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Giorno: 21 Ottobre 2020

Regione: Trasporto pubblico locale. Da lunedì 26 ottobre, subito in strada 80 bus in più

Trasporto pubblico locale. Da lunedì 26 ottobre, subito in strada 80 bus in più chiesti dalle Agenzie e Aziende di Tpl sentiti gli istituti scolastici: circoleranno su tutto il territorio per oltre 1 milione di chilometri aggiuntivi e una spesa complessiva di 4 milioni di euro. Corsini: “Dall’apertura delle scuole destinati 21 milioni di euro per rafforzare il trasporto locale. Proseguiamo con il monitoraggio costante della situazione”

Nuovo incontro per la distribuzione dei servizi aggiuntivi per bacino di utenza. La prossima settimana incontro in Prefettura a Bologna per aumentare la vigilanza alle fermate e sui mezzi

Bologna – L’Emilia-Romagna è pronta a mettere subito in strada, già da lunedì 26 ottobre, un’ottantina di nuovi autobus sui 120 disponibili reperiti ieri dalla Regione da ditte private. Vanno a potenziare ulteriormente il trasporto pubblico locale per garantire ogni giorno la mobilità in sicurezza di studenti e lavoratori su tutto il territorio regionale.

I nuovi mezzi si aggiungono ai 272 in più già in circolazione dall’inizio dell’anno scolastico.

Immediatamente, Agenzie e Aziende di trasporto pubblico locale, sentiti gli istituti scolastici, hanno infatti segnalato alla Regione i loro fabbisogni aggiuntivi per eliminare alcune criticità residue evidenziate, in particolare, in entrata e uscita dalle scuole, fermo restando che in base ai controlli fatti finora, non si sono verificati casi di superamento della capienza dell’80% sui mezzi, così come previsto dal Dpcm.

Saranno quindi in tutto un’ottantina i nuovi autobus che, già a partire dalla prossima settimana, andranno ad integrare il servizio extraurbano e urbano – a seconda delle necessità dei territori -, per un totale di 1 milione e 250mila chilometri aggiuntivi e un costo di 4 milioni di euro che si aggiungono ai 16 milioni già messi a disposizione dalla Regione alla riapertura delle scuole, oltre al milione erogato per i dispositivi di sicurezza a bordo: dalla sanificazione alle pareti di protezione per gli autisti.

“Stiamo facendo il massimo e anche di più- spiega l’assessore regionale ai Trasporti, Andrea Corsini– per garantire la mobilità degli studenti e dei lavoratori. Con questa ulteriore iniezione di risorse destiniamo al trasporto pubblico locale 20 milioni di euro aggiuntivi per aumentare il numero di autobus e di corse quotidiane. Lunedì prossimo, quindi, sulla base delle richieste di Aziende e Agenzie Tpl, inizieranno a circolare 80 autobus in più: quelli che servono, anche per la riduzione della pressione sui mezzi che in alcuni territori viene stimata in diminuzione del 20% circa di passeggeri. E resta aperta la possibilità di ricorrere a eventuali scaglionamenti negli orari scolastici, se in futuro dovesse servire, per distribuire ancora meglio il carico”.

“Uno sforzo importante che rinforza il diritto allo studio- prosegue l’assessore-. Continueremo a monitorare la situazione giorno per giorno, ma è fondamentale, in questa fase di convivenza col virus, che ognuno faccia la propria parte. Per questo raccomando ancora una volta a tutti i viaggatori di attenersi rigorosamente alle norme anti-Covid, in particolare di utilizzare sempre la mascherina, usare il gel igienizzante disponibile sui mezzi e di rispettare la segnaletica di distanziamento predisposta dalle Aziende Tpl dei territori sia durante l’attesa che a bordo. E nei prossimi giorni- chiude Corsini– incontrerò il Prefetto di Bologna per chiedere di aumentare la vigilanza alle fermate: abbiamo bisogno di collaborare tutti insieme per continuare a svolgere con tranquillità le nostre attività quotidiane”.

Dove circoleranno i nuovi bus per i servizi aggiuntivi, dalla prossima settimana

Piacenza circoleranno 8 mezzi in più per circa 119mila Km fino alla fine dell’anno scolastico; a Parma 12 bus per circa 200mila km aggiuntivi; a Reggio Emilia 15 mezzi per circa 150mila Km; a Modena 12 bus per 150mila Km; a Bologna circoleranno 15 mezzi per circa 250mila Km aggiuntivi, a Ferrara 5 mezzi per 60mila km complessivi. Infine, in Romagna saranno disponibili 12 mezzi per 250mila km aggiuntivi. /BB

PARTITO DEMOCRATICO FERRARA:
Mozione su Assistenza Sanitaria di Base

Al Sig. Presidente del Consiglio Comunale
Al Sig. Sindaco del Comune di Ferrara

 Mozione su Assistenza Sanitaria di Base.

