Skip to main content

Giorno: 7 Gennaio 2019

Fatturazione elettronica…prosegue il lavoro di Ascom Confcommercio Ferrara

Da: Ufficio Stampa – Ascom Ferrara

“Oltre il 95% delle aziende associate ad Ascom Confcommercio Ferrara hanno già aderito al nuovo sistema fatturazione elettronico (un obbligo di legge dallo scorso 1° gennaio) con la piattaforma proposta dai nostri servizi informatici e commerciali. Un grande lavoro iniziato a settembre scorso e preparato con almeno quindici incontri informativi svolti tra il capoluogo e l’intero territorio provinciale e con la presenza complessiva di oltre un migliaio di imprese che sono intervenute alle presentazioni” spiega il direttore generale di Ascom Ferrara, Davide Urban.
Per la cronaca la prima azienda associata (distributore carburanti) che ha emesso fisicamente, nel 2019, una fattura elettronica (alle ore 12.40 del 2 gennaio) è stata quella di Grandi Marco di Formignana.
“Un percorso nel quale abbiamo cercato di rendere semplice una nuova modalità di fatturazione che oggettivamente implica un cambio drastico nelle procedure, raccogliendo i suggerimenti, i dubbi e le preoccupazioni dei nostri imprenditori soci di fronte a questo cambiamento radicale e presentando nel contempo un prodotto/servizio il più possibile chiaro e semplice per l’uso quotidiano: lo scopo è andare realmente incontro alla semplificazione a favore di chi faccia impresa e dei cittadini contribuenti in generale. Un lavoro che ovviamente non è terminato certo ma anzi sarà sempre più intenso sopratutto in questa fase di ovvia transizione realizzando un servizio che è anche dal punto di vista dell’investimento economico risulta competitivo e ragionevole rispetto alla complessità della dinamiche in atto” conclude Urban.

Medico di base: si cambia!

Da: Segretario Regionale Democrazia Cristiana Emilia Romagna

La riforma sanitaria – che a fine 2018 ha compiuto 40 anni – ha illusoriamente garantito l’assistenza uguale, generalizzata e gratuita per tutti; illusoria, perché fra ticket, tempi d’attesa, riduzione di prestazioni, i cittadini sono stati allontanati dalle cure -specie oggi- ricevendo due tipi di assistenza: una per chi paga -ed esce così dal sistema schiettamente pubblico- e un’altra per chi non può pagare -e aspetta e rischia e soffre-.
Partiamo dal basso: il medico di base che doveva curare sul territorio subito e facilmente i propri iscritti si ritrova oberato di compiti burocratici imposti da logiche di budget e contenimento dei costi -come la spesa per i farmaci- e pressato da lunghe file di malati: e dove trovare il tempo per visitare con tanta gente in sala d’aspetto?
Allora è naturale che lievitino le richieste di esami clinici, visite specialistiche e ricoveri, anche se l’Usl con metodiche sempre più stringenti e controlli, fa di tutto per limitarle, a prescindere.
Il problema è, al di là dell’impegno del medico di base, che il sistema porta a guardare l’orologio più che il malato: oggi più che mai evidente nelle successive visite specialistiche richieste con un “tempario” da catena di montaggio anche per contenere i tempi delle liste d’attesa.
Stride, poi, che il medico di base abbia ancora un doppio trattamento: impiego da dipendente pubblico (per ferie, riposi, festivi, per festivi, ottimi emolumenti che per i massimalisti sfiorano cifre da capogiro … ecc.…) e attività libero professionale senza limiti -lavora qualche ora, quando vuole, quando può e poi si fa altro, con la gente che affolla l’ambulatorio.
Noi proponiamo, dunque, che ogni cittadino vada dal medico che vuole, quando ne ha bisogno, abolendo così un sistema vecchio.
L’Usl fornisce a tutti i medici della provincia iscritti all’Ordine il ricettario; la loro retribuzione sarà a notula per singola prestazione professionale a tariffa concordata; così si favorirà un rapporto sanitario facile realizzandosi la vera libera scelta basata sulla capacità professionale e al rapporto di fiducia e non alla sola appartenenza ad un elenco con estenuanti code per sostituire il medico quando va in pensione.

Nuova salatura della rete stradale provinciale

Da: Ufficio Stampa Provincia di Ferrara

La Provincia decide per una terza salatura degli 850 chilometri della rete viaria di competenza.
La decisione è stata presa dopo avere consultato i bollettini meteo che prevedono temperature anche sotto lo zero per i prossimi giorni. Il sale sulle strade, quindi, previene la formazione del ghiaccio e garantisce maggiori condizioni di sicurezza per chi guida.
Tutti i mezzi a disposizione dotati di spargisale saranno sulle strade nelle prime ore del pomeriggio, per concludere l’operazione di messa in sicurezza entro sera, quando cioè le temperature sono date in ulteriore calo.
Ciascuna salatura sulla rete viaria provinciale costa circa 30mila euro e con questa terza operazione l’amministrazione guidata da Barbara Paron arriva a spendere, finora, 90mila euro per garantire la sicurezza stradale.
La salatura strade provinciali è stata concordata con il Comune di Ferrara e comprende la messa in sicurezza, da parte della Provincia, anche di tutte la vie d’accesso al polo ospedaliero di Cona.

Auto a sgommare in Piazza Municipale? no grazie

Da: Ufficio stampa

Grazie al Governo del “cambiamento” libera circolazione alle auto
elettriche e ibride anche in Piazza Municipale, Via Garibaldi,
Bersaglieri del Po, Mazzini e San Romano. Il Comune salvi il nostro
Centro Storico. Question Time di Fiorentini.

