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Giorno: 25 Aprile 2020

Coronavirus, l’aggiornamento: 24.209 i casi positivi in Emilia-Romagna dall’inizio della crisi, 239 in più rispetto a ieri

Da: Organizzatori

Sono oltre 5.378 i tamponi in più rispetto a ieri (156.883 complessivi). Sempre in diminuzione i ricoverati nei reparti Covid (-89). Calo anche dei pazienti in terapia intensiva (-18). I nuovi decessi sono 44

In Emilia-Romagna dall’inizio della crisi sanitaria da Coronavirus si sono registrati24.209 casi di positività, 239 in più rispetto a ieri, di nuovo uno degli incrementi più bassi registrati.Continuano a calare sensibilmente i casi attivi, e cioè il numero di malati effettivi a oggi:-162 rispetto a ieri (12.347 contro i 12.509).

Le nuove guarigioni sono 357 (8.515 in totale).I test effettuati hanno raggiunto quota 156.883, +5.378.

Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

Calano anche le persone in isolamento a casa, cioè quelle con sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi: complessivamente arrivano a 8.558, 18 in meno rispetto a ieri. I pazienti in terapia intensiva sono 246 (-18 rispetto a ieri). E diminuiscono anche quelli ricoverati negli altri reparti Covid (-89).
Le persone complessivamente guarite salgono a 8.515 (+357): 2.557 “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione, e 5.958 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.

Purtroppo, si registrano 44 nuovi decessi: 18 uomini e 26 donne. Complessivamente, in Emilia-Romagna i decessi sono arrivati a 3.347.
I nuovi decessi riguardano 9 residenti nella provincia di Piacenza, 9 in quella di Parma, 4 in quella di Reggio Emilia, 3 in quella di Modena, 11 in quella di Bologna, nessuno nell’imolese), 3 in quella di Ferrara, 1 in provincia di Ravenna, 3 nella provincia di Forlì-Cesena (nessuno nel forlivese), 1 nella provincia di Rimini.

Questi i casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 3.695 a Piacenza (60 in più rispetto a ieri), 3.034 a Parma (23 in più), 4.552 a Reggio Emilia (32 in più), 3.538 a Modena (19 in più), 3.742 a Bologna (68 in più), 360 le positività registrate a Imola (1 in più di ieri), 885a Ferrara (8 in più). In Romagna sono complessivamente 4.403 (28 in più), di cui 969 a Ravenna (6 in più), 857 a Forlì (7 in più), 643 a Cesena (8 in più), 1.934 a Rimini (7 in più).

La rete ospedaliera: 4.582 i posti letto aggiuntivi destinati ai pazienti Covid-19

Da Piacenza a Rimini, il piano di rafforzamento messo a punto dalla Regione ha portato complessivamente, oggi, a 4.582 posti letto aggiuntivi destinati ai pazienti Covid 19: 4.104 ordinari (stesso dato di ieri) e 478 di terapia intensiva (14 meno di ieri). Nel dettaglio: 572 posti letto a Piacenza (di cui 34 per terapia intensiva), 904 a Parma (50 quelli di terapia intensiva), 515 a Reggio Emilia (45 terapia intensiva), 502 a Modena (70 terapia intensiva), 1.101 nell’area metropolitana di Bologna e Imola (142 terapia intensiva, di cui 8 a Imola), 322 a Ferrara (38 terapia intensiva), 666 in Romagna, di cui 99 per terapia intensiva (nel dettaglio: 178 a Rimini, di cui 39 per terapia intensiva; 136 a Ravenna, di cui 14 per terapia intensiva; 24 a Faenza, al San Pier Damiano Hospital; 97 a Lugo, di cui 10 per terapia intensiva; 89 a Forlì, di cui 10 per terapia intensiva, a cui si aggiungono 40 letti ordinari nella struttura privata Villa Serena; 102 a Cesena, di cui 26 per terapia intensiva).

Attività dell’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile

Dispositivi di protezione individuale e materiale sanitario

Dal Dipartimento nazionale, sono pervenuti ai magazzini dell’Agenzia regionale 100.000 mascherine chirurgiche, 88.000 mascherine ffp2, 100.000 mascherine monovelo Montrasio e, grazie a donazioni, 20.000 guanti in vinile, 120 guanti protettivi e 60 visiere di protezione. Il materiale verrà distribuito secondo le necessità del sistema sanitario regionale. Da oggi, anche i materiali consegnati dal Dipartimento nazionale possono essere provenienti da donazioni. Sul sito web del Dipartimento e del Ministero della Salute, sono aggiornati i dati complessivi dei DPI e delle apparecchiature elettromedicali distribuiti dalla Protezione Civile a Regioni e Province autonome, attraverso il sistema informatico ADA (Analisi Distribuzione Aiuti): https://bit.ly/2RWTOdR

Volontariato

Venerdì 24 aprile sono stati 1.005 i volontari di protezione civile dell’Emilia-Romagna impegnati nell’emergenza; dall’inizio delle attivazioni del volontariato, sono salite a 32.232 le giornate complessive.

Come di consueto, le due attività più rilevanti sono il supporto ai Comuni per l’assistenza alla popolazione (comprensiva delle funzioni di segreteria e logistica presso i COC), attività che ieri ha coinvolto circa 650 volontari, di cui oltre 100 scout Agesci, e il supporto alle Ausl nel trasporto dei degenti con ambulanze, nel trasporto dei campioni sanitari, nella consegna di farmaci (CRI e ANPAS), grazie al coinvolgimento di 359 volontari. Proseguono le attività di disinfezione e sanificazione dei mezzi di soccorso a Parma (10 volontari) e l’attività presso il porto di Ravenna dove un turno di volontari è preposto alla misurazione della temperatura agli autotrasportatori in transito.

Ai numeri precedenti, vanno aggiunti i 31 volontari operativi dell’Associazione nazionale alpini (Ana) dell’Emilia-Romagna che stanno coprendo il turno 18-25 aprile – oggi ultimo giorno – presso il campo soccorritori allestito in prossimità dell’ospedale di Bergamo, le attività del coordinamento di Rimini che allestisce una tenda in prossimità della struttura già montata presso l’ospedale di San Marino; l’adeguamento di una strutture nell’area adibita a sanificazione presso la sede ANPAS di Vignola; e l’attività di FederGEv di movimentazione di un modulo già posizionato presso l’Ospedale Maggiore di Bologna.

Personale sanitario volontario proveniente da altre regioni

Dall’inizio dell’emergenza, sono giunti in Emilia-Romagna tre contingenti di infermieri per un totale di 54 operatori e quattro di medici (totale 56).

