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Giorno: 17 Aprile 2020

Coronavirus, l’aggiornamento: 21.834 i casi positivi in Emilia-Romagna, 348 in più rispetto a ieri

Da: Organizzatori

I tamponi effettuati sono 4.721 in più rispetto a ieri. Scende ancora il numero dei pazienti nelle terapie intensive (-7) e negli altri reparti Covid (-30). I nuovi decessi sono 60

In Emilia-Romagna sono 21.834 i casi di positività al Coronavirus, 348 in più rispetto a ieri. Aumentano le guarigioni: 366 le nuove registrate oggi, per la seconda volta in pochi giorni un aumento superiore a quello dei positivi. I test effettuati hanno raggiunto quota 116.826, 4.721 in più rispetto a ieri. Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

Complessivamente, 9.048 persone sono in isolamento a casa, poiché presentano sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi (22 in più rispetto a ieri). 309 i pazienti in terapia intensiva: 7 in meno di ieri. E diminuiscono anche quelli ricoverati negli altri reparti Covid (-30).

Le persone complessivamente guarite salgono a 5.346 (+366): 2.167 “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione, e 3.179 dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.

Purtroppo, si registrano 60 nuovi decessi: 23 uomini e 37 donne.

Per quanto riguarda i decessi (arrivati complessivamente in Emilia-Romagna a 2.903), per la maggior parte sono in corso approfondimenti per verificare se fossero presenti patologie pregresse. I nuovi riguardano 5 residenti nella provincia di Piacenza, 6 in quella di Parma, 14 in quella di Reggio Emilia, 5 in quella di Modena, 13 in quella di Bologna (nessuno nell’imolese), 4 in quella di Ferrara, 1 in provincia di Ravenna, 7 nella provincia di Forlì-Cesena (5 nel forlivese e 2 nel cesenate), 5 in quella di Rimini; nessun decesso di persone di fuori regione.

Questi i casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 3.274 a Piacenza (25 in più rispetto a ieri), 2.725 a Parma (27 in più), 4.090 a Reggio Emilia (37 in più), 3.301 a Modena (39 in più), 3.267 a Bologna (125 in più), 352 le positività registrate a Imola (4 in più), 744 a Ferrara (35 in più). In Romagna sono complessivamente 4.081 (56 in più), di cui 910 a Ravenna (6 in più), 780 a Forlì (28 in più), 600 a Cesena (5 in più), 1.791 a Rimini (17 in più).

La rete ospedaliera: 4.872 i posti letto aggiuntivi destinati ai pazienti Covid-19
Da Piacenza a Rimini, il lavoro della rete ospedaliera per il piano di rafforzamento messo a punto dalla Regione ha portato complessivamente, a oggi, a 4.872 posti letto aggiuntivi destinati ai pazienti Covid 19: 4.326 ordinari (68 in meno di ieri, perché riconvertiti ad attività no Covid) e 546 di terapia intensiva. Nel dettaglio: 636 posti letto a Piacenza (di cui 38 per terapia intensiva), 983 Parma (69 quelli di terapia intensiva), 557 a Reggio Emilia (58 terapia intensiva), 533 a Modena (85 terapia intensiva), 1.117 nell’area metropolitana di Bologna e Imola (151 terapia intensiva, di cui 16 a Imola), 333 Ferrara (38 terapia intensiva), 713 in Romagna, di cui 107 per terapia intensiva (nel dettaglio: 193 Rimini, di cui 39 per terapia intensiva; 41 Riccione; 131 Ravenna, di cui 14 per terapia intensiva, a cui si aggiungono ulteriori 8 posti messi a disposizione da Villa Maria Cecilia di Cotignola per la terapia intensiva; 24 a Faenza, al San Pier Damiano Hospital; 99 Lugo, di cui 10 per terapia intensiva; 89 Forlì, di cui 10 per terapia intensiva, a cui si aggiungono 40 letti ordinari nella struttura privata Villa Serena; 128 a Cesena, di cui 26 per terapia intensiva).

Attività dell’Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile
Dispositivi di Protezione Individuale e materiale sanitario
Dal Dipartimento nazionale sono pervenuti all’Agenzia 300.000 mascherine chirurgiche, 90.000 mascherine ffp2, 4 ventilatori polmonari per terapia intensiva (aria compressa) e 20 ventilatori per terapia sub-intensiva (turbina). Inoltre, è arrivata una donazione dal Vietnam di 2.500 mascherine chirurgiche destinate ai Comuni.

Volontariato
Con aggiornamento a ieri, giovedì 16 aprile, sono stati 1.254 i volontari di protezione civile dell’Emilia-Romagna impegnati nell’emergenza; dall’inizio delle attivazioni del volontariato, si sono accumulate 24.699 giornate complessive. Ecco le attività più rilevanti in svolgimento:

-supporto ai Comuni per l’assistenza alla popolazione (comprende anche le funzioni di segreteria e logistica presso i COC), con l’apporto degli scout Agesci: circa 950 volontari;

-supporto alle Ausl nel trasporto degenti con ambulanze, trasporto campioni sanitari, consegna farmaci e controllo delle temperature al porto di Ravenna (CRI e ANPAS): 309 volontari.

Proseguono le attività presso la mensa Caritas di Reggio Emilia, e la disinfezione e sanificazione dei mezzi di soccorso a Parma
Sono riprese le attività di monitoraggio della temperatura degli autisti presso il Porto di Ravenna (ANPAS e CRI) ed è avvenuta la distribuzione di mascherine al Frullo (BO); la Consulta di Bologna garantisce logistica e organizzazione della distribuzione, i Coordinamenti di Ferrara, Parma e Rimini effettuano il trasporto verso i territori.

Da domani comincia il turno degli Alpini dell’Emilia-Romagna a Bergamo. Copriranno il turno 18-25 aprile con un contingente composto da 30 volontari. Andranno a gestire il campo soccorritori allestito in prossimità dell’ospedale aperto il 2 aprile dall’Associazione Nazionale Alpini (ANA) all’interno dei padiglioni della Fiera di Bergamo.

La struttura è sotto la responsabilità e la direzione dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII; ANA garantisce un supporto logistico e organizzativo, con forze provenienti da tutte le sezioni regionali. Le mansioni che andranno a gestire sono: logistica, trasporti, sorveglianza varchi, cucina e mensa. Alcuni volontari ANA saranno impiegati in un servizio di sicurezza; si tratta di volontari specializzati, che sorvegliano l’ospedale da una stanza provvista di monitor e intervengono in caso di incendio con tutte le precauzioni ed i DPI del caso. La sezione ANA Regione Emilia-Romagna coprirà un ulteriore turno a Bergamo dal 30 maggio al 6 giugno.

Punti pre-triage
Sono 33 i punti-triage attivi in E-R (10 davanti alle carceri, 23 per ospedali e cliniche): 3 in provincia di Piacenza (Piacenza città, Fiorenzuola d’Arda e Castel San Giovanni);3 in provincia di Parma (Parma città, Vaio di Fidenza e Borgotaro); 3 in provincia di Reggio Emilia (Reggio Emilia città, Montecchio e Guastalla); 5 in provincia di Modena (Sassuolo, Vignola, Mirandola, Pavullo e Modena città); 3 nella città metropolitana di Bologna (davanti al Sant’Orsola e al Maggiore, e a Imola); 2 in provincia di Ferrara (Argenta e Cento); 1 in provincia di Forlì-Cesena (Meldola); 1 in provincia di Ravenna (Ravenna città); 1 in provincia di Rimini (Rimini città) e 1 nella Repubblica di San Marino

Emilia-Romagna. Bernini (fi): “mondo produttivo deve ripartire”

Da: Ufficio stampa Sen. Anna Maria Bernini

Le stime odierne di Confindustria Emilia, per le imprese di Bologna, Modena e Ferrara, parlano chiaro: il mondo produttivo ha bisogno di ripartire. Il 94% degli associati, infatti, prevede una riduzione significativa di fatturato a causa dell’emergenza Covid-19 mentre il 69% ha richiesto la cassa integrazione. In assenza di un piano nazionale per la riapertura progressiva, peraltro sollecitato da giorni da Forza Italia, è bene che le Regioni comincino a muoversi in autonomia. Ma i tentennamenti del Governo sono francamente inaccettabili. Le aziende e le fabbriche devono poter riaprire, in condizioni di sicurezza certamente, privilegiando lo smart working e adottando misure come il distanziamento, la sanificazione e l’obbligo di mascherina: ma essere ancora incerti su tali aspetti rischia di pesare ancora di più su un sistema economico già enormemente provato, con il pericolo di ricadute fortemente negative anche sull’occupazione. Non stiamo parlando di un “liberi tutti”, ma di una programmazione seria e dignitosa che un buon Governo deve essere in grado di garantire.