Dichiarazione di Leonardo Fiorentini, consigliere comunale indipendente
per Sinistra Italiana:

“A volte si scherza, come fosse uno spauracchio, sull’eventuale “arrivo
dei barbari”. Poi si leggono i provvedimenti del Governo del cosiddetto
cambiamento e si capisce che l’espressione comincia ad essere purtroppo
più che attuale. Il Governo ha infatti previsto nella Legge di Bilancio,
quella votata senza alcuna discussione con voto di fiducia negli ultimi
giorni dell’anno scorso, di permettere “in ogni caso” l’ingresso alle
auto ibride ed elettriche a ZTL ed Aree Pedonali previste dai Comuni.

Una norma assurda, che consente a chiunque possegga un’auto a trazione
anche solo parzialmente elettrica di entrare senza alcun titolo (o
motivo reale) addirittura nelle aree pedonali. Una norma in contrasto
con la ratio della normativa di tutela dei centri storici, di quella di
tutela della qualità dell’aria e della sicurezza stradale. A Ferrara
vorrebbe dire vedere quasi 600 auto (dati 2017) poter circolare un
sabato pomeriggio di saldi in Bersaglieri del Po, Mazzini, Garibaldi e
San Romano senza che nessuno possa fermarle. E poi magari vederle farsi
una bella sgommata in Piazza Municipale.

Perché se il tema è agevolare la transizione all’elettrico per la
mobilità privata, la soluzione non è certo permettere ai SUV ibridi –
che per dimensioni e motorizzazione consumano e inquinano quanto e più
un’auto alimentata tradizionalmente – di entrare nei centri storici. Di
fatto poi si promuove così un privilegio censuario, perchè anche la più
piccola macchina elettrica o ibrida costa spesso molto di più, anche con
gli incentivi governativi, dello stesso modello ad alimentazione
fossile. Nei mesi scorsi abbiamo dibattuto anche in Consiglio Comunale
sulla possibilità di permettere l’accesso alle sole ZTL ai veicoli
elettrici. Era quella una discussione che – pur non convincendomi –
forse poteva anche avere un senso, se limitata nel tempo, e visti i
numeri molto limitati in ballo (6 auto elettriche nel nostro comune nel
2017).

Ma oggi il Governo ha concesso alle vetture ibride ed elettriche di
entrare addirittura nelle aree pedonali laddove, in teoria, anche le
biciclette dovrebbero essere condotte a mano. Se ci aggiungiamo che la
dotazione di fondi per la mobilità ciclabile è passata dai 372 milioni
di euro per la rete ciclabile nazionale del Governo precedente ai 2
milioni per le “autostrade ciclabili” (pessimi anche nella forma) il
quadro è chiaro. Attila forse non avrebbe fatto di peggio.

Prendo atto del dietrofront di un Sottosegretario del M5S, che però
conferma solo di governare a sua insaputa. Non sappiamo se, quando e
come il provvedimento sarà abolito o modificato dai pentaleghisti. Nel
frattempo è bene che il Comune trovi subito qualche escamotage per
evitare il caos e salvare il nostro Centro Storico. Per questo ho
presentato oggi un Question Time a cui sarà probabilmente data risposta
già al prossimo consiglio comunale.”

Lotteria Solidarietà Estrazione 7.01.2019

Da: Made Eventi

FERRARA. Domenica 6 gennaio si sono conclusi i 50 giorni di eventi che hanno animato il centro cittadino nell’ambito delle manifestazioni del Natale e Capodanno a Ferrara, organizzate dall’ATI Cultura Eventi e Società (Delphi International, Made Eventi e Sapori d’Amare), e realizzate grazie al sostegno del Comune di Ferrara e della Camera di Commercio, insieme a Visit Ferrara.

.

All’interno del Fideuram Christmas Village, davanti ad un foltissimo gruppo di persone che hanno acquistato il biglietto, alle ore 17.30 si è tenuta l’attesissima estrazione della lotteria della solidarietà, giunta quest’anno all’ottava edizione.
Anche quest’anno i biglietti venduti sono stati migliaia, ben 41.204. Hanno partecipato alla vendita dei biglietti 72 enti senza scopo di lucro di Ferrara e provincia, con il coordinamento di Agire Sociale. Il ricavato che, al netto delle spese, andrà a queste organizzazioni no profit a sostegno delle loro attività è in totale di euro 25.841,90.

I premi quest’anno sono stati particolarmente importanti: partendo dal 4° premio, è stata messa in palio una City Bike uomo, il terzo premio prevede un Smart TV Wifi 32’, il secondo premio, grazie al Gruppo Tomasi Tourism, consiste in un fantastico soggiorno presso l’Airone Bianco di Lido delle Nazioni. Venendo al primo premio, quest’anno è stata messa in palio una meravigliosa Jeep Renegade Longitude. Un premio di grande valore che è stato possibile grazie alla collaborazione con Ghedini Automobili.

Il 1° premio corrisponde al biglietto 05956
Il 2° premio corrisponde al biglietto 45145
Il 3° premio corrisponde al biglietto 18332
Il 4° premio corrisponde al biglietto 21005

Nomina del prof. Luigi Pepe a professore emerito dell’Università di Ferrara

Da: Organizzatori

Laudatio del Prof. Emerito Luigi Pepe, letta il 20 dicembre 2018 dalla prof. Alessandra Fiocca, all’apertura dell’Anno Accademico 2018/19 dell’Università degli Studi di Ferrara, 628° dalla fondazione.

