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Giorno: 23 Gennaio 2020

La ministra Bellanova: “Risorse, mutui e contrasto: ecco le risposte”

Da: Ufficio Stampa da Politiche Agricole

Quando sono arrivata al Ministero delle Politiche Agricole sul Fondo di solidarietà non c’era un euro. Oggi possiamo contare su 80milioni per l’emergenza cimice asiatica. Emergenza su cui siamo impegnati senza soste insieme alle Regioni per costruire azioni concrete e fattive. Come la delimitazione delle aree colpite. La risposta positiva che abbiamo avuto dall’Abi, che ringrazio, su moratoria dei mutui e sospensione delle rate oltre i 12 mesi. O come il piano straordinario sulla vespa samurai, antagonista naturale, che sta andando avanti per cui i primi lanci si faranno nei prossimi mesi, quando le condizioni climatiche saranno favorevoli”. Così la Ministra Teresa Bellanova partecipando oggi ad un incontro con le organizzazioni di categoria alla Regione Emilia Romagna, con il Presidente Bonaccini e l’assessore al ramo Caselli.
“Non sono abituata a fare polemiche dalla veste istituzionale ma poichè ascolto dichiarazioni roboanti vorrei ripristinare la verità”, ha proseguito la Ministra Bellanova. “Vorrei ricordare allora che il 21 dicembre abbiamo ad esempio sbloccato oltre 63 milioni di euro destinati alle imprese agricole danneggiate da eventi calamitosi dal 2013 al 2018, e di queste 19 milioni all’Emilia Romagna. Risorse che adesso sono nella piena disponibilità degli agricoltori. Che per le calamità del novembre 2019 abbiamo destinato altri 47milioni 120mila il 17 gennaio scorso e con il Milleproroghe restituiamo circa 21 milioni a questa Regione, per somme anticipate su calamità avvenute prima del 2003”.
“Nel frattempo”, ha concluso la Ministra, “va avanti serratamente anche il confronto con l’Europa. Ieri il nostro progetto di regolamento è stato esaminato a Bruxelles con buoni risultati, sulla selezione delle aree colpite, su risorse e misure, per cui è previsto un incremento di risorse che verranno destinate anche alla prevenzione, con l’installazione di reti di protezione per le quali abbiamo chiesto di innalzare il contributo pubblico all’80per cento”

Aspettando Godot
Lettera aperta al Sindaco di Ferrara

Da: Cgil Cisl Uil Ferrara

Il 29 luglio 2019, a seguito dell’incontro con le confederazioni di CGIL CISL UIL con il Sindaco di Ferrara, sulla stampa locale viene pubblicato il resoconto dell’incontro: “Insieme per capire cosa si è fatto e cosa si può fare per migliorare l’aspetto socio-economico e occupazionale del nostro territorio”. Alan Fabbri si è dimostrato disponibile al dialogo e al confronto su modelli di progettualità condivise ecc.
Un incontro che nella forma e nei contenuti ci aveva fatto credere nella possibilità di costruire un sistema di relazioni con l’unico scopo di intercettare i bisogni dei cittadini e con l’impegno di ricercare, attraverso il confronto, soluzioni condivise. Quello fu l’unico incontro avuto con il primo cittadino. Un incontro cordiale e utile (a Fabbri) per farsi fotografare facendo così trasparire il lato “umano e moderato”
Così come avevamo creduto nell’incontro con l’Assessora Coletti sulle politiche di welfare che, merito a parte, ha dimostrato un netto profilo di incoerenza perché dopo svariate rassicurazioni sulla disponibilità al confronto sul regolamento per le case popolari, interviene sui criteri per l’assegnazione degli alloggi senza il confronto con il Sindacato, lasciando intendere che forse la tutela che le è più a cuore è quella del vicesindaco.
Siamo sempre in attesa del confronto con l’assessore Maggi, il cui dialogo con la sola rappresentanza imprenditoriale, non può, per sua natura affrontare il problema della tutela del mondo del lavoro nella filiera degli appalti e nei lavori pubblici senza la parte che rappresenta i lavoratori.
Così come da troppo attendiamo la prosecuzione del confronto con l’assessora Travagli che in sede istituzionale si era assunta l’impegno per collaborare ad un sistema condiviso di misure a sostegno delle lavoratrici e dei lavoratori che si trovano o dovessero trovarsi in difficoltà a causa della perdita del posto di lavoro.
Allo stesso modo ci aspettavamo (perché così ci era stato detto da Fabbri e Fornasini) l’incontro per la discussione del DUP, mentre sulle partecipate avevamo ricevuto rassicurazioni sul mantenimento dell’intera proprietà del Comune. Al contrario la giunta ha fatto assumere al Consiglio Comunale una decisione in senso contrario.
Cosa diversa è accaduta con l’Assessore Balboni: alle dichiarazioni che annunciavano un intervento SOLO a sostegno delle imprese che avevano sforato i conferimenti dei rifiuti, la richiesta (soddisfatta) di incontro fatta dalle Confederazioni ha permesso, sia al sindacato che all’amministrazione, un serio approfondimento del problema. È stato il confronto che ha consentito di trovare la soluzione alla richiesta di CGIL CISL UIL di ricercare risorse economiche a sostegno ANCHE dei cittadini e delle famiglie che avevano sforato il numero dei conferimenti.
Ci siamo rivolti al Sindaco pubblicamente perché le richieste formali che già da tempo avevamo inviato hanno avuto risposta solamente oggi, ossia al termine del ciclo di assemblee con i lavoratori che hanno manifestato grande preoccupazione. Una convocazione che fissa la data di incontro il 19 febbraio, cioè tra un mese!
Solo per non offrire terreno di polemica strumentale a nessuno, valutiamo questa disponibilità, seppur tardiva, come segnale di apertura e immaginiamo che la disponibilità al dialogo non sia da intendere solo come uno slogan e che questo decreti la fine della disintermediazione delle relazioni con i sindacati più rappresentativi.
Ci aspettiamo che il giorno 19 febbraio alle ore 10,00 iniziamo a discutere del tema delle aziende partecipate a garanzia del servizio ai cittadini e a tutela del futuro di chi ci lavora, e al contempo si allarghi il confronto su tutti i temi che hanno ricadute sulla qualità della vita dei cittadini e nel rispetto reciproco del ruolo che rappresentiamo il Sindaco sottoscriva insieme a noi un Protocollo di relazioni sindacali che definisca modalità, radicalmente diverse da oggi, e di confronto concreto.
La informiamo che dal confronto ci aspettiamo di affrontare e trovare soluzioni ai problemi che le poniamo da mesi e che non faremo la fine dei personaggi dell’opera teatrale “aspettando Godot”.
Per questi motivi, le categorie di CGIL CIL e UIL convocheranno assemblee con tutti i lavoratori da svolgersi nei giorni immediatamente successivi al 19 febbraio per decidere le eventuali iniziative da intraprendere a sostegno delle nostre posizioni.

