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Giorno: 6 Giugno 2019

Dalle Contrade del Palio sostegno ad Aldo Modonesi sindaco

da: organizzatori

Il governo della cosa pubblica, specie quando si tratta di amministrare un Comune di medie dimensioni come quello di Ferrara, ha sempre a che fare con l’affidabilità di chi ci mette la faccia e con la loro capacità di alzare lo sguardo e intercettare le relazioni culturali, economiche, sociali con il territorio in cui vivono. Le sfide che attendono nei prossimi anni la nostra comunità saranno vinte se potremo contare su amministratori seri e capaci di sfruttare appieno le opportunità offerte dai nuovi fondi europei, che vanno ormai a integrare in maniera sempre più determinante i finanziamenti nazionali e regionali che permettono di mettere in campo politiche culturali e sociali di grande respiro. Per quanto attiene al mondo del Palio di Ferrara, molte opportunità concrete di crescita, tutela e promozione delle sue attività (in Italia e all’estero) sono state concretizzate negli ultimi anni grazie all’impegno dell’Amministrazione comunale: attraverso un sostegno economico diretto di oltre 150 mila euro l’anno, integrato dai contributi intercettati attraverso il coinvolgimento di nuovi sponsor privati e l’accesso ai finanziamenti regionali della legge 3/2017. Il tutto a beneficio dell’offerta turistico-culturale di Ferrara e del suo territorio. Per questo crediamo che solamente Aldo Modonesi, attraverso il coinvolgimento di volti nuovi provenienti dal mondo delle contrade e forte della competenza maturata in questi anni, potrà garantire al Palio di Ferrara ed a chi vive la realtà delle sue contrade un impegno concreto per tutelare e far crescere ancora di più una manifestazione che non è solo rievocazione storica: è una parte importante del tessuto socio-culturale della nostra città.
Una contrada è una grande famiglia, che accudisce i propri contradaioli e cerca di farli crescere nelle regole e nella legalità. In queste settimane di campagna elettorale abbiamo visto Alan Fabbri – che non si era mai interessato al mondo del Palio fino all’altro ieri – ergersi d’emblée a paladino del Palio di Ferrara: dichiarando a destra e a manca la sua passione e fascinazione per il nostro mondo e per le sue tradizioni; incontrando le realtà contradaiole; prendendo parte, la sera della vigilia delle corse al Palio, al tour delle contrade e confezionando video tanto epici nella forma quanto grotteschi nella sostanza.
Domenica scorsa, 2 giugno, il candidato sindaco della Lega ha deciso persino di assistere, accompagnato dalla sottosegretaria ai Beni Culturali Lucia Borgonzoni, alle corse al Palio, salvo poi dileguarsi senza aspettare la fine della manifestazione.
Domenica prossima, il 9 giugno, è il giorno del ballottaggio nel quale anche tutti noi contradaioli saremo chiamati a scegliere se affidarci a chi non ci ha mai considerati e non sa nemmeno tenere fede alle proprie (presunte) passioni oppure a chi, come Aldo Modonesi, da anni si impegna con passione vera, concretezza di risultati ed entusiasmo per far crescere il Palio di Ferrara.

Giannantonio Braghiroli
Giada Bravosi
Maria Dall’Acqua
Giulia Gabanella
Livia Gabanella
Davide Nanni
Sebastiano Pavani
Rossella Pescerelli
Elisa Rimondi
Simona Rondina
Laura Scanavini
Marco Scannavacca

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Mercatone Uno, risoluzione dem in Regione. Caliandro e Calvano: “Il Governo esca dall’immobilismo, nel frattempo la Regione chiederà all’Inps di pagare il Tfr ai lavoratori”