Magnifico Rettore, gentili colleghi, colleghe, studenti, studentesse e graditi ospiti, è per me un grande piacere e un onore essere qui a illustrare la carriera del mio maestro, la cui partecipazione attiva e costante alla vita accademica ferrarese data da oltre quarant’anni.

Il professore Luigi Pepe è nato a Piedimonte Matese (Caserta) nel 1947. Dopo la laurea in matematica conseguita a ventidue anni all’Università di Pisa è diventato assistente nella stessa università, e successivamente ha insegnato nelle Università di Ferrara e Trento. All’età di ventotto anni, nel 1976, ha vinto il concorso per un posto di Professore Ordinario di analisi matematica all’Università di Ferrara, un avvenimento eccezionale anche per quei tempi. Alcuni risultati ottenuti sulle superfici minime e i sistemi di equazioni quasi lineari furono citati nelle conferenze generali del congresso internazionale dei matematici di Nizza (1970) e ancora oggi sono presenti nella letteratura matematica. Dal 1986 ha ricoperto la cattedra di Storia della Matematica.

Ha svolto corsi per l’INDAM, e nelle Università di Trento e Ferrara di analisi matematica, calcolo delle variazioni, analisi superiore, meccanica superiore, storia della matematica, storia degli insegnamenti matematici.

E’ stato invitato a tenere conferenze in molte università all’estero (Parigi VII, Parigi ENS, Lione, Nantes, Cambridge, Saragozza, Valencia, Los Angeles, Hyderabad, Beijing, Hanover, Montpellier, Liège, Moscow, Amsterdam …) e nelle principali università del territorio nazionale.

E’ membro di comitati scientifici di diverse riviste italiane (Physis, Annali di Storia delle Università Italiane, Educazione Matematica, Annali di Ferrara), della rivista sulla storia della matematica dell’Accademia delle Scienze della Russia (Russian Science Academy’s journal on the history of mathematics) ed è co-editore del Bollettino di storia delle scienze matematiche.

Ha ricoperto molti incarichi istituzionali all’Università di Ferrara (presidente del corso di studio in matematica, membro del senato accademico allargato, membro del consiglio di amministrazione, ecc.).

E’ autore di oltre 250 pubblicazioni scientifiche su temi di analisi matematica e di storia della matematica, uscite su riviste specializzate, sia italiane che straniere, e in volumi curati da studiosi di alta qualificazione scientifica.

Molti dei suoi lavori, in gran parte ad un solo nome, tra i quali una ventina di volumi monografici, hanno nel titolo la parola ‘Italia’ o il nome di un autore italiano e attivo in Italia. Per questo egli si considera patriota e non nazionalista secondo la celebre distinzione di Adolfo Omodeo: nazione nasconde qualcosa di assoluto, patria indica un’affezione privilegiata che può coesistere con quella per altre patrie.
Grazie a suoi interventi la corrispondenza di Vilfredo Pareto è stata assicurata all’Italia, l’archivio di Gaetano Salvemini è stato messo in sicurezza, e il professor Pepe ha contribuito al radicamento ferrarese della Fondazione Giorgio Bassani e alle celebrazioni nazionali per Vincenzo Monti. Fa altresì parte dei comitati scientifici per la pubblicazione delle opere di Gaetano Salvemini, e per l’edizione nazionale delle opere di Ruggero Boscovich. Considera suo grande onore il far parte delle istituzioni culturali ferraresi più antiche: l’Accademia delle Scienze di Ferrara, la Società Ferrarese di Storia Patria, il Comitato Ferrarese per la Storia del Risorgimento Italiano.

Come ho già sottolineato, dal 1986 ha ricoperto la cattedra di Storia della Matematica
Si tratta di un avvenimento importante a livello nazionale. La storia della matematica è stata coltivata in passato in Italia da illustri matematici. Nell’ottocento Guglielmo Libri ha scritto un’opera magistrale in quattro volumi Histoire des Sciences Mathématiques en Italie, e a distanza di pochi anni Baldassarre Boncompagni ha pubblicato la prima rivista in Europa di storia della matematica a carattere internazionale. In seguito Antonio Favaro, Pietro Riccardi, Ettore Bortolotti, ma anche Federico Enriques, Gino Loria, e tanti altri hanno continuato gli studi sulla storia delle scienze matematiche con particolare attenzione all’Italia. Questi studi hanno tuttavia vissuto fasi alterne, momenti di maggiore e momenti di minor risalto e cura.

Il prof. Pepe, insieme a Enrico Giusti, e su sollecitazione di Carlo Pucci, iniziò a occuparsi di storia della matematica alla fine degli anni settanta del secolo scorso. Una spinta in questa direzione gli venne dalla passione di bibliofilo, che gli era stata trasmessa dal collega Mario Fiorentini. A incoraggiare Pepe e Giusti a lavorare in questo ambito ci pensò anche Clifford Truesdell, un riferimento internazionale per questo tipo di studi, professore a Baltimora e fondatore degli Archive for the history of exact sciences, osservando che essa veniva coltivata in genere da studiosi ai limiti della pensione, mentre necessitava di ben altre energie. Storici delle scienze e della filosofia come Eugenio Garin e Ludovico Geymonat favorirono in quegli anni e in vario modo il ritorno, dopo decenni di regressione, agli studi originali di prima mano.

