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Giorno: 7 Giugno 2019

Presentazione “rewoodstock” 2019

Da: Ufficio stampa Ferrara
DAL 14 AL 16 GIUGNO TORNA A STELLATA LA TRE GIORNI DI PACE, AMORE E MUSICA
A 50 ANNI DA WOODSTOCK UN AMPIO PROGRAMMA PER RICREARE L’ATMOSFERA DEL FESTIVAL CON SCRUPOLOSA ATTENZIONE ALLA SCELTA DEGLI ARTISTI

BONDENO (FERRARA), 07-06-’19.
Svelati tutti i dettagli della terza edizione del festival ReWoodstock nella conferenza stampa di ieri mattina.
Nel corso della conferenza stampa di presentazione il sindaco Fabio Bergamini ha sottolineato l’impegno dell’amministrazione di voler valorizzare il parco golenale della Rocca di Stellata, che anche se ancora in fase di recupero dopo il terremoto del 2012, rappresenta un’area verde perfetta per festival di questo tipo. Il Sindaco è poi passato ai ringraziamenti: “Un plauso agli organizzatori che curano con dettaglio maniacale questa kermesse, in particolare quest’anno che ricorre il cinquantenario di Woodstock, che non sarà ‘solo’ un tributo al mega concerto del ‘69 ma una vera rievocazione storica”.
Parole di soddisfazioni sono state spese anche dall’assessore Simone Saletti: “Questo festival, dati alla mano, è una delle tre manifestazioni in grado di richiamare gente da fuori e rappresenta l’evento che apre la ricca programmazione estiva del nostro Comune”.
La parola è passata poi agli organizzatori che hanno svelato i dettagli della tre giorni di pace, amore e musica. “In occasione del cinquantenario del mega concerto abbiamo deciso di rintracciare italiani che avessero preso parte come pubblico al concerto del ‘69 per raccogliere la loro testimonianza” – spiega Alan Fabbri, ideatore del festival – “Sarebbe bello poter vedere le foto scattate e rivivere insieme a loro l’atmosfera che si è respirata in quei tre giorni storici”. “L’intento di tutta l’organizzazione” – sottolinea Andrea Moretti, parte organizzativa del festival – “è proprio ricreare un’atmosfera che gira sì intorno alla musica, ma che è fatta di tantissimi ingredienti che aiutano a calarsi nella situazione del festival indimenticabile.” Mercatini colorati zeppi di abiti in stile Hippy, articoli vintage, aree di meditazione, cibo americano (ma non mancheranno i cappellacci), l’area “Armonia” con le attività di biodanza, trance dance, trattamenti olistici, massaggi shiatsu, reiki, acroyoga e bagni di suoni, l’area psichedelica, i rievocatori del Vietnam, raduno bikers e molto altro.
La parola è poi passata a Stefano Trentini, il direttore artistico del festival, che con grande dedizione ha scelto gli artisti che si esibiranno sul palco di ReWoodstock, cercando nuove cover e tribute band rispetto alle edizioni passate. “Un ricco e interessante programma musicale risuonerà nel parco golenale. Silvia Zaniboni, artista ferrarese che ha partecipato a Italian’s Got Talent, Gianna Chillà che evocherà, insieme alla sua band, una delle più grandi voci del secolo quella di Janis Joplin, e la special guest Matthew Lee che si esibirà nel suo inimitabile Piano Solo Show. Sono solo alcuni dei nomi che saliranno sul palco.” Novità di quest’anno sarà l’extraWoodstock, nel pomeriggio di sabato e domenica quando si esibiranno tribute band di gruppi che non salirono sul palco di Woodstock, ma che hanno contribuito a segnare un’epoca come i Led Zeppelin e i Rolling Stones.
L’ingresso, l’area campeggio, l’accesso ai concerti sarà tutto gratuito; gli organizzatori hanno una sola richiesta: «Il personale della festa sarà vestito a tema– spiega Moretti – per coinvolgere il visitatore in un clima che vuole riportare alla fine degli anni Sessanta. Il tutto sarebbe ancora più suggestivo se anche il pubblico si calasse interamente nell’atmosfera, magari vestendosi e atteggiandosi per poter contribuire a ricreare quelle splendide emozioni che hanno caratterizzato Woodstock».

Le risposte di fridays for future Ferrara ai ferraresi che criticano il movimento e le manifestazioni ambintaliste

Da: FFF Ferrara
Dopo la seconda marcia globale per il clima, ora è tempo di raccontare un paio di cose che ci stanno a cuore.
Riguardo allo sciopero sono arrivati alcuni commenti negativi da parte di ferraresi infastiditi dalle nostre azioni.
Sappiamo bene che a tante persone non interessa prendersi cura della nostra casa comune, la Terra. L’indifferenza non ci ferma. Noi continuiamo a uscire dalle scuole e a lanciare appelli ai governi finché non invertiremo il processo del cambiamento climatico. Lo faremo anche per voi che ci remate contro e ci giudicate, per i vostri figli e per i vostri nipoti. Lo facciamo per tutte le generazioni, presenti e future.
Non abbiamo paura di rispondervi e l’abbiamo fatto partendo proprio dalle facili parole che ci avete lanciato contro nei commenti.

