Skip to main content

Giorno: 21 Ottobre 2018

Vigliacchi

Il foro nel vetro
Il pallino rinvenuto in casa
raffaele-rinaldi
Raffaele Rinaldi, direttore dell’associazione Viale K

Questa notte qualcuno ha sparato un piombino contro una delle finestre dell’abitazione di Raffaele Rinaldi, direttore dell’associazione Viale K, attiva da anni nell’accoglienza dei senzatetto e dei migranti. E’ un evidente atto di intimidazione che impone una risposta forte, chiara e immediata dalla città (non avvezza a questo genere di barbarie), dalle sue componenti associative, dalle istituzioni che la rappresentano.
Se qualcuno pensa di trasformare Ferrara in un Far West sappia che troverà questo giornale in prima fila a contrastarlo
A Raffaele, con un fortissimo ideale abbraccio, esprimiamo la nostra piena e totale solidarietà. Siamo con te

DIARIO IN PUBBLICO
Ma i comunisti han sempre fame di bambini

Non inganni la seriosità con cui ho svolto il ‘tema’ della Storia nell’ultima puntata di ‘Diario in pubblico’. Il tempo che viviamo e non certo il ‘disio d’onore’ mi hanno indotto a qualche nota accademica necessaria di fronte alla minaccia dell’abolizione all’esame di maturità della traccia di Storia. Pericolo rientrato? Non so. In questi tempi agitati dai Dioscuri gialloverdi escono continui proclami e immediate ritrattazioni, mentre caterve di bene informati tendono a spiegarci ciò che forse loro stessi non hanno ben chiaro o non hanno capito; come del resto gli stessi Dioscuri.

Cominciamo tuttavia con una immagine consolatoria apparsa su un quotidiano cittadino. Una coppia scende dallo Scalone di Palazzo Comunale, dopo essersi sposata, accompagnata non solo da parenti e amici, ma dai loro fidi pelosi. Lo trovo confortante e amicale.
L’amicizia tra umani e pelosi è un segno di civiltà.
Altrettanto se non più confortante la splendida iniziativa di Monumenti Aperti, la presentazione di diciotto monumenti, novecenteschi in gran parte, spiegati da ragazzi e bambini che, ottimamente preparati dai loro insegnanti, hanno fatto da guide a un flusso ininterrotto di visitatori che hanno affollato quei luoghi. Ho assistito alle presentazioni fatte a Casa Minerbi. Solo qui, in due giorni, 1150 visitatori, e 100 rimandati per eccessivo affollamento, sono stati intrattenuti da piccoli Giorgio Bassani e Giuseppe Dessì che si sono alternati mostrando ottima preparazione e capacità di spiegazione, ma soprattutto assimilazione di ciò che gli insegnanti hanno loro comunicato.
Poteva mancare la polemica? No certo! In questo caso innescata dal portavoce di Fdl Mauro Malaguti che così scrive su un quotidiano cittadino:
“Sabato e domenica scorsi, c’è stata l’iniziativa ‘Monumenti aperti’ in cui si potevano visitare palazzi del ‘900 solitamente chiusi al pubblico. Una iniziativa che mirava a riscoprire un patrimonio architettonico poco conosciuto, con l’opera divulgativa assicurata dagli studenti delle scuole elementari e secondarie di primo grado, che dovevano guidare il pubblico in un percorso di valorizzazione dal punto di vista turistico del nostro patrimonio architettonico e culturale del Novecento, in un programma che prevedeva di approfondire l’evoluzione e la nascita delle correnti artistiche […] Eppure, in tale ‘programma’ i ragazzini di 8-10 anni si sono prodigati, evidentemente ben istruiti, nel recitare anche le aberrazioni della dittatura fascista che, credo, poco abbiano a che vedere con arte e tecniche architettoniche. Per altro, proprio il 16 ottobre ricorre il giorno del rastrellamento nel ghetto ebraico di Roma, ed è sacrosanto ricordarlo, magari nelle opportune sedi e non per bocca di bambini di 8 anni. […] Ennesimo episodio, evidentemente, in cui la sinistra non perde l’occasione per infarcire una iniziativa di stampo culturale con i richiami storici che più gli sono congeniali, evitando accuratamente ogni riferimento contestuale gli sia sgradito […]”.

