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Giorno: 26 Ottobre 2020

Regione: Coronavirus. L’aggiornamento 26 ottobre: su oltre 12mila tamponi effettuati 1.146 nuovi positivi, di cui 668 asintomatici

Eseguiti anche 2.198 test sierologici. Oltre il 94% dei casi attivi con sintomi lievi in isolamento a casa; l’età media nei nuovi positivi è di 43 anni. 222 le persone già in isolamento al momento del tampone. +199 guariti. Tre nuovi decessi

Bologna – Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 47.877 casi di positività1.146 in più rispetto a ieri, su un totale di 12.083 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore, che giungono così a quota 1.488.534. Dei nuovi positivi, sono 668 gli asintomatici individuati nell’ambito delle attività di contact tracing e screening regionali.

Prosegue l’attività di controllo e prevenzione: complessivamente, tra i nuovi positivi 222 persone erano già in isolamento al momento dell’esecuzione del tampone e 302 sono state individuate nell’ambito di focolai già noti.

L’età media dei nuovi positivi di oggi è 43,2 anni.

Sui 668 asintomatici, 318 sono stati individuati grazie all’attività di contact tracing, 40 attraverso i test per le categorie a rischio introdotti dalla Regione, 9 per screening sierologico, 12 con i test pre-ricovero. Per 289 casi è ancora in corso l’indagine epidemiologica.

La provincia con più contagi è quella di Bologna (267), a seguire Reggio Emilia e Modena (entrambe con 151 nuovi casi), Piacenza (121), Parma (105), Rimini (106) e Ravenna (87). Poi la provincia di Ferrara (58), quindi Forlì (43), Cesena (38) e il circondario imolese (19). Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

tamponi effettuati sono stati 12.083, per un totale di 1.488.534. A questi si aggiungono anche 2.198 test sierologici.

casi attivi, cioè il numero di malati effettivi, a oggi sono 15.769 (944 in più di quelli registrati ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 14.860 (+880 rispetto a ieri), il 94,2% dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano 3 nuovi decessi1 in provincia di Parma (una donna di 95 anni), 2 in provincia di Modena (due uomini, di 78 e 84 anni). Dall’inizio della pandemia, in Emilia-Romagna i decessi sono stati complessivamente 4.564.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 93 (+5 rispetto a ieri), quelli in altri reparti Covid816 (+59). Sul territorio, le 93 persone ricoverate in terapia intensiva sono così distribuite: 7 a Piacenza (+1 rispetto a ieri), 13 a Parma (+1), 5 a Reggio Emilia (+1),  6 a Modena (-1), 39 a Bologna (+3), 2 a Imola (invariato rispetto a ieri), 5 a Ferrara (invariato), 4 a Ravenna (invariato), 3 a Forlì (+1), 2 a Cesena (invariato) e 7 a Rimini (-1).

Le persone complessivamente guarite salgono a 27.544 (+199 rispetto a ieri).

Questi i nuovi casi di positività sul territorio, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 6.374 a Piacenza (+121, di cui 22 sintomatici), 5.239 a Parma (+105, di cui 57 sintomatici), 7.445 a Reggio Emilia (+151, di cui 98 sintomatici), 6.520 a Modena (+151, di cui 21 sintomatici), 9.115 a Bologna (+267, di cui 76 sintomatici), 874 casi a Imola (+19, di cui 13 sintomatici), 2.245 a Ferrara (+58, di cui 26 sintomatici); 2.461 a Ravenna (+87, di cui 53 sintomatici), 2.092 a Forlì (+43, di cui 29 sintomatici), 1.587 a Cesena (+38, di cui 28 sintomatici) e 3.925 a Rimini (+106, di cui 55 sintomatici)./ CV

BERGAMINI (LEGA ER): “UNA SCELTA SCIAGURATA IL NUOVO DPCM VARATO CONTRO LE REGIONI

da: Ufficio Stampa Lega ER

COVID, BERGAMINI (LEGA ER): “UNA SCELTA SCIAGURATA IL NUOVO DPCM VARATO CONTRO LE REGIONI, LA NOSTRA RICETTA E’ DIVERSA E VICINA A CHI RISPETTA LE NORME ANTI VIRUS GIA’ STABILITE” 

BOLOGNA, 26 OTT – “Una scelta sciagurata quella del Governo Conte che anche con l’ultimo Dpcm colpisce tutti perché qualcuno fa il furbetto”. Così il consigliere regionale della Lega ER Fabio Bergamini ha commentato il nuovo giro di vite anti Covid imposto dal Governo. “Si è deciso di colpire ancora una volta i cinema, i teatri, le palestre, i baristi,  i ristoratori e categorie come quella degli ambulanti fieristi che mai hanno ricominciato la loro attività, senza ascoltare le obiezioni e le proposte delle Regioni e, quindi, sbagliando. Adesso vedremo – ha continuato Bergamini – quali saranno i necessari provvedimenti economici che dovranno accompagnare queste restrizioni perché è evidente che servono subito soldi a chi è stata imposta la chiusura dell’attività. Il Governo si conferma comunque non amico delle partite Iva, degli imprenditori, di chi fa del suo meglio anche nella nostra regione per far fronte a una situazione eccezionale”.

“Assordante – ha poi sottolineato il leghista – il silenzio imbarazzato del Pd e del Movimento 5 Stelle che sono al Governo e sul territorio non battono ciglio. Noi – ha aggiunto il consigliere regionale – abbiamo un’idea diversa. Ad esempio, come ha ricordato anche Salvini – con tamponi a domicilio e test in farmacia, per eliminare le assurde code di queste settimane, un protocollo per curare da subito a casa i malati non gravi, anche con idrossiclorochina, per non intasare gli ospedali e garantire le cure a tutti gli altri malati; soldi sui conti correnti di tutti i lavoratori, anche autonomi, danneggiati da nuove limitazioni; pagamento della cassa integrazione e dei bonus arretrati, oltre che di tutti i debiti della Pubblica Amministrazione nei confronti di privati, famiglie e imprese; nessuna chiusura di attività culturali, sportive, economiche e commerciali che rispettano le norme anti-virus già stabilite. Ci auguriamo che Bonaccini riesca farsi portavoce di queste istanze presso il Governo nella sua duplice veste di presidente della Regione e della Conferenza Stato-Regioni ” ha concluso Bergamini.

