelle mani che escono dai flutti del mare in cerca di un’altra mano che a volte viene tesa in tempo e a volte no. Non sempre un marinaio, un finanziere, un carabiniere, un volontario avrà la fortuna, tendendo la sua mano, di incontrare quella di un altro essere umano in tempo per tirarlo all’asciutto.
Una massa di essere umani, uomini, donne, bambini. Persone che si mettono in marcia da un villaggio o da una città Africana e attraversano un deserto, poi Paesi di regimi dittatoriali del Nord Africa e infine il mare, ultima fatica verso il progresso, la civiltà, su imbarcazioni che probabilmente li porteranno solo alla morte.

Un viaggio estenuante, intrapreso non necessariamente perché si fugge da una guerra, e poi perché mai uno dovrebbe poter spostarsi solo se c’è una guerra. Tra i nostri diritti c’è anche quello di prendere un aereo e ‘volare’ da qualche altra parte del mondo. Ma in questo pianeta la dignità umana e i diritti sono riconosciuti in base a criteri specifici tra cui anche la posizione geografica, e capita quindi che queste persone non avendo riconosciuto il diritto alla libera circolazione possano viaggiare verso il sogno di una nuova vita solo in quel modo, pagando alle mafie locali migliaia di dollari per viaggiare in clandestinità, come della merce. E poi, quando scopriranno che non siamo in grado di offrirgli né un lavoro né più dignità del luogo da dove sono partiti, dovranno continuare a restare clandestini perché avranno sempre un debito da estinguere a quelle stesse mafie.
Ma sentono di doverci provare per gli stessi figli che forse perderanno per strada. Cercano disperatamente di raggiungere quella parte del mondo che spreca 1,3 milioni di tonnellate di alimenti, circa un terzo della produzione totale di cibo destinato al consumo umano. Quel mondo in cui lo spreco domestico costa 550 miliardi e ai soli italiani 8,7 miliardi (dati: il Sole24ore). Allora partono verso quel mondo così ricco, immaginando che ci sarà qualcosa per loro, almeno gli scarti, ma che invece non li accoglierà a braccia aperte perché quelle prime mani che li soccorrono al largo della Sicilia e che loro ringraziano sono solo le mani di altri esseri umani, non sono di quel mondo che loro sognano. Lo spreco fa parte del gioco, della società ineguale ma funzionale alla sopravvivenza di un sistema che ha bisogno di ricchi e di poveri, di chi deve chiedere e di chi deve dare. E la regola vale anche se si tratta di sopravvivenza, di bambini che muoiono sotto gli occhi impotenti delle loro madri.

Nel 2011 l’allora ministro Frattini disse che per arginare il problema bisognava sostenere un piano Marshall per l’Africa che includesse aiuti per l’occupazione e la stabilità. Bisognava investire miliardi di euro in cooperazione e abolire le barriere doganali che sbarrano la strada allo sviluppo del Mediterraneo del Sud. Investimenti nell’istruzione superiore, un programma Euro-Mediterraneo che potesse offrire una reale opportunità per quei popoli. Magari si poteva utilizzare una parte di quei 550 miliardi sprecati, magari sarebbe stato un aiuto concreto.

Quindi, politici avvertiti già da tempo. Eppure non si è fatto nulla e ora si propone di bombardare gli scafi prima che partano dai porti nordafricani. Ammesso che si possano bombardare chirurgicamente le navi utilizzate illegalmente, ma dove andranno quelle persone che rimarranno bloccate su quelle coste. Si è forse pensato di istituire dei Consolati con il compito di accettare le domande di ingresso in maniera legale, che possano disbrigare le pratiche di richiesta asilo direttamente in Nord Africa? Un Consolato, un ufficio che abbia la legittimità e condivisione di tutta l’Europa e che permetta a queste persone di non diventare merce, di potere verificare la possibilità di una vita migliore nei nostri Paesi e alla luce del giorno ritornare eventualmente, liberamente alle loro case, se il sogno non si dovesse avverare.

Ma intanto continuano ad arrivare masse di disperati e quando si ragiona su Mafia Capitale si capisce che i centri di accoglienza servono a chi guadagna su queste disgrazie. Se il tanto vituperato Stato si autoesclude dalla gestione di questi centri e li dà in gestione ai privati, abdica dalle sue competenze, diventano come un supermercato che ha bisogno di clienti per poter sopravvivere. I centri di accoglienza hanno bisogno di quelle madri, orfane dei loro figli, per poter lucrare, come un supermercato ha bisogno di clienti, in continuazione perché il mercato non ha pause, deve restare aperto anche di domenica, anche il 1° maggio o il 25 dicembre.

Merce, gli essere umani trattati al pari di una qualsiasi mercanzia. Da affamare nei loro luoghi di provenienza e da sfruttare poi come operai a 5 euro al giorno o come prostitute sulle nostre strade. In questo mondo in cui imperversa la logica dello scambio ineguale e un Paese produttore di cotone come il Burkina Faso che scambia per pochi spiccioli la sua materia prima verso l’occidente che lo trasforma in abiti e moda esportati a caro prezzo in tutto il mondo, Africa compresa.

