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Giorno: 6 Ottobre 2019

INTERNAZIONALE A FERRARA 2019
Volti e incontri dal terzo giorno di Festival

Anche per il 2019 il Festival di Internazionale è giunto al termine.
Anche per questo terzo e ultimo giorno il nostro Valerio Pazzi si è aggirato nelle varie location e ha documentato volti e situazioni.
Ecco di seguito il suo reportage di questa domenica di giornalisti e non solo a Ferrara.
Clicca sulle immagini per ingrandirle.

Noi ci saremo
Saranno i giovani a vivere le conseguenze dell’emergenza climatica. Per questo hanno deciso di mobilitarsi
Daze Aghaji, Extinction rebellion; Alexander Fiorentini, Fridays for future; Maxime Lelong, giornalista francese; Jaap Tielbeke, De Groene Amsterdammer. Introduce e modera Marino Sinibaldi.

Vivere in armonia
Concerto della Human rights band
con
Gennarino Amato, clarinetto
Paolo Camerini, contrabbasso
Gianluca Casadei, fisarmonica
Sade Mangiaracina, pianoforte
Simone Pulvano, percussioni arabe
Yasemin Sannino, voce
Ziad Trabelsi, oud

E poi…

Maggioritario o proporzionale? I casi e la storia

Maggioritario o proporzionale? Governabilità o rappresentatività? Stabile egemonia di pochi partiti o frammentazione dell’espressione popolare? E’ uno dei temi caldi del momento sul sistema di voto. Cinque regioni del nostro Paese – Veneto, Sardegna, Lombardia, Abruzzo ed ora Piemonte – si sono già espresse favorevoli alla consultazione popolare con referendum abrogativo della quota proporzionale prevista dalla legge elettorale nazionale. E proprio cinque è il numero necessario per ottenere il provvedimento. Si accende ancora una volta la diatriba su una questione mai risolta definitivamente, con schieramenti agguerriti, convinti per l’una o per l’altra tesi. Non hanno convinto nemmeno le rettifiche che tentano di mediare due sistemi agli antipodi, difendendo comunque il principio di base del sistema del momento. Sono due modalità che storicamente attingono alle teorie del voto intorno al 1770 in Francia, anche se alcuni scritti di Raimondo Lullo, scrittore, teologo, astrologo, alchimista e missionario spagnolo di palma di Maiorca, scoperti nel 2001, testimoniano che egli avesse già abbozzato entrambi i metodi nel XII secolo. L’epopea del sistema proporzionale continua nel ‘900, sulla spinta delle grandi formazioni politiche di massa, centriste popolari e sinistra socialista; il Belgio risulta il primo Paese ad applicarlo nel 1900. E’ una scelta che permette di fotografare le suddivisioni politiche offrendo una rappresentazione parlamentare il meno distorta possibile e va a tutelare le minoranze come, nel nostro caso italiano, il Südtiroler Volkspartei altoatesino, sebbene anche con il sistema maggioritario i partiti regionali di largo consenso locale, fortemente radicati sul territorio, possono trovare una loro rappresentatività nell’arco parlamentare, uscendo indenni o rafforzati dalle urne. Sull’adozione del sistema maggioritario o proporzionale la Storia ci racconta molto, basti pensare all’esperienza della Repubblica di Weimar, nata dalle ceneri della Germania distrutta nel 1919 e morta nel 1933, con l’ascesa al potere di Adolf Hitler. I riferimenti al sistema proporzionale con cui avvenivano le elezioni è troppo forte per ignorarne gli effetti; un sistema voluto convintamente da da Hugo Preuss, uno dei padri della nuova Costituzione, che introdusse anche il sistema automatico con il quale a ogni partito concorrente veniva assegnato un deputato per ogni 60.000 voti acquisiti. Con ciò si creava un legame imprescindibile tra i componenti della Camera e l’afflusso dell’elettorato, rendendo estremamente dinamiche e democratiche le elezioni. Ma le maggioranze parlamentari non funzionarono e operavano in perenne stato di crisi; le mutevoli composizioni del parlamento e del governo resero ingovernabile lo Stato tedesco dove il “governo effettivo dei partiti” teneva sotto scacco le istituzioni, testimoniando giochi politici per la dominanza o il soddisfacimento di interessi. Neppure la maggioranza al governo era compatta in una visione comune sulle questioni politiche, sociali e culturali. Il sistema elettorale proporzionale e le coalizioni ballerine e instabili resero i governi inefficaci nelle decisioni, minando l’equilibrio tra poteri e garanzie costituzionali. Una base traballante sulla quale non poteva svilupparsi alcuna strategia politica. Nel panorama politico tra il 1919 e il 1932 nella breve vita della repubblica di Weimar i governi parlamentari che si susseguirono furono 20: la durata minima appartiene al governo Stresemann nell’ottobre 1923, durato in carica per 48 giorni, che segue il governo Stresemann del 13 agosto 1923 durato 51 giorni. Il più longevo governo appartiene a Müller, che governò dal 29 giugno 1928 per ben 636 giorni, neppure due anni. Le falle del sistema si manifestarono in tutta la loro evidenza nel 1930, quando si rafforzarono i nazionalsocialisti e le debolezze della socialdemocrazia manifestarono ormai labili confini. Le accuse reciproche tra socialdemocratici e comunisti resero impossibile la costruzione di qualsiasi forma di comune impegno. Ma con tutta probabilità era già troppo tardi per impedire l’affossamento della democrazia tedesca. L’incapacità di trovare un comune denominatore è il vero dramma weimariano, la mancanza di “autorevolezza” e istanze decisionali forti condussero al baratro. Da qua in poi, è storia fin troppo nota: nel 1932 Hitler manifestò il proposito di assumere la leadership del governo e i pieni poteri, per il controllo dello Stato. Nel gennaio del ‘33 fu nominato Cancelliere dal Presidente Hindenburg e a febbraio le testate giornalistiche e le libere manifestazioni di pensiero e opinione avversarie furono soppresse. Interessanti le pagine autobiografiche di Otto Braun – ministro dell’Agricoltura, Demanio e Foreste, nonché Presidente dei ministri della Prussia dal 1920 al 1933, denominato dai nemici “zar rosso della Prussia”- che accompagnano come una marcia funebre le sorti della Repubblica di Weimar. Egli registra pagina dopo pagina con minuziose note, gli andamenti dei governi, non lesina sulle accuse di autoreferenzialità dei partiti maggiori, l’arroganza politica dei singoli partiti nel costruire coalizioni, la scarsa simpatia degli elettori per una politica arrendevole che sfugge costantemente alle responsabilità. Il grande esperimento di Weimar rimane comunque agli annali della Storia per quelle riforme sociali e quelle trasformazioni epocali di carattere culturale che hanno lasciato il segno anche dopo l’orrore nazista. Molti diritti e istituzioni che oggi sono normali in tutti i paesi democratici nascono proprio in quei giorni, affermando la priorità del sociale, edificando un welfare coraggioso per l’epoca, promuovendo garanzie sociali che meritano rispetto, voluti da una Costituzione illuminata che rimane punto fermo per tutte le democrazie moderne.