Ha svolto per decenni un’importante azione di promozione delle ricerche in storia delle matematiche organizzando convegni nazionali e internazionali con il patrocinio dell’Istituto Nazionale di Alta Matematica, della Scuola Normale Superiore, del CISUI. In quegli anni è stata fondata una rivista (il Bollettino di storia delle scienze matematiche), creata la Società Italiana di Storia delle matematiche che il professor Pepe ha presieduto per sei anni e che oggi conta circa 150 membri. Purtroppo oggi stiamo vivendo tempi molto difficili per la disciplina. Da una parte i parametri ANVUR inadeguati alla valutazione della produzione scientifica nel settore della storia delle scienze matematiche (in cui sono importati le monografie, le edizioni critiche, i saggi su volumi, tutti prodotti ignorati dall’ANVUR, fortunatamente non dalla VQR, alla quale il nostro settore ha dato un contributo significativo), dall’altra le poche risorse per tutti.

Prima di concludere vorrei, tuttavia, fermare la vostra attenzione su un aspetto della ricerca del prof. Pepe che merita in questa sede di essere sottolineato doppiamente. Si tratta delle ricerche volte a illustrare la storia delle scienze matematiche nell’università di Ferrara e più in generale la storia dell’ateneo stesso. Furono proprio le ricerche sulla storia delle matematiche a Ferrara che mi diedero modo di collaborazione col prof. Pepe e di avviarmi verso questo ambito disciplinare. Dal prof. Pepe ho imparato che una ricerca storica si svolge frequentando archivi e biblioteche, e che solo risalendo alle fonti primarie si può aggiungere conoscenza. E come non ricordare allora l’attività svolta dal prof. Pepe per preservare e sviluppare il patrimonio della biblioteca del Dipartimento di Matematica e Informatica, in particolare arricchendolo con le edizioni più recenti delle opere dei grandi matematici, un fiore all’occhiello della nostra biblioteca.
Un avvio degli studi del professor Pepe rivolti alla storia della matematica si ebbe nel 1981 proprio a Ferrara per celebrare i 350 dalla nascita di Gianfrancesco Malfatti, professore a Ferrara nell’Università riformata del 1771 e matematico tra i più originali in Italia tra Settecento e Ottocento. Malfatti era ben noto alla letteratura internazionale, ma gli studi su di lui erano fermi da molti anni: su iniziativa dell’Unione matematica Italiana i suoi lavori furono raccolti in due volumi della Collana dei Grandi matematici Italiani. Il convegno Malfatti mise in luce anche le notevoli possibilità di studio che si aprivano, anche a livello internazionale, riguardo ad una storia non di occasione delle università italiane, le più antiche dell’Europa. Da questa esigenza nacque il Centro Interuniversitario per la Storia delle Università Italiane (CISUI), coordinato per molti anni da Gian Paolo Brizzi
Prendeva corpo intanto il programma di ricerca sulla storia delle matematiche e delle Università: il contesto non poteva essere che quello internazionale, ma l’ambito degli studi doveva partire dal ricco patrimonio documentario presente in Italia. Nascevano così gli studi sulla diffusione in Italia del calcolo differenziale e integrale e della geometria cartesiana, lo studio della trattatistica matematica nel Settecento e, in questo ambito, degli inediti di Lagrange negli anni torinesi, condotti in collaborazione con Maria Teresa Borgato. I risultati furono esposti nei più importanti convegni internazionali degli anni ottanta dedicati a Leibniz, Descartes, Newton ad Hanover, Amsterdam, Parigi, Cambridge.
Le ricerche d’archivio iniziate in Italia si estesero in Germania, Svizzera, Francia, Inghilterra. Particolarmente interessanti si rivelarono gli archivi parigini: Institut de France, Académie des sciences, Ecole des Ponts et chaussées, Archives nationales, Ministère des affaires étrangères, ove furono rivenuti importanti documenti riguardanti i rapporti scientifici tra Italia e Francia: corrispondenze di Monge, Condorcet, Prony e ancora di Lagrange. Un singolare ritrovamento riguardò uno studioso allora quasi sconosciuto, Alfonso Bonfioli Malvezzi, dando luogo alla pubblicazione di un volume di suoi inediti, tra i quali il resoconto di un viaggio in Europa che lo portò anche a visitare Voltaire. Anche il viaggio in Italia di Monge, in compagnia di Napoleone, diede luogo ad un volume assai apprezzato anche dagli storici dell’arte e delle Costituzioni politiche(in collaborazione con Sandro Cardinali). Frutto di ricerche in archivi internazionali fu anche il suo volume sugli Istituti nazionali, Accademie e società scientifiche nell’Europa napoleonica, nel quale viene descritta la formazione del modello di istituzione scientifica nazionale che ha dominato in Europa dagli inizi dell’Ottocento alla metà del secolo scorso.
Luigi Pepe non ha mai ritenuto che questi studi, internazionalmente impostati e collocati, fossero di ordine superiore ad altri riguardanti matematici che hanno insegnato e ricercato con onore in ambito ferrarese o regionale. Oltre alle opere di Malfatti, ha infatti pubblicato nella Collana dei Grandi matematici le opere del matematico ravennate Giuseppe Vitali, e quelle di Cesare Arzelà che per decenni ha illustrato l’analisi matematica nell’Università di Bologna. Un suo ambito di studi ancora più ancorato al territorio ha riguardato la storia dell’Università di Ferrara (i primi lavori sono stati condotti in collaborazione con Alessandra Fiocca) e gli insegnamenti nei collegi della Riforma cattolica, in particolare nei collegi gesuitici e nel collegio Alberoni di Piacenza. Al termine di un trentennale lavoro di archivio e di ricerca libraria ha dato alle stampe una monografia sulla storia degli insegnamenti matematici in Italia, utilizzata per le sue lezioni a Ferrara e per presentare agli studiosi un’ampia scelta di manuali di matematica dal Cinquecento al primo Novecento nel sito Mathematica Italiana della Scuola Normale Superiore, che ha contribuito a creare.