Silvia Zamboni di Europa Verde: La Regione promuova la realizzazione delle strade scolastiche

da: Ufficio stampa Europa Verde

Mobilità sostenibile. Attivare le “school streets” (strade scolastiche) per migliorare la sicurezza stradale e ridurre l’inquinamento atmosferico da traffico nelle aree intorno alle scuole. Lo chiede una risoluzione del Gruppo Europa Verde dell’Assemblea legislativa regionale.

Silvia Zamboni, Capogruppo di Europa Verde e Vice Presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Ro-magna: “La Regione Emilia-Romagna promuova la realizzazione delle strade scolastiche come rimedio alla sosta selvaggia davanti alle scuole delle auto dei genitori che genera altissimi livelli di smog, incidenti a ciclisti e pedoni tra i bambini e ingorghi della circolazione stradale”.

Bologna, 26/10/2020 – Il Gruppo Europa Verde ha presentato una risoluzione, inserita nell’ordine del giorno dell’Assemblea legislativa in programma domani e mercoledì, per spronare la Giunta regionale ad attivare in Emilia-Romagna le “school streets”. Si tratta di strade o piazzali in prossimità delle scuole, in cui – temporaneamente durante gli orari di entrata e uscita dei ragazzi e ragazze, o anche permanentemente – è interdetta la circolazione e la sosta delle auto affinché si possa raggiungere la scuola in sicurezza a piedi o in bicicletta. La percorrenza delle school streets è consentita infatti solo a pedoni, bici, mezzi per il trasporto dei disabili ed eventualmente scuolabus.

“Davanti alle scuole, soprattutto nei grandi centri urbani, si assiste da diversi anni alla sosta selvaggia delle auto dei genitori degli alunni in corrispondenza degli orari di ingresso e uscita da scuola dei figli. La congestione delle auto interessa aree stradali di solito limitate e non predisposte all’assembramento di un così elevato numero di auto – sottolinea Silvia Zamboni, Capogruppo di Europa Verde e Vice Presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna -. Questo problema, che si ripete 6 giorni su 7 della settimana e per tutto l’anno scolastico, oltre all’immagine sgradevole di caos, consegna un messaggio diseducativo per i ragazzi e genera una serie di problematiche quali altissimi livelli di smog a causa delle emissioni di gas di scarico dalle auto, incidenti a ciclisti e pedoni anche tra i bambini, e ingorghi della circolazione nella rete stradale adiacente. Per contrastare queste problematiche, in molti paesi del nord Europa sono state già sperimentate con successo le “school streets”. Europa Verde, con la mia risoluzione, chiede alla Giunta regionale di impegnarsi a promuovere l’introduzione, da parte dei Comuni, delle strade scolastiche, una opzione oggi facilitata dall’integrazione del Codice della strada con un comma che autorizza le “zone scolastiche” in cui è garantita una particolare protezione dei pedoni e dell’ambiente. Attivandole, si contribuirebbe sia a ridurre l’inquinamento atmosferico, in linea anche con gli obiettivi del Piano aria integrale regionale 2020, sia a incrementare la sicurezza stradale. Si favorirebbe, inoltre, l’adozione da parte di genitori e alunni di modalità di spostamento attive e non inquinanti, come l’andare a scuola in bicicletta o a piedi, anche in gruppo con i cosiddetti bicibus e pedibus, in uso anche in alcune città emiliano-romagnole. Si tratta di modalità che hanno anche il vantaggio di stimolare i processi di socializzazione e autonomia dei bambini rispetto all’accompagnamento da parte dei genitori”.

Distrutta lapide per Succi, Malaguti e Parmeggiani e lettera aperta a Fabbri

Domani, martedì 27 alle 10.00 ho appuntamento al Protocollo generale del Comune di Ferrara per consegnare la lettera aperta [Vedi qui]  al sindaco Fabbri sottoscritta da oltre 1.300 persone online. Vedi in fondo. Al termine della lettera aperta si dice: “Ora basta! Non siamo più disposti a tollerare parole di odio e di disprezzo!
Quindi le chiediamo di smentire le sue stesse parole e di chiedere scusa a tutti i ferraresi.
Se non lo farà da qui potrà partire la riscossa della città democratica”.Infatti nei prossimi giorni avanzerò una proposta operativa in questo senso.

Anche consegnerò documentazione fotografica della lapide dedicata ai patrioti Succi, Malaguti e Parmeggiani che io stesso avevo fatto collocare nel 2003 al cippo che ricorda il loro sacrificio in quanto uccisi dagli austriaci in occasione del 150° anniversario del loro martirio (lungo le Mura di via 4 Novembre) e che sciagurati e violenti hanno distrutto. Anzi oggi stesso provvedo a conservare la lapide stessa per consegnarla al momento opportuno in vista del restauro (o sostituzione). 

Sarò domani allo scalone alle ore 9.50 per questo scopo.