Punti Pre-triage

Sono 33 i punti-di pre-triage attivi in E-R(11 davanti alle carceri, 22 per ospedali e cliniche). Una nuova postazione drive through è in allestimento presso il Campus universitario di Parma. Sono così, 13 le strutture approntate con il concorso dell’Agenzia e dei coordinamenti provinciali del volontariato di protezione civile per effettuare i tamponi di verifica a chi è in via di guarigione: da tempo sono attive postazioni a Parma, Castelnovo ne’ Monti (RE), Guastalla (RE), due a Modena, Bologna, Imola (BO), Cesena (FC), Forlì (FC), Bagno di Romagna (FC), Rimini (RN) e Faenza (RA). Strutture che si aggiungono a tutte le altre presenti sul territorio regionale allestite dalle Aziende sanitarie.

Donazioni

I versamenti vanno effettuati sul seguente Iban: IT69G0200802435000104428964
Causale: Insieme si può Emilia Romagna contro il Coronavirus

La Regione Emilia-Romagna riunisce le migliori competenze per studiare modalità alternative e innovative per i bambini

Da: Organizzatori

Ieri un lungo confronto in videoconferenza con la vicepresidente Schlein e l’assessore regionale alla Scuola, Paola Salomoni, Enti locali e province, rappresentanti dei gestori dei servizi, coordinamenti pedagogici territoriali e alcuni esperti, e naturalmente la sanità regionale per studiare modalità alternative di svolgimento in sicurezza dei Centri estivi e sul futuro dei servizi educativi per l’infanzia dopo la prima fase dell’emergenza Covid-19

Vagliare tutte le possibili modalità alternative per riaprire in sicurezza i Centri estivi e garantire alle famiglie l’assistenza nel momento di ritorno al lavoro. E’ l’ipotesi su cui la Regione Emilia-Romagna sta lavorando ed è stato il tema centrale di un incontro che si è svolto ieri in videoconferenza tra la vicepresidente con delega al Welfare, Elly Schlein, l’assessore alla Scuola, Paola Salomoni, Enti locali e province, rappresentanti dei gestori dei servizi, coordinamenti pedagogici territoriali e alcuni esperti.

E’ più di un’ipotesi quella su cui sta lavorando la Regione assieme a tutti gli attori coinvolti, per essere pronti e fornire un contributo propositivo e operativo alla discussione che si sta tenendo anche a livello nazionale, sulla graduale riapertura dei Centri estivi e con un occhio al futuro dei servizi educativi per l’infanzia, compresi i nidi.

La necessità è evidente: permettere la programmazione dei servizi non appena sarà consentita la parziale ripresa delle attività, garantendo tutte le condizioni per la massima tutela della salute dei bambini e delle famiglie, che saranno individuate dalle direttive sanitarie.

La Regione ha già promosso in questi giorni un giro di contatti sul tema specifico dei Centri estivi con i Comuni maggiori e alcune Unioni di Comuni per capire lo stato dell’arte circa i bandi comunali destinati ai gestori e quelli destinati alle iscrizioni delle famiglie.

“Nell’interlocuzione positiva con il Governo in merito ad un piano di graduale di ripresa delle attività, abbiamo voluto evidenziare come questa riflessione debba necessariamente essere accompagnata a quella riguardante il sostegno alle famiglie nella gestione dei bambini e la graduale ripresa della loro socialità- sottolineano la vicepresidente con delega al Welfare, Elly Schlein e l’assessore alla Scuola, Paola Salomoni-.

“Anche i servizi educativi e i Centri estivi dovranno essere pronti ad accogliere i bambini con modalità alternative e innovative non appena ci saranno le condizioni. Per questo- aggiungono- come Regione, abbiamo inteso avviare con tutti i soggetti coinvolti in questo campo un ampio confronto, per individuare soluzioni creative, responsabili, sicure per una graduale ripresa della vita sociale e all’aria aperta dei più piccoli”.

“Il problema- proseguono Schlein e Salomoni- resta bilanciare il diritto all’ educazione e alla socialità dei bambini con la tutela della salute loro, degli educatori e delle famiglie, seguendo buone pratiche che facciano rispettare le norme di prevenzione. Ma, soprattutto, dobbiamo assolutamente evitare che le famiglie siano lasciate sole ad affrontare la gestione dei propri figli, anche perché non possiamo accettare alcun passo indietro nella conciliazione dei tempi di vita e di lavoro delle donne”.

I primi esiti di questo confronto sulle modalità alternative di svolgimento dei Centri estivi saranno presentate dal presidente, Stefano Bonaccini, già a partire dalla prossima seduta dell’Assemblea legislativa, martedì 28 aprile.

Quanto alle misure di sicurezza e di tutela sanitaria da adottare per consentire lo svolgimento delle attività, la Regione pensa innanzitutto ad una revisione complessiva dei parametri previsti dalla direttiva specifica, emanata nel 2018.

Con la riapertura dei servizi, si confermerebbe per il terzo anno consecutivo il “Progetto per la conciliazione tempi cura lavoro: sostegno alle famiglie per la frequenza di Centri estivi”, che prevede contributi alle famiglie per sostenere il costo delle rette e per i quali la Regione ha già stanziato 6 milioni di euro a favore dei Comuni.

Inoltre, la riapertura sperimentale dei Centri estivi potrebbe fornire indicazioni utili per quella dei servizi educativi per la fascia 0-6, a settembre.

Sui servizi educativi per l’infanzia nella fascia 0-3, quella degli asili nido, dall’inizio dell’emergenza la Regione ha stanziato un finanziamento straordinario di 5 milioni di euro, per sostenere i Comuni nel fronteggiare le mancate entrate delle rette e consentire alle famiglie di non pagare per i servizi pubblici e privati convenzionati non resi a causa dell’emergenza sanitaria da Covid19. Sale a 12 milioni e 250mila euro per il 2020 lo stanziamento complessivo per finanziare il sistema educativo emiliano-romagnolo nella fascia di età 0-3 anni.

Larga parte delle risorse (6 milioni 525mila euro) è finalizzata alla gestione e al consolidamento dei servizi per la prima infanzia: nell’ambito di questa cifra, è previsto un incremento di 182.700 euro per i bambini iscritti ai servizi educativi di Comuni montani, e una quota aggiuntiva di oltre 137mila euro assegnati sulla base del numero di bambini con disabilità. 725 mila euro sono destinati a sostenere la qualificazione dei servizi educativi, attraverso il coordinamento pedagogico territoriale (300 mila euro) e la formazione permanente del personale (425 mila euro). I contributi saranno assegnati dalla Regione direttamente ai Comuni ed Unioni e ripartiti in base al numero dei bambini iscritti ai servizi educativi.

