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Giorno: 4 Giugno 2019

Nessuna mucillagine a Lido degli Estensi, acque più che sicure!

Da: Stampa
In riferimento a quanto apparso oggi a mezzo stampa sul quotidiano “Il Resto del Carlino”, nel quale è presente un articolo che commenta un presunto stato di mucillagine sulle spiagge di Lido degli Estensi, il Comune di Comacchio, dopo aver approfondito la questione, tiene a precisare che NON E’ presente nessuno strato di mucillagine lungo la spiaggia, tanto meno un problema di carattere ambientale. Non è pervenuta presso l’Ente nessuna comunicazione a riguardo, anzi la stessa ARPAE ha confermato che le nostre spiagge continuano ad essere sicure e ben tenute. L’Agenzia ha anche comunicato che proprio in questi giorni sta eseguendo una mappatura e campionamento delle acque lungo la parte nord della costa, i cui risultati arriveranno entro qualche giorno. Infatti è operativa sulle nostre spiagge la motonave “Daphne II” che è un battello oceanografico attrezzato per compiere controlli e studi sull’ecosistema marino e sulla qualità delle acque. La struttura dello scafo, dotato di una carena adatta ai bassi fondali, consente la navigazione anche in acque basse, per raggiungere ogni sito per il prelievo e la campionatura.
L’Assessore all’Ambiente, nonché Vice Sindaco, Denis Fantinuoli ribadisce “nessun fenomeno di mucillagine in atto sull’intera costa comacchiese”.

Sfalcio dell’erba su strade provinciali, il Comune di Copparo scrive alla Provincia

Da: Organizzatori

Dopo aver fatto numerose sollecitazioni telefoniche e via mail nelle settimane scorse, oggi il Comune di Copparo ha scritto formalmente alla Provincia di Ferrara per chiedere che si provveda immediatamente allo sfalcio dell’erba nei tratti di competenza provinciale, che insistono nel Comune di Copparo.
Gli interventi sono ritenuti urgenti dal Comune, soprattutto in prossimità degli incroci, dove l’erba alta impedisce la visuale.
Il Comune di Copparo rende noto inoltre che, per motivi normativi non può sostituirsi all’amministrazione competente nella manutenzione in oggetto.

L’uomo con la pistola

A.A.A. Avviso agli elettori
Fra pochi giorni i ferraresi sono chiamati al ballottaggio.
Gli elettori hanno sempre ragione, quindi sarebbe stupido oltreché inutile prendersela con i tanti che al primo turno hanno dato il loro voto alla Lega e ad Alan Fabbri. Ma è lecito chieder loro di aprire gli occhi. Su quanto gli aspetta, a loro e alla nostra Ferrara, se Fabbri dovesse diventare Sindaco. E su quali saranno i suoi compagni di avventura.
Credo che siano in tanti i cittadini che hanno votato Fabbri, non per un’adesione convinta al suo partito o perché affascinati dall’uomo con il codino e dalle sue pochissime idee, ma semplicemente per affermare un bisogno di cambiamento. Cambiare per cambiare… senza però chiedersi dove ci porterebbe il cambiamento della nuova Destra.
Per farsene un’idea, per aprire gli occhi prima che sia troppo tardi, se già non l’avete fatto, può bastare la visione di un video che in queste ore sta girando per tutti i social.
Regista, autore e protagonista del video è Stefano Solaroli, candidato eletto al Consiglio Comunale tra le fila della Lega con 100 preferenze. Prendetevi un minuto e mezzo – tanto dura il video – per guardare e ascoltare il videomessaggio di Solaroli. Disteso sul divano, sorridente, ammiccante, l’occhio pallato, il candidato eletto si passa da una mano all’altra la sua amata pistola, una Berretta 70 del 1969. La mostra in primo piano, la accarezza e, tutto contento, promette di diffondere il più possibile quel ‘video verità’. Ci è riuscito benissimo perché Il video con la pistola è arrivato anche sui media nazionali.
Che vuole comunicarci Solaroli? Come, quando, contro chi ha intenzione di usare il suo cannone? L’autore e co-protagonista (insieme alla pistola) dello spot elettorale non ha nessun bisogno di entrare in particolari. La messa in scena dice già tutto. E cioè: Cari ferraresi, la musica è cambiata, non abbiamo più paura di mostrare quello che siamo, perché d’ora in poi saremo noi a dettar legge, con le buone o con le cattive.
Domenica prossima torneremo a votare. Avremo davanti cinque anni di un ‘governo con la pistola’ o i ferraresi apriranno finalmente gli occhi?