Emergenza abitativa sarà superiore a quella durante la crisi economica. Servono contributi in tempi rapidi per le migliaia di inquilini in difficoltà

Da: Cgil Ferrara

Difficile fare una previsione sugli effetti del Covid 19 sul disagio abitativo, ma già in queste settimane gli uffici del SUNIA ricevono telefonate di inquilini che chiedono come comportarsi perché non sono in grado di pagare regolarmente il canone di affitto e le spese condominiali.

In Emilia-Romagna nel biennio 2009-2010 furono dichiarati più di 14 mila sfratti, il 93% di questi erano per morosità, cioè per l’incapacità degli inquilini di fare fronte agli impegni contrattuali.
Se guardiamo alle previsioni del Pil per il 2020 e i 2021 dobbiamo preparaci ad affrontare una emergenza abitativa forse di dimensioni maggiori, se non altro perché alle abitazioni private dobbiamo aggiungere il fenomeno degli immobili affittati per attività commerciali e professionali.

Il Governo con il decreto legge “Cura Italia” ha proposto il blocco degli sfratti al 30 giugno, e in fase di conversione in Parlamento il maxi emendamento della maggioranza ha spostato questa data al 1 settembre. È una misura che però non affronta il problema alla radice: servono infatti contributi da erogare in tempi rapidi per le migliaia di inquilini in difficoltà economica per un periodo ancora non definibile.

Siamo anche preoccupati per quanto riguarda le risorse messe a disposizione dalla Regione per il bando “bonus affitto” 2019. Non abbiamo ancora tutti i dati per distretti, ma da una prima analisi si può già dire che queste risorse non saranno sufficienti a coprire il 50% delle richieste (precedenti tra l’altro alla fase di emergenza COVID-19). Citiamo alcuni dati: più di 1.600 domande per città come Bologna e Modena, più di 2.000 per Reggio Emilia, più di 1.000 per i distretti di Ferrara e quello che ha Vignola come capofila.

Mentre siamo in attesa che i tavoli di confronto nazionali, regionali e territoriali diano risposte adeguate, gli uffici territoriali del SUNIA, non avendo altri strumenti a disposizione, stanno già gestendo molte decine di casi “urgenti” favorendo un processo di rinegoziazione temporanea dei contratti di affitto. È evidente che questo strumento, pur rappresentando la via maestra, deve essere aiutato da contributi economici per inquilini che hanno visto ridotto significativamente il loro reddito e proprietari che rinunciano ad una quota di canone annuo precedentemente pattuita.

Dopo 3 maggio Regione torni a chiusura domenicale supermercati. Comprendiamo ma non condividiamo riapertura in vista del 25 aprile e 1 maggio

Da: Cgil Ferrara

Le chiusure domenicali dei supermercati, disposte dalle ordinanze della Regione Emilia-Romagna, da domenica 22 marzo al 12 aprile (domenica di Pasqua incluso il successivo lunedì di Pasquetta) hanno avuto un effetto molto positivo.
In una fase delicata e cruciale come questa, chiudere i supermercati la domenica è stata una scelta responsabile che ha garantito un minimo, ma necessario, riposo agli addetti di settore; inoltre, ha permesso di limitare ulteriormente gli spostamenti di persone, con maggior beneficio della collettività senza per questo precludere la fornitura di beni di prima necessità (come i generi alimentari) garantita con le aperture nelle restanti giornate della settimana.
Dobbiamo quindi proseguire su questa strada.
Certo non ci sfugge il senso dell’ordinanza della Regione Emilia-Romagna dell’11 aprile, che garantisce la chiusura nelle festività del 25 aprile e del 1° maggio, ma dispone la riapertura durante le domeniche. Una misura – forse adottata per evitare il rischio di vedere aumentate le code e gli assembramenti nei restanti giorni- che comprendiamo, ma non condividiamo, ritenendo che la chiusura della domenica 19 aprile non avrebbe creato problemi: ciò perché, a nostro avviso, è oramai superata la fase di panico da accaparramento. Al contrario, quello della corsa ad acquistare pochi beni in più occasioni solo per avere un motivo per uscire di casa è un fenomeno ancora presente.
Ripartire è necessario, ma in sicurezza e con i tempi giusti: per questo motivo auspichiamo che già con la prossima ordinanza regionale si garantisca almeno un giorno di chiusura settimanale alla domenica anche per la vendita di generi alimentari.
Inoltre, per il futuro, dobbiamo ragionare e valutare come riaprire in massima sicurezza tutte le attività commerciali e i Centri Commerciali, evitando che diventino centri di aggregazione in particolare nelle domeniche e nei festivi. A nostro giudizio, in queste giornate sarebbe opportuno prorogarne la chiusura almeno fino a quando non si potrà tornare alla “normalità”.
Proprio mentre si sta discutendo di una “fase 2”, ponderata e attenta sia alla ripartenza dell’economia che alla sicurezza di lavoratori nonché dei cittadini tutti, ci pare una forzatura ripartire proprio dal settore che non ha mai chiuso e che ha resistito in modo esemplare grazie al lavoro di coloro che non si sono sottratti al proprio dovere. Non vorremmo che questo ingenerasse, come già accaduto in alcuni casi, una sorta di momento liberatorio che, purtroppo, ha fatto sì che alcuni negozi di alimentari si sentissero in diritto di allentare e, in alcuni casi, azzerare il contingentamento in entrata dei clienti. Questo è un atteggiamento grave che non dovrà e non potrà essere tollerato.
Ribadiamo, ancora una volta, che una discussione sulla definizione di regole nel commercio non è più rinviabile, perché anche quando vi sarà un ritorno alla normalità un modello totalmente deregolamentato come quello attuale non sarà più accettabile.

75° anniversario della Liberazione

Da: Isco.fe

Dal 19 al 27 aprile in occasione del 75° anniversario della Liberazione l’Istituto di Storia
Contemporanea ha posto in essere un programma di eventi on line con il patrocinio del Comune
di Ferrara e la condivisione della rete nazionale degli Istituti Storici.
Il programma on line sui social dell’Istituto (Sito: www.isco-ferrara.com; Facebook: Isco
Ferrara; Instagram: @isco.fe; YouTube: istituto di storia contemporanea di Ferrara)
vedrà interventi di storici, proiezione di filmati, letture, presentazione di bibliografie,
filmografie e lavori didattici su antifascismo, resistenza, leggi razziali.
Si partirà il 19 aprile con un intervento introduttivo (Ferrara 1943/1945) del professor Andrea
Baravelli, docente di storia contemporanea dell’Università di Ferrara, seguirà il 20 aprile un
percorso di immagini dei libri sui temi della Resistenza presenti presso la biblioteca dell’Istituto
a cura di Nicolò Govoni. Il 21 si potrà seguire il video Le lapidi di corso Martiri raccontano
che ricostruisce attraverso documenti gli eventi dell’eccidio estense (15 novembre 1943) a cura
di Vito Contento. Il 22 e il 24 aprile gli studenti della scuola di arte cinematografica “Florestano
Vancini” leggeranno brani tratti dal libro di Renata Viganò L’Agnese va a morire che racconta
le vicende della Resistenza nelle Valli di Comacchio attraverso gli occhi della contadina Agnese
divenuta staffetta partigiana. Il giorno 23 si riproporrà la riflessione sulle Leggi razziali con
L’ultimo grido, la web-serie di Giuseppe Muroni. Realizzata con l’istituto dell’Enciclopedia
Teccani. Letture di Monica Guerritore, Francesca Inaudi, Francesco Montanari e Stefano
Muroni delle lettere di cittadini italiani ebrei dopo la promulgazione delle Leggi razziali.
Il 25 aprile l’istituto partecipa con un video alla campagna social lanciata dall’Istituto nazionale
“Parri” a cui hanno aderito i 65 istituti storici della rete, associazioni, società storiche, la rete
dei paesaggi della memoria. Per tutta la giornata sui social ci saranno contributi video, letture,
interventi. Una straordinaria mole di materiali che offrono nuove risorse sulla storia della lotta
per la Liberazione seguendo un serio approccio documentario.
In particolare l’Istituto di Ferrara proporrà l’interessante lavoro di Carlo Magri, Ferrara, aprile
1945, dal Reno al Po che attraverso i materiali filmati dagli operatori al seguito delle Truppe
Alleate ripercorre le fasi della liberazione del ferrarese dal Reno al Po.
Il programma si concluderà il 26 aprile con la filmografia su antifascismo e resistenza a Ferrara,
curata da Vito Contento e coil giorno 27 con un lavoro didattico sulla figura di Alda Costa degli
studenti del Liceo scientifico “Roiti”.

