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Giorno: 15 Aprile 2019

Cpia-Finlandia

Da: Organizzatori
L’ Erasmus+ al Cpia, il Centro provinciale per l’istruzione per gli adulti, ha portato il primo frutto: l’arrivo di Anne Pennanen, docente di una scuola finlandese per adulti (https://www.jko.fi/).
Il progetto Erasmus+ per la formazione e mobilità di staff cui partecipa Cpia e la scuola finlandese si chiama: Aikuiskouluttajien uudet tuulet, tradotto: Nuove ali per gli educatori degli adulti. Il progetto Erasmus + si è concretizzato ad oggi in una settimana di permanenza nella nostra città della docente, la quale riceverà da CPIA Ferrara un attestato Staff mobility certificate Erasmus+ per l’esperienza di Job shadowing (l’affiancamento professionale). Dal 1 al 6 aprile, presso il Cpia, la docente ha potuto infatti osservare le modalità di insegnamento e apprendimento che la nostra scuola per adulti mette in atto. Allo stesso tempo, grazie a diversi incontri, col dirigente Fabio Muzi in primo luogo, e con i vari docenti ha avuto modo di confrontare il sistema educativo italiano con quello della Finlandia, peraltro uno dei più avanzati in Europa. Accompagnata dai docenti ferraresi, Anne ha visitato le sedi distaccate del Cpia a Cento, ad Argenta e la sede del Vergani, dove Cpia organizza i corsi serali, ma anche l’impianto di selezione di Hera e l’inceneritore di Ferrara, nell’ambito del completamento del percorso di educazione ambientale che da due anni coinvolge gli studenti, al 90% stranieri, della scuola Cpia. L’obiettivo della sua visita è stato lo scambio sulle dinamiche di insegnamento della lingua nazionale come lingua straniera e delle metodologie specifiche di insegnamento ad adulti a rischio di analfabetismo di ritorno. La scuola finlandese in cui Anne Pennanen insegna biologia, chimica, geografia e sostenibilità (agenda 2030) si trova a Jyväskylä, 268 km a nord da Helsinki, nella Finlandia centrale. L’utenza è costituita da circa 430 studenti, di cui due terzi finlandesi e un terzo da stranieri immigrati provenienti da 25 paesi con 19 lingue diverse, per questi ultimi la scuola è gratuita poiché pagata dallo Stato. Fondata nel 1942, è di proprietà di una fondazione di ONG privata e offre una palestra, una sauna, una piscina, una biblioteca con PC e internet, wifi gratuito, inoltre comprende anche l’alloggio per 80 studenti e ospiti dell’ostello. Gli studenti possono essere adulti, immigrati, anziani, disoccupati, giovani e professionisti, poiché viene offerta anche la formazione professionale con un titolo nazionale. Vi si compiono anche studi di integrazione per immigrati e studi educativi per i futuri insegnanti di scuola e scuola materna. Non mancano le discipline creative come decorazione d’interni, teatro, disegno grafico e musica. Un confronto comunque positivo quello dichiarato da Anne Pennanen che nella nostra scuola ha potuto verificare la diffusione di discipline analoghe, poiché anche il CPIA mette in atto corsi di espressione teatrale con annesso laboratorio di scenografia, corsi di fotografia e canto e anche disegno grafico Cad e offre opportunità di fare sport, anche se per le discipline sportive si deve purtroppo ricorrere a convenzioni con strutture esterne.