AVIS Comunale Argenta: “E’ sempre tempo di donare”

Da: Ufficio Stampa di Avis Comunale Argenta

oggi Avis Comunale Argenta ODV, nella persona del Presidente Annamaria Toschi e di due consiglieri Renzo Malagolini e Paolo Atti, ha concluso la prima parte del progetto “E’ sempre il tempo di donare”.
Sono stati donati , dopo i 60 calendari a dicembre, 15 orologi a muro per le stanze di ricovero del reparto di Lungodegenza post acuti dell’ospedale argentano.
Erano presenti il sindaco di Argenta Andrea Baldini, la dott.ssa Dina Benini, il dott. Enrico Mazzoli e la dott.ssa Tania Cillani, per la Direzione Sanitaria ed Infermieristica; la dottoressa Valentina Uweche e la caposala Sabrina Petrelli della LPA e personale infermieristico del nosocomio argentano.
Riconoscere l’anno, il mese, il giorno e l’ora aiuta le persone a mantenere l’orientamento alla realtà, a quel qui e ora che molto spesso in luoghi non conosciuti e tutti uguali può essere perduta.
Per questo è importante vedere, riconoscere e avere la sicurezza del tempo che passa, del sapere organizzare il tempo nella propria giornata,di avere riferimenti visibili e precisi come un semplice calendario o un grande orologio.
Per AVIS il tempo del dono è un amico prezioso e un vero amico trova sempre il tempo per aiutare, oltre il tempo e le distanze.
Ed è sempre TEMPO DI DONARE…il progetto continua…

Bertarelli Cristian: “Conto sulla vittoria di Lucia Borgonzoni poiché cambi le politiche sanitarie della regione”