da: Pd regionale

“Come promesso l’Emilia-Romagna è al fianco dei lavoratori e delle famiglie colpite dalla crisi del Mercatone Uno. La Regione non solo chiederà all’Inps di pagare il Tfr maturato dai lavoratori ma proseguirà a sollecitare, insieme ai sindacati, il Governo affinché attivi gli ammortizzatori sociali e apra spiragli che consentano la riapertura dei punti vendita del Mercatone”. A dirlo è il capogruppo Pd in Regione Stefano Caliandro che, insieme al segretario regionale Paolo Calvano e a numerosi consiglieri regionali del Partito Democratico, ha depositato una risoluzione proprio per ribadire l’impegno della Regione nella vertenza Mercatone Uno.
“La Regione, anche grazie alla sensibilità dell’assessore Palma Costi, sta partecipando ai tavoli di confronto con sindacati, istituzioni e fornitori – prosegue Calvano – Al contempo, continuiamo a collaborare con i Comuni per applicare tutti i possibili interventi sociali in questa fase di sospensione dei lavoratori, che sono privati di ogni forma di reddito o di ammortizzatore sociale. Sono oltre 1800 i lavoratori che aspettano risposte, 450 dei quali sono emiliano-romagnoli, è inammissibile l’immobilismo del Governo e del Mise di fronte alla grave situazione che colpisce lavoratori, fornitori, cittadini e clienti. Come Regione stiamo facendo la nostra parte, preoccupati non solo per i lavoratori coinvolti, per tutte le aziende fornitrici esposte ma anche per i clienti che avevano già pagato gli ordinativi e che ora rischiano danni enormi”.
I dem rimarcano: “la Regione Emilia-Romagna si è attivata immediatamente con tavoli e incontri con le parti sociali e i Comuni per trovare la strada per garantire tutele ai lavoratori. Abbiamo chiesto la sospensione del pagamento dei mutui per i lavoratori e abbiamo incontrato le banche per garantire l’anticipazione della cassa integrazione. È quindi ora che anche il Governo la finisca con promesse e falsi annunci e dia le risposte che meritano a lavoratori e famiglie”.

Concluso l’anno scolastico alla Città del Ragazzo

da: Città del ragazzo di Ferrara – Opera don Calabria

Martedì 28 maggio si è concluso l’anno scolastico 2018/2019 per il Centro studi Opera Calabria di Ferrara, conosciuto come Città del Ragazzo. Come da tradizione, Antonio Marchini e Giuseppe Sarti, alla guida del timone di questa realtà, hanno voluto ringraziare tutti i volontari e gli amici più cari che da anni si impegnano a prestare il loro servizio con umanità e dedizione per la crescita ed il miglioramento dell’Istituto ed hanno annunciato alcuni cambiamenti organizzativi e responsabilità importanti per il centro.
Al termine del lauto banchetto di benvenuto, il regista teatrale Massimiliano Piva coadiuvato da Alessia Veronese, ha dato il via alla prima delle due rappresentazioni previste per la serata.
Eccitazione e gioia hanno accompagnato gli “attori speciali” del Gruppo Bariolé del Centro Perez durante il primo spettacolo “Che belle le persone”, frutto di un lavoro certosino che ha impegnato i suoi protagonisti per l’intero anno. Attraverso un’ironia ardita e sottile, la disabilità si pone al centro del messaggio lanciato agli spettatori. Sfruttare la propria disabilità vuol dire offrire ai “bipedi” nuovi punti vista con i quali guardare la realtà, definita meramente “normale” e troppo conforme alle regole della società. I «portatori sani di un nuovo sguardo sul mondo» come si definiscono, sentono l’importanza del loro compito, dedito al dialogo e alla costruzione di ponti e di rampe… fisici ed emotivi.
Il secondo spettacolo “Tante maschere e pochi volti”, esplicito richiamo alla memoria pirandelliana, è stato messo in scena da alcuni alunni dei corsi di operatore meccanico, operatore magazzino ed operatore del punto vendita.
La violenza contro le donne, il bullismo, la solitudine di chi vive in un mondo virtuale, dove un like è più importante di una stretta di mano o di una pacca sulla spalla, sono state solo alcune delle tematiche sviluppate dai giovani attori. Tra battute incalzanti e lunghi silenzi esortanti alla riflessione, l’adolescenza è stata portata alla luce in tutte le sue sfaccettature. Un’età molto difficile da spiegare per chi la vive e per chi l’ha già vissuta, affascinante e contraddittoria, l’età che sorprende ogni giorno, il sottile limbo della vita in cui non si è più bambini e non si è ancora adulti.
Il sipario bianco si è chiuso con lo scrosciante applauso da parte del pubblico e l’emozione di tutti i commedianti che hanno partecipato attivamente e con entusiasmo al laboratorio di teatro che la Città del Ragazzo promuove ogni anno con grande orgoglio.
Ancora una volta il metodo Cosquillas, ideato e divulgato in tutta Europa da Massimiliano Piva e da Alessia Veronese, diventa lo strumento necessario per favorire l’integrazione sociale e l’abbattimento delle barriere architettoniche e comunicative.