Mario Zamorani

Lettera: Col nuovo decreto siamo a Zero, propongo lo sciopero generale

Buongiorno,
mi chiamo Tani Andrea. Erede di Tani Lucio, titolare di Amadeus pub. La nostra attività andrà a zero euro con questo nuovo decreto. Sono a proporre lo sciopero fiscale, unica soluzione secondo me per farsi ascoltare realmente e di non finirlo fino a che non ci siano soldi reali a fondo perduto sui nostri conti. La mia attività ha 10 dipendenti e saranno tutte famiglie senza stipendio, con rischio dei tfr in quanto la stessa azienda è a rischio fallimento.
Grazie e buona giornata

Andrea Tani

IL PENSIERO AFFABULANTE, TRA FIABA E FILOSOFIA
26 ottobre: confermata iniziativa Centro Gramsci: <

Da: Istituto Gramsci Ferrara

LUNEDÌ 26 OTTOBRE 2020 – Ore 17,00 – Sala Agnelli Biblioteca Ariostea

APRE I LAVORI L’Assessore alla P.I. del Comune di Ferrara DOROTA KUSIAK

Presentazione del Ciclo: DANIELA CAPPAGLI

IL PENSIERO AFFABULANTE, TRA FIABA E FILOSOFIA

Dialogano NICOLA ALESSANDRINI ANTONIO MOSCHI Docenti

La nascita del logos filosofico segna una discontinuità rispetto alla rivelazione del senso del mondo costituita dal mito: la filosofia infatti è ricerca della verità incontrovertibile, basata sulla forza di un’argomentazione razionale la cui negazione è autonegazione. Eppure chi di noi non ricorda la potenza evocativa dei miti creati da Platone? E perché mai Aristotele afferma che “anche l’amante del mito è in un certo qual modo un filosofo”? Forse perché il pensare per immagini (e non soltanto per concetti) è una cifra distintiva dello spirito umano, come ci testimonia una riflessione in proposito che va dall’antichità fino ad oggi. Ne è un esempio il pensiero di Ernst Bloch, filosofo della speranza, nel quale la narrazione affabulante diviene l’anticamera dell’utopia concreta e dei sogni ad occhi aperti, apprendistato del difficile artigianato del desiderio. Nelle ‘Tracce’ Bloch raccoglie fiabe, leggende, miti, proverbi e aneddoti che ci permettono di dialogare con il mistero delle cose e dell’uomo. Quell’“oscurità dell’attimo vissuto” da cui nasce la speranza.

27 ottobre. Seminario Unife “Il Settore Big Data in Europa: il caso ATOS”

da:  Ufficio stampa, Comunicazione Istituzionale Unife

l Settore Big Data in Europa | Unife ospita Atos, leader globale nella trasformazione digitale

High-performance computer, reti a banda ultralarga, cloud sono tecnologie cruciali per ritrovare la via della crescita e dello sviluppo. La pandemia di COVID-19 ne ha accentuato la valenza strategica in tutti i campi fondamentali per la vita collettiva: dalla salute all’ambiente, dalla gestione delle grandi città alla ricerca scientifica.
Se ne discute all’Università di Ferrara il prossimo 27 ottobre nell’ambito del seminario Il Settore Big Data in Europa: il caso ATOS in diretta streaming dall’Aula Magna del Dipartimento di Economia e Management.

A presiedere e guidare l’incontro sarà la Professoressa Laura Ramaciotti, Direttrice del Dipartimento di Economia e Management della nostra Università e docente di economia dell’innovazione, che ricorda:

“Il nostro Ateneo ha nella ricerca e nelle sue applicazioni per lo sviluppo umano il suo elemento identitario e la sua missione. Avere relazioni con le grandi istituzioni scientifiche europee e i leader dell’innovazione globali è per l’università italiana una assoluta necessità e per noi in particolare il modo per consolidare la nostra posizione nel contesto nazionale ed europeo”.

Relatore del seminario sarà Giuseppe Di Franco, Presidente di Atos Italia e Group Executive – Vice President di ATOS, azienda leader globale nella trasformazione digitale con 110.000 dipendenti in 73 Paesi e 12 miliardi di euro di fatturato annuo. Oltre a essere il player numero uno in Europa in ambito cloud, cybersecurity e high-performance computing, il gruppo è il worldwide information technology partner dei Giochi olimpici e paralimpici.

Atos  sta oggi realizzando il sistema di supercalcolo del Centro Europeo per le previsioni metereologiche – ECMWF, di prossima collocazione a Bologna, e il supercomputer europeo Leonardo, gestito congiuntamente da Cineca e INFN, perno del sistema europeo di supercalcolo, anch’esso da collocarsi a Bologna.

Di queste iniziative l’Università di Ferrara è fin dall’inizio pienamente partecipe: l’Ateneo è socio fondatore dell’Associazione Big Data, che ha promosso la Fondazione internazionale big data e intelligenza artificiale per lo sviluppo umano (assieme alle altre università emiliane, al Cineca, al CNR, all’Enea, alI’INFN, al INAF, all’INGV, al CMCC, al IRCCS Rizzoli, quindi il cuore del sistema scientifico italiano) per riunire tutti i soggetti che dispongono di capacità di supercalcolo scientifico in Italia.

All’incontro sui big data prende parte anche Patrizio Bianchi, già Rettore del nostro Ateneo e Assessore a Università, ricerca, scuola, formazione, lavoro ed Europa della Regione Emilia-Romagna, tornato ora all’Università di Ferrara con la Cattedra UNESCO in “Education, Growth and Equality”.

“Proprio la ricerca e la divulgazione sui temi del big data e del loro uso per lo sviluppo umano sono fra gli obiettivi della Cattedra UNESCO”, ricorda  Valentina Mini, docente del Dipartimento di Economia e Management di Unife e coordinatrice delle attività della Cattedra.

A illustrare la Fondazione internazionale big data e intelligenza artificiale per lo sviluppo umano- IFAB, cui Unife aderisce fin dall’inizio, sarà la Dottoressa Adele Del Bello, Responsabile della Ripartizione Ricerca di Unife e Direttore Operativo di IFAB.

Il seminario potrà essere seguito in diretta streaming.

Link e infohttp://www.unife.it/it/notizie/2020/imprese/big-data-atos

Imprese Emilia Romagna: bando TALENTS4COOP per innovazione aperta nelle cooperative

da: Ufficio Stampa Confcooperative 

(Bologna, 26 ottobre 2020) – Se c’è una cosa che il lockdown e le restrizioni anti-Covid hanno insegnato al mondo delle imprese, è l’importanza di puntare sull’innovazione aperta per affrontare le sfide della “nuova normalità”, coinvolgendo sempre più attori esterni per ripensare i modelli di business alla luce delle nuove condizioni.