1. Gli scioperi li facciamo di venerdì, perché il movimento si chiama Fridays for Future, ovvero Venerdì per il Futuro. Non li facciamo solo quando ci sono le lezioni, abbiamo fatto anche dei presidi in piazza del municipio di venerdì pomeriggio. Studiare è importante, ma continuare a vivere sull’unico pianeta che abbiamo è la nostra priorità. Non saranno due giorni di assenza a compromettere le nostre carriere scolastiche. Stiamo facendo esattamente quello che gli scienziati di cui impariamo a scuola pensieri, teorie e scoperte ci chiedono di fare. E voi che criticate, avete studiato? Date retta a chi ha studiato?

2. Le attività dell’uomo stanno cambiando il clima e il pianeta, questo non si può negare, perché ogni azione ha una conseguenza. Se non cambiamo il sistema continueremo a vedere i mari che si alzano, maggiori ondate di calore, sempre più pericolose siccità ed inondazioni, uragani e trombe d’aria, grandinate anomale e altre catastrofi. Oltre 23mila scienziati di tutto il mondo sono concordi su cosa sta accadendo: noi non dubitiamo più di fronte a un tale consenso. Le generazioni passate hanno fallito nell’affrontare il problema. Perciò noi, le nuove generazioni, lotteremo per avere un futuro con delle prospettive migliori. O anche solo per averlo.

3. “Siamo qui per farvi sapere che il cambiamento è arrivato, che vi piaccia o no” – Greta Thunberg ?

Giovane impresa Ferrara al mercato di campagna amica sabato 8 giugno per raccogliere firme per la legge europea contro il cibo anonimo

Da:COLDIRETTI
I Giovani di Coldiretti Ferrara nel Mercato di Campagna Amica Ferrara in Via Montebello, sabato dalle 8.30 alle 15.00 per raccogliere le firme della proposta di legge europea STOP AL CIBO ANONIMO. Già raccolte migliaia di adesioni.

Sono già moltissime le firme dei ferraresi che hanno sottoscritto la proposta di legge comunitaria per estendere l’indicazione obbligatoria dell’origine in etichetta a tutti gli alimenti ed in tutti i Paesi membri dell’Unione Europea.

In questo sabato i Giovani di Coldiretti saranno impegnati a raccogliere ulteriori firme nella ex chiesa di San Matteo del Soccorso, a Ferrara, Via Montebello, 43, dove da una settimana è aperto il mercato coperto di Campagna Amica, con una ventina di aziende agricole in vendita diretta ed i prodotti di stagione della filiera agricola.

“Siamo impegnati nel raccogliere più firme possibile – ricorda il delegato provinciale dei Giovani di Ferrara, Filippo Pallara, affiancato dai vice Giulio Magri e Sebastiano Tundo e da un drappello di altri ragazzi – a testimonianza del comune obiettivo dei produttori di vedersi valorizzare quanto producono e dei consumatori di poter avere informazioni trasparenti e chiare su quello che acquistano e portano in tavola. Oltre che nel mercato, che vi invitiamo a visitare, è possibile firmare anche presso i nostri uffici, oppure on line sul sito www.sceglilorigine.coldiretti.it, ricordandosi sempre di presentare la carta di identità per la validità della firma”.

Alan Fabbri: “agli indecisi chiedo fiducia: sarò il sindaco di tutti. Non fatevi spaventare dagli spauracchi del PD.”

Da: Lega nord Ferrara
ALAN FABBRI: “AGLI INDECISI CHIEDO FIDUCIA: NON FATEVI SPAVENTARE DAGLI SPAURACCHI DEL PD”
“Sarò il sindaco di tutti, lavorerò per unire, non per dividere. Non applicherò logiche di partito, ma di merito e ascolterò tutti i punti di vista, facendo tesoro delle critiche costruttive e accogliendo i suggerimenti di buon senso da qualunque parte provengano. Coinvolgerò la città e i ferraresi sui progetti, ribaltando i metodi del Pd che prima impone e poi chiede il parere agli interessati. Mi spenderò anche fuori dal palazzo comunale: sarò presente tra la gente e tenace nei tavoli istituzionali di qualsiasi livello per portare a casa sempre il meglio per la nostra città. Ce la metterò tutta per realizzare i punti del patto che abbiamo sottoscritto con i ferraresi e chiederò di essere giudicato, alla fine dei cinque anni, per quello che sono riuscito a fare”.

Così Alan Fabbri, candidato a sindaco di Ferrara, si rivolge ai ferraresi nell’appello al voto prima del ballottaggio.

“Chiedo la fiducia dei cittadini che vogliono il cambiamento e, agli indecisi, chiedo di non lasciarsi ingannare dagli spauracchi agitati dal Pd”, continua Fabbri. “Non siamo seminatori d’odio, come vogliono farvi credere: l’odio lo hanno seminato loro in una campagna elettorale fatta di offese personali e gratuite. Non siamo incompetenti come bassamente insinuano: a partire da me, che sono stato due volte sindaco, assessore comunale e provinciale, commissario alla ricostruzione dopo il sisma e consigliere e capogruppo in Regione, chi farà parte della mia squadra dovrà avere le giuste capacità oltre alla buona volontà di fare”.