Domenica 9 giugno alle 14,30 e alle 16 due Passeggiate in Pinacoteca

da: Pinacoteca Nazionale di Ferrara

Domenica 9 giugno, alle 14.30 e alle 16.00, la Pinacoteca Nazionale di Ferrara in Palazzo dei Diamanti propone due Passeggiate in Pinacoteca.
Si tratta di un viaggio nelle sale della Pinacoteca Nazionale attraverso una selezione di opere, realizzate fra il 1300 e il 1600, non solo per ripercorrere l’evoluzione della storia dell’arte e la storia del collezionismo estense ma anche per conoscere le vicende relative alla struttura museale.
La visita guidata è inclusa nel biglietto d’ingresso (intero, €6,00; ridotto, €2,00)

Informazioni:
Sara Piagno 0532/205844
sara.piagno@beniculturali.it
www.gallerie-estensi.beniculturali.it

Biglietti: intero €6,00; ridotto €2,00; gratuito per i minori di 18 anni.

Coldiretti, premiazione del concorso “Campagna Amica degli Artisti”

da: Coldiretti Ferrara

COLDIRETTI FERRARA: VENERDÌ ALLE 11.30 PRESSO L’EX CHIESA DI SAN MATTEO IN VIA MONTEBELLO, 43 LA PREMIAZIONE DEL CONCORSO “CAMPAGNA AMICA DEGLI ARTISTI 2019”, SULL’AGRICOLTURA URBANA

Per il sesto anno Coldiretti Ferrara promuove l’arte e l’agricoltura del nostro territorio, coinvolgendo artisti ferraresi e la scuola d’arte cittadina. Venerdì la cerimonia di premiazione delle opere del concorso 2019.

Sarà la ex chiesa di San Matteo del Soccorso, in via Montebello 43, la cornice entro la quale si svolgerà, venerdì mattina, 7 giugno, alle 11.30, la fase finale del concorso “Campagna Amica degli Artisti” promosso da Donne Impresa Coldiretti Ferrara, insieme agli agriturismi di Campagna Amica ed a Coldiretti Ferrara.

“Anche quest’anno abbiamo coinvolto – evidenzia Monia Dalla Libera, responsabile provinciale delle Donne di Coldiretti – artisti ferraresi e l’Istituto d’Arte Dosso Dossi, proponendo il tema dell’agricoltura in rapporto alla città, lasciando alla sensibilità dei partecipanti trovare le connessioni e le suggestioni dell’agricoltura urbana, con molteplici chiavi di lettura, che prendono in esame il territorio, l’ambiente, le persone, i prodotti ed i paesaggio della città”.

“La collocazione di quest’anno – racconta il presidente di Coldiretti Ferrara, Floriano Tassinari – ci consente di mantenere esposte le opere per tutto il mese di giugno, dando opportunità di maggiore visibilità agli artisti tutti che con entusiasmo hanno partecipato al nostro concorso. Ci troviamo infatti nella ex chiesa di Via Montebello che solo una settimana fa abbiamo riaperto quale luogo del nostro mercato coperto di Campagna Amica e che desideriamo sia davvero un punto di incontro e di socializzazione dei ferraresi attraverso iniziative di diverso tipo, dal mercato dei produttori, alle mostre d’arte, ad eventi e laboratori dove l’agricoltura incontra la città e rende possibile ritrovare valori e situazioni a misura d’uomo”.

L’evento di premiazione è aperto al pubblico e la mostra delle opere partecipanti e di quelle premiate potrà essere visitata nei giorni ed orari di apertura del mercato, ovvero il martedì, il giovedì ed il sabato, dalle 8.30 alle 15.00.

