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Giorno: 21 Agosto 2020

Scuola: da lunedì 24 agosto test sierologici per 87.000 persone tra insegnanti e altro personale

Da: Ufficio Stampa Regione Emilia-Romagna

 

Scuola. L’Emilia-Romagna riparte in sicurezza: da lunedì 24 agosto test sierologici per 87.000 persone tra insegnanti e altro personale. Fondamentale collaborazione con Ufficio scolastico regionale. In prima linea i quasi 3000 medici di medicina generale della Regione. Donini: “Avvio dell’anno scolastico all’insegna della massima sicurezza sanitaria grazie a grande spirito di squadra”

Sarà possibile effettuare i test fino al 7 settembre, per una media di oltre 7.000 sierologici al giorno. L’indagine epidemiologica sarà ripetuta anche durante l’anno. Priorità a chi lavora nei nidi e nelle scuole dell’infanzia, pronte a riaprire il 1 settembre. Per prenotare ed effettuare il test ci si rivolgerà al proprio medico di famiglia, in alternativa alle Ausl del territorio dove si lavora

Non solo distanziamento e mascherine: la scuola che in Emilia-Romagna riparte in sicurezza ai tempi del Covid passa anche da quasi 90.000 test sierologici sul personale, dagli insegnanti ai collaboratori scolastici, che saranno effettuati in due sole settimane grazie anche alla collaborazione dei medici di medicina generale. Determinante il lavoro con l’Ufficio scolastico regionale e il suo Direttore, Stefano Versari, per condividere le indicazioni e le informazioni e rendere più agevole la realizzazione del progetto, attraverso la reciproca comunicazione.

Lunedì 24 agosto prende infatti il via la campagna di screening, a cura delle Ausl e coordinata dalla Regione Emilia-Romagna, che prevede per tutti i lavoratori dell’istruzione la possibilità di effettuare, su base volontaria e in maniera totalmente gratuita, un test sierologico per individuare le persone che sono entrate in contatto con il virus e hanno sviluppato anticorpi, anche in assenza di sintomi. Test che saranno poi ripetuti periodicamente durante l’anno scolastico.

“Il nostro impegno è quello di garantire l’avvio dell’anno scolastico, all’insegna della massima sicurezza sanitaria- dichiara l’assessore alle Politiche per la salute Raffaele Donini-. Ciò significa che siamo pronti a testare preventivamente all’inizio delle lezioni il personale docente e non degli istituti pubblici e privati di ogni ordine e grado, effettuando periodicamente le indagini epidemiologiche e richiedendo il rispetto rigoroso dei protocolli di sicurezza previsti dal Comitato tecnico scientifico. Una priorità- conclude Donini- condivisa da tutti gli attori coinvolti, che testimonia il grande spirito di squadra, punto di forza della nostra regione”.

Potranno accedere al test, contattando il loro medico di famiglia o rivolgendosi all’Ausl di riferimento, insegnanti e collaboratori di tutti gli istituti scolastici: dai nidi e scuole per l’infanzia a quelle primarie fino agli istituti superiori, si tratti di scuole statali o non statali, paritarie e private. La stima complessiva è che fino a 87.000 persone in tutta la Regione potranno sottoporsi al test da lunedì fino al 7 settembre – conteggio a cui si dovranno poi aggiungere i supplenti e tutto l’altro personale che dovesse iniziare la propria attività durante l’anno.

Per garantire questa importante attività di screening per il personale della scuola, sono stati coinvolti anche i medici di medicina generale dell’Emilia-Romagna, per un totale potenziale di oltre 2900 professionisti a cui è stata chiesta la disponibilità, che non è quindi obbligatoria, per prenotare ed effettuare il test.

Per il personale scolastico non residente nella provincia di lavoro, o per le persone il cui medico di famiglia non fosse disponibile ad effettuare i test, saranno le Ausl- con percorsi differenti a seconda della provincia- il canale di riferimento per l’accesso e lo svolgimento del controllo.