Da: Sindaco di Lagosanto

Attraverso questo comunicato voglio portare a conoscenza dei miei concittadini di Lagosanto e dei cittadini di Codigoro, Fiscaglia, Comacchio, Mesola, Goro, Gorino, Ostellato, Portomaggiore e Argenta che, in data odierna, si è tenuta la seduta dell’Ufficio di Presidenza della CTSS allargata ai rappresentanti dei Comuni su cui territori insiste una struttura sanitaria e sociosanitaria. Durante tale seduta ho presentato una mozione per la riapertura dei seguenti servizi presso l’Ospedale del Delta: 1) laboratorio di emodinamica; 2) presenza di un pediatra H24, 7 giorni su 7, a supporto dell’emergenza-urgenza; 3) date le ultime notizie di stampa, ove il Governatore uscente Bonaccini ha dichiarato “Il ministro della Salute Roberto Speranza è stato di parola: riapriremo i Punti nascita. È ciò che gli avevamo chiesto fin dal giorno del suo insediamento e che il precedente governo non aveva saputo o voluto fare, nonostante i proclami”, ho chiesto la riapertura del Punto Nascita del Delta. Mi ha risposto il dott. Tiziano Carradori (direttore generale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Sant’Anna di Cona) con un secco no per i primi due punti, ovviamente anche per il terzo mi è stato detto di no, quindi le evocazioni di Bonaccini a quanto pare non valgono in provincia di Ferrara, poiché la negazione è stata motivata più che per motivi di sicurezza per meri motivi di costi economici. Infine, per quanto riguarda la chiusura del Punto Nascita, mi è stato detto che per “facilitarne” la chiusura l’azienda ospedaliera ha “smollato” un suo servizio, uno di quelli che fa “brillantino”, per compensare (si parla della Procreazione Medicalmente Assistita). Trovando tutto ciò inaccettabile innanzitutto intendo portare a conoscenza di tutta quella cittadinanza che è il bacino di utenza dell’Ospedale del Delta (Lagosanto, Codigoro, Fiscaglia, Comacchio, Mesola, Goro, Gorino, Ostellato, Portomaggiore e Argenta) e, inoltre, che continuerò a lottare poiché ai gravi errori, compiuti in passato da chi mi ha preceduto, venga messo rimedio. Ovviamente conto sulla vittoria di Lucia Borgonzoni poiché cambi le politiche sanitarie della regione che si sono rivelate inadeguate, vedasi anche la mobilità passiva, per la popolazione della provincia di Ferrara.

Bruno Merighi ed il codigorese Giovanni Mangolini, un’amicizia nata sul fronte russo

Da: Ufficio Stampa da Comune di Codigoro

In occasione del Giorno della Memoria, lunedì 27 gennaio 2020, alle ore 11, sarà inaugurata, nella sala espositiva della Pro Loco, la mostra Bruno Merighi ed il codigorese Giovanni Mangolini – Quinta Divisione Cosseria – Fronte Russo – Due fanti in guerra, poi deportati in Germania”, organizzata e curata da Roberto Merighi. Attraverso questa mostra itinerante, l’organizzatore racconta la storia di suo padre, giovane barbiere di Stellata di Bondeno che, dopo la chiamata alle Armi, fu mandato, il 12 ottobre 1942 a combattere sul fronte russo, nell’ambito della campagna italiana al fianco della Germania nazista. Frutto di un’opera di ricerca e documentazione partita dalle 227 lettere raccolte dalla famiglia Merighi, nonchè da foto e documenti vari risalenti alla campagna di Russia, la mostra mette in luce i patimenti e l’orrore della seconda guerra mondiale. “Fa onore a Merighi la volontà di rendere omaggio a suo padre Bruno. Attraverso le lettere dal fronte – dichiara il Sindaco Sabina Alice Zanardi – viene ricostruito il dramma di tanti giovani italiani mandati a combattere, proiettati verso un destino incerto, senza poter accarezzare speranze e sogni di un futuro migliore, di pace. Furono migliaia e migliaia i soldati italiani, nel fior fiore della giovinezza, mandati allo sbaraglio dal regime fascista e costretti ad affrontare temperature estreme, prima ancora delle rappresaglie dell’esercito sovietico. Molti di loro, come sappiamo, non tornarono mai più alle loro case, tra i loro affetti più cari. Il papà di Roberto, Bruno, – aggiunge il Sindaco – conobbe, durante quella drammatica esperienza, un nostro concittadino, Giovanni Mangolini, al quale il Comune di Codigoro rende omaggio, insieme a tutti coloro che sono stati deportati nei campi di lavoro nazisti e a tutte le vittime della Shoah.” Gli orrori dell’Olocausto non hanno risparmiato quei giovani Internati Militari Italiani (IMI) che morirono di stenti, di fatica, di freddo, di fame e di malattia proprio nei lager nazisti. Bruno Merighi e il codigorese Giovanni Mangolini, condivisero anche la straordinaria, fortunata esperienza di fare rientro a casa. Alla cerimonia inaugurale, in programma lunedì 27 gennaio 2020, sarà presente l’organizzatore. Parteciperanno inoltre due classi dell’Istituto comprensivo di Codigoro, accompagnati dalla professoressa Rita Cinti Luciani, in rappresentanza della dirigente scolastica, professoressa Ines Cavicchioli. La mostra, ad ingresso libero, resterà aperta sino a domenica 16 febbraio 2020, con i seguenti orari di apertura al pubblico: dal lunedì al sabato dalle ore 9 alle ore 12 e alla domenica dalle ore 16 alle ore 18. Un ringraziamento speciale è rivolto a Roberto Merighi, all’Associazione Insieme si può e alla Pro Loco di Codigoro, per la collaborazione.

Le dimissioni di Luigino e i pugnali di gomma della nostra Repubblica

Luigino ci è rimasto male.  Per spiegare le sue dimissioni da Capo Politico ci ha messo tre quarti d’ora. Non per annunciare il suo passo indietro, quello lo conoscevamo già tutti, ma per lamentarsi, sfogarsi, lanciare velati avvertimenti ai colleghi e ai falsi amici (Dibba in testa) che gli hanno assestato una o più pugnalate alle spalle.