Non mi sarei permesso di riportare questa sgradevole protesta se l’evidente faziosità con cui è stata scritta non m’inducesse a controbattere come del resto ha fatto un lettore sulla ‘Nuova Ferrara’. Ma davvero si può pensare che i giovani protagonisti di questa ottima iniziativa siano stati indottrinati dai cattivi comunisti che mangiano i bambini? O che gli insegnanti diretti dal Minculpop ferrarese avessero così ben indottrinato i poverini, inducendoli a pericolose dichiarazioni politiche e ad altrettante dimenticanze ‘dell’altra parte’. Ormai la disconnessione tra parole e pensiero induce a sostenere affermazioni che se non avessero un risvolto etico potrebbero apparire ridicole. Proprio sicuro il signor Malaguti che ai bambini di 8 anni (in realtà le guide quasi tutte erano di 12-13 anni) non si possa spiegare la Storia? E che non abbiano diritto di sapere che nelle carceri di Ferrara, ora sede del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah venisse rinchiuso Giorgio Bassani perché ebreo? E che a Ferrara, se ci fossero stati reperti sulle foibe e sulle atrocità commesse dai titini, gli insegnanti non avessero compiuto con eguale competenza e serietà il compito che si erano ripromessi di fare? Fossi in loro, a qualsiasi credo politico appartenessi, mi risentirei della nota del solerte politico.

Altrettanto significativo della piega politica a cui ormai rivolgiamo ogni pensiero, compreso quello delicatissimo e assai complesso della nozione di cultura in una città che si fregia del titolo di ‘città della cultura’, il fondo apparso in un quotidiano cittadino. Leggo infatti l’editoriale del ‘Resto del Carlino’, Cronaca di Ferrara del 14 ottobre 2018. Una piccata protesta per l’accoglienza riservata alla mostra in Castello della collezione Cavallini-Sgarbi; protesta che, secondo l’estensore, “smaschera, al di là delle positive intenzioni di Tagliani, la reale ostilità del mondo culturale ferrarese ufficiale non solo per gli Sgarbi – visti come un corpo estraneo – ma anche per quella straordinaria mostra, a mala pena tollerata. Insomma, una figura un po’ da provinciali nei confronti di due personaggi, magari ingombranti e sopra le righe rispetto allo standard ferrarese, ma protagonisti assoluti della scena culturale, artistica, politica e mediatica italiana”. Non esprimo giudizi sulla mostra – non è qui né il caso né l’intenzione, ma resto assai stupito che l’estensore della nota poco ricordi (o conosca) dello “standard ferrarese” culturale. Forse sarebbe ingeneroso ricordargli le strepitose mostre organizzate da Farina ai Diamanti che portavano a Ferrara le più audaci proposte del mondo contemporaneo o le compagnie più all’avanguardia nel rinnovato teatro comunale poi dedicato ad una delle figure più importante del Novecento culturale: il maestro Abbado. Quindi non sarei così sicuro che lo standard ferrarese sia così provinciale come si vorrebbe far intendere. Un pochino di conoscenza da parte dell’editorialista della storia culturale ferrarese avrebbe evitato un imbarazzante – per lui – giudizio.

Attendo la macchina che mi porterà a Mantova per presentare il bellissimo volume scritto da Andrea Emiliani su Canova ambasciatore del Papa che si reca nel 1815 a Parigi a recuperare le opere d’arte trafugate da Napoleone. Accanto a casa arrivano gli studenti per prendere il bus. Ogni parola è condita col termine forse più diffuso oggi in Italia: c…o, disinvoltamente usata da ragazzi maschi, ma soprattutto femmine che, intendo le ragazze, lo intercalano con la frase “non rompermi i c…i”, quasi un’invidia freudiana per l’organo sessuale maschile. Del loro organo non c’è traccia tra un battere il cinque e abbracciarsi come fanno i giocatori. Mi spiace che vivendo al Nord non venga usato il termine più gentile ‘minchia’ forse sconosciuto a questa eroica gioventù.
Giungiamo a Mantova dopo un’avventurosissima traversata perdendo a ogni svolta la strada e andando dalla parte opposta indicata dal severo tom tom.
Poi il premio. La squisita direttrice dell’archivio in nostro onore estrae dalle segrete stanze dell’edificio la bozza della lettera che Baldassar Castiglione scrisse a Leone X. Un tesoro acquisito dallo Stato l’anno scorso e che qui è stato depositato.
Ci troviamo di fronte al documento che sancisce l’istituzione della cura delle opere d’arte.
Consolati, dopo averla accarezzata, ovviamente con i guanti bianchi, cominciamo il nostro lavoro. Culturale, mi si permetta.