E ancora: “Non siamo razzisti come ci vorrebbe il candidato del Pd: lo dimostra la vicinanza di tanti stranieri al nostro progetto e l’inclusione che vogliamo assicurare a tutte le persone che sono in Italia per lavorare. Quello che faremo è garantire diritti a chi questa città l’ha resa grande e a chi contribuisce a renderla viva: a prescindere dalla nazionalità dal colore della pelle e dall’orientamento religioso, ma fuori da quel finto buonismo con cui il Pd ha nascosto un giro d’affari che serviva ad alimentare gli interessi di pochi”.

Fabbri entra ancora nel vivo dei temi: “Non siamo omofobi e oscurantisti come ci hanno accusato di essere: nelle nostre liste abbiamo rappresentanti del mondo Lgbt a cui vogliamo garantire tutti i diritti”, spiega. “E, ancora, a contrario di quello che probabilmente sarebbe il Pd, non siamo vendicativi: non cancelleremo quello che di buono è stato fatto fino ad oggi dalle amministrazioni passate, perchè il nostro obiettivo è il bene di Ferrara”. Se saremo eletti “manterremo in essere tutto quello che funziona, cercando di migliorare quello che non va, senza passare sulla testa di nessuno, ma rispondendo alle esigenze che voi ci segnalerete”, continua il candidato. “Una cosa è certamente vera: sappiamo usare anche il pugno di ferro e lo useremo. Contro i delinquenti, gli spacciatori e tutti quelli che vivono di criminalità e credono di poter fare nella nostra città il bello e il cattivo tempo. Per loro non ci sarà più posto”. E, infine, Fabbri affronta il tema del programma: “Ma la bugia più grande che il Pd a provato a raccontarvi, con una campagna denigratoria e poco rispettosa, è il fatto che non abbiamo un programma. I cittadini che ci hanno seguito, che si sono confrontati con noi, in questi mesi di incontri pubblici con la città e le frazioni, lo sanno benissimo”, prosegue. “La nostra idea di Ferrara è precisa e la porteremo avanti con concretezza. Vogliamo una città che valorizzi le proprie risorse trasformandole in opportunità di lavoro, una città attrattiva per chi deve investire e capace di fare del turismo un vero punto di forza. Vogliamo una città intelligente, che elimina gli ostacoli per chi vuole crescere e non soffoca nella burocrazia, che salvaguarda l’ambiente più che gli interessi economici di qualcuno, che sa mettere in collegamento il centro con le periferie, dotata di trasporto pubblico efficiente e che garantisce a tutti i residenti servizi sanitari e di prossimità”. E ancora: “Vogliamo una città sicura, inclusiva, che garantisce un welfare equo e l’assistenza alle fasce deboli, una città riqualificata e vivibile in ogni sua parte e ben collegata con il resto della regione”, conclude. “I ferraresi lo sanno: domenica è un’occasione storica per cambiare. Andare a votare è fondamentale: chi non partecipa, questa volta, è complice”.

Ecco i vincitori di campagna amica degli artisti 2019: ” agricoltura urbana”

Da: COLDIRETTI FERRARA

Per il sesto anno Coldiretti Ferrara ha premiato gli artisti che hanno partecipato al concorso di Campagna Amica. La premiazione nel nuovo mercato coperto di Campagna Amica Ferrara in via Montebello, 43, alla presenza di dirigenti dell’organizzazione, degli artisti e dei rappresentanti dell’Istituto d’Arte Dosso Dossi.

 

La fase finale del concorso “Campagna Amica degli Artisti” promosso da Donne Impresa Coldiretti Ferrara, insieme agli agriturismi di Campagna Amica ed a Coldiretti Ferrara si è svolta stamattina, venerdì 7 giugno, nella ex chiesa di San Matteo, in via Montebello, negli spazi dove per tre volte a settimana si tiene il nuovo mercato degli agricoltori di Coldiretti e che ben si presta anche per iniziative culturali ed artistiche.

“Anche quest’anno abbiamo coinvolto – evidenzia Monia Dalla Libera, responsabile provinciale delle Donne di Coldiretti – artisti ferraresi e l’Istituto d’Arte Dosso Dossi, proponendo il tema dell’agricoltura in rapporto alla città, lasciando alla sensibilità dei partecipanti trovare le connessioni e le suggestioni dell’agricoltura urbana, con molteplici chiavi di lettura, che prendono in esame il territorio, l’ambiente, le persone, i prodotti ed il paesaggio della città. Ringraziamo tutti i partecipanti e stimoliamo sempre più a ragionare di agricoltura sotto tutti i punti di vista, non solo di prodotti e mercato, ma anche di occasione di relazione con i cittadini, in un luogo, che ci permette di mantenere esposte le opere per tutto il mese di giugno, dando opportunità di maggiore visibilità agli artisti e di far conoscere il nostro mercato e le attività che al suo interno si svolgono”.

