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Giorno: 4 Luglio 2020

TERZO TEMPO
Prima del Fischio d’Inizio: Sampdoria-SPAL

Il pareggio interno contro il Milan, anche per il modo in cui è arrivato, sembra quasi una condanna definitiva per la SPAL: ora per evitare la retrocessione non si può più sbagliare.

Il prossimo avversario degli estensi sarà la Sampdoria di Claudio Ranieri reduce da una vittoria fondamentale contro il Lecce, diretta concorrente nella lotta per non retrocedere sia per i blucerchiati che per i biancoazzurri. Francesco Vicari contro il Milan segna il suo 3 autogoal stagionale, record stagionale che pesa sulla stagione del difensore spallino e della squadra stessa; ora contro i genovesi bisogna centrare i 3 punti per tenere vive le speranze di salvezza.

Nella stagione 2017/18, quella del ritorno della SPAL nel massimo campionato, i biancoazzurri si salvarono all’ultima giornata proprio grazie ad una vittoria casalinga contro la Sampdoria: finì 3 a 1 con doppietta di Antenucci e goal di Grassi per i ferraresi e Kownacki segno la rete della bandiera per i blucerchiati. Questo precedente fa ben sperare in casa SPAL, nonostante l’infermeria piena di titolari.
Un altro dato singolare è quello dei precedenti in serie A: su 34 scontri le statistiche sono equamente divise in 11 vittorie a testa e 12 pareggi.
Tra i giocatori sono 5 gli ex di turno: Bonazzoli per la Samp, Sala, Zukanovic, Salamon e Petagna per la SPAL.

In uno stadio Ferraris vuoto a causa della pandemia, conta solo vincere per raggiungere una salvezza che avrebbe del miracoloso.

Coronavirus, l’aggiornamento: 51 nuovi positivi, di cui 40 asintomatici individuati attraverso il contact tracing e gli screening regionali

Da: Regione Emilia Romagna

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 28.613 casi di positività, 51 in più rispetto a ieri, di cui 40 persone asintomatiche individuate nell’ambito del contact tracing e dell’attività di screening regionale.

Tra queste, i 17 casi del Ravennate, fra cui 13 persone rientrate dal Bangladesh che si trovavano già in isolamento fiduciario e sorveglianza da parte del Dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl territoriale, come previsto dalla normativa, e successivamente sottoposti a screening con tampone rino-faringeo. Anche i 15 casi in provincia di Bologna sono dovuti ai focolai precedentemente individuati. Così come gli 11 sintomatici (5 a Bologna, 4 a Parma e 2 a Modena) sono per la maggior parte riconducibili a casi già noti.

Nelle ultime ventiquattrore non si è verificato nessun decesso. Il numero totale resta dunque quello di 4.267.

I nuovi tamponi effettuati sono 5.513, che raggiungono così complessivamente quota 514.204, a cui si aggiungono altri 1.417 test sierologici.

Le nuove guarigioni sono 25 per un totale di 23.309, l’81,4% dei contagiati da inizio crisi. I casi attivi, cioè il numero di malati effettivi, a oggi sono 1.037 (26 in più rispetto a ieri).

Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

Le persone in isolamento a casa, cioè quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 941, 26 in più rispetto a ieri, 90,7% di quelle malate. I pazienti in terapia intensivascendono a 8 (-1), quelli ricoverati negli altri reparti Covid sono 88 (+1).

Le persone complessivamente guarite salgono quindi a 23.309 (+25): 230 “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione, e 23.079 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.

Questi i nuovi casi di positività sul territorio, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 4.551 a Piacenza (+3), 3.669 a Parma (+8), 5.004 a Reggio Emilia (+1), 3.959 a Modena (+2), 4.959 a Bologna (+15); 404 a Imola (invariato), 1.029 a Ferrara (invariato); 1.071 a Ravenna (+17), 962 a Forlì (+1), 806 a Cesena (+3) e 2.199 a Rimini (+1).

LO CUNTO DE LI CUNTI
La Taverna di Dio

Rubrica a cura di Fabio Mangolini e Francesco Monini

“Siamo in missione da parte di Dio”: chi non ricorda la mitica frase passe-partout che il mitico John Belushi pronunciava nel mitico The Blues Brother? Da allora di acqua ne è passata davvero tanta. il film è del 1980, e il ‘fratello’ John Belushi se n’è andato dopo un paio d’anni, ma – come miracolosamente accade a quei rari manu-fatti che si tramutano in Mito – molte di quelle immagini, e parole, e musiche e gesti sono rimaste impigliate nella nostra memoria collettiva.
Ed è rimasto soprattutto un particolare ‘clima’, una specie di sorriso struggente che solo a volte ci capita di rincontrare. Come ad esempio in questo racconto di
Cristiano Mazzoni, ambientato non a Emmaus ma in una taverna contemporanea e dove un Dio in persona strapazza a dovere i suoi moderni apostoli disobbedienti e mette in croce guerre, ricchezze e malefatte di 2.000 anni di Chiesa-Stato.
Legge il racconto
Fabio Mangolini. Buon ascolto, buona visione e buon divertimento.
(I Curatori)

Lo Cunto de li Cunti – Cristiano Mazzoni “La taverna di Dio”, letto da Fabio Mangolini

 