LA CITTA’ DELLA CONOSCENZA
Le parole chiave

Ho dormito a fianco del Velino con il Terminillo per sfondo. Ho percorso la città sotterranea che si snoda lungo il viadotto costruito nel III secolo a. C. dai Romani per consentire alla via Salaria, l’antica via del sale, di superare il fiume Velino e di raggiungere la città. Ho visitato il teatro Tito Flavio Vespasiano, unico per la sua acustica, e la Biblioteca Paroniana con la sua preziosa collezione di atlanti antichi come l’Atlas sive Cosmographicae Meditationes di Gerardo Mercatore, l’olandese Gerhard Kremer, e l’Italia di Antonio Magini, pubblicato a Bologna nel 1620.
Sono stato invitato a Rieti dall’associazione Nuovi Percorsi per parlare di Città della Conoscenza. Quando ci si interroga sul futuro, la prima cosa che una città oggi ha necessità di apprendere è quella di sapersi porre le domande giuste per evitare di sbagliare la strada nella ricerca delle risposte.
E le domande giuste le ho trovate nelle parole chiave con cui gli amici di Rieti hanno preparato il nostro incontro. Quattro: territorio, società, cultura, identità. Ma non perché siano nuove, semplicemente perché sono “le parole chiave”.
Cosa significa territorio, cos’è territorio? Una parola, preceduta dal suo articolo determinativo “il”, “il territorio”, di cui abbiamo abusato nel secolo scorso e che la globalizzazione anziché dilatare ha ristretto, fino a farlo scomparire. Il territorio si è ammalato. Il territorio è stato soppiantato dall’ambiente. Non dagli ambienti, ma dall’ambiente e ce n’è solo uno in tutto il mondo: l’ambiente. La sua difesa, la sua tutela, pena la sopravvivenza della specie umana.
E mentre il territorio si faceva “iper” per perdersi nell’ambiente, la storia, le migrazioni si appropriavano dei luoghi della nostra stanzialità. Così dal territorio siamo regrediti al luogo, da chiudere tra paratie per impedire che l’onda del fiume in piena di una umanità in movimento ci travolga. Col mutare della geografia degli spazi è mutata anche la geografia dei pensieri.
Le pietre che limitano gli spazi, che consentono di riconoscere le aree comuni sono state divelte. Società è parola destrutturata. L’abitare insieme tutti differenti per età, culture, occupazioni, redditi, stili di vita, l’interagire di ogni individuo continuamente con un numero di altri individui per le ragioni più disparate, tutto è stato ridotto ad un unico comune denominatore: il popolo. Socio, compagno, amico, alleato, relazione, organizzazione, interagire per obiettivi comuni inaspettatamente non appartengono più al lessico della polis, come se improvvisamente avessero bruciato i loro significati.
Non viviamo più entro i limiti dei nostri confini, vale a dire entro lo spazio dei fini condivisi, ma abbiamo innalzato le frontiere. La comunità che innalza le frontiere non è più “socievole”, “abile socialmente”, ma al contrario si fa “tribù”. Troppo difficile da reggere la società aperta e i suoi nemici, meglio la società chiusa con pochi amici.
La cultura, il coltivare insieme il sapere non si fa più. Non c’è un sapere comune, del sapere si è giunti a diffidare. La cultura è il passato. Dinamicità e processualità della cultura sono i nemici del sistema di senso dominante che ha soppiantato ricerca, cultura scientifica e competenze. La cultura è l’élite che si contrappone al popolo, che ha il sapere della pancia che va celebrato a folklore e salsicce. La cultura sono le radici ancestrali di un popolo da contrapporre alle culture dei popoli che lo vogliono invadere e ridurre alla fame.
La cosa peggiore che può accadere è perdere la propria identità, annullata dall’etichetta posticcia e indefinita di popolo. Cancellare l’identità di una persona è negarne l’esistenza, privarla del diritto di essere persona, con la sua storia, le sue emozioni, le sue memorie.
La riconoscibilità, cancellare la riconoscibilità che non sia l’identificarsi con il popolo o con il “cittadino” di lontano ripescaggio.
I nuovi soggetti al governo del paese hanno cassato significato e futuro di parole che sono la chiave della convivenza, della crescita, dello sviluppo, della democrazia: territorio, società, cultura, identità.
Parole rispetto alle quali abbiamo invece l’urgente bisogno di apprendere a dare risposte nuove, a indagarne la complessità e le sfide a partire da dove stiamo insieme, da dove condividiamo le vite: le nostre città. Fare delle nostre città i sistemi complessi che apprendono, l’opera della “rinascita” come è stato nella storia e nella cultura del nostro paese. In un sistema sociale maturo gli attributi che consentono agli individui di essere cittadini attori interagenti sono l’apprendimento, l’invenzione e l’adattamento. Non ciò che conosciamo ma ciò che ancora non sappiamo.
Si tratta di uno spostamento nel nostro modo di pensare che comporta la partenza verso terre non ancora esplorate, pertanto non possiamo permetterci di perdere la bussola dei quattro punti cardinali: territorio, società, cultura e identità.

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