Questa la ripartizione territoriale dei 12 milioni e 250 mila euro

A livello territoriale, le risorse saranno così suddivise: Bologna (3.472.749,25 euro); Modena (1.979.343,21); Reggio Emilia (1.674.655,73 euro); Parma (1.253.851,41 euro); Piacenza (497.211,56 euro); Ferrara (713.807,68 euro); Ravenna (1.111.101,26 euro); Forlì-Cesena (958.570,81 euro); Rimini (588.709,09 euro).

A queste risorse, si aggiunge sempre per la fascia 0-3 la misura “Al nido con la Regione” con cui sono stati stanziati altri 18 milioni per l’abbattimento delle rette, già erogati in anticipo sui tempi previsti

Emergenza Coronavirus: a Ferrara concerto in streaming per la festa del 1 Maggio

Da: Ufficio Stampa 

“Un concerto del Primo Maggio? A Ferrara facciamo anche questo, rispettando tutte le regole del lockdown, ma senza rinunciare alla musica. Nel giorno della Festa del Lavoro saremo tutti ancora chiusi in casa, ma per sentirci comunque uniti, abbiamo pensato di festeggiare trasmettendo in streaming i brani di tanti artisti ferraresi”.

Così il sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, annuncia l’iniziativa che il prossimo 1 maggio verrà trasmessa in diretta sulla pagina Facebook Alan Fabbri Sindaco di Ferrara.

“Abbiamo preparato un programma che durerà tutto il pomeriggio, durante il quale verranno mandati in onda, come in una maratona musicale dal vivo con tanto di presentatore, i pezzi degli artisti ferraresi che stiamo raccogliendo in questi giorni. Con questa iniziativa vogliamo far sentire tutti più uniti e vicini in questo periodo così difficile e condividere un momento di serenità – spiega il sindaco-. La nostra lunga diretta sarà anche un modo per valorizzare i musicisti e i cantanti locali, dai più famosi a quelli che sono ancora agli esordi e non mancheranno gli approfondimenti sul valore e l’importanza del 1 Maggio. Il concerto inoltre si concluderà con una bellissima sorpresa, assolutamente inedita per la nostra città che lascerà senza fiato gli appassionati di musica”.

Gli artisti interessati a partecipare possono inviare il proprio video, che deve avere una durata massima di 15 minuti, con fotocamera in orientamento orizzontale via Whatsapp al 339 68 32 252 o tramite email a: comunicazionedigitale@comune.fe.it.

I video verranno selezionati e trasmessi durante l’evento, introdotti da un conduttore in diretta streaming, e per i cittadini a cui sarà possibile commentare e partecipare attraverso la messaggistica tipica delle dirette via Facebook. Durante l’evento sarà possibile anche effettuare una donazione per l’ospedale di Cona per fare fronte, tutti insieme, all’emergenza Covid 19. Nei prossimi giorni saranno resi noti gli artisti selezionati e gli orari di streaming.

Il Gruppo BPER sottoscrive il protocollo SACE per il sostegno alle imprese

Da: Ufficio Relazioni Esterne e Attività di RSI

L’adesione a “Garanzia Italia” ha l’obiettivo di garantire liquidità e continuità operativa alle aziende colpite dall’emergenza Covid-19

Il Gruppo BPER ha sottoscritto oggi con SACE il protocollo di collaborazione che formalizza l’adesione a “Garanzia Italia”, lo strumento straordinario introdotto per sostenere la concessione di finanziamenti alle imprese danneggiate dall’emergenza Covid-19 con la garanzia di SACE e la controgaranzia dello Stato, come previsto dal Decreto Liquidità dell’8 aprile scorso.

La firma del protocollo conferma il forte impegno del Gruppo BPER a fianco delle imprese per aiutarle a fronteggiare questa fase di difficoltà, operando su tutte le soluzioni previste dal Decreto. Le strutture di BPER Banca e delle altre Banche del Gruppo – Banco di Sardegna, Cassa di Risparmio di Bra e Cassa di Risparmio di Saluzzo – stanno lavorando intensamente in questi giorni per raccogliere e gestire le numerose richieste pervenute dalle aziende, con l’obiettivo di fornire loro la liquidità necessaria nel minor tempo possibile.

Liberiamoci dal fascismo, dagli abusi di polizia, da chi mette i profitti davanti alle vite!

Da: Potere al Popolo – Ferrara

In questo 25 aprile di “distanziamento”, di lavoro insicuro e di enormi difficoltà sociali per milioni di persone, Potere al Popolo ha preso parola e iniziativa per riaffermare valori e princìpi che la narrazione dominante vorrebbe offuscare e stravolgere, per imporre una visione di società che rigettiamo completamente.
In primo luogo l’antifascismo per noi non sarà mai un’innocua retorica. C’è chi ci invita a cantare l’Inno del Piave assieme a Bella Ciao per veicolare una melmosa unità nazionale, che mette insieme interessi e prospettive inconciliabili per annullare ogni capacità critica. Il grande massacro della Prima Guerra Mondiale non ha nulla a che vedere con la lotta di Liberazione! La Resistenza vive nelle lotte del presente!

Inoltre questo 25 aprile cade in un contesto di restrizioni forzate, di discrezionalità e di abusi di potere verso le persone fermate fuori dalle loro case. Delle 340.000 denunce e sanzioni per violazioni delle restrizioni tra l’11 marzo e il 20 aprile ben poche sono verso aziende che non hanno rispettato le regole di sicurezza, mentre la maggior parte sono state comminate verso singole persone per strada, additate come il nemico a portata di mano da dare in pasto alla paura e al risentimento di una società immobilizzata dalla quarantena. A una classe dirigente che discute con leggerezza di “fase due” ricordiamo che non ci potrà essere alcuna “riapertura” che prescinda dal rafforzamento dei presidi epidemiologici sul territorio e dal ripristino della democrazia, cioè dell’agibilità politica dello spazio pubblico.

Infine, e non certo per importanza, riaffermiamo anche in questo 25 aprile il nostro antagonismo a chi, come la Confindustria e la classe politica a essa subalterna, hanno cercato ed agito ripetutamente per mettere al primo posto le ragioni del profitto privato rispetto alla salute e alla sicurezza dei lavoratori e dei loro familiari. Lavoratrici e lavoratori sono stati e rischiano di essere ancora la carne da macello da gettare in questa “guerra” al virus che si combatte nelle fabbriche, negli ospedali, nei magazzini, esattamente come i soldati semplici furono mandati al macello nelle trincee delle guerre del Novecento.