Regione: scuola: incontro sulle misure previste per il 14 settembre

Da: Ufficio Stampa Regione Emilia-Romagna

 

Scuola. Incontro Regione e sindacati sulla riapertura di tutti gli istituti scolastici. Il presidente Bonaccini: “Lavoriamo tutti insieme perché i nostri ragazzi possano tornare a studiare con la serenità necessaria”. Test sierologici garantiti a tutto il personale della scuola, spazi adeguati e bus gratuiti per gli under 14 tra le misure previste per il 14 settembre

Convocato per la prossima settimana un tavolo di confronto coi sindacati per definire un piano di rientro in classe in sicurezza. L’assessore Salomoni: “Al lavoro perché il prossimo anno scolastico possa svolgersi in presenza dall’inizio alla fine”

Riportare dal prossimo 14 settembre tutti gli studenti, i docenti e i lavoratori e le lavoratrici della scuola, negli edifici scolastici da Piacenza a Rimini, in presenza e in sicurezza dopo il lungo lockdown che li ha costretti lontani dalle aule per molti mesi.

È il tema dell’incontro che ha visto oggi il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, insieme all’assessora alla Scuola, Paola Salomoni, presente il sottosegretario alla Presidenza, Davide Baruffi, a confronto coi rappresentanti dei sindacati di categoria di Cigl, Cisl, Uil, Snals e Gilda che in questi giorni avevano manifestato più volte la propria preoccupazione su tre argomenti in particolare: il numero insufficiente degli insegnanti e del personale Ata assegnato da Ministero e dall’Ufficio scolastico regionale all’Emilia-Romagna, il nodo del trasporto pubblico legato anche agli ingressi differenziati negli istituti per garantire il giusto distanziamento sociale e gli spazi adeguati per svolgere le lezioni in sicurezza.

Con l’obiettivo di lavorare tutti insieme per mantenere e garantire alla scuola dell’Emilia-Romagna i livelli di qualità raggiunti, che ne fanno uno dei modelli più apprezzati nel Paese e dei motori principali di ricchezza e progresso della comunità regionale.

Sul piatto in primo luogo la questione sanitaria, con il piano che la Regione sta ultimando in queste ore per permettere a tutti i lavoratori della scuola di poter fare il test sierologico prima della riapertura dell’anno scolastico.

E poi l’istituzione di un tavolo, già convocato per la prossima settimana, tra Regione e sindacati per affrontare in dettaglio tutti i temi collegati al rientro in classe in sicurezza: dall’infanzia alla scuola, alla disabilità, alla sanità, ai trasporti, a un piano per l’edilizia scolastica.

“Dobbiamo lavorare tutti insieme perché i nostri ragazzi possano tornare a studiare con la serenità necessaria, ritrovando una socialità fondamentale per la loro formazione- afferma Bonaccini-. Per questo abbiamo bisogno innanzitutto di un numero di docenti adeguato e chiederemo con forza in Conferenza Stato-Regioni di adeguarlo alle necessità dell’Emilia-Romagna. Da parte nostra stiamo lavorando senza sosta per garantire gli spazi necessari che, stando all’ultimo monitoraggio fatto, non presentano particolari criticità. Grazie ai Fondi Bei, negli scorsi anni, abbiamo fatto tanto e bene insieme a Comuni e Province, programmando e spendendo le risorse in modo efficace. Ora dobbiamo non solo accelerare sui cantieri che erano stati fermati dal lockdown, ma anche stendere un piano più ampio per i prossimi anni perché il patrimonio edilizio scolastico sia reso ancor più moderno, efficiente e sicuro. Per questo abbiamo chiesto al Governo che dei 209 miliardi di euro previsti nel recovery Fund venga inserito un capitolo corposo proprio per l’edilizia scolastica: anche dagli spazi e dalle tecnologie per l’apprendimento passa la buona didattica”.

“Per quanto riguarda il trasporto pubblico locale- prosegue il presidente- da settembre, come avevamo promesso, i ragazzi con meno di 14 anni di età potranno viaggiare gratuitamente mentre dal prossimo anno la misura sarà estesa e finanziata in modo permanente dalla Regione per tutti gli under 19. Uno sforzo e un impegno che abbiamo voluto per rendere il trasporto collettivo sempre più competitivo rispetto a quello privato: una misura di civiltà che fa bene all’ambiente e all’aria che respiriamo. Inoltre, in base al riparto del fondo nazionale da 400 milioni di euro in approvazione, con la quota di 25-28 milioni destinati alla nostra regione potremo incrementare il numero di bus e treni a disposizione degli studenti per garantire una ripartenza sicura delle lezioni in presenza”.