Maggior comunicazione a beneficio dei cittadini e prossimamente una nuova sezione dedicata ai lavori in corso

da: Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara

Il Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara ha rinnovato e incrementato la propria presenza on line con un nuovo sito internet per una maggior comunicazione a beneficio dei cittadini, di particolare importanza l’ottimizzazione del portale capace di rendere visibile e utilizzare il sito su tutti i dispositivi, inclusi quelli mobili come smartphone e tablet, elemento di qualità per una lettura più fluida, che si adatta alle nuove esigenze comunicative, requisito ormai indispensabile.

La nuova vetrina virtuale, non cambia indirizzo ed è raggiungibile digitando www.bonificaferrara.it , ma dedica ampio spazio all’informazione ma anche alla comunicazione di iniziative ed eventi legati così da creare una relazione sempre maggiore tra l’Ente ed i cittadini, con l’intento che possa diventare un punto di riferimento per tutti.

Un sito che guarda al futuro ispirandosi alle linee guida dettate per gli enti pubblici dall’Agenzia per l’Italia digitale, semplificando il portale e rendendo più semplice rintracciare i contenuti grazie a icone che potenziano l’immediatezza.

Con la scelta di operare un forte restyling si è dunque andati a creare una piattaforma caratterizzata da semplicità di navigazione, studiata per offrire completezza di informazioni e approfondimenti sulle attività del Consorzio, infatti prossimamente verrà aggiunta una nuova sezione dove trovare i lavori in corso e lo stato d’opera, un sito quindi in continuo aggiornamento.

Volare alto: Gramsci e la politica come strumento di progresso e libertà

Il tuo pensiero era forza e volontà,
tu eri il concetto stesso di intellettuale,
il tuo intelletto era un’arma invincibile, contro il sopruso.
Chi ti critica, ora come allora,
non sa chi eri, non sa chi sei e cosa rappresenti.
La questione morale, la forza delle idee,
contro le idee della forza.
Ti hanno ucciso ma hanno reso immortali le tue idee,
chi pensa, senza pensiero, che tu sia solo un simulacro,
non capirà mai cosa significa essere partigiano.
La tua lungimiranza ti ha fatto vivere troppo poco,
in un mondo troppo antico,
rispetto alla tua lucente modernità.

**************

Un gigante dell’intelligenza, muscoli d’acciaio del pensiero,
racchiusi in un corpo all’apparenza debole,
pensiero critico, pensiero libero, intelletto nato per essere avanguardia,
forza trainante della mente, messa a disposizione del popolo.

Ti sarebbe bastato, rinnegare le tue idee, sarebbe stato sufficiente,
avresti potuto andare in esilio, avresti potuto scappare,
ma non si scappa da se stessi e dalle proprie responsabilità verso gli altri.

Le sbarre della tua prigione erano come nuvole,
la tua mente spezzava le catene e vagava libera,
le tue preoccupazioni erano gli altri,
tua mamma, tua moglie, tuo figlio,
la tua forza, era per loro e per i tuoi ideali.

Vivo, per sempre, a traino delle moltitudini,
hai cambiato la storia, fossi vissuto in un mondo meno nero,
la avresti rivoluzionata, con le armi della ragione.

Tu odiavi gli indifferenti, ed eri partigiano della libertà e della giustizia,
in un mondo che sognavi migliore, ma che adesso a tanti anni dalla tua morte,
non ti sarebbe piaciuto

**************

Le ceneri di Gramsci, scriveva il poeta (PPP), non sono state sparse nel vento per nulla, la forza della ragione contro le ragioni della forza.

Nino, così come lo chiamavano in famiglia, ebbe la capacità di superare i suoi limiti fisici, era alto appena un metro cinquanta a causa del morbo di Pot, (una specie di tubercolosi ossea) che lo colpì dall’età di due anni e ne precluse lo sviluppo.

La forza della sua mente, riuscì per tutta la sua vita a trascinare i suoi muscoli deboli e la sua schiena anchilosata, fino a farlo diventare un gigante dell’intelletto, un culturista del pensiero moderno.
Socialista come il fratello in gioventù, fondatore dell’Ordine Nuovo, fondatore del Partito Comunista d’Italia nel 1921, con lo scisma di Livorno, fondatore de L’Unità, Marxista interpretativo, Leninista, critico già dal 1926 nei confronti dell’operato di Stalin.

