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Giorno: 30 Agosto 2020

DIARIO IN PUBBLICO
Il Lido: terra di polpacci e vecchi stizzosi

Il lento e inesausto raschiare di scope e ramazze preannuncia l’imminente chiusura della stagione estiva ai Lidi ferraresi. Attentamente i diversamente giovani s’applicano alla rimozione degli aghi di pino, che inesorabilmente riempiono ogni luogo, anfratto, via piazza, tende e giardini, fino a spingersi, trascinati dal vento, sulla passerella che porta al mare lontano.

In città, quasi un risveglio da un lungo torpore s’aprono fronti di dissenso coordinati da Mario Zamorani, a cui hanno dato rilievo scritti  di alto valore quali – solo per citarne quelli a me più vicini – quelli di Fiorenzo Baratelli,  di Federico Varese e di Alessandra Chiappini. Un vento nuovo che promette finalmente un serio ripensamento sul perché della sconfitta politica.

Frattanto con mossa astuta il festival del Buskers s’apre con la partecipazione di Gianna Nannini, a sorpresa, che raduna folla compatta senza alcuna protezione e rispetto per la distanza. Ma si sa così accade tra musica live, discoteche, movide, come insegna la vicenda del locale del primo Naomo, che come ora è stato rilevato non è il vicesindaco di Ferrara, bensì Flavio Briatore proprietario del Billionaire e accanito negazionista della pericolosità del coronavirus.

Sulla spiaggia intanto l’affollamento si fa sempre più critico, con un’inesauribile passaggio di bagnanti e racchettanti. Dal mio punto di osservazione noto che dagli onnipresenti calzoncini a mezza gamba nella specie maschile escono polpacci mostruosi, che confermano l’assoluta prevalenza di un popolo di sportivi che ciabattano, strisciano le infradito, s’avanzano indolenti a raggiungere il tavolo pronto, dove s’avventeranno sulle delizie mangerecce.

Ma quest’ultima ondata a giudizio del vecchio stizzoso (la categoria a cui  appartengo) produce un allentamento, non tanto delle misure anti covid, ma della dignità vestimentaria. Così delle famigliole che s’aggruppano festanti, ignobilmente vestite, chi si salva sono solo i pelosi che li accompagnano. I loro compagni umani traversano, strade, viali, e luoghi di mercato semisvestiti, quasi nudi coperti dal solito zaino lasciando scie di profumo scadente, di olio da sole, di sudore.

Allora il vecchio stizzoso apre la tv per confrontare se il modello esce da quella fonte. E viene sommerso da orde di pseudo-cantanti vestiti in modo assurdo, accompagnati da schiere di chellerine (ah! Finalmente l’uso di una parola esatta), che servono loro la possibilità di un’esibizione ‘moderna’. Non parliamo poi dei gesti e delle pose dei calciatori con tutto il rituale di cui mi occupai qualche puntata fa.

Quindi la giustificazione dei ‘vestimenta laideschi‘ ha la sua origine e giustificazione dal modello televisivo, che impone come riferimento assoluto la volgarità. Non è dunque scontato che rifacendomi ad antichi studi e ad amatissimi poeti mi torni in mente il celebre incipit di Eusebio-Montale che così suona:
“Felicità raggiunta si cammina per te sul fil di lama” che potrebbe tramutarsi in “Volgarità raggiunta si cammina/per te ormai desnudo/e quindi non si vesta chi più t’ama”.

Chissà se il Laido mi rivedrà ancora negli anni futuri. Frattanto trasloco i libri nella casa-madre e, mentre raggiungo finalmente in ascensore, non più arrancando per scale sempre più difficili per raggiungere il luogo di studio, m’immalinconisco pensando cosa è e cosa avrebbe potuto essere il Laido degli Estensi.

GLI SPARI SOPRA
Ulisse non aveva Facebook

Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”, questo dice Ulisse al canto XXVI° dell’inferno ai suoi prodi titubanti nell’attraversare le colonne d’Ercole, fine del mondo e inizio del precipizio verso il nulla in una terra piatta, sospesa nell’aere a due dimensioni. Dante (forse con rammarico), mette Odisseo nell’ottavo cerchio infernale, quello riservato ai consiglieri di frode.

Ne è passato di tempo da allora. L’uomo si sarebbe dovuto evolvere, avrebbe dovuto seguire i consigli del prode scettico, ma non è andata così. Decisamente, non tutta la specie umana ha seguito i dettami del re di Itaca.

Certo i dogmi, le religioni, le ideologie, le intemperie, lo smog, non ci hanno facilitato.