Il 23 aprile nell’anniversario della liberazione di Ferrara con un atto di civilissima disobbedienza abbiamo voluto ricordare l’impegno e il sacrificio dei partigiani e delle partigiane del territorio ferrarese. Abbiamo posto un cartello sulla salita dell’allora Ponte dell’Impero (oggi Ponte Altiero Spinelli), vicino al luogo ove venne ucciso il comunista Bruno Rizzieri (1918-1944), organizzatore dei Gap ferraresi, caduto in uno scontro a fuoco durante un’operazione di sabotaggio.
Il 25 aprile, festa della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, abbiamo ricordato alcuni episodi della Resistenza ferrarese, con fiori e cartelli nei luoghi ove agirono i partigiani: il sacrificio di Bruno Rizzieri (via IV Novembre); l’azione con cui Mario Bisi giustiziò il maresciallo Villani, seviziatore fascista (via Formignana); le fucilazioni di antifascisti della Certosa (via Borso) e dei “dieci martiri” di Porotto (via Ladino).

Sulla base dei valori celebrati in questi giorni ci prepariamo alla prossima giornata di lotta del Primo Maggio, nella quale gli obiettivi della giustizia sociale, dei diritti dei lavoratori, della lotta alle disuguaglianze, della redistribuzione della ricchezza saranno al centro della mobilitazione internazionale, anche al tempo della pandemia globale.

Fabbri: “Sta a noi tutti, oggi, continuare a riflettere sugli eventi del passato e a proteggere la libertà e la democrazia”

Da: Ufficio Stampa 

Il 25 aprile, il Giorno della Liberazione, per tutti gli italiani è stata una data spartiacque, tra un regime totalitario e una guerra spietata finita con l’occupazione tedesca e la nuova libertà.

Questo passaggio significativo va ricordato e spiegato alle nuove generazioni che non lo hanno vissuto, soprattutto ora che avremo sempre meno testimoni di quel momento così significativo per la nostra storia, non come semplice sguardo rivolto al passato, ma come necessaria elaborazione dell’identità di ciascuno per poter affrontare il presente e guardare al futuro.

Perfino, e soprattutto, in tempi di crisi, come quello che stiamo vivendo a causa della emergenza Coronavirus.

Sta a noi tutti, oggi, continuare a riflettere su quegli eventi e a proteggere la libertà e la democrazia che i nostri nonni e i nostri padri sono riusciti a ricostruire dopo un periodo buio per l’Europa e per tutta l’umanità. Sta a noi rendere ancora vivi questi valori, perché il presente sia migliore e il futuro ci veda ancora liberi.

Quelli della Libertà sono valori che troviamo nell’opera del grande scrittore concittadino Giorgio Bassani, di cui quest’anno ricorre il ventesimo anniversario della morte. A lui va il pensiero, in questa data, e a tutti ferraresi di religione ebraica, perseguitati, tanti fino alla morte. Sono ben 158 quelli scomparsi nei campi di sterminio. Giorgio Bassani ebreo antifascista, partecipò alla resistenza, conoscendo il carcere e la persecuzione e nelle sue opere raccontò la Ferrara di quel periodo di leggi razziali, di guerra, di occupazione tedesca, di deportazione rivelandone lo sgomento, l’angoscia, la paura, la tragedia. Ci basta ricordare il suo racconto “Una notte del ‘43” (a cui si ispirò il film di Florestano Vancini “La lunga notte del ‘43”), che racconta l’eccidio del 15 novembre 1943, il primo eccidio di guerra civile che segna in modo indelebile la storia della nostra città. Ferrara pagò un grande tributo alla guerra e all’occupazione, ben 1071 furono le vittime civili, 431 i patrioti uccisi dai nazifascisti nella lotta di liberazione.

E se l’eccidio estense segna l’inizio del terribile biennio (tra il 1943 e il 1945), oggi vogliamo ricordare anche la fine di quella tragedia collettiva. Vogliamo farlo, simbolicamente, e in nome di quella unità di intenti a cui i più alti principi ci ispirano, attraverso il racconto dell’avvocato Giorgio Franceschini (padre di Dario, ministro della Cultura).

Il 24 aprile 1945 sullo scalone della residenza Municipale Franceschini (antifascista, nel 1944 insieme ad alcuni amici aveva costituito la prima organizzazione democratica cristiana ferrarese e nella primavera del 1945 faceva parte del Comitato provinciale clandestino di Liberazione Nazionale) accoglie gli ufficiali alleati in una Ferrara già liberata, insieme agli altri componenti del CLN sventolando la bandiera italiana, che era stata cucita da sua madre.

Riportiamo le sue parole che descrivono quell’esaltante momento: La popolazione esce esultante dai rifugi e si riversa sulle strade… Ogni quartiere e ogni via della città rinasce… Chi ha vissuto quelle ore le ricorderà per sempre; riappariva la speranza, al suono delle cornamuse scozzesi in Piazza Cattedrale e nel tripudio della Festa solennissima del Santo Patrono: la speranza di una nuova Italia.

Rancan (Lega E-R): “Anche Bonaccini nella trappola delle mascherine ecotech? tiri fuori le determine e cominci a essere trasparente”

Da: Ufficio Stampa Lega Emilia-Romagna

“Dopo la Regione Lazio, anche la Regione Emilia-Romagna di Stefano Bonaccini è incappata nella trappola delle mascherine, pagate e mai fornite, dalla Ecotech srl? Come Lega abbiamo depositato giorni fa una richiesta per accesso agli atti per sapere se anche la Regione Emilia-Romagna, direttamente o attraverso altri canali (tra cui le Ausl), abbia formalizzato contratti con la Ecotech srl relativi all’approvvigionamento di mascherine Ffp2, Ffp3 e chirurgiche. Tuttavia, ad oggi, non ci è pervenuta risposta alcuna, in quanto dalla Giunta fanno sapere che sarebbero ancora in corso approfondimenti. E come mai, allora, oggi sono emersi dalla stampa fatti precisi e circostanziati? Delle due l’una: o la giunta Bonaccini non è al corrente di quanto essa stessa sta facendo, oppure non ha interesse a dare risposte sulla vicenda. Ora basta: la Giunta tiri fuori le determine per l’approvvigionamento di mascherine e cominci a essere trasparente nei confronti dell’opposizione”. Così il capogruppo della Lega E-R, Matteo Rancan, sulle indiscrezioni di stampa, secondo le quali anche la Regione Emilia-Romagna avrebbe stipulato accordi con Ecotech srl per l’approvvigionamento di mascherine, ad oggi mai arrivate.