Il Dipartimento di Matematica e Informatica ha potuto fino a pochi anni sostenere un’ampia offerta formativa nell’ambito delle discipline del settore Mat 04 comprendenti insegnamenti di didattica e di storia della matematica, rivolti principalmente a quegli studenti che si avviano alla professione di insegnante. Questo grazie alla tenace opera del prof. Pepe, e col sostegno dei suoi collaboratori. Ci auguriamo che tutto questo lavoro non vada disperso.

A nome di tutti noi che ci possiamo riconoscere come suoi allievi un grazie sincero e un auspicio che l’attività scientifica e di impegno civile del prof. Luigi Pepe, possa continuare a lungo con la qualifica di Professore Emerito dell’Università di Ferrara, meritatamente conseguita.

La Befana del poliziotto 2019

Da: Organizzatori

Come da 13 anni or sono, si è svolta l’iniziativa benefica La Befana del Poliziotto Penitenziario, quest’anno in partnership con il Comando dei Vigili del Fuoco di Ferrara a testimonianza che la solidarietà unisce.
Nel primo pomeriggio della festa dell’Epifania, una rappresentanza del Reparto di Polizia Penitenziaria della C.c. Costantino SATTA di Ferrara ed una delegazione del Comando dei Vigili del Fuoco di Ferrara si sono recati presso il Reparto di Pediatria del Presidio Ospedaliero di Cona (Fe), grazie alla disponibilità anche dei Dirigenti della struttura.
La visita è stata allietata dagli operatori, giocosi ed allegri, della Associazione Vola nel Cuore Onlus, esperti in volontariato e clawnterapia e dai volontari della Associazione Giulia.
Stupiti della visita a sorpresa i piccoli degenti e i loro fratellini spesso presenti che hanno ricevuto i giocattoli da Parte della Polizia Penitenziaria, grazie alla generoso contributo del negozio Giocheria Ferrara, in Via Ferrari, che si ringrazia per il prezioso gesto di attenzione e solidarietà ed hanno ricevuto una calza piena di cioccolate e dolci donata dai Vigili del Fuoco.
Ma non sono mancati giochi, gag e performance di musica che hanno, per qualche minuto, allietato momenti non facili dei bimbi oggi ricoverati e dei loro genitori e parenti.

Margherita Giacobino parla del suo romanzo L’età ridicola

Da: Centro Documentazione Donna

Giovedì 10 gennaio 2019 ore 18 presso Biblioteca del Centro Documentazione Donna in via Terranuova 12/b – Ferrara

Una vecchia quasi novantenne vive sola in un appartamento nel centro di Torino, in compagnia dei ricordi di Nora, la donna che ha amato più di se stessa e che è morta da più di un decennio. Ora ha solo due creature di cui prendersi cura, Veleno, il felino matusalemme, e la dolce Malvina, l’amica di tutta la vita, che vede procedere a piccoli passi incerti sui sentieri della demenza. Le sue giornate sono cadenzate dalla presenza di Gabriela, giovane governante proveniente da un Paese dell’Est.

Il libro è una dichiarazione d’amore per la vita. La vita per quello che è, più che mai in questo nostro tempo orfano di ogni possibile sol dell’avvenire, intento a fare i conti con ciò che resta dopo la rinuncia a credere in un senso delle cose, divino o umano che fosse.

Il ridicolo del titolo può riferirsi all’età della vecchia o alla nostra epoca, in ogni caso il ridicolo è il sentimento di ilarità che meglio di altri può proteggerci davanti all’assurdo ed è il più consigliabile da coltivare per fare i conti con la vita stessa.

Margherita Giacobino, da Un’americana a Parigi (pubblicato nel 1993 con lo pseudonimo di Elinor Rigby e ripubblicato nel 2018 da Il dito e la luna) e Casalinghe all’inferno, del 1996, seguiti da altri sei romanzi (di cui La morte giovane, pubblicato con lo pseudonimo di Rita Gatto) fino a questo L’età ridicola del 2018 si è affermata come una delle scrittrici più apprezzate e amate da un pubblico non solo lgbt. Tradotta in numerosi paesi è autrice anche di saggi sulla letteratura lesbica e curatrice di una collana della casa editrice Il dito e la luna.

La presentazione è organizzata in collaborazione con Arcilesbica Ferrara

Chiediamo Che Il Sindaco Di Ferrara Si Opponga Concretamente Al Decreto Sicurezza Di Salvini