“Vogliamo riportare tutti a scuola in sicurezza- aggiunge l’assessore Salomoni– per far sì che l’anno scolastico 2020-2021 possa svolgersi in presenza dall’inizio alla fine e siamo in contatto quotidianamente con il Ministero e l’USR per risolvere tutte le questioni ancora aperte come il pre-post scuola. Nello stesso tempo però dobbiamo progettare anche il futuro della nostra scuola e gettare le basi ora per avere spazi e attrezzature al passo con le esigenze di una didattica che cambia e che il lockdown imposto dalla pandemia ha reso evidente. Un tema su tutti quello della connettività. È vero che con il 62% delle scuole di ogni ordine e grado già in fibra ottica, l’Emilia-Romagna è al primo posto tra le Regioni italiane, ma vogliamo arrivare al 100% degli istituti collegati per garantire a tutti, nessuno escluso, il diritto di accesso alle informazioni. E soprattutto vogliamo che possa connettersi ogni famiglia e ogni studente.

Da parte dei sindacati l’apprezzamento per la convocazione del tavolo di confronto e della assunzione di responsabilità da parte della Regione sulla richiesta di incremento dell’organico, oltre alle risposte relative al trasporto pubblico e all’edilizia scolastica che andranno approfondite negli incontri successivi: “Metteremo tutta la nostra energia perché vogliamo il bene di questa scuola e perché vogliamo confermare un modello di scuola di qualità che non può andare perso. Tifiamo perché la scuola riparta, ma in sicurezza e in presenza”.

Vigarano, Bergamini (Lega) risponde all’appello del sindaco “Paron non usi il Covid per nascondere le sue incapacità”

Da: Ufficio Stampa Lega 

 

Le   dichiarazioni del sindaco Paron fanno quantomeno sorridere, così come fa sorridere il suo tentativo tardivo di chiedere aiuto a noi della Lega, che è la prova della difficoltà in cui si trova. Paron è un sindaco, sotto attacco costantemente e non solo dall’opposizione ma anche dalla maggioranza dei cittadini delusi dal suo operato. Per questo tenta di arrampicarsi sugli specchi addossando la colpa delle sue incapacità a chi non condivide il suo modo di operare e usando il Covid come una scusa, per commuovere gli avversari e nascondere la sua inadeguatezza a gestire un Comune. E tutto questo se non fosse drammatico per la città, sarebbe ridicolo. Per tutelare Vigarano dalle conseguenze economiche e sociali dell’emergenza sanitaria, Barbara Paron e la sua giunta non hanno mosso un dito. Non hanno fatto assolutamente nulla di quello che sarebbe stato suo dovere e che altri Comuni hanno invece messo in atto. Nessun contributo alle aziende colpite dal lockdown, nessuna strategia di rilancio economico del territorio, nessun percorso di condivisione sulle scelte da mettere in campo come invece avrebbe dovuto fare il sindaco, proprio in nome della collaborazione che adesso ci chiede. Toccava a lei, in quanto primo cittadino, dimostrare di avere a cuore Vigarano a prescindere dalle logiche di partito. Toccava a lei condividere percorsi di crescita e di rilancio, pensare a collaborare con i Comuni vicini, ipotizzare formule di crescita dopo la difficilissima prova dell’emergenza sanitaria che ha messo in ginocchio il Paese. E, invece, ha fatto il contrario, dimostrandosi, come sempre e ben prima dell’emergenza coronavirus, completamente incapace di risolvere problemi, di cogliere gli spunti positivi arrivati dai cittadini o di ascoltare le richieste della città. In questi anni, e non certo a causa del virus, Paron ha dimostrato di non aver capito i bisogni delle imprese e dei cittadini, non ha curato il verde pubblico in modo adeguato, non ha prevenuto i problemi relativi alla presenza delle zanzare in estate, ha lasciato che la situazione dei cimiteri precipitasse sotto la soglia del decoro. E, ancora, nonostante il suo doppio ruolo, non ha mantenuto le strade, non ha ancora risolto i problemi della scuola elementare  e non ha sciolto il nodo dell’ex Orbit come invece aveva promesso nel primo mandato. E tutto questo è accaduto sotto gli occhi dei cittadini a cui oggi Paron vorrebbe raccontare che tutto va bene. Caro sindaco, anche noi le rivolgiamo un appello: invece di chiederci di deporre l’ascia di guerra per non avere più fastidi, ammetta piuttosto il fallimento e cominci a dire la verità sulla situazione economica del Comune di Vigarano e sull’eredità che lei e i suoi assessori lascerete a fine mandato.