Un mondo in cui la finanza gioca come al casinò con il destino di interi popoli e si arricchisce con le sue sofferenze. E la finanza è aiutata e sostenuta dagli Stati, quelli più potenti e ricchi.

Chi parlava nella seconda metà degli anni 80 di queste dinamiche attribuiva al debito estero la chiave per estirpare i mali di molti paesi africani. Il debito estero creato ad arte quando il colonialismo, l’intervento armato e il controllo diretto attraverso le guarnigioni sono diventate obsolete e difficili da far digerire alla pur disattenta opinione pubblica. Il debito non si vede, o forse oggi cominciamo a vederlo perché è arrivato anche da noi insieme alla disperazione dei migranti. In Africa il sistema dei prestiti inutili, in progetti inutilizzabili e accettati grazie a governi locali fantoccio o corrotti hanno creato il sapiente gioco degli interessi da restituire, che ha tolto la possibilità di ogni sviluppo, accesso a acqua, cibo, istruzione e dignità.

E la parte del mondo che ha seminato la pianta avvelenata non vuole i suoi frutti, nega il diritto alla libera circolazione, urla indignazione, si divide sul numero di navi da dedicare al pattugliamento del mediterraneo e se far transitare i superstiti verso altri paesi europei. Discute di come far cessare guerre religiose, estremismi, tribalismi con un’altra guerra in nome dell’esportazione della democrazia in luoghi dove non c’è mai stata una rivoluzione francese, ben attenti a lasciare poi tutto come prima. Attenti a che niente cambi, con condimento di aiuti umanitari che non fanno altro che legare all’Occidente le economie povere, impedendone uno sviluppo armonico. L’Africa deve essere lasciata libera di produrre quello di cui ha bisogno, ed utilizzare i suoi prodotti per gli africani. I prestiti portano debito e il debito schiavitù.

E allora, per adesso, non ci resta che sperare che almeno nel Mediterraneo quelle mani di esseri umani che incontrano altre mani tra i flutti del mare, arrivino in tempo per ridare a qualche madre i loro figli. Perché gli Stati, l’Europa, i politici non ci saranno e non arriveranno mai in tempo.

* con citazioni di Thomas Sankarà, Presidente del Burkina Faso dal 1983 al 1987

Comunicato Regione: Mobilità sostenibile

Autobus gratis, istruzioni per l’uso: dal primo settembre parte l’integrazione tariffaria tra bus e treno “Mi muovo anche in città

Le indicazioni della Regione per l’utilizzo dei nuovi abbonamenti integrati per cittadini, studenti e pendolari. Online moduli e informazioni

Bologna – Bus gratis per chi ha l’abbonamento del treno a partire dal prossimo primo settembre. Sono giàpronte le indicazioni e le informazioni necessarie per i cittadini messe a punto dalla Regione: a cominciare da dove andare per acquistare i nuovi abbonamenti e come ottenere i rimborsi per chi ne ha diritto.

Tra poche settimane, grazie a “Mi muovo anche in città”, l’integrazione tariffaria tra treno e bus offerta gratuitamente dalla Regione, chi farà un abbonamento annuale o mensile al servizio ferroviario regionale potrà viaggiare senza pagare il biglietto anche sugli autobus di 13 città dell’Emilia-Romagna: le nove città capoluogo più Carpi, Imola e Faenza. La gratuità dei mezzi pubblici varrà sia nella città di partenza che in quella di arrivo.

Un beneficio per oltre 50mila pendolari, in gran parte lavoratori e studenti. Tra questi ci sono coloro che già in questi anni hanno beneficiato dell’integrazione “Mi Muovo” pagando il trasporto urbano a prezzo ridotto e dal 1 settembre avranno le stesse possibilità di viaggiare nelle aree urbane senza alcun esborso.
In particolare gli abbonati che hanno acquistato un Mi Muovo annuale con validità residua oltre quella data potranno richiedere il rimborso delle quote urbane non godute, a partire dal 10 settembre fino al 10 ottobre 2018.

Come funziona “Mi muovo in città”
Dell’autobus gratuito potranno beneficiare i possessori di abbonamenti annuali o mensili a tariffa Trenitalia per tratte superiori ai 10 Km e i possessori di abbonamenti annuali e mensili a Tper con data anche anteriore al 1 settembre 2018 per le linee Bologna-Portomaggiore, Bologna-Vignola, Ferrara-Codigoro, Suzzara-Ferrara, Parma-Suzzara.

Gli abbonati Tper all’area urbana di Bologna possono utilizzare anche tutti i treni nell’ambito dell’area urbana stessa: il prezzo resta invariato e la Regione compenserà Trenitalia per quest’ultima integrazione.