LA TAVERNA DI DIO

In un angolo della piccola sala, ad un tavolo appartato, seduto su una seggiola impagliata, giaceva un uomo, canuto, robusto, di corporatura possente. L’uomo aveva una lunga barba bianca, capelli molto lunghi acconciati con strani dreadlock ante litteram. Era abbigliato in modo strano, sembrava avesse una tunica bianca lunga, con calzari antichi, simili a quelli utilizzati dai romani duemila anni fa. Anche la taverna a dire il vero era strana, si direbbe vintage, utilizzando un vocabolo moderno che però poco si addiceva al luogo. Pochi ed educati avventori, nessuno schiamazzo, musica irriconoscibile in sottofondo, molte caraffe d’acqua e vino sui tavoli, fette di pane ed olio, zuppe di ceci e fagioli. Nessuno che si abbuffasse o che galleggiasse sopra alle righe.
L’uomo, nel tavolo più lontano dal bancone, fumava assorto una pipa, lunga e sottile, davanti a se una piccola caraffa di vino vermiglio ed un bicchiere mezzo vuoto, una fetta di pane intonsa e le posate ordinate a lato del piatto. L’uomo, di cui si capiva l’ascendente ed il carisma, aveva la faccia particolarmente corrucciata, rughe di pensiero ed espressione gli solcavano il viso abbronzato. Con la mano sinistra si sorreggeva la testa, appoggiando il gomito sul tavolo. Fumava talmente lentamente che le braci nella caldaia rischiavano di spegnersi.
Borbottava tra se, sembrava disperato era come se fosse consapevole del suo fallimento, senza conoscerne appieno le ragioni.
« Dove ho sbagliato ? Quando sono diventato l’oggetto, l’arma con cui gli uomini mascherano la propria ottusità e la propria cattiveria ? Si scannano tra di loro da millenni, inneggiando ai miei nomi, mi dipingono su scudi crociati, su mezze lune, sui baveri di nere uniformi, crociate e controcrociate, inquisizione, evangelizzazione, olocausti, religioni di stato e stati religiosi »
« Giuro, se non fossi colui che è, darei ragione a quel ragazzone tedesco, con la barba, che è qui da noi da poco; si la religione è l’oppio dei popoli, il fumo con cui le menti ottuse si inebriano confondendo la morte con la salvezza, l’intolleranza con la tolleranza, il profitto a discapito di tutti e tutto, l’abbruttimento con la bellezza. Blasfemi. Uccidono con tutte le armi visibili ed invisibili, con le bombe intelligenti e sante, con le lame antiche e nuove, col fuoco depuratore, col petrolio ed i soldi, con gli imperi e l’imperialismo. A mia immagine e somiglianza ? ma chi ha scritto questa cazzata ? occhio per occhio dente per dente, per rimanere ciechi e sdentati. Credono di conoscermi, vogliono sapere, mi trasformano in ciò che gli fa più comodo. Se non fossi io, sarei ateo ».
Nel frattempo, altri due uomini, altrettanto fuori dal tempo discutono a bassa voce, quasi sussurrando per non farsi sentire, al bancone del bar. Uno di spalle, sui trent’anni, atletico, capelli lunghi e barba incolta, non fosse stato per la tunica e i sandali sarebbe stato tale e quale al front man dei Doors, Jim Morrison, l’altro altrettanto aggraziato nelle membra ma più anziano, aveva una kefiah sulla testa ed una lunga barba scura.
I due, sembrava non volessero farsi sentire dagli altri, strani avventori della locanda.
« Preparati che fra poco ci chiama e vedrai, quanto sarà incazzato con noi ».
« Lo so, Lui ci ha mandato sulla terra a diffondere il verbo, ma che colpa ne abbiamo noi, se quelli non hanno capito una parola, che sia una. Hanno traviato, stuprato, violentato il nostro esempio. Sono acciecati dalle scritture, sono avulsi nelle loro idee, che non riescono a capire quanto sia bella la diversità, di pensieri parole opere e omissioni. La storia insegna, ma gli uomini sono degli scolari inetti, disattenti ed ottusi».
Nella taverna, si aggiravano nel contempo, con fare rilassato strani personaggi. Un corpulento uomo glabro, abbigliato con una specie di pannolino gigante, parlava roteando ritmicamente le braccia ed indicando punti lontani in un immaginario universo di luce, mentre due avventori lo ascoltano con dedizione. Un indiano metropolitano, raccontava, deluso e rassegnato, fiabe sulla natura, sull’ acqua, sull’ aria, sulla madre terra e sul fuoco, nel paese degli uomini, oramai popolato solo da ombre erranti, disperse tra i fumi di un alcool velenoso.
Sembravano tutte persone importanti, anche se definirle persone era abbastanza riduttivo, se non offensivo, forse blasfemo.
L’interno della locanda era caratterizzato da una luminosità tenue, emessa da antiche lampade ad olio, con una strana caratteristica, non si esaurivano, lo stoppino rimaneva acceso e non si accorciava mai. Tavolini quadrati e tondi apparecchiati in maniera minimal con tovaglie di carta del pane, gialla. Qualche caraffa di vino si perdeva nel mare magno di brocche d’acqua, fresca e talmente limpida da sembrare inesistente.
L’unico vizio che pareva concesso in quel locale, era quello del fumo, che a dir la verità sembra più vapore, non si percepiva infatti lo sgradevole odore del tabacco stantio, ma un salubre aroma salmastro, quasi termale.
« Muhammad, Emanuele, venite qui ! »
Una voce possente, impositiva, saturò l’ambiente dell’osteria. Dopo quel tuono, tutti gli occhi si rivolsero ai due uomini appoggiati al bancone.
« Lo sapevo, questa volta è arrabbiato forte, e pure sono millenni che gli uomini utilizzano il suo o nostro nome per compiere delle immani porcherie » sussurrò a mezza voce uno dei due.
« Siamo qui Padre, ci devi parlare ? »
« Vi devo parlare ? Ma la guardate la TV satellitare oppure state tutto il giorno a cazzeggiare nel limbo ? »
« Ma noi veramente …. »
« Mi piacerebbe sapere che cosa gli avete raccontato a quelli laggiù, ho investito un sacco di forze per farvi studiare, vi ho mandato a mio nome e questo è il risultato ? Guerre sante, guerre di religione, guerre umanitarie, guerre di evangelizzazione, guerre di potere, guerre economiche, guerre per il petrolio, guerre tra razze, guerre tra pastori ed allevatori ed altre mille. Non ci siamo dimenticati che siamo monoteisti vero ? no perché, se così non fosse, al vostro posto avrei mandato giù Marte ! »
« Io ho 99 nomi, sono uno e trino, molti mi aspettano come Messia, altri mi vedono come essere femminile, altri come Budda, altri come il tuono, il magnanimo, come il Creatore, come la luce, ecc. ecc. e noi da quassù solo questo siamo riusciti a creare ? un mondo d’odio ? La tolleranza, la giustizia, la bontà, la pace, ma dove sono finite ? siamo solo chiacchiere e distintivo ? e poi, ma voi lo sapete, che saranno almeno 5 secoli che qui su da noi arrivano più atei che credenti ? abbiamo creato dei mostri che si nutrono dei bambini, altroché i comunisti di una volta …. »
E continua « Col diluvio abbiamo già provato e non abbiamo risolto nulla, ho scacciato i mercanti dal tempio, ma si sono moltiplicati come i Gremlins, le sette piaghe sono diventate sette milioni e niente, Gomorra è più potente che mai; questi sono di capa tosta. Un idea ce l’avrei. Mi incazzo, scendo giù io, tolgo il potere ai potenti e lo consegno nelle mani dei bambini, creo delle infantocrazie e gli adulti intolleranti e tronfi, i capi, i governanti, gli egoisti, i predicatori d’odio, li faccio tutti lavorare in fabbriche di giocattoli. Gli vieto la tessera della FIOM e li faccio sgobbare in catene di montaggio, senza pause e con gli straordinari non pagati. Altro che armi e bombe. Prendo le armi del mondo, le fondo e costruisco materiali per cavalli a dondolo ».
L’uomo dalla lunga barba bianca pareva davvero arrabbiato, nella taverna calò un ondata di freddo glaciale, tutte le fiammelle delle candele e delle lampade ad olio sobbalzarono all’unisono.
Nello stesso momento entrò nella locanda, un ometto vestito di tutto punto, giacca e cravatta compresi, che si diresse nel tavolo d’angolo, dove erano seduti i tre.
« Amici, sono venuto a regalarvi il libro con le parole di Geova, non abbiate indugio, leggete il verbo e cantate con noi ». Disse, l’ometto appena entrato.
« Testimone ? ma non hai visto chi siamo ? il libro delle parole, a noi ? Ascolta, non abbiamo tempo, prenditi una pausa e vatti a vedere la partita. Al campo celeste c’è un partitone, profeti contro angeli, di alla maschera che ti mando io. Vedrai che ti fanno entrare. »
« Grazie, grazie, vado subito e chissà che non riesca a piazzare qualche libro. »
« Ecco. Bravo, vai. »
« E quindi capo, cosa facciamo come mettiamo una pezza ai nostri errori ? »
« Stavo pensando di rimandare giù, a mio nome un po’ dei ragazzi che non credono in me. Comincerei col tedesco, l’argentino e due italiani (sardi). Li manderei in missione per conto di Dio, in ogni angolo di quel piccolo e derelitto pianeta e farei capire a quel branco di testine di cernia, che la vita è gioia, tolleranza, ricerca delle differenze, biodiversità di pensiero, luce. Il male è l’oscurantismo del denaro, degli assolutismi, degli integralismi, delle religioni vissute come prevaricazione, come noi contro di voi, come il mio Dio è migliore del tuo. Sulla terra esiste una sola razza, quella umana, diceva uno scienziato, che pure lui non credeva in me. E poi, mi viene pure una domanda, com’è che tutti quelli che mi rappresentano, che conoscono la mia parola, che hanno vissuto nella rettitudine, pur essendo peccatori, non sono religiosi ? Non è che poi, alla fine, sono ateo anch’io ? »

Il racconto Cristiano Mazzoni  La Taverna di Dio è già apparso su Ferraraitalia il 31 dicembre 2016.

Lo Cunto de li Cunti, i racconti da leggere, guardare e ascoltare, torna su Ferraraitalia ogni domenica mattina. Per guardare e ascoltare tutte le videoletture del Cunto de li Cunti clicca [Qui] 

Cover: elaborazione grafica di Carlo Tassi

Poggio Renatico: martedì 7 luglio possibili cali di pressione fino al pomeriggio

Da: Relazioni con i media, area Ferrara-Modena

Dalle 8 di martedì 7 luglio, per provvedere alla riparazione di un guasto sulla rete idrica avvenuto nel territorio bolognese, Hera dovrà effettuare alcune manovre che potrebbero provocare cali di pressione nel territorio comunale di Poggio Renatico e alle località San Martino, Montalbano e San Bartolomeo in Bosco.

In alcuni casi potrebbe anche verificarsi un temporaneo intorbidimento dell’acqua, che tuttavia non ne pregiudicherà la potabilità.

Il ritorno alla normalità del servizio avverrà ad ultimazione della riparazione, prevista per le 16 dello stesso giorno.

L’azienda si scusa con i clienti per i disagi eventualmente arrecati e assicura il massimo impegno nel contenere al minimo i tempi dei lavori, ricordando che in caso di urgenza (segnalazione guasti, rotture, emergenze varie) è gratuito e attivo 24 ore su 24, sette giorni su sette il numero di pronto intervento 800.713.900 per i servizi acqua, fognature e depurazione.

Tu dimmi quando

Ieri sera io e Rebecca ci siamo messe sul divano del soggiorno, con tanto di caramelle di gelatina a portata di mano e abbiamo rivisto per la terza volta il film Pensavo fosse amore invece era un calesse. Film del 1991  interpretato da Massimo Troisi e Francesca Neri con la colonna sonora di Pino Daniele. Un film che vinse diversi premi e sbancò il botteghino. La storia è quella di un amore che non finisce bene. Alla fine del film i due protagonisti invece di sposarsi si lasciano.
Triste e bellissimo il film, semplicemente triste pensare che sia Massimo Troisi che Pino Daniele sono morti da anni. Quel film sa d’addio, forse più del Postino di Neruda, l’ultimo poetico film dell’attore e regista Napoletano che si conclude con la morte del protagonista. Il giorno dopo la fine delle riprese del Postino, muore a quarantun anni Massimo Troisi. La morte del Postino e la morte del suo interprete quasi coincidono e questo impressiona.
La colonna sonora di Pensavo fosse amore e invece era un calesse è di Pino Daniele e la canzone che fa da leitmotiv si intitola  Quando.  Inizia così: “Tu dimmi quando, quando/ dove sono le tue mani ed il tuo naso/ verso un giorno disperato/ ma io ho sete/ ho sete ancora.”
Basta i primi versi per capire che parla di un addio anche la canzone. Il video ufficiale fu girato nel 1991 da un gruppo di gradi musicisti: Pino Daniele (Voce, chitarra e tastiera), Alfredo Paixão (basso), Rosario Jermano (batteria), Matteo Saggese (tastiera), Karl Potter (congas).

