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Giorno: 17 Maggio 2020

Faisa-Cisal: Trenitalia Tper Scarl Misure anti Covid-19 a bordo dei treni regionali dell’Emilia Romagna – Anche le giustificazioni, non smontano la realtà

Da: Segretario Regionale della Faisa-Cisal Emilia Romagna, Maurizio Buzzoni

Nel prendere atto delle risposte a mezzo stampa di Trenitalia Tper Scarl e dell’Assessore Regionale Andrea Corsini in merito a quanto da noi denunciato il 14 maggio 2020 constatiamo che la stessa Trenitalia Tper Scarl nella sua risposta ammette che ancora ad oggi si stanno realizzando le opere di adeguamento alle norme pertanto con un ritardo sull’allestimento dei convogli ferroviari. Risulta dunque evidente che il materiale rotabile utilizzato sulle direttrici regionali dell’ex ramo Tper, deve ancora attendere.
Non bisogna però dimenticare che le norme di sicurezza per l’utilizzo del Trasporto Pubblico Ferroviario vanno applicate anche indipendentemente dai dati dell’affluenza. Da domani 18 maggio ci saranno sicuramente più utenti da trasportare quindi, se dovessero esserci convogli sprovvisti di allestimenti per il distanziamento sociale e sulle norme di comportamento per l’utenza, evidentemente, ancora per un po’ di tempo, viaggiatori e personale dovranno affidarsi solo al buon senso ed alla loro collaborazione ma, in mancanza di adeguate misure, la probabilità di contagio non si riduce.
Quindi , di fatto, non è arrivata nessuna smentita alla nostra denuncia.
All’Assessore Regionale Andrea Corsini diciamo, con estrema chiarezza, che chiedere il rispetto delle norme per la sicurezza sui convogli ferroviari è per noi un dovere e che non accettiamo, per questo, essere accusati di volere fermare la ripartenza. Il settore non si è mai fermato anche grazie alla collaborazione di tutti, delle parti sociali, noi compresi, ma soprattutto per la professionalità e della collaborazione degli addetti del settore che meritano il giusto riconoscimento e le dovute tutele.
Noi abbiamo fatto solo il nostro dovere, segnalando il pericolo alla Prefettura, organo preposto al controllo del rispetto delle norme anti-contagio emanate dal Governo, non siamo alla ricerca di colpe o dolo.
La Faisa-Cisal a differenza di altri non ha bisogno di avvocati difensori, a noi sta a cuore la tutela del lavoro e della sicurezza che non può essere argomento esclusivo solo per alcuni.
Convinti del nostro ruolo e del lavoro svolto, ci auguriamo che tutto serva a migliorare la sicurezza di tutti.

Tutte le attività che ripartono in Emilia-Romagna, sulla base di protocolli per la sicurezza condivisi

Da: Organizzatori

Protocolli già tutti approvati per le ripartenze dal 18 maggio. Andranno invece adottati per quelle previste dal 25 maggio e dall’8 giugno. Da domani cessano tutte le limitazioni alla circolazione dentro il territorio regionale, consentiti gli spostamenti delle persone fisiche anche oltre i confini regionali tra territori comunali o provinciali limitrofi, per la visita ai congiunti, previa comunicazione dei sindaci al Prefetto. Sempre da domani riaprono i musei e i luoghi della cultura. E si potrà nuovamente accedere alle spiagge libere e agli arenili

Le riaperture previste da domani, lunedì 18 maggio, sulla base dei protocolli già condivisi con associazioni di categoria, operatori, imprese, sindacati, enti locali e validati dalla sanità regionale: negozi, mercati, bar, ristoranti, parrucchieri, centri estetici, tatuatori, alberghi, strutture ricettive all’aria aperta, solo per citarne alcune. E nel rispetto delle linee guida nazionali, apriranno anche musei, biblioteche, archivi, complessi archeologici e monumentali.