Cambieranno inoltre forma gli abbonamenti annuali e mensili per viaggiare con i treni regionali di Trenitalia: non più tagliandi di carta ma titoli elettronici caricati sulla tessera “Unica” emessa da Trenitalia oppure sulla tessera “Mi muovo” emessa dalle aziende del trasporto pubblico locale. L’introduzione delle tessere elettroniche “Unica” in un primo tempo riguarderà gli abbonamenti annuali per estendersi anche a tutti i mensili entro il dicembre 2018.

Ci si può dotare di card Unica presso le biglietterie di Trenitalia delle 13 città o della tessera Mi Muovo i presso le biglietterie di Seta, Tep, Tper e Start.
L’integrazione tariffaria è estesa anche a coloro che viaggiano sulla tratta Bologna Centrale-Calderara Bargellino.

http://www.regione.emilia-romagna.it/agenzia-di-informazione-e-comunicazione/stampa/2018/mi-muovo-in-citta

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Comunicato Regione: Ambiente

Rimozione amianto e gestione delle acque, circa 25,7 milioni di euro per importanti progetti in Emilia-Romagna

Pubblicata in Gazzetta ufficiale la delibera che contiene i finanziamenti assegnati dal Cipe. Gli stanziamenti per un nuovo sistema di idraulico e la riqualificazione del lungomare di Rimini (16,9 milioni) e per la rimozione dell’amianto da scuole e ospedali in regione (8,8 milioni). L’assessore Gazzolo: “Risorse frutto del lavoro del Governo Gentiloni. Al più presto i cantieri”

Bologna – Oltre 25,7 milioni di euro per importanti progetti ambientali in Emilia-Romagna: quasi 16,9 milioni per un nuovo sistema di gestione delle acque e la riqualificazione del lungomare di Rimini, altri 8,8 milioni per la rimozione dell’amianto da scuole e ospedali in regione.

E’ stata pubblicata in Gazzetta ufficiale la delibera che contiene i finanziamenti assegnati dal Cipe lo scorso 28 febbraio, “Fondo sviluppo e coesione 2014-2020”, un documento che ha tra gli obiettivi strategici prioritari l’avvio di un piano nazionale di interventi di bonifica da amianto negli edifici pubblici, la mitigazione del rischio idrogeologico, un programma di interventi di adeguamento del sistema fognario e depurativo e di riduzione delle perdite di rete acquedottistica e miglioramento dell’impiego delle risorse idriche.

“La pubblicazione in Gazzetta ufficiale è un passaggio fondamentale che attendevamo per rendere le risorse operative al più presto, trasformandole in cantieri e interventi- commenta Paola Gazzolo, assessore regionale all’Ambiente-. Si tratta di risorse importanti, frutto della collaborazione tra il presidente Stefano Bonaccini e il Governo Gentiloni, che aveva reperito i fondi. Permetteranno di compiere un passo avanti importante per la bonifica dall’amianto di strutture pubbliche strategiche come le scuole e gli ospedali, oltre che un salto di qualità nella gestione del ciclo integrato delle acque e nella riqualificazione di parte del lungomare della città di Rimini, in un’ottica di crescente sicurezza territoriale e qualità ambientale”.

Rimini: arrivano quasi 17 milioni di euro
Due gli interventi che saranno cofinanziati a Rimini, per un totale di 16,877 milioni di euro, grazie alle risorse deliberate. Il primo rientra nel “Piano di salvaguardia della balneazione ottimizzato” e permetterà di chiudere entro il 2020 tutti gli scarichi a mare attraverso un nuovo sistema di gestione delle acque, per alleggerire il carico sul sistema fognario e ridurre il rischio idraulico.
Il secondo progetto riguarda la riqualificazione del lungo mare Sud, che sarà interamente pedonalizzato e interessato da progetti per contrastare i danni prodotti dall’ingressione marina.

Rimozione amianto: circa 9 milioni di euro
Ammontano a 8,8 milioni di euro le risorse stanziate per la rimozione dell’amianto da scuole e ospedali in Emilia-Romagna. I fondi saranno assegnati attraverso un bando regionale ad hoc e gli interventi andranno ad affiancarsi a quelli già realizzati grazie al Piano amianto della Regione Emilia-Romagna.
Negli ultimi 10 anni, l’assessorato regionale alle Politiche ambientali ha destinato oltre 18 milioni di euro di contributi a enti pubblici e aziende per la bonifica. Di questi, 2,7 milioni sono serviti per effettuare rimozioni d’amianto in 20 scuole già mappate dalla Sanità col piano del 1996, oltre ad altre 52 scuole extra mappatura. Inoltre, con i lavori di ricostruzione post sisma 2012 e una spesa complessiva di 3,2 milioni di euro, sono state rimosse e smaltite 6.500 tonnellate di macerie contenenti amianto.