Inaugurazione Punto Servizi Solidali Castello

Da: Organizzatori
Uno Sportello di orientamento per servizi assistenziali e di cura, rivolti ai soci della cooperativa di abitanti Castello e ai residenti di Barco, Doro e via Bologna. È il “Punto Servizi Solidali” Castello, che ha inaugurato sabato 13 aprile nella sede della cooperativa, in via Medini a Ferrara.
“Un progetto che risponde a una nuova missione sociale della nostra cooperativa – spiega il presidente di Castello Loredano Ferrari – ovvero migliorare la qualità dell’abitare. Non si tratta solo di garantire un accesso agevolato alla casa, ma anche di fornire servizi e supporti che migliorino l’esperienza abitativa e di comunità”. La cooperativa Castello detiene un patrimonio immobiliare di 731 alloggi dislocati in provincia di Ferrara (610 nel Comune), realizzati a partire dalla fine degli anni 70. I soci sono 1009, di cui 710 assegnatari.
Il “Punto Servizi Solidali” funzionerà come sportello di ascolto e orientamento su una serie di servizi di cura e assistenza erogati da una rete di cooperative (tra cui Cidas, Riabilitare, Coop Alleanza 3.0 e EasyCoop), imprese, associazioni e altre realtà del territorio (Ateda Onlus, ANIAD – Atleti diabetici, SPI Cgil, AFM Farmacie Comunali Ferrara). Il tutto coordinato dall’associazione neocostituita “Intorno a te”, composta da un gruppo di circa 50 volontari attivi della Castello. Lo sportello prenderà in carico le richieste dei soci e degli abitanti di Barco, Doro e via Bologna – quartieri in cui sono situati i maggiori insediamenti della Castello – e li supporterà nell’accesso a servizi convenzionati di diversa natura: da quelli socio-assistenziali (ricerca badanti, consegne a domicilio di farmaci e altri prodotti, accompagnamento a visite mediche, badanti e colf di condominio), sanitari (servizi infermieristici, fisioterapici, psicologici, ma anche supporto alle prenotazioni delle visite) e di disbrigo pratiche (sportello patronati, pratiche amministrative).
“L’idea di questo sportello welfare nasce la scorsa estate – racconta Loredano Ferrari – quando abbiamo somministrato ai nostri soci un questionario per rilevare il loro fabbisogno di carattere socio-assistenziale e sanitario. Sono emerse alcune esigenze primarie, quali l’assistenza domiciliare diurna agli anziani, l’assistenza infermieristica, i servizi di consegna di spesa e farmaci a domicilio. Bisogni coerenti con i fenomeni più significativi che abbiamo riscontrato nella nostra base sociale”.
Tra i soci della Castello, infatti, si riscontra una presenza crescente di nuclei mono-famigliari (il 43% degli assegnatari vive da solo). Il 36% ha più di 65 anni e aumentano gli over 75, rappresentati in prevalenza da donne che vivono da sole. In aumento anche le situazioni di disabilità: il 12% dichiara disabilità in prevalenza motorie e cognitive; il 5% di non essere autosufficiente; nel 62% dei casi è il nucleo famigliare ad occuparsi della persona disabile. Queste tendenze rispecchiano la situazione della popolazione ferrarese – una delle province più anziane d’Italia – e sono più accentuate proprio nei quartieri popolari di Barco e via Bologna. “Con questo progetto puntiamo a svolgere pienamente il nostro ruolo sociale – conclude Ferrari – adeguando la nostra offerta alle effettive necessità della popolazione. Lo sportello è infatti aperto non solo ai soci ma anche ai residenti dei quartieri in cui viviamo. Vogliamo garantire una rete di sostegno che migliori davvero la qualità del vivere comune”.
“La cooperazione di abitanti sta da tempo aggiornando la propria mission ai bisogni dei soci e della comunità – commenta il presidente di Legacoop Estense Andrea Benini –. In questo caso affronta i fenomeni dell’invecchiamento e della fragilità sociale, con un bel progetto di collaborazione tra cooperative e di sinergia con il volontariato, che può rispondere alle reali esigenze delle persone: assistenza, salute, aiuto per la spesa, gli spostamenti, la burocrazia. Essere socio di una cooperativa di abitanti non significherà più soltanto avere un canone basso per sempre, ma avere anche dei servizi che migliorano la qualità della vita. Collaborare per risolvere i problemi e rispondere ai bisogni, è un metodo di lavoro che si può applicare anche in molti altri campi”.