Premesso
Che la medicina territoriale di base è uno dei capisaldi del sistema sanitario nazionale, così come
voluto dalla riforma del 1978;
Che il medico di medicina generale è inquadrato come libero professionista convenzionato con
l’Azienda USL, pertanto nello scegliere il luogo dove svolgere la sua attività, ne valuta anche la
sostenibilità economica;
Considerato
Che il territorio del Comune di Ferrara, nella sua vastità si caratterizza per una popolazione diffusa
sul territorio in oltre 40 frazioni, le quali negli anni hanno visto venir meno attività commerciali e
servizi essenziali;
Che le nostre frazioni sono abitate prevalentemente da persone anziane con difficoltà a spostarsi da
una frazione all’altra o verso il centro della città;
Valutato
Che la Pandemia da Covid-19 tutt’ora in corso, ha messo drammaticamente in evidenza il valore
strategico della medicina territoriale per la capacità di prevenzione in generale e in specie nel
contrastare l’aggravamento di patologie come il Covid, per ridurre il ricorso all’ospedalizzazione e
alle terapie intensive;
Appreso
Che, il medico di medicina generale che a tutt’oggi svolge l’attività ambulatoriale nelle frazioni di
Casaglia, Ravalle e Porporana, ha comunicato di cessare il servizio presso tali paesi a far data dal 31
ottobre p.v., per ragioni, secondo quanto riportato da molti cittadini pazienti della dott.ssa Russo,
legate all’insostenibilità economica degli oneri previsti dalla proposta di contratto avanzata
dall’amministrazione comunale;
Che i residenti delle tre frazioni hanno mostrato enorme preoccupazione, senso di scoramento e
abbandono, per il venir meno di un servizio essenziale come quello del medico di medicina
generale, alla luce anche della lontananza dalle altre frazioni e dalla città, soprattutto in
concomitanza con la seconda ondata di contagi da Covid 19;
Ritenuto
Che se l’Azienda USL ha la responsabilità di garantire in tutto il territorio, la necessaria assistenza
della medicina di base, ciò non toglie che l’Amministrazione Comunale debba attivarsi per garantire
a tutti i cittadini, un servizio essenziale come quello del Medico di Medicina Generale;
Valutato
Che governare vuol dire avere la capacità di individuare soluzioni per rispondere ai bisogni dei
cittadini, soprattutto quando situazioni particolari e contingenti richiedono assunzioni di atti che
possono eventualmente derogare a norme e prassi generali;
Che nel caso delle tre frazioni sopra citate, per garantire che la presenza di un medico possa essere
economicamente sostenibile sarebbe sufficiente offrire locali di proprietà pubblica, attualmente non
utilizzati e di difficile fruibilità, sollevando il professionista da alcuni oneri che per il comune
rappresenterebbero spese lievi a fronte di un servizio di grande rilevanza per la vita dei cittadini
residenti a Porporana, Ravalle e Casaglia;
Il Consiglio Comunale impegna il Sindaco e la Giunta
ad attivare un tavolo di confronto e concertazione con l’Azienda USL, per costruire proposte che
incentivino i medici di medicina generale a garantire nell’immediato l’apertura di ambulatori, nelle
frazioni di Ravalle, Casaglia e Porporana e più in generale dare risposte a situazioni analoghe
presenti nelle frazioni del Comune di Ferrara.

Consiglieri Comunale PD:
Francesco Colaiacovo
Ilaria Baraldi
Davide Bertolasi
Anna Chiappini
Caterina Ferri
Deanna Marescotti
Simone Merli
Aldo Modonesi

Arcigay replica alla risposta del Rettore Z auli all’appello delle associazioni

da: Arcigay Ferrara 

Leggiamo sulla stampa locale la Sua replica all’appello che tutte e tutti noi Le abbiamo rivolto. Assodiamo, dalla Sua mancata smentita, l’autenticità della firma recante il Suo nome apposta all’appello pubblicato su “L’Occidentale”.