Altre da lunedì 25 maggio: gli stabilimenti balneari, anche in questo caso secondo le regole fissate nel protocollo regionale già approvato. Poi palestre, piscine, centri sportivi (anche per allenamenti di squadra); attività corsistiche (dalle lingue straniere alla musica); centri sociali e circoli ricreativi; parchi tematici, di divertimento e luna park: per tutte queste attività, però, servirà prima l’adozione di uno specifico protocollo regionale per ognuna, nel rispetto dei principi contenuti nelle linee guida nazionali definite d’intesa fra Governo e Regioni. Oltre a rispettate le norme di distanziamento sociale, senza alcun assembramento.

Infine, dall’8 giugno, sempre previa adozione di uno specifico protocollo regionale, potranno ripartire i centri estivi e per i minori di età superiore a tre anni.
E’ quanto prevede la nuova ordinanza firmata dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini, valida dal 18 maggio in tutta l’Emilia-Romagna.

Le misure adottate partono dall’attuale situazione epidemiologica del contagio da Coronavirus nel territorio emiliano-romagnolo, tale da consentire la riapertura e l’autorizzazione di diverse attività ma sempre nel rispetto del principio del distanziamento sociale. Così come bisognerà seguire le regole di prevenzione, igiene e protezione, a partire dall’uso della mascherina, il cui obbligo viene confermato dall’ordinanza nei locali aperti al pubblico e nei luoghi all’aperto dove non sia possibile mantenere la distanza di un metro.

Rispetto agli spostamenti, da domani cessano di avere effetto tutte le misure limitative della circolazione all’interno del territorio regionale.

Inoltre, è ammesso lo spostamento anche al di fuori della Regione Emilia-Romagna, non oltre la provincia o il comune confinante, da parte di residenti in province o comuni collocati a confine tra Emilia-Romagna e altre regioni, previa però comunicazione congiunta ai Prefetti competenti da parte dei presidenti delle Regioni, dei presidenti delle Province o dei sindaci dei Comuni tra loro confinanti. Saranno queste stesse comunicazioni a circostanziare tali possibilità.

Così come, sempre da domani, sarà consentito l’accesso alle spiagge libere e agli arenili.

I servizi di trasporto pubblico dovranno rimodulare l’offerta in considerazione della riapertura delle attività produttive, rispettando le prescrizioni previste la prevenzione e il contrasto alla diffusione del contagio.

Quanto previsto dall’ordinanza regionale si aggiunge alle misure valide nell’intero territorio nazionale contenute nel Decreto Legge e nel Decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri approvati fra ieri e oggi dal Governo. A partire dalla possibilità di muoversi liberamente all’interno dei confini regionali senza più alcuna autocertificazione, necessaria invece per gli spostamenti fra una regione e l’altra, consentiti, così come prima, solo e unicamente per motivi di salute, lavoro, necessità e urgenza. Resta inoltre il divieto di uscire dalla quarantena, così come di spostarsi se positivi al Coronavirus.

E fra le misure nazionali rientra anche la possibile riapertura delle Autoscuole a partire dal 20 maggio.

Coronavirus, l’aggiornamento: 27.232 i positivi in Emilia-Romagna dall’inizio della crisi, 50 in più rispetto a ieri

Da: Organizzatori

I malati effettivi scendono a 5.656. Effettuati 2.832 tamponi, che raggiungono così complessivamente quota 261.106. I casi lievi in isolamento a domicilio sono 4.824 (-176), in diminuzione i ricoverati nei reparti Covid (-19) e nelle terapie intensive (-1). Tredici nuovi decessi

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 27.232 casi di positività, 50 in più rispetto a ieri. 2.832 i tamponi effettuati, che raggiungono così complessivamente quota 261.106. Le nuove guarigioni oggi sono 233 (17.603 in totale), mentre continuano a calare i casi attivi, e cioè il numero di malati effettivi che a oggi sono scesi a 5.656 (-196). Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

Le persone in isolamento a casa, cioè quelle con sintomi lievi, che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 4824, – 176 rispetto a ieri. I pazienti in terapia intensiva sono 111 (-1). Diminuiscono anche quelli ricoverati negli altri reparti Covid (-19).