Coronavirus, l’aggiornamento: 82 nuovi positivi 44 asintomatici. Nessun decesso

Da: Ufficio Stampa Regione Emilia-Romagna

 

Coronavirus, l’aggiornamento: su oltre 10mila tamponi 82 nuovi positivi, di cui 44 asintomatici da screening regionali e attività di contact tracing. I casi di rientro da fuori regione sono 32. Nessun decesso. I guariti a quota 24.392 (+37). 0,45 l’indice di trasmissione (Rt) a 14 giorni

Il numero più alto di nuovi positivi in provincia di Reggio Emilia (19), Piacenza (12) e Ravenna (12). Effettuati anche più di 1.370 test sierologici. Casi attivi a quota 1.861 (+45), il 95% con sintomi lievi in isolamento a casa. Stabili i ricoveri nelle terapie intensive e nei reparti Covid

Bologna – Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 30.708 casi di positività82 in più rispetto a ieri, di cui 44 asintomatici individuati nell’ambito delle attività di contact tracing e screening regionali. Il numero di tamponi anche oggi supera i 10mila, mentre l’indice di trasmissione (Rt) a 14 giorni è di 0,45, sotto la media nazionale, fissata a 0,83.

Degli 82 nuovi casi, 52 erano già in isolamento al momento dell’esecuzione del tampone e 31 sono stati individuati nell’ambito di focolai già noti. Sono 32 i nuovi contagi collegati a vacanze rientri dall’estero, per i quali la Regione ha previsto due tamponi naso faringei durante l’isolamento fiduciario se in arrivo da Paesi extra Schengen e un tampone se di rientro da Grecia, Spagna, Croazia e Malta. L’attività di prevenzione e controllo sul territorio da parte del Servizio sanitario regionale prosegue dunque con efficacia.

Per quanto riguarda la situazione sul territorio, le province che presentano il maggior numero di casi sono Reggio Emilia con 19, Piacenza e Ravenna con 12 casi ciascuna.

In provincia di Reggio Emilia, su 19 nuovi positivi, 10 erano già in isolamento al momento della diagnosi e 12 sono sintomatici. Nel dettaglio: 6 i casi di ragazzi che avevano frequentato locali da ballo in Riviera, 6 rientri dall’estero (Albania, Turchia, Corfù e Malta), 2 da focolaio familiare. Due sono contatti di caso noto e 1 è stato individuato nell’ambito dell’attività di screening in un’azienda del territorio. Due, infine, i casi di positività al momento considerati isolati.

Tutti i 12 nuovi casi individuati nel Piacentino sono connessi a rientri dall’estero: 6 da Romania, 2 da Albania, 1 da Grecia, 1 da Spagna, 1 da Austria, mentre 1 è un contatto di persona rientrata dalla Spagna. Quattro i sintomatici e 10 le persone che erano già in isolamento.

In provincia di Ravenna (12 nuovi positivi), 2 casi fanno riferimento a persone rientrate dall’Albania; 4 a persone rientrate da Spagna e Malta; 3 sono frutto dell’attività di contact tracing su casi già noti. Infine, sono 3 i nuovi positivi che fanno riferimento a tamponi richiesti dai medici di medicina generale per sintomi. Sei i sintomatici e 5 i pazienti già in isolamento al momento del tampone.

Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

tamponi effettuati ieri sono 10.062, per un totale di 811.229. A questi si aggiungono anche 1.375 test sierologici.

casi attivi, cioè il numero di malati effettivi, a oggi sono 1.861 (45 in più di quelli registrati ieri). Non si registra alcun decesso in tutto il territorio dell’Emilia-Romagna. Il numero rimane dunque invariato: 4.455

Le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere, o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 1.776 (+45 rispetto a ieri), il 95% dei casi attivi. Restano 8 i pazienti in terapia intensiva. Invariato anche il numero di quelli ricoverati negli altri reparti Covid: 77.