 

Prima della premiazione sono intervenuti anche il presidente di Coldiretti Ferrara, Floriano Tassinari, il direttore Roberto Palù, ed il presidente della Camera di Commercio di Ferrara, Paolo Govoni, evidenziando le proposte e lo spirito di Coldiretti nella progettazione di attività e di argomenti in grado di coinvolgere l’intera città, ed ora in un contesto particolare  come l’ex  chiesa di San Matteo.

È infine toccato a Michele Govoni, critico d’arte e giornalista, assegnare i premi per le diverse categorie, tra gli studenti del Dosso Dossi e gli adulti evidenziando anch’egli l’originalità dei temi proposti da Coldiretti in questi sei anni di vita del concorso, e la risposta di alto livello qualitativo degli artisti ferraresi partecipanti.

 

Per la sezione studenti: primo premio a Matilde Caramalli; secondo premio a Elisabetta Cianella, terzo premio a Gmha Scanem. Due le menzioni: ad Elise Ghisellini ed a Giorgia Aquilina.

Ferrara Buskers Festival® 2019: per la PRIMA VOLTA, nuove città potranno candidarsi per la tappa di lunedì 26 agosto.

Da: News da Ella Studio

Il Festival nella famosa tappa di Venezia nel 2013
Il Ferrara Buskers Festival® è On Tour

La 32° Rassegna Internazionale del Musicista di Strada – fino al 1° settembre nel centro storico estense – comincia il 22 agosto 2019 da Mantova e il 23 approda a Comacchio. Per la prima volta, nuove città potranno candidarsi per la tappa intermedia di lunedì 26 agosto.

Con l’idea di condividere la musica del mondo tra le strade e le piazze di altre città d’arte e di dare espressione allo spirito che anima i buskers, dal 2013 il Ferrara Buskers Festival®celebra le sue giornate di anteprima e il primo lunedì della manifestazione On Tour. Anche per la sua 32° edizione – dal 22 agosto al 1° settembre 2019 con la partecipazione di circa 1000 fra musicisti ed artisti che si esibiranno “a cappello” – la Rassegna Internazionale del Musicista di Strada inizierà da Mantovatappa inaugurale del Ferrara Buskers Festival On Tour per il 4° anno consecutivo.

I Musicisti Invitati, i protagonisti del festival che si esibiranno durante tutti gli 11 giorni della manifestazioneil 22 agosto faranno risuonare i loro strumenti e le loro voci tra gli scenari rinascimentali del centro storico mantovano, Patrimonio dell’Umanità UNESCO come Ferrara.

La seconda tappa del Tour sarà il 23 agosto a Comacchio, storica anteprima del Festival, che vedrà i musicisti incantare il pubblico fra i ponti monumentali e i suggestivi canali della città sul Parco del Delta del Po. Come da tradizione, per il primo weekend della rassegna – il 24 e 25 agosto – il Ferrara Buskers Festival® con la sua carovana sonora approderà nel cuore della città estense, dove oltre ai 20 gruppi protagonisti, ci saranno centinaia di spettacoli portati in scena da musicisti di strada e artisti provenienti da ogni angolo del mondo.

Non ci sarà, invece, la tappa intermedia di Lugo di Romagna, che da qualche anno contraddistingueva il lunedì dopo il primo fine settimana. Per la prima volta, infatti, gli organizzatori aprono la possibilità ad altre città di candidarsi come luogo in cui far vivere la magia della musica di strada nella serata di lunedì 26 agosto.

“Purtroppo sono venute a mancare le condizioni necessarie per rimanere a Lugo – dichiara la nuova Presidente dell’Associazione Ferrara Buskers Festival® Rebecca Bottoni – questo dispiace ma non ci fermiamo, anzi, questo cambiamento significa che siamo aperti a ogni nuova opportunità”.

Un’occasione unica, quindi, per animare nuovi borghi e per ogni città di proporsi come esclusiva tappa del Ferrara Buskers Festival On Tour 2019.

Dal 27 agosto a domenica 1° settembre la festa continuerà poi a Ferrara, con i tanti eventi collaterali che coinvolgeranno il pubblico fin dalle prime ore della giornata.

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Astensione dei candidati sindaco alle domande sulla Laicità

Da: Ferrara UAAR.
Silenzio assordante. Un ossimoro che spiega bene il disinteresse dei nostri candidati sindaco nei confronti del concetto di laicità.

Che questa non sia il tema centrale della politica è constatabile da tutti. Basti pensare alle discutibili scelte personali di alcuni politici che, esprimendo le proprie convinzioni religiose, nebulizzano la laicità delle istituzioni italiane.

L’associazione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (UAAR) locale, presieduta dal paleoantropologo Gregorio Oxilia, ha sottoposto ai candidati sindaco Aldo Modonesi ed Alan Fabbri alcune domande inerenti su questo tema. Senza tuttavia ricevere alcuna risposta.