Ferrara, città di cultura

Pochi giorni fa mentre ero alla Coop in Mazzini, una piacevole sorpresa si è palesata nella mia giornata: il grande Slavoj Žižek in persona davanti allo scaffale delle birre.
Inizialmente mi son sentito intimidito e non ho osato chiedergli “scusi ma lei è il sig. Žižek?” ma – vedi te i casi della vita – è stato proprio il sig. Žižek in persona a rompere il ghiaccio per chiedermi: scusa ma qui non la vendono la Lasko?
Io ero intento ad acquistare n° 6 lattine da mezzo di “Birra Italiana”, birra che gli ho consigliato proprio per l’ottimo rapporto qualità/prezzo ma il sig. Žižek non ha voluto sentire ragioni: aveva proprio voglia di una Lasko.
Devo dire che lo posso capire, capita spesso anche a me.
Al che mi sono dunque avviato verso la cassa a pagare le mie birre accompagnato da quest’illustre accademico di fama internazionale promettendogli che l’avrei poi scortato verso il più vicino rivenditore provvisto dell’agognata, tonica, rinfrescante – e soprattutto buonissima – bevanda: il pakistano di Via Saraceno.
Il sig. Žižek, per strada, ha tenuto decisamente fede alla propria fama raccontando spassosissime barzellette delle più svariate tipologie: da quelle sui caramba – ebbene sì, le conoscono anche in Slovenia – a quelle di – incredibile – Alfio Finetti.
A tal proposito mi ha anche chiesto più volte dove avrebbe potuto trovare vecchi dischi del grande Alfio e io gli ho consigliato di farsi un po’ il giro dei mercatini o alla peggio tentare su Discogs.
Non ho ancora capito perché ma alla parola “Discogs” il sig. Žižek si è improvvisamente rabbuiato.
Fortunatamente, nel frattempo però eravamo già arrivati dal pakistano.
Il sig. Žižek ha quindi acquistato n° 6 Lasko da 66 proponendomi poi di andarle a bere sulle Mura, circa all’altezza di Via Baluardi.
Ho accettato con entusiasmo il suo invito, sperando anche che al sig. Žižek passasse quest’improvvisa eclissi dell’umore ma niente.
Anche sulle Mura, bevendo tutte quelle Lasko, il sig. Žižek continuava a sembrarmi un po’ rabbuiato.
A quel punto ho avuto allora un’illuminazione: ho proposto al sig. Žižek una capatina al negozio di un noto barbiere locale così, solo per andargli a pisciare sulla saracinesca così, per sport.
Il sig. Žižek ha accolto quest’idea con un entusiasmo che poche volte ho visto in vita mia, gli è proprio passato quel leggero malumore.
E quel che ho visto dopo è stato ancora più stupefacente: 6 Lasko da 66 rovesciate contro la saracinesca di quel noto barbiere, qualcosa di incredibile ma anche divertente, devo dire.
Ma vabbè, non divaghiamo: via col pezzo della settimana.

So Is The Sun (The World Column, 1969)

Colpi di fulmine

Avete presente quelle persone che sostengono di essersi innamorate con un colpo di fulmine? Di aver capito con uno sguardo, dopo pochi istanti, di aver trovato l’anima gemella, la persona con cui passare il resto della vita? Ecco, io mi sono sempre chiesta se sia possibile, ottenendo solo risposte diverse per la stessa domanda, l’eterna lotta tra ragione e sentimento.
Innegabile il fascino romantico, quasi d’altri tempi, che suscita un innamoramento così fulmineo, esclusivo e raro.
Ma quando incontriamo una persona con cui entriamo subito in sintonia, sia che poi con questa si instauri un rapporto sentimentale o che rimanga anche soltanto un’amicizia o addirittura una breve conoscenza, non è sempre un po’ come fosse un colpo di fulmine?
Qualcosa di quella persona ci colpisce e ci spinge immediatamente ad avvicinarci e a scoprirla.
E allora mi consolo pensando che forse il colpo di fulmine ci capiti più spesso di quanto immaginiamo.

“Dell’amicizia a prima vista, come dell’amore a prima vista, va detto che è la sola vera.”
Hermann Melville

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…

Il parto della nonna

Cos’ha di tanto speciale la foto di una donna che partorisce?
La protagonista di questa foto non è chi sembra essere o, per meglio dire, non soltanto. La donna ritratta è Cecile Eledge, nonna della bambina partorita, ma anche madre legale perché nello stato in cui si è svolta la vicenda, il Nebraska, è tale chi partorisce. La bambina è frutto di una fecondazione in vitro ottenuta con il seme del figlio di Cecile e con l’ovulo della sorella del marito omosessuale, situazione che li rende quindi rispettivamente padre genetico e fratello il primo, madre biologica e zia la seconda. Insomma più che una foto ci vorrebbe uno schema.
Non è priva la cronaca di tutto il mondo di situazioni analoghe, più o meno complesse, e sebbene io stessa in passato abbia voluto segnalare una storia simile perché altrettanto incredibile, non solo ho potuto esimermi dal condividere anche questa.
Perché al di là delle valutazioni personali, morali e di opportunità che è giusto ciascuno elabori a modo proprio, ho l’impressione che sempre più l’anormale ci venga presentato come normale, perché alla fine forse ci si abitua un po’ a tutto. E la testa d’ariete per abbattere questi muri sembra essere il far sentire le persone che non condividono queste storture delle persone bigotte, dalla mentalità ristretta. Come se un limite, una regola dovesse avere esclusivamente valenza negativa.
La diga che trattiene l’acqua non è un ostacolo per quest’ultima, ma al tempo stesso fonte di salvezza per le persone che ne beneficiano?

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