Da: Rifondazione comunista Ferrara

Rifondazione Comunista si unisce alla richiesta del gruppo GAD (Gruppo Anti Discriminazioni) rivolta al sindaco Tagliani di disobbedire al Decreto (IN)Sicurezza perché nell’escalation di disumanità a cui stiamo assistendo le parole non sono sufficienti, servono fatti concreti. La disumanità non è solo nelle politiche del governo, ma anche intorno a noi. Ricordiamo il recente episodio di aggressione a sfondo razziale avvenuto pochi giorni fa in pieno centro a Ferrara ai danni di un ragazzo ivoriano o il barbaro gesto del vicesindaco di Trieste che si è vantato in questi giorni di gran freddo, di aver ripulito la sua città buttando in un cassonetto le coperte di un senzatetto.
Contro l’applicazione burocratica di norme ripugnanti chiediamo uno straordinario atto di disobbedienza civile, azioni concrete a tutela di persone che non possono difendersi dalle conseguenze di provvedimenti profondamente ingiusti. Il sindaco Tagliani afferma che a suo parere il decreto Salvini viola l’art. 3 della Costituzione, dove si recita che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Crediamo che il sindaco abbia ragione, e proprio per questo non può limitarsi a dichiarazioni cerchiobottiste e ad una burocratica applicazione di norme ripugnanti. Inoltre ricordiamo in tal senso, l’articolo 10 sempre della Costituzione con riferimenti ad impegni internazionali assunti e l’articolo 26 della Convenzione di Ginevra.
L’applicazione del Decreto (IN)Sicurezza prevede un’eliminazione della protezione umanitaria ai migranti inseriti nei progetti di accoglienza, privandoli dei documenti di riconoscimento, limitandone l’accesso all’assistenza sanitaria ed escludendoli da ogni percorso di inserimento sociale e lavorativo. Il ministro Salvini non fa altro che fomentare allarme sociale per l’imminente campagna elettorale, costringendo sulla strada e spingendole alla marginalità centinaia di persone. Non contrastare le conseguenze di quel decreto fa solo il gioco del Ministro dell’Interno.
Riteniamo che la disobbedienza al Decreto (IN)Sicurezza possa essere un efficace strumento di lotta politica, e per questo invitiamo Tagliani a ripensarci, mettendo da parte il timore di perdere consenso elettorale, e a tradurre in azioni concrete la sua contrarietà al decreto e connotare la nostra bella città rinascimentale come accogliente, inclusiva e solidale!
Invitiamo anche tutti i sindaci della provincia di Ferrara a seguire l’esempio dei primi cittadini di Palermo e Napoli che pongono come guida della loro azione prima di tutto il rispetto dei diritti costituzionali e umani.

Nota su candidata Fusari

Da:Il Coordinamento Provinciale di Mdp – Articolo 1 di Ferrara

Leggiamo ora, da un articolo pubblicato su Il Resto del Carlino, di un appoggio di Articolo Uno alla candidatura di Roberta Fusari. Rispetto ai contenuti del pezzo in oggetto, ci premono due precisazioni.
Anzitutto preferiremo non essere indicati come bersaniani. Mdp è infatti un movimento eterogeneo che non si esaurisce certo in quella parte del Partito Democratico, non solo ex bersaniana, che decise di fuoriuscire in aperto conflitto con le politiche neoliberiste sostenute in quel contesto, ma include anche anime differenti, provenienti dal ben più vasto arcipelago della sinistra di questo paese.
In subordine, per quanto riguarda la succitata candidata, vogliamo esplicitare con fermezza che nessuno dei candidati oggi in campo ha ricevuto fino ad ora il nostro sostegno. Che non verrà prima di un confronto serrato sui contenuti e programmi che ciascun candidato del centro sinistra che cerchi il nostro appoggio sta predisponendo. Abbiamo chiarito in ogni occasione la priorità che riserviamo ai contenuti e la necessità di segnare una decisa discontinuità.
Pertanto auspichiamo che tutte le forze presenti in città, desiderose di costruire un’alternativa a destra e populismi, si impegnino a realizzare una proposta programmatica generosa e coinvolgente. Mai come in questa fase è necessario che aspirazioni personali e partitiche vengano abbandonate in favore di un obiettivo irrinunciabile, ovvero restituire speranza ai cittadini, risparmiando alla nostra comunità un destino triste conflittuale. Continuiamo a ritenere che tale risultato sia conseguibile solo coinvolgendo tutte le esperienze virtuose sin qui emerse, a partire dagli interessanti laboratori civici sorti di recente. È in questi spazi ampi che vanno valutate proposte e soluzioni. Ogni imposizione proveniente dalla solita politica incurante della necessità di innovare, superando rigidi rituali e pericolose abitudini, rischierebbe di condannarci al fallimento.

DIARIO IN PUBBLICO
Sull’onda delle canzoni

Che noia le feste! Che noia ascoltare i sapientini che discettano per ore su tutti i talkshow, chi per promuovere i propri libri, chi per dar man forte al governo o combatterlo, chi per ‘esserci’. Poi una specie di illuminazione: perché non ascoltare e vedere il programma dedicato a Celentano nell’anniversario della nostra comune età? Così dismetto i panni di colui che ha ammesso Chopin solo da poco tra gli immortali, di colui che adora Muti, Pollini, Argerich, la divina Maria e in tal modo, miracolosamente, sul filo del ricordo, si ricompone la vita spiegata sull’onda di canzoni dimenticate, di gambe impazzite, di un bel viso che si è macchiato di cuperose, di denti ingialliti un tempo forti e bianchi. E con quelle canzoni si dipana il filo dei ricordi e le tappe della nostra gioventù.

