Skip to main content

Giorno: 14 Maggio 2020

Emergenza Coronavirus, centri estivi le iscrizioni si aprono lunedì 18 maggio

Da: Organizzatori

Partirà lunedì 18 maggio 2020 la raccolta delle manifestazioni di interesse per la partecipazione ai Centri Ricreativi Estivi Comunali di Ferrara. A raccogliere le iscrizioni saranno gli uffici dell’Istituzione scolastica, e l’obiettivo è comprendere, attraverso il numero di domande, la platea di famiglie che necessitano del servizio per cominciare a lavorare in modo concreto sulla progettazione e per dare una risposta al maggior numero di richieste possibili.

Il protocollo adottato dal Comune, dal mondo cooperativo e dai sindacati di Funzione Pubblica Cgil, Cisl e Uil è una novità a livello regionale. Si tratta del primo documento condiviso già sottoscritto sul tema dei Centri Estivi e potrebbe diventare un modello di lavoro per altri Comuni. A condividerne i contenuti per una declinazione territoriale saranno, già da domani, i Comuni di Mesola, Copparo e Bondeno, che ne hanno fatto richiesta e l’intenzione dei sottoscrittori è rendere i contenuti e gli impegni del documento replicabili in altri territori.

“Con questo protocollo abbiamo voluto definire la struttura operativa all’interno della quale vogliamo, tutti insieme, costruire un servizio di qualità per le famiglie. Da oggi lavoreremo per riempire questa struttura di contenuti precisi su ogni singolo aspetto, ma è chiaro che l’elemento fondamentale su cui ruota tutta l’organizzazione è quello relativo alle linee guida sanitarie che devono arrivare da Regione e Governo. E’ fondamentale conoscere al più presto le indicazioni precise che definiscono i rapporti numerici tra insegnanti e bambini, indicano spazi e procedure ed è fondamentale che Regione e Governo comprendano l’importanza di fornire queste indicazioni in tempi brevi. L’obiettivo che ci siamo dati è essere operativi entro la metà di giugno e noi siamo già al lavoro. Certo è che molto dipende dalla velocità con cui ci verranno fornite le linee guida da seguire”, spiega l’assessore alle Politiche Sociali, Cristina Coletti.

“Nel frattempo, unendo forze e competenze, siamo già impegnati su altri aspetti non meno importanti: stiamo progettando la didattica che, secondo il protocollo verrà affidata al coordinamento pedagogico territoriale – precisa ancora l’assessore – e affronteremo già nei prossimi giorni, con i soggetti preposti il tema della formazione delle operatici che andranno accompagnate e supportate , sia dal punto di vista dell’approccio alla situazione post emergenziale, sia da un punto di vista sanitario, per il quale coinvolgeremo l’Ausl locale”.

All’assessore si aggiungono i commenti dei sindacati.

” La sottoscrizione del protocollo – aggiunge Natale Vitali, segretario della FP CGIL – è fondamentale per dare risposte concrete non solo al mondo del lavoro, ma anche e soprattutto al mondo dell’infanzia e dell’adolescenza. Si tratta del primo passo, necessario all’avvio della riapertura dei servizi. Il lavoro fatto e soprattutto quello che dovremo mettere in campo per sviscerare gli elementi di dettaglio nel protocollo indicati come preliminari all’apertura, rappresenta il banco di prova per capire come i servizi educativi ripartiranno a settembre. Coniugare il diritto alla salute, quello all’educazione ed il diritto al lavoro rappresenta il più alto valore del protocollo ed è per questo che i soggetti dovranno senza sosta lavorare per dare una risposta concreta”.

Sonia Uccellatori , segretaria reggente Cisl Fp Ferrara ha aggiunto: “Il lavoro messo in campo per la condivisione del protocollo ha avuto l’obiettivo, pur nella difficoltà di muoversi all’interno di una cornice normativa non ancora ben definita, di dare risposte concrete in un momento così difficile e pieno di incertezze nei confronti delle famiglie nella gestione dei bambini per la graduale ripresa della loro socialità. Da un lato abbiamo cercato di coniugare la preoccupazione per le conseguenze di questa prolungata sospensione dei percorsi educativi e di socialità dei bambini e dall’altro le difficoltà delle famiglie che non possono essere lasciate sole ad affrontare la loro gestione. Anche perché non sarebbe accettabile alcun passo indietro sulla già difficile conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Riteniamo che il riconoscimento dei congedi straordinari retribuiti al 50%, prorogati nel D.L Rilancio, non sia strumento sufficiente per le famiglie, già provate da una crisi economica senza precedenti, e che occorra al contempo dare una risposta concreta ai lavoratori del terzo settore per i quali il sistema degli ammortizzatori sociali resta ad oggi una garanzia salariale non sufficiente”.

“La nostra volontà è quella di collaborare con la massima condivisione sulla riapertura del servizio Centri Estivi tenendo insieme due aspetti: tutelare i lavoratori da un lato e gli utenti dall’altro, bambini e famiglie comprese – spiega Leonardo Uba, segretario della Uil Fpl-. Non sarà semplice e bisognerà lavorare con mille accortezze in più rispetto al solito. Per questo è indispensabile avere la certezza di quale sarà il protocollo sanitario da applicare e in base a quello si arriverà ad organizzare una corretta fruizione degli spazi e a studiare un approccio nuovo dal punto di vista educativo il più adatto possibile a questa situazione”. La cosa importante “è ricordare che si lavora con esseri umani e non con oggetti inanimati; in particolare, per i bambini bambini verranno affrontati approcci del tutto nuovi – sottolinea ancora Uba – e per questo la condivisione di ogni singolo aspetto diventerà fondamentale per arrivare a costruire un modello di lavoro che sia a garanzia di tutti”.

Coronavirus, l’aggiornamento: 27.056 i positivi in Emilia-Romagna dall’inizio della crisi, 77 in più rispetto a ieri

Da: Organizzatori

Effettuati 4.708 tamponi, che raggiungono un totale di 248.591. I casi lievi in isolamento a domicilio sono 5.318. In diminuzione i ricoverati nei reparti Covid (-304) e nelle terapie intensive (-1). I nuovi decessi sono 25. Allestita stamani a Viserbella (Rimini) una nuova tenda pre-triage. La diretta Fb con l’assessore Donini per il punto sull’epidemia si terrà sabato 16 maggio alle ore 17.30, non domani

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 27.056 casi di positività, 77 in più rispetto a ieri. I test effettuati hanno raggiunto quota 248.591 (+4.708).
Le nuove guarigioni sono 253 (16.825 in totale), mentre continuano a diminuire i casi attivi, e cioè il numero di malati effettivi: -201, che passano dai 6.502 registrati ieri ai 6.301 di oggi. Sono questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

Le persone in isolamento a casa, cioè quelle con sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 5.318, +131 rispetto a ieri. I pazienti in terapia intensiva sono 121 (-1). Diminuiscono in maniera significativa quelli ricoverati negli altri reparti Covid (-304).

Le persone complessivamente guarite salgono quindi a 16.825 (+253): 2.027 “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione, e 14.798 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.

Purtroppo, si registrano 25 nuovi decessi: 10 uomini e 15 donne. Complessivamente, in Emilia-Romagna sono arrivati a 3.930. I nuovi decessi riguardano 1 residente nella provincia di Piacenza, 2 in quella di Parma, 2 in quella di Reggio Emilia, 6 in quella di Modena, 4 in quella di Bologna (nessuno nell’imolese), 4 in quella di Ferrara, 1 in quella di Ravenna, 4 in quella di Forlì-Cesena (1 nuovo decesso nel forlivese), 1 in quella di Rimini. Nessun nuovo decesso da fuori regione.

Questi i casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 4.405 a Piacenza (14 in più rispetto a ieri), 3.346 a Parma (29 in più), 4.870 a Reggio Emilia (11 in più), 3.839 a Modena (2 in più), 4.451 a Bologna (14 in più); 390 le positività registrate a Imola (1 in più), 977 a Ferrara (nessun nuovo caso rispetto a ieri). In Romagna sono complessivamente 4.778 (6 in più), di cui 1.000 a Ravenna (1 in più), 936 a Forlì (1 in più), 759 a Cesena (nessun nuovo caso rispetto a ieri), 2.083 a Rimini (4 in più).

Le attività dell’Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile: nuova tenda pre-triage a Viserbella

È stata allestita questa mattina dai volontari del Coordinamento provinciale di Rimini, in collaborazione con i tecnici del Servizio Area Romagna dell’Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile, una tenda pre-triage davanti alla Casa di cura “Villa Salus” a Viserbella, nel comune di Rimini, che si aggiunge alle altre già presenti sul territorio.

Diretta Facebook con assessore Donini sabato 16 maggio

La diretta Facebook con l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, per fare il punto sulla situazione sanitaria nella nostra regione, si svolgerà non domani – venerdì 15 maggio, come precedentemente annunciato – bensì sabato 16 maggio alle ore 17.30, sempre sulla pagina @RegioneEmiliaRomagna.

Question Time su sanificazione strade

Da: Francesco Colaiacovo, Il Consigliere Comunale

Premesso
Che da circa due mesi è stata avviata un’operazione di pulizia delle strade su gran
parte della rete comunale;
Che di tale operazione, l’amministrazione comunale e in particolare l’Assessore
Balboni, ha dato comunicazione più volte come di attività volta a sanificare strade e
marciapiedi, nell’ambito delle azioni messe in campo per contenere l’epidemia da
Covid 19;

Considerato
Che tale operazione non avendo raggiunto tutta la rete stradale del comune, ha messo
in apprensione i cittadini residenti nelle vie rimaste scoperte dalla cosiddetta
sanificazione, sentendosi meno tutelati e più esposti al contagio da Coronavirus;
Che nel corso della IV commissione consiliare di mercoledì 6 maggio u.s. in cui c’è
stata l’audizione dei direttori dell’Azienda Ospedaliera e dell’Azienda USL, è stata
posta specifica domanda circa il prodotto utilizzato nella pulizia delle strade, se si
tratta di disinfettante chimico e quindi dannoso per l’ambiente e per la salute delle
persone o se si tratta di derivati floreali, che però non hanno nessuna attività
battericida, così come confermato dallo stesso dott. Carradori;

Appreso
Che nella risposta data dall’Assessore Balboni a un’interpellanza della Consigliera
Ferraresi, è stata allegata la scheda tecnica del prodotto impiegato nel lavaggio delle
strade, in cui si conferma che trattasi di componente enzimatica di prodotti vegetali, il
quale svolge funzione di “ attivatore biologico specifico per la pulizia e deodorazione
di cassonetti, superfici lavabili,vetri etc…il prodotto svolge una funzione rinfrescante
e pulente prevenendo la formazione di cattivi odori e lasciando una gradevole
profumazione”.
Che tale scheda datata 2016, era allegata al bilancio d‘Ambito 2019, firmato
dall’allora Presidente di ATERSIR Tiziano Tagliani, quando nulla si sapeva del
Covid 19 e sulle azioni da attuare per prevenirne il contagio;

Ritenuto
Che pur valutando come una buona pratica il lavaggio delle strade, sia pericoloso
adottare una modalità comunicativa che induce a falsi convincimenti tra la
popolazione, nel pieno di una pandemia;
Che la comunicazione circa la sanificazione delle strade come misura di contrasto
alla diffusione del Covid 19, può indurre le persone residenti nelle vie oggetto del
lavaggio, a ritenere la zona di residenza più sicura e di conseguenza abbassare il
livello di attenzione e prevenzione con rischi per la salute e diffusione del contagio.