Finito il film ho salutato Rebecca che, già mezza addormentata se ne stava tornando a casa sua (viviamo in due appartamenti adiacenti che appartengono alla stessa vecchia casa di campagna) e sono rimasta lì con la tristezza nel cuore, pensando a questi due grandi artisti che sono morti giovani. Ma la poesia delle loro opere resta e, seppur a volte intristisce il cuore, è comunque poesia.

Vola alta sopra la terra e si dirige libera verso l’infinito. Attraverso la poesia si recupera una dimensione del vivere che dà luce. La poesia ci permette di non pensare al lavoro, alla salute, alle bollette, all’assicurazione della macchina e ci trascina verso l’attesa, lo stupore, il ricordo, l’amore. Tutti sentimenti nobili che sono il sale della nostra esistenza. Attraverso la poesia si riscopre un mondo che brilla, stupisce, soffre, si dispera.
La poesia porta lontano e apre delle porte. Chi canta, suona, scrive, recita, dipinge, danza sa perfettamente quanto si può arrivare in alto con essa. Attraverso la poesia si può diventare api che si posano leggere sui fiori, si può librarsi in aria come gabbiani piumati che volano nel cielo della sera, si può diventare belli, giovani e colti, ma anche soli e disperati. Lo struggente incedere rimato della poesia ci assoggetta ad un passo diverso del nostro vivere la vita e ci chiama per nome come le sirene. Cambiando passo cominciamo a vedere chi cammina come noi e scopriamo chi ci assomiglia, appartiene allo stesso volo, allo stesso stormo d’uccelli. Per questo Troisi era un mago, per questo piaceva tanto e faceva anche ridere.

Se provo a pensare a cosa sia per me poesia mi vengono in mente le sere di primavera quando sto appoggiata al muro bianco del cortile e guardo le nuvole che cambiano colore. Oppure quello strano e improvviso sentimento che ti assale quando i ricordi buoni si mescolano al presente e con lui danzano. Pensieri che ci riparano come una coperta d’oro, attimi che sfiorano l’esistere per portarci una carezza e dirci che siamo umani proprio perché camminiamo nel mondo. La poesia come manto scintillante che innalza lo spirito, come respiro che riempie la vita e la fa diventare un diamante.

Nella poesia prende corpo l’eccezione. Massimo Troisi e Pino Daniele erano due poeti, ed erano amici, lavoravano insieme. Perfino il ritornello di “Quando” fu prima scritto da Pino Daniele e poi cambiato da Troisi. Inizialmente il brano suonava così “e vivrò, sì vivrò,/ tutto il giorno per vederti ballare”. Questa prima versione fu sostituita, su suggerimento di Troisi stesso e fu cambiata in: “e vivrò, sì vivrò/ tutto il giorno per vederti andar via”. Ritorna in maniera ricorsiva la tristezza di questo film e di questa musica.

Nell’addio c’è l’apice di molte vicende sofferte, ma anche una speranza di ritrovata libertà. Dentro l’andar via  c’è una persona, tutto quello che di lei non ci è piaciuto e anche tutto ciò che è stato buono. La persona che se ne va porta via tanti ricordi e li fa sembrare meno veri perché meno condivisi, non comunicabili. “Tra i ricordi e questa strana follia/il paradiso non esiste/chi vuole un figlio non insiste.”
Guardo Rebecca che, già sulla porta, si è girata e mi guarda: “Ma zia cos’hai? Hai una strana faccia”.
Lei quando è uscito il film non c’era, quando è morto Massimo Troisi nemmeno.
Le dico che sono dispiaciuta per quello che è successo ai due  artisti che, con la loro poesia, hanno dato splendore al film che abbiamo appena visto. Lei mi guarda perplessa. Dice: “Prima o poi moriamo tutti”.

Già prima o poi moriamo tutti, ma la morte di queste due persone ha segnato un cambio di passo nella mia vita. Ha aperto la strada a una visione brillante e poetica dell’esistere. Ha anche aperto il cuore e gli occhi alla creatività delle parole, al dispiacere di perderle. A volte la poesia è come un alito che tocca l’immortalità e muore subito dopo.  La capacità di Massimo Troisi e Pino Daniele  di cogliere l’immortalità attraverso la poesia, ha dato loro in cambio la tristezza della morte.

Il film  è finito da un po’, Rebecca esce dalla porta, dice che ha sonno, che va a lavarsi i denti. Sto tornando nel mondo materialista e consumista dove la poesia ha poco spazio, è poco amata e poco riconosciuta. Con il ritorno se ne va un po’ di tristezza e anche molta fantasia. “Tra i ricordi e questa strana follia/…”. Appunto.
Riaccendo la luce principale, faccio uscire il gatto. Chiudo con la chiave la porta, bevo l’ultimo bicchiere d’acqua.
Credo che per questa notte porterò nel sonno una meravigliosa canzone che si intitola “Quando”.

Alla prima occasione comprerò a Rebecca lo spartito della canzone, così la potrà imparare al pianoforte. Le opere d’arte una volta finite non appartengono più all’autore, appartengono a chi le trova e le ama per quel che sono. Poi ognuno di noi vede in Quando un suo addio, una sua partenza, una  possibile libertà e la struggente malinconia dei giorni grigi. E poi Troisi era un bell’uomo, moro, alto, con la pelle liscia. Un principe, un poeta, un mago.
Come non andare a dormire così.

Cover: Masimo Toisi, ritratto (wikimedia commons)

Post coronavirus, Rancan (Lega ER): “C’è tanta voglia di ripartire, noi cominciamo ascoltando i territori e incontrando i cittadini”

Da: Ufficio Stampa Lega Emilia-Romagna

“Una giornata bellissima, in cui abbiamo incontrato   i cittadini e le loro realtà territoriali, per ascoltare e condividere la voglia di rimetterci al lavoro, di includere i portatori di buone idee e condividere la nostra visione delle cose”. Così il capogruppo della Lega in consiglio regionale, Matteo Rancan, ha commentato la giornata di oggi   fitta di incontri, lungo l’asse della via Emilia, per fare visita ai banchetti che il Carroccio ha organizzato in molte città.   Il tour ha preso le mosse alle 9 da Fiorenzuola d’Arda (Piacenza), in via San Francesco, poi alle 10 a Fontevivo di Parma, in piazza Stradella; alle 11 tappa in piazza Martiri del 7 Luglio a Reggio Emilia; nel pomeriggio, alle 16, a Sassuolo in piazza Garibaldi, alle 17,30 a Bologna in piazza Galvani per finire alle 19 a Ferrara in Coro Martiri della Libertà. Ad ogni tappa il capogruppo della Lega in consiglio regionale Rancan ha incontrato attivisti e simpatizzanti locali, gente comune che ha testimoniato alla delegazione leghista la voglia di ripartire. “Tra la gente” è stato il filo conduttore della giornata, voluta dalla Lega per ristabilire, dopo le drammatiche settimane del lockdown, un contatto umano. “Abbiamo incontrato molta positività – ha commentato Rancan – molta voglia di fare e di ricominciare ad avvicinarci ad una vita normale. Ascoltare la gente che vive e lavora nei territori è la strada migliore anche per mettere a punto proposte politiche che ci facciano ripartire senza abbassare la guardia” ha concluso Rancan .

Comunicati comune di Copparo

Da: Comune di Copparo

UN NUOVO SCAVO ARCHEOLOGICO A COCCANILE
La prosecuzione dell’operazione che ha portato alla luce la pieve nel letto del Canale Naviglio

Si torna a scavare a Copparo, dopo lo stop imposto dal lockdown. Questa settimana entrerà nel vivo l’attività del Gruppo Archeologico Ferrarese, con la supervisione della Soprintendenza Archeologia Emilia Romagna, a Coccanile.
Si tratta della prosecuzione dell’operazione che ha portato alla luce una delle più antiche pievi ferraresi nel letto del Canale Naviglio. Dopo la segnalazione di materiale antico nei pressi del corso d’acqua, la campagna di scavo del 2019 ha messo in luce i resti di un edificio di culto riferibile al VI-VII secolo e la presenza di dodici sepolture.
Dalla stratigrafia è emerso che, per le sopravvenute modifiche del canale, il sito è stato abbandonato intorno al IX secolo, con il contestuale recupero dei laterizi di età romana. Gli studiosi e gli archeologi si sono allora chiesti dove si fossero spostati i frequentatori della pieve. Le ricerche alla Curia Arcivescovile di Ravenna hanno suggerito il trasferimento in un’area poco lontana, oggi azienda agricola, in proprietà fino agli anni Sessanta della Chiesa. Condotti gli approfondimenti, con l’ausilio delle foto aeree, e alcuni sondaggi esplorativi, inizierà dunque lo scavo, che si protrarrà almeno per un mese e comunque sino a fine indagine.
Informa l’Amministrazione comunale che con il Gruppo Archeologico Ferrarese ha attivato una proficua collaborazione, volta alla valorizzazione della storia e delle sue emergenze nel territorio.