Le persone complessivamente guarite sono 24.392 (+37 rispetto a ieri): 29 “clinicamente guarite”, divenute cioè asintomatiche dopo aver presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione, e 24.363 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perché risultate negative in due test consecutivi.

Questi i nuovi casi di positività sul territorio, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 4.723 a Piacenza (+12, di cui 4 sintomatici), 3.864 a Parma (+9, di cui 4 sintomatici), 5.267 a Reggio Emilia (+19, di cui 12 sintomatici), 4.268 a Modena (+7 , di cui 2 sintomatici), 5.493 a Bologna (+9, di cui 6 sintomatici), 447 casi a Imola (invariato), 1.147  a Ferrara (+5, di cui 1 sintomatico), 1.251 a Ravenna (+12, di cui 6 sintomatici), 1.011 a Forlì (+2, di cui 1 sintomatico), 869 a Cesena (invariato) e 2.368 a Rimini (+7, di cui 2 sintomatici).

 

Concorso nazionale specializzazione medica: in ER 576 borse di specializzazione in più rispetto al 2019

Da: Ufficio Stampa Regione Emilia-Romagna

Sanità. Concorso nazionale di specializzazione medica: in Emilia-Romagna 576 borse di specializzazione in più rispetto al 2019. L’assessore Donini: “Dare più opportunità significa puntare sul futuro di chi merita, e salvaguardare così l’eccellenza della nostra sanità”

Aumentano di quasi il doppio i posti statali messi a bando dal concorso unico per l’ammissione alle scuole di specializzazione medica del prossimo 22 settembre. A livello nazionale si passa da 8000 a 13.400 mentre in Emilia-Romagna le borse di studio saranno 1.411 contro le 837 del 2019. Crescono anche i posti aggiuntivi finanziati dalla Regione.

 Un notevole investimento sul nostro capitale umano, sul futuro dei giovani e della sanità.  E’ questo il senso del forte aumento del numero di posti statali previsti dal concorso unico nazionale per l’ammissione alle scuole di specializzazione medica, che si terrà il prossimo 22 settembre.

A livello nazionale le borse aumentano del 68%: da 8000 a 13.400, 5.400 posti in più rispetto al 2019. A cascata lievitano anche i numeri che riguardano gli atenei dell’Emilia-Romagna: i posti ministeriali saranno infatti 1.411, con un incremento di 574 rispetto alle 837 dello scorso anno (+69%).

A beneficiarne sono tutti gli atenei: Bologna +201, Ferrara + 105, Modena +155, Parma +103.

Gli incrementi più rilevanti in termini assoluti riguardano poi la scuola di Anestesia e Rianimazione (+69)Medicina d’urgenza (+57)Igiene e medicina preventiva (+32)Medicina interna (+29)Pneumologia (+29)Radiodiagnostica (+24) e Malattie infettive (+22).

Anche l’area della diagnostica di laboratorio ha presentato aumenti rilevanti (+19 posti pari al +170%), concentrandosi, così, sulle necessità di personale emerse nel corso dell’epidemia di Covid-19.

“Una annualità eccezionale- commenta l’assessore regionale alla Sanità, Raffaele Donini-, che dimostra un grande impegno e soprattutto la centralità della formazione dei nostri futuri medici,  indispensabili per tenere alta l’eccellenza sanitaria che vede la nostra regione sempre all’avanguardia con una tenuta e una preparazione di cui abbiamo dato straordinaria prova durante questi mesi. Voglio poi ricordare che, nonostante il forte aumento delle borse a livello nazionale, abbiamo mantenuto comunque il nostro impegno a non ridurre il finanziamento regionale di borse aggiuntive”.

I posti che l’Emilia-Romagna sostiene, infatti, sono passati dai 70 dello scorso anno ai 72 di quest’anno; come nel 2019, i beneficiari dovranno essersi laureati in uno degli atenei regionali e impegnarsi a lavorare in Emilia-Romagna per un tempo pari alla durata della specialità.