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La STRAFERRARA, una compagnia teatrale dialettale lunga 87 anni

Di: Maria Cristina Nascosi Sandri



La Straferrara, la compagnia stabile dialettale tutta nostra e più ‘antica’, il 14 di agosto prossimo compirà 87 anni, tranche-de-vie capolavoro di una vita, di più vite, mai interrotto, come è noto, nemmeno sotto i bombardamenti della guerra.
Risale, infatti, al 14 di agosto del 1931 – è sempre giusto ricordarlo – l’atto costitutivo che sancisce la nascita della compagine sottoscritto da Ultimo Spadoni, il fondatore, già maturo attore di fama, insieme con un piccolo gruppo di amici, attori per diletto: Mario Bellini, Piero Bellini, Renato Benini, Leonina Guidi Lazzari, Arnaldo Legnani, Umberto Makain, Norma Masieri ed Erge Viadana, la prima e, per certi versi, insuperata Castalda.
La prima recita avvenne il 3 settembre di quell’anno al Teatro dei Cacciatori di Pontelagoscuro con la commedia Pàdar, fiòl e …Stefanìn e la farsa L’unich rimèdi, scritte entrambe da Alfredo Pitteri, grande drammaturgo, attore, figura di eccellente cultura: non è noto a molti che a novembre del 1921 Filippo Tommaso Marinetti, all’inaugurazione della Mostra d’arte futurista e d’avanguardia organizzata a Ravenna da Mario Hyerace, ne presiede il comitato d’onore cui collaborano Alfredo Pitteri e Gualtiero Medri. Le tracce native di questa intellettuale appartenenza ad uno degli -ismi culturali più importanti del Novecento, tutto Italiano si ritrovano, a tutt’oggi, presso la sua sede ‘naturale’, il mitico Caffè Storico – Letterario delle Giubbe Rosse, a Firenze.
Pitteri, scomparso più di 42 anni fa, da annoverare anche tra i ‘maestri del Maestro’ Michelangelo Antonioni – per sua stessa ammissione – è, così, il primo autore a scrivere opere per la Straferrara che, nel tempo, recitò veri ‘classici’ tradotti o, meglio, adattati, come, ad es., la già citata Castalda ( Giovanni Pazzi l’aveva tratta, nel 1902, da La Locandiera, di Carlo Goldoni).
L’opera è, tuttora, cavallo di battaglia della compagnia che, diretta dal 1967 dalla figlia di Spadoni, ‘Cici’ Rossana e dal marito Beppe Faggioli, subentrati al fondatore cav. Ultimo, ha riproposto nel tempo, opere ‘storiche’ come la sunnominata, con un occhio di riguardo al patrimonio culturale collettivo, scelta coerentemente privilegiata della Compagnia, ab ovo.
La storia della Straferrara è la storia di una compagnia di teatro dialettale, certo, ma ‘è’, anche, parte della Storia della ‘sua’ città, Ferrara, sua di origine e di ‘possesso’, trama ed ordito di uno stesso immortale ‘tessuto’, quello delle loro comuni radici. 
Una storia da non dimenticare di ricordare…

Radicali Ferrara: Perché la Lega non vincerà a Ferrara

Si dice: alle comunali 2019 a Ferrara forse vince la Lega. Ma io credo lo si possa escludere.
Qui la Lega è governata da Nicola Lodi, più conosciuto con il buffo nomignolo di Naomo, e da un gruppo che gli somiglia. A costoro sfugge del tutto la dimensione della complessità e democrazia è complessità, in assenza della quale si cade in una dimensione infantile. In assenza di questo aspetto non è possibile acquisire la credibilità necessaria per avere un mandato popolare per il governo della città: oggi tutti, ma davvero tutti, se informati, sanno che dinamiche complesse non possono essere governate da chi riduce ogni aspetto della convivenza a semplificazioni estreme, in ultima analisi ottuse. In particolare in una dimensione cittadina.
La Lega qui sa solo denunciare la criminalità attribuibile ai migranti. Ma chi si farebbe operare da un chirurgo che avesse letto solo un libro di medicina? Chi farebbe costruire un ponte a chi conoscesse solo un aspetto dei calcoli ingegneristici necessari per questo scopo? Nessuno se sano di mente o comunque ragionevole. Ebbene costoro sembrano conoscere, si fa per dire, solo un libro: quello che riporta l’infinita serie di tweet di Salvini. Che non è solo il loro leader nazionale, ma anche e soprattutto, in quanto ministro dell’Interno, il responsabile della sicurezza anche a Ferrara. Non è Tagliani, è Salvini. Sarebbe come dire, a decifrare la loro propaganda al contrario, che a Tagliani va il merito per la diminuzione degli sbarchi. Le persone saranno anche stufe o arrabbiate per mille motivi, ma non sono cretine.
Non sto dicendo che a Ferrara non esista un problema sicurezza o che la sicurezza non sia un diritto fondamentale dei cittadini. E pure non nego l’evidenza, ad esempio, che qui avvengano risse pericolosissime, anche a colpi di machete. E anche non intendo negare che nella convivenza fra ferraresi e migranti l’amministrazione avrebbe potuto fare di più, all’interno delle proprie competenze. Ad esempio mesi fa proponemmo la diffusione in migliaia di copie di un questionario per ascoltare le opinioni e proposte di quanti vivono nelle zone a più alto rischio sicurezza ma l’amministrazione disse di no. Avremmo potuto acquisire un campione significativo del sentire diffuso; certificato e non attribuibile all’opinione di pochi; sarebbe stato un buon punto di partenza per agire: «conoscere per deliberare» resta un fondamento. Ancora: se fossi sindaco avvierei una mappatura, strada per strada, condominio per condominio, caseggiato per caseggiato dei problemi esistenti nella «zona calda», per conoscere la natura della microconflittualità quotidiana fra ferraresi e migranti, a partire da un dato: in questa microconflittualità – qui non sto parlando dei problemi di ordine pubblico – i ferraresi per lo più sono il soggetto più debole, non dobbiamo nascondercelo. E questo lo dice chi da sempre opera per garantire i diritti fondamentali dei migranti, e anche lo fa in questi giorni raccogliendo firme per il progetto Welcoming Europe. Dopo una prima mappatura invierei mediatori culturali ovunque si registrino conflitti evidenti. E forse, chissà, si può ancora fare.
Ancora una considerazione. Nei mesi scorsi abbiamo assistito in Europa a stragi e violenze inaudite ad opera dell’Isis. Talvolta in forma diretta, sempre in forma indiretta, politica, queste violenze bestiali andavano a colpire immigrati e migranti. Molti dissero: ma perché anche loro non protestano? In effetti ci furono numerose manifestazioni di protesta contro l’Isis da parte loro; solo che non tutti lo vennero a sapere in quanto i media non ne parlarono con la stessa intensità rispetto alle stragi. Ma a Ferrara perché stranieri e migranti non organizzano una grande manifestazione contro l’illegalità nella nostra città? contro quelle violenze di pochi che ricadono in termini politici, anche in virtù dei tweet di Salvini, ministro xenofobo, proprio contro di loro?