VOLONTARI PER L’OSCO COPPARO
Ci si può proporre per l’accoglienza all’ingresso della Casa della Salute

Volontari cercasi. È possibile prestare servizio di accoglienza alla Casa della Salute Terre e Fiumi di Copparo. Dal lunedì al venerdì, dalle 7 alle 16, l’ingresso all’Osco è sottoposto alle procedure legate all’emergenza sanitaria, a partire dalla misurazione della temperatura, ed è facilitato dall’indicazione dei percorsi da seguire per giungere agli spazi di erogazione della prestazione. Queste operazioni sono affidate ai volontari, ovviamente dopo una adeguata preparazione.
«Chi fosse disponibile a dedicare qualche ora del suo tempo a questa attività può contattare il numero 335 8792553 – spiega l’assessore all’Associazionismo Bruna Cirelli -. Il mondo del volontariato copparese è tradizionalmente molto sensibile e certamente non farà mancare questo sostegno al nostro presidio sanitario, di cui conosciamo l’importanza».

AL VIA GLI SPAZZAMENTI DEL MESE DI LUGLIO
Si comincerà lunedì dal capoluogo, per poi proseguire venerdì nelle frazioni

Prenderà il via lunedì il programma di spazzamenti meccanizzati, con operatore a terra in ausilio alla spazzatrice, per il mese di giugno nel Comune di Copparo.
Si inizierà il 6 luglio con la zona Nord Est del capoluogo, si proseguirà martedì 7 con la zona Nord Ovest di Copparo, mercoledì 8 con la Sud Est e giovedì 9 con la Sud Ovest, mentre venerdì 10 si effettuerà nelle frazioni di Saletta, Tamara, Fossalta, Sabbioncello San Vittore e Sabbioncello San Pietro.

Risorse straordinarie dal governo per la realizzazione dei centri estivi in via granatieri

Da: Comune di Bondeno

C’è una buona notizia per il Comune di Bondeno, che ha anticipato in un certo senso i tempi avviando un percorso educativo, all’interno dei centri estivi, e garantendo in questo modo un servizio alle famiglie i cui genitori lavorano durante queste difficili settimane di ripresa post-COVID 19.

Lo Stato, attraverso il decreto “Cura Italia”, ha riconosciuto agli enti locali un contributo per l’organizzazione dei centri estivi. I quali, a Bondeno, hanno luogo grazie a Spazio 29, ma anche (per i più piccoli) in via Granatieri di Sardegna, dove opera il Consorzio Res.

Il Comune di Bondeno ha potuto rendicontare 25.532,91 euro derivanti dai trasferimenti statali, e che sono stati inseriti nell’apposito capitolo di Bilancio: “Contratto di servizio di asilo nido”.

“Il Comune ha deciso di utilizzare soltanto una parte delle risorse incamerate” – dice l’Assessore alla Scuola, Francesca Aria Poltronieri – “impiegando per la maggior parte i fondi già previsti dall’apposito capitolo di bilancio. Questo, per garantirci un margine di manovra in vista della ripresa delle attività educative a settembre, ed in previsione di possibili interventi straordinari che si dovessero rendere necessari nell’ambito dell’emergenza COVID-19”.

Le quattro settimane complessive di durata dei centri estivi avranno un ammontare complessivo di 45.974 euro dei quali 39.904 a carico dell’Ente, ed il resto (poco più di 6.000 euro) a carico delle famiglie che versano le rette.

“Siamo consapevoli delle difficoltà vissute dalle famiglie a seguito dell’interruzione delle attività didattiche e scolastiche” – ricordano il Sindaco Simone Saletti e l’Assessore Poltronieri –. Molti genitori hanno esaurito ferie e permessi per potersi occupare dei figli, che non è stato possibile nemmeno affidare ai nonni. Dunque, abbiamo lavorato per cercare di differenziare le risposte, finanziando la riapertura dei centri estivi garantiti per le varie fasce d’età, ed inoltre prevedendo un contributo straordinario per le attività analoghe che verranno organizzate e gestite dalle Scuole d’Infanzia paritarie del nostro territorio”.

In quest’ultimo caso, il Comune ha previsto specifiche Linee Guida e garantirà un contributo straordinario – previa rendicontazione delle spese sostenute – per le attività ludico-ricreative estive che si svolgeranno nella Scuola dell’Infanzia “Maria Immacolata” di Bondeno (contributo massimo di 6.200,00 euro) e nella Scuola dell’Infanzia “Sant’Eurosia” di Scortichino (contributo massimo di 2.000,00 euro). Un progetto educativo “integrato”, quello che viene a concretizzarsi, per aiutare le famiglie in un momento particolarmente difficile come quello determinato dall’emergenza sanitaria.

Più risorse per l’housing sociale in Emilia-Romagna: dalla Regione ulteriori 5 milioni di euro per il 2020

Da: Regione Emilia Romagna

Si ampliano gli effetti del programma regionale di housing sociale della Regione Emilia-Romagna,destinato all’acquisto o all’affitto agevolato per specifiche categorie di cittadini: pronte nuove risorse per 159 alloggi destinati a persone e famiglie con redditi medio bassi. Questo grazie allo scorrimento della graduatoria degli interventi di riserva ammissibili ma non finanziati, presentati da cooperative e imprese di costruzione, approvato dalla Giunta regionale e riferito al bando da 5 milioni di euro indetto dalla Regione nel 2019.

Per finanziare i progetti di riserva la Regione ha stanziato ulteriori 5 milioni – raddoppiando di fatto quelli già finanziati nel 2019 – finalizzati alla realizzazione di alloggi per la sperimentazione di nuove soluzioni abitative innovative sotto il profilo sociale e di comunità, ed efficienti anche sotto il profilo energetico e sismico, realizzati nell’ambito delle previsioni degli strumenti urbanistici locali, quindi senza ulteriore consumo di suolo.

I 159 alloggi saranno destinati a giovani coppie, famiglie numerose o con un solo genitore, anziani, disabili. Tutti con un reddito medio basso, che non posseggono i requisiti per l’assegnazione di un alloggio popolare e, allo stesso tempo, non possono permettersi l’acquisto di un’abitazione nel libero mercato. Complessivamente con il programma housing sociale voluto dalla Regione sono stati stanziati 10 milioni di euro negli ultimi due anni, che hanno consentito di mettere a disposizione 286 alloggi a favore dei nuclei familiari in possesso dei requisiti richiesti.

“Rafforziamo ulteriormente- sottolinea la vicepresidente con delega alle Politiche abitative, Elly Schlein- il programma regionale che non a caso si chiama di housing sociale. Proprio perché non si limita ad offrire una casa in cui vivere, bensì a promuovere un nuovo modello di abitare, con soluzioni che facilitano le relazioni tra inquilini e costruiscono vere e proprie piccole comunità tra vicini di casa. Il provvedimento appena approvato dalla Giunta rientra nelle misure assunte dall’inizio dell’emergenza Covid-19 per rispondere con efficacia e rapidità ai bisogni sociali crescenti. Proseguiamo nell’impegno per garantire il diritto alla casa, per farci trovare pronti anche ai nuovi bisogni sociali emersi dall’emergenza sanitaria, contrastando le diseguaglianze e rispondendo alla domanda delle fasce più deboli della popolazione”.

Il bando: contributi e requisiti d’accesso

Il bando indetto dalla Regione nel luglio 2019 prevedeva un contributo alle cooperative e imprese costruttrici che poteva variare da un minimo di 30 mila euro per alloggio a un massimo di 50 mila per gli interventi di recupero di vecchi edifici e di rigenerazione urbana; 5 mila euro in più per alloggio ai progetti caratterizzati da contenuti di novità e sperimentazione, come ad esempio il ‘cohousing’: una modalità abitativa costituita da appartamenti privati a cui si aggiungono spazi e servizi comuni (lavanderia, giardini, sale di ritrovo e per il tempo libero, anche aperte ad usi e fruitori esterni).

