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Giorno: 9 Maggio 2020

Il mio bagno

Nella mia casa ci sono due bagni. Uno per gli ospiti e uno mio. Il mio è bianco e azzurro, ha un grande vasca, un abbaino che si apre sul tetto. Il pavimento è suolato con piastrelle dalle varie sfumature di blu. Il blu del mare, quello del cielo, quello della notte e quello delle scarpe da ginnastica che mi piacciono tanto. Le pareti sono bianche così come i sanitari e i due mobili: un pensile e l’armadio specchiera. Quando non ne posso più di preoccupazione e pensieri ricorrenti, mi chiudo a chiave là dentro, riempio la vasca e mi immergo nell’acqua. Più che ciò che chiudo dentro il bagno è per me importante ciò che riesco a chiudere fuori. Più o meno tutti i guai del mondo: ciò che si sente sulla ‘peste’ che imperversa, la preoccupazione per la salute dei miei cari, per il lavoro, per il paese, per la macchina fotografica che ho rotto, per la lista della spesa che continua ad allungarsi, mentre di braccia per portare a casa tutto quel che compro, continuo ad averne due. L’acqua calda è accogliente, amniotica, riporta a uno stadio primordiale di galleggiamento. Come gli iceberg dei mari del nord, che stanno per un terzo fuori dall’acqua e per i due terzi sotto, così sto io con la testa fuori e il resto sommerso. Il caldo dell’acqua è accogliente, è il ventre del mondo che ci protegge.

Fuori dal ventre del mondo c’è  la storia di una pandemia con i suoi infiniti corollari, come una piovra dai tanti tentacoli che cresce a dismisura, con una forza disumana. Non resta che chiedersi come migliorare la situazione, come fermare la piovra.  Del ‘senno di poi sono piene le fosse’, cercare i capri espiatori inutile, le previsioni per il futuro incerte, il complottismo e l’idea di un virus creato in laboratorio per distruggere i ‘non si sa chi’ balzana. La mediocrità imperversa anche nella ricerca della ragionevolezza. Gli sciacalli volano alto sopra la carne del mostro. A poco serve rivedere Octopussy – Operazione piovra. Il film del 1983 diretto da John Glen. Il tredicesimo film della saga di James Bond, il sesto e penultimo interpretato da Roger Moore. A poco serve rivedere La piovra, serie televisiva italiana con Michele Placido, andata in onda dal 1984 al 2001, dove si racconta l’espansione dei molteplici tentacoli della criminalità organizzata. Questa piovra è nuova, diversa, uccide a colpo sicuro, preferisce i maschi e le persone anziane. Serve un nuovo vigore, una nuova argomentazione e una nuova onestà.

Fuori dal ventre del mondo ci sono i bambini Siriani dilaniati dalle bombe. Una situazione drammatica che non vede fine. Un’umiliazione di tutti i diritti fondamentali umani, una tristezza così grande che potrà trovare adeguato sfogo solo nel senso di colpa di tutti gli uomini nati. Un’infanzia negata è l’inizio di qualsiasi dramma, l’anticamera della povertà vera, quella che non ti garantisce risorse sufficienti per affrontare il resto della vita. Nel pianto dei bambini siriani ci sono tutte le lacrime della terra. Nel sangue dei bambini siriani c’è il rosso di un dolore ingiusto, di tanti dolori ingiusti, di tutti. Per quale motivo siamo diventati così gretti da non fermare questa atrocità? Perché ciascuno di noi non urla con tutto il fiato che ha in gola che non vuole questo, che se c’è giustizia qualcuno prima o poi pagherà? Siamo diventati così indifferenti a noi stessi da non soffrire più del nostro stesso dolore, da non prendere in considerazione una via avversa alla rassegnazione. I bambini Siriani muoiono e noi non sappiamo più che questo è un problema nostro, che volendo si potrebbe almeno urlare. Nell’immaginario di tutti chi può davvero fare qualcosa è un essere sconosciuto, vagamente ubicato, nato in qualche luogo lontano, o forse nemmeno quello. Di fatto non è un problema nostro. A noi resta solo una spinta alla sopravvivenza che cerca di ‘non vedere’. (Bisogna andare avanti, noi siamo lontani, il supermarket chiude alle 18.00. Manca il latte. Prendiamo anche un po’ di insalata). Anche la lista della spesa resta fuori, mi ossessiona già abbastanza.

Certe volte del mio bagno e della sua acqua ho proprio bisogno, non potrei sopravvivere senza, verrei sopraffatta dal mio stesso pensare, dalla mia impotenza e dalla mia incredulità. Verrei annientata dall’ira per ciò che è ingiusto, da tutta la sua atrocità. Nel ventre del mondo c’è ancora un po’ di pace. Quella della mia vasca da bagno e della sua acqua colorata. Nel ventre del mondo ci sono bei ricordi miei e di tutti. C’è l’arte con tutte le sue infinite possibilità, c’è la gente che cammina un po’ qui e un po’ là, c’è il sole e le sue infinite divinità. Nel ventre del mondo c’è la presunta verità e un po’ di gioia che abbatte la mediocrità. C’è Bianca che suona il corno e sussurra delle note sparse. C’è mia madre che fa un dolce con le fragole, i miei nipoti che corrono in bicicletta sulle ali di un tramonto arancione. C’è Leo che ride e traccia con le sue mani belle degli strani girighori sul sofà. C’è il tempo del raccolto e quello della nebbia, c’è il perdono e molta pietà.

Nell’acqua calda del mio bagno ritrovo un po’ di pace e uno scudo ai tentacoli della mediocrità. Nell’acqua calda la tensione sulle tempie si allenta, il mio cervello diventa morbido, si accoccola nel cranio, si appisola e sogna la felicità. Il mio bagno è bianco e blu, dalla finestra entra il profumo dell’erba e il colore acceso del cielo. Gli asciugamani sono bianchi, di spugna morbida, quella che asciuga meglio, che non graffia e non si sfalda. Dall’acqua esco, asciugo le braccia, mi fermo a guardarle perché sono bianche e lucide, bianche e rosa. I capelli gocciolano, come tante piccole bisce che vogliono andarsene, come piccoli tentacoli di una piovra marina che vanno addomesticati subito. I tentacoli, quelli piccoli ci sono dappertutto. Bisogna riconoscerli e salvare la normalità. Finisco di asciugarmi e dovrò riaprire quella porta. Tornare di là.