Il presidente Bonaccini a Marzabotto: “Libertà e democrazia tuttora i beni più preziosi”

Da: Organizzatori

75esimo anniversario della Liberazione d’Italia dal nazifascismo. “Dalle tante iniziative realizzate online e sui social ai balconi, la voglia di fare comunità, condividendo la volontà di resistere adesso e di rialzarsi domani. Saremo pronti a farlo, ne sono certo. Oggi il nostro pensiero va anche a chi ci ha lasciato in queste settimane: nessun lutto potrà essere riparato, ma insieme ripartiremo”

“La memoria di chi è stato trucidato in nome dell’odio e di una violenza cieca che tuttora si fatica anche solo a concepire. Il coraggio e la forza di chi scelse di opporsi alla dittatura e schierarsi con chi si batteva per la democrazia e la libertà. Mai come oggi, di fronte alla necessità di ricostruire che abbiamo davanti, dobbiamo rifarci ai valori usciti dalla Resistenza partigiana e sanciti nella nostra Costituzione: il rispetto della persona e dei diritti inviolabili di ciascuno, la rimozione di ogni ostacolo di ordine economico e sociale, per una ripartenza che non dovrà lasciare indietro nessuno”.

Nel 75esimo anniversario della Liberazione d’Italia, il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, si è recato questa mattina a Marzabotto, al Sacrario dei caduti. Con lui Valter Cardi, presidente del Comitato per le onoranze ai caduti di Marzabotto, la sindaca di Marzabotto, Valentina Cuppi, i sindaci di Grizzana Morandi, Franco Rubini, e di Monzuno, Bruno Pasquini, i tre comuni nei quali si consumò il terribile eccidio di Monte Sole, una serie di stragi compiute dai nazifascisti nei giorni fra la fine di settembre e l’inizio di ottobre del 1944. La deposizione di alcune corone, in una cerimonia senza la partecipazione dei cittadini, così come imposto dalle misure restrittive per contrastare la diffusione del Coronavirus.

“È un dovere civile prima che istituzionale essere qui oggi, perché celebrare ogni anno il 25 aprile non è né rituale né banale, anche se pare che ogni giorno qualcuno in più si aggreghi a chi vorrebbe dimenticare quella stagione che ci riportò pace e democrazia”, ha affermato Bonaccini ricordando anche l’atto ignobile di chi ieri a Cavriago, nel reggiano, ha deturpato con svastiche il municipio e altri monumenti. “Forse la pena migliore per i colpevoli sarebbe portarli qui a vedere questa drammatica sequenza di persone, nomi ed età”.

“Ricordare è un dovere- ha aggiunto il presidente -, per questo rivendico con orgoglio la nostra legge regionale sulla memoria che ogni anno assegna un milione di euro a progetti portati avanti da scuole, associazioni, istituti storici. E se oggi celebriamo la Liberazione in uno scenario inedito, con piazze e strade deserte, sono tantissime però le iniziative realizzate in Emilia-Romagna e nel Paese senza arrendersi alla pandemia, online e sui social o sui balconi, prime fra tutte quelle volute dall’Anpi. Facendo comunque comunità, condividendo la volontà di resistere adesso e di rialzarsi domani. Saremo pronti a farlo, ne sono certo”.

“In questa emergenza abbiamo già pagato un prezzo altissimo: il mio e il nostro pensiero va alle tante persone che non ci sono più e ai loro cari. Nessun lutto potrà essere riparato, ma insieme ripartiremo, ricostruendo reti sociali e servizi, il lavoro e l’economia, come abbiamo fatto altre volte nel nostro passato, a partire proprio dal secondo dopoguerra. O qui, nella nostra terra, dopo il sisma del 2012. Senza rinunciare al confronto e all’esercizio della democrazia, consapevoli, sempre- ha concluso Bonaccini- che il poterlo fare lo dobbiamo a chi, 75 anni fa, si batté per lasciarci in eredità proprio democrazia e libertà, tuttora i beni più preziosi”.

LO CUNTO DE LI CUNTI
L’amicizia

Rubrica a cura di Fabio Mangolini e Francesco Monini

Inizia oggi – e vi terrà compagnia ogni giorno per almeno un mese – una nuova rubrica. O qualcosa di più, un esperimento che ha visto il concorso di un nutrito gruppo di amici, redattori e collaboratori, che è giusto citare qui, in rigoroso ordine alfabetico: Fabrizio Bonora, Marcello Brondi, Jonatas Di Sabato, Paola Felletti Spadazzi, Enrico Taccone, Carlo Tassi.
Siamo partiti da una idea semplice, essenziale, quasi elementare: presentare al pubblico (quello di Ferraraitalia e quello più vasto di You Tube) brevi ‘letture ad alta voce’ . Adottando però una formula inedita. A differenza delle tantissime (e lodevoli) esperienze del genere, e che si sono decuplicate durante questo tempo di clausura virale, qui troverete solo Racconti di Qualità interpretati da Lettori di  Qualità.  Abbiamo cioè scelto racconti brevi (non più di 10 minuti di lettura, a volte molto meno), racconti  classici e contemporanei, editi o inediti. E abbiamo affidato la lettura a voce alta a professionisti o semiprofessionisti. Vedrete anche che ogni video rispetta un format particolare, anche l’abbigliamento degli attori-lettori, il bianco o il nero, alludono a qualcosa: al pubblico svelare questo piccolo segreto.
Agli Autori, agli editori e agli interpreti abbiamo chiesto e ottenuto una liberatoria. Crediamo infatti che il lavoro culturale
(la scrittura come lo stare in scena) debba essere adeguatamente compensato: oggi in Italia questo non succede, ed è uno scandalo per un Paese che dovrebbe essere un faro dell’Arte, della Cultura, della Bellezza. Quando questo quotidiano avrà un minimo di portafoglio a disposizione, dare il giusto compenso a chi produce e veicola cultura sarà la prima cosa che faremo: ci prendiamo questo impegno già da oggi.
Intanto: buona visione, buon ascolto, buona lettura.
(Effe Emme)

Tratto da: Giacomo Leopardi, Prose (1809)