Si sa. Il ritorno al passato non sempre è produttivo. Balzano e si evidenziano nello specchio della memoria le scelte fatte, i condizionamenti, i compromessi, ma anche gli atti di una responsabilità che ti rende uomo, che finalmente ti fa capire chi sei e cosa ti ha prodotto tale in un certo momento, specie se la tua gioventù si è svolta nel momento più acuto delle ideologie novecentesche. Così una canzone da strada come quella che Celentano cantava e il cui ritornello era “Chi non lavora, non fa l’amore” ci piaceva perché in essa si realizzava quella parola oggi ormai desueta: “impegno”, che oggi sembra sparita. Anzi abborrita.
Certe situazioni poi prospettavano l’uso dell’ironia, che nel vocabolario salviniano è priva di senso tanto da rendere ancora più greve la “pesanteur” della sua retorica e della sua didattica. Una di queste mi rimane impressa.
Arrivo finalmente all’Università e Claudio Varese mi conduce al colloquio, fondamentale, con colui che lo sostituirà come Maestro, Walter Binni. Impietrito dal timore che potessero venire evocate le scelte fasciste della mia famiglia, non ancora a 17 anni consapevole di cosa volessero dire ‘destra’ e ‘sinistra’ nonostante i tre anni passati alle secondarie con Varese, ingozzato di libri di cui ancora non distinguevo il fondo politico, mi ero inventato se non una fede almeno, secondo le mie confuse idee, una risposta che mi avrebbe salvato dall’interrogatorio di Binni, uomo della Costituente. Così alla domanda per quale scelta politica avessi optato, serenamente risposi: “monarchica”. Vidi il bel viso del Binni abbuiarsi, vidi che guardava incredulo Varese e che mestamente scuoteva la testa. Poi col tempo, con la frequentazione nelle lezioni e lo schiarimento delle idee imboccai quella strada che solo ora mi accorgo mi ha reso eticamente consapevole delle scelte che ho fatto d’allora in poi. I miei compagni di corso ridevano perché Binni, che il primo anno arrivava tutto affannato da Genova, se non mi vedeva in aula (eravamo in trenta giovani e forti) domandava curioso: “Il monarchico non viene”?

Ora di fronte a scelte gravi, quasi inaspettate per chi sta concludendo il proprio percorso, ascolto incredulo i contorcimenti politici tesi a risposte che non facciano male a nessuno o che lascino lo spazio necessario per accodarsi al carro del vincitore se non rimane altra strada. Sento, con orrore che si traduce in una nausea fisica, un ministro che rifiuta l’attracco dei migranti sballottati nel gelo del mare su una nave che non può attraccare a cui si rifiuta l’ingresso. Ascolto incredulo un altro politico che suggerisce di far sbarcare donne e bambini e non gli uomini forse considerati una specie minore e i commenti di un’autorità religiosa che mi stringe lo stomaco. A me laico, figurarsi ai cristiani! Non tutti però, come si evince dal seguito nutrito che il prelato può vantare.
Così a vedere Celentano che canta a Bologna davanti al Papa Woitila la sua canzone di fede mi vien la malinconia.

Svegliatevi bambini – per parafrasare una vecchia canzone qui riprodotta al maschile – fra poco è primavera. E bisognerà votare.

Indossare un’opera d’arte: con Rdress si può

di Altilia Mascalese

Quando pensiamo alla moda, a ognuno di noi viene in mente un’immagine diversa: una modella in posa su una rivista, la Fashion Week, le ultime tendenze… In ogni caso l’immaginazione ci figura davanti agli occhi un bellissimo capo finito e pronto da indossare; il pensiero difficilmente ci trasporta in una fabbrica fatiscente in Cina, India, Bangladesh o Nord Africa piena di sfruttamento e pratiche vietate.

Rovine del palazzo Rana Plaza

Il servizio di Report andato in onda su Rai3 il 3 dicembre scorso ha messo invece a nudo le pratiche attuate dai fornitori di brand fast fashion come Zara e H&M, che al consumatore offrono un prezzo quasi irrilevante e allettanti saldi che non mancano mai. Dal servizio però si evince la partecipazione a queste pratiche di alcuni grandi brand, che nel periodo di crisi cercano di rimanere competitivi e salvaguardare la marginalità economica, producendo gli articoli altrove, tradendo consapevolmente i loro sostenitori che si fidano da sempre del made in Italy di qualità, garantito dalle aziende altamente specializzate presenti nel nostro paese. Lo sfruttamento, la disponibilità di servizi vietati in altri paesi come la sabbiatura, per citarne uno, e l’avvelenamento delle falde acquifere del nostro pianeta con sostanze tossiche pericolose per i lavoratori, quasi sempre non protetti, sono solo alcuni degli aspetti del rovescio della medaglia dell’apparente prezzo basso. Del resto se non lo paghiamo noi, probabilmente lo paga qualcun altro, come le 1.129 persone morte e i 2.515 feriti del palazzo Rana Plaza crollato a Dacca in Bangladesh.

È importante però specificare che non tutti i brand ricorrono a delocalizzazioni o materie prime scadenti. Tra i big per esempio è noto l’impegno ecologico di Stella McCartney; tra i piccoli artigiani fortunatamente trovare prodotti etici e sostenibili è più facile e si possono trovare articoli per tutti i gusti: borse e scarpe in sughero, abiti o borse in fibra vegetale (bambù, arancia, ananas), prodotti con materiali di riciclo come borse realizzate con cinture di sicurezza delle auto rottamate. Inoltre la certezza dei prodotti artigianali è che non ci sono sfruttamenti, perché sono quasi sempre realizzati direttamente dal creatore del brand.