Coronavirus, l’aggiornamento: 26.719 i positivi in Emilia-Romagna dall’inizio della crisi, 121 in più rispetto a ieri

Da: Organizzatori

5.500 i tamponi effettuati, che salgono a 227.366. I casi lievi in isolamento a domicilio sono 4.963 (-259). In diminuzione i ricoverati nei reparti Covid (-76) e nelle terapie intensive (-8). I nuovi decessi sono 30. In arrivo altri 16 nuovi infermieri per l’Emilia-Romagna

In Emilia-Romagna, dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus si sono registrati 26.719 casi di positività, 121 in più rispetto a ieri. I test effettuati hanno raggiunto quota 227.366 (+5.500).
Le nuove guarigioni oggi sono 420 (15.491 in totale), mentre continuano a calare i casi attivi, e cioè il numero di malati effettivi a oggi: -329, passando dai 7.730 registrati ieri agli odierni 7.401. Per un differenziale fra guariti complessivi e malati effettivi di 8.090, fra i più alti nel Paese.
Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.
Le persone in isolamento a casa, cioè quelle con sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 4.963, -259 rispetto a ieri. I pazienti in terapia intensiva sono 155 (-8). Diminuiscono anche quelli ricoverati negli altri reparti Covid (-76).
Le persone complessivamente guarite salgono quindi a 15.491 (+420): 2.598 “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione, e 12.893 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.
Purtroppo, si registrano 30 nuovi decessi: 16 uomini e 14 donne. Complessivamente, in Emilia-Romagna sono arrivati a 3.827. I nuovi decessi riguardano 5 residenti nella provincia di Piacenza, 2 in quella di Parma, 3 in quella di Reggio Emilia, 5 in quella di Modena, 7 in quella di Bologna (nessuno nell’imolese), 2 in quella di Ravenna, 1 a Ferrara 2, in quella di Forlì-Cesena (entrambi nel forlivese), 3 in quella di Rimini. Nessun nuovo decesso da fuori regione.
Questi i casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 4.346 a Piacenza (12 in più rispetto a ieri), 3.285 a Parma (19 in più), 4.835 a Reggio Emilia (16 in più), 3.792 a Modena (13 in più), 4.363 a Bologna (31 in più), 388 le positività registrate a Imola ( nessuna variazione ), 972 a Ferrara (2 in più). In Romagna sono complessivamente 4.738 (28 in più), di cui 995 a Ravenna (2 in più), 926 a Forlì (6 in più), 749 a Cesena (8 in più), 2.068 a Rimini (12 in più).

La rete ospedaliera: 3.714 i posti letto aggiuntivi destinati ai pazienti Covid-19
Da Piacenza a Rimini, il piano di rafforzamento messo a punto dalla Regione ha portato complessivamente a oggi 3.714 posti letto attivati per i pazienti Covid-19: 3.356 ordinari (40 meno di ieri) e 374 di terapia intensiva (-12). Nel dettaglio: 366 posti letto a Piacenza (di cui 28 di terapia intensiva), 904 a Parma (50 di terapia intensiva), 406 a Reggio Emilia (40 di terapia intensiva), 379 a Modena (55 di terapia intensiva), 840 tra Bologna e Imola, e dunque nell’area metropolitana (118 terapia intensiva, di cui 8 a Imola), 258 a Ferrara (23 di terapia intensiva), 561 in Romagna, di cui 60 per terapia intensiva. Nel dettaglio: 172 a Rimini (di cui 27 per la terapia intensiva), 76 a Ravenna (di cui 2 per la terapia intensiva), 97 a Lugo (di cui 10 per la terapia intensiva), 24 a Faenza, al San Pier Damiano Hospital; 89 a Forlì (di cui 10 per la terapia intensiva), 73 a Cesena (di cui 11 per la terapia intensiva) e 30 posti letto a Villa Serena.

Attività Agenzia per la sicurezza territoriale e Protezione civile
Dispositivi di protezione individuale
Oggi sono stati consegnati ai magazzini dell’Agenzia 329.500 mascherine chirurgiche, 128 mila mascherine FFP2, di cui 20 mila destinate alle Rsa e 11 mila per le Aziende del trasporto pubblico locale. È arrivato anche un primo lotto (24 mila) di dépliant illustrativi sul corretto uso delle diverse tipologie di mascherine, che saranno distribuiti presso Comuni, uffici pubblici, strutture sanitarie e medici di base. Di questo materiale informativo sono previsti arrivi continuativi per i prossimi 7 giorni.
Sui siti del Dipartimento e del Ministero della Salute, è in costante aggiornamento la rendicontazione dei dati complessivi su Dpi e apparecchiature elettromedicali distribuiti dalla Protezione Civile a Regioni e Province autonome (ADA: Analisi Distribuzione Aiuti): https://bit.ly/35HcWlT .

Volontari da altre regioni
Per quanto riguarda il personale sanitario volontario da altre regioni, sono in arrivo 16 nuovi infermieri per l’Emilia-Romagna. Dall’inizio dell’emergenza, sono pervenuti in Emilia-Romagna 6 gruppi di infermieri (totale 100 unità) e 5 di medici (totale 58).