Constatiamo anche che nella sua replica sottolinea la sua «posizione liberale e libertaria che pone al centro la persona umana nella sua integrità e unicità esistenziale, in piena aderenza all’art.3 della Costituzione della Repubblica italiana» che recita «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinione politica condizioni personali e sociali».
Le chiediamo dunque, come può Lei, che si definisce liberale e libertario, conciliare questa Sua posizione con quanto scritto nell’appello che Lei ha sottoscritto?
Non crede che essere contrari all’estensione di tutele verso le persone LGBTI+, così come proposto dal Disegno di Legge Zan, si discosti nettamente dall’onorare quell’Art.3 della Costituzione Italiana verso il quale sia Lei che tutte e tutti noi sentiamo di aderire idealmente?
Crede per caso che la pari dignità di cui sopra non debbano coinvolgere le persone LGBTI+? Dalla sua adesione sembrerebbe che lei pensi davvero che l’estensione della Legge Mancino possa togliere la libertà di espressione e opinione a coloro che ritengono le persone LGBTI+ “malate,sbagliate e contronatura”.
Eppure, Magnifico Rettore, da uomo di Scienza e Conoscenza sa meglio di me che una legge dello Stato non può certo violare la ostituzione, pertanto la sua libertà di espressione e opinione non sarà mai oggetto di censura, così come non lo saranno i valori “giudaico-cristiani” che secondo il testo della lettera da Lei firmata non potrebbero essere più liberamente espressi. Ci permetta di dirLe che le Sue motivazioni sono poco convincenti e contraddittorie. Tuttavia, la questione non sono le Sue umane contraddizioni – Lei è libero di pensare, dire e contraddire ciò che vuole – la questione è che con quella Sua firma a calce Lei ha tradito il Suo ruolo istituzionale che deve essere di garanzia e rappresentanza per tutte/i e di tutte/i. Ora sappiamo che così non è e che le persone LGBTI+ appartenenti alla comunità Universitaria ferrarese non godranno dell’imparzialità di giudizio del suo Magnifico Rettore.

Arcigay Ferrara – «Gli Occhiali d’Oro» di Giorgio Bassani

Regione: Coronavirus. L’aggiornamento: ancora record di tamponi, oltre 17.100, 671 i nuovi positivi, di cui 305 asintomatici. 159 le persone già in isolamento al momento del tampone

Coronavirus. L’aggiornamento: ancora record di tamponi, oltre 17.100, 671 i nuovi positivi, di cui 305 asintomatici da screening regionali e attività di contact tracing. 159 le persone già in isolamento al momento del tampone

Effettuati anche più di 2.100 test sierologici. Il 94% dei casi attivi con sintomi lievi in isolamento a casa. Otto nuovi decessi

Bologna – Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 42.588 casi di positività671 in più rispetto a ieri, su un totale record di 17.165 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore.

Dei nuovi positivi, sono 305 gli asintomatici individuati nell’ambito delle attività di contact tracing e screening regionali.

Prosegue l’attività di controllo e prevenzione: complessivamente 159 persone (tra i nuovi positivi) erano già in isolamento al momento dell’esecuzione del tampone e 191 sono state individuate nell’ambito di focolai già noti.

L’età media dei nuovi positivi di oggi è 44,9 anni.

Sui 305 asintomatici125 sono stati individuati grazie all’attività di contact tracing, 36 attraverso i test per le categorie a rischio introdotti dalla Regione, 1 per screening sierologico, 12 con i test pre-ricovero. Per 131 casi è ancora in corso l’indagine epidemiologica.

La provincia con più contagi è quella di Bologna (172), a seguire Rimini (100), Reggio Emilia (82), Modena (79), Piacenza (59), Parma (51), Ferrara (38), Ravenna (29), il territorio di Forlì (26), l’area di Cesena (21) e quella di Imola (14).

Sui 172 casi in provincia di Bologna, 71 hanno effettuato il tampone per presenza di sintomi, 8 sono stati individuati grazie all’attività di contact tracing, 4 attraverso i test per le categorie più a rischio, 1 durante i controlli pre-ricovero, mentre per 88 nuovi positivi l’indagine epidemiologica è ancora in corso.

Rimini e provincia, su 100 nuovi positivi, 31 hanno effettuato il tampone per presenza di sintomi, 35 sono stati individuati grazie all’attività di contact tracing, 6 attraverso i test per le categorie più a rischio, mentre per 28 nuovi positivi l’indagine epidemiologica è ancora in corso.

In provincia di Reggio Emilia sono 82 i nuovi casi: 67 hanno effettuato il tampone per presenza di sintomi, 14 sono stati individuati grazie all’attività di contact tracing, 1 attraverso i test per le categorie più a rischio.

In provincia di Modena, su 79 nuovi positivi, 48 hanno eseguito il tampone per presenza di sintomi, 14 sono stati individuati in quanto contatti di casi già noti, 7 sono risultati positivi agli screening sulle categorie più a rischio, 2 sono stati diagnosticati grazie ai controlli pre-ricovero, 1 attraverso i test sierologici, per 7 casi è in corso la ricerca epidemiologica.

Sui 59 casi in provincia di Piacenza, 17 hanno effettuato il tampone per presenza di sintomi, 29 sono stati individuati grazie all’attività di contact tracing, 10 attraverso i test per le categorie più a rischio, 2 durante i controlli pre-ricovero, mentre per 1 nuovo positivo l’indagine epidemiologica è ancora in corso.