Le persone complessivamente guarite salgono quindi a 17.603 (+233): 1.771 “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione, e 15.832 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.

Purtroppo, si registrano 13 nuovi decessi: 6 uomini e 7 donne. Complessivamente, in Emilia-Romagna sono arrivati a 3.973. I nuovi decessi riguardano 1 residente nella provincia di Reggio Emilia, 2 in quella di Modena, 5 in quella di Bologna (nessuno nell’imolese), 3 in quella di Ferrara,1 in quella di Ravenna, 1 in quella di Forlì-Cesena (1 nuovo decesso in territorio forlivese). Nessun decesso di residenti a Piacenza, Parma, Rimini, né di pazienti da fuori regione.

Questi i casi di positività sul territorio, che invece si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 4.422 a Piacenza (5 in più rispetto a ieri), 3.379 a Parma (nessuno in più), 4.891 a Reggio Emilia (3 in più), 3.871 a Modena (14 in più), 4.489 a Bologna (11 in più); 391 le positività registrate a Imola (1 in più), 980 a Ferrara (nessun caso in più). In Romagna i casi di positività hanno raggiunto quota 4.809 (16 in più), di cui 1.012 a Ravenna (5 in più), 937 a Forlì (1 in più), 763 a Cesena (5 in più), 2.097 a Rimini (5 in più)

17 MAGGIO: NON BASTA “LA LIBERTA’ DI ESSERE”
servono impegni concreti contro l’omolesbobitransfobia

di Ilaria Baraldi e Simone Buriani

ll 17 maggio, Giornata Internazionale della Lotta contro l’Omolesbobitransfobia,  è la data che convenzionalmente si è scelta per ricordare, a tutti e ovunque, che esistono e resistono ancora oggi discriminazioni nei confronti delle persone gay, lesbiche, trans, bisessuali e che vanno combattute, in ogni loro forma.
La data fa riferimento al 17 maggio 1990, quando l’Organizzazione Mondiale della sanità rimosse l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali e la prima giornata internazionale di lotta risale al 2004.
Le date sono simboliche e servono a ricordare una lotta e un impegno che devono trovare forza e costanza nella quotidianità.
Dobbiamo parlarne anche oggi, quindi, e tutte le volte che assistiamo ad una forma di discriminazione nei confronti delle persone lgbtiq.
Come ogni ingiustizia, le discriminazioni sono tali non solo quando sono eclatanti ed immediatamente riconoscibili. Esse, facendo leva sull’ignoranza, si annidano anche nei messaggi equivoci, o equivocabili. Si nascondono anche sotto i messaggi di così ampio respiro che potrebbero essere rivolti a qualsiasi situazione, ammantanti da quel finto perbenismo pruriginoso che vorrebbe dire senza dire, fingendo di essere al fianco ma guardandosi bene dall’essere così chiari e netti da non lasciare adito a nessun dubbio.
Scrivere “Ferrara promuove la libertà di essere” (messaggio che l’attuale amministrazione ha scelto per celebrare il 17 maggio) è in sé un messaggio negativo? Naturalmente no.
È al contempo un messaggio chiaro e univoco di condanna dell’omolesbobitransfobia? Assolutamente no.
Il messaggio è talmente generico e lapalissiano che potrebbe andare bene per qualsiasi occasione. Non condanna nuessun atteggiamento, nessuna fobia, nessuna discriminazione. Non prende posizione, come vorrebbe far credere. Dice: devo per forza dire qualcosa, ma questo è il massimo che posso dire. Ci ricorda che siamo liberi di essere. Ok, grazie, ma l’obiettivo del 17 maggio è promuovere la consapevolezza e individuare le azioni positive di prevenzione e contrasto al fenomeno dell’omofobia, lesbofobia, bifobia, transfobia.
Scriviamoli e ripetiamoli bene tutti, questi termini, perché le persone purtroppo non sono ancora tutte libere di essere e il compito di una amministrazione non è solo quello di promuovere la libertà, garantita in primis dalla Costituzione, ma di diffondere una cultura aperta e inclusiva e di lavorare costantemente, nella società e nelle sue diramazioni, a partire dalla scuola, per rimuovere gli ostacoli che si frappongono alla realizzazione di quella libertà.
Non basta promuovere la libertà per dichiararsi a posto con la propria coscienza e il proprio ruolo.
L’Unione Europea ha istituito ufficialmente la giornata del 17 maggio, a seguito di alcune dichiarazioni delle autorità polacche contro la comunità LGBTIQ.
Il testo della risoluzione recita, all’art. 10: “il Parlamento Europeo condanna i commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi nei confronti degli omosessuali, in quanto alimentano l’odio e la violenza, anche si ritirati in un secondo tempo, e chiede alle gerarchie delle rispettive organizzazioni di condannarli”.
Ricordando ciò che è stato scritto e detto sulla comunità lgbtiq, ad esempio, dall’attuale vicesindaco in tempi non sospetti, si può quindi ben comprendere lo sforzo di questa Giunta nel provare a dire qualcosa senza dire niente.
Ma questa volta gli esperti di comunicazione non sono riusciti nel solito esercizio di maquillage. Se non usi le parole giuste per condannare un atteggiamento fobico, vuol dire semplicemente che non lo vuoi fare.