Mario Zamorani
presidente di Radicali Ferrara

Comunicato Regione: FE/Protezione civile

La Regione potenzia la rete delle strutture di protezione civile da Piacenza a Rimini. Un Piano da 4 milioni di euro per 30 interventi. L’assessore Gazzolo: “Ora anche il Governo faccia la propria parte stanziando risorse nazionali per il Fondo regionale di protezione civile: lo prevede il nuovo Codice di Protezione civile”

Nuove sedi per i Centri unificati provinciali di Piacenza e Ferrara, adeguamento sismico per quelli di Parma e Modena. Risorse per il Polo unificato di Faenza, l’acquisto di mezzi e attrezzature. Interventi su 18 strutture e magazzini comunali, sovracomunali e due distaccamenti dei Vigili del fuoco volontari

Bologna – Due nuovi Centri unificati di protezione civile, a Piacenza e a Ferrara, con il finanziamento del primo stralcio di lavori, e interventi per rendere più sicuri dal punto di vista sismico quelli di Parma e Modena: sono i cuori pulsanti del sistema a livello provinciale, per cui l’obiettivo della Regione è completare le opere necessarie a garantire una sede adeguata in ogni territorio.

E ancora: risorse per migliorare e potenziare 18 tra aree di accoglienza della popolazione, centri polifunzionali, strutture comunali o delle Unioni, oltre che per due distaccamenti dei Vigili del fuoco volontari. E poi acquisto di attrezzature, mezzi e la costruzione magazzini dove ricoverarle compreso, a Faenza, l’avvio del Polo Unificato di protezione civile.

È il pacchetto di 30 interventi su tutte le province, da Piacenza a Rimini, approvato dalla Giunta regionale per potenziare la rete delle strutture di protezione civile dell’Emilia-Romagna. Sono inseriti in un Piano triennale che, fino al 2020, mette in campo 4 milioni di euro. Salgono così ad oltre 9 milioni e 200 mila euro gli investimenti finanziati da inizio mandato.

In particolare sono in arrivo a Piacenza 1 milione 214 mila euro per sette interventi; a Parma 330 mila euro per tre interventi; a Reggio Emilia 770 mila euro per quattro interventi; a Modena 585 mila euro per sei interventi; a Bologna 85 mila euro per tre interventi; a Ferrara 440 mila euro per due interventi; a Ravenna 425 mila euro per due interventi: a Forlì-Cesena 110 mila euro per un intervento infine a Rimini 111 mila euro per 2 interventi.

“Il cambiamento climatico- spiega Paola Gazzolo, assessore regionale alla protezione civile- ci impone di rendere sempre più estesa e attrezzata la rete delle sedi di protezione civile: per questo la Regione ha individuato priorità chiare, a partire dal grande investimento sui Centri unificati, snodi nevralgici per la gestione dell’emergenza su scala provinciale e veri punti di riferimento costanti in ogni territorio. Il Piano approvato conferma l’impegno a fianco di Comuni, Unioni e associazioni di volontariato che ha contraddistinto tutto il mandato del Presidente Bonaccini: entro il 2020, sale ad oltre 9 milioni 200 mila euro il totale delle risorse destinate a ben 114 interventi per nuovi immobili o per adeguare quelli già esistenti alle esigenze locali, con l’intento di rendere sempre più moderno ed efficiente l’intero sistema di protezione civile”.