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L’ AMICIZIA

Fra i migliori beni, che goder possa l’uomo in questa del pianto misera valle, non v’ha dubbio esservi l’amicizia. Ella è questa un frutto delizioso, del quale sembra la terra avara mentre, o non nasce, o inaridisce spuntato appena; o quando ciò non sia, degenera ben presto dal puro suo seme. Felice chi giunse a possederlo. Un vero amico è un tesoro. Renda pure col suo caldo l’Estate noiosi i suoi lunghi giorni: l’invernal bufera soffi pure, ed il rigido gelo impedisca all’erbe di germogliare: l’aspro affanno opprima il cuore, e la morte crudele ruoti sul capo l’adunca falce; l’amico sarà sempre di ristoro, e con esso il duolo si calmerà della sorte avversa. La saviezza, e la felicità nell’uomo si uniscono per l’amicizia. Se un affare di gran rilievo debbasi da alcuno trattare sempre dell’amico ricercansi i consigli, i quali son di ajuto per poter prosperamente condurre a fine l’opre incominciate. Sia pur anche un misero in oscuro carcere ristretto se la sorte di un vero amico gli fece dono avrà per questi un appoggio onde poter esserne liberato. Sia uno di ogni amico spogliato, d’ogni conforto ancora sarà privo, e costretto sarà a bere l’amaro calice delle sventure fino all’ultima feccia. L’uomo non nasce per se stesso, ma per la società. Che s’egli passar vorrà i suoi giorni nel silenzio di una solitudine, e lontano dal consorzio de’ suoi simili, i suoi pensieri quantunque colti, ed adorni di tutte quelle cognizioni, che render possono l’uomo saggio, non agitati da quelli di un amico, rozzi diverranno, ed, o a se, o alla società funesti: simile appunto alle acque de’ laghi, le quali perché non mosse dal vento facilmente s’imputridiscono; quelle poi del mare perchè di continuo da questo a quel lido agitate, e scosse, mai si corrompono.
Sì, che in vano tenta l’uomo di passar tranquillamente i suoi giorni; in vano cerca felicità in questa terra. Sieda pur egli su d’alto soglio fra le delizie di rumorosa corte, se non possiede un amico felicità non potrà giammai rinvenire. Tenga pur anche il possente scettro sopra l’universo, senza di questo nulla possiederà. Oh bell’amicizia quanto sei cara, e preziosa! Ma dove ritrovarti? Il nome d’amico è comune, ma la vera amicizia oh quanto è rara!

Giacomo Leopardi, L’Amicizia, tratto da Prose varie (1809)

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Cover: foto dello sfondo di Beniamino Marino, elaborazione grafica di Carlo Tassi

 

La Resistenza, i giovani e il 25 aprile

Questa riflessione di Sandro Abruzzese è apparsa su Ferraraitalia esattamente 6 anni fa, in occasione della celebrazione del 69° Anniversario della Liberazione. Lo riproponiamo oggi, per onorare la memoria di chi ha dato la vita per la democrazia e la libertà. Perché dimenticare, distrarsi, abbandonare la lotta al fascismo (di ieri e di oggi) ci porterebbe a compiere i tragici errori del passato. Non è quindi uno slogan, non sono parole vuote, ma un nostro preciso impegno: viva la Resistenza, viva il 25 aprile, viva la Costituzione.
(La Redazione)

Ferrara, rievocazione della Liberazione

Questo 25 aprile molti ragazzi ventenni non lo capiscono, niente pathos o commozione, vuota retorica. Ciò accade per un motivo principale di cui non hanno colpa: non esiste nel loro sguardo nulla di collettivo, non un ideale, non un’utopia. Tutto è individuale nel loro incedere, e quindi egoistico. Ma non lo hanno creato loro l’egoismo, non l’hanno costruita loro la società, ne sono preda, spesso inermi. Alla fine i ragazzi, pure quelli egoisti, nel complesso sono preferibili rispetto agli adulti, i responsabili della situazione odierna.

La festa della “liberazione” non è una festa di parte, perché prima che dall’invasore-alleato essa ci libera “dal peggio di noi stessi”. Per essere liberi del tutto, però, occorre disegnare i tratti della propria parte di responsabilità, e affrontare il riscatto.

La resistenza rappresenta il riscatto ed è per tutti! Si tratta di una Iliade moderna, della nostra Odissea di terra, è una pagina epica ed eroica della storia italiana come poche altre.
Mi chiedo agli occhi dei giovani cosa sia mancato, cosa abbia contribuito a svuotare questa pagina del proprio significato. Un’altra risposta la trovo nella nostra incapacità di narrarci. Ciò che ha trovato degna eco nelle pagine della letteratura, penso a Calvino o Fenoglio, non ha avuto un seguito all’altezza nel cinema o in televisione. E’ mancato il neorealismo della resistenza, immagino pure per motivi politici nell’Italia dell’epoca. Un paragone potrebbe essere il Vietnam per gli americani, ma loro vivono della capacità di narrarsi, vivono nella continua contemporaneità.

La struttura portante del nostro paese invece continua a poggiare sulla divisione, perpetuando l’Italia meschina e frammentata del Discorso sopra i costumi degli italiani di Leopardi. Per tutta risposta invece di ricordare e raccontare il valore, la parte migliore della nostra storia, si è scelto di virare e puntare il banco sull’astuzia di Ulisse.
L’unica dote incontestabile del maggiore protagonista degli ultimi vent’anni di politica italiana è la furbizia. La riedizione della furbizia di Berlusconi è la giovane scaltrezza del renzismo.

Il risultato è che se buona parte dell’eterogeneo schieramento della resistenza aveva una propria idea di patria, un patrimonio condiviso di valori, le nuove generazioni sono impegnate ad abbandonarla senza nemmeno un sussulto. Siamo passati dalla costruzione della patria al proposito di abbandonarla in meno di settanta anni. Quando vuole la politica sa essere veloce! Ma non tutto può essere giustificato dalla crisi economica, la nostra è prima di tutto crisi di identità e valori.

PRESTO DI MATTINA
La fratellanza e le dodici stelle dell’Europa

La Pasqua è un evento generativo di fraternità. Nel perdono del Crocifisso, che spezza la spirale di vendetta e rivalsa sui nemici, si origina un processo nuovo di riconciliazione nelle relazioni umane. Si spiega anche così la ragione per cui, a partire dalla Pasqua, i discepoli inizino a chiamarsi e sentirsi ‘fratelli’: tanto che negli Atti degli Apostoli sono ben 27 le ricorrenze di questo termine. D’altro canto, a Pasqua si svela la paternità di Dio. Un Dio che non ha lasciato nella tomba colui che, pur di rivelare la sorgente inesausta di un amore estremo – un amore all’eccesso –, non si è sottratto agli insulti e agli sputi, scegliendo di lasciarsi defraudare di questo amore, pur di manifestarne l’irreversibilità e la smisuratezza.