Prima di Luigino, Matteo Renzi è incappato nello stesso, spiacevole inconveniente. Una brutta storia, che Matteo non riesce proprio a mandar giù. Beh, è comprensibile, pugnalate e tradimenti non piacciono a nessuno. Così, da due anni a questa parte, tutte le volte che un giornale lo intervista, o quando riesce a tornare in televisione, anche se si parla di Libia o di Alitalia o di new economy, lui la ritira fuori. Ai sicari non promette vendetta, non sta bene e non conviene, ma fa capire a tutti che si vendicherà eccome. Un politico è un lupo per gli altri politici, la sua idea è quella lì. Uguale a quella del dimissionario Luigino.

C’è però qualcosa che non funziona nella narrazione (parola idiota ma adesso si dice così) di Luigino e Matteo. E cioè: se uno che credevi un amico e sodale, uno del tuo campo, uno che vedi e con cui parli tutti i giorni, trama contro di te, se col favore dell’ombra sta affilando il suo pugnale, perché non te ne sei accorto?  Perché non l’hai smascherato, allontanato, denunciato? Perché non l’hai fatto fuori, prima che lui facesse fuori te? E c’è un’altra cosa che proprio non quadra. Se ti hanno pugnalato alle spalle, perché non sei morto?

Cesare Augusto – era un politico dell’Ultima Repubblica – dai 17 congiurati si prese 17 pugnalate in pieno Senato. Non sappiamo se tra loro ci fosse la presidente Casellati, ma c’era sicuramente Bruto, il figlioccio di Cesare. E’ improbabile che, con diciassette coltellate in corpo, il dittatore romano avesse ancora il fiato per pronunciare la celebre profezia all’indirizzo di Bruto. Quel che è certo è che Cesare stramazzò al suolo e tirò le cuoia.

E’ facile notare due plateali differenze tra il regicidio di Cesare e gli accoltellamenti di Renzi e Di Maio. Punto primo, Cesare è stato affrontato di petto, a viso aperto, in pieno Senato della Repubblica, mentre i due leaderini della nostra repubblica sarebbero stati assaliti da dietro. Seconda differenza, decisiva: il grande Cesare è perito nell’attentato delle Idi di marzo, mentre Luigino e Matteo non sono solo sopravvissuti, ma non hanno riportato nemmeno un graffio.

Caio Giulio Cesare è affidato ai libri di storia, di Maio e Renzi continuano a popolare quello che Berlusconi (un pugnale che funzioni con lui non l’hanno ancora inventato) ha definito genialmente il ‘teatrino della politica’. Generalmente fondano un nuovo partito con nuovi amici.

E Bruto? Il povero Bruto, che oltre ad essere “Un uomo d’onore”, era un sincero democratico e difensore della Repubblica, fu puntualmente sconfitto nella battaglia di Filippi e non gli rimase altro che suicidarsi. Invece i presunti congiurati di oggi – gli occulti e maldestri pugnalatori dentro il Pd e nei 5 Stelle – se la passano piuttosto bene. Gli capita anche di incontrare le loro presunte vittime alla buvette del Parlamento, fare uno spuntino e scambiare due chiacchiere.

Vertice in Regione con la Ministra Bellanova. Coldiretti: “risultato importante per la filiera”

Da: Ufficio Stampa di Emilia Romagna Coldiretti

17 milioni dalla Regione in favore della filiera del latte in Emilia – Romagna.

Coldiretti regionale esprime soddisfazione per l’individuazione annunciata da viale Aldo Moro delle risorse che vanno a sostenere progetti del settore lattiero-caseario con un investimento complessivo sul nostro territorio di oltre 21 milioni di euro.

Dal 18 ottobre 2018, ovvero dalla notizia del mancato finanziamento di questi progetti, Coldiretti si era mobilitata per chiedere questi stanziamenti, in quanto interessano cooperative e privati in settori chiave come il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano e il latte di alta qualità. Si tratta – afferma Coldiretti Emilia Romagna – di investimenti che contribuiranno a generare una ricaduta positiva in un settore di eccellenza della nostra regione, favorendo l’occupazione e un beneficio sociale ed economico per tutto il territorio da Piacenza a Rimini, in particolare per le aree di montagna dove sono presenti molti allevamenti e strutture di lavorazione e trasformazione.

Inoltre – prosegue Coldiretti Emilia Romagna – questi finanziamenti risultano fondamentali per favorire l’ammodernamento delle aziende agricole e dei caseifici, incrementandone la redditività attraverso l’innovazione per una maggiore coesione di filiera e sviluppando contemporaneamente anche l’indotto.

Il Presidente della Regione, Stefano Bonaccini ha detto che intende allocare tutte le risorse sul settore agricolo, filiera, zootecnia, giovani, sicurezza nelle campagne.