“Ora- conclude Gazzolo- ci aspettiamo che anche il Governo faccia la propria parte stanziando risorse nazionali per il Fondo regionale di protezione civile: lo prevede il nuovo Codice di Protezione Civile, entrato in vigore a inizio anno, che ha finalmente ripristinato il canale di finanziamento statale destinato anche a sostenere le opere di potenziamento della rete, annullato in passato a partire dal 2009. La prossima Legge di bilancio nazionale deve quindi prevedere le risorse: è fondamentale per rendere le comunità più resilienti e preparate ad affrontare i rischi”.

Gli interventi nel ferrarese
A Ferrara in arrivo 440 mila euro per 2 interventi: la quota maggiore, pari a 400 mila euro, servirà per il primo stralcio dei lavori di realizzazione del Centro unificato provinciale di protezione civile, in continuità con il nuovo Centro unificato per l’emergenza (Cerpic). Altri 40 mila saranno destinati alla riqualificazione del Centro operativo comunale e della sede del volontariato di protezione civile del comune di Cento.

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Caporalato: come evitare che dopo i morti tutto ritorni come prima

COLDIRETTI EMILIA ROMAGNA, IL DISTRETTO PER REALIZZARE UN SISTEMA ETICO

Un distretto contro la piaga del caporalato e contro sistemi commerciali capestro come le aste on line al doppio ribasso che strangolano gli agricoltori. È questa la richiesta che viene da Coldiretti Emilia Romagna all’indomani dei tragici incidenti che hanno funestato il settore della raccolta e del trasporto dei pomodoro in Puglia.
“Per queste dolorose vicende – afferma il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello – si danno le colpe al caporalato e alla ricerca costante di abbassare i costi lungo tutta la filiera, dall’industria alla grande distribuzione: tutte cose vere, che però resterebbero solo parole se il giorno dopo aver pianto i morti si ritornasse come prima. La vera anomalia in tutto il settore del pomodoro – prosegue Tonello –è che si siglano contratti che già in partenza sono al di sotto dei costi di produzione. Questo avviene non solo in Puglia, ma anche in Emilia Romagna, dove l’accordo interprofessionale del pomodoro per la campagna 2018 ha stabilito un prezzo di 79,95 euro a tonnellata, pari al 0,079 centesimi di euro al chilogrammo, quando all’agricoltore un chilo di pomodoro costa almeno 0,09 centesimi al chilogrammo, un prezzo che però nessuno è disposto a riconoscere. La realtà – sottolinea Tonello – è che c’è una continua corsa al ribasso e al profitto che annulla qualsiasi considerazione etica lungo tutta la filiera, a partire dai trasporti fatti con mezzi obsoleti, sempre in lotta contro il tempo, con le conseguenze che abbiamo visto in questi giorni”.
Secondo il presidente di Coldiretti regionale, proprio l’Emilia Romagna, dove il pomodoro viene raccolto tutto a macchina e dove si producono due milioni di tonnellate di pomodoro, quasi un terzo della produzione nazionale, dovrebbe avere il coraggio di fare la scelta di realizzare il distretto del pomodoro, un organismo cui partecipano tutti i soggetti della filiera, dai produttori ai trasportatori, dall’industria alla grande distribuzione, compreso l’ente pubblico.
“Coldiretti lo propone da anni – ricorda Tonello – ma nessuno ha mai voluto fare niente perché è più comodo lasciare l’attuale far west, dove ognuno cerca di strappare un vantaggio in più, con le tragiche conseguenze di questi giorni di cui ci dispiace dire che purtroppo eravamo stati facili profeti. Con il distretto invece tutti soggetti della filiera sarebbero impegnati a rispettare le regole, con l’ente pubblico nel ruolo di certificatore del rispetto delle norme nei vari passaggi lungo tutta la filiera, dalla produzione ai trasporti, dalla trasformazione alla grande distribuzione. In un sistema etico di giusta retribuzione, un chilogrammo di pomodoro verrebbe a costare pochi centesimi in più, ma si tratterebbe di un prodotto di altissima qualità che non può continuare ad essere trattato alla stregua di pomodoro d’importazione di bassa qualità. Se almeno in Emilia Romagna avessimo realizzato già questo strumento – conclude il presidente di Coldiretti Emilia Romagna – forse anche in altre parti d’Italia si sarebbe avviato un sistema di riforme che avrebbe consentito di evitare le tragedie di questi giorni”.