Regione. Videoconferenza con Bonaccini, Morrone (lega): noi ci siamo, ma il confronto deve essere su un piano concreto

Da: Ufficio Stampa Lega Romagna

“Presidente Bonaccini, noi della Lega siamo disposti a dialogare con la Giunta regionale. Abbiamo idee e progetti già pronti che possiamo metterle a disposizione. Ma le chiediamo due cose: di poterci misurare su un piano concreto, non su parole e promesse, e di poterci confrontare con una squadra di persone pragmatiche, preparate, senza pregiudiziali politiche. Non dobbiamo cambiare il mondo, come qualcuno vorrebbe, ma abbiamo il dovere di sostenere e stimolare la ripartenza dell’Emilia-Romagna”.
Questo l’invito rivolto dal deputato della Lega Jacopo Morrone al presidente della Regione Stefano Bonaccini, durante una videoconferenza avvenuta questa mattina.
HUB COVID
“Lei e il ministro della Salute Speranza – ha ricordato Morrone – avete annunciato l’arrivo di 26 milioni per creare l’hub nazionale per la terapia intensiva contro il Covid. Si tratterebbe di 146 letti spalmati in ospedali di quattro città (Parma, Modena, Bologna e Rimini), da cui è stata esclusa irragionevolmente Piacenza, visto che in quel territorio il virus ha colpito più duramente. Forse sarebbe stato più utile investire su due nosocomi dedicati esclusivamente alla cura del Covid (uno in Romagna e uno in Emilia), se è vero che dovremo convivere a lungo con questa malattia”.
MASCHERINE
Morrone ha poi chiesto ‘più lungimiranza’ ai vertici regionali, anche prevedendo tagli significativi alla fiscalità regionale, e ‘maggiore attenzione alle dichiarazioni rilasciate alla stampa’. Morrone ha fatto riferimento all’ultimo ‘caso’ dell’assessore alla Salute Raffaele Donini, che ieri “è pesantemente scivolato sulle mascherine che, a suo dire, diventeranno obbligatorie solo quando tutti gli emiliano-romagnoli ne saranno dotati’. Ma se le mascherine sono indispensabili per la prevenzione, come noi crediamo, – ha ribadito Morrone – allora la Regione è già in estremo ritardo e deve provvedere immediatamente a fornirle ai cittadini”.
Diversi poi gli interrogativi del deputato leghista sul sistema sanitario regionale che di fronte all’emergenza è ‘collassato’ e che ha mostrato gravi carenze nella tutela dei sanitari privi per troppo tempo dei dispositivi di protezione indispensabili.
TURISMO, ARTIGIANATO, ECC.
Altre sollecitazioni di Morrone hanno riguardato l’industria del turismo e di tutte le filiere che orbitano intorno a questo settore. “La riviera è ferma e se gli operatori non apriranno sarà un danno ulteriore con ricadute che potranno durare anni. E’ una situazione complessa che necessita di aiuti concreti e immediati”. Il deputato ha poi citato, tra l’altro, le gravi difficoltà delle associazioni sportive e di artigiani, come i parrucchieri o i pasticceri, ‘perché i forni sono rimasti aperti e le pasticcerie no?’.
TORNARE IN PARLAMENTO E IN ASSEMBLEA LEGISLATIVA
Ultima richiesta quella di ritornare in Aula: “l’Assemblea legislativa come il Parlamento devono tornare a lavorare nelle sedi istituzionali. Se sanitari, venditori, forze dell’ordine, ecc si recano quotidianamente sul posto di lavoro, non vedo perché non lo possano fare consiglieri regionali e parlamentari”.

Pontelagoscuro: risolto il guasto alla rete idrica

Da: Relazioni con i media, area Ferrara-Modena

Nella serata di ieri, 16 aprile, in via Savonuzzi si è verificata la rottura di una condotta idrica di grosso diametro in uscita dal potabilizzatore di Pontelagoscuro.
Grazie al tempestivo intervento del personale Hera il guasto è stato individuato e circoscritto in tempi rapidi e la fornitura è tornata regolare nel giro di poche ore.
A causa della consistente fuga d’acqua, nel tempo intercorso tra il guasto e le prime manovre di pronto intervento, la rete ha subìto una perdita di pressione, con la conseguenza che parte delle utenze del comune di Ferrara ha riscontrato disagi, in particolare ai piani alti.
La stessa fuga d’acqua ha comportato anche la temporanea interruzione nella fornitura ad alcuni utenti di Pontelagoscuro, dove tuttavia la situazione è tornata regolare ed il servizio è pienamente attivo.
Nelle prossime ore si provvederà alla riparazione definitiva del guasto, al lavaggio della strada – sulla quale si è depositato uno strato di limo e che è al momento regolata da senso unico alternato – e al suo completo ripristino.
La conclusione dei lavori è prevista per la giornata di domani.
Si ricorda ai cittadini che per segnalazioni relative alla rete idrica è possibile rivolgersi al Pronto Intervento Hera chiamando il numero 800.713.900, gratuito e attivo 24 ore su 24.

Coronavirus. Le difficoltà del comparto pesca

Da: Organizzatori

Attuare subito le misure del Fondo europeo per la pesca, in particolare sbloccando il pagamento di arretrati e contributi, con iniezione di liquidità e una generale semplificazione delle procedure. Sono i primi passi per dare un aiuto al settore della pesca, duramente colpito dall’emergenza coronavirus, che ha visto un calo generalizzato dei prezzi e della domanda di mercato e la difficoltà a mantenere le condizioni di sicurezza per i lavoratori. Sono le richieste dell’assessore regionale all’Agricoltura e agroalimentare, Alessio Mammi,contenute nella lettera inviata alla ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova.

“Il comparto della pesca e dell’acquacoltura, già di per sé fragile- afferma Mammi-, si trova adesso in una situazione di gravissima difficoltà, per gli effetti economici prodotti dal contraccolpo della pandemia da Covid-19 sulle attività economiche. Le aziende, prevalentemente piccole, medie o microimprese, si trovano a dover fronteggiare la riduzione del fatturato, il forte calo dei prezzi di prima vendita e una diminuzione nelle vendite di oltre il 50%. Inoltre, per l’acquacoltura il calo delle vendite a medio termine potrebbe comportare la perdita di buona parte della produzione, con danni ingentissimi, e il rischio elevato di compromettere l’intera stagione se, com’è sfortunatamente prevedibile, non si tornerà entro breve tempo alla normalità”.