“I candidati non hanno risposto – dice Oxilia – lasciando intendere un totale disinteresse per tutto ciò che riguarda la tutela della laicità delle istituzioni e della vita quotidiana ferrarese. Questa è l’italia. Questa è Ferrara. Che presto sarà in mano a persone che, spero, coltivino il seme della cultura laica perché è solo attraverso la diversità di pensiero che la tolleranza trova la sua piena realizzazione. Una cosa è certa – continua Oxilia – chiunque vincerà troverà supporto (se lo vorrà) nella nostra associazione per tutelare la laicità delle istituzioni e di tutti i cittadini ferraresi”.

Ecco le domande sottoposte ai candidati ed evase dagli stessi:

1) Finanziamenti dell’edilizia di culto
Non sarebbe preferibile utilizzare il denaro pubblico per asili, scuole, verde pubblico, manutenzione stradale, ecc. dal momento che le Chiese godano già di finanziamenti e agevolazioni (ad esempio l’8xmille)?

2) Scuola: emarginazione per i bambini che non frequentano le ore di religione cattolica
L’ora alternativa, ossia l’attività didattica per chi non sceglie le ore di religione cattolica nella scuola pubblica, dovrebbe essere un diritto. In realtà si incontrano sempre difficoltà organizzative e spesso forme di emarginazione. Ritiene utile istituire un osservatorio sul rispetto dei diritti di genitori e studenti relativamente all’accesso all’ora alter nativa? E` disposto a sostenere finanziamenti comunali per progetti didattici ed educativi a sostegno degli studenti dell’ora alternativa?

3) Riti e simboli religiosi negli uffici pubblici e in orario di lavoro
Benedizioni, visite pastorali, messe natalizie, inviti da parte dei superiori a cerimonie religiose sul luogo di lavoro e in orario di servizio, esposizione di simboli religiosi negli uffici pubblici. Tutto questo anche se non esiste più la religione di Stato, e senza considerare esigenze di chi è di altre religioni e meno che meno i cittadini atei e agnostici. Si impegna a rendere liberi dalla religione gli uffici pubblici.

4) Raccolta e custodia dei Testamenti Biologici
Sosterrà il matenimento del registro custodito presso gli uffici comunali per i testamenti biologici redatti dai cittadini?

5) Qualcosa di laico
Ci descriva un provvedimento di laicità concreta che metterebbe subito in campo, oppure che ha già contribuito a realizzare se ha già ricoperto cariche amministrative.

“Indagine AlmaLaurea. L’80% dei laureati Unife lavora a 1 anno dalla laurea. In 9 su 10 soddisfatti del percorso di studi”

Da: Comunicazione Istituzionale e Digitale Unife Ufficio Stampa
Indagine AlmaLaurea. L’80% dei laureati Unife lavora a 1 anno dalla laurea.

In 9 su 10 soddisfatti del percorso di studi

Chi studia a Unife si laurea in tempo ed è soddisfatto dell’esperienza di studio. Inoltre trova lavoro, e nella maggior parte dei casi e in misura maggiore rispetto al dato nazionale, una occupazione in cui mettere in pratica quanto appreso nel percorso universitario.

Sono alcune delle tendenze che emergono dal XXI Rapporto sul Profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati del Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea.

Il profilo di laureate/i

Tra gli intervistati (3072 ex-studentesse ed ex-studenti di Unife, di cui 1.714 di primo livello, 627 magistrali biennali, 719 a ciclo unico, i restanti sono laureati in corsi pre-riforma), il 52,8% viene da fuori regione (contro un dato nazionale del 19,8% e regionale del 37,7) e il 4,3% ha cittadinanza estera.

Il 90,2% dichiara complessiva soddisfazione per l’esperienza universitaria: l’88,3% valuta positivamente il rapporto con i docenti, l’83,5% ritiene il carico di studio adeguato alla durata del corso, mentre l’83,7% dei laureati considera adeguate le aule destinate alla didattica.

Il 55,9% di chi si laurea termina l’università in corso, contro il 53,6% della media nazionale: in particolare il 59,7% tra i triennali, con una media nazionale del 53,9% e il 65,9% tra i magistrali biennali, una percentuale più alta rispetto al 60,1% del dato nazionale.

Un dato notevolmente superiore alle media è quello relativo ai tirocini riconosciuti dal proprio corso di studi: il 75,5% degli intervistati ha svolto un tirocinio poi riconosciuto, contro la percentuale nazionale del 59,3%. Le percentuali ferraresi toccano l’83% per i laureati di primo livello (61,1% la media nazionale) e l’80% per i magistrali biennali (mentre la media nazionale è del 62%).

Condizione occupazionale

Chi studia a Unife beneficia di diverse iniziative di accompagnamento al mondo del lavoro. Una caratteristica fotografata dall’indagine AlmaLaurea nella parte dedicata alla condizione occupazionale di laureate e laureati, condotta su 5594 ex-studenti di Unife.

A 1 anno dal titolo, il tasso di occupazione è del 80,9% per i laureati triennali e del 76,8% per i magistrali biennali (le medie nazionali sono rispettivamente del 72,1% e del 69,4%).

Superiori rispetto al panorama nazionale anche il tasso di occupazione dei magistrali biennali a 5 anni dal titolo (87,3%, rispetto all’85,5% nazionale, di cui il 47,3% a tempo indeterminato).