Il programma di housing sociale è rivolto a persone con un reddito che non superi 41.006 euro di Isee (o 55.000 euro se appartenenti a nuclei familiari distinti, che intendano costituirne uno nuovo), che possono così acquistare, anche attraverso patti di futura vendita, una delle case proposte nel bando con uno sconto sul prezzo dell’immobile pari al contributo ottenuto dal costruttore. In alternativa all’acquisto diretto, i beneficiari del programma potranno prendere in affitto gli appartamenti disponibili con patti di futura vendita e contratti scontati del 20% sul canone concordato (una tipologia di locazione frutto di particolari accordi territoriali tra le associazioni di proprietari e inquilini).

Non potranno usufruire delle opportunità offerte dal programma coloro che possiedono altri appartamenti (anche in usufrutto) in Emilia-Romagna oppure hanno ricevuto in precedenza altri contributi pubblici per l’acquisto di una casa.

EDITORIA
Aperto il bando da 1 milione di euro per sostenere chi fa informazione locale in Emilia-Romagna

Da: Regione Emilia Romagna

Esce oggi il bando da un milione di euro per sostenere le imprese e gli altri soggetti dell’informazione locale operanti in Emilia-Romagna. Anche il loro lavoro, rivolto ai cittadini e alla società regionale, è stato fondamentale durante la fase del lockdown, con giornalisti, tecnici e operatori che non si sono mai fermati. Un contributo straordinario legato alla messa a disposizione gratuita di spazi per campagne di comunicazione istituzionale della Regione – di Giunta e Assemblea legislativa – esclusivamente su temi inerenti l’emergenza Covid-19 e le sue conseguenze.

Da oggi e fino al 15 luglio, possono presentare domanda le imprese aventi qualsiasi forma giuridica e le imprese editrici costituite come cooperative di giornalisti o enti senza fini di lucro, attive nell’ambito territoriale regionale e iscritte nel Registro degli operatori di comunicazione (ROC).

Il bando è aperto a soggetti di tutti i comparti: emittenti radio-televisive; stampa cartacea quotidiana e periodica, regionale e locale; testate giornalistiche on line; agenzie di stampa quotidiane.

Fra i requisiti richiesti, la testata giorrnalistica regolarmente registrata, un direttore responsabile, l’attività giornalistica svolta esclusivamente da personale iscritto all’Albo professionale, essere in regola con il pagamento degli stipendi e i versamenti contributivi previdenziali di tutto il personale.

Il contributo regionale andrà da un minimo di 3.600 euro per le testate on line a un massimo di 10mila euro per la stampa cartacea quotidiana e le emittenti televisive, per la diffusione di 6 campagne regionali da agosto a dicembre 2020.

“Si tratta di uno stanziamento straordinario annunciato dal presidente Bonaccini che si aggiunge alle risorse destinate all’attività ordinaria di comunicazione istituzionale della Regione- afferma Davide Baruffi, sottosegretario alla presidenza della Giunta-. Vogliamo dare un segnale immediato all’informazione locale, che ha avuto un ruolo fondamentale durante l’emergenza sanitaria, ritrovandosi anch’essa alle prese con le ripercussioni economiche dovute alla crisi che ne è seguita. L’obiettivo è quello di sostenere più soggetti possibile, prestando attenzione anche a realtà forse piccole come dimensioni aziendali, ma radicate e presenti nei territori, come le testate web o i settimanali e i periodici locali, spesso gestiti da società i cui titolari sono i giornalisti stessi. Per questo abbiamo esteso la platea dei soggetti che potranno ottenere il contributo alle testate gestite da cooperative di giornalisti o associazioni senza fini di lucro, modificando la legge regionale sull’editoria, agendo con questo bando a sportello e una procedura che contiamo possa portarci a erogare i fondi in poche settimane, di certo entro agosto. Fare bene e fare presto era l’impegno che ci eravamo assunti alcune settimane fa in due incontri di confronto preliminare con tutte le associazioni e le categorie del settore, al fine di calibrare al meglio questo bando. Così come, con l’assestamento di bilancio licenziato dalla Giunta e ora al vaglio dell’Assemblea legislativa- chiude Baruffi-, daremo corso all’altro impegno assunto: un ulteriore milione di euro stanziato per una misura più strutturale di sostegno al settore dell’editoria, attenta al lavoro di chi vi opera ogni giorno”.

Il bando e tutte le informazioni per richiedere il contributo sono disponibili al link:

https://www.regione.emilia-romagna.it/agenzia-di-informazione-e-comunicazione/bandi/bando-per-la-concessione-di-contributi-alle-imprese-dell-informazione-locale

Dl rilancio: Coldiretti, al via taglio costo lavoro in agricoltura

Da: Ufficio Stampa

Sono state accolte le nostre richieste per il taglio del costo del lavoro in agricoltura nei settori piu’ colpiti dalla crisi provocata dall’emergenza covid. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nell’esprimere soddisfazione per l’approvazione dell’emendamento al DL Rilancio che destina 426 milioni all’esonero per i primi sei mesi del 2020 dei contributi previdenziali e assistenziali dovuti dai datori di lavoro appartenenti alle filiere agrituristiche, apistiche, brassicole, cerealicole, florovivaistiche, vitivinicole ma anche ippicoltura, pesca e dell’acquacoltura. Un risultato importante – sottolinea Prandini – per salvare lavoro ed occupazione in settori strategici del Made in Italy al al quale va aggiunta anche l’istituzione di un Fondo emergenziale di 90 milioni a supporto del settore zootecnico, il rifinanziamento con 30 milioni di euro della cambiale agraria e la destinazione di 30 milioni di euro aggiuntivi per il Fondo di solidarietà nazionale, per sostenere le imprese agricole danneggiate dagli attacchi della cimice asiatica. Da quando è iniziata la pandemia in Italia il 57% delle 730mila aziende agricole nazionali ha registrato una diminuzione dell’attività ma l’allarme globale provocato dal Coronavirus – ha concluso il Presidente della Coldiretti – ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico della filiera del cibo con la necessità di difendere la sovranità alimentare e non dipendere dall’estero per l’approvvigionamento alimentare in un momento di grandi tensioni internazionali sugli scambi commerciali.

Coronavirus: via libera UE a etichetta salva salumi made in italy

Da: Ufficio Stampa

Via libera dell’Unione Europea all’etichetta Made in Italy su salami, mortadella, prosciutti e culatello per smascherare l’inganno della carne straniera spacciata per italiana come chiede il 93% dei cittadini che ritiene importante conoscere l’origine degli alimenti, secondo l’indagine on line del Ministero delle Politiche agricole. Ad annunciarlo è la Coldiretti, che ha fortemente sostenuto il provvedimento, dopo la scadenza del cosiddetto termine di “stand still”, il periodo di “quarantena” di 90 giorni dalla notifica entro il quale la Commissione avrebbe potuto fare opposizione allo schema di decreto nazionale interministeriale (Politiche Agricole, Sviluppo Economico e Salute) che introduce l’indicazione obbligatoria della provenienza per le carni suine trasformate.

Una novità importante per garantire trasparenza nelle scelte ai 35 milioni di italiani che almeno qualche volte a settimana portano in tavola salumi, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat, ma anche per sostenere i 5mila allevamenti nazionali di maiali messi in ginocchio dalla pandemia e dalla concorrenza sleale, per salvare il prestigioso settore della norcineria che in Italia, dalla stalla alla distribuzione, vale 20 miliardi.

Secondo un’analisi Coldiretti, dall’inizio dell’emergenza sanitaria le quotazioni dei maiali tricolori si quasi dimezzate e scese a poco più di un euro al chilo, mettendo a rischio le imprese e, con esse, la prestigiosa norcineria Made in Italy a partire dai 12,5 milioni di prosciutti a denominazione di origine (Dop) Parma e San Daniele prodotti in Italia. A preoccupare è l’invasione dei cosce dall’estero per una quantità media di 56 milioni di “pezzi” che ogni anno si riversano nel nostro Paese per ottenere prosciutti da spacciare come Made in Italy.

Si stima, infatti, che tre prosciutti su quattro venduti in Italia siano in realtà ottenuti da carni straniere senza che questo sia stato fino ad ora esplicitato in etichetta.

Cosce provenienti in larga parte – denuncia Coldiretti – dai grandi mattatoi dei paesi del Nord, come ad esempio la struttura di Rheda-Wiedenbrück, nel distretto di Guetersloh, nel NordReno Westfalia, balzata all’attenzione delle cronache perché più di 1.550 lavoratori sono risultati positivi ai test per il Covid-19.

In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti per combattere la concorrenza sleale al Made in Italy” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “l’Italia ha la responsabilità di svolgere un ruolo di apripista in Europa, anche sfruttando le opportunità offerte dalla storica apertura dell’Ue all’obbligo dell’origine con l’indicazione dello Stato membro con la nuova Strategia Farm to Fork nell’ambito del Green New Deal”.

Il decreto sui salumi, che dovrà essere presto pubblicato in Gazzetta Ufficiale per essere operativo, prevede – spiega Coldiretti – che i produttori indichino in maniera leggibile sulle etichette le informazioni relative a: “Paese di nascita: (nome del paese di nascita degli animali); “Paese di allevamento: (nome del paese di allevamento degli animali); “Paese di macellazione: (nome del paese in cui sono stati macellati gli animali).

Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati nello stesso paese, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: “Origine: (nome del paese)”.

La dicitura “100% italiano” è utilizzabile dunque solo quando la carne è proveniente da suini nati, allevati, macellati e trasformati in Italia.

Quando la carne proviene da suini nati, allevati e macellati in uno o più Stati membri dell’Unione europea o extra europea, l’indicazione dell’origine può apparire nella forma: “Origine: UE”, “Origine: extra UE”, “Origine: Ue e extra UE”.

L’etichettatura dei salumi è l’ultimo capitolo della storica battaglia per la trasparenza condotta dalla Coldiretti che, con la raccolta di milioni di firme, ha portato l’Italia all’avanguardia in Europa. L’obbligo di indicare in etichetta l’origine per pelati, polpe, concentrato e degli altri derivati del pomodoro era arrivato grazie alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale 47 del 26 febbraio 2018, del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro. Il 13 febbraio 2018 è entrato in vigore l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano per la pasta e del riso, ma prima c’erano stati già diversi traguardi raggiunti: il 19 aprile 2017 è scattato l’obbligo di indicare il Paese di mungitura per latte e derivati dopo che il 7 giugno 2005 era entrato già in vigore per il latte fresco e il 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy mentre, a partire dal 1° gennaio 2008, vigeva l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro.

A livello Ue – conclude la Coldiretti – il percorso di trasparenza è iniziato dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto, mentre la Commissione Europea ha recentemente specificato che l’indicazione dell’origine è obbligatoria anche su funghi e tartufi spontanei.

COLDIRETTI: FORTE VENTO E GRANDINE
Il maltempo tocca anche il territorio Ferrarese

Da: Ufficio Stampa

Anche il ferrarese è alle prese con i fenomeni atmosferici che stanno provocando danni tra i campi, alle produzioni agricole ma anche a fabbricati e strutture.

Nella notte tra il 2 ed 3 luglio vaste zone della nostra provincia sono state interessate da fortunali con forte vento e temporali anche grandinigeni che hanno ulteriormente messo in crisi il settore dopo gli effetti della quarantena e della siccità.

E per certi versi la pioggia caduta copiosamente potrà dare un po’ di ristoro ai terreni alle prese con una siccità e con alte temperature che hanno costretto a ripetute irrigazioni, il vento e la grandine hanno portato danni che si stanno in queste ore quantificando.

Particolarmente interessata l’area centrale della provincia, nei comuni di Masi Torello ed Ostellato, sino a Fiscaglia, diverse frazioni di Ferrara (Marrara, San Martino, Cona), parte di Terre del Reno, Poggio Renatico e nel bondenese.

Non mancano segnalazioni anche da Volania di Comacchio, con danni a capannoni e stalle. E diversi sono gli edifici di servizio, capannoni, magazzini, tunnel serra, che hanno subito la furia del vento, con scoperchiamento dei tetti e rottura di teli e supporti.

Vento che ha interessato anche le coltivazioni di mais, gettando a terra le piante, e di frutta che in alcuni casi è caduta lasciando a terra un tappeto di frutti.

Danno anche per la grandine, che ha interessato come sempre a macchia di leopardo diverse zone, provocando problemi rilevanti a mais, soia e frutta, in alcuni casi anche con rottura delle reti antigrandine e dei pali. Non mancano alberi abbattuti, anche imponenti, con problemi alla viabilità stradale e nei fondi agricoli.

Coldiretti invita a segnalare i danni a fabbricati o impianti produttivi oltre che della casa di abitazione, da una parte alla propria compagnia assicurativa e dall’altra alla Regione ed al proprio comune per eventuali risarcimenti. I nostri uffici sono a disposizione.

CORONAVIRUS: LA RIPARTENZA
In auto anche i non conviventi, ma due per fila di sedili e con obbligo di mascherina

Da: Regione Emilia Romagna

Dopo una assenza forzata di oltre tre mesi, quotidiani e periodici tornano nei bar dell’Emilia-Romagna. A partire da oggi, sabato 4 luglio, sarà possibile tornare a sfogliare giornali e stampa periodica; non solo, anche le carte da gioco, e altri giochi di società, saranno di nuovo a disposizione dei clienti, facendo però attenzione ad usare mascherine e a rispettare la distanza di sicurezza.

Inoltre, sarà di nuovo possibile viaggiare in auto per persone non conviventi, ma in due per ciascuna fila di sedili e indossando la mascherina. Consentita anche la riapertura delle saune. Via libera, con regole precise, alle vacanze “comunitarie” per i ragazzi e adolescenti, dai 3 ai 17 anni, in case e campeggi. E poi le linee guida per la riapertura dei quartieri fieristici e quindi delle fiere e rassegne organizzate al loro interno.

Sono questi alcuni dei contenuti della nuova ordinanza firmata dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini, in tema di ripartenza post lockdown, e che saranno in vigore a partire dal 4 luglio.

Definite appunto anche linee guida per l’organizzazione di fiere, con qualifica regionale, nazionale e internazionale che si realizzano all’interno dei quartieri fieristici, compresi i congressi e di grandi eventi che si realizzano in spazi interni.

L’ordinanza è pubblicata integralmente sul Bollettino Ufficiale della Regione Telematico ed è stata trasmessa al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della Salute ed è stata anche notificata ai sindaci e ai Prefetti dell’Emilia-Romagna.

I provvedimenti

Spostamenti in auto
È consentito l’utilizzo di automobili e altri mezzi di locomozione tra persone non conviventi, però nei limiti della presenza di due persone per la fila di sedili anteriore e per ciascuna delle file posteriori, con obbligo per tutti i passeggeri di indossare la mascherina.

Vacanze di gruppo
Sono consentite le attività di soggiorno di vacanza, servizi residenziali in strutture che ospitano una o più comunità di ragazzi tra i 3 e i 17 anni, nonché i soggiorni in campeggio e quelli che utilizzano strutture fisse ricettive idonee ad offrire ospitalità, pernottamento e soggiorno temporaneo a gruppi (cosiddetto soggiorno in accantonamento). Queste attività possono svolgersi, previa comunicazione da parte del gestore al Comune e all’Ausl dei progetti organizzativi, nel rispetto degli standard, dei rapporti numerici tra personale accompagnatore e bambini/adolescenti. Al personale e ai volontari coinvolti è richiesta una formazione (fornita in collaborazione con il servizio regionale competente) in merito alle norme igienico sanitarie, sui temi della prevenzione di Covid-19, nonché per gli aspetti di utilizzo dei dispositivi di protezione individuale.

Carte da gioco
Negli esercizi commerciali, e nei circoli ricreativi, sono consentite le attività ludiche che usano materiali di cui non sia possibile garantire una puntuale e accurata sanificazione, come ad esempio le carte da gioco. Visto il potenziale rischio di trasmissione del virus, attraverso lo scambio degli oggetti, queste attività sono consentite purché siano rispettate alcune indicazioni: obbligo di utilizzo di mascherina; igienizzazione frequente delle mani e della superficie di gioco; rispetto della distanza di sicurezza di almeno un metro sia tra giocatori dello stesso tavolo sia tra tavoli adiacenti.

Saune
Riaprono le saune in qualsiasi struttura, con caldo e secco e temperatura regolata in modo da essere sempre compresa tra gli 80° ed i 90°. Oltre al rispetto delle misure previste nel protocollo per strutture termali e centri benessere, dovrà essere previsto un accesso alla sauna ad un numero di persone proporzionato alla superficie, assicurando il distanziamento interpersonale di almeno un metro; la sauna dovrà essere sottoposta a ricambio d’aria naturale prima di ogni turno evitando il ricircolo dell’aria; la sauna deve essere soggetta a pulizia e disinfezione prima di ogni turno.

Fiere, congressi ed eventi in quartieri fieristici
Sono state adottate, in vista della riapertura dei quartieri fieristici il 15 luglio prossimo, le linee guida e le indicazioni operative, omogenee sul territorio regionale. Misure che seguono la logica della precauzione e attuano le prescrizioni del legislatore e le indicazioni delle autorità sanitarie tenendo conto della specificità rappresentata dall’organizzazione dei quartieri fieristici quali la fruizione e la permanenza nei locali della clientela e i momenti di contatto tra gli addetti al servizio e la clientela stessa, oltreché gli aspetti connessi alla somministrazione di alimenti e bevande, alla gestione dei servizi igienici, dei parcheggi, delle Vip lounge.
Le regole dovranno essere adottate da ogni singolo organizzatore fieristico e da ogni singola impresa fornitrice di beni e servizi o espositrice o visitatrice, individuando procedure e misure più efficaci in relazione alle caratteristiche specifiche di ogni struttura, comprese le attività di comunicazione e informazione per responsabilizzare clienti e lavoratori sull’adozione di comportamenti corretti che limitino la probabilità di contagio.

