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Giorno: 10 Maggio 2020

EMERGENZA AMBIENTALE NEL TEMPO DEL COVID-19
Fino ad ora si è fatto ben poco, e gridare al lupo non basta

Sembra che il virus Covid-19 possieda un potere ipnotico. Il nostro paese, in particolare, è immobilizzato in attesa che qualcuno o qualcosa risolva il problema, sicuramente di notevole entità, al posto nostro. Problema che sembra ormai essere l’unico in questo nostro mondo globalizzato: ma non è l’unico e nemmeno il più grave.
In occasione della Giornata della Terra, il 22 aprile scorso, il climatologo Luca Mercalli ha ricordato che 50 anni fa negli Stati Uniti la protesta contro i danni ambientali da inquinamento coinvolse venti milioni di persone. Gli USA emanarono le prime leggi in difesa di aria e acqua, e così fecero negli anni a seguire i principali paesi europei e l’Italia. In seguito, l’ambientalismo, invece di evolvere e crescere in consapevolezza, specie tra i cittadini, è stato considerato un ostacolo alla crescita economica, per le attività industriali, nell’agricoltura e nell’allevamento.
Con il passare degli anni le evidenze scientifiche della crisi ambientale sono diventate inequivocabili ma decenni di iniziative da parte degli organismi internazionali hanno portato a ben pochi risultati.

Mercalli, e con lui moltissimi altri scienziati e ricercatori, ci dicono da tempo che quella che verrà, anzi, che è già iniziata, è una crisi gravissima e, con molta probabilità, produrrà danni irreversibili e incalcolabili in molti luoghi del pianeta. Tuttavia, della crisi ambientale, a differenza dell’attuale crisi sanitaria, non ci si preoccupa più di tanto, in quanto gli effetti sono diluiti nel tempo. A detta di molti esperti, nel prossimo futuro, assisteremo a una accelerazione degli eventi: infatti come è vero che il virus sta mettendo in grande difficoltà molti paesi del mondo, questa crisi potrebbe essere ben poca cosa rispetto a quanto ci attende come effetti dei cambiamenti climatici.
Sempre Mercalli ci ricorda che il Covid-19 ha portato via all’età di 88 anni John Houghton, climatologo e fisico dell’atmosfera gallese, che ha condiviso il premio Nobel per la pace nel 2007 con Al Gore ed è stato curatore dei primi tre report dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) negli anni 1990, 1995 e 2001. In un recente articolo, Mercalli e altri climatologi, affermano che tante sono le voci, scientifiche e non, che chiedono un mondo post-virus più rispettoso dei limiti ambientali e meno succube dei diktat dell’economia, ormai incompatibili con la sopravvivenza dell’ambiente naturale, di cui, vale la pena ricordarlo, l’essere umano fa parte. Le preoccupazioni economiche, si legge sul sito dell’ASVIS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), non devono allontanarci dall’obiettivo di contenere la temperatura, altrimenti pagheremo un prezzo anche più alto del Covid 19. Dobbiamo cambiare politiche, comportamenti, parametri [Qui]. Sempre Mercalli, in un recente numero di Micromega, afferma l’esistenza di una completa asimmetria tra il livello di allarme lanciato dalla scienza e i provvedimenti adottati dalla politica. In assenza di ‘scelte radicali’ da compiersi immediatamente, e che vanno dai comportamenti dei singoli (ci ha insegnato qualcosa la crisi sanitaria? abbiamo modificato il nostro atteggiamento quando andiamo a fare la spesa?) fino alla messa in discussione dell’attuale modello economico, gli scienziati non potranno che continuare a svolgere il ruolo di Cassandre.