Si chiede al Sindaco e all’Assessore competente
Se ritiene chiarire i reali effetti della pulizia delle strade, ma soprattutto se ritiene
opportuno, quando è in gioco la salute dei cittadini, comunicare le azioni
dell’Amministrazione utilizzando modalità comunicative scevre da inopportuni
protagonismi e il più possibile trasparente e comprensibile, senza indurre errate
aspettative e convincimenti tali da condizionare in modo errato i comportamenti delle
persone.

Lettera al sindaco di Ferrara Alan Fabbri

da 42 firmatari

Gentile Sindaco,
Gentile Assessore Alessandro Balboni,
Scriviamo di nuovo, visto che alla nostra precedente mail del 7 aprile 2020 non abbiamo ricevuto risposta.

Chiediamo un chiarimento in merito a installazione ed esercizio di antenne 5G a Ferrara, essendo Lei, Signor Sindaco, investito di preminenti funzioni e prerogative in materia di tutela della salute pubblica.
In data 25/07/2019 come gruppo di cittadini ferraresi Le abbiamo inviato una lettera in cui La informavamo che  tale installazione può mettere a rischio la salute pubblica. Nella lettera Le chiedevamo di applicare il principio di precauzione, cioè di non installare il 5G a Ferrara finché non sia dimostrata l’innocuità di tale tecnologia per persone, animali e ambiente.

L’assessore Balboni ci ha tempestivamente risposto per iscritto con queste testuali parole:
“A tutt’oggi per quanto concerne la “normale” telefonia mobile possiamo tranquillamente affermare che la rete su Ferrara sia completa e matura. Completa perché tutto il territorio comunale è coperto; matura perché copre gsm, umts, lte, 3g, 4g per tutti i gestori. Detto questo, nessuno di questi gestori -vecchi e nuovi- parla di 5G”.
Purtroppo però, in contrasto con quanto affermato dall’Assessore, abbiamo di recente letto un annuncio di TIM, datato 09/12/2019, che dice di aver “conquistato” Ferrara come mercato per la rete 5g (https://www.wired.it/internet/tlc/2019/12/09/5g-tim/). Siamo molto preoccupati e Le chiediamo un aggiornamento. Afferma Tim: “Ecco il piano 2020 di Tim per il 5G. Chiude l’anno con uno sprint finale e apre il nuovo pensando già al 2021: il 5G di Tim in Italia accende le antenne a Monza e Brescia, punta al raddoppio su Milano entro il 2020 e “conquista” anche Genova e Ferrara, due capoluoghi in più rispetto ai piani iniziali per il 2019” (https://www.wired.it/internet/tlc/2019/12/09/5g-tim/?refresh_ce=). In qualità di garante della nostra salute, Le chiediamo cortesemente di informarci sullo stato di avanzamento lavori. Oltretutto ci risulta che siano in corso nella nostra città pressanti e capillari lavori anche ora da parte dell’azienda Fiber, un’azienda che installa fibra ottica, indispensabile per il funzionamento del 5G.

Vogliamo infine ricordarle che in tutta Italia c’è una ormai sterminata lista di abbattimenti alberi – avvenuti un po’ ovunque nel territorio nazionale anche in tempi di emergenza sanitaria nonostante il divieto. Perché proprio in questo periodo – nel quale tutti siamo a casa – ci si affretta a tagliare alberi in tutta Italia? Ebbene, dobbiamo convincerci che il tronco e il fogliame degli alberi rappresentano un ostacolo per le onde millimetriche del 5G, come riconoscono anche i gestori telefonici.(https://www.lastampa.it/cronaca/2020/04/06/news/il-valore-della-salute-e-quello-del-profitto-il-5g-1.38686965?fbclid=IwAR3kasAzusqPrh5q4W-GVMblFAdVB80Y2o7f2YHR0mb_-NOgfcr1e-DiaWk). Le chiediamo nuovamente se anche nella nostra città sono stati abbattuti o saranno abbattuti alberi per favorire la rete 5G. Ricordiamo che gli attuali limiti massimi di campo elettromagnetico da radiofrequenze non sono – in generale – conservativi della salute umana e dunque devono essere fortemente ridimensionati: ma ciò implica anche automaticamente, come ovvio, che i livelli di esposizione attuale non devono essere per alcuna ragione aumentati né oltrepassati, come invece avverrebbe qualora alle attuali tecnologie “2G”, “3G”, “4G” e “4.5G” cui è già esposta la popolazione e che come detto, resteranno in vigore, per le diverse funzioni e finalità che assolvono, dovesse aggiungersi il contributo dell’elettrosmog da standard “5G”. Il quadro, per come ora delineato, infrange, violandoli, diversi principi normativi nazionali, fra cui segnaliamo la L. 36/01 finalizzata, come dal nome stesso della norma, alla “protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”, e comunitari, a partire dal principio di precauzione sancito dall’articolo 191 del Trattato sull’Unione Europea (già art. 174 del TCE), di diretta applicazione e frequentemente richiamato nel diritto nazionale.

Per tutti questi motivi, Le chiediamo nuovamente di non autorizzare nel futuro l’installazione di antenne 5G sul territorio del quale Lei è responsabile, né l’esercizio dei relativi impianti.
Restiamo a disposizione per Vs. comunicazioni o aggiornamenti in merito, nell’interesse della salute dei cittadini e per la salvaguardia della flora e della fauna del Suo territorio.

TRE CARTOLINE
In ricordo di Bassani

In questi giorni di anniversario mi è capitato di ripensare alle categorie di storia, memoria, distanza su cui si basa l’opera narrativa di Giorgio Bassani. A renderle più vive si è aggiunto il ricordo di incontri, e il trovarmi davanti a qualche dedica e a una manciata di cartoline. Mi soffermerò su tre di queste ultime, visto che, intrecciandosi stranamente tra loro, mi portano a riflettere sulla vita, la morte, l’impegno, la testimonianza, e su quel che hanno significato per lui. Ma non riesco prima a non parlare delle strutture inclusive (quasi barriere/prigione) che nel Romanzo di Ferrara inglobano la borghesia ferrarese responsabile, come quella dell’intera nazione, di connivenza con il fascismo; o della voce narrante che, da impersonale, esterna, giudicante, nel passaggio da un romanzo all’altro gradualmente si consegna ad un ‘io’ parzialmente autobiografico, a cui spetta il compito di ridestare il ricordo di un mondo perduto. Un mondo a cui lega una strana appartenenza e a cui non si può testimoniare che un’irrevocabile fedeltà. Un mondo al quale ci si può avvicinare soltanto riuscendo ad unire la consapevolezza alla pietas. Fino a farsi cantore delle vittime, raccontando la storia di chi non ha potuto o non ha voluto vivere (esemplare da quest’ultimo punto di vista il suicidio malinconico di cui ci parla l’Airone, non a caso uno dei romanzi più coraggiosi, più veri, più belli dell’intera narrativa del nostro secondo Novecento). Per questo non mi limiterò a citare soltanto i racconti, i romanzi e la città che vi domina – una città divenuta mitica per tanti lettori che, condotti dal desiderio triangolare, si spostano alla ricerca di un inesistente giardino – o i personaggi/persone, parimenti indimenticabili, che vi si muovono dentro, ma devo sottolineare l’importanza della poesia, divenuta per il nostro autore, una volta conclusa la sua polifonica, complessiva opera suddivisa in sei libri, l’unica modalità di espressione, l’ultimo mezzo per una confessione sempre più soggettiva e privata.

Dall’interno di un colloquio/epitaffio modulato nei toni dello Spoon river (penso alle splendide raccolte del 1974 e del 1978: Epitaffio e In gran segreto), Bassani, sotto l’influenza della poesia/prosa violenta e risentita degli ultimi americani, ha coinvolto se stesso e i suoi ‘eroi’ in un viaggio che procede ormai oltre e al di là della morte. L’iscrizione funebre elevata a forma metrica, perduto il suo carattere di eccezionalità, si è allargata ad inglobare tutto il circostante (passato, presente, futuro, paesaggi, storia familiare e sociale), come se niente potesse salvarsi dallo sguardo distante, pietoso e celebrativo dell’io/poeta, collocato, rispetto al mondo, come dall’altra parte. Ma dall’altra parte di chi e di cosa, potremmo chiederci; e su chi, su che cosa, si stende il suo canto funebre? È l’io ad essere vivo mentre è morto il mondo, o non succede piuttosto il contrario?  Un testo come Rolls Royce, con un viaggio in macchina che porta a riattraversare in pochi secondi la vita, sembra suggerire che è la morte a essersi ormai impadronita di tutto, e che l’unico percorso possibile è quello a ritroso in un tempo che non ci appartiene più e che pure è l’unico davvero nostro, popolato com’è da ombre destinate subito a sfumare, a fuggire. Lettera, col racconto di uno allegorico incontro in un hotel di Maratea, lo confermerà, in un gioco di specchi in cui l’io e l’altro si moltiplicano e sdoppiano intorno a un improvviso, inspiegato eppure comprensibile suicidio, che altro non fa che mettere in scena per interposta persona la propria morte (“Della mia stessa età / come mi assomigliava […] mentre così ragionavo fra me e me rimirando / me stesso morto”).