PER CERTI VERSI
Telefono

Ogni domenica Ferraraitalia ospita ‘Per certi versi’, angolo di poesia che presenta le liriche del professor Roberto Dall’Olio, all’interno della sezione ‘Sestante: letture e narrazioni per orientarsi’

TELEFONO

Sei un telefono che parla ma non suona
Suona ma non parla
Sei un telefono
Che mi parla
Vende coraggio per la vita e lo chiede
Sei un telefono nascosto
Che suona e non si trova
Io ti aspetto per ogni alba che si rinnova
Sei un telefono che chiama
Le lacrime sciolte nel vento della
Lingua
Sei un telefono che vorrebbe ridere senza guardare
Senza fili da tagliare
In mezzo al deserto vorresti essere sola e asciugarti nella pace dove nessuno ti possa toccare
Sei un telefono che suona senza tempo e senza telefoni
Io lo sento lo avvolgo tra le mie parole
Non sono aria
Non sono carta
Sono carne sangue memoria e oblio
Si a volte si dimentica
Per nuovamente ricordare
E il tuo telefono
Suona come un pesce nel mare
Chi lo sente
Chi lo può sentire
Io vorrei venire
A te come un falco di dolcezza
E prenderti sotto le mie ali
Per proteggerti
Per toglierti tutti i mali
Perché il tuo telefono
È nel mio cuore
E io vorrei portarti nelle vene
Farti volare
Farti sognare
Cambiando lo sguardo
Perché il tuo telefono suona
Tra le mie unghie che crescono
Che credono nella vita ciecamente
Perché vorrei sradicare la tua tristezza
Senza violare il tuo ritiro
Così
Così
Ti respiro