Un ‘amore all’eccesso‘: lo stesso sperimentato dai mistici che non hanno esitato a dare la vita; l’amore di cui sant’Ambrogio dice: “considera oggi l’eccesso della divina carità, e fin dove osò questo amore incomparabile”. Un amore disarmato – egli continua – in perdita, svuotato di sé stesso. Un amore per cui sant’Ignazio negli Esercizi scrive: “Come mai un Dio di tanta maestà sia giunto a tale eccesso di amore da ritrovare il modo con cui stare continuamente dal cielo a trattare e conversare con noi sì miserabili su questa terra”. La stessa ostinazione di amore che Paolo ricorda ai cristiani di Filippi, usando un termine ormai noto a molti, kenosis (svuotamento), pensando al quale mi viene sempre in mente l’immagine di un masso che precipita in un recipiente pieno d’acqua, e tale ne è la forza d’impatto che lo svuota completamente. È con analoga potenza che m’immagino questo Spirito di amore, questa ‘pesantezza di amore’, questa invadenza di amore, che ama per primo. Amore eccedente e sempre risorgente del Padre nel Figlio, amore che è esondato completamente fuori, senza tenere nulla per sé, per inondare l’intero genere umano e liberarlo dal male e dalla morte. Simile, se si vuole, all’amore di un padre e di una madre per un figlio in pericolo.

Apparentemente un ‘amore a perdere’; e nondimeno, come ricordava il cardinal Henry Newmann, generativo di un rapporto di fraternità. Il Figlio, nel dono di sé, diviene il “Primogenito di una moltitudine di fratelli” (cfr. Rm 8,29; Col 1,15); entrando nel mondo e resosi in tutto simile ai ‘fratelli’, egli non si è mai vergognato di chiamarci ‘fratelli’ (cfr. Eb 1,8; 2,18.11). Quando si ama, si accetta il limite, si rimpicciolisce, per amore dell’altro, per fare spazio all’altro, per poi ritrovarsi arricchiti, cresciuti nell’incontro che fa rinascere e aggiunge fratelli.

Ciò vale, beninteso, anche per noi, che aprendo le porte ai fratelli, è come se le aprissimo al Risorto. Sicché, contagiati anche solo un poco da quell’eccesso di amore che è la Pasqua, riusciremo a risultare ospitali verso l’inatteso, lo sconosciuto che chiede di entrare. Scopriremo così che tra i tanti nomi attribuiti a Dio, quello che più gli si addice è Agape, esplicitato in quel gesto del Risorto che spezza il pane nella taverna sulla strada di Emmaus e lo moltiplica per tutti senza chiedere contropartita in cambio. Questo amore è il sacramento della Pasqua, è il grande segno della Pasqua.

Lo celebra il vangelo di domani, che ci racconta di discepoli inizialmente tristi e delusi, in cammino verso Emmaus, che diventano fratelli gioiosi nell’incontro con lo straniero rivelatosi a loro nello spezzare il pane. Don Primo Mazzolari sottolinea che i due discepoli non conoscevano in anticipo – come noi lettori – l’identità dello straniero che si accompagnava loro. Eppure era rimasto in loro qualcosa di quell’amore all’eccesso che Gesù aveva trasmesso in vita, come un frammento eucaristico, un resto di quella dolce e fraterna amicizia che li aveva incantati, tanto da deciderli a divenire suoi discepoli. Così quella santità ospitale del Maestro che non rifiutava nessuno, li apre quanto basta per invitare lo straniero: “Resta con noi perché viene la sera e il giorno reclina nella notte”. Cresce così in loro, lungo il cammino, la capacità di farsi responsabili dell’altro, di dialogare con lui per ricevere la sua novità. Essi passano dall’estraneità alla comunione, che rimette in cammino; sono vivificati da un’amicizia, perduta e ritrovata, che fa nuove tutte le cose. Per questo da quell’incontro, essi scoprono un nuovo inizio e vanno ad annunciare ai fratelli che Lui è vivo, è tra noi ed è destinato a restarvi per sempre.

Anche taluni libri, dopo che li si è letti, paiono destinati a rimanere sempre con noi: si nascondono in qualche piega dell’anima e poi, ogni tanto, si ripresentano, riaffiorano e chiedono di risorgere attraverso una nuova lettura. Uno di questi è per me il libro di un grande biblista gesuita, padre Luis Alonso Schökel (1920-1998), dal titolo Dov’è tuo fratello. Pagine di fraternità nel libro della Genesi, nel quale peraltro, all’inizio del volume, l’autore racconta la parabola del ‘fratello-libro’, di un uomo in solitudine che incontrò un libro, lo lesse, incominciò a rivolgergli domande e a riceverne, tanto che venne a instaurarsi tra i due un legame spirituale così forte, come di fratellanza (è un’evidente metafora che l’Autore utilizza per indicare la relazione di fraternità che dovrebbe legarci ai libri della Bibbia). Ebbene, con questo lavoro padre Schökel si prefisse di indagare le molte relazioni familiari, e tra fratelli, nella Genesi il termine ricorre ben 38 volte. Relazioni spesso macchiate dall’esperienza traumatica e delirante della violenza omicida, fratricida. E tuttavia, l’autore sottolinea come, sin dagli inizi della creazione, accanto alla presenza di questa violenza omicida, si coglie la presenza di un percorso parallelo tracciato dal Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe volto a riaprire e far ripartire nuovamente la vita e l’alleanza creaturale. Per quanto abortita proprio nel suo sorgere con il gesto di Caino, Dio non manca di rinnovare la speranza (un arco di pace), dando avvio nella storia a una nuova alleanza, che lo indusse a porre la sua tenda in mezzo a dodici tribù nomadi per farne un popolo solo.

Si intravede così un ‘passante’ che va oltre il male; una ‘variante di valico‘ per così dire, o un ‘argine’ sotto altri profili, volto a contenere l’altra storia oscura, tumultuosa, di acque torbide, fragorose, irrefrenabili di conflittualità e sopraffazione tra fratelli. Il tutto ancora una volta alimentato dalla disponibilità amorosa e sempre risorgente di Dio, da cui presero ispirazione i molti patriarchi che non si rassegnarono al male. Tra cui mi piace qui ricordare Isacco, il quale, di fronte agli uomini che chiudevano i pozzi da lui scavati per il suo clan, non scelse di vendicarsi, né di muovere guerra, ma decise di scavarne altrove di nuovi. Recobot è il nome di uno di quei pozzi, in relazione al quale nella genesi si legge: “Si mosse di là e scavò un altro pozzo, per il quale non litigarono; allora egli lo chiamò Recobòt e disse: ‘Ora il Signore ci ha dato spazio libero, perché noi prosperiamo nella terra’”.