“Quando mi rimproveri di non occuparmi nei miei libri / che di Ferrara e del territorio immediatamente limitrofo”: è con questo attacco che Bassani, nella Porta Rosa, invita una giovane interlocutrice a ricordare le rovine di Velia, e le necropoli di ogni popolo, di ogni tempo, richiedendo e rivendicando, in una coincidenza totale di finzione e di biografia, a sé, all’ ‘io’/’io autore di epitaffi’, il dominio sull’unico luogo a cui riconduca l’affetto. Visto che il sepolcro non ha più lo scopo (genetico) di ricoprire, ma quello di rivelare, per lui l’epitaffio si fa struttura dell’anima, punto di emergenza di una voce endeuillée, che solo alzandosi sulla Valle dei morti riesce a dare anche a se stessa un approdo definitivo. Una tomba luminosa come quella del cimitero marino di Paul Valéry, di cui mi capitò di scrivergli da Montpellier, dopo una visita a Sète, davanti ad un mare che rendeva ad un tratto comprensibile Le cimetière marin: un mare solcato da vele e da spuma, in un affocato mezzogiorno a un tratto percorso da un vento a cui si può affidare una speranza di vita (“Le vent se lève! . . . il faut tenter de vivre!”). Di pochi giorni dopo, dell’agosto del 1985

Bassani da Roma 15-8-85

La sua risposta, che mi si incrocia adesso con un altro suo saluto postale di sei anni dopo (del 12 maggio 1991)

12-5-1991

dove a colpirmi è soprattutto l’immagine del Compianto di Botticelli spedita dalla Alte Pinakothek di Monaco. Il mio sguardo si ferma sul braccio sinistro di Cristo, abbandonato, teso verso il suolo ad accettare la morte, quasi a mostrare conclusa quella lotta tra obbedienza e abbandono, fatica di vivere e anelito della fine che caratterizza la messinese Resurrezione di Lazzaro del Caravaggio nella straordinaria lettura che ebbe occasione di farne Bassani.
Al marzo 1997 risale invece un ultimo affettuoso saluto di risposta al ricordo di un incontro che aveva avuto con i miei studenti trentini nel maggio del 1991.

19-3-1997

Nelle pagine pubblicate in una rivistina del nord inviategli pochi giorni prima, rievocando i miei cinque anni d’insegnamento in un “italico rigore asburgico”, avevo accennato anche all’atmosfera di intenso pathos che si era creata intorno alla suggestiva lettura che, in un’Aula Magna strapiena della Facoltà di Lettere e Filosofia, aveva fatto di In risposta VII e di alcune delle sue ultime poesie. Ricordo ancora l’applauso lunghissimo che aveva accompagnato il suo congedo e la commozione ben visibile sul volto di tanti ragazzi. C’era in particolare una giovane (si chiamava Marta, mi pare) che ho visto piangere a lungo in un angolo per non farsi vedere. Perché quelle lacrime? per una giovinezza difficile, o per l’intuizione improvvisa di quel che può trasmettere la poesia? per la luce appena intravista di cui parlavano le liriche (o meglio per il suo desiderio, nostalgia, sogno), o per la leggera balbuzie vinta dalla sicurezza della scansione, per l’eco provocata dalla voce di un poeta reso fragile dall’età, ma che mostrava di avere vinto (e quel pianto lo provava) la scommessa più importante della sua vita, quella con l’Arte?
“Non lo si lasci andare da solo l’uomo vecchio attenti / che non s’allontani senza compagnia […] Attenti a non permettere che lui affronti senza una mano / amica stretta nella propria il deserto”, mi ripeto in questi giorni. E mi chiedo se Marta, se era davvero questo il suo nome, ascoltando i bollettini della Protezione Civile di queste settimane, memore di uno dei momenti più significativi della sua università, scandisca, come a me capita, questi suoi versi.

PER RICORDARE GIORGIO BASSANI

Nel ventennale della scomparsa di Giorgio Bassani serve ancora oggi capire come ogni suo libro che comporrà quel testo definitivo chiamato Il romanzo di Ferrara vada letto, adoperandosi a riconoscere oggetti, pitture, luoghi che l’autore incontrò nella sua esistenza e che saranno trasformati in quell’universo autoriale, di cui lo scrittore è l’unico creatore e l’unico responsabile. Bassani fu sempre molto attento a tenere distinti i piani della creazione artistica e ritrovare i segni del ‘reale’ nella scrittura e oltre, che permettano di concludere e interpretare questa creazione. Così come Micòl non può essere la copia di qualche giovane donna incontrata nella sua avventura esistenziale, ma tutte queste servono a creare la vera Micòl, quella che solum è sua e di cui può dirsi il creatore. Così l’esistenza offre la capacità necessaria  a ‘scegliere’ e a integrare il modello vivo nella mente dell’autore.

Un oggetto che nella sua necessaria consistenza diventa integrante al suo lavoro di scrittore è la sua macchina da scrivere, che lo seguì in tutta la sua vita e che generosamente fu donata ad Anna Ravenna dalla segretaria di Bassani alla sua morte ed ora è visibile al Centro studi bassaniani di Ferrara. Nel romanzo Il giardino dei Finzi-Contini il protagonista si è trasferito nello studio del professor Ermanno Finzi Contini, generosamente messogli a disposizione dopo che è stato cacciato per le leggi razziali dalla Biblioteca Ariostea:
“Cosa combini? Stai già ricopiando? – gridò allegro. Mi raggiunse e volle vedere la macchina. Si trattava di una portatile italiana, una Littoria, che mio padre mi aveva regalato qualche anno prima, quando avevo superato l’esame di maturità. Il nome della marca non provocò il suo sorriso come avevo temuto. Anzi. Constatando che ‘anche’ in Italia si producessero ormai delle macchine da scrivere che, come la mia avevano l’aria di funzionare alla perfezione, parve compiacersene.” ( GIORGIO BASSANI, Il giardino dei Finzi-Contini in Opere a cura e con un saggio di Roberto Cotroneo, Mondadori, I Meridiani, Milano 1998, pp.494-495.)

foto di Lorenzo Caruso

Storie di Jor.
Nel Giardino si legge:
“Di là dal muro si levò a questo punto un latrato greve e corto, un po’ rauco. Micòl girò il capo, gettando dietro la spalla sinistra un’occhiata piena di noia e insieme d’affetto. Fece una boccaccia al cane, quindi tornò a guardare dalla mia parte.
– Uffa! – sbuffò calma . – E’ Jor.-
-Di che razza è? –
-E’ un danese. Ha un anno soltanto, ma pesa quasi un quintale. Mi tiene sempre dietro. Io spesso cerco di confondere le mie tracce, ma lui, dopo un poco, sta pur sicuro che mi ritrova. E’ ‘terribile’ ” (Il giardino dei Finzi-Contini in op.cit, p.356).
Si presenta così uno dei personaggi principali della storia di Micòl che fedelmente accompagna la padrona e il narratore alla scoperta dell’universo segreto del giardino e della magna domus.
La presentazione, che si conclude con quel ‘terribile’, proprio del finzi-continico di Micòl, si riallaccia nella realtà a una serie di cani posseduti, amati, spartiti tra la tribù dei Bassani e soprattutto allevati, protetti e difesi da Dora, la madre di Paolo, Jenny e Giorgio. Le storie di questi pelosi, raccontatami con le fotografie qui accluse da Dora Liscia che qui ringrazio, si estendono nel tempo e non contemplano solo i cani Bassani, ma si ampliano a una possibile altra discendenza, quella esibita dal ramo Magrini della famiglia di Andrea Pesaro, che esibiscono anche loro uno Jor. L’unica differenza la I iniziale al posto della J.

Ferrara, casa Magrini. Albertina Bassani Magrini, Silvio Magrini, Andrea Pesaro e Renata Pesaro e il cane Ior

Per la famiglia Bassani fondamentale fu il rapporto con Lulù, un fox- terrier fotografato qui in braccio a Paolo; poi nella seconda foto assieme all’elegantissima madre dei fratelli Bassani e ancora lungo un canale. Dori Liscia racconta che alla partenza di Ferrara Lulù, già vecchio, non voleva abbandonare la casa di via Cisterna del Follo, ma un provvidenziale malore lo fece morire prima del trasloco. Un’altra Lulù entrò poi nella vita dei Bassani, questa voluta da Jenny, che la trovò incatenata presso un contadino nella campagna toscana. Il marito, dottor Liscia, pronunciò solennemente che mai un cane sarebbe entrato in casa sua, ma quando la moglie ritornò con Lulù il giorno dopo dormivano nel letto assieme e, come asserisce la figlia, per tutto il tempo che visse il padre stava sulla punta della seggiola per non disturbare la reginetta di casa.
Altri cani vennero a rendere più lieta la vita della famiglia: dal bassotto Mimì, al barboncino Kiki e ai meravigliosi afgani del fratello Paolo. Quando nella vecchiaia della madre lo scrittore veniva a trovarla a Ferrara, sempre la trovava con un cane in grembo, finché s’accorsero che quel cagnolino aveva perso quasi completamente il pelo e la Jenny di nascosto lo sostituì con un altro.
Dei cani direttamente posseduti dallo scrittore poco si sa ma è fondamentale capire come la vita di tanti pelosi reali crearono l’immagine di Jor il compagno fedele della castellana del mitico giardino.

Lulù
Lulù

Champs (afgano biondo) Kushka ( afgano nero)
Champs e Kiki

Altri luoghi vissuti contribuirono a rendere ‘reale’ il giardino che non esiste a Ferrara dei Finzi-Contini, tra cui il gruppo delle palme del deserto.
C’era in fondo alla radura del tennis, per esempio, ad ovest rispetto al campo, un gruppo di sette esili, altissime Washingtoniae graciles, o palme del deserto, separate dal resto della vegetazione retrostante […] Ebbene , ogni qualvolta passavamo dalle loro parti, Micòl aveva per il gruppo solitario delle Washingtoniae sempre nuove parole di tenerezza. – Ecco là i miei sette vecchioni – , poteva dire, – Guarda che barbe venerande hanno! – (op.cit., p. 408.)
Si sa che la mancanza di conoscenza della flora da parte dello scrittore veniva integrata da accurate escursioni all’Orto botanico di Roma, dove appunto esisteva ed esiste il gruppo delle palme. Una tecnica che anche negli estremi anni della sua vita lo portava a visitare luoghi reali, per poterne trarre materia di racconto. Come racconta Portia Prebys nella casa di Roma davanti al letto c’era una preziosa carta topografica di Roma, quella celebre del Nolli, che ora è stata trasportata al Centro studi bassaniani.

Al suo risveglio, lo scrittore la osservava e, puntando il dito sulla zona di Roma che gli interessava vedere, vi si recava o con la sua macchina, o facendosi accompagnare. E l’antica ossessione del ‘vedere’, superbamente espressa in un famoso passo del Giardino dei Finzi-Contini. Il protagonista sta celebrando con i suoi familiari la Pasqua. Attende con ansia di telefonare o ricevere una telefonata da Micòl e il suo sguardo vaga per la stanza da pranzo della sua casa, ritmato dall’incipit ‘Guardavo’: “Io guardavo mio padre e mia madre[..] Guardavo Fanny[…] Guardavo in giro zii e cugini[…] Guardavo la vecchia Cohen […] Guardavo infine me, riflesso dentro l’acqua opaca della specchiera di fronte, anch’io già un po’ canuto, preso anch’io nel medesimo ingranaggio, però riluttante, non ancora rassegnato” (op. cit., pp.478-479).
Anche qui e a maggior ragione, la specchiera e il salotto di casa Bassani sono reali come attesta questa foto.