Ma come è possibile avere imboccato il secondo millennio già da una ventina d’anni ed avere alla guida di nazioni che occupano posizioni di prestigio personaggi degni della fattoria degli animali, dove, tra gli uguali, i maiali sono più uguali degli altri? Come è possibile sentire storie di complotti che negano i fondamenti della scienza, della storia, persino della geografia e doverle mettere sullo stesso piano della scienza, della storia, della geografia? Dell’antropologia? Come può Darwin non avere lasciato nemmeno una traccia?

I negazionisti, i creazionisti, i terrapiattisti, i revisionisti, i complottisti, sono tra noi, votano come noi, sono eletti, governano parti di mondo. Aiuto!

Mi sembra di soffocare stando a galla su questa sfera, sempre più piccola e sempre più affogata nella melma delle scorie dell’analfabetismo di ritorno.
Già mi immagino le schiere di adepti additarmi come sapientino, radical chic, buonista, piddino, sinistro, zecca, eccetera (a me, che mi sono diplomato al liceo, con l’aiuto degli amici dell’ultimo banco, con un misero trentacinque e due figure). Non importa: devo per forza esprimere il mio disagio nei confronti un mondo che non mi appartiene.

Non vorrei parlare troppo della pandemia e del virus in corso, per non passare, pure io, per virologo da facebook. Nel corso di questo fetido 2020 abbiamo avuto una esplosione di sapienti, informati dal cuggino, studiati su youtube, analisti da wikipedia, o profondi conoscitori delle teorie dell’esimio professor Cazzetti, luminare dei luminari boicottato dagli energumeni di Big Pharma e dai prezzolati della scienza ufficiale.

Mi chiedo (e non ho risposte), perché? Cosa spinge una parte dell’opinione pubblica ad avere per forza delle certezze su tutto, dai fatti di cronaca nera, ai virus, alla geologia, alla politica, all’ economia, alla scienza, alla cucina? Che sia un virus?

La curiosità, e la voglia di imparare e dire la nostra non fanno di noi degli esperti in ogni settore dello scibile umano. Io potrei parlarvi di Spal e di pesca con profonda cognizione di causa.

Mi sento un socratico, sono curioso e mi piace leggere, non mi piace studiare e questo è stato un limite, ai tempi della scuola tendevo a galleggiare sul pelo della sufficienza, a volte finendo sott’acqua, ma amo la lettura, sono onnivoro con una predilezione per i classici, poi politica, biografie, poesia, una volta leggevo saggi ora preferisco i romanzi. Non tutto ciò che leggo mi piace, non tutto lo capisco, poco mi ricordo, per quello cerco di leggere molto (almeno per un italiano), questo fa di me un ordinary man, parafrasando Ozzy Osbourne.

Provo fastidio nei confronti di chi copia e incolla pensieri altrui. Credo sarebbe più dignitoso per tutti noi leggere, verificare una notizia e poi magari farci un’opinione.

“Cultura, non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini. Ha cultura chi ha coscienza di sé e del tutto, chi sente la relazione con tutti gli altri esseri” diceva Antonio Gramsci, uno dei più grandi intellettuali italiani. Mi permetto di aggiungere, per gli ignoranti come me, che la cultura è pure conoscere i propri limiti, averne consapevolezza. Voler per forza dibattere su tutto e tutti, negando spesso le evidenze, fa di noi i giudici di Ulisse, senza averne la benché minima competenza.

Per leggere le altre ‘esternazioni’ di Cristiano Mazzoni nella rubrica Gli spari sopra [Vedi qui]

PER CERTI VERSI
La chemioterapia

Ogni domenica Ferraraitalia ospita ‘Per certi versi’, angolo di poesia che presenta le liriche del professor Roberto Dall’Olio.
Per leggere tutte le altre poesie dell’autore, clicca
[Qui]

LA CHEMIOTERAPIA

ma la debbo fare
La chemioterapia?
Chiedevo al dottore
Con la confidenza
Delle ore spese
Tra visite chiacchiere
E diagnosi a ventre aperto

Se non vuoi andare a Lourdes
Fu la sua risposta

IN UNA NOTTE

In una notte
Di rapido vento
Che soffia via
Tutte le foglie
I capelli cadono a flotte
Perfino i peli ruvidi
I peli più tenaci
Se ne vanno
Come Avari
In una notte

LA CHEMIO II

quando vomiti la fogna
Dell’essere
La chemio ti ha invaso
Il midollo della volontà
Ti esplode nel bacino
Un baratro orizzontale
Con te hai solo
Il paracadute della cecità