Anche le retribuzioni danno segni positivi, in linea con la media nazionale e regionale o leggermente superiori. A 1 anno dalla laurea, gli stipendi dei laureati triennali sono di 1203 euro mensili, contro i 1169 a livella nazionale. Cifre che diventano di 1315 per i laureati magistrali, contro i 1232 italiani e 1254 in Emilia Romagna e che si assestano sui 1487 euro a 5 anni dal titolo.

Infine, chi ha studiato a Unife trova efficace i propri studi ai fini del lavoro: tra i triennalisti, sono soddisfatti di questo aspetto il 68,5% (contro una media nazionale del 56,3 e regionale del 55,9). Tra i laureati magistrali biennali, la percentuale è del 69,2% (che sale al 70,4% dopo 5 anni) contro la media nazionale del 59% (65,3% a 5 anni) e quella regionale del 60,2% (63,5% in regione), e in generale, di circa 15 punti in più rispetto allo scorso anno.

Il Prorettore delegato all’orientamento e Post Laurea Prof. Giovanni Masino è soddisfatto dei risultati di Unife. “I dati mostrano un vantaggio chiaro per chi si laurea a Unife rispetto alle medie nazionali e regionali. Interessante è la valutazione sulla efficacia del titolo per l’ingresso nel mondo del lavoro a 1 anno dalla laurea e poi per il proseguimento della carriera. Unife supera infatti di 10 punti percentuali le medie nazionali e regionali. Un dato importante che rivela anche il dato qualitativo, ovvero la possibilità di entrare in un percorso professionale di qualità e coerente con gli studi. Questi risultati sono il frutto di sforzi congiunti. Da un lato i singoli Corsi di studio con un’offerta formativa sempre più orientata agli sbocchi professionali di oggi e del futuro. Dall’altro l’Ateneo, con iniziative di orientamento al lavoro e di rafforzamento dei rapporti con il territorio e con le imprese. Ne è esempio il Career Day, che proprio nei giorni scorsi ha fatto incontrare circa 50 aziende dei diversi settori con studentesse e studenti di tutti gli ambiti disciplinari. Un’opportunità per conoscere le occasioni di impiego e gli ambiti di applicazione delle proprie abilità e competenze”.

Posticipata al 31 luglio prima rata e rata unica Cosap 2019

Da: Organizzatori

Cosap: posticipata al 31 luglio la scadenza del pagamento prima rata e rata unica

È stata è stata posticipata al 31 luglio la scadenza della prima rata e della rata unica 2019, secondo l’importo inferiore o maggiore di 250 euro, del cosap (il canone per l’occupazione di spazi e aree pubbliche).
L’ha deciso la Provincia per consentire ai destinatari di avere tempi meno ristretti rispetto all’iniziale scadenza del primo luglio, per disporre i rispettivi versamenti.
Rimangono confermate invece le date del 30 settembre per la scadenza della seconda rata e del 2 dicembre per il pagamento della terza.

Voto e discernimento: strumenti democratici contro l’internazionale sovranista

“La convinzione che sia l’efficienza economica dei mercati liberalizzati e globali a portare all’aumento del benessere collettivo, è alla radice dell’esplosione di populismi e particolarismi nazionali”. Lo scrive Francesco Saraceno su ‘Il Mulino’ (1/2019).

Al di là dei responsi delle elezioni europee e amministrative dello scorso 26 maggio, che pure non hanno decretato l’annunciato sfondamento della destra populista e nazionalista, almeno a livello continentale, se non si capisce il motivo di quest’avanzata, che pure c’è, chi intende porvi argine rischia una navigazione senza bussola. E quindi di combattere contro i mulini a vento.
Il punto di partenza è l’aumento vertiginoso delle disuguaglianze prodotto dalla crisi deflagrata nel 2008, cioè l’anno in cui falliva Lehman Brothers. Aumento spaventoso che vede vincitori un ristretto gruppo chiamati dagli esperti i “plutocrati globali” e un chiaro perdente che è la classe media e inferiore dei paesi avanzati, usciti da questo terremoto con meno redditi, meno welfare e meno reti di protezione.
Per la verità, il crollo iniziato nel 2008 è solo il risultato di scelte che risalgono a decenni prima. È l’affermazione – nelle università, nella politica, nei governi e cancellerie – del modello neoliberista.
Il politologo polacco Jan Zielonka, allievo di Ralf Dahrendorf, parla (‘L’Espresso’ 26 maggio) della resa incondizionata all’ineluttabilità del Tina: l’acronimo di conio thatcheriano per dire che ‘There Is No Alternative‘.
Non c’è alternativa alla vittoria inarrestabile della “dittatura dei mercati”. Lo scrive, da liberale, anche sul suo libro ‘Contro-rivoluzione. La disfatta dell’Europa liberale’ (Laterza 2018).
Lo scrive Alessandro Somma commentando le elezioni europee (‘La Nuova Ferrara’ 30 maggio): “il quadro politico è monopolizzato da due modi di interpretare il neoliberalismo come ideologia fondativa dell’Unione Europea: un neoliberalismo nazionale e un neoliberalismo cosmopolita”.
Lo sta scrivendo da tempo anche Claudio Pisapia su Ferraraitalia.
Si può continuare con gli esempi, ma non è questo il punto.