Guardare dunque costituisce la fondazione dell’operazione scrittoria. Guardare dunque il reale per vederne le possibilità di creazione.
Molto poi si è scritto delle copertine dei suoi testi che, per tutto il tempo che visse lo scrittore, vennero sempre da lui scelte, come integrazione e commento al testo. Un capitolo affascinante dell’esegesi bassaniana condotta in primis da Anna Dolfi e da chi scrive queste note. Si trattava ancora – e se è possibile – di condurre in modo ancor più raffinato e complesso il rapporto tra vedere e scrivere. Significava in fondo creare, più che un paratesto o un commento, un unicum che giustificasse la creazione. Ancor più paradigmatico il caso della prima edizione del Giardino, dove nel testo viene inserita una celebre litografia di Morandi, che riproduceva il campo da tennis dei giardini Margherita di Bologna, dove nella ‘realtà’ si svolgevano le partite tra Bassani giovane campione e i suoi amici, arbitro Roberto Longhi.

A questo punto mi sembra di poter affermare ancora una volta ciò che avevo scritto nel mio saggio apparso su Vivere è scrivere. Una biografia visiva di Giorgio Bassani, Edisai, 2019: “Nella poetica bassaniana la possibilità rappresentata dalle copertine come modo di spiegare il testo o di metterne in luce le valenze segrete, diventa necessario, senza dover ricorrere a un troppo corrivo paragone di ut pictura poësis. Occorre invece cogliere nelle indicazioni di quelle pitture, di quegli autori scelti, le spie o tracce del modo di narrare dello scrittore e soprattutto del modo di ‘vedere’.” (p.195) .
Dunque una scelta d’autore come dichiarazione di poetica.
Vorrei concludere con un caso assai sintomatico:

Questa copertina riproduce una traduzione nordica de Il giardino dei Finzi-Contini. Il termine italiano del titolo viene sostituito col nome della protagonista, ma soprattutto la bionda Micòl viene rappresentata come una bruna mediterranea scollacciata, secondo l’interpretazione corrente delle ragazze italiane e per questo, come per la macchina da scrivere ‘Littoria’, ha un posto d’onore nella vetrinetta che al Centro studi bassaniani custodisce il manoscritto del Giardino e la macchina da scrivere. Potenza del vedere!

Foto di Lorenzo Caruso per il Centro studi bassaniani di Ferrara

Suinicoltura. Le proposte della Regione Emilia-Romagna per sconfiggere la crisi

Da: Organizzatori

Il settore in forte difficoltà per le ricadute negative dell’emergenza Coronavirus, con prezzi non remunerativi per gli allevatori. Campagne informative, bandi per gli indigenti e ritiri di mercato tra le misure sollecitate. Convocato il tavolo regionale per la prossima settimana

Un patto di filiera su scala nazionale per sancire in maniera trasparente e inequivocabile gli impegni che ciascuna componente (allevatori, industria di macellazione e trasformazione e distribuzione) deve assumere per aiutare il settore suinicolo ad uscire dalla situazione di grave crisi, aggravata dall’impatto negativo sui mercati dell’emergenza Coronavirus. È la proposta avanzata dell’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, con una lettera inviata alla ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova.

“Il settore suinicolo dell’Emilia-Romagna e non solo- scrive l’assessore- continua a manifestare forte preoccupazione per le ricadute dell’emergenza Covid-19 sulle dinamiche di mercato sia delle carni fresche, sia dei prodotti trasformati, conseguenti alla chiusura del canale Horeca, al calo dell’export e al rallentamento dei consumi sul mercato interno. Ho già avuto occasione di proporre interventi che insieme alla filiera riteniamo più adeguati: la situazione continua ad aggravarsi e oggi dobbiamo concentrare gli sforzi su quelli più urgenti”.

Tra le misure più urgenti per risollevare le sorti del comparto, l’assessore Mammi sollecita in primo luogo l’avvio di adeguate campagne di corretta informazione ai consumatori, coinvolgendo la Gdo nella valorizzazione delle carni fresche di origine italiana. Altrettanto importanti sono l’attivazione di bandi per la distribuzione di prodotti agli indigenti per alleggerire gli stock di salumi che congestionano il mercato e interventi mirati per l’ammasso delle produzioni in eccesso. Infine, per dare sostegno agli allevatori, anello debole della catena, viene caldeggiata una tregua tra le parti e un’eventuale sospensione temporanea delle quotazioni della Cun (Commissione unica nazionale).

“Ho molto apprezzato- prosegue Mammi nella lettera – che il tuo Ministero abbia ottenuto nel decreto rilancio varato ieri dal governo significative risorse da destinare alle filiere in crisi e il rafforzamento degli interventi per gli indigenti: in questo momento è fondamentale accelerare al massimo l’applicazione di questi strumenti, perché il fattore tempo è l’elemento chiave”.

“Sappiamo entrambi– conclude l’assessore- che la filiera suinicola è molto articolata e poco avvezza a lavorare in modo coeso: credo che in questa situazione sia quantomai necessario indurre la filiera a sottoscrivere un patto che sancisca gli impegni di ciascuno, motivato dal momento di difficoltà eccezionale, ma anche a garanzia dei risultati che le importanti risorse che si stanno mettendo in campo vengano utilizzate per un disegno comune”.

In attesa della convocazione della cabina di regia nazionale, Mammi ha convocato per la prossima settimana il tavolo suinicolo regionale per la messa a punto in maniera più dettagliata delle proposte che la Regione Emilia-Romagna intende portare avanti.

Covid-19 è il sintomo di un virus molto più radicato: la globalizzazione

di Isabella Greghi

Mai come in questi giorni abbiamo la percezione di far parte di una società globale e di appartenere tutti ad un’ unica specie, quella umana.
Restiamo attoniti e affascinati dinanzi alla libera circolazione di capitali, merci, persone e perfino culture in un unico mercato internazionale. Tuttavia non dobbiamo stupirci se il rovescio della medaglia è amaro, se il dazio da pagare per questo complesso sistema mondiale è smisuratamente caro.
Con la stessa immediatezza con cui acquistiamo prodotti online da un altro continente, possono propagarsi fenomeni da Paese in Paese, senza lasciare immune nessuno. Ne è un esempio la crisi finanziaria del 2008 che, nata nei patinati uffici della Borsa di Wall Street, si diramò a macchia d’ olio provocando una situazione di stagnazione semi-globale. Questo perché l’uomo ha creato un contorto sistema mondiale in cui si scambiano non solo beni e servizi, ma circolano anche titoli, obbligazioni, interessi e velleità speculative, fintantoché, quello odierno, è stato decretato come Capitalismo da casinò. Il mondo nel quale viviamo è ormai privo di barriere protezionistiche, di una qualsivoglia regolamentazione e svincolato dalle tradizionali forme di difesa e sostegno proprie delle economie del dopoguerra. E così, la diffusione del covid19, risulta essere uno dei numerosi sintomi premonitori di un virus che è molto più radicato: la globalizzazione. Lo spargimento di tale agente patogeno è il più pesante contraccolpo del sistema globalizzato che l’ uomo stesso ha costruito. Sviluppatasi nella seconda metà del ‘900, la globalizzazione ha portato a trasformazioni inequivocabili dei settori più disparati, da quello finanziario a quello dei trasporti, dalle comunicazioni all’ informazione. E’ un mondo “compattato”, in cui gli eventi locali si adattano su scala mondiale: la suddetta pandemia, nata in Cina, nel giro di pochi mesi si è infatti diffusa in tutto il mondo, modellandosi alle diverse Nazioni, ed intensificandosi laddove sono precarie o mancano completamente igiene, sanità pubblica, tutele sociali. Col senno di poi, se questo fenomeno non fosse divenuto così totalizzante e invadente probabilmente ora non dovremmo misurarci con un evento di tale portata, perlomeno, saremmo riusciti a calmierare il numero di contagi, morti, disoccupati. L’ uomo è riuscito a trasformare quello che Anthony Giddens chiama “rischio naturale” ( cioè prodotto da forze non umane) in un rischio costruito: più che preservarci, le nostre azioni esasperano i pericoli causati dalla Natura stessa. Sin dalla filosofia illuminista l’ essere umano ha sempre proteso a dominare il mondo per migliorare la sua vita, finendo tuttavia vittima delle stesse leggi di dominio. Con grande narcisismo ci illudiamo attraverso termini quali progresso, innovazione, industrializzazione e scienza; ma siamo completamente disarmati e disorientati dinanzi a situazioni come quella che stiamo vivendo da mesi.
Paradossalmente, il mondo ordinato che volevamo creare si è rivelato avamposto di caos e disordine. Fatichiamo a gestire le conseguenze delle nostre stesse scelte. Ma oltre un certo grado di marasma generale si presenta sempre una crisi atta alla ripartenza. In questo caso, un’ epidemia globale. Il fermo forzato di cui stiamo facendo esperienza, è infatti occasione di riscatto da parte della Natura, la quale, dopo essere stata violentata dal discutibile operato dell’ uomo, si sta purificando; stiamo inoltre assaporando una nuova idea di identità nazionale, in cui solidarietà e aiuto sono chiavi di volta per unirsi nel fronteggiare le difficoltà; rappresenta anche una chance per l’ economia che, nonostante la grave scossa subita, si sta reinventando, sta lottando per riassestarsi con nuove idee, innovazioni, creatività e tanta voglia di fare.
Non si tratta di deprezzare o sminuire tutti gli effetti negativi che ha innescato, ma cercare di guardare questa condizione da un’altra prospettiva: quella del cambiamento collettivo. Potrà sembrare retorico, ma è estremamente necessario non smettere di lottare perché è proprio in questi momenti che bisogna reagire. Così come non bisogna vanificare tutti gli sforzi compiuti.

#laculturanonsiferma. Grande successo per la programmazione del festival multimediale regionale nei due mesi di programmazione on line e su Lepida tv, con oltre 900 mila accessi

Da: Organizzatori

Più di 430 mila gli accessi sul web, 480 mila per le dirette in streaming, in collaborazione con 46 soggetti culturali e migliaia di artisti. L’assessore Felicori: “Esperienza su cui riflettere, piena di spunti per il futuro dove possiamo immaginare lo spettacolo live, insostituibile, sempre più spesso accompagnato dallo streaming”

Oltre 900 mila accessi complessivi, un programma di 370 titoli, tra spettacoli, concerti, film, visite ai musei e alle collezioni, con oltre 435 mila accessi dalle piattaforme regionali e 480 mila provenienti dalle 105 dirette streaming sulle pagine Facebook dei soggetti organizzatori e dei singoli artisti. La partecipazione di 43 soggetti culturali dell’Emilia-Romagna e di migliaia di artisti.
Sono i dati del successo dei due mesi di programmazione, dal 13 marzo al 13 maggio, di #lacultranonsiferma, il grande festival multimediale realizzato dalla Regione Emilia-Romagnain collaborazione con gli operatori culturali del territorio, con l’obiettivo di mantenere vivo il rapporto con i cittadini nel momento di lockdown di cinema e teatri, dovuto alle misure restrittive per il Covid-19.

