LA RECENSIONE
La danza ossessiva di Sharon Eyal punta dritta al ‘cuore’ dello spettatore
di Monica Pavani
Prendi una poesia dal titolo Ocd (acronimo per Obsessive Compulsive Disorder), scritta dal campione texano di Poetry Slam Neil Hilborn. La poesia non è stratosferica, è abbastanza banale, ma picchia su un tasto che colpisce la sensibilità anonima e universale della rete e diventa virale. Chi parla nella poesia soffre di disturbo ossessivo compulsivo – appunto –, s’innamora e l’amore sembra salvarlo ma poi, come spesso accade, lo abbandona di nuovo alla sua solitudine. Il linguaggio è povero e l’enfasi della voce non basta a farne una grande poesia. E tuttavia è sufficiente per scatenare migliaia di click (compulsivi) e – soprattutto – per far esplodere l’immaginario di una geniale coreografa originaria di Gerusalemme, Sharon Eyal, che per ben diciotto anni ha militato – non semplicemente collaborato – con la Batsheva Dance Company di Ohad Naharin, ovvero la più dirompente forza propulsiva della danza israeliana.
Arriviamo allo spettacolo ‘OCD Love’ presentato al Comunale domenica dalla L-E-V Dance Company – “cuore” in ebraico –, fondata nel 2013 da Sharon Eyal insieme all’artista visivo Gai Behar e composta da danzatori mozzafiato. Scena buia, un velo di fumo aleggia in sala, si apre il sipario e l’inizio è già ipnosi: una danzatrice è immersa in un sinuoso assolo dove il corpo raggiunge il punto massimo di sensualità, ovvero ogni arto si muove verso il suo limite estremo, accenna all’infinito e si ripiega, come avesse una miriade di ali. Le movenze non rimandano a nulla che gli spettatori possano avere visto prima. Il metodo Gaga, ideato da Naharin trapela senz’altro come accento sull’intensità espressiva velatamente animale che muove il corpo, ma è un riferimento che deriva dal fatto di conoscere uno dei punti di partenza della compagnia e più oltre non si spinge. Sul palco entra una presenza maschile, poi il mistero si popola fino a comporsi di cinque danzatori, ma niente è svelato, la danza è pura ossessione: la forza di un desiderio assoluto che mai raggiunge il punto di saturazione e continuamente trova nuovi accordi, variazioni e impulsi. Ogni interprete avvita forme da un nucleo centrale, come se dal cuore (vedi il nome della compagnia) si diramassero infinite direzioni e ogni movimento le contenesse tutte potenzialmente. La naturalezza è strabiliante, così come strabiliante è la sapienza dei danzatori che sono al contempo meravigliosi solisti e un coro perfettamente all’unisono.
Non si può prescindere dalla musica techno prodotta in loco da un vero e proprio mago del suono, il dj Ori Lichtik, fedele collaboratore di L-E-V, perché è la linfa che unisce le scene. Lichtik riesce a esasperare ritmi afro fino a farli sconfinare in musica disco o – sull’altro versante – in un’eco di musica classica. Ogni miscela è estremamente viva, e organica, esattamente come il pensiero coreografico che sta all’origine dello spettacolo. Naturalmente c’è una traccia che sorregge la sequenza musicale ma anche Lichtik a suo modo danza con le note al seguito dei ballerini.
A pensarci bene c’è un verso della poesia di Hilborn che dopo aver visto ‘OCD Love’ diventa estremamente suggestivo: “Tutto nella mia testa si è calmato. / Tutti i tic, tutte le immagini in continua successione sono semplicemente scomparse”. È l’effetto che fanno capolavori come questo, che sollevano – letteralmente – gli spettatori e li proiettano in un altro mondo dove l’aria e la luce sono molto più rarefatte.
‘OCD Love’ è l’atto finale di una stagione di danza che anche quest’anno ha offerto un panorama su alcune linee di ricerca – a livello mondiale – che scuotono davvero l’immaginario di chi ha la fortuna di sperimentare lo stra-ordinario qui, a Ferrara. Si auspica un riconoscimento sempre maggiore anche da parte del pubblico perché non è affatto scontato – in tempi di odi e paure in parte innescati dai mezzi di comunicazione con chiari intenti manipolativi – avere la possibilità di aprire i canali della sensibilità, dell’emozione, e assaporare la bellezza al suo culmine che svariati artisti sparsi per il mondo sanno ancora catturare e donare a cuore aperto.