I finanziamenti regionali si sono concentrati soprattutto nelle aree in cui i posti statali erano inferiori al fabbisogno individuato dall’Osservatorio regionale per la formazione specialistica: le specialità di Geriatria, Pediatria, Ortopedia, Riabilitazione e Radiodiagnostica.

Riapre il cinema Apollo

Da: Ufficio Stampa Cinema Apollo

ll grande cinema torna all’Apollo, questa volta però in carne ed ossa!

Mercoledì 26 agosto, dopo sei mesi, il Cinema Apollo a Ferrara riapre le porte al suo pubblico. I clienti troveranno ambienti costantemente sanificati e sicuri ed è già operativo il sistema di bigliettazione on line, in modo da evitare ogni possibile occasione di assembramento.

In programmazione l’attesissimo nuovo lavoro di Christopher Nolan,Tenet, del quale lo stesso regista aveva anticipato “partiremo dal punto di vista di un film di spionaggio, ma andremo verso mete differenti. Attraverseremo generi diversi in una formula, spero, fresca ed emozionante”; Siberia, viaggio interiore diretto da Abel Ferrara con Willem Dafoe e Volevo nascondermi, film di Giorgio Diritti nel quale uno strepitoso Elio Germano, premiato a Berlino, interpreta il pittore Ligabue.

SCHEI
La febbre del sabato sera

Discoteca. Movida. Covid-19. Una volta c’era lo Studio 54 a Manhattan, adesso il Twiga a Marina di Pietrasanta. Ognuno può pensarla come crede sulla evoluzione o sul decadimento del gusto, musicale e del costume, intercorso dagli albori del clubbing (1977 circa) ai giorni nostri. Per me è decadimento, ma potrebbe dipendere dal fatto che sto invecchiando; si sa che i “bei tempi” sono sempre quelli in cui eravamo ragazzi noi. Resta il fatto che non esistono due luoghi/fenomeni che condensino meglio il contrasto di valori e di interessi ed un simbolico contrapporsi tra frivolo e impegnato, tra effimero e duraturo, tra leggero e pesante, in tempi di pandemia.

Parto dai valori. Facciamo finta che chi parla di “diritto al divertimento” e “diritto alla socialità” non stia travestendo con concetti di valore la difesa mera, quanto comprensibile, di concreti interessi economici (di questo parleremo dopo). Voglio prendere sul serio il tema di dove i ggiovani preferiscono ritrovarsi e come i ggiovani preferiscono “divertirsi”. Da una parte c’è il concetto di socialità ludica. Dall’altra c’è la tutela della salute pubblica, che in realtà significa anche della salute privata, individuale, di ciascuno e specialmente dei più deboli (anziani, ammalati, immunodepressi). Non intendo cimentarmi pure io nell’interpretazione dei dati sulla risalita dei contagi; interpretazioni che servono, quasi sempre, a giustificare una tesi o la tesi contraria, le quali hanno un punto in comune: il fatto che preesistono ai dati, non conseguono ad essi. Sono tesi che si vogliono apodittiche, e interpretare la statistica serve semplicemente a rafforzare il proprio dogma, indiscutibile per definizione. Quindi se io sostengo, a priori, che esiste un complotto plutogiudaico per chiudere il pianeta a chiave sotto la minaccia di un orribile virus studiato a tavolino, ma contemporaneamente sovradimensionato e, tutto sommato, poco pericoloso, la risalita della curva contagiosa non è altro che propaganda per giustificare l’introduzione di uno Stato Etico, che mi dice come divertirmi e come curarmi anzi, che mi obbliga a non divertirmi e a curarmi.  Come dire che Bill Gates, il Dio del Male, ha messo in circolazione un pericoloso virus per lucrare sulla commercializzazione del vaccino universale, ma il virus è poco più di un’ influenza; coerenza logica del ragionamento pari a zero (è una guerra batteriologica o è un banale raffreddore?) ma il complottista sa trovare collegamenti fantasmatici tra i fatti del mondo (idioti, svegliatevi!) e sorvola sui palesi ossimori delle sue elucubrazioni.

Se viceversa sono convinto che questo non sia che l’inizio di un’era di piaghe bibliche, e che il terribile antropocene ha ridotto la Terra ad una discarica rovente di cui l’epidemia Covid non è che una delle prime conseguenze, la chiusura temporanea dei locali dove si beve e si balla è una misura troppo blanda. Certi posti andrebbero murati e riconvertiti in fabbriche di mascherine.