Volontariato
Venerdì 8 maggio sono stati quasi 1.000 i volontari di protezione civile dell’Emilia-Romagna impegnati nell’emergenza; dall’inizio delle attivazioni del volontariato, si sono accumulate 44.017 giornate complessive. Le due attività più rilevanti si confermano: il supporto ai Comuni per l’assistenza alla popolazione (consegna mascherine; spesa, pasti e farmaci a domicilio; l’attività ha coinvolto circa 590 volontari (di cui 95 scout Agesci); il supporto alle Ausl nel trasporto con ambulanze, nella consegna di campioni sanitari e tamponi, nell’aiuto ai quarantenati (CRI e ANPAS; 375 volontari).
Volontari di protezione civile (ieri erano 28) si stanno occupando anche di funzioni di segreteria e supporto logistico presso i Coc dei vari Comuni; nel parmense (Albareto e Borgotaro), prosegue la sanificazione dei mezzi di soccorso; 4 volontari sono impegnati al Porto di Ravenna nel monitorare le temperature degli autotrasportatori in transito.
Attivati dal Dipartimento nazionale, due volontari proseguono l’attività di sorveglianza dei passeggeri in transito all’aeroporto Marconi di Bologna. Sempre su attivazione nazionale, fino al 10 maggio, è cominciata un’attività del volontariato (20 persone) a supporto delle aziende del Trasporto pubblico locale, coordinata presso la stazione di Bologna.

Drive through e pre-triage
Realizzate con il concorso dell’Agenzia e dei coordinamenti provinciali del volontariato di protezione civile, sono 15 le strutture dove si effettuano i tamponi di verifica a chi è in via di guarigione e/o lo screening sierologico. Sono attive due postazioni a Parma e due a Modena, una a Castelnovo ne’ Monti (Re), Guastalla (Re), Bologna, Imola (Bo), Cesena (Fc), Forlì (Fc), Bagno di Romagna (Fc), Rimini (Rn), Ravenna, Faenza (Ra) e Lugo (Ra); a queste strutture si aggiungono quelle allestite direttamente dalle Aziende sanitarie.
Sono 38 i punti-di pre-triage (11 davanti alle carceri, 27 per ospedali e cliniche), con l’allestimento ieri di una tenda davanti alla Casa di cura “Montanari” di Morciano (Rn):

3 in provincia di Pc (Piacenza città, Fiorenzuola d’Arda e Castel San Giovanni);
3 in provincia di Pr (Parma città, Vaio di Fidenza e Borgotaro);
3 in provincia di Re (Reggio Emilia città, Montecchio e Guastalla);
5 in provincia di Mo (Sassuolo, Vignola, Mirandola, Pavullo e Modena città);
3 nella città metropolitana di BO (Sant’Orsola e Maggiore, e a Imola);
2 in provincia di Fe (Argenta e Cento);
1 in provincia di Fc (Meldola);
2 in provincia di Ra (Ravenna città, Faenza);
4 in provincia di Rn(Rimini città e Morciano);
1 nella Repubblica di San Marino (Ospedale di Stato: pre-triage e screening sierologici).
Con la tenda pre-triage presso la Casa di cura “Montanari” di Morciano (RN), salgono a quattro i punti pre-triage davanti ad ospedali, cliniche private e case di cura della provincia di Rimini (gli altri sono alla Clinica “Nuova Ricerca”, alla Casa di cura “Villa Maria”, all’Ospedale privato accreditato “Sol et Salus” di Torre Pedrera),a cui si aggiungequello presso la Casa circondariale “I Casetti”. Ci sono poi i due allestiti davanti all’Ospedale di Stato di San Marino, di cui l’ultimo specifico per lo screening sierologico alla popolazione, e la postazione drive through all’Ospedale riminese, sotto il porticato del vecchio Pronto soccorso.

Donazioni
I versamenti vanno effettuati sul seguente Iban: IT69G0200802435000104428964 Causale: Insieme si può Emilia Romagna contro il Coronavirus

Fase 2: Coldiretti, via libera del governo agli agriturismi

Da: Ufficio Stampa

“In risposta alle sollecitazioni della Coldiretti sul sito del Governo è stata pubblicata la FAQ che chiarisce che non solo gli alberghi ma tutte le strutture ricettive e quindi anche gli agriturismi possono ospitare le persone che sono autorizzate a muoversi nel periodo di emergenza epidemiologica”. Lo rende noto la Coldiretti nel sottolineare l’importanza del chiarimento sulla strutture ricettive che possono dare ospitalità, con gli agriturismi italiani che senza una decisa svolta rischiano perdite per quasi un miliardo nel 2020.

Si tratta di una precisazione importante per i 24mila agriturismi italiani spesso situati in zone isolate della campagna in strutture familiari con un numero contenuto di posti e con ampi spazi all’aperto dove – sottolinea la Coldiretti – è più facile garantire il rispetto delle misure di sicurezza anti coronavirus.

Ci sono tutte le condizioni per il rispetto delle misure di precauzione negli agriturismi dopo che – precisa la Coldiretti – la chiusura forzata ha fatto saltare sia il periodo pasquale sia i ponti del 25 aprile e del 1° maggio.

“In Emilia Romagna – fa sapere Terranostra regionale – le perdite per gli agriturismi nel solo mese di aprile superano i 20 milioni di euro”. Coldiretti Emilia Romagna si era mossa per tempo chiedendo lo stato di emergenza per il settore e interventi anche con risorse regionali per sostenere uno dei comparti maggiormente colpiti.

A pesare oltre al calo della domanda interna è il crollo del turismo internazionale con gli stranieri che rappresentano il 59% dei pernottamenti complessivi senza dimenticare – continua la Coldiretti – le cancellazioni forzate delle cerimonie religiose (cresime, battesimi, comunioni, matrimoni) che si svolgono tradizionalmente in questo periodo dell’anno. In primavera – continua la Coldiretti – si concentrano anche tutte le attività di fattoria didattica che molti agriturismi svolgono per dare la possibilità ai ragazzi di stare all’aria aperta in collaborazione con le scuole, ora chiuse.

“L’agriturismo è tra le attività agricole più duramente colpite dall’emergenza e Coldiretti con Terranostra è impegnata nel realizzare un piano, con risorse economiche di sostegno e misure straordinarie di intervento a partire dal DL Rilancio” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “con l’arrivo della bella stagione sostenere il turismo in campagna significa evitare il pericoloso rischio di affollamenti in città e al mare e anche per questo le strutture agrituristiche devono poter ripartire aprendo i cancelli della cascine, i percorsi naturalistici, le visite agli animali con la pet therapy e anche gli spazi a tavola dove assaggiare le specialità della tradizione contadina dell’enogastronomia Made in Italy”.