Sono 51 i nuovi casi riscontrati a Parma e provincia: 20 sono stati sottoposti a tampone per presenza di sintomi sintomi, 16 sono stati rilevati nell’ambito dell’attività di contact tracing, 8 grazie all’attività di screening sulle categorie più a rischio, 7 attraverso i controlli in ambito ospedaliero, di cui 5 durante gli screening pre-ricovero.

 

In provincia di Ferrara, su 38 nuovi positivi, 15 hanno effettuato il tampone per presenza di sintomi, 20 sono stati individuati nell’ambito delle attività di contact tracing, 2 grazie ai controlli sulle categorie più a rischio e 1 attraverso gli screening pre-ricovero.

Ravenna e provincia, su 29 nuovi casi, 10 hanno effettuato il tampone per presenza di sintomi, 15 sono stati individuati grazie all’attività di contact tracing, 2 attraverso gli screening pre-ricovero e 2 perché hanno eseguito in autonomia i test.

Sui 26 nuovi casi nel territorio di Forlì, 9 hanno effettuato il tampone per presenza di sintomi, 10 sono stati individuati nell’ambito delle attività di contact tracing, 2 sono stati diagnosticati al ritorno dall’estero (Polonia e Albania i paesi di rientro), 2 durante gli screening ospedalieri, 3 durante i controlli sui luoghi di lavoro.

Cesena sono 21 i nuovi positivi: 15 hanno effettuato il tampone per presenza di sintomi, 3 sono stati individuati nell’ambito delle attività di contact tracing, 1 grazie ai controlli pre-ricovero, 2 al ritorno dall’estero (Tunisia).

Imola, su 14 nuovi positivi, 9 sono contatti di casi già noti, 2 sono stati rilevati durante gli screening pre-ricovero, 3 hanno effettuato il tampone in presenza di sintomi.

Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

tamponi effettuati sono stati 17.165, per un totale di 1.417.038. A questi si aggiungono anche 2.177 test sierologici.

casi attivi, cioè il numero di malati effettivi, a oggi sono 10.800 (632 in più di quelli registrati ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 10.118 (+559 rispetto a ieri), il 94% dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano otto nuovi decessi: 2 a Bologna (una donna di 85 e un uomo di 81 anni), 2 a Modena (una donna di 84 e un uomo di 86 anni), 2 a Piacenza (un uomo di 87 e uno di 68 anni, quest’ultimo residente in provincia di Lodi), 1 a Parma (un uomo di 84 anni) e uno a Reggio Emilia (un uomo di 90 anni).

Sono 86 i pazienti in terapia intensiva (+8 rispetto a ieri) e 596 (+65 sempre da ieri) quelli ricoverati negli altri reparti Covid.

Sul territorio, le 86 persone ricoverate in terapia intensiva sono così distribuite: 6 a Piacenza (-1 rispetto ieri), 8 a Parma (+2 rispetto a ieri), 3 a Reggio Emilia (+1 rispetto a ieri), 10 a Modena (+1 rispetto a ieri ), 38 a Bologna (5 in più di ieri), 2 a Imola (invariato rispetto a ieri), 3 a Ferrara (invariato rispetto a ieri), 4 a Ravenna (+1 rispetto a ieri), 3 a Forlì (-1 rispetto a ieri), 2 a Cesena (numero invariato rispetto a ieri) e 7 a Rimini (invariato rispetto ieri).

Le persone complessivamente guarite salgono a 27.257 (+31 rispetto a ieri).

Questi i nuovi casi di positività sul territorio, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 5.767 a Piacenza (+59, di cui 39 sintomatici), 4.911 a Parma (+51, di cui 38 sintomatici), 6.655 a Reggio Emilia (+82, di cui 67 sintomatici), 5.935 a Modena (+79, di cui 48 sintomatici), 7.845 a Bologna (+172, di cui 71 sintomatici), 730 casi a Imola (+14, di cui 5 sintomatici), 1.964 a Ferrara (+38, di cui 15 sintomatici); 2.145 a Ravenna (+29, di cui 20 sintomatici), 1.869 a Forlì (+26, di cui 17 sintomatici), 1.409 a Cesena (+21, di cui 15 sintomatici) e 3.358 a Rimini (+100, di cui 31 sintomatici). /JF

ITALO BALBO, IL VICESINDACO LODI: “Nessuna effige appesa nel mio ufficio: la fake news dimostra i pregiudizi sulla mia persona