All’adagio “Non c’è alternativa” si sono accodati per anni partiti e governi indistintamente conservatori e progressisti.
Il capitalismo predatorio e deregolato, degli animal spirits, è stato assecondato e pettinato nelle varie declinazioni, credendo alla teoria che gli studiosi chiamano dello ‘sgocciolamento’: ridistribuire in favore dei più ricchi favorisce la crescita, perché remunerando chi è più produttivo da un lato aumenta risparmi e investimenti e dall’altro fornisce i giusti incentivi per l’accumulazione del capitale.
Un circolo virtuoso che si è imposto nella sua autoevidenza meccanica, ma che gli economisti giudicano dotato di pochissimo supporto empirico.

Questo ha portato acqua al mulino di chi sostiene che efficienza ed equità sono alternative, non possono stare insieme.
Carlo Triglia (‘Il Mulino’ 2/2019) scrive che sono ancora parecchi coloro che sostengono che “il capitalismo non sarebbe compatibile con una democrazia politica forte e ben salda, perché quest’ultima, perseguendo inevitabilmente obiettivi di riduzione delle disuguaglianze, finirebbe per intralciare la libertà dei capitalisti di ricercare il profitto”.
E qui arriviamo al punto.
Se non c’è alternativa, hanno cominciato a dire in tanti, a cosa serve andare a votare? Se il nostro voto non serve a cambiare marcia, che ci andiamo a fare?
Il fenomeno corrosivo dell’astensionismo nelle democrazie occidentali, troverebbe in questo dilemma una sua spiegazione.
Si arriva così a quella che è stata chiamata ‘democrazia a bassa intensità‘.
Se non c’è altra strada all’inevitabile contrazione della spesa sociale, all’impossibilità di redistribuire la ricchezza, ai tagli e all’erosione progressiva del welfare, la politica stessa abdica al suo ruolo fondamentale di riequilibrio e le distanze sociali sono lasciate correre.
Si fa strada la narrazione secondo la quale la proliferazione di istituzioni non elettive provochi una sensazione di confisca del meccanismo decisionale, di un suo inaridimento verso un binario laterale, se non morto di certo burocratico.

Le reazioni di un Matteo Salvini alle ‘letterine’ di Bruxelles e, più in generale, il dilagare dell’eurosceticismo, non dicono niente?
Non fanno forse più breccia in opinioni pubbliche stremate e impoverite queste letture, di quelle più articolate, e spesso fumose, di moderati e progressisti alla ricerca di complicate misure di contenimento, equilibrio, rispetto di parametri, tutte comunque dentro a quel There is no alternative?
C’è bisogno che qualcuno dica che capitalismo e giustizia, e quindi democrazia politica, possono stare insieme, come sostiene Carlo Triglia.
C’è bisogno di dimostrarlo nelle aule universitarie di mezzo mondo, tante delle quali, come ci ricordò Luciano Gallino, restano contrarie.
C’è bisogno di dimostrarlo sul piano politico, perché queste idee si traducano in proposte, in azioni che stiano in piedi, come, per esempio, scrive Fabrizio Barca (‘L’Espresso’ 26 maggio), declinando il concetto di giustizia sul piano sociale e ambientale.
E c’è bisogno che lo dimostrino i governi, nazionali ed europei, perché dicano che un’alternativa invece c’è e che sarebbe bene che lo Stato ritrovasse il proprio ruolo regolatore, perché questo ha garantito stabilità .

Altrimenti?
Altrimenti si fa strada il morbo populista e nazionalista, che con i suoi slogan d’assalto rimane l’unico giocatore in campo a sostenere che un’alternativa c’è. L’unico giocatore in campo che sfilando dalle mani il tema per antonomasia della sinistra, come disse Norberto Bobbio, ossia l’uguaglianza, trova orecchi sempre più stufi, arrabbiati e disposti a rivoltare il tavolo.
E proprio qui, in questo rumore assordante di parole d’ordine, si rischia di non prestare l’attenzione dovuta alla vera posta in gioco.
Papa Bergoglio lo chiama discernimento.
Non ci si accorge che l’onda sovranista, finalmente liberata dai vincoli di burocrati e banchieri, vorrebbe declinarsi in un nuovo ordine internazionale, mentre è un controsenso, un ossimoro: come sta in piedi un’internazionale sovranista, quando è basata sulla difesa, ciascuno e prima di tutto, dei propri interessi nazionali? Come può reggere un ordine basato sul “Prima i nostri”?