L’Italia è leader mondiale nel turismo rurale con 24mila strutture agrituristiche diffuse lungo tutta la Penisola in grado di offrire 253mila posti letto e quasi 442 mila posti a tavola deserti per un totale di 14 milioni di presenze lo scorso anno, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat.

“L’agriturismo svolge un ruolo centrale per la vacanza Made in Italy nella fase 2 perché contribuisce in modo determinante al turismo di prossimità per la riscoperta dei piccoli borghi e dei centri minori nelle campagne italiane per garantire il rispetto delle distanze sociali ed evitare affollamento” ha concluso Diego Scaramuzza presidente di Terranostra nel precisare che “in quasi 2 comuni italiani su tre sono presenti strutture agrituristiche con una netta prevalenza dei piccoli comuni dove nasce il 92% delle tipicità agroalimentari Made in Italy. Con l’arrivo della bella stagione sostenere il turismo in campagna significa anche – – conclude Scaramuzza – evitare il pericoloso rischio di affollamenti in città, in montagna o al mare.

PRIMA LA SCUOLA SE VOGLIAMO Il NUOVO
Cominciando dall’Attenzione all’altro ed educando alla Cittadinanza

Si continua a invocare il ritorno alla normalità e io mi chiedo a quale normalità si riferiscano quelli che sono così insistenti, a quella normalità che ci ha portato a questo punto? Spero di no, anche perché veniamo da un anno scandito dai cortei di giovani di Friday For Future che chiedevano a gran voce di cambiare marcia perché il rischio imminente è la sopravvivenza dell’umanità e questa pandemia ce ne ha dato solo un piccolo assaggio, credo. Le misure per contrastarla e le loro conseguenze ci stanno indicando la via che dovremmo intraprendere perché la lezione ci sia servita.

Da un lato la pandemia ci ha indicato che i mezzi di trasporto sono l’emblema negativo del modello di vita consumistico e frenetico che stavamo conducendo e che continuavamo a incrementare, dall’altro il disagio l’isolamento necessario a bloccarla ha messo in evidenza l’importanza cruciale delle relazioni e dell’attenzione all’altro per la nostra vita come società umana. In particolare questa situazione ha evidenziato come sia fondamentale prestare attenzione soprattutto a coloro che sono più deboli, e non mi riferisco necessariamente solo i più piccoli in quanto più deboli e vulnerabili perché dipendenti dagli adulti, ma intendo come deboli tutti quelli che dipendono in qualche misura da altri. Ha messo in evidenza che la qualità umana si esprime nella condivisione e altrettanto sta sottolineando che la giustizia sociale cioè la possibilità per tutti di vivere secondo i propri desideri, finalità della democrazia, non è stata ancora raggiunta.

In questo momento le persone più ‘forti’  ‘possono’, se lo vogliono, e non ‘devono’ prendersi cura degli altri, concretizzando con le loro azioni una libera scelta perché da questa cura non dipende ne’ la loro sopravvivenza ne’ un guadagno, anzi,  con questa riconoscono il valore della vita e della sua qualità. Per questo le società civili più evolute hanno tentato di costruire una società democratica che rendesse giustizia all’ingiustizia del ‘dove si nasce’ che è assolutamente casuale e certo non scelta da alcuno. Con la democrazia si è tentato di offrire a ciascuno le stesse possibilità di sviluppo individuale, di realizzazione della propria aspirazione personale e della propria esistenza secondo le proprie capacità.

Per questo nelle democrazie più evolute la scuola, così come i servizi finalizzati alla persona e alla qualità della vita, è pubblica ed  è stata il fondamento fin dall’origine delle democrazie; l’educazione alla cittadinanza è centrale e perciò dovrebbero essere usati tutti gli spazi di comunicazione perché questa si sviluppi come una realtà concreta  e non solo come un’aspirazione dei più lungimiranti.
Quindi investire sulla scuola, sull’educazione in tutte le sue forme, dalle scuole primarie alle università, dai teatri e i cinema fino ai musei e alle manifestazioni culturali in genere, è urgente ed è prioritario. Non perché siano prodotti da vendere ma perché questi eventi sono i luoghi in cui si cura la persona fin dal suo nascere per educarla alla cittadinanza e a riconoscersi come soggetto propulsivo, attore di sviluppo e rinnovamento nella società.
Gli spazi culturali, fisici o metaforici che siano, sono da intendere come luoghi dove le persone possono ricevere e elaborare strumenti di realizzazione per una migliore qualità della vita, per se’ come per gli altri, dovunque vogliano vivere.

Questa è la traiettoria che in nostri genitori ci avevano indicato, preparando la via perché noi potessimo costruire la nostra strada autonomamente, senza avere limiti di prospettiva. Guidati invece dal desiderio di condividere questa libertà creativa, nello spazio che le è proprio, ossia quello della democrazia, ambito in cui essa diventa nutrimento per coloro che la sperimentano.
Se non si capisce che in questo momento più che mai  è importante concentrare la maggior parte degli investimenti sulla scuola e sulla cultura,  sull’educazione tutta, per ricostruire la vita sociale che desideriamo, questa pandemia non sarà servita a niente, anzi tutti i morti, tutte le sofferenze di questi giorni ci cadranno addosso e ci faranno vivere giorni terribili di rabbia e di delusione, di una speranza perduta quasi definitivamente.

Non credo di essere catastrofista a dire queste cose, poiché non ci sono più scuse: gli ultimi avvenimenti hanno dimostrato che se si vuole il cambiamento lo si può fare e in tempi brevissimi, come si è fatto per gli ospedali. Perciò bisogna aprire le scuole in modo tale che i ragazzi di ogni ordine e grado possano frequentarle in modo normale, senza bisogno di frequenza pomeridiana, perché gli spazi utilizzabili a questo scopo ci sono, sia per un uso momentaneo sia per un necessario restauro per il loro utilizzo stabile nel futuro. Perché si possono aprire scuole in disuso, utilizzare spazi vuoti riadattandoli, assumere il necessario personale docente e il personale addetto al funzionamento delle strutture in modo da mantenere, adesso la distanza sanitaria civica, e nel futuro una didattica più moderna. La Germania in questo momento non ha chiuso le scuole, ha sempre fornito il servizio, garantendo anche l’igiene, perché dotata di personale e spazi adeguati.
Questo non solo sarebbe un segnale palpabile che finalmente i governanti hanno a cuore il valore della cittadinanza, perché chi ha a cuore i più piccoli e indifesi dimostra di essere guidato da un’attenzione disinteressata e sincera, ma rappresenterebbe inoltre il volano economico e produttivo per migliaia di lavoratori, per molte di quelle imprese edili, della cultura, dell’educazione e dell’intrattenimento, tutto ciò che riguarda la civiltà di una società umana.