“Stiamo muovendo le montagne per affrontare il Coronavirus. Perché non facciamo altrettanto per la crisi climatica?”. “Viviamo in un mondo, afferma Robert Walker, presidente del Population Institute di Washington, su Newsweek, che sta cambiando rapidamente, pieno di sfide. Con la crescita dei centri urbani, i sistemi sanitari pubblici inadeguati e il maggior contatto degli umani con animali in grado di trasmettere virus mortali, il Covid 19 era una pandemia in agguato, ma non è l’unica sfida globale che dobbiamo affrontare. L’anno scorso 11mila scienziati hanno firmato una dichiarazione nella quale si avverte che senza una radicale riduzione dei gas serra il mondo si avvia a ‘sofferenze mai viste’. Se non cambiamo rotta, entro il 2050 più di 200 milioni di persone dovranno emigrare per la siccità, le inondazioni e l’aumento del livello dei mari. Molto prima della fine di questo secolo la quantità di persone uccise ogni anno dall’aumento della temperatura e dagli altri effetti climatici, compresa la diffusione delle malattie portate dagli insetti, potrebbe superare ampiamente il costo umano del Covid 19. L’anno scorso Michael Greenstone, co-direttore del Climate Impact Lab, ha avvertito che attorno al 2100 le morti premature dovute ai cambiamenti climatici supereranno ogni anno il numero di quelli che oggi muoiono per tutte le malattie infettive messe insieme. Inoltre l’insieme delle perdite economiche derivanti dalla crisi climatica sarà di gran lunga maggiore dei costi finanziari che subiremo quest’anno a seguito del Covid 19. Se la temperatura globale salirà di 2°C il prezzo da pagare potrebbe arrivare a 69mila miliardi di dollari entro il 2100. Ma l’aumento delle temperature ridurrà anche la resa dei raccolti, perché ogni grado di aumento riduce del 6% la produzione agricola. Ci sarà anche un’accelerazione della perdita di biodiversità. Entro cinquant’anni un terzo delle specie vegetali e animali andrà perduto.” Questa crisi dovrebbe far capire che non è possibile lasciare ai meccanismi economico-finanziari le scelte strategiche per il futuro: è il momento della rivalsa della politica che deve iniziare a fare scelte importanti per il futuro del pianeta. Nei centri storici e/o in vaste aree opportunamente individuate delle città potrebbe essere permesso solo l’uso di auto elettriche o ibride, o il prezzo dei combustibili potrebbe essere aumentato per chi non effettua la ristrutturazione degli edifici per migliorarne l’efficienza energetica, mentre per quelli di nuova costruzione la sostenibilità ambientale dovrebbe essere un obbligo.

La biologa e saggista Meehan Crist, in un articolo apparso sul New York Times, scrive che la crisi globale derivante dal Covid-19 è anche un punto di svolta per l’altra crisi globale, quella ambientale, più lenta ma con una posta in gioco ancora più elevata, e si chiede se a lungo termine il virus aiuterà o danneggerà il clima. Il coronavirus ha provocato una stupefacente chiusura delle attività produttive e una drastica riduzione nell’uso dei combustibili fossili. Le abitudini di consumo e di viaggio stanno cambiando, e, forse, la percezione di cosa ci serve davvero si modificherà. In tutto il mondo i livelli di inquinamento stanno calando rapidamente, scrivono Leslie Hook e Aleksandra Wisniewska per il Financial Times. Le misure di contrasto alla pandemia, che stanno coinvolgendo circa 2,6 miliardi di persone, iniziano ad avere effetto non solo sul virus, ma sull’intero pianeta. Le emissioni dovute ai trasporti e alle attività produttive sono crollate. Secondo una stima di Sia Partners, società di consulenza francese, in Unione Europea le emissioni quotidiane si sono ridotte del 58% rispetto ai tempi pre-crisi. Ma, ci ricorda la Crist, per avere un effetto significativo sulle emissioni globali, i cambiamenti nei consumi devono andare oltre gli individui ed estendersi alle grandi strutture e che cambiare le abitudini personali non servirà a molto se non riusciamo anche a ‘decarbonizzare’ l’economia globale. Le emissioni sono calate anche durante la crisi finanziaria del 2008 e gli shock petroliferi degli anni ’70 del secolo scorso, per poi risalire una volta superata l’emergenza: è probabile che dopo la fase acuta la produzione industriale e le emissioni aumenteranno di nuovo, anche perché una recessione globale potrebbe rallentare o fermare la transizione verso le energie pulite. BloombergNef, una società di analisi sulle energie pulite, ha già ridimensionato le previsioni per il 2020 sul mercato del fotovoltaico, delle batterie e dei veicoli elettrici, evidenziando un rallentamento della transizione energetica, proprio quando avremmo bisogno di accelerarla, a maggior ragione se il prezzo del petrolio resterà basso a causa del calo della domanda.

Qualche ragione perché il dopo Covid-19 sia diverso da quello che ci ha preceduto comunque c’è: ad inizio aprile i governi di 10 paesi europei, compresa l’Italia, hanno inviato una lettera alla Commissione europea per chiedere di mettere il green deal al centro dei piani per la ripresa economica, lettera poi firmata da altri sette governi, ma non da quasi tutti quelli dell’Est Europa. Un’altra ragione per insistere su questa linea è quella che i posti di lavoro nel settore delle rinnovabili, secondo un nuovo rapporto dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena) potrebbero quadruplicare (arrivando a 42 milioni) e le emissioni di C02 nella produzione di energia ridursi del 70%, a fronte di una accelerazione degli investimenti nel green che porterebbe una crescita globale di 98 mila miliardi di dollari entro i prossimi 30 anni. Dobbiamo ricordare, afferma infine Meehan Crist, che “gli esseri umani fanno parte della natura e l’attività umana che danneggia l’ambiente danneggia anche noi”. In Cina, dice Marshall Burke del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Stanford, sono bastati due mesi di riduzione dell’inquinamento per salvare le vite di 4 mila bambini sotto i cinque anni e 73 mila adulti sopra i settant’anni.
Forse la vera domanda che dobbiamo porci non è se il virus sia un bene o un male per il clima, ma se possiamo creare un’economia funzionante che sostenga le persone senza minacciare la vita sulla Terra, inclusa la nostra”.