La vetrina della migliore produzione culturale del territorio, con 6 ore di programmazione al giorno, dalle 18 fino a tarda notte, è andata on line sulle piattaforme regionali di EmiliaRomagnaCreativa (www.emiliaromagnacreativa.it) e Lepida Tv www.lepida.tv, canale YouTube LepidaTV OnAir, oltre che sul canale 118 del digitale terrestre e sul 5118 di Sky, infine sulle pagine web e social degli operatori culturali coinvolti nell’evento.
Sono stati 46 i soggetti di spettacolo dal vivo coinvolti e migliaia gli artisti, per la messa in onda di 14 grandi concerti, 20 recital di grandi interpreti nazionali e internazionali, 43 spettacoli teatrali integrali, 12 spettacoli di danza integrali, 4 spettacoli radiofonici, 32 puntate di lettura per 16 ore di letteratura, 27 documentari dedicati al teatro e alla danza. Hanno aderito anche 25 produzioni cinematografiche che hanno proposto 41 titoli (di cui 22 documentari).
Inoltre 54 i video dedicati ai beni culturali, hanno visto il coinvolgimento delle tante istituzioni culturali regionali: musei, collezioni, con visite virtuali mostre “sospese” a causa della chiusura delle sedi espositive.

“Quando fummo obbligati alla chiusura di tutti i luoghi della cultura- afferma l’assessore regionale alla Cultura e Paesaggi, Mauro Felicori- immaginammo di poter usare i social e Lepida Tv per mantenere il contatto fra artisti e pubblico, da casa a casa, e ci inventammo il progetto @laculturanonsiferma, non solo non immaginavamo il successo che avrebbe avuto, né l’effetto contagio che avrebbe generato, ma neanche pensavamo alle nuove prospettive della comunicazione che l’iniziativa avrebbe aperto. Fu, chiamiamola così, una reazione istintiva, uno slancio vitale contro il buio del lock down. Ora possiamo dire che abbiamo fatto di più, un’esperienza su cui riflettere, piena di spunti per il futuro. Se leggiamo il nostro lavoro assieme alle tante altre iniziative di incontro fra arti e digitale di questa dura stagione, forse possiamo dire che lo spettacolo live, insostituibile, sarà sempre più spesso accompagnato dallo streaming, che non sarà più sentito in contrapposizione ma come una integrazione capace di dare pubblico internazionale, magari pagante, anche al concerto più esclusivo; forse possiamo dire che le piattaforme digitali possono offrire alle produzioni ‘minori’, non certo per qualità, quelle degli esordienti, quelle low cost, quelle più sperimentali, un pubblico inimmaginabile nel mondo predigitale; che il timore che per questa non ci sia anche un pubblico pagante, e che quindi tutta la ricerca sia a carico del sistema pubblico, può rivelarsi infondato; forse possiamo immaginare si apra un tempo in cui la riproduzione dello spettacolo dal vivo non sia solo una semplice ripresa ma una vera e propria produzione parallela, con le straordinarie opportunità delle ICT”.
“Infine- conclude l’assessore- abbiamo, con i fatti, rilanciato il dibattito su questo tema: cosa può fare Lepida, la Tv della Regione Emilia-Romagna, per la promozione delle arti del nostro territorio? Un bel dibattito, cui chiameremo tutte le realtà culturali, quelle stesse che hanno reso straordinariamente ricco il cartellone di @laculturanonsiferma”.

I dati
Gli accessi alle piattaforme regionali sono stati: 306.313 per EmiliaRomagnaCreativa e 169.252 per LepidaTV (sito + canale YouTube) e circa 60.000 gli accessi al canale on demand (su richiesta al di fuori dell’orario di programmazione) di LepidaTV, e al netto degli utenti della programmazione televisiva, di cui non si dispongono i dati Auditel.
Significativi inoltre i dati della somma delle visualizzazioni delle dirette streaming sulle pagine Facebook dei soggetti organizzatori, dei singoli artisti, delle pagine di EmiliaRomagnaCreativa, LepidaTV per un totale di oltre 480.000 utenti che si sono collegati a Facebook per potere assistere alle dirette in programma.
Sono state realizzate 105 dirette streaming presentate all’interno di format appositamente creati per #laculturanonsiferma grazie alla collaborazione con Bologna Jazz Festival e Camera Jazz & Music Club di Bologna; Mei – Meeting degli Indipendenti; Fonoprint; Cantina Bentivoglio; Crossroads; Amici del Jazz di Modena; Ferrara Jazz Club; Ferrara sotto le stelle; Garrincha dischi; Django Concerti.
Centinaia i videoclip della scena indie-rock forniti dal MEI, insieme ai tanti showcase di artisti di fama ed emergenti messi a disposizione da Fonoprint e Centro Musica di Modena.
Sono stati realizzati palinsesti tematici in occasione di speciali ricorrenze come il 25 aprile Festa della Liberazione; 29 aprile Giornata Mondiale della Danza; 30 aprile Giornata Internazionale del Jazz; 1 maggio Festa dei Lavoratori.
Un’offerta culturale ricca e preziosa che è stata raccontata e promossa attraverso i canali tematici del portale EmiliaRomagnaCreativa e le pagine social collegate, con un totale di 350 notizie e più di 600 post su Facebook.

Comacchio – incontro amministrazione – società gestione parcheggi Lidi

Da: Organizzatori

Si susseguono gli incontri per la messa a punto della ripartenza. Domani, venerdì 15 maggio, è in programma un incontro fra l’Amministrazione Comunale di Comacchio e Work&Service, la cooperativa concessionaria della gestione del servizio di sosta/parcheggi sui Lidi di Comacchio.

L’incontro scaturisce da ciò che emerso ieri durante il confronto fra Ente Locale, sindacati e associazioni di categoria. Queste ultime, in particolare Ascom e CNA, hanno rimarcato la necessità di garantire la sicurezza delle località balneari in favore del controllo e del decoro delle aree di sosta, in un’ottica di presidio del territorio.

Sul tema interviene il vice sindaco Denis Fatinuoli ”Già per la giornata di domani (15 maggio) abbiamo convocato un incontro con la società gestrice del servizio parcheggi – servizio ora sospeso -, per addivenire ad una soluzione congiunta rispetto a quanto proposto dalle associazioni di categoria ma anche per porre l’accento sulla tutela dei lavoratori della cooperativa, per offrire anche a loro una prospettiva di ripartenza occupazionale per la stagione turistica. Allo stesso tempo sarà necessario definire gli ambiti della sospensione degli stalli di sosta in previsione degli spazi necessari per quei pubblici esercizi che ne faranno richiesta, secondo le linee indicate dal Governo in tema di distanziamento sociale. Un aspetto questo strettamente correlato con l’elaborazione della nuova disciplina che stiamo ipotizzando rispetto proprio alla fruizione dello spazio pubblico”.

Confagricoltura Ferrara: comparto vitivinicolo in sofferenza a causa del lockdown

Da: Servizio Organizzazione Interna e Comunicazione

Con la chiusura di ristoranti e bar, lo stop ad alberghi e agriturismi e il mercato estero in frenata, anche il settore vitivinicolo ferrarese è in forte sofferenza. Vittorio Scalambra della cantina Corte Madonnina, azienda associata a Confagricoltura Ferrara, è una realtà storica che da oltre 60 anni produce, dai propri vigneti, i vini Doc del Bosco Eliceo. L’Azienda Agricola Corte Madonnina si trova a pochi passi dall’Abbazia di Pomposa, i vigneti confinano con il monastero, sul territorio che nel Medioevo veniva chiamato “Insula Pomposiana”. Per raccontare la storia dei vini delle sabbie della provincia di Ferrara si dovrebbe partire da molto lontano, un lungo viaggio di oltre 2.500 anni quello dei vini del Bosco Eliceo il cui habitat naturale sono i terreni sabbiosi dell’area costiera, dalle bocche del Po di Goro sino alla foce del fiume Reno, lungo l’antica via Romea. E’ alquanto preoccupato Vittorio Scalambra “Siamo una piccola cantina, dai nostri 6,5 ettari di vigneto produciamo circa 50.000 bottiglie, una produzione limitata che ci consente una continua ricerca qualitativa dei nostri prodotti. Rifornisco bar, ristoranti, enoteche, tutti rimasti chiusi in questi mesi e, vista la mia posizione strategica, vivo molto di enoturismo, ma anche questo spazzato via da una situazione senza precedenti. Quest’anno, fino ad ora, ho fatturato il 10-15% rispetto allo stesso periodo del 2019; quel poco che ho venduto è stato grazie ai miei clienti affezionati e dalle vendite effettuate con l’e-commerce. Meglio è andata per quei produttori che riforniscono i supermercati. Il problema, se non dovesse aprirsi il turismo e con lui gli alberghi, i ristoranti e i bar, sarà alla vendemmia; come faremo a vendemmiare con tutto l’invenduto ancora da imbottigliare? E soprattutto questi mesi sono ormai persi, anche se non siamo mai stati fermi perché nel vigneto è necessaria una cura costante per evitare il rischio di danni permanenti. Oggi siamo impegnati con le potature verdi, la vigna è sana e se il meteo lo permetterà avremo un ottimo vino. E’ necessario consentire ai produttori l’accesso ai fondi regionali stanziati per il rilancio dell’immagine turistica dell’Emilia-Romagna, che non può prescindere dal binomio cibo-vino. Il nostro turismo è un mix di territorio, storia e convivialità, tutti elementi che sono stati azzerati.” Ci spostiamo a Berra per parlare con Federica Bellettato, che insieme alla cognata Silvia guida l’Azienda Terre di Ca’ Bindola, anch’essa associata a Confagricoltura Ferrara. Intraprendenti e giovani vignaiole per passione, chiediamo a Federica di parlarci dell’azienda e di come ha reagito in questi mesi di lockdown. “Tutto nasce nella primavera del 2013 quando piantammo la prima piantina di vite fino a ricoprire oggi gli attuali 7 ettari. Siamo cresciute a pane e agricoltura così, grazie alla nostra passione vitivinicola, abbiamo inteso riportare i sapori della tradizione in una dimensione moderna e nel pieno rispetto del territorio. In questi anni abbiamo aperto molti canali con l’estero, oggi fermi come tutto il resto; addirittura i nostri vini erano già arrivati in California, poi bloccati a causa del lockdown. Altro canale aperto è con il sud America, Venezuela e Santo Domingo, anche questo congelato, confidiamo di poter ripartire appena sarà possibile. Le vendite alla GDO non hanno compensato le ingenti flessioni subite dal comparto, non sempre il vino è considerato un prodotto di prima necessità e molte sono le famiglia che stanno facendo i conti con problemi economici, o anche solo con la paura di averne. In questi momenti pesantissimi, la nostra fortuna è derivata dal fatto che l’attività vitivinicola non fosse l’attività principale, le nostre aziende, quella prettamente agricola e quella che opera nel settore del compostaggio, hanno continuato a lavorare e noi con loro.” Federica Bellettato conclude con una considerazione. “Frutto di entusiasmo, competenza e fatica, le nostre uve ci hanno fin da subito dato grandi soddisfazioni; abbiamo sentito della proposta della distillazione volontaria del vino in alcol, ma per noi che trattiamo la nostra azienda, in vigna e cantina, come un gioiello produttivo, sarà davvero l’ultima spiaggia.”
Il comparto vitivinicolo è una delle eccellenze più rappresentative dell’Italia, con 356mila aziende, 650mila ettari vitati, 50 milioni di ettolitri, un valore di 13 miliardi di euro e 1,3 milioni di addetti.