Spero quindi che quando si parla di tornare alla normalità si pensi alla normalità della vita sociale di una umanità evoluta e civile, che ha capito finalmente che il valore è la persona. La sua creatività, la sua capacità di trasformare desideri, immagini e speranze in realtà concrete è la vera risorsa insita in ciascuno di noi che possiamo coltivare fino a riconoscere che il gusto di condividere il frutto del nostro lavoro è ciò a cui ognuno di noi aspira e che dà senso alla nostra vita per la realizzazione della comunità umana.

Cgil Cisl Uil Ferrara: 79 giorni passati dalle richieste al Presidente della CTSS di lavorare per un piano sanitario provinciale unico

Da: Ufficio Stampa

Siamo al 10 Maggio, sono passati 79 giorni da quando come CGIL, CISL e UIL abbiamo chiesto al Presidente della CTSS di lavorare per un piano sanitario provinciale unico in grado di affrontare al meglio l’emergenza covid per tutelare il personale sanitario e assistere i cittadini, e ad oggi non c’è e speriamo che la CTSS del 12 maggio sia la volta buona!
Il 18 aprile abbiamo chiesto al Presidente Fabbri in CTSS di discutere della sicurezza nei luoghi di lavoro per far partire l’economia provinciale in sicurezza. Abbiamo tutti la necessità che le attività commerciali ripartano il prima possibile tutelando i tanti lavoratori e lavoratrici, dipendenti degli studi dentistici, dei saloni di bellezza, i parrucchieri e i barbieri, i fornai, le tante commesse e commessi dei negozi di abbigliamento, della grande distribuzione, delle profumerie fino alle macellerie, ai tanti ragazzi e ragazze impegnate nei pub e nei bar, alle centinaia di camerieri e cameriere e, prima lo si fa e meno ricchezza tutti perderemo anche domani.
Il Presidente Fabbri sembra non comprendere l’importanza di avviare una discussione per promuovere misure a tutela non solo dei lavoratori e delle lavoratrici ma della salute dell’intera collettività: condizione indispensabile per scongiurare il “rimbalzo” della curva del contagio e far partire il prima possibile il lavoro. La sicurezza appare solo nelle sue dichiarazioni ma non nelle azioni.
Ancora una volta incomprensibilmente sceglie di alimentare la propaganda assumendo un’ordinanza, bloccata poi dal Prefetto, per far ripartire il commercio dal 5 maggio; ciò non solo in spregio alle leggi vigenti ma cosa ancor più grave senza nessuna certezza sulla garanzia di tutela delle persone che lavorano e mettendo potenzialmente a rischio tutta la cittadinanza: o ha cattivi consiglieri, o si evidenzia il profilo di totale inadeguatezza e pericolosità che esercita nel proprio ruolo o più probabile è il segno di un tratto di pericolosa spregiudicatezza politica.
Non può più essere permesso a Fabbri di fare scelte che aggravano il costo della crisi già pesante per lavoratori, pensionati e non può ridurre le opportunità per i nostri giovani. Non discutere di organizzazione della sanità in CTSS per l’avvio della “fase 2”, non garantire tutela a noi tutti non è più tollerabile. Cari Sindaci, non siamo al tempo delle signorie! Battete un colpo!
Carradori – Azienda Ospedaliera – informa che “abbiamo in pratica perso un anno di lavoro per far rientrare le liste di attesa degli interventi e sono 700 le persone in attesa e il 28% è oltre i limiti”, Vagnini – AUSL – afferma “di non poter far previsioni sul ritorno alla normalità delle prestazioni” portando ad esempio la prestazione dei prelievi ematici che dai 350/400 al giorno oggi siamo a soli 75.
Davanti a ciò il Presidente sceglie gli strappi istituzionali anziché occuparsi delle cose che rappresentano una concreta utilità per far ripartire l’economia.
Basta perdere tempo!
Cona è l’ospedale che più produce e deve essere messo nelle condizioni di correre! Di sfruttare tutte le potenzialità che possiede. Basta freni che determinano l’occupazione impropria di posti letto: in CTSS si decida di investire sul territorio. L’ospedale di Argenta deve tornare a dare risposte adeguate alla fase come quello di Cento. Egregio Presidente siamo alle porte della stagione balneare, di quella turistica di grande interesse anche per la Città, e per molti sono l’unica fonte di reddito che non può essere ulteriormente messa a rischio. Deve coordinare i lavori della CTSS e arrivare a sintesi: l’ospedale del Delta va organizzato per garantire risposte all’utenza; per questo pensiamo vada reso agibile in tutti i suoi piani l’Ospedale di Comacchio per poter curare i pazienti affetti da covid. Il distretto sud-est, la provincia hanno bisogno di questa risposta.
Presidente ha perso un anno per rilanciare la sanità occupandosi di propaganda ora cambi passo per il bene di tutti, può farlo.
Nella CTSS del 12 proponga l’apertura dell’ospedale di Comacchio per poter smaltire più velocemente le liste d’attesa dei tanti cittadini della provincia che oggi non trovano risposte adeguate; per limitare la mobilità passiva; per riparare con grande umiltà agli errori che per miopia sta commettendo e per i quali tutti ne stiamo pagando le conseguenze, soprattutto i più fragili, le persone malate e quelle più povere che non potranno accedere alla sanità a pagamento. E’ evidente che la sua cultura non le consente di vivere il confronto come opportunità ma produce danni a troppi l’essere accecati dall’ideologia e la complessità che abbiamo davanti avrebbe bisogno di coesione e larga partecipazione. Siamo fiduciosi che da domani saprà ricoprire il ruolo con maggior responsabilità, consapevolezza e nell’interesse pubblico, che è di tutti.