Un precursore, avanti nei tempi rispetto al secolo in cui nacque, (forse pure avanti rispetto al secolo successivo), la sua modernità credo andrebbe riscoperta, molto probabilmente sarà rimpianta dalle future generazioni.

Sentire parlare di Gramsci da uno come me è come sentire parlare di Pelé da un calciatore degli amatori, ma appunto per la mia inadeguatezza, vorrei provare a spiegare perché ritengo il suo pensiero un traguardo per il futuro e non un semplice esercizio della memoria.

La “dittatura del proletariato” è un ossimoro, che fu causa, dai tempi in cui Marx la pensò, di infinite critiche mosse nei confronti dei comunisti, da parte dei loro detrattori di tutti i tempi, la frase ha un significato chiaro, per Gramsci (e anche per me), significa dare l’opportunità alle masse popolari di incidere, di decidere, di essere il loro potere.
Agli antipodi del concetto di oligarchia del partito e dei funzionari, che poi si sviluppò in Unione Sovietica.

Le masse popolari come attori del proprio futuro, le moltitudini, il quarto stato (come ben rappresentate dal pittore Pellizza da Volpedo), che si prendono in mano il potere, come non fu mai nel passato e neppure nel presente, un concetto talmente rivoluzionario da non essere capito tutt’ora da molti.

Oggi che si dibatte di cambiamenti climatici, di flussi migratori biblici, di guerre, di schiavitù dell’uomo nei confronti delle merci, dell’oppressione dei mercati nei confronti delle persone, quanto avremmo bisogno del pensiero gramsciano, applicato alla nostra presunta modernità.

La schiavitù, che pareva debellata secoli orsono, si ripresenta nel nostro secolo buio, sotto forme differenti, figlia di quel neoliberismo sfrenato, capitalismo 4.0 in un mondo senza quasi più opposizione, indifferente ai mutamenti, senza ribelli né ribellioni.

La vittoria del Capitalismo, gretto e senza limiti, dal crollo del muro alla realizzazione dei mille muri di oggi, ha falsato la visione del progresso, della modernità, portandoci a pensare che il privato è sempre bello ed il pubblico è sempre brutto.

Una visione gramsciana della società, internazionalista, non permetterebbe la schiavitù del pensiero, l’omologazione, la standardizzazione della società attuale, così come avviene oggi, in Italia e nel mondo.

Odiava gli indifferenti, Nino, perché lui era partigiano, stava chiaramente da una parte, dalla parte delle masse operaie e contadine, quelle stesse masse che ora, in questa derelitta Italia pensano che i nemici arrivino con i barconi, che il prima noi e poi loro sia cosa buona e giusta.

L’avversario politico, gira con la Ferrari o l’auto blu, non vende gli accendini in spiaggia o ai semafori. Il dividi et impera di Cesare è applicato oggi come mezzo di distrazione di massa, i penultimi contro gli ultimi, è diventato sistema di governo, nel XXI° secolo, in Europa, come in Gallia duemila anni fa.

Il concetto di intellettuale Gramsciano è lontano anni luce dal distaccato filosofo da salotto televisivo di oggi. Noi vediamo nelle TV, signori brizzolati di mezza età, dibattere sul mondo con termini difficili e poco comprensivi, che si contemplano l’ombelico della propria cultura, senza preoccuparsi se i loro concetti vengono capiti o assimilati da chi li ascolta.

Gramsci, al contrario era consapevole che l’intellettuale, l’operaio della mente, il manovale della cultura, era un’avanguardia, doveva mettersi al servizio delle classi subalterne, per svilupparne la dignità, per dar modo ai braccianti, ai contadini, agli operai di autodeterminarsi.
Come diceva Di Vittorio, per insegnare ai cafoni a non togliersi il cappello di fronte al padrone.

Così, Gramsci in carcere creò una biblioteca, gestì dei corsi di studio, insegnò l’abecedario a chi non sapeva né leggere e né scrivere. Aveva ben chiaro in mente che la cultura è rivoluzionaria.