È esattamente il motivo per il quale l’Unione Europea di adesso non funziona, perché ancora prigioniera di un assetto intergovernativo che la trattiene dall’essere completamene foedus .
Come non capire che misure come la flat tax sono musica per le orecchie degli straricchi, cioè nuova linfa allo strapotere dei plutocrati globali e di quel neoliberismo destinato a moltiplicare le distanze?
Qualcuno vuole ancora credere alla teoria dello sgocciolamento?
L’unica sovranità possibile è quella europea, come scrive Massimo Cacciari (‘L’Espresso’ 19 maggio), perché sbandierare la difesa degli interessi nazionali fuori da quel perimetro, significa “ridursi a nani impotenti nei confronti dei grandi Imperi contemporanei”.
Come altrimenti interpretare l’esultanza di un Donald Trump di fronte alla Brexit, cioè al tentativo riuscito di disarticolare l’Ue con la promessa di accordi commerciali mirabolanti, o l’iniziativa cinese di insinuare la propria via della seta?
Lo spirito europeo non è nato per generare sviluppo di scienza, tecnica ed economia, disgiunte dal sistema di libertà e giustizia. Per quanto, purtroppo, il percorso appaia decisamente in salita, è su questo piano, non su quello nazionale e tantomeno locale, che si gioca la vera sfida di questo incremento.
Se vincono populismo e nazionalismo si continua cioè a viaggiare, con l’illusione di rovesciare regole e parametri e di disintermediare corpi intermedi e rappresentanze, sul binario neoliberista, nel quale la ricchezza esclude democrazia e giustizia.
Se in Cina il problema nemmeno si pone, negli Usa di Trump non si pensa lontanamente di redistribuire la ricchezza in senso egualitario.
Senza parlare di un Orbán che da tempo predica una democrazia illiberale.

Così la democrazia a bassa intensità viaggia diritto verso l’assenza d’intensità e verso l’assenza di democrazia.
E tutto accade lentamente, come dovrebbe insegnare la storia, con la legittimante acquiescenza di opinioni pubbliche abbagliate dal ritorno degli Stati-nazione, euforicamente salite sul treno populista, utile veicolo per trasbordare in modo non traumatico l’oggi verso un futuro tremendamente simile a un passato che è sbagliato pensare definitivamente alle nostre spalle.
Dopodiché, noi sempre allegri bisogna stare, che il nostro piangere fa male al re, fa male al ricco e al cardinale …, cantavano Dario Fo, Enzo Iannacci e Giorgio Gaber.

I DIALOGHI DELLA VAGINA
Segnali del corpo… dubbi e riflessioni dei lettori

Nel dialogo fra amici, tra le confidenze più strette, capita che il corpo mandi segnali di verità che vanno in altre direzioni rispetto alle parole. Lettrici e lettori raccontano qual è la loro dimensione di confidenza.

Corpi ribelli

Cara Riccarda,
chiedi se il mio corpo parla di me? Tipo che quando sono in scacco di una scelta difficile o sotto la spada di un malessere invadente i miei polmoni si ammalano e mi mettono in sospensione la vita per un mese?
C.

Caro C.,
ho un amico che colleziona polmoniti, è arrivato alla quinta. A me sembra sempre che lui stia per fare qualcosa di importante, inevitabile, sostanziale e dirompente per la sua vita, poi si ammala e tutto si blocca. Ma sta proprio male, lo prende un colorito verdognolo, perde anche la voce e questo gli impedisce di giustificarsi o di promettere qualcosa. Gli mancano, insomma, tutti gli strumenti corporei per dire sì alla vita, come avrebbe voluto prima di autosospendersi. O forse è un modo per andare in autotutela, non so. Quando poi sta bene, riprende in mano quello che voleva fare e aspetta: la polmonite potrebbe coglierlo anche d’estate.
Riccarda

Al di là di un caffè

Cara Riccarda,
mi è capitato di parlare con la signora della lavanderia, con il signore del bar. Sono poi uscita con le amiche e ho finto, o forse ero davvero spontanea, che tutto andasse bene. Non riesco a parlare con le persone amiche, non riesco a tenere un rapporto che vada oltre il caffè anche se riconosco la loro sensibilità e intelligenza. Per quanto riguarda la lavandaia e il barista ancora mi vergogno come una pazza.
Noname

Cara Noname,
il caffè è già un buon punto di partenza, tempo fa non arrivavo neanche a quello. Quando lo provi, poi ti crea dipendenza. Ammetto di essere molto fortunata, i miei caffè, che spesso sono anche aperitivi e cene, giocano su quello che io ancora non so di me e che scopro tra un colpo di tosse e un ginseng.
Riccarda

Chiedere è lecito…

Cara Riccarda,
intervengo sulla parte dell’articolo in cui dici che si dovrebbe imparare a chiedere. Ma io credo che se il focus è la gratuità, chiedere condiziona il dono che quindi smette di essere tale… e poi tante conseguenti riflessioni che starebbero meglio accompagnate da uno spritz che da un cappuccino.
Marco

Caro Marco,
grazie per questo off topic. Non credo che la gratuità e la richiesta sempre si elidano a vicenda: la richiesta è certamente molto rischiosa sia perché potrebbe rimanere inascoltata sia perché dice qualcosa di vero. La gratuità non viene compromessa, forse solo si ridisegna e si allarga quando vede meglio l’altro, oppure finisce quando si sente trasformata in obbligo. In ogni caso, la richiesta potrebbe valere la pena come espediente di verità. Non credi?
Riccarda

Potete scrivere a parliamone.rddv@gmail.com