La Ministra dell’agricoltura, Teresa Bellanova ha comunicato che è in arrivo la delimitazione delle aree colpite da cimice asiatica e ha inoltre manifestato il suo impegno nel contrasto all’uso in Europa dell’etichetta a semaforo. “In questo caso” ha detto la Bellanova, “non serve semplificazione, ma completezza nell’informazione”.

“Il risultato di oggi è importantissimo – ha commentato il Presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Nicola Bertinelli – anche perché è in linea con quelle che da sempre sono le priorità di Coldiretti, che punta ad aprire sempre di più alla filiera con accordi nei vari settori, dai cereali alla carne, al latte. Il tutto con la garanzia dell’etichettatura dell’origine del prodotto agricolo che, grazie al costante impegno di Coldiretti, negli ultimi anni è diventato obbligatorio per una larga parte di prodotti, dai derivati di pomodoro alla pasta, dal latte e i formaggi, dalla carne bovina e di pollo alla frutta e verdura freschi”.

Pari opportunità ante litteram

A volte sembra che i lunghi millenni abbiano avuto la capacità di far dimenticare temporaneamente antiche usanze e modi di vita, anche scontati al tempo, per poi farne oggetto di intuizioni o invenzioni solo in apparenza nuove. Le dure lotte femministe che hanno segnato in maniera indelebile i secoli scorsi potrebbero non essere altro che rivendicazioni di una condizione già vissuta in passato dalle donne, perlomeno in qualche società.

E non è necessario andare alla ricerca di chissà quale enigmatica civiltà in giro per il mondo. Proprio l’Italia, fra le varie miriadi di primati e unicità che ha sempre potuto vantare, ci regala un esempio di convivenza pacifica e di successo tra antiche donne e uomini. Una storia lontana nel tempo ma vicina nello spazio, molto vicina. I Greci consideravano il fatto degno di biasimo, poiché del tutto opposto rispetto al proprio modo di vedere la realtà.

I barbari Etruschi, dicevano, reputano le donne al pari degli uomini, tanto che è loro concesso di aver cura del corpo e di mostrare in pubblico comportamenti libertini o non decorosi. Le fonti vanno lette, tuttavia, con gli occhi delle persone di quell’epoca, intrisa in Grecia di maschilismo ed ellenocentrismo. Dalle testimonianze, dunque, ciò che risalta è la profonda differenza che Greci ed Etruschi dimostravano riguardo il gentil sesso, sottomesso dagli uni e rispettato dagli altri. Una bella storia, una bella favola d’altri tempi se non fosse che l’archeologia è riuscita, quasi senza volerlo, a trasformare in veritiero quello che poteva apparire semplicemente come il tentativo di accentuare con forza le differenze tra i civili Greci e i barbari d’Occidente.

Spina, grazie alla documentazione recuperata dalla necropoli e dall’abitato, ha fornito a chi studia l’antichità un notevole e originale apporto, arricchito dal particolare melting pot che costituiva l’identità della città padana – Etruschi, Greci, Celti, Veneti e non solo – . Dalle tombe rinvenute sono emerse situazioni di unioni matrimoniali, con oggetti prodotti ad Atene, in grado di attestare rituali e pratiche provenienti dall’Ellade, dove le nozze rappresentavano un momento importante per le donne, così come nell’italica Etruria. Ma vi sono anche possibili segnali di un inaspettato ruolo imprenditoriale rivestito da alcune signore, che purtuttavia non rinunciavano alle tradizionali attività femminili quali la tessitura, prerogativa delle donne per eccellenza. Il commercio, la guerra e la politica erano compiti che spettavano all’uomo, mentre dentro casa a governare era nel mondo antico la donna, amante della lavorazione della lana e istruita a tal proposito sin dalla tenera età. Una lavorazione che richiedeva pazienza e dedizione, e che poteva essere mitigata da ancelle se la famiglia era altolocata. Si è però ipotizzata una suddivisione dei compiti che se confermata sarebbe sorprendente: le donne spinetiche sarebbero state per la maggior parte filatrici, e la tessitura sarebbe stata in mano a figure specializzate che usavano telai comuni.

In qualità di padrone di casa e responsabili dell’educazione della prole, le donne etrusche erano pure chiamate alla gestione dei banchetti, essendo punto di riferimento per la servitù. Al contrario delle donne greche, prendevano parte a tali situazioni anche in presenza di uomini e gente straniera, e bevevano inoltre il vino; ma la dissonanza da evidenziare è un’altra. La donna etrusca veniva in questo modo a conoscenza dei contesti politici e degli accordi che gli uomini stabilivano nei momenti conviviali. Innegabile è però quella che da sempre rappresenta per antonomasia la caratteristica principe, in special modo, dell’universo femminile. Si tratta, naturalmente, degli ornamenti dedicati al corpo, costituiti da oggetti rimovibili – è il caso dell’abbigliamento – o permanenti – come i tatuaggi – . A Spina, in particolare, sono affiorati gioielli che hanno accompagnato le donne anche nell’aldilà, ammirabili più di duemila anni dopo nella Sala degli Ori di Palazzo Costabili, sede del Museo Archeologico di Ferrara.