Coronavirus. Ecco i numeri della cassa integrazione in deroga in Emilia-Romagna

Da: Organizzatori

Procedura completata per quasi il 90% delle circa 44mila richieste totali: 96 mila i lavoratori interessati, 32 mila le imprese e 27 milioni le ore di lavoro perse. Quasi il 97% dell’ammortizzatore è stato richiesto da lavoratori dei servizi, quello più segnato dalle ricadute dell’emergenza Covid-19. I più colpiti operai e impiegati, in entrambi casi la maggioranza è composta da donne. I dati per provincia. L’assessore: “Nella prossima settimana chiuderemo al 100% tutte le richieste che ci sono pervenute. Per questo mi sento di tranquillizzare i lavoratori”. In definizione accordo con Poste Italiane

In Emilia-Romagna quasi il 97% delle richieste di Cassa integrazione guadagni in deroga ha riguardato il settore dei servizi. Questo a conferma che i comparti dove le ricadute dell’emergenza sanitaria Covid-19 hanno colpito più duro, e ultimi a uscire dal lockdown, sono quelli del commercio al dettaglio e all’ingrosso, servizi di alloggio e di ristorazione e delle attività professionali, culturali, scientifiche e tecniche. Circa 32 mila le unità produttive coinvolte, 27 milioni le ore perse, mentre i lavoratori che hanno dovuto far ricorso all’ammortizzatore sono quasi 96 mila unità, in stragrande maggioranza operai e impiegati (rispettivamente 48,2% e 43,1%), soprattutto donne (61,8%). Inoltre, delle 43.812 richieste presentate alla Regione, l’86% (37.573) è già autorizzato e trasmesso all’Inps per il pagamento dell’integrazione salariale.
È questo il quadro regionale della Cassa integrazione in deroga in Emilia-Romagna, relativo alle domande istruite e consegnate all’Inps dall’Agenzia regionale per il Lavoro. I numeri, aggiornati all’8 maggio 2020, sono riferiti alle domande previste dal Decreto 9 del 2 marzo 2020 (“Misure urgenti di sostegno per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19”) e dal Decreto 18 del 17 marzo 2020 (“Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19”).

“È evidente come la cassa integrazione in deroga abbia dato una risposta indispensabile alla tenuta sociale- ha dichiarato l’assessore regionale allo Sviluppo economico e Lavoro, Vincenzo Colla- soprattutto per i lavoratori delle piccole e medie imprese dei settori del terziario e dei servizi. Un fatto enorme dal punto di vista della dimensione della misura che ha coinvolto 96 mila lavoratori, tra cui molte donne. La prossima settimana chiuderemo al 100% tutte le richieste che ci sono pervenute. Per questo mi sento di tranquillizzare i lavoratori, consapevole delle turbolenze che hanno dovuto attraversare rispetto alle aspettative sui tempi di pagamento. Con lo stanziamento del Governo già effettuato, diamo una risposta certa sia per la prestazione economica sia per le prestazioni previdenziali. Per velocizzare i pagamenti degli ammortizzatori prosegue il nostro impegno di sollecitazione all’Inps per fare arrivare le risorse nel minore tempo possibile. Inoltre, abbiamo risollecitato il sistema bancario affinché non ci siano vuoti rispetto al pagamento dell’anticipazione. E su quest’ultimo aspetto, stiamo tra altro definendo un accordo con Poste Italiane. Qualora ci fossero problemi è possibile contattare gli uffici dell’Agenzia regionale al Lavoro scrivendo all’indirizzo arlinfoderoga@regione.emilia-romagna.it”.

“In questi giorni– aggiunge l’assessore Colla– stiamo registrando una novità: siamo passati da circa 3 mila domande di cassa alla settimana a 400 domande a conferma che il 4 maggio è stata una riapertura vera. Se riusciamo a far ripartire il 18 anche i settori del commercio e dei servizi, facendo planare gli ammortizzatori, la ripresa delle condizioni di lavoro sarà a cascata positiva anche per le condizioni economiche delle famiglie. In Emilia-Romagna i nostri sforzi vanno nella direzione di scongiurare, puntando sul lavoro, di passare da una pandemia sanitaria a una pandemia sociale”.

Le cifre della Cig in deroga in Emilia-Romagna
In Emilia-Romagna sono complessivamente 43.812 le domande di Cig in deroga presentate all’Agenzia per il lavoro dell’Emilia-Romagna da parte di 32.258 datori di lavoro. Delle domande presentate (al netto di quelle annullate successivamente dagli stessi datori di lavoro), 41.763 sono state già valutate (95,4% del totale), mentre la restante quota del 4,6% si riferisce a domande in corso di valutazione. Le richieste autorizzate e trasmesse all’Inps per il pagamento dell’integrazione salariale sono attualmente 37.573, una quota pari all’85,8% di tutte le domande pervenute all’Agenzia regionale per il lavoro. Le domande autorizzate si riferiscono a 30.172 datori di lavoro privati, 31.962 unità produttive, 95.574 lavoratori e 26.767.114 ore di lavoro.
Dei 95.574 lavoratori interessati dalle domande finora autorizzate, la maggioranza è rappresentata da donne (61,8%) e lavoratori italiani (85,4%). A livello di qualifiche professionali, il 48,2% dei lavoratori interessati sono operai e il 43,1% impiegati. La quota restante è composta da apprendisti (7,9%) e da quadri (0,7%).
Appartiene al terziario la quota preponderante di datori di lavoro a cui sono state autorizzate le domande di Cassa in deroga: rappresentano ben il 96,8% delle unità produttive, il 96,4% di lavoratori e il 96,3% di ore autorizzate. La quota restane è distribuita tra l’industria (il 2,0% di lavoratori e il 2,2% di ore), le costruzioni (lo 0,8% di lavoratori e lo 0,9% di ore) e l’agricoltura, silvicoltura e pesca (lo 0,8% di lavoratori e lo 0,6% di ore). Nell’ambito dei servizi, il commercio al dettaglio e all’ingrosso concentra il 30,5% di unità produttive, con il 33,0% di lavoratori e una quota relativamente superiore di ore autorizzate (38,5%). Seguono i servizi di alloggio e di ristorazione (con il 26,8% di unità produttive, a cui corrisponde il 29,3% di lavoratori coinvolti e il 23,1% di ore autorizzate), le attività professionali, scientifiche e tecniche (con il 10,1% di unità produttive, il 7,4% di lavoratori e l’8,4% di ore) e la sanità e assistenza sociale privata(con l’8,5% di unità produttive, il 6,1% sia di lavoratori sia di ore).
A livello provinciale, la città metropolitana di Bologna concentra la quota maggiore di domande di Cassa in deroga, sia considerando tutte quelle presentate sia le sole autorizzate, che corrispondo al 24,4% del totale regionale in termini di unità produttive, al 26,5% in termini di lavoratori coinvolti e al 27,4% in termini di ore di lavoro. Segue la provincia di Modena (attorno al 15% per le tre variabili) e quelle di Reggio Emilia e Rimini (entrambe attorno al 10,0%).
L’87,8% dei datori di lavoro che hanno presentato una domanda ha fino a 5 dipendenti, quota che sale all’88,7% se si considerano quelle autorizzate. La quota restante (11,3%) è rappresentata da datori di lavoro con più di 5 dipendenti per i quali sussiste l’obbligo di accordo sindacale.

Fabio Bergamini: «Ora chi dirà agli azzerati Carife che non arriveranno i loro soldi, almeno non nei tempi promessi?»

Da: Ufficio Stampa Lega

«Sentiamo un grande fermento sul tema della rapidità delle scelte della politica e dell’impegno sul versante “sburocratizzazione”, ma intanto chi dice agli azzerati Carife che non arriveranno i loro soldi nei tempi promessi?». Il consigliere regionale della Lega Fabio Bergamini non fa mistero, nel ritenere inverosimile quello che sta accadendo per i 92mila azzerati che hanno richiesto i risarcimenti, dei quali 13mila ferraresi. Le domande rimarranno fissate al 18 giugno (senza deroghe al 30 settembre), almeno salvo modifiche delle ultime ore. Mentre l’aver visto cassare gli emendamenti specifici dal Decreto Liquidità produrrà come effetto il fatto che Consap non si assumerà il rischio di autorizzare anticipi come prevedeva il “Cura Italia”, soprattutto prima delle verifiche dell’Agenzia delle Entrate. «E’ un balletto indecente, sulla pelle dei risparmiatori danneggiati dal crack Carife – dice Bergamini – e, inspiegabilmente, non si è pensato a loro in un momento difficile come quello attuale, vanificando quanto illusoriamente promesso degli scorsi mesi».

Rinnovo del Consiglio Notarile: Giuseppe Giorgi confermato alla guida dei Notai ferraresi

Da: Consiglio Notarile di Ferrara – Ufficio stampa

Giuseppe Giorgi confermato alla guida dei Notai ferraresi, insieme a tutti gli altri componenti, a seguito del parziale rinnovo del Consiglio Notarile di Ferrara, che risulta dunque composto dal già citato Presidente, rieletto per il terzo mandato, dal Segretario Claudio Bolognesi (in scadenza e riconfermato), dal Tesoriere Alessandro Conforti e dai Consiglieri Alessandro Mistri, Alessandra Artioli, Andrea Zecchi (ugualmente riconfermato) e Samuele Bizzi.

Notaio in Cento, dove esercita la professione da 28 anni, Giuseppe Giorgi ha insegnato presso la Scuola Notarile ‘Rolandino Passaggeri’ di Bologna, e da 12 anni fa parte del Comitato Regionale dei Consigli notarili dell’Emilia-Romagna.