INTERNAZIONALE A FERRARA 2019
Il pollice nero delle ecomafie

“Dotto’, la ‘monnezza è oro”, così un pentito apostrofava un giudice diversi anni fa. Ci sono voluti più di vent’anni per arrivare alla legge sugli ecoreati che finalmente li ha resi punibili penalmente, ma c’è ancora molto da fare. È uno dei tanti fronti che compongono la battaglia per la legalità e si intreccia con la più attuale delle battaglie: quella per la sostenibilità.
Sono più di 28 mila i reati ambientali commessi nel nostro paese nel 2018 stando al rapporto annuale di Legambiente ‘Ecomafia 2019. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia’.
Sono “una media di 3,2 ogni ora” e sono “quasi tutti reati d’impresa”, ha sottolineato Enrico Fontana – responsabile nazionale Economia Civile di Legambiente – durante ‘Pollice nero. La criminalità organizzata all’attacco dell’ambiente’, domenica mattina nel Cortile del Castello all’interno del programma di Internazionale a Ferrara. “Ci sono oltre cento inchieste in tutta Italia che mettono in relazione corruzione e reati ambientali”. In un’Italia a crescita zero, “il pil delle ecomafie cresce”, ha continuato Fontana: “raggiunge quota 16,6 miliardi di euro”, 2,5 in più rispetto al 2017.

Fonte: Ecomafia 2019. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia
Fonte: Ecomafia 2019. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia

Affari d’oro fatti infiltrando e inquinando la filiera agroalimentare, danneggiando uno dei settori più importanti del made in Italy, il ciclo illegale del cemento (3 mila reati) e dei rifiuti (8 mila reati), due esempi per tutti citati da Fontana: “strade al veleno” della direzione distrettuale antimafia di Venezia e “operazione gatto Silvestro, dove i rifiuti venivano mescolati alla pozzolana per fare i mattoni delle case”, peccato che a un certo punto alcuni mattoni abbiano iniziato a scoppiare.
E le propaggini delle ecomafie vanno ben oltre i nostri confini: arrivano, per quanto riguarda rifiuti e cemento, fino in Romania. Romana Puiuleț e una giornalista investigativa romena, parte della rete Organized crime and corruption reporting project per la quale è autrice di ‘L’affare sporco del cemento’. Nel documentario “seguiamo il percorso dei rifiuti da Italia e Germania verso i cementifici di Romania e Bulgaria dove vengono bruciati”: “i cementifici ormai fanno più soldi bruciando rifiuti che con il cemento” e “non pagano per i rifiuti, ma vengono pagati”, ha sottolineato Puiuleț. “Spesso sono contaminati”, ma gli ispettori non possono accertare di cosa sono composti “perché sono rifiuti misti” e non c’è controllo nemmeno sulle emissioni perché “la legge permette ai cementifici di monitorarle autonomamente”, per questo “non hanno nemmeno dovuto installare filtri”.

Diffondere queste informazioni è fondamentale per creare maggiore consapevolezza. Creare narrazioni è il lavoro di Davide Barletti, regista pugliese, autore di uno dei primi documentari sulla Sacra Corona Unita. La Puglia è la terza Regione italiana per numero di reati ambientali. “Se non ci sono narrazioni, se le storie non vengono raccontate, rimangono dentro zone d’ombra” e i protagonisti rimangono soli a combattere battaglie per il bene comune. Lo dimostrano le storie di Renata Fonte, consigliera comunale e assessora all’ambiente di Nardò, che si è battuta contro la speculazione edilizia nell’area di Porto Selvaggio, uccisa la notte del 31 marzo 1984, prima vittima innocente della mafia in Salento, e Peppino Basile, consigliere comunale e provinciale, prezioso whistleblower di diverse inchieste giornalistiche su ecoreati nel suo territorio, ucciso nel luglio 2008 nella sua Ugento (Lecce).

Maggiori info sugli ecoreati in Italia e sul rapporto Ecomafia 2019. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia CLICCA QUI

Guarda la video inchiesta L’affare sporco del cemento diRomana Puiuleț