La presunzione della società odierna decade di fronte all’evidenza dell’antico: forse che dovremmo imparare qualcosa da chi era più arretrato tecnologicamente?

 

Museo Archeologico Nazionale di Ferrara
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Riutilizzo degli spazi derivanti dalla demolizione della palestra di via Manzoni

Da: Ufficio Stampa del Comune di Bondeno

E’ rimasto per anni inutilizzato, ma ora quell’angolo del territorio racchiuso nel rettangolo che un tempo ospitava la palestra maggiore del Centro studi superiore tornerà a vivere. Proprio allo scopo di restituire una funzione pubblica a questo lembo di terreno, è stata richiesta una consulenza ad un professionista, quale l’architetto Matteo Casari, già distintosi per progettazioni importanti. Ad esempio, la Casa della Musica e la realizzazione della nuova piazza 20 Maggio a Scortichino. «Esiste uno spazio che vorremmo riqualificare – avvertono il sindaco Fabio Bergamini e il vicesindaco con delega allo sport, Simone Saletti – relativo al luogo in cui si trovava la vecchia palestra di via Manzoni». Il terremoto danneggiò irreparabilmente la struttura sportiva e non fu possibile recuperarla in alcun modo. Come da ordinanza commissariale, la palestra venne abbattuta alla fine del 2012, anche allo scopo di consentire lo sblocco dei procedimenti per la ricostruzione dell’impianto, avvenuta all’interno del centro sportivo Bihac (quella che poi è stata intitolata: “Palestra Bonini”). Fin qui, la cronaca. Ma ora anche lo spazio rimasto spoglio in via Manzoni deve trovare una destinazione. «Siamo a conoscenza del fatto che durante le manifestazioni sportive, via Manzoni soffre per la presenza di auto parcheggiate ai margini della carreggiata – assicura Saletti – quindi una delle ipotesi che abbiamo preso in esame è la possibilità di creare un parcheggio nella zona. Tuttavia, questo è uno spazio adiacente alla scuola, che sorge nel cuore di un quartiere residenziale come quello di via Giordano Bruno. Per questo motivo, crediamo utile avvalerci di una consulenza esperta per un progetto complessivo di riqualificazione dell’area». Il municipio ha messo a disposizione per la progettazione definitiva-esecutiva circa 9mila euro (Iva e oneri inclusi) per arrivare nel breve termine alla definizione di quella che sarà la soluzione ottimale per l’area di via Manzoni.

Il sindaco Fabrizio Pagnoni agli articoli di stampa pubblicati oggi su Jolanda di Savoia

Da: Ufficio Stampa del Comune di Copparo

Dopo aver letto cose profondamente inesatte ed essendo stato personalmente coinvolto nel cosiddetto Jolanda-Gate, desidero dare il mio contributo a sostegno della realtà.

Leggo dai media che il consigliere Calvano, segretario regionale del PD afferma riferendosi ai sindaci di Comacchio e di Riva del Po: “Le loro parole dimostrano infatti che lo spostamento dei dipendenti è stato concordato e condiviso anche con il sindaco leghista di Copparo, che quindi era a conoscenza e ha approvato la decisione, nel corso di una riunione dell’Unione Terre e Fiumi…”

La cosa mi pare alquanto strana: perché i sindaci menzionati dovrebbero condividere con me sindaco di Copparo una loro scelta relativa al personale dei loro singoli comuni? E peraltro farlo in una riunione dell’Unione Terre e Fiumi, ente di cui il comune di Comacchio non fa neppure parte? E che titolo avrei io per avere persino la possibilità di concordare le loro decisioni?

E’ evidente che il consigliere Calvano abbia preso un grosso abbaglio, legato forse al troppo stress da campagna elettorale che evidentemente non sta andando nella direzione da lui sperata.

Se invece si tratta di un maldestro tentativo di chiedere un supporto da parte mia ai due colleghi sindaci, Calvano può stare del tutto sereno: in vita mia non ho mai negato un consiglio a coloro che hanno reputato utile chiedermelo.