Coronavirus, l’aggiornamento: 26.796 i positivi in Emilia-Romagna dall’inizio della crisi, 77 in più rispetto a ieri

Da: Organizzatori

4.271 i tamponi effettuati, 231.637 in totale. I casi lievi in isolamento a domicilio sono 4.803 (-160). In diminuzione i ricoverati nei reparti Covid (-42) e nelle terapie intensive (-5). I nuovi decessi sono 18

In Emilia-Romagna, dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus si sono registrati 26.796 casi di positività, 77 in più rispetto a ieri: fra gli aumenti giornalieri più bassi mai registrati finora. I test effettuati hanno raggiunto quota 231.637 (+4.271). Le nuove guarigioni oggi sono 269 (15.760 in totale), mentre continuano a calare i casi attivi, e cioè il numero di malati effettivi a oggi: -210, passando dai 7.401 registrati ieri agli odierni 7.191. Per un differenziale fra guariti complessivi e malati effettivi di 8.569, fra i più alti nel Paese.
Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

Le persone in isolamento a casa, cioè quelle con sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 4.803, -160 rispetto a ieri. I pazienti in terapia intensiva sono 150 (-5). Diminuiscono anche quelli ricoverati negli altri reparti Covid (-42).
Le persone complessivamente guarite salgono quindi a 15.760 (+269): 2.496 “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione, e 13.264 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.
Purtroppo, si registrano 18 nuovi decessi: 5 uomini e 13 donne. Complessivamente, in Emilia-Romagna sono arrivati a 3.845. I nuovi decessi riguardano 5 residenti nella provincia di Piacenza, 1 in quella di Parma, 4 in quella di Reggio Emilia, 2 in quella di Modena, 4 in quella di Bologna (nessuno nell’imolese), nessuno in quella di Ravenna, 1 a Ferrara, 1 in quella di Forlì-Cesena (nel forlivese), nessuno in quella di Rimini. Nessun nuovo decesso da fuori regione.

Questi i casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 4.361 a Piacenza (15 in più rispetto a ieri), 3.298 a Parma (13 in più), 4.846 a Reggio Emilia (11 in più), 3.800 a Modena (8 in più), 4.384 a Bologna (21 in più), 389 le positività registrate a Imola (1 in più), 975 a Ferrara (3 in più). In Romagna sono complessivamente 4.743 (5 in più), di cui 997 a Ravenna (2 in più), 928 a Forlì (2 in più), 749 a Cesena (nessuno in più), 2.069 a Rimini (1 in più).

Aggiornamento giornaliero sui dati, diretta Facebook settimanale il venerdì dell’assessore Donini

Ogni giorno continuerà l’aggiornamento sui dati del contagio attraverso il comunicato quotidiano della Regione alle 17.30, mentre l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, farà il punto settimanale sull’andamento della pandemia in diretta sul profilo Facebook della Regione il venerdì, sempre alle 17.30, a partire dal prossimo.

Attività Agenzia per la sicurezza territoriale e Protezione civili
Dispositivi di protezione individuale

Nella giornata odierna sono state consegnate ai magazzini dell’Agenzia 98.000 mascherine FFP2, altre 20.000 specificatamente destinate alle RSA e altre 11.000 per le Aziende del trasporto pubblico locale; sono state consegnate, inoltre, 90.000 sovra scarpe, 20.000 cuffie e 19.500 dépliant illustrativi sul corretto uso delle diverse tipologie di mascherine, da distribuire presso Comuni, uffici pubblici, strutture sanitarie e medici di base. Di questi stampati sono previsti arrivi continuativi per sette giorni.

Sui siti del Dipartimento e del Ministero della Salute è in costante aggiornamento la rendicontazione dei dati complessivi su Dpi e apparecchiature elettromedicali distribuiti dalla Protezione Civile a Regioni e Province autonome: sistema ADA (Analisi Distribuzione Aiuti).

Personale sanitario volontario da altre regioni

Con l’arrivo di ieri di un altro contingente di infermieri (16) della task force del Dipartimento nazionale della Protezione civile, dall’inizio dell’emergenza, sono pervenuti in Emilia-Romagna 6 gruppi di infermieri (totale 100) e 5 di medici (totale 58). L’ultimo contingente di infermieri è stato così distribuito: 2 a Piacenza, 4 a Parma, 1 a Reggio Emilia, 1 a Modena, 4 a Bologna, 2 a Ferrara, 2 in Romagna; pernottamento e vitto sono assicurati dalle Ausl territoriali.