Da: Sindaco, Comunicazione

“Una fake news messa in giro ad ad arte per screditare la mia immagine. Una bugia che in pochi minuti ha fatto il giro dei social e che mi ha procurato offesa e danno. La notizia che io abbia nel mio ufficio una effige di Italo Balbo è ovviamente completamente falsa. Mai mi permetterei di connotare gli spazi della sede municipale con qualsiasi effige o stemma che richiami il periodo storico del fascismo, nè di nessun’altra epoca connotata politicamente. Si tratta di rispetto istituzionale, un rispetto che ritengo dovuto e che applico quotidianamente molto più di tanti altri politici o ex amministratori che si ritengono spesso al di sopra di tutto e di tutti. Un rispetto istituzionale che certamente è mancato a chi ha fatto circolare questa fake news senza nemmeno verificarla e senza mai, e ripeto mai, essere entrato nel mio ufficio per vedere con i suoi occhi quali immagini io abbia alle pareti. L’episodio, gravissimo, tanto più perché messo in opera da un dipendente comunale ed ex consigliere provinciale Pd, Pier Luigi Guerrini, è già stato preso in mano dal Responsabile del personale che provvederà nei modi dovuti. Da parte mia, appena informato dell’ennesimo tentativo di gettare discredito sulla mia persona, ho telefonato direttamente al detrattore chiedendogli ragione della calunnia. Ovviamente il dipendente in questione non ha saputo dare spiegazioni del suo gesto, se non un banale e inaccettabile “è una voce che gira”. Come se questo bastasse per costruire accuse da lanciare sui social, destinate a danneggiare la mia immagine istituzionale e a farmi apparire diverso da quello che sono ovvero un amministratore di parte e non attento alle esigenze di tutti. Chi mi conosce sa benissimo che questa è invece una mia caratteristica e che io mi ritengo il vicesindaco di tutti, senza pregiudizi. Dopo la mia telefonata, il dipendente cercando di rimediare ha rettificato sui social dichiarando infondata la sua affermazione.

 Questo grave episodio rende, comunque, chiaro il clima, anche interno all’amministrazione, a cui io e gli altri assessori siamo sottoposti tutti i giorni. Un clima negativo, carico di odio e rancore che porta a diffamare senza prove ad offendere senza motivo. La nostra colpa? Aver ottenuto la fiducia dei cittadini e voler cambiare Ferrara in meglio dopo 70 anni di monocultura di una certa sinistra. La mia risposta? Come sempre l’impegno a fare sempre meglio per il bene della città.

L’IMPRENDITORE CON LA PASSIONE PER L’ECOLOGIA:
ricordando Aurelio Peccei

In un recente articolo Repubblica ha ricordato Aurelio Peccei, imprenditore e manager con la passione per l’ecologia, che nel 1968 riunì a Roma, assieme allo scienziato scozzese Alexander King, alcuni studiosi presso la sede dell’Accademia dei Lincei dando origine al Club di Roma, associazione non governativa, non profit che da allora persegue “la missione di agire come catalizzatore dei cambiamenti globali, individuando i principali problemi che l’umanità si troverà ad affrontare, analizzandoli in un contesto mondiale e ricercando soluzioni alternative nei diversi scenari possibili” (Wikipedia). Uno dei primi atti dell’attività del gruppo fu la richiesta al Massachussets Institute of Technology di Boston (MIT) di stendere un rapporto sullo stato del pianeta e di prevedere cosa avrebbe provocato la crescita economica che dal dopoguerra ha caratterizzato i paesi sviluppati.
Il rapporto, pubblicato nel 1972, con il titolo I limiti dello sviluppo (The Limits to Growth, o rapporto Meadows, da due degli autori), giungeva alle conclusioni che la Terra nel giro di qualche generazione sarebbe andata incontro ad eventi catastrofici a causa del superamento delle capacità del pianeta di sopportare le attività industriali umane”.

È lo stesso Peccei a sintetizzarne le conclusioni in una intervista rilasciate nel 1973 a Piero Angela (disponibile su futuranetwork.eu, sito che presenta studi, articoli, interviste, segnalazioni di materiali focalizzati sulla necessità di esplorare i possibili scenari e di decidere oggi quale futuro vogliamo scegliere tra i tanti possibili). Per me quello studio fu una illuminazione”, racconta oggi Angela. “All’epoca c’era l’idea di una crescita continua, come l’avevamo conosciuta nel dopoguerra. Ma oggi la cultura di quel rapporto è finalmente stata rivalutata”.

Peccei, dopo esperienze lavorative in Italia e all’estero, in ambito FIAT, nel 1964 entrò come amministratore delegato in Olivetti, che già allora iniziava ad affrontare le prime difficoltà a causa dei profondi cambiamenti in atto nella produzione delle macchine da ufficio. In seguito, non soddisfatto dei risultati ottenuti con Italconsult (una joint-venture tra diversi marchi italiani, quali Innocenti, Montecatini e la stessa Fiat) e con la presidenza dell’Olivetti, concentrò i suoi sforzi anche su altre organizzazioni, come ADELA, un consorzio internazionale di banchieri di supporto allo sviluppo economico dell’America del Sud; inoltre partecipò alla fondazione dell’IIASA (The International Institute for Applied Systems Analysis) con sede a Vienna centro di ricerca per problemi globali come sovrappopolazione, cambiamenti climatici, fame.
Un personaggio straordinario, che, come ricorda Gianfranco Bologna (ambientalista, è stato segretario del Wwf italiano e della Fondazione Aurelio Peccei – Club di Roma Italia) nella sua frequentazione tra il 1976 e il 1984, “ha contribuito a cambiare il modo di intendere il nostro rapporto con il Pianeta che ci ospita”. E’ di quegli anni l’idea e poi la costituzione del Club di Roma.