CGIL Cristiano Zagatti, CISL Bruna Barberis e UIL Massimo Zanirato

Sciopero distribuzione carburanti, 12-14 maggio: gli impianti della rete autostradale in Emilia-Romagna che garantiscono il servizio

Da: Organizzatori

Sulle autostrade, compresi tangenziali e raccordi, sono 12 le aree emiliano-romagnole di erogazione non interessate dall’agitazione

In occasione dello sciopero nazionale degli impianti di distribuzione carburanti della rete autostradale, compresi tangenziali e raccordi, indetto dalle ore 22 del 12 maggio alle ore 22 del 14 maggio 2020, questa la collocazione delle aree in Emilia-Romagna che devono garantire il servizio per tutta la durata dello sciopero (decreto del Presidente della Giunta regionale n. 53/2011):

AUTOSTRADA

DIREZIONE

AREA DI SERVIZIO

Km

A1 Da Milano a Napoli SAN MARTINO OVEST 114
A1 Da Milano a Napoli RONCOBILACCIO OVEST 243
A1 Da Napoli a Milano SECCHIA EST 156
A13 Da Bologna a Padova PO EST 43
A14 Da Bologna a Taranto SILLARO OVEST 37
A14 Da Bologna a Taranto BEVANO OVEST 89
A14 Da Taranto a Bologna MONTEFELTRO EST 133
A14 Da Taranto a Bologna SANTERNO EST 59
A14 Da Taranto a Bologna LA PIOPPA EST 2
A15 Da Parma a La Spezia TUGO OVEST 54
A15 Da La Spezia a Parma MEDESANO EST 15
A21 Torino – Piacenza – Brescia NURE SUD 166

 

Coronavirus: oggi, sabato 9 maggio alle ore 17.30, punto della situazione con il commissario Sergio Venturi in diretta Facebook

Da: Organizzatori

Oggi consueto appuntamento, sabato 9 maggio, per gli aggiornamenti sul Coronavirus in diretta Facebook sulla pagina @RegioneEmiliaRomagna, a partire dalle ore 17,30.
Quello odierno sarà l’ultimo aggiornamento dell commissario ad acta per l’Emergenza Coronavirus, Sergio Venturi. Da domani proseguirà l’aggiornamento quotidiani dei dati con l’invio del comunicato stampa fissato attorno alle 17,30.

Coronavirus. Oltre 9mila volontari emiliano-romagnoli impegnati nella Fase 1 dell’emergenza Covid

Da: Organizzatori

Attivi da Piacenza a Rimini a sostegno del servizio sanitario regionale e degli enti locali. Volontari dell’Associazione alpini Emilia-Romagna impegnati anche nell’ospedale da campo di Bergamo

Sono oltre 9mila (9.196) i volontari emiliano-romagnoli di Protezione civile che hanno prestato la loro opera nella Fase 1 dell’emergenza Coronavirus. Una risposta corale delle associazioni locali mobilitate dall’Agenzia regionale di Protezione civile e delle sezioni locali di associazioni nazionali attivate dal Dipartimento nazionale, che hanno sostenuto il servizio sanitario regionale e gli enti territoriali per garantire i servizi essenziali in tutto il delicato periodo di massima diffusione del virus.

Nei primi venti giorni hanno effettuato il monitoraggio della temperatura dei viaggiatori in arrivo o transito presso gli aeroporti di Bologna, Parma e Rimini, nonché agli autotrasportatori in ingresso e uscita dal porto di Ravenna, a supporto della Prefettura.

E poi tra le tante attività svolte, hanno aiutato la sanità regionale con l’allestimento dei numerosi punti pre-triage, da Piacenza a Rimini, presso gli ospedali, le cliniche, le carceri, le caserme e le stazioni ferroviarie.

Inoltre, hanno assicurato il trasporto dei pazienti, dei referti, dei campioni biologici e delle attrezzature sanitarie laddove c’era bisogno e hanno accolto i medici e i volontari della task force del Dipartimento nazionale di Protezione civile aiutandoli ad arrivare velocemente negli ospedali loro assegnati.

Grazie a loro sono state allestite rapidamente le strutture dedicate alla quarantena delle persone che non potevano, per ragioni di sicurezza, farla nella propria casa.

Hanno distribuito in tutta la regione milioni di mascherine, tute e altri dispositivi di protezione individuale arrivati dal Dipartimento nazionale di Protezione civile o da donazioni e hanno garantito la sanificazione delle ambulanze e dei mezzi di trasporto della sanità e della Protezione civile.

Infine, hanno aiutato i cittadini più fragili consegnando a casa i farmaci o la spesa.

“Grazie davvero di cuore a tutte le donne e gli uomini che in questi due mesi abbondanti si sono prodigati per far fronte, con grande professionalità e senso di responsabilità, a una situazione inedita e dirompente per la nostra regione- afferma l’assessore regionale alla Protezione civile, Irene Priolo-. Questa emergenza ha messo in risalto ancora una volta la capacità di fare squadra dell’Emilia-Romagna anche attraverso la stretta e proficua collaborazione con le amministrazioni comunali”.

In particolare, dal 2 aprile scorso, gli alpini dell’associazione ANA-RER (Alpini Emilia-Romagna) sono stati impegnati anche nel presidio dell’ospedale da campo realizzato dalla loro Associazione nazionale all’interno dei padiglioni della Fiera di Bergamo, una delle città più drammaticamente colpite dal Covid, e tra il 18 e il 25 aprile hanno assicurato la presenza di 32 operatori per la gestione completa del campo soccorritori con funzioni di logistica (trasporto mezzi e materiali, sorveglianza dei varchi, gestione della cucina e della mensa).

I volontari impegnati durante il lockdown

Oltre 5mila (5.236) volontari attivati nel corso della Fase 1 dell’emergenza provengono da associazioni di volontariato locali e sono stati chiamati in servizio dall’Agenzia regionale di Protezione civile a partire dal 23 febbraio scorso.