Ilaria Baraldi
Consigliera comunale Partito Democratico, vicepresidente commissione Pari Opportunità
Simone Buriani
Membro del direttivo del circolo PD A. Lambertini

DIARIO IN PUBBLICO: IL TEMPO DEL CRICETO
Ovvero la condizione delle “inascoltate”

Non è un caso che l’animale di riferimento, il criceto, abbia trovato buona pubblicità nel pianeta delle donne. Leggo nell’Espresso del 10 maggio titolato Ripartenza (sostantivo al femminile), tutto dedicato alle donne e al loro ruolo così vilipeso, dimenticato e infine maltrattato, storie di ordinaria ingiustizia. Nel primo articolo si parla di Lorenza Neve due lauree e un figlio piccolo, oltre a un compagno in cassa integrazione.
Nativa di Bergamo e domiciliata a Rho milanese per tutto il periodo del lockdown il figlio piccolo non è uscito di casa e Lorenza, madre, impiegata, ha continuato a lavorare in orario d’ufficio (10-18). E ecco il punto che m’interessa: “Vorresti rendere come prima. Ma non ce la fai, sembri un criceto che rincorre il tempo e a ogni giro di ruota ti senti sempre meno all’altezza di quella che eri”.
E’ necessario  dunque che alle donne sia riconosciuta purtroppo una specifica condizione di ingiustizia. A loro che, come il criceto, rincorrono il tempo. E’ immorale (per usare una categoria poco frequentata dagli italioti) che alle donne siano sempre deferite le soluzioni più estreme e ingiuste, come quelle di essere madri e lavoratrici. Con meno diritti. Con meno aspettative. Come scrive la giornalista Mannocchi autrice dell’articolo: “Si vede chiaramente che a pagare il conto – salato – sul lavoro saranno le donne. Le inascoltate. Le non parlanti”. Ed è per questo che la mia condizione di criceto sta avendo un nuovo significato. Assumiamo la sua immagine come quella che dovrà – o meglio dovrebbe – mettere in risalto e in primo piano il loro ingiusto condizionamento.