Vedete: c’è sempre un’alternativa alla violenza e attraverso le storie dei patriarchi, storie di fratelli quasi sempre in competizione e in conflitto (Isacco e Ismaele, Esaù e Giacobbe, Giuseppe e i suoi fratelli, ecc.), riaffiora la speranza, che altro non è – come ci ricorda un proverbio africano – se non una strada di campagna formatasi perché taluno ha iniziato a percorrerla. Per questa ragione padre Schökel, commentando il versetto di Gen 33,10 (in cui Giacobbe, dopo avere temuto la vendetta del fratello Esaù, scopre il suo desiderio di riconciliazione), sostiene che si tratti di un versetto capitale: nella fraternità si riflette il volto stesso di Dio. “Esaù disse: ‘Ho beni in abbondanza, fratello mio, resti per te quello che è tuo!’ Ma Giacobbe disse: ‘No, ti prego, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, accetta dalla mia mano il mio dono, perché io sto alla tua presenza, come davanti a Dio, e tu mi hai gradito'”.

La fraternità – si badi – nasce pur sempre dalla differenziazione, e non esige omologazioni, ma chiede di essere riconosciuta e perseguita tramite la ricerca di punti di incontro, trattando, adattando, riprovando sempre di nuovo, senza disperare. Un esercizio, questo, che assomiglia a un gioco: ma non a quello del bambino con la palla, o del gatto con il topo. Un gioco paritario, intrapreso da compagni in posizione di eguaglianza fraterna, non antagonistica, tale da generare un’amicizia profonda, in grado di svelare la realtà buona dell’altro come portatore di benedizione, un’amicizia generatrice di creatività e responsabilità per il bene comune.

Sarebbe bene che lo ricordasse di questi tempi anche l’Europa, cui non guasterebbe ripensare alla propria storia alla luce della fraternità narrata dal libro Genesi. Del resto, le dodici stelle che compaiono nella bandiera europea non rappresentano, come taluni credono, il numero degli Stati fondatori – ed è per questo che rimangono sempre le stesse anche se gli Stati aderenti aumentano. Le dodici stelle furono scelte, semmai, proprio perché in alcune culture nazionali, tra cui la nostra, debitrici di quella ebraica, questo numero simboleggia la perfezione e la completezza nella complessità. Furono dodici, infatti, i figli di Giacobbe da cui originarono le tribù di Israele; dodici le stelle sulla corona della Donna dell’Apocalisse, dodici le porte della città futura, sulle quali stanno dodici angeli e i nomi delle dodici tribù dei figli di Israele (Ap 21, 12). E le dodici porte (aperte) sono dodici perle; ciascuna porta era formata da una sola perla (Ap. 21, 21).

Le stelle nel fondo blu dell’Europa fanno pensare al passaggio del Mar Rosso nel midrash a commento dell’Esodo: “le acque del mare si unirono a formare sopra le loro teste delle volte tracciando dodici sentieri – uno per ciascuna tribù –, e diventarono trasparenti come vetro, per cui ognuna di esse riusciva a scorgere le altre durante il cammino”. Come non leggervi nel numero dodici, che si trasforma in tre (1 + 2) il significato di una trasformazione profonda nel tempo, il passaggio ad una nuova età, ad un cambiamento d’epoca? Le tribù diventano nella loro diversità un unico popolo, non si perdono d’occhio anche se percorrono sentieri differenti, ma trasparenti. La stessa unione nella differenza che attraversa molta della storia biblica si coglie, per esempio, anche dal racconto del sogno di Giacobbe, in fuga da un passato conflittuale, in ricerca di una nuova realtà ancora sconosciuta e soltanto promessa.

“Giacobbe prese allora dodici pietre dall’altare sul quale suo padre Isacco era stato legato per il sacrificio, e disse: ‘Benché fosse nel disegno di Dio far sorgere dodici tribù, né Abramo né Isacco le hanno generate. Se ora queste dodici pietre si uniranno e diventeranno una sola, questo sarà il segno che sono io il predestinato a divenire il padre delle dodici tribù’. Ed ecco il prodigio: le pietre si unirono in una sola, e con questa Giacobbe si fece un capezzale, che a contatto col suo capo divenne morbido e soffice come un cuscino di piuma” (L. Ginzberg, Le leggende degli ebrei, vol. I, Dalla creazione al diluvio, Milano, Adelphi, 1995, p. 156 ss.). Quando si addormentava le dodici pietre si univano, quando si alzava le dodici pietre si separavano di nuovo, quasi a dire il dono e la responsabilità di una unione nella differenza.

PER CERTI VERSI
Dalla fine della guerra

Ogni domenica Ferraraitalia ospita ‘Per certi versi’, angolo di poesia che presenta le liriche del professor Roberto Dall’Olio, all’interno della sezione ‘Sestante: letture e narrazioni per orientarsi’

DALLA FINE DELLA GUERRA

Dalla fine della guerra
Siamo nati piano piano quasi tutti
Abbiamo sentito dibattere di grandi ideali costati sangue e vite umane torture e crudeltà
Abbiamo sentito parlare di Liberazione e di giustizia
Pace democrazia
E tutto questo
Ha nutrito la nostra libertà
Una parola
Perché siamo liberi nonostante qualche truce calamità
Guerre lontane
Disperate genti
Ma un tempo verrà
forse capiremo
Dei partigiani
l’eredità?

Sotto il ponte
(in memoria di Bruno Rizzieri)

Sono qua vigliacchi, venite a prendermi,
sono sotto il ponte, finite il vostro sporco lavoro.
Il mio compagno giovinetto è oramai in salvo,
sarà lui a raccontare il mio ultimo respiro.

Lo sento il rumore dei vostri stivali
lordi di sangue, vi avvicinate,
ho sparato il mio ultimo colpo nel petto di un traditore,
un altro è disteso a terra in attesa di satanasso.

Siete giunti finalmente, sono ferito,
la mia pistola è inceppata,
sparate dunque, massacrate le mie carni,
ma il vostro destino è segnato.

Vedo le fiamme uscire dalla vostre armi,
non sento dolore,
mi sto allontanando dal mio corpo riverso a terra,
sento l’acqua nera scorrermi accanto.

Perdonatemi madre per il dolore che vi causerò,
trasformate i vostri singhiozzi in orgoglio,
quel pomeriggio di primavera,
quando la Brigata che porterà il mio nome entrerà in città

Viva la trentacinquesima Brigata Garibaldi,
viva Ferrara liberata,
e voi posteri ricordatevi,
il nostro sangue è stato versato per liberarci dagli oppressori.

Ed i fascisti sono gli oppressori,
e i partigiani i liberatori.
Ora e sempre.