È partendo da questa consapevolezza che Confcooperative Emilia Romagna, in collaborazione con Social Seed, lancia il bando “Talents4coop – Innovare le competenze per disegnare il futuro” (info: www.talents4coop.it) rivolto fino al 20 dicembre alle 1.580 cooperative aderenti in regione (possono partecipare sia singolarmente che in rete) e a quei gruppi informali che hanno intenzione di costituirsi in cooperativa. Realizzato con il contributo della Regione Emilia-Romagna, il bando rientra in un percorso pluriennale promosso da Confcooperative Emilia Romagna e dal suo ente di formazione Irecoop per diffondere la cultura dell’Open Innovation.

La call Talents4coop è alla ricerca di progetti di innovazione radicale all’interno delle imprese cooperative, come la ristrutturazione di prodotti e servizi alla luce dei cambiamenti imposti dall’emergenza sanitaria ed economica, la riconfigurazione del business e dell’organizzazione anche attraverso la leva digitale, le nuove iniziative assunte per contrastare la crisi pandemica.

Il bando si focalizzerà in particolare su quei progetti capaci di assicurare la resilienza delle imprese e delle organizzazioni anche di fronte all’attuale situazione, su quelle iniziative che dimostrano come i processi di innovazione (e in questo caso l’Open Innovation) siano diventati un elemento imprescindibile e strutturale nella vita dell’impresa.

“La persistente emergenza sanitaria mette le imprese con le spalle al muro, ponendole davanti a sfide che non possono più essere affrontate con modelli e categorie del periodo precedente al Covid – dichiara Francesco Milza, presidente di Confcooperative Emilia Romagna -. L’innovazione, e in particolare l’innovazione aperta che spalanca le porte delle imprese al mondo esterno, non può più essere un elemento accessorio e saltuario, bensì un requisito indispensabile che determina la sopravvivenza o meno delle organizzazioni economiche. Il sistema cooperativo è davanti ad una sfida epocale: dopo aver dimostrato in molti settori una grande capacità di resilienza di fronte alle nuove condizioni, ora deve coniugare quanto fatto in maniera reattiva con una ristrutturazione dei processi produttivi e di erogazione dei servizi capace di rispondere ai diversi scenari che si verificheranno. Con Talents4coop vogliamo proprio andare a intercettare e favorire queste buone pratiche”.

È possibile candidarsi alla call dal 20 ottobre al 20 dicembre 2020 compilando il form online che si trova all’interno del bando, scaricabile dal sito del progetto: www.talents4coop.it.
Fra le proposte pervenute, verranno selezionati 9 progetti (1 per territorio provinciale) che accederanno ad un percorso gratuito di supporto e accompagnamento che durerà fino a marzo 2022 con attività di formazione, mentoring, coaching ed un evento finale di divulgazione dei risultati.
La call verrà inoltre presentata mercoledì 28 ottobre dalle 14.30 alle 15.15 nell’ambito di un webinar. È possibile partecipare iscrivendosi tramite il form online https://form.jotform.com/202921609887364.

Info: talents4coop@confcooperative.it

Corteo Napoli, Cafiero De Raho (Procuratore nazionale antimafia): “La camorra è in cerca di consenso sociale”

da: Chioda Maria Luisa Chioda, marialuisa.chioda@ilsole24ore.com

Corteo Napoli, Cafiero De Raho (Procuratore nazionale antimafia) a 24Mattino su Radio 24: “La camorra è in cerca di consenso sociale” – “Le mafie si rendono riferimenti di chi soffre” 

Violenze a Napoli, “la procura di Napoli sta sviluppando approfondimenti e dalle indicazioni che provengono si evince la partecipazione di soggetti di organizzazioni di tipo camorrista poiché sono quelle più interessate alla vicinanza alle parti più sofferenti della società per riceverne consenso sociale per infiltrarsi attraverso le attività economiche. Nei momenti di emergenza è la camorra a trarre maggiore vantaggio a Napoli, come le mafie negli altri territori”. Lo ha detto il Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho a 24Mattino di Simone Spetia su Radio 24.  “La camorra e le altre mafie si rendono riferimenti della popolazione che soffre, sostenendo le manifestazioni evidenziano vicinanza alle parti sociali in sofferenza, poco importa l’obiettivo che si consegue, l’importante è farsi riconoscere a sostegno di coloro che soffrono così da averne il consenso sociale e su ciò fondano la loro forza e capacità di infiltrazione”. Continua il Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho a Radio 24: “Un sostegno che si manifesta non solo alle manifestazioni ma con la solidarietà economica con le parti più deboli insieme al circuito della piccola criminalità, parcheggiatori abusivi, manovali in nero, illegalità che però danno sostegno a molte persone che in momenti di lockdown non possono trovare attuazione. La solidarietà nei confronti di queste ampie fette della società disagiate evidenzia un apprezzamento e un?avvicinamento, il consenso sociale che è obiettivo primario delle mafie”.

Indennizzi e aiuti, Cafiero De Raho (Procuratore nazionale antimafia) a 24Mattino su Radio 24:  “Più lo Stato ritarda, più la criminalità interviene”  

“Più lo Stato ritarda nei finanziamenti più la criminalità organizzata ha possibilità di collocare la propria liquidità”. Lo ha detto il Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho a 24Mattino di Simone Spetia su Radio 24. ”Nel momento in cui le attività economiche si fermano o rallentano e c’è esigenza di ricorrere al credito parallelo la criminalità interviene impossessandosi un po’ alla volta delle imprese, vi entrano con il loro denaro e nel momento in cui il denaro non viene restituito iniziano a gestirle senza però impossessandosene formalmente ma sostanzialmente, all’esterno non si rileva l’infiltrazione mafiosa ma da dentro i profitti illeciti si coprono in queste attività.” E conclude a Radio 24 – “Si impossessano delle attività economiche senza figurare all’esterno e da ciò vengono enormemente agevolate”.