Abito Cerimonia “Kromika” di Rdress (www.rdresscouture.com)

Parlando del nostro territorio, possiamo conoscere un brand molto particolare che mette insieme arte, sartorialità e innovazione tecnologica. “Perché le opere d’arte devono restare appese al muro? Perché non indossarle?” – sono queste le domande da cui ha avuto inizio Rdress couture, il brand fondato ufficialmente nel 2015 in Svizzera, ma ideato nel 2013 durante la mostra d’arte alla Galleria Wikiarte di Bologna. Il primo elemento fondamentale infatti è l’arte, reso possibile dall’artista Raffaela Quaiotti, maestra d’arte ma anche ex docente di sostegno ai ragazzi con disabilità più o meno gravi per 38 anni nella regione Veneto. Per lei la pittura non è solo un’espressione dell’anima, ma soprattutto dei sentimenti, uno sfogo mediato da carboncino, cartoncino e colori più o meno sgargianti, soprattutto nell’ultimo periodo della sua carriera. Attualmente la collezione è di oltre 100 opere d’arte, ormai quasi un museo personale.
Ma torniamo all’abbigliamento, il secondo punto fondante del brand è la sartoria: curata nei minimi dettagli come una volta, con gli abiti, per lo più di seta, cuciti da sartorie esperte in Italia e in Svizzera esclusivamente su ordinazione. La seta è stata una scelta obbligata secondo il General Manager: “Il nostro cliente deve avere il meglio. Un abito Rdress couture non è solo particolare perché raffigura un’opera d’arte, è anche prezioso, confortevole e avvolgente grazie alla seta elasticizzata ed è totalmente anallergico grazie ai pigmenti innovativi a base d’acqua”. Spesso altri artigiani come Rdress producono su ordinazione, certamente non è lo shopping immediato a cui siamo abituati, ma indubbiamente è utile al pianeta in quanto si evita di inquinare con la realizzazione di prodotti non necessari che rimangono invenduti; in fondo è indubbiamente un ottimo motivo per aspettare un prodotto che qualcuno realizzerà esclusivamente e appositamente per noi.

Per approfondire
Report 3 dicembre 2018
www.fashionrevolution.org
www.agoefiloshop.com
Altraqualità
The true cost – (documentario che mostra il funzionamento e le conseguenze del fast fashion)

Leggi anche
Alla fiera della vanità con la fast fashion: 52 stagioni all’anno e uno sfruttamento intensivo della manodopera

C’era una volta la Rinascente di Padova

Il palazzo ritratto nella foto ospita, nel cuore di Padova, la Rinascente. Per chi, come me, vive da sempre in centro quel palazzo è la Rinascente. Un punto di ritrovo il caffè all’ultimo piano da cui godere di una vista inedita, un riferimento per acquisti di qualità e tappa obbligatoria per i numerosi turisti che affollano la città tutto l’anno.
Quasi impossibile ricordare come fosse prima, ma ancor più difficile è immaginare come sarà. Perché a quasi vent’anni dalla sua inaugurazione la Rinascente lascia Padova, e quindi il Veneto essendo l’unico punto vendita in tutta la regione. Non perché le vendite vadano male, ma perché la proprietà del palazzo ha deciso per un nuovo aumento dell’affitto, e proprio il mancato accordo sull’affitto, divenuto ormai insostenibile, ha costretto lo storico marchio a recedere dal contratto. Lasciando probabilmente il posto a qualche catena low cost dai grandi numeri.
E non importa se i lavoratori si ritrovano all’improvviso senza impiego e senza stipendio per sé e per le proprie famiglie, perché ciò che importa è solo che chi più ha, ancor di più abbia, senza curarsi delle conseguenze che questo possa comportare.
Non c’è spazio per ciò che conviene ai più, per i valori e per il senso di comunità se bisogna rispondere alle leggi di mercato.
No, questo non è solo un negozio che chiude. È una plastica raffigurazione del mondo in cui viviamo.

L’arte di cambiare per restar se stessi

L’arrivo di un nuovo anno, come una tappa importante della vita o una ricorrenza significativa sono tutte circostanze che ci inducono ad un bilancio e spesso a desiderare un cambiamento. A volte invece il cambiamento arriva indesiderato e dobbiamo essere in grado di adattarci alle novità.
Il cambiamento può essere fisico o spirituale, sperato o temuto, sconvolgente o appena percepibile. Cambiano le mode, le leggi, la società e i governi. Cambiano i capelli delle donne quando hanno voglia di rinnovarsi. E cambiare tre abitudini al giorno rende più intelligenti, pare.
“Tutto scorre” direbbe Eraclito, tutto è in continuo mutamento, intorno a noi e dentro di noi.
È inutile opporsi aprioristicamente al cambiamento, e dannoso abbandonarsi mollemente alla corrente, ma saggio sviluppare il proprio modo di affrontare il cambiamento.

“La nostra unica sicurezza è l’abilità di riuscire a cambiare.”
John Lilly

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…

7 and 7 is

Finalmente, con questa settimana, ci liberiamo – o almeno io, mi libero con somma gioia – di queste festività.
Non ne potevo veramente più – ancora prima che iniziasse tutto l’ambaradan – e mai come quest’anno ho optato per la spartanità più totale.
Non ho mangiato neanche un pezzo di panettone, solo un pezzo di pampepato ma perché quello mi piace e me ne farei fuori dei chili tutto l’anno.
Da oggi, dunque – per tutta la settimana – mi darò al delirio più totale, celebrando la quotidianità ma senza esagerare.
Il mio piano prevede:
1) appostamenti ai supermercati per vedere se son già in arrivo colombe e uova di Pasqua.
2) gavettoni ai passanti per capire se si è già in attesa dell’estate ormai prossima ventura.
3) ricerca zucche per Halloween che ormai è quasi dietro l’angolo.
4) studiare bene Gramsci in attesa di Natale/Ultimo dell’anno/Befana di quest’anno che filerà via lentissimo a sprazzi e velocissimo a sprazzi, come sempre.
5) approntare un bel crowdfunding per farmi delle plastiche facciali così da poter sparire entro le festività infernali del 2019 ed evitare finalmente, totalmente, questi spiacevoli rallentamenti alle mie ordinarie ed umilissime attività quotidiane.
Buon anno a tutti, cordiali saluti, grazie mille e via col pezzo della settimana.

7 and 7 is (Love, 1966)