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Giorno: 8 Agosto 2020

DIARIO IN PUBBLICO
Il bombolaro e altre storie del Laido

Tra una bomba d’acqua e l’altra, tra epiche montagne di spaghetti allo scoglio, tra il su e giù dei vacanzieri in infradito e polpacci in vista, ingordi del passeggio sul trascurato e discusso viale Carducci epicentro della popular-movida, succede che i miti e rassegnati pseudo-radical-chic-noi, in lotte perenni con il dirimpettaio che esonda la strada con acqua e detersivo, proibitissimi in suoli pubblici, stiano cuocendo le tagliatelle da servire con vero pesto alla genovese agliato, quando, d’improvviso, dal fornello si alzano lunghe, fumose, giallastre lingue di fuoco. All’unisono risuona il verdetto: “La bombola del gas è finita!“. Immediatamente ci si precipita a telefonare all’unico distributore in zona. Risponde una voce severissima che annuncia l’arrivo: ore 16. Mi metto in moto un quarto d’ora prima e arriva il bombolaro. Il deposito delle bombole non è al piano, ma nel cortiletto dietro, chiuso da una saracinesca che impedisce, come del resto si è avverato, l’accesso a chi è in vena di furti. Chiedo se per cortesia mi aiuta ad alzarla, ma il gentiluomo con aria severissima mi spara un “niet!” degno d’altri tempi, visto che il suo è un altro lavoro che non contempla questi abbassamenti lavorativi. Umiliato e imbarazzato penosamente m’attacco non al tram ma alle sbarre. Inutilmente; finché il bombolaro sbuffando m’aiuta. Con fare rabbiosetto mi cambia velocissimo la bombola e sentenzia: “40 euro”. Gliene allungo 50 e ancor più brontolando scava tra i soldi che estrae dalla tasca finché trova il decino di resto e sparisce, ammonendomi di lasciare la saracinesca alzata se non riesco a chiuderla. Penso frattanto “Ma la ricevuta? Che sia un accordo tra impresa e amministrazione non lasciarla?”. Un parente che di queste cose s’intende sentenzia che siamo in regime di monopolio, lasciandomi a meditare.

Ai ‘laidensi’ l’ardua sentenza.

Ci arrischiamo in spiaggia dopo giorni e finalmente raggiungiamo la postazione, helas! accanto al campo di beach volley. Una troupe di ragazzini gioca e condisce il ritmo con un infilata di bestemmie che fa rimbombare le orecchie. Indifferenza totale da parte dei vicini d’ombrellone in parte, immagino, parenti. Alla più sonora chiamo il bagnino, che imbarazzato mi spiega che ha provato a zittirli senza successo. Chiedo allora di cambiare posto, ma nel tempo ferragostano risulta la mossa una pia illusione. Mentre digerisco la sconfitta arriva il mio pronipotino chiamato Sapientino: otto anni e trionfante mi annuncia che in settembre diverrò zio di un peloso, Benny, che spesso verrà lasciato da noi. Si aprono i cieli, squillano le trombe trionfali e mi sento felice. Sapientino sorride sornione, esibendomi le prove fotografiche dei genitori del cocker e della tenerissima bellezza di lui. Ci guardiamo negli occhi e riprovo dopo tanto tempo il sapore della felicità e nel cuore risuonano i versi di Eusebio-Montale:

Felicità raggiunta si cammina
per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla
al piede, teso ghiaccio che s’incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t’ama.

Mi alzo indifferente alle provocazioni delle ‘sciacquette’, che come un mantra ritornano dal mare borbottando bestemmie.

Per fortuna ancora di giovani sani di cuore e di mente ce ne sono tanti.

PAROLE A CAPO
Roberto Dall’Olio: “Sogno ad occhi aperti”

“La poesia dice troppo in pochissimo tempo, la prosa dice poco e ci mette un bel po’. In ogni caso io godo nel minacciare il sole con una pistola ad acqua”.
(Charles Bukowski)

SOGNO AD OCCHI APERTI

Ne abbiamo appena fatto uno di sogni ad occhi aperti
Che tagliano la strada a quelli della notte
Tolgono la mente dai loro piedi
E senza cielo non hanno aria
Per una volta almeno
Gli occhi aperti
Hanno vinto su quelli chiusi
Che meraviglia
Forse in segreto si sono collusi

Prima abbiamo brindato alle nostre poesie
A noi
Alle nostre vite
Poi abbiamo brindato a noi
Alle nostre vite
Alle nostre poesie
Poi abbiamo brindato
Alle nostre gioie
Alle nostre follie
A tutte le vacche che non sono nere
Poi ci siamo ubriacati
E con l’ultima bottiglia
Ce ne siamo andati

Dovevo spiegarti Hegel
Dentro al saccoapelo
Tu entrata vestita perché hai freddo
Io un po’ meno
Perché mi va di sentire il contatto su tutta la pelle
In un groviglio di gambe e di stelle

Dopo se ci può essere un dopo
Dentro al saccoapelo e i frammenti teologici giovanili
Col prosecco che richiama
Altro prosecco
E il dubbio che l’infinito abbia bisogno di vino nero
Sempre per le vacche
Ma anche per davvero
Tu scegli i vestiti a seconda di come mi vedi
Io me li tolgo a seconda se ti vedo

E così cominciamo a ridere
Lo facciano anche da sobri
Cominciamo a ridere
A ricordare
Tutte le nostre storie
A non ricordare bene
Piovono frammenti di luce
Le tue azioni di disturbo
Sono diventate dolcissime
Serenate
Alla nostra notte

Roberto Dall’Olio (1965), bolognese, docente di filosofia e storia al Liceo Classico Ariosto di Ferrara. Ha pubblicato diversi volumi di poesia. E’ del 2015 il poema “Tutto brucia tranne i fiori” Moretti e Vitali editore- nota di Giancarlo Pontiggia postfazione di Edoardo Penoncini – con il quale ha vinto il premio Va’ Pensiero 2015. Con l’editore L’Arcolaio ha pubblicato il poema “Irma” con note di Merola, Muzic, Sciolino, Barbera e la raccolta di poesie “Se tu fossi una città” con nota di Romano Prodi. Vive a Bentivoglio nella pianura bolognese ove è presidente della sezione locale dell’A.N.P.I.

La rubrica di poesia Parole a capo esce regolarmente ogni giovedì mattina su Ferraraitalia. 
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