Ancor più clamorosamente insidiosi i commenti fatti sulla liberazione di Silvia Romano che hanno raggiunto l’apice del disprezzo e del furore mediatico, proprio a causa delle scelte di quella donna. Tra i commenti più pesanti quelli del deputato Vittorio Sgarbi che, qualificando come terrorista la giovane Silvia, rischia di vedere soggetto ad indagine il suo post. Ecco il resoconto di La Repubblica nella cronaca di Milano del 12 maggio:
Serena nonostante le minacce. Silvia Romano è stata sentita come persona offesa per circa un’ora e mezza dal pm di Milano Alberto Nobili, responsabile dell’antiterrorismo, nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla procura sull’odio social che ha travolto la ragazza dopo la sua liberazione. Nobili coordina l’indagine che è stata affidata al Ros, e che al momento vede la raccolta e l’analisi di tutti i messaggi minatori: ci sarebbero i commenti sui social, lettere/volantini, e anche un post di Vittorio Sgarbi che ha scritto di Silvia “va arrestata per concorso esterno in associazione terroristica”. Del post, tra l’altro, ha parlato, da quanto si è saputo, la stessa 24enne nell’audizione di oggi pomeriggio.”

Di grande qualità l’intervento di una scrittrice che ben conosco anche perché il padre è stato mio collega all’Università di Firenze, ma soprattutto perché Dacia Maraini ha frequentato la famiglia fiorentina in cui ho vissuto per 25 anni. Così nell’HuffPost del 12 maggio: “Una cosa non riescono a perdonarle: che Silvia Romano non odi i suoi carcerieri. È un fatto che li scandalizza, li manda su tutte le furie. Perché loro odiano tutto, forse pure se stessi. Così si precipitano all’attacco, anche vile. La insultano e la dileggiano. Non riescono a sopportare che sia arrivata in Italia sorridendo, sotto un vestito che corrisponde al nuovo nome che si è data, Aisha, senza pronunciare nemmeno una parola di rancore verso chi le ha fatto così male. Avrebbe avuto il diritto di farlo. L’avremmo compresa. Nessuno, però, glielo può imporre come un dovere civile”. E conclude: “È un errore enorme trasformare Silvia Romano in un mostro, guardando al suo corpo come se si trattasse del terreno sul quale combattere lo scontro di civiltà”. A questa conclusione il criceto che è in me comincia a girare vorticosamente la ruota e applaude alle parole della scrittrice più tradotta nel mondo; una che al tempo della seconda guerra mondiale fu sequestrata dai giapponesi e passò mesi in un campo d’internamento uscendone senza odiare i ‘vincitori’ di un tempo.

La più grave provocazione è avvenuta in Parlamento dove – riferisce Il fatto quotidiano – il parlamentare del Carroccio Pagano ha attaccato il governo perché al funerale di un poliziotto morto per il coronavirus non era presente nessun rappresentante dell’esecutivo, mentre, ha aggiunto, “quando è tornata una neo-terrorista, perché questo è El Shabaab, sono andati ad accoglierla”. La presidente di turno Carfagna lo richiama. I Dem insorgono al grido : “Razzisti e sessisti, chiedete scusa”. Il M5s: “Parole vergognose”. Ma ormai l’odio è scatenato e, proprio come criceto, provo vergogna in quanto sembra che gli insulti più tremendi arrivino dalle donne. Umberto Eco che ho conosciuto assai bene ha espresso anni fa un giudizio che riassume, come tanti hanno ricordato, il vero cancro mentale  incluso nel problema: “Ci vuole sempre qualcuno da odiare per sentirsi giustificati nella propria miseria”. Dove miseria è sì pochezza morale e mentale, ma anche infelicità.

Bonaccini benedice il mes, Rancan (Lega E-R): “Governatore sopraffatto dalla propaganda: rischiamo di essere ancora più schiavi dell’Europa”

Da: Ufficio Stampa Lega Emilia-Romagna

“Il governatore Stefano Bonaccini non ce la può fare, sopraffatto com’è dalla politica degli annunci fini a se stessi e dalla propaganda: come può, infatti, benedire il Mes? I 36 miliardi di euro del Meccanismo europeo di stabilità non sono gratis, sono un debito che ci lega mani e piedi alle condizioni poste da altri. Chiediamoci, perché altri Stati messi peggio di noi lo rifiutano?”. Così il capogruppo regionale della Lega E-R, Matteo Rancan, sull’apertura al Mes del governatore Bonaccini, che aggiunge: “Anche tutto il dibattito sulle condizionalità del Mes lascia il tempo che trova: per cambiare veramente tale strumento occorrerebbe modificare i Trattati europei, altrimenti rischiamo di diventare ancora più schiavi dell’Europa”.