Per il Consiglio Notarile si prospetta il compito di affiancare la comunità in un momento complesso, come sottolinea il Presidente Giorgi: “Siamo consapevoli che, se dal punto di vista sanitario le fasi più virulente dell’epidemia sono probabilmente alle nostre spalle, così non è per quel che riguarda le ricadute economiche della stessa, che si faranno pesantemente sentire. Per questo potremo risollevarci soltanto con lo sforzo di tutti. Nei prossimi mesi i Notai saranno a fianco di istituzioni, imprenditori e cittadini, fornendo tutte le proprie competenze e idee per ripartire nel migliore dei modi.”

Per ulteriori informazioni consultare il sito internet www.consiglionotarileferrara.it e la pagina Facebook Notai dell’Emilia-Romagna.

Noio vulevòn savuàr
Le domande inevase di un cittadino obbediente ma insistente

Il 4 maggio scorso – inaugurazione della fase due delle misure attinenti la pandemia – il signor Lodi, in arte Naomo, Vicesindaco di Ferrara, ha attuato l’iniziativa già annunciata per il Primo Maggio e vietata dal Prefetto. Il divieto aveva profondamente contrariato il proponente. Aveva annunciato – apprendo dalla stampa – di non più partecipare alla riunioni istituzionali sull’ordine pubblico presso la Prefettura. Una tale misura avrebbe avuto conseguenze devastanti per la sicurezza dei cittadini e possiamo pensare sia rientrata, visto che ha fatto quanto si era prefisso, sia pure tre giorni dopo.

E cosa ha fatto? Non ho visto e sentito nulla ma, sempre dalla stampa, apprendo di quattro ore di spettacolo, girando per la città: partenza dalla zona stazione, con un furgone e una coppia di cantanti, soste in altre zone della città, arrivo in piazza Trento Trieste. La conclusione è nella serata a San Martino con vino e salame. Non conosco il repertorio, ma debbo ammettere che il concerto itinerante mi ha sconcertato.

Io cerco “di essere a conoscenza delle misure di contenimento del contagio vigenti alla data odierna ed adottate ai sensi degli artt. 1 e 2 del decreto legge 25 marzo 2020, n.19, concernenti le limitazioni alle possibilità di spostamento delle persone fisiche all’interno di tutto il territorio nazionale” e pure “delle ulteriori limitazioni disposte con provvedimenti del Presidente delle Regione” e anche del mio Comune. Non mi è sempre agevole. Spesso non ne comprendo le ragioni, ma mi adeguo.
Per gli spostamenti
avevo compreso dover essere determinati – modulo di autodichiarazione – da “comprovate esigenze lavorative; assoluta urgenza; situazione di necessità; motivi di salute”. Nei motivi di salute vedo si fanno rientrare attività sportive e motorie e sono pure previsti, non nel modulo – è una fattispecie che ha richiamato molta attenzione – incontri con i “congiunti”.

Rilevo che l’attività del 4 maggio inizia con la rumorosa riunione in luogo pubblico del signor Lodi con due persone, mai indicate come congiunti. Prosegue con spostamenti, che non sembrano motivati da alcuna delle “comprovate esigenze” sopra ricordate, con promozione di ulteriori riunioni pubbliche in diversi luoghi della città e del Comune.

Il giorno successivo, giunto a conoscenza di quanto avvenuto, espongo la mia perplessità a chi ritengo sia in primo luogo chiamato a garantire il rispetto della normativa ricordata e cioè Prefetto e Questore, e Presidente della Regione, informandone pure Sindaco, Direttori Azienda Usl e Azienda Ospedaliera Universitaria di Ferrara, Ministero della Salute. Scrivo “mi è parso giusto richiamare l’attenzione di chi ha responsabilità in materia di salute in ambito locale, al di là di quelle affidate al sindaco, nel quadro di linee nazionalmente fissate. Forse non ce n’era bisogno giacché il sig. Lodi ama documentare e diffondere le sue iniziative”. Mi ricordo delle “sanzioni previste dall’art. 4 del decreto legge 25 marzo 2020, n. 19” ed estendo poi l’informazione alla Procura del Tribunale di Ferrara.

A una settimana di distanza non ho notizia di alcuna reazione. Trovo la cosa comprensibile. Uffici e servizi molto impegnati, soprattutto in questo momento, non hanno tempo per quesiti alla cui risposta non siano strettamente tenuti. Restano però un paio di domande di interesse non solo personale che, credo, debbano avere una risposta. Scrivo perciò alla Segretaria generale del Comune di Ferrara per sapere se vi sia un qualche atto dell’amministrazione che promuova e motivi l’iniziativa, accompagnata da Vigili Urbani, non avendone trovato traccia nell’Albo comunale on line. Sapere se quanto avvenuto sia attribuibile a una amministrazione pubblica, ovvero a semplici cittadini uniti da intento comune, mi sembra cosa rilevante. Scrivo pure al Questore: “Immagino che, nell’attuale fase, siano venuti meno i motivi di sicurezza e incolumità pubblica che hanno portato a vietare la riunione in luogo pubblico il Primo maggio. Vorrei sapere, ad evitare malintesi, a quale ufficio da Lei retto, e con quali modalità, debba rivolgermi nel caso volessi promuovere una riunione, naturalmente pacifica, in luogo pubblico”.

Sento la mancanza di riunioni. In luogo privato e tra pochi, ne facevamo di frequente. Le abbiamo dette al ‘Confino’, forse perché abbiamo cominciato con una lettura del manifesto di Ventotene. Voglio riprenderle. Avevo in programma una serie di presentazioni, in luogo aperto al pubblico preferibilmente in libreria, dei numeri di Azione nonviolenta. Vicende varie ne hanno provocato il differimento. Poi siamo stati veramente confinati in casa. Vedremo come possibile effettuarle. Meno mi pesa l’assenza di adunate, marce e cortei. Salvo particolari circostanze non mi hanno molto appassionato. Però con altri – a un tempo amici e compagni – ho sentito, in passato soprattutto, l’esigenza di manifestare in pubblico il mio pensiero, soprattutto se questo era contrastato e osteggiato dal potere. Penso agli anni del GAN, il Gruppo di Azione Nonviolenta, quando abbiamo cercato di portare nelle piazze il tema dell’obiezione di coscienza e, perciò solo, le nostre manifestazioni erano vietate in evidente spregio della nostra Carta fondamentale. Non avevamo altro mezzo per esercitare un diritto che è di tutti: Costituzione, articolo 21, “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. Ai divieti ignorati seguivano processi, regolarmente vinti. Forse anche di questi incontri pubblici c’è bisogno.

Chiaro l’articolo 21, e chiaro pure l’articolo 17 della Costituzione: “I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o incolumità pubblica”. Il testo approvato dall’Assemblea inizia con Tutti, sostituito con I cittadini in sede di coordinamento. Da ciò, c’è chi ha tratto la conclusione, a mio avviso errata, che la cittadinanza sia requisito necessario per goderne. Comunque l’art. 2 L. 06/03/98, n° 40 ha almeno precisato che lo straniero, con soggiorno regolare, ha gli stessi diritti civili del cittadino italiano. Bello è il diritto alla riunione: un diritto di libertà individuale che, per potersi esplicare, richiede la compresenza di più persone, almeno un’altra. Sono lieto se, con le necessarie cautele, le persone che condividono un interesse possono di nuovo riunirsi in pubblico, in luogo aperto al pubblico, e in privato. Perciò ho scritto al Questore che “pur non essendo dalla Costituzione tenuto, darei comunque preavviso nel caso promuovessi un incontro in luogo privato o aperto al pubblico, assicurando il rispetto delle norme sanitarie in vigore”. E ho chiesto a chi e come fare la comunicazione. E poiché penso che la cosa non interessi solo me, rendo pubbliche le mie considerazioni e le mie richieste.

Insomma: per andare dove dobbiamo andare, dove dobbiamo andare? È una semplice domanda.

Maratona digitale per la Giornata dell’Europa al Carducci

Da: Liceo Carducci

Ritrovare i principi di solidarietà e pace, che hanno ispirato la nascita e la
continuazione, pur non priva di difficoltà, del grande sogno di un’Europa unita, è il
motivo ispiratore della Maratona digitale per la Giornata dell’Europa, in programma al
Liceo Carducci venerdì 15 maggio dalle 10 alle 12.
Sul palcoscenico della piattaforma Meet si alterneranno in collegamento online gli
studenti e i docenti impegnati in prima linea nei Progetti di educazione alla
cittadinanza europea (Mep, Pon Europe for Millennials, EPAS, Euroschola), per
condividere elaborati, pensieri, riflessioni sulle esperienze che hanno arricchito la
scuola di una forte vocazione europeista.
Accanto agli studenti, saranno presenti con contributi offline, quanti hanno loro
offerto approfondimenti e visioni nuove, più ampie, talvolta critiche del Progetto
europeo, personalità provenienti dal mondo universitario come la Prof.ssa Fioravanti
(Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli studi Ferrara); dalle istituzioni
rappresentate dalla Dott.ssa Forni (Ufficio in Italia del Parlamento europeo) e dalla
Dott.ssa Piganti (Ufficio Relazioni Internazionali e Progettazione Europea del
Comune di Ferrara); dal Movimento Federalista Europeo e Giovani Federalisti
Europei (Dott.ssa Zadro, Dr. Lugli, Dr.Magnani, Dr.Pasquini, Dr.Bertocco) e dal
mondo della musica (Prof.Badolato).
Studenti, docenti e relatori, in questi anni, hanno dato vita ad una grande comunità
educante che quest’anno ha permesso, all’Istituto di via Canapa, guidato dalla
Dott.ssa Piva, di ottenere il riconoscimento di Scuola Ambasciatrice del Parlamento
Europeo.

MEDITERRANEO
L’identità e la natura italiana di fronte alla pandemia

Questa pandemia ci ha ricordato la nostra natura ‘mediterranea’, ha richiamato i tratti riconoscibili del nostro popolo che accomunano Nord e Sud, sorvolando sulle distinzioni delle quali solitamente ci fregiamo – spesso luoghi comuni – che nascono a partire dalla latitudine di appartenenza. Abbiamo dimostrato di essere una nazione che, al cospetto di un evento di gravità spropositata, reagisce con emotività, slancio, inventiva, passione, generosità, anche insofferenza, talvolta, al rigore e alla disciplina che si traduce in superficialità, inclinazione alla critica infondata e alla detrazione.
Dalle Alpi all’Italia insulare e meridionale, con concessioni più marcate in alcune zone anziché altre, siamo uniti in una visione d’insieme che crea comunanza e permette di riconoscersi per una volta senza distinzione e pregiudizio, senza rinunciare però all’individualità che ci contraddistingue.