LA SOCIETA’ FERITA DALLA CULTURA CAPITALISTA:
e ora si raccoglie ciò che si è seminato.

E’ sconcertante constatare come la dimensione culturale sia presa se non con leggerezza, quanto meno non considerata nella sua reale valenza nel determinare i comportamenti individuali, ma soprattutto comuni, per non dire di massa.

Dalla caduta del muro di Berlino la proposta storica del socialismo reale è risultata perdente di fronte alla sfida della storia lasciando dilagare il pensiero capitalista che ha come unica finalità, come senso e valore della vita, il denaro e il suo accumulo e la competitività come suo strumento per raggiungere il successo. Il profitto come riconoscimento del merito.

A questa prospettiva si è ridotta tutta la complessità della realtà, dall’ambiente produttivo al commercio, dal mondo della ricerca al linguaggio fino al pensiero, arrivando alla qualità relazionale delle persone a partire dall’educazione. La competitività, quindi il successo personale, è diventata l’obiettivo da raggiungere, a cui dedicare ogni sforzo.

Da almeno venticinque anni i governi, soprattutto di destra, hanno costruito il loro successo elettorale inneggiando alle due parole d’ordine: produttività e competitività, smantellando lo stato sociale e privatizzando. Ora che la produttività ha portato al disastro ecologico e la pandemia virale ha fatto emergere l’errore di prospettiva della scelta capitalistica, dall’opposizione si critica la lentezza delle proposte del governo a rispondere all’urgenza della ricostruzione di una società più equilibrata e democratica.
Non si ricostruisce in un momento ciò che si è smantellato in vent’anni. Dopo aver impoverito, con l’istituzione del numero chiuso all’università, la disponibilità dei professionisti di vario genere dai medici agli insegnanti e non solo, non si può pretendere di rispondere con tempestività per quel che è necessario, alle carenze del servizio sul territorio oggi.

Oggi l’importante è capire qual è la strada da percorrere per costruire una organizzazione sul territorio adeguata alle necessità determinate da probabili ma imprevedibili nuove criticità, dovute proprio alla complessità della civiltà in cui ci siamo evoluti. Questo momento richiede la capacità di correggere scelte non adeguate, se non totalmente sbagliate, per limiti di lungimiranza rispetto alla qualità della vita umana.

La cultura inizia dalla scuola di cui noi per primi determiniamo la qualità. Non si può accusare i giovani di mancanza di rispetto e responsabilità civile, dopo che si è insegnato loro, attraverso la competitività, il successo personale come obiettivo principale.
La qualità civile di una democrazia è l’esercizio della libertà personale in un ambito di relazioni che definiscono la libertà comune come progetto di una società pacifica. L’esperienza della libertà personale nel riconoscimento della medesima qualità nell’altro è frutto di una consapevolezza che ha la profondità della storia, dalle origini dell’umanità ad oggi. Costruire questa consapevolezza è il compito della scuola in una democrazia matura, degna del suo passato. Avere cultura democratica e sapere comportarsi civilmente è frutto di una scelta e di una educazione acquisita e personale.

La civiltà è la consapevolezza di sé e del proprio valore, perché si sa da dove vieni e quante scelte e quanta fatica ci sono volute per raggiungerne la qualità attuale. Quindi, c’è da augurarsi che questa drammatica esperienza conduca a considerare la cultura come un valore da tenere in massima considerazione, irrinunciabile addirittura, su cui investire il massimo delle risorse. Il vero valore di una società è la persona consapevole di sé che sa perciò indirizzare le proprie scelte al bene comune.

Al bar Ghepardi si gioca a scacchi

Oggi al bar Ghepardi c’è un torneo di Scala Quaranta. Si gioca con le carte francesi e viene eliminato chi paga centocinquantuno. Lo zio Giovanni è bravo, esperto di carte e vince spesso, anche se il gioco in cui eccelle è gli Scacchi. Anni fa ha vinto alcuni tornei importanti. Ora ha settantatre anni e dice che i suoi riflessi cominciano un po’ a rallentare, anche se continua ad essere un ottimo giocatore.
Il modo in cui lo zio Giovanni guarda gli scacchi mi ha sempre affascinato. Non so come faccia,  ma fissa la Torre (uno dei “pezzi” con cui si gioca)  con una tale intensità che sembra che stia osservando l’arrivo di Faramir, con il suo intero esercito, ad assediare la Torre per liberare la principessa. Faramir è un personaggio di Arda, l’universo immaginario fantasy, creato dallo scrittore inglese J.R.R.Tolkien nel  Signore degli Anelli.  E’ il figlio minore del sovrintendente di Gondor, Denethor nonché fratello di Boromir e Capitano dei Ramingho dell’ithilien.
Lo sguardo dello zio mentre guarda i “pezzi” degli scacchi  sembra proprio un tramite verso un mondo fantasy dove le pedine sulla scacchiera sono le assolute protagoniste della saga.

Altre volte, invece della Torre, guarda la Regina (altro “pezzo” del gioco) con molta devozione, oppure il Cavallo con curiosità e stupore visto che è il più bizzarro e maldestro dei personaggi degli scacchi. Quel gioco ha qualcosa di tremendo e difficile,  si va avanti per ore, si fanno continue ipotesi sulle mosse proprie e degli avversari e, chi ha una più acuta capacità previsionale e riesce ad intuire con anticipo quali saranno le mosse dell’avversario, vince. E’ un gioco complicato che prevede molta concentrazione, conoscenza di schemi logici, capacità di anticipare le mosse dell’avversario, un grande senso tattico e anche un po’ di fortuna. Davvero un gioco con la “G” maiuscola e davvero bravi i giocatori del bar Ghepardi che, istruiti dallo zio Giovanni, sono diventatati i migliori giocatori di Cremantello.
Quando si gioca tutti tacciono, non sono ammessi commenti, si può solo guardare la partita in assoluto silenzio. Come tutte le regole, anche quelle del Gioco degli scacchi del bar Ghepardi, hanno alcune eccezioni. Ad esempio ogni tanto Costantino può sospirare, oppure può sbarrare gli occhi quando non capisce cosa stia succedendo. Oppure può fare qualche flebile fischio, o spostare il peso da un gamba all’altra. Queste sono le uniche varianti concesse al mutismo e all’immobilità che regna nel bar degli zii durante le partite.