Volontariato

Sabato 9 maggio sono stati 905 i volontari di protezione civile dell’Emilia-Romagna impegnati nell’emergenza. Dall’inizio delle attivazioni del volontariato, si sono accumulate 44.922 giornate complessive. Le due attività più rilevanti si confermano il supporto ai Comuni per l’assistenza alla popolazione (consegna mascherine; spesa, pasti e farmaci a domicilio), che ha coinvolto circa 570 volontari, di cui 95 scout Agesci, e il supporto alle Ausl nel trasporto con ambulanze, consegna di campioni sanitari e tamponi, aiuto a chi sta in quarantena, svolto da 301 volontari di Croce Rossa Italiana e Anpas.

Volontari di protezione civile (ieri erano 28) si stanno occupando anche di funzioni di segreteria e supporto logistico presso i COC dei vari Comuni; nel parmense (Albareto e Borgotaro), prosegue la sanificazione dei mezzi di soccorso; 4 volontari sono impegnati al Porto di Ravenna nel monitorare le temperature degli autotrasportatori in transito.

Su attivazione del Dipartimento nazionale, è in atto, fino al 15 maggio, un’attività (20 volontari) dedicata alle aziende del Trasporto Pubblico Locale. Attivati dal Dipartimento altri due volontari proseguono l’attività di sorveglianza dei passeggeri in transito all’aeroporto Marconi di Bologna.

In sintesi, i dati complessivi dei 9.196 volontari emiliano-romagnoli impegnati nella Fase 1:

5.236 provenienti da associazioni di volontariato locali, chiamati dall’Agenzia regionale a partire dal 23 febbraio scorso.
3.960 di sezioni locali di associazioni nazionali (Cri, Anpas, Ana, Misericordie, Cisom), mobilitati direttamente dal Dipartimento, a partire dal 3 febbraio.
Drive Through e Pre-Triage

Realizzate con il concorso dell’Agenzia e dei coordinamenti provinciali del volontariato di protezione civile, sono 15 le strutture dove si effettuano i tamponi di verifica a chi è in via di guarigione e/o lo screening sierologico.

Sono attive due postazioni a Parma e due a Modena, una a Castelnovo ne’ Monti (RE), Guastalla (RE), Bologna, Imola (BO), Cesena (FC), Forlì (FC), Bagno di Romagna (FC), Rimini (RN), Ravenna, Faenza (RA) e Lugo (RA); a queste strutture si aggiungono quelle allestite direttamente dalle Aziende sanitarie.

Sono 38 i punti-di pre-triage (11 davanti alle carceri, 27 per ospedali e cliniche), dopo l’allestimento di una tenda davanti alla Casa di cura “Montanari” di Morciano (RN):

3 in provincia di PC (Piacenza città, Fiorenzuola d’Arda e Castel San Giovanni);

3 in provincia di PR (Parma città, Vaio di Fidenza e Borgotaro);

3 in provincia di RE (Reggio Emilia città, Montecchio e Guastalla);

5 in provincia di MO (Sassuolo, Vignola, Mirandola, Pavullo e Modena città);

3 nella città metropolitana di BO (Sant’Orsola e Maggiore, e a Imola);

2 in provincia di FE (Argenta e Cento);

1 in provincia di FC (Meldola);

2 in provincia di RA (Ravenna città, Faenza);

4 in provincia di RN (Rimini città e Morciano);

1 nella Repubblica di San Marino (pre-triage e screening sierologici)

Donazioni
I versamenti vanno effettuati sul seguente Iban: IT69G0200802435000104428964
Causale – Insieme si può Emilia Romagna contro il Coronavirus.

Associazione dei libanesi a Ferrara

Da: Kiwan Kiwan

Con lo scoppio della Rivoluzione Pacifica in Libano il 17 ottobre 2019 contro i corrotti ed i corruttori, l’Associazione Libanesi a Ferrara ha indetto un flash mob in centro a sostegno della popolazione libanese. Gli studenti sono stati tra i più danneggiati, inizialmente non ricevendo più i trasferimenti bancari e successivamente a causa della bancarotta dello stato libanese. Con l’arrivo del coronavirus, anche la comunità libanese si è ritrovata in regime di lockdown, restando a casa senza poter più svolgere il proprio lavoro (saltuario e non), inoltre, le chiusure degli aeroporti hanno aggravato ulteriormente la loro situazione poichè impossibilitati nel rientrare in Libano. Il governo libanese rappresentato dall’Ambasciatrice Mira Daher ha garantito ad alcuni il rientro in Libano, ma non si sa con quale criterio.
L’Ambasciatrice, che non si era mai espressa sulla situazione emergenziale, ha inviato un piccolo contributo economico ad un numero limitato di studenti dopo che questi avevano denunciato la loro situazione di abbandono da parte dello stato libanese.
Altri studenti hanno ricevuto un altro contributo economico da alcuni benefattori libanesei in Italia.
Di fronte al silenzio del governo libanese e della sua rappresentante si è stabilito di lanciare una raccolta fondi alla quale hanno contribuito i nostri connazionali ed amici riuscendo a garantire un sostegno economico a diversi studenti (a Ferrara sono più di 50) affinchè possano pagare affitti ed utenze.
A seguito della delibera dell’Amministrazione Comunale ferrarese che stabiliva i criteri per la concessione di buoni spesa (in primis ai cittadini italiani seguiti dagli europei ed escludendo gli extracomunitari), gli studenti libanesi hanno indirizzato al Sindaco ed all’Assessore alle politiche sociali una lettera dove chiedevano anche la loro inclusione. Dopo una serie di contatti con Sindaco ed Assessore, l’Amministrazione Comunale ha stanziato 5000 € da un fondo comunale affidandone la gestione al Centro Solidarietà Carità Onlus con la quale siamo in continuo contatto.