Esagero? Se frequentate con un minimo di capacità (auto) critica i social network, converrete che è praticamente impossibile cambiare la propria opinione leggendo quella di uno che la pensa diversamente. Il social non serve a mettere in discussione le proprie idee, serve a sbeffeggiare l’opinione altrui, e glorificare la propria. Le fonti altrui sono fake per definizione, le proprie sono scolpite sulla pietra. La ricerca dell’attendibilità delle fonti non è un’attività contemplata, perché rischierebbe di farci cambiare opinione, e questo non è previsto.

La mia opinione sul versante “valori” prova a seguire, e non precedere, l’osservazione, filtrata dalle considerazioni di qualche tecnico assennato, dei dati sulla pandemia. Una delle principali ragioni per cui il virus colpisce meno duro che in marzo/aprile/maggio, sta nell’adozione di massa delle misure di distanziamento fisico e nella prevenzione con o senza dispositivi (igiene e mascherine, disinfettanti). Un’altra ragione sta nel fatto che le terapie sintomatiche sono più mirate che all’inizio della epidemia, e questo dipende in buona misura dagli errori commessi e dai tentativi fatti. Non esiste, invece, alcuna evidenza scientificamente provata che il virus in sè si sia “indebolito” o abbia perso “carica virale”. Molto più banalmente, se uno si becca uno sputacchio con mascherina addosso (possibilmente indossata sia dallo sputacchiatore che dalla vittima) incamera meno virus di uno che se lo prende in faccia senza protezione alcuna. Sarà anche un risultato parziale, ma serve ad evitare un bel po’ di infezioni severe, di quelle che portano in terapia intensiva. Se le ragioni sono queste, chiudere i locali dove le persone si assembrano naturalmente le une vicino alle altre, e farlo non per sempre, ma temporaneamente e magari diversificando per territori, è una misura di buon senso. Punto. Le altre considerazioni sono ovvie (non puoi evitare la vicinanza fisica in discoteca: appunto, quindi meglio chiuderla per un po’) o ridicole (dalle sette alle diciotto il virus non è meno aggressivo: no, però dalle diciotto alle sei si va in disco, nell’altra fascia oraria no).

Passiamo agli interessi. Qui gli schei sono il fulcro del mondo, di questo mondo. Nel mondo dell’effimero gli schei sono quanto di più duraturo esiste, e quando vengono a mancare la reazione è scomposta e arrogante, perchè scomposto e arrogante è il modo in cui, nel microcosmo del divertimento giovanile, vengono fatti i soldi. Non ho reperito dati attendibili che confermino la leggenda web secondo la quale i gestori delle disco denunciano mediamente un utile di 4.600 euro l’anno. Peraltro non si tratta del fatturato (o ricavi), che invece le stesse associazioni di settore attestano attorno al miliardo abbondante di euro. Diviso circa 3.500 locali, mediamente farebbe circa 340.000 euro l’anno, che ci può anche stare; non perchè questo sia il fatturato reale, ci mancherebbe altro, ma perchè è verosimile che all’Agenzia Entrate il dato medio che perviene sia questo. Diciamo che, visto che in questi giorni le medesime associazioni adombrano una (incredibile ed autolesionista, viste le denunce dei redditi) perdita del settore di 4 miliardi, e scontando una esagerazione di segno opposto in entrambi i dati, una ragionevole media recente degli incassi reali del settore potrebbe attestarsi, in un periodo ante epidemia, sui 2,5 miliardi. E nella media ci stanno gli estremi: come i circoli, che se non hanno già chiuso lo stanno per fare e la cui (purtroppo) marginalità sociale ed economica si riflette anche nell’inesistente eco mediatica delle loro difficoltà. E poi abbiamo l’estremo opposto, rappresentato dai sindacalisti ad honorem della ricchezza arrogante e scomposta, costruita su un disinvolto mixaggio (per dirla alla Bob Sinclar, altro milionario e vaniloquente genio delle consolle) tra risorse ereditate, capacità proprie e spiccata attitudine al delitto fiscale. Flavio Briatore e Daniela Santanchè, soci in affari, pagano per l’affitto dell’area dove insiste il mitico Twiga di Marina di Pietrasanta 17.620 euro l’anno. Avete capito bene. Il locale fattura, secondo gli ultimi dati noti, più di 4 milioni. E in Italia le concessioni demaniali sono state prorogate (in violazione dei dettami europei) fino al 2034, senza gara. Trasmissione ereditaria. Segmenti importanti del settore saranno anche in crisi, e c’è sicuramente una parte dei gestori della balneazione che rischierebbe di perdere le concessioni a favore dei grandi gruppi. Tuttavia, qualcuno mi spieghi perchè lo Stato, altro esempio, deve continuare a far pagare ai gestori del Papeete diecimila euro di affitto l’anno. Tra il non consegnare le nostre spiagge nelle mani degli sceicchi arabi o dei magnati russi e la creazione della ennesima minicasta di ipergarantiti, che non solo hanno la concessione perenne, ma la pagano un prezzo ridicolo, ci sarà pure una via di mezzo più equa. Stranamente, il principio della libera concorrenza vale solo quando riguarda gli altri. Quando riguarda se stessi, deve essere sacrificato in nome della “salvaguardia delle piccole imprese” (toglietevi lo sfizio di leggere qualcuna delle, talora esilaranti, prese di posizione contenute nel sito mondobalneare.com).