Poco meno di 4mila (3.960) volontari fanno parte di sezioni locali di associazioni nazionali, mobilitate direttamente dal Dipartimento nazionale della Protezione civile, già a partire dal 3 febbraio. Si tratta di CRI-RER (Croce Rossa Italiana – Emilia-Romagna) con 2.498 volontari; ANPAs-RER (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze – Emilia-Romagna) con 1.016 volontari; ANA-RER (Associazione Nazionale Alpini – Emilia-Romagna) con 296 volontari; Misericordie (Emilia-Romagna) 123 volontari; e CISOM-Emilia-Romagna (Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta) con 27 volontari.

Bondeno – segnaletica stradale, acquisto di beni per rendere più sicure le strade

Da: Organizzatori

Prosegue l’impegno del Comune di Bondeno per l’implementazione della segnaletica stradale, per una maggiore sicurezza sulle strade del comprensorio comunale. E’ soltanto di qualche tempo fa l’impegno di spesa delle risorse per il Piano Nazionale della Sicurezza Stradale: un bando che ha permesso all’Ente Locale di incamerare le risorse necessarie per il completamento di vari progetti: raccordi ciclabili e di sicurezza e rilevazione dei dati di circolazione. “Non ci siamo fermati a questo” – spiega il Sindaco facente funzioni Simone Saletti – “ed abbiamo impegnato risorse anche per migliorare la segnaletica stradale”. Il Comune ha aderito alle procedure del MEPA per poter invitare tre aziende accreditate ed avere altrettante offerte da valutare, per il progetto in questione, che è stato finanziato con il Capitolo di Bilancio: “Beni, attrezzature e segnaletica stradale”, mettendo a base d’asta 9.991,80 euro oltre ad Iva prevista per legge, per l’acquisto della segnaletica necessaria. “Abbiamo acquistato, intanto, i materiali che si renderanno necessari per la manutenzione della segnaletica orizzontale” – aggiunge Simone Saletti – “portando avanti in questo modo un programma che si è sviluppato nel tempo, per aggiornare continuamente linee, segnali e spartitraffico”. In questo caso, l’accesso al Mercato della Pubblica Amministrazione ha permesso al Comune di Bondeno di individuare – per un impegno di spesa di altri 5.346,65 euro – la ditta Progetto Segnaletica Srl, con sede a Campogalliano (Mo), la quale presenta i requisiti di comprovata esperienza nel settore e collabora peraltro già con il Comune per gli interventi previsti di riduzione della velocità dei veicoli nelle frazioni.

Comunicazione riapertura biblioteche del Comune di Tresignana

Da: Organizzatori

Comunichiamo la riapertura, dopo due mesi di chiusura, delle biblioteche di Tresignana. Verrano rispettati i consueti orari, quindi la biblioteca di Formignana riaprirà lunedì 11 maggio, mentre quella di Tresigallo martedì 12 maggio.

La riapertura, in ottemperanza all’ordinanza della Regione Emilia Romagna, riguarderà solamente i servizi di prestito e restituzione documenti; è quindi sospeso l’accesso alla sala studio, alla sala ragazzi e alle postazioni internet. E’ temporaneamente sospeso anche il prestito tra biblioteche, ad eccezione di quello tra le due biblioteche del Comune.

Inoltre, sempre per motivi di sicurezza gli utenti saranno tenuti a: igienizzarsi le mani e indossare la mascherina prima di entrare, non consultare autonomamente i libri e i dvd posti sugli scaffali, mantenere sempre la distanza di sicurezza con le altre persone, trattenersi in biblioteca in tempo strettamente necessario. A tal proposito si ricorda ai lettori che è possibile prenotare i documenti desiderati anche telefonando o mandando una mail. In questo modo si potranno abbreviare i tempi di permanenza in biblioteca. Ricordiamo poi che il catalogo dei documenti posseduti è in rete e che si può consultare andando sul sito https://bibliofe.unife.it/SebinaOpac/.do .

Chiediamo infine gentilmente agli utenti, per evitare il più possibile file e assembramenti, di non venire tutti i primi giorni di apertura.

Con la riapertura delle biblioteche termina il servizio di prestito a domicilio.

Ecco i recapiti delle due biblioteche

Biblioteca di Formignana, viale Mari, 4 tel: 0533 608503 – 59012 mail: biblioteca.formignana@comune.tresignana.fe.it

Biblioteca di Tresigallo, via del Lavoro, 2 tel: 0533 – 607761- 763 mail: biblioteca.tresigallo@comune.tresignana.fe.it

TUTTI NOI DESIDERIAMO
che riaprano al più presto, e in sicurezza, musei e biblioteche