Un importante passo, secondo la Regione, è la modifica del Regolamento generale sui fondi europei (il 1303 del 2013) per dar modo di erogare un anticipo alle imprese almeno fino al 70% a fronte di garanzia fideiussoria e di consentire l’inserimento degli anticipi nelle domande di pagamento, cosa che al momento non è possibile. Questo permetterebbe di non perdere le risorse comunitarie, dare liquidità alle aziende, certificare la spesa e semplificare le attività di istruttoria della rendicontazione.
La Regione chiede poi al Ministero, in accordo con le rappresentanze regionali della categoria, di accelerare il pagamento degli arretrati previsti per il fermo pesca dal Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (Feamp) relativi a parte del 2017 e alle annualità 2018 e 2019; facilitare l’erogazione dei contributi anche attraverso una semplificazione della rendicontazione e infine snellire i controlli, anche rinviando il sopralluogo a una fase successiva.
Tra le misure richieste anche la semplificazione dei metodi di calcolo dei contributi per le imprese di acquacoltura che hanno subito danni, e una rimodulazione delle somme disponibili per interventi più utili e attraenti per le imprese./OC

Coronavirus. Per imprese e laboratori di ricerca made in Emilia-Romagna 5 milioni di euro per progettare soluzioni innovative di sicurezza

Da: Organizzatori

Bando della Regione a sostegno di iniziative per sanificare gli ambienti, ridurre il rischio di contaminazione, nuovi modelli di distanziamento delle persone, garantire sicurezza sui luoghi di lavoro e di aggregazione. L’assessore Colla: “Un investimento importante che rappresenta un passaggio fondamentale nella strategia dell’Emilia-Romagna per la ripresa in sicurezza dopo l’emergenza”

Soluzioni tecnologiche e organizzative in grado di ridurre il rischio di contaminazione e garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro, sia in ambito produttivo che nel settore dei servizi. Innovazioni per il distanziamento delle persone, per gestire sistemi di monitoraggio della sicurezza in ambienti aperti al pubblico, in particolare dove vi sia una significativa aggregazione di persone. Inoltre, per la sanificazione degli ambienti, la disponibilità di materiali già esistenti, o sperimentarne di nuovi, per realizzare dispositivi di protezione individuale o di riduzione del rischio di contaminazione attraverso il contatto con le superfici. Ma anche favorire la riconversione, anche parziale, di imprese verso la produzione di dispositivi di protezione individuale o comunque di prodotti e servizi volti alla gestione dell’emergenza, limitatamente alle attività di ricerca, sperimentazione ed eventuale certificazione dei prodotti.

Sono questi gli obiettivi che la Regione vuole raggiungere per supportare, assieme a imprese e ai laboratori di ricerca emiliano-romagnoli, la ripartenza in sicurezza del sistema economico e sociale dell’Emilia-Romagna dopo il lockdown causato dall’emergenza sanitaria. E per questo la Giunta regionale, nell’ultima seduta, ha varato un provvedimento ad hoc. Un tassello nel più complessivo progetto di governo della ripartenza, un bando finanziato con 5 milioni di euro che, come annunciato al tavolo del “Patto per il lavoro” dal presidente della Regione Stefano Bonaccini e dall’assessore regionale allo Sviluppo economico Vincenzo Colla, possa garantire in un arco di tempo limitato a 6 mesi progetti di ricerca e sviluppo per la sperimentazione di soluzioni (prodotti e servizi) innovative per contrastare l’epidemia. Soluzioni in grado di essere, quindi, rapidamente industrializzate e adottate su scala almeno regionale.

“Si tratta di un investimento importante che rappresenta un passaggio fondamentale nella strategia di dell’Emilia-Romagna per la ripresa dopo l’emergenza sanitaria- ha dichiarato l’assessore Vincenzo Colla–. Sappiamo che i tempi per uscire dall’emergenza non saranno brevi e per questo vogliamo attrezzarci sostenendo le migliori soluzioni e ricerche in questo campo, che possano essere di supporto alle proposte del Patto per il Lavoro e dei Tavoli provinciali per la sicurezza sul lavoro. Consideriamo questa una filiera in crescita, su cui la Regione vuole puntare anche come volano di sviluppo per il futuro”.

La domanda di contributo ai progetti potrà essere presentata tra il 27 aprile e il 30 giugno prossimo. Il bando sarà pubblicato nel Bollettino Ufficiale Telematico della Regione Emilia-Romagna ed è già pubblicato sul sito http://fesr.regione.emilia-romagna.it/.”

Il bando in sintesi

La Regione intende sostenere lo sviluppo e sperimentazione di soluzioni concrete e di tempestiva applicazione, con una duplice finalità.
Da un lato contrastare la diffusione del contagio, prevenire focolai epidemici, migliorare la cura e l’assistenza ai pazienti, sia ospedalizzati che domiciliarizzati, potenziare laboratori di ricerca per analisi, test e certificazione di dispositivi medici e di protezione.

Dall’altro, nella progressiva riapertura delle attività produttive, prevenire, ridurre e annullare il rischio di contaminazione nei luoghi di lavoro (anche lungo la catena di attività coinvolte, per esempio nella logistica delle filiere produttive), negli esercizi commerciali di dimensioni grandi e piccole, nei luoghi di fruizioni di servizi quali banche, Caf; nei luoghi di socializzazione e ricreazione quali alberghi teatri, musei, ristoranti, cinema e località turistiche, nelle attività sportive e ricreative, nelle attività scolastiche, delle Università, del sistema formativo ed educativo; nel sistema di trasporto per la mobilità pubblica e privata.

Il bando prevede in sintesi due filoni di azioni: il “supporto alla realizzazione di progetti complessi di attività di ricerca e sviluppo su poche aree tematiche di rilievo e all’applicazione di soluzioni tecnologiche funzionali alla realizzazione della strategia di S3” rivolto a piccole, medie e grandi imprese con sede legale o unità locale produttiva all’interno del territorio emiliano-romagnolo (escluse le società strumentali, controllate direttamente o indirettamente da Pubbliche amministrazioni o altri soggetti pubblici); il “sostegno alle attività collaborative di ricerca per lo sviluppo di nuove tecnologie sostenibili, di nuovi prodotti e servizi” rivolto ai Laboratori di ricerca dell’Emilia-Romagna accreditati dalla Regione.

I progetti dovranno prevedere un costo totale ammissibile non superiore a 150 mila euro e non inferiori ai 10 mila euro. Il contributo regionale massimo erogabile è pari all’ l’80% del valore dell’investimento approvato per un massimo di 120 mila euro.

La presentazione dei progetti nel periodo compreso tra le ore 10 del 27 aprile 2020 e le ore 13 del 30 giugno prossimo. Al raggiungimento della soglia dei 5 milioni di euro di richiesta del contributo lo sportello verrà temporaneamente chiuso e potrà successivamente riaprire in seguito alla valutazione delle domande, coerentemente con le risorse non ancora concesse e impegnate o per risorse aggiuntive messe a disposizione.