ISTRUZIONE
Prime linee guida sul trasporto scolastico in vista della ripartenza

Da: Regione Emilia Romagna

Prime linee guida per il trasporto scolastico, in vista della ripartenza delle scuole, perché i ragazzi sono da accogliere in sicurezza nelle classi, ma altrettanto in sicurezza devono raggiungere gli istituti scolastici. Un regolamento per prevedere la sanificazione degli scuolabus prima di ogni utilizzo e mascherina indossata dal conducente e dai ragazzi per tutta la durata del viaggio. Se ne è parlato ieri in Regione, nel corso dell’incontro del Tavolo interistituzionale per la scuola aperta, presieduto dall’assessore regionale alla Scuola, Paola Salomoni, e costituito dai rappresentanti delle Province, della Città metropolitana di Bologna, dei Comuni capoluogo e dal direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale.

Il Tavolo ha chiesto, per la ripresa dell’attività didattica in presenza, di adottare misure di sicurezza omogenee su tutto il territorio nazionale. Nell’attesa, la Regione ha iniziato la discussione, per avviare l’elaborazione delle prime linee guida pratiche. Per i mezzi di trasporto scolastici sarà necessario procedere all’igienizzazione, sanificazione e disinfezione dello scuolabus almeno una volta al giorno e prima dell’effettuazione del servizio. Non si dovrà occupare il posto vicino al conducente, che dovrà indossare i dispositivi di protezione individuale. Gli alunni non dovranno avvicinarsi al conducente, e al momento della salita sul mezzo di trasporto e durante il viaggio anche i ragazzi dovranno indossare una mascherina, anche di stoffa, per la protezione del naso e della bocca.

Questa prima bozza di regolamento per i trasporti sarà discussa al prossimo incontro del Tavolo, giovedì 9 luglio, alla presenza dell’assessore regionale ai Trasporti, Andrea Corsini, con il quale si affronterà anche il tema del trasporto pubblico locale utilizzato soprattutto dagli studenti delle superiori. Anche la IX Commissione della Conferenza Stato-Regioni è al lavoro per proporre al Ministero dei Trasporti una bozza più completa e semplice possibile come è stato fatto per il Piano scuola 2020-2021.

In generale, da tutti i partecipanti è stato espresso apprezzamento per il lavoro del Tavolo interistituzionale che rimarrà in parallelo alle conferenze dei servizi e del tavolo operativo presso l’Ufficio Scolastico Regionale.

“Sono orgogliosa del lavoro che stiamo portando avanti, questo tavolo è stato molto utile per coordinarsi con il territorio, al di là delle appartenenze, solo per il bene della scuola e dei nostri ragazzi- ha detto l’assessore Salomoni- Lavorare in sinergia con i territori dà sempre ottimi risultati e il mio ringraziamento va a tutti i componenti, con cui stiamo condividendo dubbi e trovando soluzioni per una scuola davvero aperta e che guardi al futuro.”

DANNI ALLE COLTURE E AI RACCOLTI
Mammi: “La capacità di adattarsi ai cambiamenti deve diventare uno strumento unico in agricoltura per far fronte a questi fenomeni emergenziali”

Da: Regione Emilia Romagna

La tromba d’aria nel ferrarese, le grandinate nella Bassa reggiana. Buona parte dell’Emilia-Romagna è stata colpita da violenti rovesci e forte vento che hanno ancora una volta creato danni ingenti all’agricoltura, già messa a dura prova dalle gelate tardive e dall’emergenza coronavirus.

“Sono davvero costernato- afferma l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi- per i danni alle colture e ai raccolti che ancora una volta metteranno a dura prova le nostre imprese agricole. È un duro colpo e voglio esprimere la mia vicinanza agli agricoltori e alle comunità”.

“Questi fenomeni sempre più frequenti- prosegue Mammi- devono spingerci a continuare ad investire in innovazione e progetti capaci di rendere più resiliente la nostra agricoltura ai cambiamenti climatici, potenziando anche azioni che sono già in essere”.

“Il comparto agricolo anche nelle nostre zone temperate è sempre più soggetto a un clima instabile e che fa danni al territorio- spiega l’assessore-. La resilienza in campo agricolo è l’unico strumento che abbiamo a disposizione per far fronte a questi fenomeni emergenziali. È in questi frangenti che si capisce quanto l’agricoltura sia importante per i nostri territori e al contempo quanto ci sia la necessità di preservarla e proteggerla da questi fenomeni, investendo in tecnologie e meccanismi di difesa e migliorando per quanto possibile i meccanismi assicurativi, oltra a rivedere la legge 102 sugli indennizzi che va adeguatamente finanziata”.

PRESTO DI MATTINA
L’amore che sparge il buon profumo tra la gente

Cosa si ha davanti agli occhi quando si contempla la liturgia? Credo di poter dire una bellezza che oltrepassa il gusto estetico: una bellezza generativa di un incontro che ravviva il cuore e lo fa ‘estroverso’, perché in grado di avvicinarci a quella realtà di dono e di dedizione senza misura da cui ininterrottamente essa viene generata.

Mi riferisco a quel concetto di ‘bello’ colto da san Tommaso d’Aquino, indagando le qualità che accomunano ogni dato di realtà e al tempo stesso la trascendono; i c.d. ‘trascendentali’ propri della filosofia scolastica, in cui l’Aquinate annovera l’ ‘uno’ (unum), il ‘vero(verum), il ‘buono’ (bonum), e per l’appunto il ‘bello’ (pulchrum), inteso anche come ‘proporzione’, ‘perfezione’, ‘armonia’ generativa di uno stupore contemplativo e di gioia per il dono che irresistibilmente ti fa ripartire per dirlo agli altri.

Un concetto che non è poi così distante da quello espresso da Cristina Campo quando scrive che “più si conosce la poesia, più ci si accorge ch’essa è figlia della liturgia, la quale è il suo archetipo” (Sotto falso nome, Milano 2002, 21). Per lei la bellezza è “una virtù teologale, la quarta, la segreta, quella che fluisce dall’una e dall’altra delle tre palesi. Ciò è evidente nel rito, appunto, dove Fede, Speranza e Carità sono ininterrottamente intessute e significate dalla Bellezza”.

Ma rapportata alla liturgia, la riflessione di san Tommaso sul bello ci aiuta anche a comprendere come essa non si riduca a oggetto di contemplazione, poiché essa comporta di conseguenza un gesto comunicativo, un insieme comunitario che apre alla partecipazione e al dialogo della salvezza. Lungi infatti da suscitare una solitaria estasi estetica, la liturgia è contemplazione in atto, incontro; un’esperienza plurale di amore che si comunica e si riceve. Nella liturgia la contemplazione diventa infatti actuosa partecipatio, per realizzare la quale “la Chiesa si preoccupa vivamente che i fedeli non assistano come estranei o muti spettatori a questo mistero di fede, ma che, comprendendolo bene nei suoi riti e nelle sue preghiere, partecipino all’azione sacra consapevolmente, piamente e attivamente” (Sacrosanctum concilum 48).

Del resto, se chiedessimo a san Tommaso se vi sia qualcosa di più grande della contemplazione della verità, penso che risponderebbe senza esitazione “Contemplata aliis tradere”, precisando che così “come illuminare è più che risplendere soltanto, del pari comunicare agli altri le verità contemplate è più del solo contemplare” (Somma Teologica, IIa IIae q.188, a 6).

A ben vedere, allora, la liturgia e la sua bellezza non sono esattamente da contemplare, ma la verità del mistero è contemplata e proposta alla vita del popolo di Dio. Questa è l’intentio profundior, lo spirito più profondo della riforma liturgica; che risulta così come luogo di equilibro, di convergenza, di congiunzione tra la via contemplativa (contemplatio) e quella pastorale (actio).

Va detto anche che la riforma liturgica del Concilio vaticano II aveva suscitato grande contrarietà, se non aperta disapprovazione da parte di Cristina Campo. In lei prevaleva il timore di perdere quella dimensione mistica e contemplativa insita nella celebrazione dei misteri della fede. Senza tacere la convinzione che si sarebbe dispersa tutta la ricchezza poetica, musicale, linguistica della liturgia pre-riforma. Per questo ancora oggi qualcuno ideologicamente la ripropone come antagonista della riforma conciliare.

Ciò non m’impedisce tuttavia di considerare Cristina Campo come sorella spirituale di poesia e di contemplazione; non solo asceta nella scrittura poetica, ma nella vita, la sua, tutta nascosta e raccolta in quel silenzio, che è cosa viva. Non diversa dall’esperienza vissuta da quelle Madri del Deserto, dette Ammas, ascete cristiane presenti in Egitto, in Siria tra il IV e il V secolo in forme comunitarie o eremitiche.

