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Giorno: 29 Ottobre 2020

La lotta alle fake news tra emergenza Covid e influencer: il progetto INFORMING FOR LIFE chiama alla riscossa l’informazione scientifica verificata sul web – Roma, 29 ottobre 2020

Ufficio stampa – Pro Format Comunicazione

Nella fase acuta della pandemia in Italia le notizie sul Coronavirus sono arrivate ad occupare quasi il 60% di tutta la copertura informativa offerta da TV, quotidiani, radio e internet. A fine maggio, mentre diminuiva la copertura da parte dei media, l’incidenza della disinformazione sul totale delle notizie relative all’epidemia veicolate attraverso i social ha raggiunto il 13%. L’emergenza Coronavirus ha evidenziato una volta  di più l’importanza di contrastare le fake news e coniugare rigore scientifico, viralità e trasparenza dell’informazione.

 Gli strumenti per individuare le bufale, identificare le fonti a rischio e vagliare la qualità delle notizie scientifiche al centro del progetto “INFORMING FOR LIFE” il ciclo di incontri promossi da CICAP – Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze – in partnership con Fondazione MSD per contrastare la diffusione delle fake news su scienza e salute.

 Roma, 29 ottobre 2020 – Lo scorso 19 ottobre sono stati oltre 18.000 gli articoli, i post, le storie, su Facebook, Twitter e Instagram che contenevano la citazione “usare la mascherina”. Il giorno precedente erano poco più di 10.000. Numeri quasi raddoppiati nell’arco di 24 ore a causa, a quanto pare, di un singolo fattore: le due storie su Instagram nelle quali Fedez e Chiara Ferragni, su invito del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, hanno raccomandato l’uso della mascherina per evitare un secondo lockdown.

Anche se l’impatto effettivo sui comportamenti della popolazione non è misurabile, questo dato fotografa il potere mediatico degli influencer, che si amplifica nelle situazioni di emergenza come quella legata alla pandemia da Covid-19 e che diventa critico se messaggi non validati vengono diffusi in modo irresponsabile. Oggi la voce di un influencer sovrasta quindi quella dei canali ufficiali e della stampa? Come aiutare i cittadini a riconoscere le fonti attendibili durante le situazioni di emergenza e in generale sui temi della salute e della scienza? E come contrastare le credenze infondate o le vere e proprie bufale che circolano sulla rete?

Alcune risposte a queste domande emergono da INFORMING FOR LIFE, un progetto di comunicazione promosso da Fondazione MSD in partnership con CICAP – Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze – con l’obiettivo di promuovere sul web l’informazione scientifica validata.

Il progetto è uno dei primi tentativi ad ampio raggio di individuare una risposta organica e condivisa al fenomeno delle fake news scentifiche e della disinformazione in rete, che ha un impatto notevole a livello sociale e sulla Salute delle persone. Nel corso di tre tavoli digitali, giornalisti, ricercatori ed esperti del web si sono confrontati sui percorsi da intraprendere per coniugare sul web rigore scientifico, viralità e trasparenza dell’informazione: dal ruolo di Facebook agli strumenti di verifica delle fonti e delle immagini, ai criteri per il fact checking, negli incontri sono state analizzate tutte le più importanti risorse per dare forza sul web alle informazioni scientifiche validate.

Nel terzo e ultimo appuntamento, il focus è stato quello di come “dare valore” all’informazione social, anche alla luce dell’attuale pandemia. A marzo, nella fase più acuta, le notizie sul Coronavirus sono arrivate a occupare quasi il 60% di tutta la copertura informativa offerta da TV, quotidiani, radio e internet (AGCOM-Osservatorio sulla disinformazione on line). L’emergenza Covid è stata un moltiplicatore degli accessi ai canali social: secondo i dati diffusi da Mark Zuckerberg ad aprile 2020, durante il lockdown, in Italia, il tempo trascorso sulle app social sarebbe aumentato del 70% e le visualizzazioni delle dirette su Instagram e Facebook sarebbero raddoppiate. E a fine maggio, mentre diminuiva la copertura da parte dei media, l’incidenza della disinformazione sul totale delle notizie relative all’epidemia veicolate attraverso i social ha raggiunto il 13%. Ma è cresciuto anche l’accesso alle fonti istituzionali: nella prima fase, la pagina Facebook del Ministero della Salute ha fatto registrare un incremento di accessi del 693%, con oltre 430.000 nuovi follower che hanno generato una community di oltre 490.000 persone (www.agendadigitale.eu).