Le condizioni di sicurezza dei lavoratori durante l’emergenza COVID-19

Da: Prefettura di Ferrara

Il Prefetto dispone le verifiche da parte di Ispettorato del lavoro e Azienda Sanitaria Locale
Il Prefetto Michele Campanaro ha presieduto stamane a Palazzo don Giulio d’Este, in videoconferenza, una Riunione Tecnica di Coordinamento nel corso della quale è stato fatto il punto sulle attività di controllo e vigilanza sul rispetto della normativa emergenziale afferente la pandemia in atto, alla luce delle disposizioni di interesse per le attività d’impresa contenute nel Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 10 aprile 2020 e delle successive direttive contenute nella circolare a firma del Capo di Gabinetto del Ministro dell’Interno del 14 aprile 2020.
Alla riunione hanno partecipato, oltre al Questore Cesare Capocasa, al Comandante provinciale dei Carabinieri Gabriele Stifanelli ed al Comandante provinciale della Guardia di Finanza Cosimo D’Elia, il Dirigente dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Ferrara Massimiliano Lambiase e la Responsabile dell’Unità Operativa Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro dell’azienda USL di Ferrara Maria Rosa Spagnolo.
Il Prefetto Campanaro ha, in particolare, richiamato l’attenzione sulle duplici prerogative assegnate ai Prefetti della Repubblica dalla predetta circolare in tema di controlli. Da una parte, quelli sulle comunicazioni prodotte dagli operatori economici della provincia che, ad oggi, ammontano a 1.852: anche con l’obiettivo di una decisa accelerazione delle istruttorie, detti controlli saranno affidati in via prioritaria alla Guardia di Finanza, in linea con le funzioni proprie di polizia economico-finanziaria, con specifici riscontri – a mezzo di disamine documentali, tramite banche dati in uso e, ove necessario, rilevamenti presso le sedi aziendali – circa la veridicità del contenuto delle stesse comunicazioni, avuto riguardo all’inclusione nelle categorie autorizzate ovvero all’esistenza della relazione economico-commerciale tra le attività d’impresa appartenenti alle varie filiere consentite.
Dall’altra, i controlli sulle modalità di attuazione, da parte dei datori di lavoro, delle procedure organizzative e gestionali oggetto del Protocollo Governo-parti sociali del 14 marzo 2020, e, più in generale, sull’osservanza delle precauzioni dettate per la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro e la sussistenza di adeguati livelli di protezione dei lavoratori. Sul punto, il Prefetto ha immediatamente attivato un Tavolo di coordinamento tra Ispettorato Territoriale del Lavoro ed Unità Operativa Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro dell’Azienda USL per l’avvio di verifiche ispettive mirate ad accertare il rispetto delle misure di sicurezza che i datori di lavoro devono assicurare in forza del richiamato Protocollo del 14 marzo scorso.
“E’ mia intenzione operare affinché la prosecuzione delle attività produttive e professionali possa avvenire solo in presenza di condizioni che assicurino ai lavoratori adeguati livelli di protezione, ha sottolineato il Prefetto. In tale ottica ho disposto che sia attuata una scrupolosa e corale attività di verifica dell’osservanza delle regole precauzionali in tema di sicurezza sul lavoro da parte degli Enti di vigilanza, in stretto coordinamento con le Forze di Polizia. Invito tutti – ha continuato il Rappresentante del Governo – a proseguire nella direzione del costante confronto, dell’ottica collaborativa e della sinergica e fruttuosa strategia messa sinora in campo: supporto, monitoraggio e controllo andranno ad investire i vari settori del tessuto economico e sociale, nel graduale passaggio alla fase di ripresa.”

Diritto di replica a nota stampa CGIL-CISL-UIL

Da: Luca Falcitano, Coordinatore Provinciale DICCAP

Il Sindacato DICCAP (Dipartimento Autonomie Locali e Polizie Locali) vuole replicare alla nota stampa divulgata in data 16 aprile da CGIL-CISL-UIL denominata “PROPAGANDA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS”.
Ormai leggere certe affermazioni da parte di chi da diversi mesi ha deciso di far politica e non sindacato non dovrebbe più sorprenderci eppure…
Mai avremmo pensato che i funzionari dei sindacati confederali della funzione pubblica potessero arrivare addirittura a mettere in dubbio alcuni principi costituzionali fondamentali quali il diritto di associazione e il diritto di parola, ma con il loro ultimo comunicato è stato proprio così.
Cosa dovremmo pensare infatti di chi in una comunicazione ufficiale alla stampa mette nero su bianco che i sindacati autonomi non “dovrebbero intraprendere rapporti…” oppure non sarebbero “legittimati ad avere relazioni”????
Evidentemente CGIL-CISL-UIL si dimenticano che non viviamo in un regime di apartheid sindacale, ma bensì in uno stato democratico dove ognuno è libero di esprimere le proprie idee e dove, chi rappresenta i lavoratori, ha il sacrosanto diritto e il DOVERE di farsi portavoce del pensiero dei propri associati e/o simpatizzanti con l’obiettivo di portare un contributo al benessere organizzativo, al miglioramento delle condizioni lavorative economiche e contrattuali dei lavoratori del Comune di Ferrara nel loro insieme.
Fatta questa premessa ci troviamo costretti a ricordare ai confederali che, mentre loro pensavano a produrre comunicati su comunicati di natura strettamente politica, il DICCAP cominciava a scrivere le prime richieste per i DPI per la Polizia Locale “Terre Estensi” già agli inizi di Febbraio quando il COVID cominciava a divenire un problema serio in Cina e una minaccia incombente per l’Italia.
Poco importa che, su sollecitazione di molti colleghi della Polizia Locale, in queste settimane di epidemia il DICCAP, inviando istanze e note dirette sia al Comandante Rimondi, sia all’amministrazione, riusciva ad ottenere per gli Agenti i DPI, la sanificazione dei locali, la riorganizzazione delle modalità operative del Corpo per prevenire la diffusione di eventuali contagi all’interno dello stesso, l’indennità di ordine pubblico per le pattuglie che svolgono i controlli sulle normative COVID, i Test sierologici per gli Operatori ecc…..
Quale di queste sacrosante richieste è stata portata avanti da CGIL-CISL-UIL in queste settimane per la Polizia Locale??
Venendo poi alle carenze organiche del Comune di Ferrara segnalate dai confederali, è fuori dubbio che si debba incrementare il personale in tutti i Settori, ma ci fa sorridere che la Triplice stia affrontando solo ora il problema.
E’ sotto gli occhi di tutti infatti che il disastro dei numeri attuali è il frutto dei rovinosi trascorsi sindacali di CGIL-CISL-UIL degli anni passati quando, con un’amministrazione di altro colore, tali sigle hanno preferito accontentare il sindaco del tempo a discapito dei diritti dei lavoratori, i quali sono stati svenduti all’amministrazione con conseguenti perdite dal punto di vista economico e della sicurezza del lavoro, come avvenuto nel caso della Polizia Locale che, con l’approvazione del famoso progetto di prolungamento orario del terzo turno, ha visto di fatto gli Agenti coinvolti in servizi serali senza adeguate dotazioni e senza una congrua indennità.
Questo è un esempio fra tanti, poiché anche in altri settori del Comune di Ferrara la soggezione dei confederali verso le amministrazioni precedenti ha prodotto evidenti criticità lavorative, che il DICCAP sta cercando di affrontare con la collaborazione di diversi dipendenti del settore amministrativo, presentando agli Assessori competenti le problematiche che sono emerse.
Con la nota odierna i Sindacati confederali hanno dimostrato per l’ennesima volta di preferire (usiamo la loro stessa definizione) “la strombazzata politica” alla tutela dei lavoratori, che in un momento di emergenza sanitaria come questa riveste caratteri di priorità senza eguali.
CGIL-CISL-UIL volendo imporre a tutti i costi ideologie e interpretazioni normative di parte vanno all’esatto opposto di quanto sarebbe necessario in questi momenti di pandemia, ovverosia lasciare che ogni organizzazione contribuisca con le sue idee costruttive al benessere collettivo.
Concludiamo la presente comunicazione con l’ennesimo invito ai funzionari confederali, quando sarà possibile, ad organizzare insieme un contraddittorio durante un assemblea dei dipendenti, in maniera tale che ogni partecipante possa valutare autonomamente chi per lui tutela gli interessi della base e chi invece quelli di altri soggetti diversi dai lavoratori. È un invito che non ci stancheremo mai di fare per quanto eluso già troppe volte. Evidentemente c’è chi ha timore di un confronto pubblico…

Nel ferrarese è sempre più emergenza nutrie. Bisogna intervenire prima che i danni alle colture aumentino

Da: Organizzatori

“Nel ferrarese è sempre più emergenza nutrie. Bisogna intervenire prima che i danni alle colture e il rischio idrogeologico aumentino. Per non parlare degli incidenti, anche gravi, accaduti agli agricoltori a causa dei cedimenti del terreno dovuti alle tane”. A ricalcare il problema di sostenibilità dovuto alla crescita esponenziale dei roditori della palude è Franco Dalle Vacche, presidente del Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara al quale è affidato il compito di mantenere in equilibrio il delicato sistema del bacino idrografico estense

“Seppure con prudenza, si può stimare che sul territorio circa 500.000 nutrie, tanti esemplari quanti poco meno del doppio dei cittadini dell’intera provincia – prosegue il presidente – alla luce del contributo erogato alla Provincia per il contenimento dell’invasivo “castoro”, reputo molto attendibile una presenza di mezzo milione di animali, alloctoni, originari dell’America del sud e si tratta di una tra le grandi emergenze del territorio estense”. Pericolo per le produzioni agricole, l’incolumità pubblica, la tenuta arginale dei corsi d’acqua ma anche per la circolazione stradale.