Spesso i bravi giocatori di scacchi sono molto giovani. Serve un cervello molto agile e veloce per fare “scacco matto”. Il più giovane “Grande Maestro” della storia degli scacchi, è stato l’ucraino Sergej Karjakin che all’età di dodici anni e sette mesi divenne, nel 2002, Gran Maestro. Ma anche i campioni che hanno detenuto lo stesso record precedentemente sono tutti giovanissimi: Bu Xiangzhi  (13 anni e 13 giorni), Ruslan Ponomarëv (14 anni e 17 giorni), Etienne Bacrot (14 anni  e  2  mesi), Pèter Léko (14 anni, 4 mesi e 22 giorni), Judit Polgàr (15 anni, 4 mesi e 28 giorni), Bobby Fischer (15 anni e 6 mesi). In campo femminile il primato spetta alla cinese Hou Yifan, che nel 2008 divenne “Grande Maestro assoluto” all’età di 14 anni e 6 mesi. L’età di questi eccellenti scacchisti stupisce. Si diventa  grandi giocatori giovanissimi, intorno ai quattordici  anni. Si vede la loro eccezionalità già durante l’adolescenza e poi li si vede proseguire sulla stessa strada stellata.

L’articolo “Developing Young Chess Masters: What are the Best Moves?” di Kiewra e O’Connor presenta un approfondito studio su questi giovani campioni confermando che il duro lavoro ed un ambiente favorevole sono requisiti necessari per formare un genio degli scacchi.
Riferendosi a giovani maestri, gli autori constatano che “Questi ragazzi, in media, giocano a scacchi circa venti ore a settimana per circa dieci anni per raggiungere il livello di maestro. Anche se sono naturalmente dotati, è comunque necessario un impegno di circa diecimila ore per realizzare questo talento“.
Praticare in solitaria non è sufficiente, occorre un ambiente favorevole per raggiungere ottimi risultati. L’articolo inoltre ipotizza che l’investimento finanziario, necessario per allevare piccoli geni della scacchiera a quadri, sia notevole: “Molti genitori hanno speso tra i $5000 e $10000 annuali per le lezioni, i tornei, i viaggi e i materiali“. Inoltre i giovani maestri hanno “lavorato” con giocatori “di livello elevato” per diversi anni.
Non credo che allo zio Giovanni piaccia tutto questo addestramento da “piccoli mostri”. Credo che continui a considerare gli Scacchi un gioco, un divertimento, un modo per passare del tempo impegnando in maniera costruttiva il cervello. Questi super allenamenti da enfant prodige fanno un po’ orrore, non sembrano adatti a dei bambini, non sembrano rispettosi della loro età e della loro cognizione del mondo,  del loro desiderio di divertirsi.

Una volta Bella, dopo molti tentativi, è riuscita a battere lo Zio, le ci sono voluti  anni di esercizi e centinaia di partite perse. Quando si è resa conto dell’impresa portata a termine,  è quasi svenuta dalla gioia. Le persone presenti si sono spaventate. La ragazza sembrava morta d’infarto dopo aver vinto la partita. In realtà, nel giro di poco tempo, Bella si è ripresa ed è apparsa stupefatta di quello che era riuscita a fare. Non le era mai successo di vincere una partita di scacchi con suo padre. Costantino, dal canto suo, saltava sulla sua unica gamba, e fischiava per la soddisfazione. Si sa che Costantino è un assiduo frequentatore  del bar Ghepardi e un grande estimatore delle mie cugine.
La zia Iris non ha commentato, ma era anche lei contenta dell’accaduto, insomma, in quel pomeriggio al bar Ghepardi, si consumò un vero evento. Lo zio Giovanni perse una delle sue rarissime partite e, tra l’atro, proprio con sua figlia.

Io non riesco a capire fino in fondo il fascino di quei pezzi che si muovono in maniera bizzarra sulla scacchiera a quadri.  Ogni volta che li guardo è come se il mio cervello cercasse un altro gioco, un altro modo di usarli, di farli muovere, suonare, danzare.  Oppure un modo per farne una piramide, un mucchio di mattoncini e, in maniera un po’ macabra e fantasiosa, un plotone di poveri soldati fucilati durante una guerra cruenta. A forza  di architettare soluzioni alternative all’uso di quei pezzi un po’ bianchi e un po’ neri,  a un certo punto ho cominciato a metterli in strane file che non stavano più sulla scacchiera ma che scendevano,  dal tavolo da gioco, come piccole formiche. Come insetti disciplinati si incamminavano lungo il piede del mobile e arrivavano fino a terra, mettendosi tutti in fila come tanti prigionieri appena liberati dal carcere che non sanno dove dirigersi, perché non si ricordano dov’è casa loro, non sanno nemmeno se ne posseggono una da qualche parte. Un’altra cosa che mi piace fare, quando non ci sono tornei in corso, è allineare i pedoni sul vetro del flipper del bar. Il vetro è un po’ in pendenza e luccica in maniera imprevedibile, a seconda dei raggi di luce che riescono a trafiggete la tenda che sta tra il flipper e la finestra.  Dopo averli sistemati a debita distanza, provo a spingere il primo della fila per vedere se riesco ad innescare una “reazione a catena” in modo che tutti i pedoni si rovescino e l’ultimo cada dal flipper. Ops! Uno spettacolo. Oppure mi è capitato di inventare dei giochi “optical”, mettendo in fila un  pedone nero, uno bianco, poi di novo uno nero e poi di nuovo uno bianco. Una regressione al look anni ’70 molto lontana dall’uso che si fa di solito dei pezzi di questo gioco.