COLDIRETTI EMILIA ROMAGNA – ufficio stampa

Artigiani artisti itineranti al Buskers festival la mostra mercato organizzata da Cna in largo Castello

Sono 28 le attività provenienti da tutta Italia, rappresentative
delle più diverse vocazioni artigianali
Artigiani artisti itineranti al Buskers festival
la mostra mercato organizzata da Cna in largo Castello
Da sabato 18 fino a domenica 26 agosto, in Largo Castello a Ferrara, in occasione del Buskers Festival 2018, appuntamento con la Mostra mercato degli Artigiani artisti itineranti organizzata dalla Cna, vetrina del migliore del migliore artigianato artistico, capace di combinare tradizione e creatività con una precisa impronta di qualità, sapienza manuale, attenzione ai materiali, che contraddistinguono da sempre la produzione made in Italy.
Ventotto le attività protagoniste della mostra mercato ai piedi del Castello, sia ferraresi che provenienti da diverse parti d’Italia. Eccone i nomi: Altrosguardo di Menegatti Mattia, Arizona Shop di Scaldarella Raffaele, Arte de’ Contrari di De Lazzaro Enrico, Baù Alfio, Black Milk di Cardia Giancarlo, Cavalleri Giovanni, Dasca Design di Angeli Davide, Elena DP Creazioni di Elena De Paoli, Epan Production di Angeli Alessandro, Fanipa Gioielli di Paganini Fabrizio, Fanti Barbara, GG Gioielli di Favaro Giulia, Gallina Stefania, La Botteghilla di Bencivenni Ilaria, Laboratorio FRA.NE, Le 100 scimmie di Orlandini Alessia, Longhi Filippo, Mare di Rame di Barbato Marco, Officina Ceramica Artistica di Filippini Greta, Paua di Schiavi Rita, PepeRosa di Baldocchi Silvia, Perruccio Davide, Raccontaterra di Bella Laura, Raggi di Luna di Gabbanelli Patrizia, Sagramoro di Caccia Aggeo, Sogni su Carta di Briatico Roberta, Visconti Carlotta Prasca, Yanez Design di Giovanelli Andrea.
Si va dalla lavorazione della pelle all’oggettistica in ceramica, dalla lavorazione del vetro alla creazione di lampade, dall’abbigliamento alla bigiotteria, dalla grafica alla fotografia. La Mostra mercato è aperta tutti i giorni a partire dalle 17, ad eccezione di domenica 19 agosto, sabato 25 agosto e domenica 26 agosto, giornate in cui aprirà i battenti alle 11.
“La nostra Associazione – sottolinea Luca Grandini, responsabile provinciale di Cna Artistico e Tradizionale – promuove e valorizza l’artigianato e la piccola impresa, guardando non solo alla proposta di contenuti tradizionali, ma anche di quelli innovativi e originali, correlati alle nuove tecniche e tendenze di costume. Il Ferrara Buskers Festival rappresenta, perciò, per noi una straordinaria occasione per presentare a livello internazionale gli il meglio della produzione artigianale del nostro paese, frutto dell’incontro e contaminazione artistica di tante culture e tradizioni. Una grande ricchezza, se pensiamo che tantissime tra le attività presenti al Mercato degli Artigiani Artisti Itineranti sono costituite da giovani .”

Comunicato Regione: Maltempo estivo

Temporali, grandine, pioggia, venti forti e mareggiate: la Regione chiede al Governo la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale

L’assessore Gazzolo: “Situazione simile a quella del 2017, quando il Consiglio dei ministri aveva accolto la nostra richiesta. Chiediamo al nuovo Governo la stessa attenzione e le risorse per intervenire. Lo stato di emergenza condizione anche per i rimborsi dei danni a privati e attività produttive”

Bologna – Piogge intense, grandinate, trombe d’aria, venti forti che hanno spazzato l’intero territorio facendo cadere alberi, pali dell’illuminazione o della rete telefonica e mareggiate sulla costa. La Regione Emilia-Romagna chiede lo stato di emergenza nazionale per i ripetuti episodi di maltempo, molto intensi, che hanno interessato il territorio dal 22 maggio alla fine di luglio. E, appena sarà conclusa la ricognizione dei danni già attivata, lo farà anche per gli eventi che si sono verificati da inizio agosto.
Secondo la prima quantificazione, le conseguenze del maltempo ammontano finora a circa 22 milioni e mezzo di euro, esclusi i danni all’agricoltura tuttora in corso di valutazione. Gli effetti sono stati particolarmente rilevanti per il patrimonio pubblico e hanno interessato 36 tra impianti sportivi e piscine, 30 scuole, 10 palestre, tre biblioteche e due municipi. Decine le strade comunali e provinciali con interruzioni, 150 i fenomeni di dissesto rilevati in Appennino.

“Una situazione eccezionale a fronte della quale chiediamo al Governo la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale- afferma l’assessore regionale alla Protezione civile, Paola Gazzolo-: è fondamentale per ottenere le risorse statali necessarie ad assicurare l’assistenza alla popolazione, gli interventi di ripristino e la messa in sicurezza delle criticità aperte sul territorio, assessore regionale alla protezione civile. La dichiarazione è inoltre la condizione necessaria e imprescindibile- prosegue l’assessore- per garantire i rimborsi ai cittadini privati e alle attività produttive colpite dal maltempo. Nel 2017, proprio a fronte di una simile sequenza di eventi che si sono succeduti per tre mesi da giugno ad agosto, il Governo Gentiloni aveva dichiarato lo stato di emergenza. Ora- conclude Gazzolo- auspichiamo dal Consiglio dei Ministri la stessa attenzione per poter fronteggiare al meglio le conseguenze di fenomeni strettamente legati al cambiamento climatico e compiere il primo passo verso il riconoscimento dei rimborsi a privati e aziende, questi ultimi previsti tra l’altro dal nuovo Codice di protezione civile”.