Sempre dai media apprendo che il sindaco del PD di Riva del Po Zamboni, che al momento è anche il presidente dell’Unione Terre e Fiumi afferma che la revoca dell’autorizzazione della dipendente dell’Unione che era stata concessa al comune di Jolanda sarebbe stata presa nella seduta di giunta dell’Unione in data 13 gennaio, come da verbale. Ma quale verbale? Nei giorni scorsi, dopo aver appreso la notizia ho richiesto copia del verbale della relativa seduta di giunta e mi è stato comunicato che il verbale non è ancora disponibile e non lo è ancora al momento in cui scrivo… in quanto la trascrizione non è stata completata e a dimostrazione di questo mi è stato inviato un foglio scritto a mano pieno di segni e correzioni e cancellature che francamente risulta indecifrabile…forse il presidente Zamboni dispone di un verbale diverso? Al termine di quella seduta non ci è stata letta alcuna bozza scritta e nemmeno fatto firmare nulla, neppure come presa visione, né tantomeno come autorizzazione per cui il verbale di fatto non esiste. E aggiungo che se si dovesse concretizzare in futuro un verbale trascritto non corrispondente a quanto stabilito in quella sede, sarà mia cura disconoscerlo subito.

Entriamo poi nello specifico: in data 6 dicembre 2019 la giunta dell’Unione autorizzava una propria dipendente a svolgere attività extra lavorativa presso il comune di Jolanda, come sostanziale conferma di una precedente analoga autorizzazione che era stata concessa da luglio 2019 che sarebbe scaduta il 31/12/2019.

Il dato importante è la tipologia dell’attività: extra lavorativa. Ma se si tratta di extra lavoro, quindi sostanzialmente del tempo libero della dipendente, perché un “ulteriore protrarsi avrebbe inevitabilmente comportato il rischio di creare gravi disservizi agli Enti”, così come detto da Zamboni nel tentativo di giustificare il provvedimento? Anche in questo caso è evidente di come la giustificazione addotta sia falsa.

Inoltre una decisione di tale portata non si sarebbe potuta prendere, in considerazione del fatto che al momento vi è una trattativa aperta tra Unione Terre e Fiumi e rappresentanze sindacali in merito alla riorganizzazione dell’Unione stessa e che durante la trattativa non si possono adottare da parte dell’ente delle decisioni che anticipano la riorganizzazione stessa: cosa da me personalmente rimarcata proprio nella famosa seduta del 13 gennaio e confermata anche nei fatti dato che proprio la riorganizzazione dell’Unione, pur sempre presente nell’odg di ogni giunta viene sempre rimandata proprio perché il confronto sindacale è ancora aperto: rimandata sia nella seduta del 13 che nella seduta successiva del 20 gennaio.

È evidente quindi che l’invio della revoca dell’autorizzazione sia stata una forzatura nei tempi – strano che a dicembre si conceda e a gennaio si revochi – e nei modi: la lettera di revoca annuncia che “a partire dal 1 febbraio partirà un nuovo servizio sotto la responsabilità della suddetta dipendente, che potrà comportare l’impegno massimo presso l’Unione delle 48 ore settimanali”.

Si fa riferimento ad un nuovo servizio (quale?) e si sa già che avrà come responsabile la dipendente in precedenza autorizzata e si quantificano persino le ore che questo nuovo impegno potrebbe comportare… e tutto questo senza che sia stato deliberato nulla da parte della giunta ed in totale spregio rispetto alle regole delle trattative sindacali. Pertanto presumibilmente ora le organizzazioni sindacali interverranno e di fatto stopperanno la suddetta revoca per quanto sopra detto, essendo ancora il confronto aperto.

Io capisco il nervosismo del momento e le difficoltà del PD nel tentativo di sorreggere l’indifendibile, ma non credo che ci si debba comportare in tal modo, anche in considerazione del fatto che come rimarco spesso in giunta dell’Unione il PD pur rappresentando coi comuni di Riva del Po e Tresignana la minoranza della popolazione residente, grazie all’attuale meccanismo di voto che prevede un voto per testa, ha di fatto la maggioranza ed il controllo della giunta.

In qualità di assessore al personale dell’Unione invece vorrei mandare un messaggio di solidarietà ed un grosso abbraccio alla dipendente che si è trovata suo malgrado oggetto di attenzioni mediatiche e che ha visto il proprio nome e cognome dato in pasto ai media; atto di estrema gravità che non trova giustificazione alcuna in questa vicenda, ma che conferma l’abitudine di una certa parte a voler processare chiunque a livello mediatico, anche solo come soggetto coinvolto.

Elezioni regionali del 26 gennaio: l’intervento del presidente provinciale Ascom Confcommercio Ferrara Giulio Felloni

Da: Ufficio Stampa ASCOM Ferrara

Sulle elezioni regionali del prossimo 26 gennaio, in Emilia Romagna, interviene il presidente provinciale di Ascom Confcommercio Ferrara Giulio Felloni.