Ma la comunanza che avverto per Cristina Campo, non m’impedisce nemmeno di considerare infondati i timori di un impoverimento della liturgia riformata. Ritengo anzi che essa costituisca uno dei frutti più preziosi di quel “gioco misterioso e amoroso della Provvidenza in dialogo con la storia al fine di risvegliare in noi quello spirito di profezia proprio della chiesa di Dio” che fu il Concilio secondo il futuro Papa Paolo VI (Lettera pastorale all’arcidiocesi ambrosiana per la Quaresima 1962). Lo stesso che si chiedeva che cosa si sarebbe dovuto rispondere a coloro che, nel tempo a venire, si domanderanno che cosa faceva la chiesa cattolica in quel momento? “Amava – egli suggeriva – sarà la risposta; amava con cuore pastorale. Anzi è stato un triplice e grande atto di amore: verso Dio, verso la chiesa, verso l’umanità” (Discorso di inizio IV sessione del Concilio, 14 settembre 1965).

Il Concilio, per il vero, non ha dato una definizione di liturgia, ma ha preferito soffermarsi su quanto essa opera: far vivere l’esperienza dell’amore cristiano, ri-attuando ogni volta, qui e ora “l’opera della nostra redenzione” (SC 2). Un’opera singolarmente amorosa, quella dell’agape, nella quale ci è dato contemplare e vivere quell’amore più grande che è il dare la vita nella forma del Crocifisso risorto. Un amore così potente da vincere la morte, che costituisce il fine ultimo della liturgia come «culmine e fonte» della vita cristiana, da perseguire non solo annunciando la buona notizia di Colui che, per amore è morto, è risorto e viene, ma attuandolo e partecipandolo a tutti, tanto nella liturgia della Parola di Dio, quanto e ancor più nella liturgia eucaristica, in cui avviene quel meraviglioso e admirabile commercium tra la nostra umanità e quella del Figlio amato (agapētós), umanità di Dio per noi.

La liturgia – più precisamente – parla di Dio raccontando e praticando il suo amore, in una triplice espressione: l’amore che è venuto, l’amore che viene e l’amore di nuovo veniente. Essa è, dunque, al contempo, memoria di una storia di amore, rappresentazione attuativa di questo amore e apertura prognostica e attesa di quello che verrà dal futuro.
Dice il concilio: “Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche. È presente nel sacrificio della messa… è presente con la sua virtù nei sacramenti, al punto che quando uno battezza è Cristo stesso che battezza. È presente nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura. È presente infine quando la Chiesa prega e loda, lui che ha promesso: Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là sono io, in mezzo a loro” (Mt 18,20)”, (SC 7).

Vivere la liturgia comporta allora il lasciarsi prendere da quest’amore e divenirne il buon profumo tra la gente. Per questo la messa non finisce con la celebrazione del rito, ma deve compiersi nella vita. Non diversamente dalla fede che – come ci ricorda ancora Tommaso – non si può fermare all’enunciato, e tanto meno alla professione del Credo la domenica, ma si compie solo rendendo vive e presenti nella propria quotidianità le espressioni della confessione di fede (S.Th 1,1,2).

Sotto questo profilo, il Concilio si è rivelato un enorme progresso nel processo di autocoscienza della chiesa. Scoprendosi relativa come la luna in rapporto a quel sole che è il Cristo, essa ha ritrovato il bene spirituale della sua esistenza missionaria: ‘vangelo tra la gente’, vedendo così oltre l’orizzonte ristretto di una dimensione ecclesiocentrica ed eurocentrica per assumere una visione planetaria ed estroversa. Così l’altro bene spirituale messo in campo dal Concilio è stato la prossimità della chiesa al mondo, per donare al mondo ma pure per ricevere da esso (Cfr. Guadium et spes 44), in quella forma di santità ospitale significata nella parabola del samaritano.

“La liturgia cristiana – ci ricorda ancora Cristina Campo – ha forse la sua radice nel vaso di nardo prezioso che Maria Maddalena versò sul capo e sui piedi … sembra che il Maestro si innamorasse di quello spreco incantevole. Non soltanto lo oppose alteramente alla torva filantropia di Giuda che, molto tipicamente, ne reclamava il prezzo per i poveri: Avrete sempre i poveri, ma non avrete sempre me, ma (il Maestro) addirittura replicò quel gesto la sera dopo, quando, precinto e inginocchiato, lavò con le Sue mani divine i piedi dei dodici Apostoli, allo stesso modo che Maddalena, scivolando tra il giaciglio e il muro, aveva lavato i Suoi. Dio, come osservò uno spirito contemplativo, si ispira volentieri a coloro che ispira”. (ivi 132).

Ancora una volta si dirà: cosa fa la liturgia? E la risposta sarà sempre la stessa: essa ama, al modo della Maddalena che lava i piedi a Gesù e dello stesso Gesù che lava i piedi ai suoi, essa continua ad amare attualizzando questo amore perennemente sorgivo di nuova umanità, attraverso la reciprocità del servizio: “come ho fatto io così fate anche voi, gli uni gli altri” (Gv 13,15); la liturgia ci fa come Cristo, ci fa sua famiglia. Come lui dunque inviati: non per essere serviti ma per servire e donare agli altri Colui che si è ricevuto in dono (Cfr. Mc 10,45).

A questa ‘visione amante’ della liturgia faccio corrispondere le ‘visioni ardenti’ di un mistico e poeta che fu anche scienziato e paleontologo, il gesuita padre Pierre Teilhard de Chardin ne La messa sul mondo, la sua liturgia cosmica: “Poiché ancora una volta, o Signore, non più nelle foreste dell’Aisne (Fronte francese della I Guerra mondiale), ma nelle steppe dell’Asia, sono senza pane, senza vino, senza altare, mi eleverò al di sopra dei simboli sino alla pura maestà del Reale; e Ti offrirò, io, Tuo sacerdote, sull’altare della Terra totale, il lavoro e la pena del Mondo. Lì in fondo, il sole appena incomincia ad illuminare l’estremo lembo del primo Oriente. Ancora una volta, sotto l’onda delle sue fiamme, la superficie vivente della Terra si desta, vibra e riprende il suo formidabile travaglio. Sulla mia patena, porrò, o Signore, la mèsse attesa da questa nuova fatica e, nel mio calice, verserò il succo di tutti i frutti che oggi saranno spremuti. … Ricevi, o Signore, questa Ostia totale che la Creazione, mossa dalla Tua attrazione, presenta a Te nell’alba nuova. Questo pane, il nostro sforzo, so bene che, di per sé, è solo una disgregazione immensa. Questo vino, la nostra sofferenza, non è purtroppo, sinora, che una bevanda dissolvente. Ma, in seno a questa massa informe, hai messo – ne sono sicuro perché lo sento – un’irresistibile e santificante aspirazione che, dall’empio al fedele, ci fa tutti esclamare: O Signore, rendici uno!”, (Inno dell’universo. La messa sul mondo, Brescia 1992, 9 e 10).

FOGLI ERRANTI
SCAMPOLI DI LOCKDOWN (5) – Natale con i tuoi, Pasqua con chi puoi

di Giovanna De Simone

Dopo i cenoni della Vigilia e i pranzi natalizi imposti a suon di compromessi e ricatti, con parenti e affini che si è cercato di evitare per tutto l’anno, le festività di Pasqua sono sempre state viste nei secoli come il grido di liberazione da dogmi, legami familiari e altre costrizioni imposte dal sangue e dai contratti. Chi si programmava fughe al mare, chi solitari ritiri di meditazione sulle colline, altri, più semplicemente, picnic in costume al parco urbano con gli amici.
Questa Pasqua di Covid ci ha chiuso in casa con chi, accidentalmente in quel preciso momento storico, stava transitando nei nostri spazi domestici. Come quando una mattina Berlino si svegliò divisa da un muro.
Le tre coinquiline che avevano deciso di non andare ad infettare il paesino natio al Sud, hanno steso un asse di legno fuori dal balcone per congiungersi con il vicino sessantenne che abita da solo e che possiede un barbecue in balcone. Come menù di Pasqua si prevedono scones salati, lasagne al forno, grigliatona di carne e verdure, tiramisù e un paio di bottiglie di Aglianico tenute apposta per le occasioni speciali.
I coniugi che stavano per separarsi hanno deciso di rivelarsi le proprie storie parallele e faranno un pranzo a quattro in diretta Skype con i rispettivi amanti, annullando in questo modo tutte le ritorsioni e le guerre per spartirsi i mobili.
La casalinga per protesta ai doppi lavori forzati a cui è stata costretta in questa quarantena, ordinerà su just eat sushi fino a sfondarsi, solo per sé, lasciando marito e figli nello sconcerto.
Infine si rimpiangeranno le odiose ammucchiate familiari e solo in quel momento, con il cucchiaio affondato nella zuppa inglese e un litro di vino rosso in corpo, si video-chiameranno tutti gli amati parenti-serpenti perché la lontananza si sa, è come il vento, che fa dimenticare chi non si ama.
E in questa Pasqua di coronavirus il cielo è terso, le temperature superano i ventisei gradi e i venti sono assenti.