Nel 1992 (con Peccei morto nel 1984) è stato pubblicato un primo aggiornamento del rapporto, intitolato Beyond the Limits (Oltre i limiti), nel quale si sosteneva che erano già stati superati i limiti della “capacità di carico” del pianeta.

Un secondo aggiornamento, dal titolo Limits to Growth: The 30-Year Update è stato pubblicato nel giugno 2004. In questa versione Donella Meadows, Jørgen Randers e Dennis Meadows, alcuni degli autori del primo rapporto, hanno aggiornato e integrato la versione originale, spostando l’accento dall’esaurimento delle risorse alla degradazione dell’ambiente. Nel 2008 Graham Turner, del Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO) Australiano, ha pubblicato una ricerca intitolata Un paragone tra I limiti dello sviluppo e 30 anni di dati reali, in cui ha messo a confronto i dati degli ultimi 30 anni con le previsioni effettuate nel 1972. La conclusione è stata che i mutamenti nella produzione industriale e agricola, nella popolazione e nell’inquinamento effettivamente avvenuti sono coerenti con le previsioni del 1972 di un collasso economico nel XXI secolo.

“Ma, continua l’articolo di Repubblica, come fece Peccei a capire con così grande anticipo? E perché non fu ascoltato?” “Capì, risponde Enrico Giovannini, membro del consiglio direttivo del Club di Roma, e portavoce di ASVIS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), perché adottò un modello basato su sistemi che interagiscono, a fronte di un approccio che invece privilegiava saperi segmentati: gli economisti si occupavano di economia, i geologi di geologia […] Fu la sua visione sistemica a permettergli di fare simulazioni sul futuro”.

È incredibile come quei modelli ci abbiano azzeccato. Nel 2014 uno studio australiano ha confrontato i grafici del Club di Roma con gli andamenti reali degli ultimi 50 anni: in molti campi (inquinamento, risorse, popolazione) i grafici sono praticamente sovrapponibili. Fa impressione la proiezione sugli abitanti della Terra: prevedeva un picco di 8 miliardi di abitanti nel 2020 che sarebbero scesi a 6 miliardi entro fine secolo: 2 miliardi di persone in meno nel giro di 80 anni. “Oggi, dice Giovannini, siamo drammaticamente vicini ai picchi previsti 50 anni fa dal Club di Roma”. Ma allora i potenti dell’epoca sottovalutarono l’allarme. “Risposero che la tecnologia avrebbe trovato le soluzioni e il mercato si sarebbe adattato”. “Ci fu anche chi accusò Peccei di catastrofismo”, aggiunge Gianfranco Bologna. “ll fronte di quelli che oggi chiameremmo negazionisti si unì contro il Club di Roma, da destra a sinistra”.

Fa poi impressione leggere nell’introduzione di un libro pubblicato negli ultimi anni del secolo scorso (Futuro sostenibile, ed. EMI, Bologna) a cura del Wuppertal Institut für Klima, “tutti i paesi ricchi nei prossimi anni e decenni dovranno affrontare questioni importanti. Come è possibile impedire una ulteriore divisione della società fra alto e basso, ricchi e poveri? Quali cambiamenti politici e quali riforme istituzionali sono necessari? Tutte queste domande attendono una risposta […] in rapporto con le esigenze dell’ecologia e della giustizia globale. […] A quanto pare attualmente l’ecologia ha ancora delle possibilità nel dibattito politico solamente se scende in campo alleata all’innovazione tecnica e alla possibilità di conquistare settori di mercato, altrimenti per lei non c’è nulla da fare”.

Mezzo secolo dopo i potenti ancora faticano ad agire. Ma, dice Giovannini, milioni di giovani in tutto il mondo scendono in strada per scuoterli. Cosa hanno in comune Peccei e Greta Thunberg? “Ascolta gli scienziati” dice oggi Greta come lo diceva 50 anni fa Peccei. Giusto quindi ricordarlo per quello che è stato, per i suoi appelli alla scienza e al costante invito a tutti a salvare la Terra.