“E’ bene che Bonaccini torni coi piedi per terra, sia più umile e pensi piuttosto a governare bene la sua Regione, uscita dalla Fase 1 dell’emergenza Covid col doppio dei morti rispetto al Veneto, che, tra l’altro, ha molti più abitanti dell’Emilia-Romagna”, conclude Rancan.

LO CUNTO DE LI CUNTI
Il Discorso di Diotima sull’Eros

Rubrica a cura di Fabio Mangolini e Francesco Monini

“La bellezza salverà il mondo”: non passa giorno senza che l’ambigua profezia del principe Myskin di Dostoevskij non venga citata, fraintesa, proclamata, utilizzata per sostenere questa o quella tesi estetica o politica. Cosa sia, di che materiale sia fatta la bellezza, è naturalmente discorso aperto e tuttora conteso. Rileggere il Simposio di Platone, e ascoltare di nuovo “il Discorso di Diotima di Mantinea sull’Eros”, ci permette di andare alle origini di quella cultura occidentale di cui tutti siamo figli e nipoti. La lettura è affidata a una delle figure di spicco del Teatro Sociale italiano. Michalis Traitsis, di Salonicco ma in Italia da alcuni decenni, è pedagogo, drammaturgo, regista, fondatore di Balamos Teatro e animatore del Centro Teatro Universitario (CTU) di Ferrara.
(I Curatori)

Platone, Il Discorso di Diotima sull’Eros (IV Secolo a.c.) – letto da Michalis Tratsis

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Discorso di Diotima di Mantinea sull’Eros

Parlerò dunque, non mancherò certo di buona volontà. Chi procede rettamente verso l’Eros, bisogna che cominci, sin da giovane, a dirigersi verso i corpi belli, e che anzitutto, se chi gli fa da guida è una buona guida, egli ami un corpo solo, e in esso generi discorsi belli, e che in seguito, egli comprenda che la bellezza presente in un corpo qualsiasi è sorella della bellezza presente in un altro corpo, e che, se occorre inseguire ciò che è bello nella figura, sarebbe una grande follia non ritenere una sola e identica la bellezza presente in tutti i corpi. E considerando ciò, egli deve diventare amante di tutti i corpi belli, ed allentare invece quell’amore eccessivo per un corpo solo. La bellezza che sta nelle anime egli dovrà tenerla in maggior pregio di quella che sta nel corpo: di conseguenza, quand’anche uno, leggiadro nell’anima, abbia un misero fiore di giovinezza, egli si contenderà e lo amerà e si interesserà di lui, e partorirà e ricercherà discorsi tali, che rendano migliori i giovani, al fine di venir costretto poi a contemplare ciò che nelle maniere di vita e nelle leggi è bello.

E bisogna guidarlo verso le conoscenze, e affinché, con lo sguardo diretto alla sfera del bello, e senza più mostrare affezione, come uno schiavo, per la bellezza presente in un solo oggetto, quella di un fanciullo o di un certo uomo o di una sola maniera di vivere, cessi dalla bassezza e dalla meschinità del servire, e piuttosto, rivolto verso l’ampio mare del bello e contemplandolo, partorisca molti discorsi, belli e magnifici, e pensieri, in un amore per la sapienza, sinché, essendosi rafforzato ed avendo accresciuto il suo potere, percepirà ad un certo momento una conoscenza, una sola, tale da riferirsi al bello.

Chi invero sia stato condotto per mano sino a questo punto delle dottrine d’amore, contemplando gli oggetti belli secondo un ordine e nel modo giusto, costui ormai, giunto alla fine della disciplina amorosa, scorgerà in un istante un qualcosa di bello, ammirabile nella sua natura.