La cultura è una delle poche speranze che abbiamo per il futuro, è l’unica arma utilizzabile per una legittima difesa consapevole e mai eccessiva.

L’esatto contrario di ciò che ci dicono di questi tempi, un tal sottosegretario odierno che gioisce perché in Italia nel 2018 ci sono state 30.000 iscrizioni in meno all’università, o quell’altro che alcuni anni fa disse: “con la cultura non si mangia”.

Certo, questo è il modo di pensare di oggi, dei nostri governanti, presenti e passati un popolo ignorante si fa poche domande, non ha strumenti per controbattere l’oligarchia dominate. Per questo motivo Gramsci pensava che un popolo istruito potesse essere la prima arma contro la dittatura, la pistola fumante contro i soprusi dei pochi, nei confronti dei molti.

“Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza.”

Questo pensava dei giovani.

Gramsci era l’antitesi del culto della personalità, sull’Ordine Nuovo, nel 1924 lanciò una critica feroce a Mussolini, in quanto immagine dell’uomo forte, egocentrico, nuovo imperatore di un sacro romano impero, costruito sulla menzogna e sulla cattiveria “Mussolini [… ] è il tipo concentrato del piccolo-borghese italiano, rabbioso, feroce impasto di tutti i detriti lasciati sul suolo nazionale da vari secoli di dominazione degli stranieri e dei preti: non poteva essere il capo del proletariato; divenne il dittatore della borghesia, che ama le facce feroci quando ridiventa borbonica.”

Ma, sinceramente, solo a me queste parole ricordano qualcuno? I ducetti, sono ben presenti tutt’oggi, li vediamo, li sentiamo ai telegiornali, io non credo che oggi ci sia un clima di neo-fascismo, ma di pre-fascismo, forse si.

Le parole uccidono, le parole sono pietre scagliate nei confronti delle minoranze, delle diversità, delle donne, dei deboli. Allo stesso modo fece il regime con Antonio, lo delegittimò, non lo uccise con una esecuzione sommaria, o non lo riempì di botte come da prassi, lo incarcerò e lo sacrificò, lentamente in oltre dieci anni di detenzione.
La sera del 25 aprile 1937 Antonio venne colpito da un’emorragia cerebrale. Neppure in questa estrema circostanza fu assistito adeguatamente, dal punto di vista clinico, (le suore della clinica dove fu segregato negli ultimi da due anni di detenzione, gli mandarono un sacerdote).
Gramsci si spense all’alba del 27 aprile, alle ore 4,10.
Gli ideali di Nino, i suoi pensieri, non morirono con lui.

Grazie alla cognata Tatiana, abbiamo avuto la fortuna di leggere le lettere dal carcere ed i quaderni.
Pensate, se non fosse stato incarcerato e se non ci fosse stato il fascismo, quante idee, parole e riflessioni avrebbero reso più ricca l’intera umanità.

Quanta rivoluzione del pensiero civile, illuminista, libertario e progressista, sarebbe potuta uscire da una delle menti più ricche e brillanti della storia dell’uomo.

In fondo Gramsci diceva solo che ad ogn’uno occorreva dare le stesse possibilità, sognava una mondo libero, equo, senza oppressori e senza confini, intagliato sulla pianta della giustizia sociale, dove i libri, al posto delle armi diventavano, il grimaldello per aprire le saracinesche del privilegio.

Nulla, a mio modestissimo parere di più moderno ed attuale è mai stato pronunciato, oggi, le moderne élite dominanti di politici e politicanti, vanno bene solo a contare i voti, come noi, da ragazzi contavamo le figurine dei calciatori.

Gramsci, come ricerca di un nuovo futuro, Gramsci come speranza, Gramsci che per non rinnegare i propri ideali rimase in carcere fino alla fine, pensate quanta differenza con chi ancora oggi rincorre il moderatismo, l’appiattimento verso destra del pensiero politico.

Perché è proprio in questo “mondo di mezzo”, che si generano i mostri che potrebbero distruggere il genere umano, se non la smettiamo di vergognarci della radicalità, rossa e libera come la mente di Antonio Gramsci.