L’Ambasciatrice, venuta a conoscenza dell’aiuto stanziato dal Comune di Ferrara, non ha tardato nel ringraziare il Sindaco ferrarese, dimenticandosi ancora una volta di ringraziare i suoi connazionali senza la cui azione di solidarietà, non avrebbe potuto colmare l’assenza e la mancanza di un governo incapace e latitante nel tutelare i suoi cittadini all’estero.
Consideriamo il gesto dell’Ambasciatrice offensivo e fuori luogo nei confronti dei libanesi residenti a Ferrara e dimostra per l’ennesima volta una strumentalizzazione politica .

DIARIO IN PUBBLICO
Le buone ragioni dei Lupi grigi

Grande giornata oggi! Decidiamo di uscire in coppia (permessa!) a comprare il pesce e la frutta. Mi rivesto di panni curiali, direbbe Machiavelli, ed esibendo una mascherina nuova e guanti violetti comincio a ciacolare con l’amico taxista che mi deposita al negozio dei miei desideri, dalle cui vetrine vedo trionfalmente esposto l’oggetto del mio desiderio. Faccio per entrare seguito dalla moglie, ma un lamento si alza dal banco: “No profe! O lei o sua moglie… se no mi fan chiudere”. Smarazzo la mia compagna e comincio le ordinazioni prontamente eseguite, nonostante che ancora non capissi che male c’era se eravamo in due. Alti lai invadono il negozio. “Non si può! Pena la multa. Un rappresentante a famiglia”. Comprendo e conforto e dopo una magnifica razzia ci avviamo di buon passo per le vie dello shopping (di un tempo), per entrare in un supermercato che ci fornisse di qualche bazzecola tra insalata e frutta. Ne scegliamo uno che ci dona gel, guanti, raccomandazioni sulla distanza e dopo una trentina di minuti vedo riapparire la mia compagna estenuata. Finalmente possiamo riordinare il taxi, rimpiangendo di non avere fatto come le altre volte quando, con un colpo di telefono, ordinavamo spesa, medicine, frutta e passavamo a raccogliere le compere senza aspettare. Per carità! Guai a criticare i metodi anzi la ‘metodologia’ (parola orrenda, che sta invadendo e torcendo le già poche corrette parole in italiano, che dovrebbero sostituire l’invadente presenza di un inglese d’accatto che fa fremere e vene e polsi), per ‘sanificarci’ e permettere un improbabile ritorno alla vita di un tempo, mentre si scatenano lotte furibonde tra il vicesindaco canterino e il prefetto sulla necessità di portare concerti nelle piazze di ‘Ferara’.

Una lettera sull’Espresso mi fa riflettere, lettera che si accompagna al racconto di ieri su La Repubblica della mia adorata Natalia Aspesi, la quale rinuncia ad uscire proprio perché anziana e saggia: un capolavoro di ironia e di stile. Questa lettera mi scuote e m’incuriosisce. E’ del professor Tomasz Nizegorodcew, ex primario di ortopedia all’ospedale Gemelli di Roma. Un medico anziano, che si interessa, come ben spiega, della gerontologia, una branca del sapere che negli ultimi anni ha fatto grandi progressi. La domanda che il professore si pone e pone è: quando ci si può scientificamente definire anziani? La risposta, provata dall’esperienza scientifica, è che si risulta tali ben al di là dei 70 anni. Nella professione accademica per esempio, come in molte altre, si va in pensione all’età di 75 anni. Straordinario l’esempio che il professore porta. Pablo Casals si esercitava ancora a 97 anni, poco tempo prima di morire, al violoncello, che gli rivelava nuove soluzioni, nuovi progressi. Perciò, asserisce il professore le indicazioni mediche prescrivono che gli anziani, ovvero gli ultraottantenni, come chi scrive, “hanno bisogno di rapporti umani, di aria, di sole, di movimento, pena riduzione delle capacità cognitive, fisiche, immunitarie cioè la strada verso la morte”.