di Ranieri Varese

La fase due della pandemia è, tutti credo ne siamo consapevoli, l’organizzazione dei modi per riportare il paese ad una situazione e ad una operatività che consentano, in forme rinnovate, la ripresa delle attività senza condizionamenti eccezionali. Questo vale anche per Ferrara e di questo devono rendersi conto, insieme a tutti noi cittadini, anche la amministrazione comunale, le forze politiche, di maggioranza e di opposizione. È possibile auspicare trasparenza, condivisione e concretezza? Scelte aperte alla verifica e al confronto?
Tento qualche osservazione su alcuni segmenti del settore cultura e su gli strumenti che vengono utilizzati per fare politica culturale. Il comparto è in fase di riorganizzazione, soprattutto per quanto riguarda i musei. Questo è un dato positivo: il dato negativo è che l’accorpamento dei vari istituti non tiene conto delle specificità ed è affidato ad una dirigenza che non ha alcuna competenza. Sino ad ora nulla appare riguardo a biblioteche ed archivi che pure sono in sofferenza.
Tutti noi desideriamo che, in sicurezza, al più presto riaprano musei e biblioteche. L’importante è che questo avvenga in maniera reale, che non ci si limiti alla apertura dei portoni e delle biglietterie. Per i musei vuol dire dare conoscenza attraverso apparati didascalici, guide, cataloghi che nascano da una analisi dei visitatori e che corrispondano ai loro livelli di sapere. Vuol dire pensare una editoria, a basso costo, che ne diffonda consapevolezza e immagine. Vuol dire sollecitare gli istituti ad essere non solo momento di conservazione ma di ricerca. Vuol dire costruire una didattica permanente aperta non solo alle scuole. Vuol dire costruire itinerari nella città. Vuol dire affrontare il problema del museo della città. Vuol dire organizzazione del personale e valorizzazione delle competenze. Vuol dire costruire un ‘sistema’ come indica la legge regionale, mai attuata a Ferrara. Vuol dire rapporto con la università e con i musei statali e diocesani. Vuol dire esporre a rotazione le opere dei depositi. Vuol dire ricercare e valorizzare le donazioni. Vuol dire accessi facilitati. Altro ancora.
Aggiungo una osservazione banale: per promuovere bisogna conoscere. I musei civici sono, tutti, privi di catalogo e di guide; quelli in passato pubblicati sono tutti fuori commercio, non esiste, né è stata pensata, una linea di editoria non specialistica, a basso costo, che consenta ai visitatori una informazione. Lo smantellamento di una unità museografica eccezionale, quale era la Palazzina di Marfisa, non è solo oltraggio alla memoria del suo ideatore Nino Barbantini ma è il segno della mancanza, politica, della conoscenza, della incapacità a promuovere anche quell’età estense di cui tanto genericamente ci si compiace.
Dai dati che emergono pare che interesse prevalente dell’amministrazione sia quello della promozione turistica, lo conferma la irrilevanza dell’assessore alla cultura escluso dalla maggior parte dei momenti decisionali.
Sconcerta il suo dolore per ‘i 350 mila euro di mancati incassi’. Perché non si domanda e si rammarica per quanto significa in termini di mancata conoscenza di Ferrara, della sua storia e del suo patrimonio. I numeri contano ma debbono avere un significato che non può essere limitato a ‘ahimè meno soldi’.
E’ un errore insistere esclusivamente sulle esposizioni, quando i numeri, drammaticamente in calo, testimoniano che altro bisogna scegliere: momenti di interazione con i musei, percorsi nella città, integrazione fra edifici religiosi e civili. Bisogna evitare la perniciosa contrapposizione mostre-musei ma inserire entrambi in progetti integrati di reciproca promozione. Bisogna puntare ad un turismo che sia attratto da Ferrara per tutto l’anno e non solo da mostre spesso irrelate che ne escludono la storia e impediscono l’attenzione.
Nessuna considerazione al turismo colto che è formato da piccoli numeri ma che costruisce opinioni ed interessi ed ha una larga ricaduta nel tempo.
L’avere delegato ogni cosa relativa ai musei (attraverso quali atti formali, al di là delle dichiarazioni presenti nel D.U.P.?) a ‘Ferrara Arte’ spinge a tentare di capirne meccanismo e intenzioni.
Il sito dichiara immediatamente che “La Fondazione Ferrara Arte è stata costituita dal Comune e dalla Provincia di Ferrara con lo scopo di organizzare mostre in collaborazione con le Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara”.
Una scelta esplicita a favore di momenti transitori, a deperimento delle strutture permanenti.
La scelta allora compiuta (1991 poi ottobre 2012) fu motivata dalla volontà di aggirare una normativa e controlli che rallentavano i processi decisionali. Fu dichiarato che non vi sarebbero state assunzioni di personale e che le Gallerie d’Arte Moderna sarebbero state il braccio operativo, senza aggravi, di quella opzione.
Oggi vediamo che in organico vi sono quindici persone più quattro a tempo determinato (2019), il loro incidere sulla spesa è di 607.400 euro; la cosa da rilevare è che fra loro non vi è alcun dirigente. Ci si può chiedere come faccia a funzionare.
Le decisioni sono prese dal Consiglio di Amministrazione composto da tre persone. Una volta vi sedevano sia il Sindaco che il vicesindaco oggi la presidenza è stata affidata a un deputato del centro destra che si attribuisce una competenza non confermata dalla comunità scientifica. Non vi è più alcun rappresentante diretto degli enti fondatori.
Il sito è molto opaco: ad esempio lo statuto dice che si deve procedere per progetti triennali dei quali non si vede traccia. I bilanci sono poco analitici. L’unica cosa chiara, oggi, è che la Fondazione Ferrara Arte agisce in piena autonomia e il Comune ripiana i bilanci. A questo fine in quelli comunali di previsione sono stanziati ottocentomila euro ogni anno ma per il 2019 è stato di 890mila euro. Se sommo il costo del personale raggiungo la cifra di 1milione 497mila 400 euro.
Non credo si sia lontani dal vero nel pensare che, negli anni, si è costituito un carrozzone fuori da ogni controllo. La responsabilità non è di questa amministrazione la quale tuttavia vi si riconosce e vi si identifica.
In sostanza la amministrazione comunale delega la parte che ritiene più importante della propria attività, nel settore, a ‘Ferrara Arte’ e rinuncia ad ogni verifica e indirizzo.
Non ci si può attendere molto di buono.

Plasma terapia, Rancan (Lega E-R): “Ora anche in Emilia-romagna banca del plasma come in Veneto”

Da: Ufficio Stampa Lega

“Contrariamente a quanto affermato qualche giorno fa dalla stessa Regione, partirà nelle prossime settimane anche in Emilia Romagna la plasma terapia. Si tratta di una decisione molto positiva che sollecitavamo da giorni. Ora, però, vediamo di non perdere altro tempo e creiamo subito anche in Emilia-Romagna una banca del plasma come in Veneto”. Così il capogruppo della Lega E-R, Matteo Rancan, commenta la decisione del commissario regionale uscente, Sergio Venturi.

“Speriamo – conclude Rancan – che la decisione di avviare la sperimentazione sia definitiva perché la Giunta Bonaccini ci ha abituati ad altalene relativamente alle linee da tenere. Tuttavia un fatto è certo: così come “scappa” dalle discussioni pubbliche in aula, al Pd va comunque riconosciuta la capacita’ di fare proprie le proposte della Lega e questo è un altro fatto molto positivo”.