26 ottobre, Biblioteca Ariostea:
inizia il ciclo IL PENSIERO AFFABULANTE, TRA FIABA E FILOSOFIA

da: Istituto Gramsci Ferrara

LUNEDÌ 26 OTTOBRE 2020 ore 17-19 Sala Agnelli Biblioteca Ariostea

Primo incontro del Ciclo I COLORI DELLA CONOSCENZA E I LINGUAGGI

L’iniziativa può essere seguita in diretta sulla pagina Facebook Istituto Gramsci Ferrara

Apre i lavori l’Assessore alla P.I. Comune di Ferrara Dorota Kusiak

Presentazione del Ciclo: Daniela Cappagli

IL PENSIERO AFFABULANTE, TRA FIABA E FILOSOFIA.

Ne parlano  NICOLA ALESSANDRINI  e ANTONIO MOSCHI

La nascita del logos filosofico segna una discontinuità rispetto alla rivelazione del senso del mondo costituita dal mito: la filosofia infatti è ricerca della verità incontrovertibile, basata sulla forza di un’argomentazione razionale la cui negazione è autonegazione. Eppure chi di noi non ricorda la potenza evocativa dei miti creati da Platone? E perché mai Aristotele afferma che “anche l’amante del mito è in un certo qual modo un filosofo”? Forse perché il pensare per immagini (e non soltanto per concetti) è una cifra distintiva dello spirito umano, come ci testimonia una riflessione in proposito che va dall’antichità fino ad oggi. Ne è un esempio il pensiero di Ernst Bloch, filosofo della speranza, nel quale la narrazione affabulante diviene l’anticamera dell’utopia concreta e dei sogni ad occhi aperti, apprendistato del difficile artigianato del desiderio. Nelle Tracce Bloch raccoglie fiabe, leggende, miti, proverbi e aneddoti che ci permettono di dialogare con il mistero delle cose e dell’uomo. Quell’“oscurità dell’attimo vissuto” da cui nasce la speranza.

Un addio

Ti prego vivamente di andartene. Di chiudere quella porta per sempre. Ti sei messo con un’altra a mia insaputa, ne bella  ne giovane. Era un tuo diritto? Forse sì, ma non lo dovevi fare così.  Hai tradito la mia fiducia. Hai voluto un’altra donna, altri pensieri. Ti prego di uscire da questa casa e non tornare più. Apri la porta, e guarda il mondo con occhi diversi, il sentiero è di sassi appuntiti e in fondo, vicino al cancello, ci sono le spine delle more. Il cancello è arrugginito, quando si apre cigola, fa un rumore sinistro, sembra si apra l’antro delle streghe. Il cielo è grigio, fa freddo. Sei invecchiato, hai poche idee e tanta presunzione. Fammi il favore di andartene. Addio”.

Tra le mie mani rigiro un pezzo di carta ingiallita che contiene questo messaggio d’addio. Forse una semplice nota personale, mai recapitata nella forma scritta che sta tra le mie mani, ma più semplicemente consegnata alla voce del mittente e volata dritta in faccia al traditore.  Chissà chi ha scritto quel biglietto. Chissà come è finito in una scatola di vecchie carte dimenticata dentro un baule che è nella vecchia casa di campagna della nonna Adelina. Mia nonna non è mai stata lasciata. Si è sposata tardi, è rimasta vedova presto, in tempo di guerra e con due figli piccoli. L’esperienza deve esserle bastata, non si è mai più risposata. Non le importava proprio più. Mia madre ha sposato mio padre ed è rimasta con lui fino alla sua morte. Ora anche le sta da sola, è diventata vecchia, gioca con i suoi nipoti ed è contenta così.

Di chi è quindi quel biglietto? Chi se n’è andato tanto tempo fa in una mattina grigia, uscendo da un cancello arrugginito e dalla vita di una donna della mia famiglia? Non so come indagare, dove trovare informazioni che mi aiutino a districare il  mistero, a collocare il biglietto in un tempo e in un luogo. Rigiro il foglio tra le mani, è giallo. Sembra vecchio, la carta è leggera, quasi trasparente. Non c’è intestazione, non ci sono segni o simboli rivelatori. La calligrafia è acuminata. Inclinata un po’ a destra, regolare. Il biglietto è stato scritto con una biro nera.

Chi l’ha scritto, chi ha vissuto quel dramma in quel giorno tetro in cui ha scoperto che il suo uomo aveva un’altra donna? Forse non ha importanza sapere da dove viene quel biglietto, di chi è. Forse ha senso il solo fatto di averlo trovato, mi sta portando un messaggio e un monito che viene da lontano. Ha un suo valore così com’è. L’ha portato a me il vento.

In quel biglietto c’è un tradimento, molta sofferenza, un buio all’orizzonte che impressione per la sua drammaticità. Mi chiedo cosa provi una donna tradita. Provo a immaginare. A proiettare su quel foglio un po’ di me, un po’ delle storie che ho sentito, un po’ di quel che ho visto, un po’ di quel che mi è stato raccontato e spiegato.