E allora perché negarci l’uscita? E rinchiuderci nei casi migliori in casa, oppure per i più sfortunati negli orridi istituti di ricovero? Un medico settantenne può ancora passare otto ore in ospedale a curare i malati. Un critico ottantenne (il sottoscritto), può ancoro contribuire alla cultura con qualche saggio ben impostato. E se questo è dunque indubitabile perché negarci ad esempio le vacanze in montagna, in albergo, solo perché abito in un’altra regione? E facendosi pure controllare con la mascherina, i guanti e (dio non voglia) senza protezione ‘antipissa’ per chi ne ha necessità?

Ecco allora dovrebbe nascere una rivolta dei lupi grigi come chiosa Stefania Rossini. Un movimento che nella sostanza debba e possa riportare l’anziano, considerato l’untore, come una risorsa fondamentale per la nazione.
Ve lo immaginate il Parlamento e il senato senza la presenza degli anziani ultrasettantenni! Perfino le persone più straordinarie che ci fanno sperare in un futuro meno tetro: il presidente Mattarella e papa Francesco.
Due esempi di giovinezza. E che giovinezza.

INVITO/ Coronavirus, il piano regionale sui test sierologici. Presentazione in videoconferenza domani, lunedì 11 maggio, con l’assessore Donini

Da: Organizzatori

Alle ore 17.30 l’appuntamento dalla Sala stampa di viale Aldo Moro. Nella mattinata di domani le ulteriori indicazioni per il collegamento. Richieste di accredito entro le ore 13.00 di domani

Domani, lunedì 11 maggio, presentazione del Piano regionale sui test sierologici. L’illustrazione sarà fatta dall’assessore regionale alla Sanità, Raffaele Donini, in videoconferenza.
L’appuntamento è alle ore 17.30 in collegamento dalla Sala stampa della Regione.

Per ragioni tecniche, i giornalisti che intendono partecipare sono pregati di inviare, entro le 13 di domani una mail di conferma all’indirizzo stampaseg@regione.emilia-romagna.it.

I giornalisti accreditati potranno accedere alla stanza virtuale a partire dalle ore 17,15.

Il PIN per partecipare alla riunione sarà comunicato nella mattinata di domani.

Istruzioni di accesso/collegamento per i giornalisti

Per collegarsi da pc o tablet, direttamente da Google Chrome:
https://call.lifesizecloud.com/321771

Per collegarsi da smartphone:
1) scaricare l’app Lifesize: da App Store o da Google Play
2) avviare ed entrare come ospite, specificando solo nome e cognome
3) in corrispondenza di ‘Estensione’, digitare 321771
4) il codice richiesto per accedere al meeting, seguito da #, che sarà comunicato domani

ATTENZIONE:

  • Il numero massimo di utenti che possono partecipare alla videoconferenza è di (la stazione + 49 esterni)
  • Si prega cortesemente di TENERE I MICROFONI IN MUTO quando non si debba intervenire
  • A chi si collega da computer/smartphone/tablet chiediamo di utilizzare questi strumenti con le cuffie/auricolari, NON IN VIVA VOCE
  • Si sconsiglia il collegamento di computer attraverso connessioni WiFi
  • Collegamento a partire dalle ore 17.15

Coronavirus. Si allarga la campagna di screening sierologico della Regione

Da: Organizzatori

“Servirà infatti la ricetta bianca, che certo non verrà rilasciata in automatico, né, tantomeno, si tratterà di un passaggio formale”. Lunedì il piano in Giunta regionale, al termine conferenza stampa di presentazione. Aumento anche dei tamponi: obiettivo, 10mila al giorno da fine mese in avanti

“I medici avranno un ruolo fondamentale nell’ulteriore passo avanti che ci prepariamo a fare nella lotta al coronavirus, con l’aumento del numero dei test sierologici attraverso l’ampliamento dello screening regionale. Test che potranno eventualmente fare anche i privati cittadini nei laboratori autorizzati dalla Regione, ma solo se il proprio medico riterrà vi sia la necessità di effettuarlo, sulla base dello stato di salute del proprio assistito e di valutazioni sanitarie che lui solo potrà fare. Servirà infatti la ricetta bianca, che certo non verrà rilasciata in automatico, né, tantomeno, si tratterà di un passaggio formale. Per questo, anche in queste ore stiamo definendo insieme ai medici di medicina generale le modalità definitive che attueremo, in un confronto utile e positivo”.
Così l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, che torna sulla massiccia campagna di screening sierologico che la Regione ha già avviato da alcune settimane, ora in procinto di allargarsi. E’ stato infatti completato il primo passaggio sui 60mila operatori sociosanitari regionali, prima Regione a farlo, cui ne seguiranno altri due a distanza di quindici giorni uno dall’altro, oltre a quelli, a campione, sulle popolazioni delle aree più colpite, le province di Piacenza, Rimini e il comune di Medicina (circa 100mila complessivi), oltre alle forze dell’ordine.
Nel prossimo mese, quindi, ne verranno fatti, di nuovi, oltre 200mila.