“E’ preziosa e meritoria l’attività profusa dai Coadiutori per il contenimento di questi animali che sono altamente prolifici e che si cibano di vegetali, per una quantità corrispondente al 25% del loro peso al giorno – spiega – sono ingenti i danni al mondo agricolo che vede consistentemente ridotto il proprio raccolto, voracemente aggredito dalle nutrie, senza poter più contare sui parziali rimborsi da quando, nel 2014, le nutrie non sono state più classificate specie selvatiche. Non meno grave il pericolo che gli agricoltori temono costantemente anche per la propria incolumità a causa delle insidiose fragilità delle arginature durante la movimentazione dei veicoli agricoli o semplicemente a piedi”.

E ancor più rilevante è l’innalzamento del rischio idraulico, pericolo che incombe su tutta la comunità. “Penso a quanto successo l’anno scorso ad Ostellato e al collasso di argini che potrebbe essere prodotto a causa della fragilità create dalle tane. Ed è prioritario che le indispensabili opere idrauliche attive sul territorio non vengano messe a repentaglio dall’incessante attività di indebolimento messa in atto dalle nutrie e dagli altri animali fossori, quali volpi ed istrici, che colonizzano le loro tane – prosegue Dalle Vacche – sarebbero ingenti i danni causati dall’allagamento di ettari di terreni agricoli o di città. Una situazione preoccupante in qualsiasi contesto ma soprattutto per il nostro territorio che per il 44% è sotto il livello del mare con punte fino a quattro metri di depressione e col reticolo di canali che ricoprono la provincia, gestiti fin dal XIX secolo dai consorzi di bonifica, che ne evitano l’allagamento con grandi sforzi”.

Un altrettanto impattante problema per l’ambiente e l’ecosistema, è lo scortecciamento degli alberi adiacenti alle tane, in prossimità dei corsi d’acqua: 50-70 cm di corteccia rosicchiata ed asportata indebolendo la pianta fino alla morte. “Lo vediamo nelle alberature che costeggiano le strade del Mezzano – conclude Dalle Vacche – prossime ai canali, costituiscono l’habitat naturale per decine di specie animali che vedono sempre più compromesso il loro ambiente. La salute delle specie arboree, in particolare dei grandi alberi è inoltre intimamente connessa con quella dell’intero ambiente: la salvaguardia delle specie autoctone e la preservazione di un clima compatibile alla presenza dell’uomo sulla terra, sempre più compromesso anche dalla riduzione degli alberi. Non rendersi conto della gravità della situazione ci renderebbe simili a coloro che avvisati per tempo di un pericolo incombente, non tengono conto degli allarmi, salvo poi ritrovarsi a fare i conti con macerie e devastazioni”.

I pensionati di Confagricoltura Ferrara donano all’osco covid di Copparo 1.300 mascherine

Da: Confagricoltura

“Stiamo vivendo una situazione grave, gravissima, imprevedibile e la nostra Associazione – afferma il Presidente dei Pensionati di Confagricoltura Ferrara Stefano Spisani – è sempre stata in prima linea nel portare il proprio contributo a favore di chi è più in difficoltà, di chi sta vivendo situazioni di disagio. Da tutti noi di ANPA Confagricoltura Ferrara un immenso grazie al Personale Sanitario che si sta adoperando con instancabili energie e professionalità alla cura ed assistenza a favore di quanti sono stati colpiti dal virus. Il Comune di Copparo è tra quelli in provincia – prosegue Spisani – con il più alto tasso di popolazione anziana; ben il 33% dei residenti è ultra 65enne e il virus ha infierito in particolare sulla popolazione di tale età. Per questo – conclude il Presidente di ANPA Confagricoltura Ferrara – abbiamo devoluto all’OSCO COVID di Copparo 1.300 mascherine che saranno utilizzate dal personale presente in struttura.” L’Ospedale di Comunità di Copparo, nato nel 2014 come modello assistenziale di cure intermedie, da fine marzo si è trasformato in Osco-Covid; ora è predisposto a ricevere quelle persone che si sono ammalate di Covid-19 e che sono riuscite a superare la malattia e ora necessitano di ultimare la fase finale della quarantena (isolamento) in un ambiente protetto, che non può essere il proprio domicilio. “Quello di ANPA Confagricoltura Ferrara è un nobile gesto – afferma Bruna Cirelli, assessore alle Attività Economiche e all’Agricoltura del Comune di Copparo – la loro donazione ci ha consentito di consegnare le mascherine tre veli chirurgiche nelle mani di Marcella Peverati, Responsabile organizzativa dell’Osco-Covid, che ha espresso grande soddisfazione e gratitudine per questi importanti presidi. A nome di tutta l’Amministrazione comunale desidero ringraziare per questo concreto atto di generosità a favore della nostra struttura ospedaliera, e rivolgere un pensiero particolare a tutti i suoi operatori cui siamo grati per l’impagabile impegno e alle persone che ne fruiscono, cui deve essere garantita la massima sicurezza. Un grazie in particolare a Stefano Spisani, Presidente ANPA Confagricoltura Ferrara e a Federico Magri, Segretario della Delegazione di Copparo di Confagricoltura Ferrara, per la fattiva collaborazione”.

Biblioteca: inaugurato da lunedì’ 20 aprile il servizio di prestito a distanza

Da: Comune Bondeno

Voglia di leggere un buon libro durante l’emergenza COVID-19, oppure la necessità di restituire i volumi in prestito? La soluzione è la modalità dei “prestiti a distanza” che la Biblioteca “L. Meletti” ha inaugurato da Lunedì 20 Aprile. Il Polo Bibliotecario di Bondeno tornerà ad avere una sua regolare apertura (seppure senza la possibilità di accesso degli utenti) per merito di un servizio che è stato allestito con la collaborazione di tutti: L’Aps La Locomotiva, che garantirà il trasporto dei volumi “prenotati” e portati a domicilio, e la Cooperativa Le Pagine, cui è affidato il servizio bibliotecario. Uno sforzo congiunto che porterà a casa degli utenti i libri (fino ad un massimo di tre) e permetterà la stessa restituzione dei volumi rimasti a casa degli utenti, nel corso dell’emergenza COVID-19. Come si procederà? “Ci teniamo a dire che il ritorno in funzione della Biblioteca, dal Lunedì al Sabato dalla ore 9:30 alle 12:00, è un segnale di ripresa e speranza: quella di rivedere i libri del Polo Bibliotecario circolare tra gli utenti” – dicono il Sindaco facente funzioni Simone Saletti e l’Assessore alla Cultura, Francesca Aria Poltronieri –. “La collaborazione con le Associazioni e le persone che stanno gestendo il progetto permetterà ai cittadini di prenotare i libri da leggere attraverso un numero di telefono e un indirizzo di posta elettronica dedicati. I libri, attraverso ‘La Locomotiva’, arriveranno a casa e si potranno restituire anche i volumi che dovevano essere riconsegnati tempo fa, la cui scadenza è stata prorogata al 3 Maggio, per agevolare gli utenti. L’intenzione è quella di evitare di avere troppi libri “fermi” per consentirne la più ampia diffusione. Per questo motivo, il Comune ha affidato un servizio di consegna e recupero libri a domicilio all’associazione di promozione sociale La Locomotiva. Tutti i libri riconsegnati verranno lasciati “in quarantena” e non verranno movimentati per 72 ore, come da raccomandazioni dell’AIB, prima di poter essere riassegnati in prestito.” conclude l’Assessore Poltronieri.” Fare circolare i libri i questa fase difficile” – aggiunge il Sindaco f. f. Saletti – “è un segnale importante e indica la volontà di diffondere la cultura, in modo sicuro e utile per tutelare la salute di tutti: operatori del Plesso Bibliotecario e cittadini”.

Per Informazioni e Prenotazioni: 342.1984674 o biblioteca@comune.bondeno.fe.it.

Il catalogo dei libri disponibili è consultabile sul sito www.bibliofe.unife.it.

Coronavirus, democrazia, diritto alla salute e necessaria ripresa economica

Da: Cristiano Zagatti
Segretario generale CGIL Ferrara

La complessità che ci troviamo ad affrontare necessita certo di tanta collaborazione e responsabilità, ma non tanto di sfilate con fasce tricolore, gagliardetti o parate.

