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Giorno: 5 Agosto 2019

Parlateci di Girolimoni

Il livello di saturazione da notizie, toccabile (con tutto il corpo) in questi bellissimissimi anni in cui ci ritroviamo a vivere è qualcosa che pareva veramente impensabile durante i già saturissimi anni immediatamente precedenti a questi.
Ogni mattina qualcuno si sveglia e se ha un briciolo di cervello sa che avrà voglia di vomitare e/o ammazzarsi più volte al giorno.
Io, almeno per me, inizio a pensare che questa cosa abbia a tutti gli effetti le caratteristiche di una vera e propria patologia, una roba che nemmeno il buon Kierkergaard potè prevedere quella volta là, quando se ne uscì con quelle parole immortali a proposito della categoria che si occupa del cosiddetto “diritto di cronaca”.
Ogni volta uno pensa che si sia toccato il fondo ma francamente, mi pare di essere di fronte a un vero e proprio sistema di tripli/centupli/infiniti fondi in continua espansione in un universo composto da peti pesantissimi.
Qualcuno potrebbe dire che ho un problema io ma ho il sospetto che non sia così.
Non mi sono azzardato a tentare dei sondaggi con amici e conoscenti ma la nausea è palese e palpabile.
Qualcuno potrebbe obiettare che non è certo colpa dei giornalisti ma le responsabilità della categoria nel trattare la materia sono sotto gli occhi – e non solo – di tutti.
Ad ogni modo potrei essere io un lagnone e non ho problemi ad ammetterlo ma sinceramente non vedo l’ora che – in una stagione calda come questa – arrivi uno sciopero della categoria.
So già che non sortirà l’effetto sperato perché in questi tempi iperconnessi l’isolamento è possibile solo in caso di catastrofe e/o apocalisse vera e propria ma vabbè: sperare è ancora possibile, almeno per il momento.
Sperando dunque che questo esorcismo – in questi giorni orribili – possa piombare dalle nuvole come un temporale purificatore, chiudo con le parole del buon vecchio Kierkegaard:
Il giornalismo è il male del mondo moderno, e questo ci verrà rivelato con una chiarezza sempre maggiore.
La sua degenerazione verso la sofistica non conosce limiti, perché può affondare sempre più in basso nello scegliersi i lettori.
E così porterà a galla quella feccia del genere umano che nessun governo o Stato riuscirà mai più a controllare
.”
Cordiali saluti e via col pezzo a tema.

Watching the news (Iggy Pop, 1982)

Gli umani come i lemming? No, molto peggio!

È sconcertante, irritante, desolante, incomprensibile come l’umano essere che si fregia d’acume, intelligenza e saggezza, perseveri così diabolicamente nella sua distratta acquiescenza in materia d’ambiente e clima.
Bla, bla, bla e ancora bla, bla, bla. Solo parole e dichiarazioni d’intenti. Nessun fatto concreto, non dico per invertire il processo ma almeno per rallentarlo. Nessuna vera contromisura al disastro ambientale e climatico prossimo venturo, solo gocce nell’oceano. Sebbene un’oceanica letteratura ne abbia già descritto i pericoli e le tragiche conseguenze per noi e soprattutto per le prossime generazioni.
Il collasso è già in corso, lo vediamo ogni volta che piove. Non si tratta di pioggia ma di un vero bombardamento d’acqua con raffiche di vento capaci d’abbattere alberi vecchi di decenni. Dura solo pochi minuti, ma è sufficiente per provocare danni enormi. Fenomeni che erano eccezionali fino a qualche lustro fa ora sono purtroppo normali e sempre più frequenti.
Intanto l’umano essere prosegue stupidamente il suo rapido cammino verso il baratro esattamente come facevano i lemming suicidi dell’artico. Con la sola differenza che quella dei lemming era una leggenda, perché in natura non esistono specie così stupide… tranne la nostra, naturalmente!

“L’orbita della Terra attorno al Sole vi è estranea, vi vestite allo stesso modo quando soffia il blizzard e quando il sole cuoce il cranio, avete relegato il tempo atmosferico tra i dettagli che bussano vanamente sulla superficie del vostro bozzolo.”
Michele Serra

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la settimana…

Il nuovo piano enigmistico ferrarese

Ieri sera decido di andare a mangiare una bella cotoletta da Settimo con mia moglie. La più buona cotoletta di Ferrara la fanno proprio lì, te la portano nel piatto con una valanga di patatine fritte e uno spicchio di limone. Una sottile spianata di carne di vitello avvolta da una panatura dorata e croccante che un piatto da pizza a malapena riesce a contenere.
Abbiamo prenotato e, tranquilli e beati, attraversiamo il centro a piedi diretti sul posto e già m’immagino il momento del primo boccone.
Dal listone c’inoltriamo in via Cortevecchia e lì vediamo poco distante il dehor con tutti i tavoli già occupati dai clienti. Sfuma l’idea di trovare un posticino all’esterno. Pazienza, l’importante è sedersi e mangiare senza aspettare troppo.
Fatte poche decine di metri, sbuchiamo nella piazzetta e… il boccone immaginario di cotoletta mi va di traverso!
Cristina mi guarda e serenamente mi chiede: “Tu che sai tutto, che cos’è?”
“È… dunque… credo che sia… dovrebbe essere…”
Il boccone di traverso, l’inaspettata geometria bidimensionale sotto i nostri piedi, lo sguardo perplesso di mia moglie su di me. La mia fantasia è presa alla sprovvista ma non posso deludere la sua fiducia.
“Dev’essere senz’altro il nuovo piano di decoro urbano, minimalista e geometrico, con un chiaro riferimento al neoplasticismo di oltre cent’anni fa…”, parlo a braccio, improvviso, non ho la minima idea di cosa sia ‘sta roba.
Ma tanto basta. Cristina fortunatamente m’interrompe: “Aspetta… muoviamoci che s’è liberato un tavolo!”
“Ok, andiamo prima che si sieda qualcuno!” mi affretto a dire.
Il rebus della piazza sistemata come fosse un cruciverbone rimane irrisolto, ci sarà modo di capirci qualcosa, magari quando avremo la pancia piena…
Intanto, cara cotoletta, a noi due!