A queste categorie si aggiungono le aziende che, a spese loro, sosterranno i test per i propri dipendenti nell’ambito dei protocolli di sicurezza da rispettare per ripartire dopo la fase di lockdown.
E potranno aggiungersi i privati cittadini, dietro prescrizione medica, attraverso i laboratori autorizzati dalla Regione, al momento 25, ma che sono destinati ad aumentare già nei prossimi giorni, con la copertura dell’intero territorio regionale.
“E’ bene ribadire- prosegue Donini– che in presenza di sintomi è il sistema sanitario regionale che si prende carico della persona con la quarantena, le cure necessarie e il tampone. Anche in questo caso, vogliamo allargare il nostro raggio d’azione: adesso ne facciamo ormai 5-6 mila al giorno, che a fine maggio porteremo a 10mila. I test sierologici non sono quindi risolutivi: intanto, c’è bisogno del tampone per la conferma dell’eventuale positività; piuttosto, rappresentano quindi un ulteriore elemento di indagine epidemiologica per monitorare la diffusione del virus. Ma ripeto, sarà il medico a valutare se farlo o meno di fronte alla richiesta del paziente”.
“Il medico sarà quindi centrale, in un percorso sui test sierologici che fin dall’inizio in Emilia-Romagna abbiamo voluto fosse strettamente regolato e controllato dal sistema sanitario pubblico, evitando il fai da te, mettendo al primo posto la sicurezza delle persone. Grazie a loro eviteremo che vi siano richieste indiscriminate. Non va mai dimenticato che si tratta di una prestazione medico-sanitaria e che come tale dovrà svolgersi in maniera regolata e controllata. Per questo stiamo definendo con le associazioni di rappresentanza dei medici di medicina generale criteri e modalità per poter fare i test sierologici al cittadino che lo richieda: lo abbiamo già fatto incontrandoci e lo stiamo facendo anche in queste ore, in vista delle seduta della Giunta regionale di lunedì prossimo nella quale approveremo il piano definitivo”.

Lunedì prossimo, al termine della Giunta regionale, alle 17.30 il piano sui test sierologici verrà presentato in una videoconferenza stampa (seguirà l’invito ai giornalisti, con le modalità tecniche per potersi collegare).
Già nei giorni scorsi sono state rese note alcune anticipazioni. Da martedì 12 maggio, dietro prescrizione medica, si potrà effettuare il test sierologico presso i laboratori autorizzati dalla Regione. Se riterrà appropriata la richiesta, il medico redigerà una “ricetta bianca”, che potrà anche essere inviata in foto sullo smartphone del paziente. Con questa ricetta, anche fotografata, ci si potrà recare presso uno dei laboratori autorizzati per il prelievo. Una volta ricevuto l’esito, andrà comunicato al proprio medico. Se il test risulterà positivo agli anticorpi, il paziente verrà sottoposto a regime di quarantena a domicilio, informata l’Ausl di competenza, che procederà all’esecuzione del tampone naso-faringeo, per avere la conferma della malattia.
Da ultimo, trattandosi di un documento rilasciato nell’ambito della medicina privata, l’esito del test non verrà caricato automaticamente sul Fascicolo sanitario elettronico del paziente, che però potrà caricarlo autonomamente sulla pagina del Fascicolo stesso.

 

LO CUNTO DE LI CUNTI
Un posto segreto

Rubrica a cura di Fabio Mangolini e Francesco Monini

Continua la rassegna di racconti Lo Cunto de li Cunti che vi accompagnerà per tutta la prossima estate. In questa  ottava puntata: un nuovo autore e una nuova interprete. L’autore del racconto è un nome noto ai lettori di Ferraraitalia: Carlo Tassi è con sicurezza la punta creativa della squadra redazionale. Sue le vignette periodiche del quotidiano firmate Cart e sue molte elaborazioni grafiche per le cover. Carlo Tassi è un grafico, un disegnatore, un “fumettaro”, ma soprattutto è uno scrittore.
L’interpretazione del racconto è invece lasciata ad Alessandra  Arlotti, una brava attrice ferrarese. Buon ascolto, buona visione, buona lettura.
(I Curatori)

Carlo Tassi, Un posto segreto (2018) – letto da Alessandra Arlotti

Vuoi leggere il testo?

UN POSTO SEGRETO

Esiste un posto che non ho mai detto.
Esiste da quando quella volta decisi d’andar dietro a un sogno. Perché erano tante notti che veniva a trovarmi.

Ogni notte, puntuale, sentivo bussare alla finestra della mia cameretta. L’orologio alla parete segnava le tre e trentatré, e lui compariva dal buio oltre il vetro, e mi guardava senza far nulla. Io mi nascondevo sotto coperte e lenzuola e aspettavo che se ne andasse. Ero paralizzato dalla paura, non l’avevo mai visto in faccia ma vedevo la sua ombra, fuori nell’oscurità, e mi terrorizzava.
Poi, una notte, lo sentii singhiozzare. Era un pianto sommesso, discreto. E quando mi decisi a sbirciare da sotto il lenzuolo, quando ne alzai un lembo e provai a guardare verso la finestra, lui non c’era più.