In conclusione: è giusto chiudere temporaneamente i locali da ballo, anche all’aperto, in nome della salute pubblica? Si, è giusto. Non c’è nulla di talebano in questa scelta, ma l’applicazione di un principio di responsabilità civica, secondo il quale nessuno può esercitare con arbitrio la propria libertà se danneggia o espone a grave rischio la salute altrui. Altrimenti vale tutto, compreso ubriacarsi e mettersi al volante. E’ giusto pensare a tamponare le conseguenze economiche di queste chiusure? Sì, è giusto, purchè non si trattino tutte le esigenze come se si trattasse invariabilmente di gente che viene ridotta alla fame. Qualunque misura di sostegno al settore dovrebbe essere informata al principio che il “settore” non è un monolite (esattamente come “le imprese”: Confindustria non rappresenta gli interessi del bottegaio), e che alcuni meritano aiuto, altri devono annoverare tra i costi d’impresa anche il pagamento di un giusto prezzo allo Stato, e non hanno diritto a un bel niente.

Per leggere gli articoli precedenti di SCHEI, la rubrica di Nicola Cavallini, clicca [Qui]

CONTRO VERSO
Lo spaccino

I ragazzi osservano gli adulti più che non si creda e notano le loro incoerenze. Come quando parlano dei rischi di giocare con la droga, però poi uno studente spaccia e non succede niente.

Lo spaccino

Hai notato quel biondino?

Qui per tutti è lo spaccino.

Porta il fumo ai suoi compagni

con lauti guadagni.

Sanno tutto gli insegnanti

ma lo trattano coi guanti,

occhi chiusi e labbra strette

che non scattin le manette.

È venuto un genitore

a parlarne al professore

che l’ha detto al dirigente

e a sua volta ad un agente.

C’hanno fatto un bel discorso

che sembrava un predicozzo

e ora so che c’è una legge

e che questa ci protegge.

L’ho imparata, sì, in teoria

come la filosofia

perché poi niente succede:

anche la polizia non vede!

Ma io vedo quel biondino…

Sarà sempre uno spaccino?

 

Tanti insegnanti e operatori sono restii a segnalare un adolescente che cammina sul filo perché temono di farlo cadere. Nel caso da cui prende spunto la filastrocca, perfino la polizia municipale sapeva e non lo diceva a nessuno. Provo ogni volta a spiegare che la giustizia penale minorile è fortemente rieducativa e attenta alle persone, che il carcere è davvero l’ultima, ultimissima soluzione, e che le stesse opportunità non si danno ai maggiorenni, per cui un ragazzo che cammina sul filo se cade da minorenne trova una rete di protezione che a 18 anni e un giorno non avrà.

CONTRO VERSO, la rubrica di Elena Buccoliero con le filastrocche all’incontrario, le rime bambine destinate agli adulti, torna su Ferraraitalia tutti i venerdì.
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