Alla fine, dopo tutte le partite di scacchi viste giocare, dopo tutta quella concentrazione e dopo tutto quel silenzio, ho trovato un’alternativa alle regole consolidate e condivise e mi sono inventata nuovi stratagemmi eversivi. Un bravo giocatore, ligio alle regole, potrebbe inorridire. Ne avrebbe motivo. Comunque un gioco è un gioco, la creatività non va censurata e la possibilità di inventare, reinventare e cambiare il setting  fa parte del divertimento, del migliore dei divertimenti possibili. La  novità porta spesso con sé sorrisi e stupore. A volte, se le si guarda bene, le pedine degli scacchi sembrano tante persone un po’ bianche e un po’ nere. Non c’è razzismo in quel gioco e questo mi piace molto.

I veri giocatori di scacchi sono comunque dei grandi puristi, le regole ufficiali sono quelle scritte e tramandate e non si possono cambiare, la scacchiera è standard e non può essere toccata, il tavolo deve avere la misura giusta, il silenzio deve regnare sovrano.
Penso però che a 14 anni sia meglio correre in bicicletta, coi roller, andare a nuotare, a giocare a tennis e a vedere il cinema all’Oratorio. Gli scacchi stanno comunque là, sulla loro scacchiera  e aspettano. Sono molto pazienti, molto duraturi, immortali. Quando il tempo sarà passato e i ragazzini di oggi  avranno cinquant’anni, i pezzi del gioco  saranno ancora là uguali, in attesa. Un rompicapo intramontabile.
Ciò che invece tramonta in fretta è l’età.


N.d.A.
I protagonisti dei racconti hanno nomi di pura fantasia che non corrispondono a quelli delle persone che li hanno in parte ispirati. Anche i nomi dei luoghi sono il frutto della fantasia dell’autrice.

 

Coronavirus. L’assessore Donini: “Tamponi, anche quelli rapidi, tracciamento, screening epidemiologici e test sierologici: in Emilia-Romagna l’azione di contrasto alla diffusione del virus prosegue. Attenzione particolare ai focolai familiari”

Nel caso di difficoltà nel completare il tracciamento per l’elevato numero di positivi, per prima cosa isolare i componenti il nucleo familiare. E nella proposta delle Regioni al Governo sul contact tracing, accordi con farmacie e strutture private accreditate per i tamponi rapidi e l’allargamento degli screening epidemiologici, facendo test sierologici, così come ha fatto l’Emilia-Romagna con studenti, genitori e nonni anche non conviventi

Bologna – In Emilia-Romagna l’attività di contrasto al Coronavirus prosegue e si rafforza. Insistendo su tamponi, per farne un numero giornaliero sempre maggiore, controlli, attraverso l’utilizzo di tamponi rapidi, attività di contact tracing, e prevenzione, individuando gli asintomatici positivi anche estendendo gli screening epidemiologic e l’effettuazione di test sierologici.

Con una attenzione ancora maggiore sul tracciamento dei focolai familiari, con i servizi sanitari territoriali che potranno ricalibrare i loro interventi sulla base del carico di lavoro, molto cresciuto da questo punto di vista in seguito al forte aumento dei casi di positività.

Una posizione condivisa dalle altre Regioni. Oggi infatti il presidente Stefano Bonaccini, in veste di presidente della Conferenza delle Regioni, ha inviato una lettera al ministro della Salute, Roberto Speranza, per definire la proposta avanzata al Governo in relazione all’attività di contact tracing.

Nei casi in cui sia oggettivamente difficile effettuare un tracciamento completo a causa dei troppo positivi registrati, le Regioni, attraverso i Dipartimenti di Sanità Pubblica, potranno riorganizzare le attività di tracciamento e screening individuando specifiche priorità di intervento tempestivo. Per prima cosa, però, spiega l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini, “dovranno essere isolati i componenti del nucleo famigliare presso il quale si è registrato il caso positivo”.
Qualora siano sintomatici, si dovrà eseguire il tampone rapido antigenico o quello molecolare mentre nel caso permanessero asintomatici il tampone rapido o quello molecolare si eseguirà allo scadere del decimo giorno di isolamento. Ai contatti stretti asintomatici, una volta provveduto alla loro identificazione e al loro isolamento, non sarà necessariamente effettuato il tampone, tranne in casi particolari che saranno valutati dai servizi di sanità pubblica. In caso di comparsa dei sintomi, andrà loro invece eseguito tempestivamente il tampone molecolare.

Così come “siamo tutti d’accordo nel continuare a testare i casi asintomatici, utilizzando tutti i test validati nei Paesi del G7 per un’efficace e rapida attività di contact tracing”, sottolinea Donini. “Così come è intenzione nostra e di tutte le Regioni rafforzare ulteriormente le attività di screening. Puntiamo per questo su accordi nazionali tra Governo e medici di medicina generale perché questi ultimi effettuino i tamponi rapidi antigenici e garantiscano la presa in carico dei loro pazienti nel periodo di isolamento in caso di positività”.
Ma le Regioni fanno un passo avanti in più, come ha spiegato Bonaccini nella lettera a Speranza, estendendo di fatto ciò che è già stato fatto in Emilia-Romagna con l’accordo con le associazioni di categoria delle farmacie accreditate, pubbliche e private, per i test sierologici rapidi direttamente in farmacia per gli studenti e i loro familiari.
“Allo scopo di potenziare anche le attività epidemiologiche a vasti strati della popolazione- spiega Donini- le Regioni potranno stipulare specifici accordi con le farmacie, centri di raccolta sangue, per lo svolgimento di esami sierologici o, nel caso di strutture ospedaliere e ambulatoriali private accreditate per l’esecuzione di tamponi rapidi”. Infine, la sorveglianza attiva con la telefonata a casa sarà comunque garantita per i soggetti più fragili, mentre per i casi valutati ad hoc dalla sanità pubblica, potrà invece essere resa possibile tramite App per la presa in carico tempestiva in caso di sviluppo di sintomatologia. In questo, servirà naturalmente il consenso dell’interessato.