La mattina seguente, mia madre entrò nella cameretta per svegliarmi e intravide qualcosa sul davanzale della finestra. Aprì le imposte e scoprì un piccolo fiore spuntare da una fessura della pietra. Era un gelsomino giallo, nato, non so come, proprio quella notte appena passata.
Quando me lo fece vedere, pensai fosse stato lui a lasciarlo, pensai che era un segno d’amicizia. Forse non era cattivo, forse m’ero sbagliato, e quel fiore era nato dalle sue lacrime.

Giunse un’altra notte e restai sveglio ad aspettarlo, volevo conoscerlo, scusarmi e ringraziarlo.
Mia madre aveva piantato il fiore con tutte le radici in un vaso, ci aveva messo della terra morbida e l’aveva innaffiata. Il vaso col fiore era sul davanzale, e io mi misi alla finestra, sperando che il mio visitatore misterioso tornasse a trovarmi. Aspettai tutta la notte fino al mattino, ma non venne. Feci altrettanto la notte dopo, e quella dopo ancora. Ma non venne mai, non venne più.

Passarono i giorni, e i giorni divennero settimane, così mi decisi: una sera aprii la finestra, presi il vaso – incredibilmente il piccolo fiore era diventato una bella pianta di gelsomini gialli e profumati – e lo posai sul comodino, poi mi coricai a letto e m’addormentai.
Alle tre e trentatré sentii bussare alla finestra. Era lui. Era tornato!
Misi da parte la paura, mi alzai dal letto, andai alla finestra e finalmente lo vidi.
Emerse dall’oscurità, era il mio sogno: un bambino uguale a me, e mi sorrideva.
Poi mi prese la mano e m’invitò a seguirlo.

Abbandonammo la mia cameretta uscendo dalla finestra. Non facemmo alcun rumore, proprio come due creature dell’oscurità. E l’oscurità non era affatto terribile come avevo sempre creduto.
Finimmo sul greto d’un torrente in mezzo al bosco. Attorno a noi c’erano gli abitanti della notte. Tutti quegli esseri che avevo sempre temuto e guardato con sospetto. Erano vicinissimi, illuminati dalla luna piena. E tutti ad accoglierci in pace.
Così falene, pipistrelli, gufi, volpi, grilli, lepri, donnole, gatti, marmotte, ricci, civette, toporagni, lupi e tanti altri esseri ancor più strani e misteriosi apparvero dal nulla e s’affollarono tutt’intorno incuriositi, quasi fossero folletti.
E per la verità – ora lo posso dire con certezza – erano proprio folletti!
Esatto cari miei. I folletti esistono per davvero. Vivono nei sogni dei bambini e degli stessi animali, ne hanno tutto l’aspetto. E oggi, ogni animale è mio amico, così come ogni creatura dei sogni, perché è proprio grazie a loro che tanti anni fa ho vinto la paura del buio.

Tornando a quella notte, quell’unica notte, rimasi a lungo nel bosco in compagnia delle sue fantastiche creature. Tanto a lungo che poi m’addormentai di nuovo.
Più tardi, al mattino, mia madre entrò nella cameretta e mi svegliò. S’era accorta che sul davanzale della finestra mancava la pianta di gelsomino e mi chiese dov’era finita. Io le risposi che non lo sapevo, e lei, poco convinta, la cercò in ogni angolo della stanza senza trovarla. Alla fine si rassegnò e uscì dandomi un’occhiataccia.

In fondo cosa avrei dovuto dirle? Che l’avevo lasciata in un posto segreto, sul letto di un torrente in mezzo al bosco, lontano miglia e miglia da casa?

Carlo Tassi, Un posto segreto, racconto inedito, 2018

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Cover: elaborazione grafica di Carlo Tassi

PER CERTI VERSI
Philosophenweg (parte 2)

Ogni domenica Ferraraitalia ospita ‘Per certi versi’, angolo di poesia che presenta le liriche del professor Roberto Dall’Olio, all’interno della sezione ‘Sestante: letture e narrazioni per orientarsi’

PHILOSOPHENWEG (PARTE 2)

Sai dove si trova
Quel luogo dove tutto brilla di luce e la birra sembra una spremuta di luna
E la città vecchia un po’ diroccata
Porta in seno il mistero delle affinità elettive
Al philosophenweg
solatio
Trastullo delle weltanschaaungen
E incruento silenzio
Pagine aperte
Meditazioni sul lembo della collina
Heidelberg ancora mi porta
La tua memoria
E quando compari dalla piccola selva
Sei l’anima bella
Del mitico giardino
Tra Epicuro e Orazio
La guerra è sparita
O mondo
O vita