La scelta fatta dalla CGIL in questo periodo, insieme a CISL e UIL, è stata quella di portare un onesto e fattivo contributo all’interno dei numerosi confronti istituzionali – Unità di Crisi in Prefettura, “Gruppo di consultazione” volto al contenimento del contagio nelle filiere produttive anch’esso coordinato dalla Prefettura, Conferenza Territoriale Socio Sanitaria, Consulta dell’Economia provinciale, importante corrispondenza con Prefetto, Presidente CTSS, Governatore della Regione ecc. – tenendo un basso profilo pubblico perché convinto che in situazione di crisi, di emergenza e con interlocutori corretti, consapevoli e capaci, sia più importante impiegare ogni minuto del tempo a disposizione nel tentativo di incidere per determinare i cambiamenti necessari, urgenti e in questo caso anche vitali.

Ma…c’è un ma enorme.

Fino a quando è corretto continuare ad offrire concreta collaborazione senza dedicare anche il tempo necessario alla comunicazione pubblica? Come si può quantificare il tempo della discrezione in attesa dei necessari risultati? Per quanto ancora può essere inteso come responsabile non organizzare e alimentare la protesta se si ritiene ci siano le motivazioni?

Penso che trattandosi di questione complessa non ci sia una sola risposta ma sono convinto di trovare larghissimo consenso nell’affermare che il limite può essere individuato nella linea che divide i comportamenti volti alla tutela della salute dell’individuo, da quelli che la mettono a rischio. Sia chiaro, con ciò non voglio affermare che ogni scelta sia dettata da consapevolezza e pertanto agita con dolo, ma sono arrivato alla convinzione che eccessiva superficialità o voglia di apparire possano determinare conseguenze poco utili all’interesse pubblico, al bene comune.

Lo spunto copparese mi ha fatto decidere oggi una prima breve riflessione pubblica, esemplificativa di una situazione più generale.

E’ di pochi giorni fa la notizia della ripartenza della BERCO nel segno, per voce del Sindaco di Copparo Pagnoni, della “normalizzazione e della rinascita”. Bene. E’ facile immaginare che per normalizzazione si voglia intendere la piena ripresa delle attività per superare le ragioni che ne hanno determinato la chiusura; motivazioni da ricercare nel DPCM del 22 marzo che individuava nell’elenco degli ormai noti codici ATECO le filiere produttive indispensabili al paese e BERCO non era presente (o non è presente) e il DPCM ad oggi non è stato modificato e nemmeno superato.
Verrà detto, anzi è già stato scritto, che BERCO ritenendo di appartenere a diverse filiere produttive riconducibili ai codici ATECO ha presentato istanza al Signor Prefetto e che quest’ultimo non ha l’obbligo di esprimersi sulla richiesta di ripresa di attività delle fabbriche valendo il meccanismo del silenzio-assenso. Questa pratica consente di misurare oggettivamente la distanza tra le volontà, l’obiettivo del legislatore (“Misure di contenimento del contagio sull’intero territorio nazionale”) e la pratica locale. Si pensi che ad oggi le aziende che nella nostra provincia hanno preceduto BERCO su questa strada sono state un po’ più di 1200 e inibite nell’attività meno di 20. E’ facile aspettarsi che da domani i cancelli che si potranno aprire saranno a centinaia. Ma davvero si vogliono vanificare gli sforzi fatti fino ad oggi? Davvero siamo pronti a chiamare eroi, dopo i lavoratori della sanità, anche altri lavoratori sacrificando la loro salute?

Trovo responsabile, necessario e non polemico ricordare che il sistema produttivo vive di regole e tutele e “normalizzarlo” non significa ignorarle, calpestarle o cancellarle. “Normalizzazione” non è sfilare nei luoghi di lavoro ma pretendere la piena e costante applicazione delle norme sulla salute e la sicurezza. “Rinascita” non può essere la noncuranza del rispetto delle norme.
Il Sindaco ha perso un’occasione per incontrare i Rappresentanti della Sicurezza in BERCO, sarebbe stato il primo segnale di consapevolezza e responsabilità da agire nel proprio ruolo istituzionale.
Anziché promuovere un coinvolgimento largo per verificare il rispetto reale delle regole a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori, a partire dalla riscrittura e dall’aggiornamento del DVR e del DUVRI, si accontenta della foto sulla stampa.

Mi preoccupa questo superficiale, spero inconsapevole, approccio alle responsabilità anche istituzionali.

“Rinascita” non è entrare all’OS.CO. per “farsi un’idea e accertarsi personalmente di come stanno andando le cose”, ma è pretendere formalmente le documentazioni che i soggetti preposti sono tenuti a rilasciare. Diverso, più utile, auspicabile, sarebbe stato saperLa impegnato nel leggere i contenuti dei verbali dei sopralluoghi degli R.L.S. e verificare, sempre formalmente, gli eventuali correttivi posti dall’Azienda USL, sentirLa impegnato in CTSS per capire prima e indirizzare poi, le richieste, le giuste pretese per il bene dei cittadini, tutti.

Ritengo che questa sia una fase in cui “collaborazione” e “vicinanza” siano concetti da praticare e non da enunciare.
E’ senz’altro il momento di unità e coesione per ricostruire un modello sociale, economico e produttivo che metta al centro le persone.
E’ il momento di tracciare la linea del superamento del limite della tolleranza in modo netto.
E’ l’ora di portare ad evidenza pubblica chi pratica comportamenti volti alla tutela della salute dell’individuo, e chi li mette a rischio.
La fase della ripartenza deve rappresentare una grande occasione per i lavoratori di migliorare, per tramite della loro rappresentanza collettiva, le condizioni di tutela e salariali non certo la scusa per continuare e magari rafforzare lo sfruttamento. La ricchezza prodotta deve essere meglio redistribuita.

Da ultimo voglio esprime apprezzamento nel vedere il maggiore Feola che finalmente sembra essersi deciso a rispettare il lavoro altrui visto come si è comportato nella caserma di Copparo con i nostri sanitari, che anche oggi tanto stanno facendo per tutta la comunità senza gagliardetti o parate. Se ritenesse utile passare anche dalla centrale del 118 per ringraziarli e porgere qualche scusa, sono certo sarebbe un gesto gradito ancorché corretto e doveroso.

Mazzini, CNA: “Le nostre richieste per il copparese. Tagliare le imposte locali e programmare con le imprese il dopo-emergenza”

Da: CNA

Mazzini, CNA: “Le nostre richieste per il copparese. Tagliare le imposte locali e programmare con le imprese il dopo-emergenza”

​“Ridurre da subito le aliquote IMU sugli immobili commerciali e artigianali e sui terreni edificabili per il biennio 2020-2021. Tagliare le imposte locali per almeno un triennio a chi decide di insediarsi e investire sul nostro territorio. Favorire un’importante iniezione di liquidità nel mondo delle imprese, aiutando le aziende nell’accesso al credito. Attivare da subito la consulta unificata del lavoro, più volte richiesta da Cna, per programmare le iniziative necessarie a ripartire rapidamente dopo l’emergenza”

Sono le principali richieste rivolte ai sindaci del copparese dal Presidente di CNA Area Copparo, Paolo Mazzini: obiettivo, preparare subito gli strumenti necessari a ripartire quando la fase più acuta dell’emergenza si sarà conclusa.

“I nostri imprenditori – spiega Mazzini – sono arrabbiati e delusi. I provvedimenti decisi dal Governo in questa emergenza non hanno tenuto in sufficiente considerazione le esigenze e i problemi che le imprese sono costrette a fronteggiare. Un mese e mezzo di chiusura forzata delle nostre attività ha portato a un forte calo della domanda, con conseguente caduta dei fatturati che sfiora i 40 punti percentuali. A questi problemi lo Stato ha risposto con provvedimenti insufficienti e appesantiti da una dosa eccessiva di burocrazia , che rende tutto più difficile, dal reperimento di liquidità alla riscossione della cassa integrazione per i dipendenti”.