Un qualcosa anzitutto, che sempre è, e non nasce né perisce, non si accresce né vien meno, e in seguito, che non è in parte bello e in parte brutto, né a volte bello e a volte no, né bello rispetto e una cosa e brutto rispetto a un’altra, né bello in un certo luogo e brutto in un altro, in quanto sia bello per alcuni e brutto per altri. E il bello neppure si renderà visibile a lui come un volto, o dalle mani, o qualcos’altro di ciò cui partecipa il corpo, né apparirà come un discorso o una conoscenza, e neanche come esistente in qualche luogo, in un oggetto differente, ad esempio in un essere vivente oppure sulla terra o nel cielo o in qualcos’altro: si manifesterà, piuttosto, esso stesso, per se stesso, con se stesso, semplice ed eterno.

Proprio in questo consiste la via giusta per procedere verso la disciplina amorosa, o esservi condotto da un altro: cominciando dalle cose belle di questo mondo, innalzarsi sempre mediante l’aiuto, per cosi dire, di scalini, da uno solo a due, e da due a tutti i corpi belli, e dai corpi belli alle maniere belle di vita, e dalle maniere belle di vita agli apprendimenti belli, e dagli apprendimenti belli innalzarsi e finire in quel apprendimento, che non di altro è apprendimento se non di quel bello in se stesso.

Che pensare allora, se a qualcuno riuscisse di vedere il bello in se stesso, puro, senza macchia, non mescolato, e costui fosse in grado di scorgerlo, non già aggravato da carni umane e da colori e da molte altre follie mortali, ma in se stesso, il bello divino, nella sua semplicità?Credi forse che risulterebbe di poco conto la vita di un uomo, che guardasse a quel mondo, e contemplasse quell’oggetto mediante ciò che occorre, e vivesse congiunto con esso?
Non consideri piuttosto, che là, in quel solo luogo, a costui, il quale vede il bello con ciò mediante cui è visibile, accadrà di partorire, non già fantasmi di eccellenza, bensì l’eccellenza vera?
E che inoltre a chi partorisce e si alleva l’eccellenza vera, spetta diventare caro agli Dèi?

Quanto a me, affermo che ogni uomo deve onorare Eros, e io stesso onoro la disciplina d’amore e in essa specialmente mi esercito, e agli altri la raccomando, e ora e sempre faccio l’elogio della potenza e della virilità di Eros.
Questo discorso allora, ritenetelo detto se volete come un elogio dedicato ad Eros.

Platone, ll Discorso di Diotima di Mantinea sull’Eros, tratto da: Il Simposio, IV Secolo a.c.

Vuoi scaricare il testo? Clicca qui:  file: Platone – Il Discorso di Diotima sull’Eros

Guarda le altre videoletture del Cunto de li Cunti [Qui] 

Cover: elaborazione grafica di Carlo Tassi

PER CERTI VERSI
A una donna

Ogni domenica Ferraraitalia ospita ‘Per certi versi’, angolo di poesia che presenta le liriche del professor Roberto Dall’Olio, all’interno della sezione ‘Sestante: letture e narrazioni per orientarsi’

A UNA DONNA

Se tu fossi una città
saresti Medicina
Perché hai sofferto e soffri
Le tante crepe del tempo andato
e di oggi che getta
le sue nere nuvole
sul tempo a venire
Saresti Medicina
Perché ci sono tornato come si torna sempre
a ciò che si ama
E mi è parso
di cambiare vita
Dopo mesi secoli
di solitudine
Mi è parso di vedere
il verde più verde
Il rosso dei portici
più rosso
Il giallo come una trafila
di luna
Un brulichio d’oro
Come nei tuoi occhi
I petali del cielo
Che volavano sospesi
Erano mesi
Si anni
Che non cambiavo vita
Sotto le tue ali
E la luna grande
Grande Diva
Rossa di emozione
Il mio viso a rivederti
Più che mai viva
Che guarita