Non siamo la Germania monolitica in cui il senso di ‘Heimat’, la Patria, è intoccabile, ferreo storico punto di riferimento che crea e cementa coesione e compattezza del ‘Volk’, il popolo.
Noi siamo gente ‘di pancia’, che non cede facilmente davanti a ragionamenti, dimostrazioni oggettive, argomentazioni circostanziate e approfondimenti perché emerge in noi quell’istinto guerriero reattivo che ci vuole protagonisti della scena, ciascuno a dire la sua, sostenere una propria tesi, demolire quanto ritenuto scomodo o sconveniente, pontificare e sentenziare, dare sfoggio di competenze anche laddove non ne siamo titolati, intraprendere ciascuno una propria battagli ma anche lanciare bellissime campagne di solidarietà e sostegno ai più vulnerabili, chi decidiamo noi.
Offriamo un’immagine caratteristica che ha colorato e movimentato questo interminabile periodo di sospensione da ciò che sembrava dovesse essere indiscutibile e immutato.
Non siamo compassati, freddi, assertivi, sufficientemente obbedienti, inquadrati, rigorosi, coerenti: siamo vivaci, irruenti, empatici, attivi, ingegnosi, impulsivi, dei creativi spiazzati dal cambiamento di schemi che prevedono un grado di libertà controllata, monitorata, sottoposta a vaglio continuo e viviamo la quotidianità scalpitando impazienti per tornare a riappropriarci dei nostri spazi, delle nostre attività ferme, di nuove forme e opportunità di lavoro.

Vogliamo ricominciare ad esprimere ciò che siamo, partendo dalla nostra identità, per dare fondo a tutti i nostri sforzi, le nostre risorse, i sacrifici, la volontà, le idee, i progetti nuovi che forse potranno ossigenarci e toglierci dall’apnea per allontanarci dallo spettro della recessione più nera.
Discutiamo ininterrottamente sui social – dal momento che altri luoghi di aggregazione ci sono interdetti – dei nostri comportamenti, delle nostre decisioni, delle convinzioni che ci guidano, delle scelte e dei nostri ‘credo’, spesso a paragone con altri popoli, formulando ipotesi sul perché siamo come siamo.

Scriveva Luigi Barzini  nel suo libro  ‘Gli Italiani, vizi e virtù di un popolo’, (1964): “[…] Ho scoperto che tutti, istintivamente, riconosciamo come talune abitudini, taluni tratti di carattere, certe tendenze e certe pratiche siano inequivocabilmente nostre. Le chiamiamo ‘le cose all’italiana’. Queste parole vengono talora pronunciate con fierezza, talora con affetto, con ironia, con compassione, con aria divertita, o con rassegnazione, molto spesso con ira, sdegno, o sarcasmo, ma sempre con un sottofondo di tristezza. […]”. E col suo accenno di sarcastico sorriso,
Paolo Villaggio ci descriveva nel suo esilerante romanzo ‘Fantozzi’, regalandoci una nota di colore e leggerezza:
“Gli Italiani quando sono in due si confidano segreti, tre fanno considerazioni filosofiche, quattro giocano a scopa, cinque a poker, sei parlano di calcio, sette fondano un partito del quale aspirano tutti segretamente alla presidenza, otto formano un coro di montagna.”

Norme e consigli per la mobilità di utenti non vedenti e con disabilità motorie durante l’emergenza coronavirus

Da: Ufficio Stampa

A seguito di un percorso per garantire la massima accessibilità a tutti, condotto da Tper, e in particolare dopo l’incontro, tenutosi ieri, con il Disability Manager del Comune di Bologna, Egidio Sosio, l’Assessore alla Mobilità del Comune di Bologna, Claudio Mazzanti, i rappresentanti della Consulta per l’Handicap del Comune di Bologna e di Unione Italiana Ciechi di Bologna e Ferrara, sono stati messi a punto, adeguando le procedure già vigenti, alcuni protocolli specifici dedicati a favorire l’accesso alla mobilità pubblica delle persone con disabilità anche in questa fase di emergenza Covid-19, nel pieno rispetto delle norme e della tutela di passeggeri e conducenti.

In particolare per i non vedenti è stato previsto che, non essendo consentito l’accesso dalla porta anteriore, il viaggiatore non vedente potrà accedere al mezzo dalla porta di discesa più vicina al posto guida attendendo, in caso di mezzi a due porte, che i passeggeri in discesa siano usciti dal mezzo.

In caso di annuncio vocale esterno di linea e destinazione attivo, il conducente si adopererà quindi per arrestare il mezzo con la porta di accesso prevista il più possibile in corrispondenza dell’utente non vedente.

In caso di annuncio vocale esterno di linea e destinazione non attivo, il conducente arresterà il mezzo con la porta anteriore in corrispondenza dell’utente non vedente, aprirà la porta annunciando la linea, e in caso di richiesta di accesso, avanzerà col bus per alcuni metri al fine di consentirgli la salita dalla porta indicata.

Agli utenti con disabilità visiva sarà riservato il posto ubicato a destra della porta di accesso, contrassegnato con apposita segnaletica al fine di mantenerlo libero. E’ in corso in questi giorni la progressiva affissione della relativa segnaletica su tutti i mezzi.

In caso di annuncio interno di prossima fermata non attivo il conducente, senza abbandonare il posto guida o comunque uscire dall’area preclusa all’accesso dei passeggeri, richiederà all’utente non vedente a quale fermata intende scendere, fornendogli successivamente le opportune indicazioni.

Relativamente ai passeggeri a mobilità ridotta che utilizzano carrozzine o altri ausili resta invece invariata la procedura.

Tutti i mezzi in area urbana sono dotati di pedane d’accesso; il conducente è tenuto a predisporre la pedana per la salita e la discesa dal mezzo, supportando il passeggero, quando richiesto. La pedana è collocata nella porta centrale dell’autobus.

Si raccomanda infine, in ogni caso, di segnalare in tutti i casi in cui ciò sia possibile le speciali esigenze contattando il call center Tper (051290290) con almeno 72 ore di anticipo in modo da prenotare un posto ed avere la certezza di non trovarlo occupato anche nelle linee urbane.

Nell’ambito del servizio extraurbano questa procedura è particolarmente consigliata perché non tutti i mezzi extraurbani sono dotati di pedana, in ragione delle particolarità di quel tipo di servizio soprattutto in alcune zone.

In ogni caso il call center Tper è a disposizione per ogni chiarimento ed esigenza che sarà affrontata e risolta puntualmente.

Come previsto in questo periodo emergenziale, vale l’obbligo, per tutti i passeggeri, di indossare una mascherina a protezione del naso e della bocca per tutta la durata del viaggio.

PAROLE A CAPO
Alberto Ronchi: “Resta” e altre poesie

Rubrica a cura di Gian Paolo Benini e Pier Luigi Guerrini

FerraraItalia non scopre ora la poesia. In questi anni ha pubblicato centinaia di poesie e parecchie decine di autori, noti e sconosciuti, editi ed inediti, di diversa ambizione, motivazione, ispirazione. Con questa nuova rubrica settimanale, la poesia acquista sul giornale un posto ancora più importante, un ‘luogo dedicato’, anche se continuerà a infilarsi in ogni angolo, nella cronaca come nei commenti, fedele alla sua vocazione anarchica e indipendente. Dunque, da oggi, ancora più poesia, del resto le PAROLE A CAPO hanno avuto da sempre, o almeno da qualche migliaia d’anni, un posto speciale nella storia dell’uomo. E in modo particolare nella storia patria, perché se è lecito nutrire qualche dubbio sul detto che vorrebbe l’Italia “un Paese di Eroi, di Santi e Naviganti”, è invece documentato che siamo un Paese di Poeti. E più di poeti in erba che di lettori di poesia. Sul perché e il per come di questa vocazione italica il dibattito è apertissimo. In tutti i casi Ferraraitalia non ha paura a schierarsi senza se e senza ma dalla parte della poesia. Spazio dunque a Parole a capo e un grande grazie ai poeti curatori. (Effe Emme)

PER COMINCIARE
L’idea della rubrica di poesie e di poeti nasce dal grande interesse dimostrato dai lettori di questo quotidiano per questa forma espressiva. Ecco allora che la poesia si guadagna sul campo un suo spazio fisso tra le pagine del giornale. La rubrica diverrà un contenitore per poesie edite e inedite, italiane o appartenenti ad altre letterature. La selezione avverrà attraverso il lavoro di lettura critica di due curatori, poeti essi stessi e che come gli altri, esporranno i propri testi al giudizio dei lettori.
Un’attenzione particolare verrà dedicata agli autori di Ferrara e dintorni, anche se non esclusiva o campanilistica: essendo la poesia universale per nascita e ‘costituzione fisica’, non sopporta steccati e sovranismi di sorta.Troverete e leggerete, l’uno accanto all’altro, poeti notissimi e altri che non si sono ancora affermati. L’importante è che i testi ‘accendano una luce’, trasmettano suoni, emozioni, significati. Edward Estlin Cummings, riconosciuto dalla critica una delle grandi voci del Novecento, poeta caro ad entrambi, diceva: “Sento che una poesia ha un “significato” diverso per ogni individuo; ma quale di questi “significati” può essere chiamato quello “vero”, non so. Posso dirvi solo ciò che una data poesia significa per me”. Buona lettura dunque, e arrivederci ogni giovedì.
(I Curatori di Parole a capo)

resta
resta
ho aperto le finestre
dopo la pioggia
l’aria è pulita
ogni bugia
si è disposta sul filo
come quando ridevi
a tutte le mie parole
piccole lentiggini
sembrano bagnate
fazzoletto rosso scuro
collane di verità
puoi indossarle
se vuoi
e allora
resta
dai

raccontami le storie
raccontami le storie
delle tue corse tra le sterpaglie
l’immensa malinconia
delle notti
perse
tra parole disorientate
il fischio del treno
un riflesso di luce
la luna

strattonato
strattonato
per tutta la casa
indietreggiare
tra parole precise
basta
sei sempre qui
tromba di don cherry
porta
si apre e si chiude
auto sulla strada
rimproveri
estraneità
luci spente
silenzio
bussare dolcemente
per favore
vattene
disperazione
non dire una parola
stringere fianchi
testa sulla spalla
lasciarsi
dopo poco
intimiditi dalle giornate
passate
senza lacrime
normale
non vedersi più
sopravvissuti
in mezzo a centinaia
di bottiglie
bevute
non certo per
dimenticare

Alberto Ronchi, classe 1961 è laureato in filosofia. Ha svolto diversi mestieri: operaio, operatore culturale, amministratore pubblico. Attualmente è un insegnante (precario). Ha pubblicato due piccoli libri di poesia, entrambi nella collana fotocopie, editi da Modo Infoshop di Bologna. Le poesie sono tratte da: Anni meravigliosi, ottobre 2019.