“Stiamo facendo sempre più tamponi- sottolinea Donini-, entro i primi dieci giorni di novembre avremo a disposizione i tamponi rapidi – ne abbiamo acquistati 2 milioni – che utilizzeremo soprattutto per i luoghi di lavoro, la scuola e le residenze per anziani e persone con disabilità. Test necessari per le diagnosi. Ma allo stesso tempo vogliamo continuare a fare prevenzione attraverso vaste campagne di screening epidemiologico, facendo test sierologici per individuare positivi asintomatici: con la campagna per studenti e genitori, appena allargata anche ai nonni non conviventi, vogliamo raggiungere almeno 400mila persone entro fine anno, che possono fare il sierologico rapido direttamente in farmacia, ma nei mesi scorsi abbiamo testato tutte le categorie a rischio, oltre al personale scolastico. Dobbiamo tutti aver chiaro il fatto che il virus continua ad attaccare, è quindi necessario rispettare tutti le regole di sicurezza, così come le nuove misure introdotte dal Governo, per non vanificare il grande sforzo che la sanità dell’Emilia-Romagna e di chi vi lavora ogni giorno- chiude l’assessore-: è responsabilità di tutti, proteggere noi stessi per proteggere gli altri”.

Credo negli esseri umani…

Francamente non ho proprio capito tutta questa polemica sul nostro premier che chiede a questo Aldo Nova – così celebre fra i giovani – di sporcarsi le mani e fare da testimonial a favore del corretto utilizzo della mascherina.
Certo, anch’io al posto del premier avrei agito diversamente.
Magari avrei convocato non lo so, Zdenek Zeman o Rowland S. Howard oppure boh, Georges Bataille: insomma, figure ben popolari fra la gioventù di oggi ma di ben altro spessore.
Ad ogni modo, però: questo è quel che passa il convento.
Sono comunque ben felice di sapere che il buon Aldo Nova (e consorte) ha/hanno accettato di buon cuore di – come si dice fra le persone “in” – “metterci la faccia”.
E che faccia, dico io.
Una faccia pulita, affidabile e che lascia ben sperare per il futuro: che poi, quale futuro?
Che cos’è realmente il futuro?
È per caso – realmente – “solo” quella cosa che arriva dopo il presente, quando meno te lo aspetti?
O è forse solo una parola di cui non sappiamo neanche più indicare un’eventuale manifestazione reale, qualora si presentasse?
Probabilmente sono io che sono paranoico – forse anche totalmente idiota – ma sentendo in questi giorni orde di commercianti che chiedono “il diritto di lavorare” non ho potuto fare a meno di pensare a ipotetiche orde di persone che durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale chiedono “il diritto a uscire nelle ore serali/notturne provvisti di ombrello”.
Tutto questo con le dovute proporzioni, sia chiaro.
Ma siamo sicuri che in un momento come questo, la cosa da fare sia chiedere “il diritto a lavorare”?
Mi permetto umilmente di dire che forse no, non è questa la domanda da fare.
Ovviamente questa è la semplice opinione di un idiota.
Ma non posso fare a meno di pensare a un ipotetico futuro, che ne so, penso a ipotetici esseri umani – esseri umani in cui io credo fermamente, ci tengo a precisarlo – che fra 150 anni si chiederanno: ma oh, ma ci pensi a quelli là che nel 2020 invece di urlare “cacciate i soldi” chiedevano “lasciateci lavorare”?
Non lo so, sarà il mio forte senso dell’imbarazzo ma al pensiero mi vergogno un po’ per tutti.
Comunque buona settimana e – se avete la “fortuna” di lavorare – buon lavoro.

Maggie’s Farm (Bob Dylan, 1965)

I vecchi e i giovani

Quante volte abbiamo sentito gli adulti lamentarsi dei giovani? Questi giovani che non conoscono più i valori fondamentali di un’epoca passata, proprio non li capiscono. Di certo questa tiritera non è una novità: molti antichi romani si sono lamentati delle nuove generazioni che non rispettavano più il mos maiorum, ovvero i valori e costumi degli avi. Pare che sia stato tradotto il medesimo messaggio da un antico papiro egizio, e il celebre poeta Esiodo ne Le Opere e i Giorni (VIII secolo a.C.) scrive: “Non nutro più alcuna speranza per il futuro del nostro popolo, se deve dipendere dalla gioventù superficiale di oggi, perché questa gioventù è senza dubbio insopportabile, irriguardosa e saputa. Quando ero ancora giovane mi sono state insegnate le buone maniere e il rispetto per i genitori: la gioventù d’oggi invece vuole sempre dire la sua ed è sfacciata.”
Dunque le cose sono due: o i primitivi furono il popolo più virtuoso mai esistito e da lì si è sempre andati in peggio, oppure certe cose non cambiano mai, ad esempio che qualcuno sostenga questo tipo di lamentela. Eppure la storia è sempre continuata, e probabilmente essere giovani nel cuore è ciò per cui dobbiamo sempre lottare. Certo le radici sono importantissime, ma lo è anche vivere il presente e sapersi mettere in gioco, in discussione. Mi piace molto questa frase scritta da Papa Francesco nell’esortazione apostolica Christus Vivit del 2019, appunto dedicata ai giovani: “una delle capacità della giovinezza è individuare percorsi dove altri vedono solo muri, è il saper riconoscere possibilità dove altri vedono solo pericoli.”