Tra i temi che il presidente intende segnalare all’attenzione delle forze politiche coinvolte – anche a seguito dell’incontro, a Bologna, promosso da Confcommercio regionale con i candidati alla carica di governatore – ci sono quelli che sono al centro del lavoro di Confcommercio Ferrara:”Il sostegno ai centri storici – con appositi bandi – alle attività di vicinato che sono il cuore del nostro tessuto economico e sociale. In secondo luogo – prosegue – dobbiamo arginare la desertificazione nelle città, nelle periferie e nei territori. Un lavoro questo che dovrà essere affiancato al supporto al Turismo che è uno strumento fondamentale per lo sviluppo economico di tutto il sistema cittadino e provinciale”.
Un percorso nel quale è vitale sostenere le imprese esistenti, le start up, le aziende a conduzione giovanile e quelle femminili. “Soprattutto ritengo fondamentale che questa avvenga in un percorso, condiviso e solidale delle scelte, che veda allo stesso tavolo Pubblico e Privato. In questo – è l’auspicio finale del presidente Felloni – le associazioni di categoria – come Confcommercio – sono protagoniste dello sviluppo e della promozione della Persona e delle Imprese”.

Ferroni (Rete Civica): “La Regione abolisca l’ISEE per avere più equità”

Da: Ufficio Stampa LRC

Giorgio Ferroni lancia alcune proposte concrete a supporto della sua candidatura al Consiglio Regionale all’interno della lista Rete Civica per Borgonzoni Presidente, con particolare attenzione alle politiche familiari.

“È ora di dire basta alle iniquità dell’ISEE e mettere la parola fine alla valutazione delle condizioni economiche delle famiglie sulla base di una modalità estremamente lontana dalla realtà. Da anni in altre località – spiega Ferroni – sono stati presi in considerazione quozienti integrativi dell’ISEE come il “Fattore Famiglia”, che hanno migliorato le condizioni di accesso ai servizi pubblici per moltissime famiglie.
Questo è un mio preciso obiettivo: tavoli di confronto per strutturare valutazioni di merito, e renderci finalmente una Regione che punta all’equità.

Vorrei inoltre che fossero adottati, come in Trentino, i “Family ticket”, un tipo di certificazione che viene rilasciata a diverse categorie di operatori, pubblici e privati, quale riconoscimento per il loro impegno a rispettare, all’interno della loro attività, i requisiti per soddisfare le diverse esigenze delle famiglie che a loro si rivolgono. Una funzione concreta per aiutare una provincia come la nostra, attualmente in coda alle classifiche nazionali per tasso di natalità e, conseguentemente, sempre più vecchia e povera di prospettive”.

Da Abu Ghraib a Sanremo… la violenza che calca le scene

Ovvero:  Il declino della civiltà occidentale è legata alla crisi identitaria dell’uomo bianco

Era il 2004. Le immagini dei prigionieri di Abu Ghraib fecero il giro del mondo, furono pubblicate su tutti i quotidiani, furono le prime notizie dei TG  e provocarono lo sdegno collettivo. L’immagine simbolo delle torture fu quella di un uomo costretto a rimanere in piedi su una scatola, con le braccia aperte e dei fili collegati alle dita. Come quasi tutti i prigionieri nelle altre foto, ha il volto coperto da un cappuccio.

È di due anni fa  il video clip di una canzone, “Strega”, di  un rapper nel quale si  mostrano scene di violenza accompagnate da un testo che non è da meno . E’ una canzone che de-canta un femminicidio: al 47° secondo si vede una donna incappucciata – un cappuccio che ricorda molto quello di Abu Ghraib – seduta su una sedia in un garage, legata mani e piedi. Il cantante mascherato, ai suoi piedi le urla (canta?) la sua rabbia, dice che l’ha uccisa e che con il cappuccio si è fatto la maschera.  Questo rapper calcherà le scene dell’Ariston, scelto dalla direzione artistica di Sanremo per gareggiare nella celebre kermesse. Pare che i direttori artistici lo abbiano scelto per la sua canzone contro i populismi, come se cantare ‘contro’ sia di per sé eroico.

Questo cantante, che si è mostrato per la maggior parte delle sue esibizioni con una maschera antigas,  altro non è  che l’immagine di un uomo bianco, spaventato, pavido, fragile, in piena sintonia con molti uomini afflitti dall’ansia di perdere la loro mascolinità. Lascia basite l’asservimento di altri maschi bianchi che, per non rimanere nell’ombra, accettano con sufficienza tutto questo . Non stupiscono dunque le parole di Amadeus, con cui strumentalizza le donne, le oggettifica, a suo dire  “begli  abat jour”, tutte dedite a dare luce a chi gli è accanto.

Ma le donne hanno elaborato un pensiero, oggi sono in grado di vedere molto bene la crisi di identità che li attanaglia e non hanno più intenzione di correre in loro soccorso, anche perché soccorrerli significa correre verso l’autodistruzione. Sta ormai emergendo sempre di più che lo sguardo predatorio dell’uomo bianco, uno sguardo che la nostra società  ha assunto nei confronti delle natura, attraverso un capitalismo industriale ed estrattivo cinico e senza scrupoli, oggi appare il responsabile della apocalisse ambientale che ci troviamo a fronteggiare. Il mondo occidentale che tutti siamo stati abituati a chiamare orgogliosamente primo (il Primo Mondo) oggi si mostra per quello che è, incivile e retrogrado.