Tra i settori che devono essere rimessi in marcia prima possibile, dice il Presidente di Cna Area Copparo, figurano la meccanica e l’edilizia: “l’indotto di queste attività è talmente ampio che una loro chiusura prolungata per altro tempo non farebbe che aumentare la conta delle attività destinate a chiudere per sempre. Subito dopo anche il commercio ed i servizi alla persona possono e devono aprire. Per tutti occorre aprire in sicurezza, ma non possiamo più permetterci di bloccare ulteriormente l’economia del territorio.”

“Vogliamo inoltre ripartire – aggiunge Mazzini – con linee guida chiare da parte del legislatore, schede di aggiornamento e procedure condivise da applicare in modo univoco per tutelare e salvaguardare ogni nostro dipendente. Chiediamo quindi che la nostra bussola sia il “Testo unico sulla salute e sicurezza sul lavoro” (d. LGS 81/2008), e non interpretazioni diverse da un territorio all’altro. Da sempre CNA si oppone al principio “posto che vai burocrazia che trovi”, e chiede invece regole chiare e uniformi ovunque.

In un quadro così difficile, la Cna dell’area copparese si rivolge alle istituzioni locali, invitandole a collaborare “anche al di là della loro appartenenza o meno all’Unione Terra e Fiumi. Il bene socio-economico dei territori non può essere subordinato alle appartenenze politiche: CNA può contribuire a facilitare il dialogo tra istituzioni e imprese, sfruttando il proprio forte radicamento sul territorio”.

La consulta del lavoro (aperta anche alle associazioni del settore agricolo) dovrebbe fungere da cabina di regia per la ripartenza, tenendo presenti alcuni obiettivi immediati: massima valorizzazione delle imprese locali in tutti i settori; decisa riduzione della burocrazia; individuazione di un chiaro business plan degli investimenti che i Comuni intendono effettuare, nella fase post-emergenziale, per aiutare le imprese e sostenere l’economia e l’’occupazione”.​

Superlega Calcio Ferrara dona DPI alla nuova Casa di Federica, struttura residenziale per donne e bambini

La comunità Nuova Casa di Federica è una struttura residenziale per donne in gravidanza o mamme con uno o più bambini, situata a Ferrara in una casa indipendente che può accogliere quattro nuclei familiari. E’ un luogo di accoglienza dove si lavora sul sostegno alla genitorialità, un luogo in cui si recuperano, rafforzano e sviluppano le capacità e le risorse delle mamme affinché i bambini possano crescere in modo sereno. “Crisalide e Ohana” sono gruppi appartamento che accolgono donne con minori in situazione di disagio sociale a rischio di emarginazione.

Tre strutture gestite dalla Cooperativa Sociale Azioni che hanno ricevuto in questi giorni una preziosa donazione da parte degli arbitri di “Superlega Calcio” di Ferrara: 300 mascherine chirurgiche e gel disinfettante in quantità.

“Vogliamo ringraziare di cuore la Superlega per questo prezioso dono. Il dpi in questo momento è un materiale prezioso per le nostre strutture abitate da donne e bambini e da tutto il personale operativo che continua a lavorare ogni giorno” afferma la direttrice Sandra Villa.

Le strutture stanno gestendo questa emergenza con rigore sanitario e allo stesso tempo mantenendo un senso di famiglia.

Comacchio – Lavori in corso

Da: Organizzatori

In questi giorni, nonostante il periodo caratterizzato dalle note restrizioni per il contenimento della diffusione epidemica in corso, sono stati avviati di lavori di manutenzione che della rete viaria nell’intero territorio comunale.
Proseguono a pieno ritmo i lavori di messa in sicurezza con il rifacimento della segnaletica orizzontale sulle strade del Comune di Comacchio. Gli interventi hanno preso avvio da Porto Garibaldi, e a seguire San Giuseppe, Vaccolino e i Lidi Nord del territorio: ora i lavori stanno interessando le Poderali di Volania, le strade del comprensorio delle Valli Pega/Mezzano e della Città.
La società 2I Rete Gas sta proseguendo gli interventi di metanizzazione del centro abitato del Lido di Volano, mentre CADF, gestore del servizio idrico integrato – acquedotto, fognatura e depurazione – sta compiendo mirati ripristini di tratti fognari che negli ultimi tempi avevano segnalato cedimenti o situazioni invece che presentavano tratti ammalorati. Gli operatori del CADF sono ora impegnato per ripristinare la corretta funzionalità della fognatura a Lido delle Nazioni, in particolare in viale Finlandia e via Repubblica San Marino (incrocio via Polonia). In precedenza il personale era intervenuto per il ripristino di un tratto fognario su Viale Bonnet a Porto Garibaldi.

Coldiretti, allarme siccità’ in Italia, il Po come a Ferragosto

Da: Coldiretti

E’ allarme siccità in Italia con il livello del Po come a Ferragosto per effetto delle precipitazioni praticamente dimezzate in un 2020 che si classifica fino ad ora come il piu’ caldo dal 1800 con temperature superiori di 1,52 gradi rispetto alla media. E’ quanto emerge da una monitoraggio della Coldiretti sulla base dei dati Isac Cnr relativi al primo trimestre dell’anno con fiumi in magra al nord ed invasi svuotati nel mezzogiorno che mettono a rischio i raccolti e la stabilità dei prezzi in un mercato alimentare segnato dall’emergenza coronavirus.

Con il fermo delle attività industriali per evitare i contagi da Covid-19, il Po non è mai stato così limpido con un livello idrometrico sceso a -2,7 metri al Ponte della Becca basso come a metà agosto secondo il monitoraggio della Coldiretti dal quale si evidenziano anomalie anche nei grandi laghi del nord che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 24% di quello di Como al 27% dell’Iseo fino al 54% del Maggiore. La situazione – continua la Coldiretti – è grave anche nel mezzogiorno e negli invasi di Puglia e Basilicata ci sono rispettivamente circa 122 e 102 milioni di metri cubo in meno rispetto allo scorso anno e analoga e la situazione della Sicilia, dove mancano all’appello circa 62 milioni di metri cubi d’acqua ma rilevante è il deficit idrico anche in Calabria secondo l’Anbi.

Per cercare di salvare le coltivazioni gli agricoltori – precisa la Coldiretti – sono stati addirittura costretti ad intervenire in molti casi con le irrigazioni di soccorso per i campi di mais e barbabietola affinché riescano a germogliare, mentre frumento, pomodoro da industria, ortaggi ed erba medica sono già in stress idrico. Ma se non ci sarà un profondo cambiamento a breve, con adeguate precipitazioni, mancherà in molte aziende – sottolinea la Coldiretti – l’acqua necessaria per la crescita delle colture con un rischio per le forniture alimentare del Paese in un momento di riduzione degli scambi commerciali per effetto dell’emergenza coronavirus.

L’andamento anomalo delle precipitazioni – continua la Coldiretti – conferma i cambiamenti climatici in atto che si manifestano con la più elevata frequenza di eventi estremi e sfasamenti stagionali che sconvolgono i normali cicli colturali ed impattano sul calendario di raccolta e sulle disponibilità dei prodotti che i consumatori mettono nel carrello della spesa. La siccità – precisa la Coldiretti – è diventata l’evento avverso più rilevante per l’agricoltura con i fenomeni estremi che hanno provocato in Italia danni alla produzione agricola nazionale, alle strutture e alle infrastrutture per un totale pari a più di 14 miliardi di euro nel corso di un decennio.

“In un Paese comunque piovoso come l’Italia che per carenze infrastrutturali trattiene solo l’11% dell’acqua, occorre un cambio di passo nell’attività di prevenzione”, dichiara il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “bisogna evitare di dover costantemente rincorrere l’emergenza con interventi strutturali”. Il primo passo è “la realizzazione di piccole opere di contrasto al rischio idrogeologico, dalla sistemazione e pulizia straordinaria degli argini dei fiumi ai progetti di ingegneria naturalistica”, ma allo stesso tempo – continua Prandini – “serve un piano infrastrutturale per la creazione di piccoli invasi che raccolgano tutta l’acqua piovana che va perduta e la distribuiscano quando ce n’è poca ai fini di regimazione della acque, irrigui, ambientali e dell’accumulo/produzione di energia idroelettrica. Servono interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque, campagne di informazione ed educazione sull’uso corretto dell’acqua, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni a basso fabbisogno idrico”.