Sono in tutto 17 le allerte di protezione civile emesse dall’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile dal 1° maggio ad oggi. L’ultima indica un codice colore arancione per temporali in Romagna per l’intera la giornata di domani, 15 agosto.

Sia il centro funzionale sia il centro operativo regionale, attivi presso la stessa Agenzia, hanno operato con turnazioni straordinarie. La Regione ha supportato i Comuni colpiti, che in numerosi casi hanno attivato i centri operativi comunali. A livello provinciale, presso i centri unificati hanno lavorato le sale operative e i centri coordinamento viabilità.

I Vigili del fuoco sono stati impegnati in oltre mille interventi per allagamenti o caduta di alberature. Al loro fianco 121 volontari di protezione civile che hanno fornito un contributo prezioso per la pulizia delle strade, il deflusso delle acque con l’utilizzo di motopompe, il ripristino della viabilità, il soccorso e l’assistenza alla cittadinanza: 35 i volontari del Coordinamento provinciale di Reggio Emilia e altrettanti quelli di Rimini, 20 di Modena, 15 di Ferrara, 10 di Bologna e 6 di Forli-Cesena.

Gli episodi di maltempo dal 22 maggio
Nel periodo tra maggio e luglio 2018 il frequente passaggio di correnti fredde provenienti dall’Europa nord-orientale ha determinato l’ingresso di rapide perturbazioni sulla Pianura Padana che, in presenza di una massa d’aria calda e umida africana, hanno prodotto in Emilia-Romagna condizioni di forte instabilità atmosferica e temporali anche intensi, associati a forti venti e violente grandinate.

Il 22 maggio a San Martino in Rio (Re), si sono allagate strade, oltre ad alcuni piani terra e interrati di abitazioni private.

Il 4 giugno, rovesci e grandinate con chicchi di notevoli dimensioni hanno colpito le province di Piacenza, Parma, Reggio, Modena. A Fidenza e Medesano (Pr), sono caduti chicchi fino a 4 centimetri di diametro, a Noceto hanno raggiunto i 5-7 centimetri. Diversi i danni registrati: a tetti degli immobili, parabrezza e finestrini di veicoli e alle coltivazioni. Nella bassa modenese alcuni locali sono stati allagati presso l’ospedale Santa Maria Bianca di Mirandola. Sempre a Mirandola sono state chiuse due scuole per infiltrazioni di acqua.

Nelle giornate dall’11 al 14 giugno si sono susseguite precipitazioni temporalesche, grandine e forti venti hanno riguardato le province di Piacenza, Parma, Reggio, Modena, Bologna, Ferrara e Ravenna. Smottamenti e allagamenti di strade e sottopassi sono stati segnalati nel reggiano, modenese e bolognese; alberi e rami divelti nel ferrarese.

Eventi simili si sono ripetuti dal 3 al 5 luglio. A Noceto (Pr) si è verificata una tromba d’aria in aperta campagna. È grandinato nel reggiano e in Romagna; forti venti hanno spazzato tutta la regione. Colpita la Val Nure, nel piacentino, con la caduta di alberi e lo scoperchiamento parziale dei tetti di palazzetto e piscina, a Vigolzone. Diffusi anche gli allagamenti di garage e cantine. Nel reggiano, scoperchiata anche la palestra di Scandiano.

Ancora temporali e grandine il 14 luglio, nel piacentino e nel parmense, e il 15 nel modenese e nel bolognese. Il 16 luglio ulteriori fenomeni su tutta l’Emilia-Romagna, in particolare nel parmense, nella pianura tra Modena, Bologna e Ferrara, e in Romagna, nel ravennate e nel riminese. A Molinella (Bo), raffiche di vento raffiche di vento di oltre 110 km/ora. Le piogge, nella bassa bolognese, hanno toccato i 50 millimetri in un’ora.

Di nuovo, sistemi temporaleschi si sono propagati velocemente dal 20 al 23 luglio, raggiungendo l’apice il 21 conallagamenti nelle campagne bolognese, ravennate e a Lido di Dante. Un forte vento di bora ha soffiato sulla costa ferrarese determinando diffuse criticità ai Lidi di Scacchi, Pomposa, Nazioni, Spina, Estensi e Volano.

A questi fenomeni più organizzati e persistenti si sono intercalati eventi meno organizzati, ma capaci a livello locale di determinare conseguenze importanti. Un esempio: il temporale sulla città di Bologna del 29 luglio.

Sono in corso di valutazione le conseguenze degli ultimi eventi del mese di agosto. La ricognizione sarà conclusa a breve, per integrare e completare la richiesta di stato di emergenza nazionale già inviata al Governo.

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