Credo che in ogni tradimento ci sia un grande dolore. Come scrive Anaïs Nin: “L’amore non muore mai di morte naturale. Muore perché noi non sappiamo come rifornire la sua sorgente. Muore di cecità, di errori e di tradimenti. Muore di malattia e di ferite, muore di stanchezza, per logorio o per opacità.”

Forse è vero, l’amore non muore mai di morte naturale, viene annientato da un tradimento fisico o mentale. In quel foglio giallo si è raddensato un dolore, una sofferenza inaudita, c’è del rancore.

Chi l’ha scritto e quando. Provo a immaginare.

Una donna giovane, con figli piccoli. Una vita di impegni, molta dedizione ai bambini. Poca attenzione alla forma fisica e alle richieste del marito. Esigenze non verbalizzate ma molto potenti che richiedono la vita nella sua essenza migliore. Richieste impegnative che vogliono leggerezza e riflessione, parole e consigli, viaggi raccontati e scoperte da fare insieme. Non c’è spazio per questo. Il marito cerca altrove e trova subito una riposta. C’è sempre qualcuno pronto a tradire, come c’è sempre qualcuno pronto a non farlo, a lasciar perdere per il bene di tutti. Data la situazione, il marito esce da quel maledetto cancello che stride e se ne va nel grigio per non tornare mai più. E’ l’inizio di un dramma, oppure la sua fine. E’ la parola che muore in bocca, il palato che si secca, il grido smorzato in gola, una lacrima che scende. Scende un po’ di pianto sul viso di quella donna. Una goccia che luccica, una goccia trasparente su un viso che sembra marmo. In quella lacrima ci sono molte lacrime, in quel tempo sospeso si raddensa il pianto. Pianto che sa di sale, di frustrazione di risentimento, di preoccupazione per il futuro. Lacrime che sono anche liberatorie. “Smettiamo di fingere, ora sappiamo come stanno le cose”. Il marito se ne va, esce dalla porta e non ritorna più. The end.

Oppure quel biglietto è stato scritto da una persona giovane, una convivenza iniziata da poco e subito difficile, delle abitudini diverse. Si cena alle diciannove, no si cena alle venti. Si esce con gli amici, no si gioca a carte. La domenica si va a sciare, no si fa un dolce per la zia. Si fa l’amore sul tappeto, no solo in camera da letto. Una quotidianità conflittuale, un senso di insofferenza e di oppressione che travolge subito tutto. E allora lui se ne va, trova un altra: non c’è matrimonio da sciogliere, non ci sono figli, ci sono solo i cocci di quel fugace amore, di quel futuro sognato e mai realizzato, di quella convivenza andata a pezzi prima ancora di acquisire una forma, una sua identità. Un vaso che va in mille pezzi, senza che nessuno provi ad aggiustarlo, una rottura di tutte quelle che erano le premesse di quell’unione. Una frattura secca, una comunione d’intenti che non si è mai realizzata, una favola incompiuta e mal scritta che non finisce bene. Una passione mancata, un sospiro frainteso, una silenzio doloroso, una partenza. Forse in quella partenza c’è stata l’inevitabilità di quella scelta. Il più forte ha rotto l’argine. Ha trovato un’altra storia. E’ uscito di scena portandosi via i cocci. Forse li avrà gettati appena varcato il cancello. In una grigia mattina avrà aperto quella porta cigolante.  Forse oltre il cancello c’era già qualcuno che lo aspettava. La fonte del tradimento era già là, l’origine e la conseguenza di quella partenza. Il dolore raddensa le lacrime di chi resta. Le rende sostanza che solidifica nel cuore. Ma non c’erano figli, né matrimoni, né promesse eterne. E’ rimasto solo quell’addio forse scritto e recapitato o forse solo pronunciato.

Rigiro il foglio giallo, scritto in nero. Lo guardo un ultima volta e lo rimetto nella scatola dove l’ho trovato. Ho rubato un briciolo di vita di qualcun’altro. Ho visto un dolore passato, un travaglio lontano e archiviato. A chi sarà appartenuto quel dramma non lo so. Richiudo la scatola e i miei occhi sono pieni di lacrime. Ho scoperto un addio e me ne ricorderò. Chissà quante scatole ci sono con contenuti così, con ricordi così. Con tanto dolore e un amore spezzato che non esiste più, che appartiene al passato e alla vita di chissà chi. Spero che l’autrice di quel biglietto ora stia bene, chiunque essa sia e qualunque sia il motivo che ha davvero mandato a pezzi quella storia. Almeno all’inizio un po’ di amore doveva esserci. E’ sui resti dell’amore che nasce l’odio, la rabbia e il risentimento. Non certo sull’indifferenza. Sull’indifferenza non nasce niente, non inizia e non finisce niente. L’indifferenza non da vita e porta via la vita. Con l’indifferenza si muore.