NARRAZIONI
Chi ha dormito nel mio letto?

di Francesco Minimo

Chi ha bevuto dal mio bicchiere, chi ha mangiato nella mia scodella, chi si è seduto sulla mia poltrona? Chi ha usato il mio spazzolino. Chi ha fumato la mia pipa. E soprattutto (quella cosa lo faceva veramente imbestialire) chi ha dormito nel mio letto.
Tutte le notti era la stessa storia.
Piano, ragioniamo, mi chiamo Guido Torelli e questa è la mia casa, di mia esclusiva proprietà, me l’ha lasciata mio zio. Sono figlio unico, niente moglie e niente figli. Cioè a dire che nessuno, dico nessuno, può vantare un qualche diritto sulla mia bellissima casa. Ora, date un’occhiata ai catenacci, alle chiavi (ma chiavi sul serio, non delle yale da due soldi), controllate le sbarre di ferro, le inferriate doppie, i cancelletti di maglia d’acciaio davanti alle portefinestre; insomma, credetemi, in casa mia non entra nemmeno un topino, figuratevi un ladro, un intruso, un vagabondo. Eppure non si riesce a stare in pace. Tutte le notti è la stessa storia.
Ma non era un problema solo del fu ingegner Guido Torelli. Gli altri la pensavano esattamente come lui. Anche gli altri, una trentina o qualcuno in più, gridavano, minacciavano, sbattevano i piedi. Ognuno protestava il suo sacrosanto diritto sul proprio bicchiere (e tutti il medesimo bicchiere), e sulla scodella, la poltrona, lo spazzolino da denti, il vecchio letto di noce. Al numero civico 43 di via Fondobanchetto tutte le notti c’erano discussioni. E non era la solita animata, rissosa, tipica assemblea di condominio, vi giuro, era mille volte peggio.
Fino a mezzanotte filava tutto liscio. Era una zona tranquilla della città, la più antica, il cosiddetto “castrum bizantinum”. Ma ecco, a mezzanotte in punto, l’ora canonica dei fantasmi, iniziava la baraonda. Che durava per ore. Le voci si spegnevano, di colpo, solo con il primo raggio dell’aurora.
Se pensate che tutti i fantasmi, tutte le anime dei trapassati, siano presenze diafane, timide e discrete, malinconiche e amanti del silenzio, siete fuori strada. Questo non era comunque il caso dei proprietari della casa di via Fondobanchetto 43. La quale casa, dall’anno di costruzione ad oggi, era stata ripetutamente oggetto di atti di successione, e donazioni, compravendite, addirittura di un paio d’aste giudiziarie a seguito del fallimento del proprietario.
Non si scappa, de jure tutti i fantasmi inquilini erano titolari del medesimo titolo di proprietà. Il punto era fargli capire che tale titolo, esclusivo fin che si vuole, poteva e doveva essere esercitato in comunione con tutti gli altri aventi diritto. Macché, abituati in vita a disporre di quel bene – dico la casa e tutto ciò in essa contenuto – in modo totale, senza restrizioni di sorta, non gli entrava in testa che il loro nuovo status imponeva un diverso comportamento.
Io, vivo e vegeto se dio vuole, visitando per conto di una stimata agenzia immobiliare la casa infestata (così era rinomata per quel fastidioso baccano notturno e per questo preciso motivo non trovava punto un acquirente) mi sono apposta trattenuto oltre il tramonto, per tutta la notte, fino all’alba. Per spiegare la situazione. Per farli ragionare. Sono un buon parlatore, un ottimo agente, ma non c’è stato verso. Allo scoccare della mezzanotte, non un minuto più tardi, una donna dalla voce stridula si è messa a gridare come un’ossessa: Chi ha mangiato nel mio piatto? Alla sua, si è sovrapposta la voce per me irriconoscibile dell’ingegner Torelli (da vivo ci frequentavamo, era persona mite e dai modi cortesi) sbraitando: Chi ha bevuto dal mio bicchiere? E una terzo, totalmente fuori di sé: E chi ha dormito nel mio letto?
Niente. Non mi hanno fatto nemmeno parlare.

 

(Francesco Minimo – tutti i diritti riservati)
Anteprima in esclusiva per Ferraraitalia del racconto tratto da ‘Noi fantasmi’ di prossima uscita.