Le piattaforme digitali sono essenziali nell’informazione sanitaria e i social media hanno assunto un ruolo di rilievo durante l’emergenza è il parere di Lorenzo Montali, vicepresidente del CICAP e docente di Psicologia Sociale, Università di Milano-Bicocca – Quando la disponibilità di informazioni diventa una necessità vitale le persone si rivolgono a Twitter o Facebook per cercare notizie, diffondere contenuti, condividere emozioni, chiedere aiuto o offrire supporto. A maggior ragione, in queste situazioni i messaggi che raggiungono i cittadini non devono promuovere comportamenti deleteri per la salute e la sicurezza pubblica”.

Anche nell’emergenza COVID la disinformazione è stata favorita dai processi di disintermediazione che penalizzano il ruolo tradizionale dei giornalisti come interfaccia tra le fonti di informazione e il pubblico.

Oggi il giornalista scientifico deve trovare un suo nuovo spazio, sapersi reinventare per interpretare, commentare, decodificare le notizie invece di limitarsi a raccontarle – afferma Roberta Villa, giornalista medico-scientifica e divulgatrice attraverso il suo profilo social – In realtà, sulla base della mia esperienza, se sui social si trova la chiave per presentare l’informazione scientifica in maniera al tempo stesso accattivante e rigorosa, emerge una platea vasta di persone interessate e che non si fanno attrarre da notizie non certificate”.

Ma come far emergere sui social una comunicazione scientifica di valore e distinguerla dal flusso delle notizie-spazzatura? Un supporto importante al ruolo dei giornalisti scientifici è offerto oggi da QUEST– QUality and Effectiveness in Science and Technology communication, un progetto biennale promosso dall’Unione Europea nell’ambito di Horizon2020, nel quale è coinvolta per l’Italia l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Obiettivo del progetto è studiare qualità ed efficacia della comunicazione scientifica in Europa per contribuire a migliorarla.

Nell’ambito del progetto QUEST, attraverso un confronto che ha coinvolto esperti, accademici, comunicatori e giornalisti di tutta Europa, sono stati individuati 12 indicatori di qualità della comunicazione scientifica riconducibili a tre aree: affidabilità e rigore scientifico, stile di presentazione e connessione con la società e le sue esigenze, tenendo conto anche della responsabilità che può comportare questa comunicazione comporta e richiede (https://questproject.eu/). Inoltre, l’Università Ca’ Foscari sta mettendo a punto una serie di strumenti utili a migliorare l’engagement della comunicazione scientifica sui social, basate sul monitoraggio di oltre mille account Facebook e Twitter europei di carattere scientifico.

Oltre al rigore e alla qualità dell’informazione, la comunicazione su temi di salute di interesse pubblico può fare leva sul coinvolgimento di influencer. Ma si tratta di un’arma a doppio taglio: se anche nel passato personaggi celebri hanno prestato la loro notorietà a cause di salute pubblica, come Elvis Presley per la vaccinazione contro la poliomielite, oggi le piattaforme digitali amplificano immediatamente tutti i messaggi e la voce delle fonti ufficiali, della stampa o degli influencer “responsabili” viene offuscata da chi diffonde notizie inattendibili o dannose.

Il coinvolgimento degli influencer nella comunicazione di crisi delle istituzioni può essere efficace e positivo se avviene all’interno di piani di comunicazione strutturati, integrati e misurabili che utilizzano i social media per assicurare la diffusione tempestiva di informazioni verificate, monitorare la situazione sul territorio e per coordinare gli interventi di soccorso – afferma Giancarlo Sturloni, giornalista scientifico, esperto in Comunicazione del rischio – In questo momento, però, a livello istituzionale non si vede una comunicazione strutturata sui social e c’è uno scarso livello di interazione con gli utenti e di risposte alle loro domande. Le istituzioni deputate non presidiano ancora stabilmente il palcoscenico e lasciano dei vuoti che possono essere occupati da chiunque. Basta pensare che la Protezione Civile in Italia ha aperto il suo account Facebook solo nel 2018”.

Le indicazioni emerse dai tre tavoli digitali di INFORMING FOR LIFE sono il primo step di ulteriori iniziative e progetti, realizzati da Fondazione MSD in partnership con altri soggetti, secondo il principio per cui solo attraverso una azione congiunta e sinergica di tutti gli attori del mondo scientifico e dell’informazione sia possibile prendere adeguatamente in carico il problema.

Lettera: Covid-19, la differenza tra la prima e la seconda ondata

Lettera al Direttore

Raccolgo volentieri l’invito del direttore fatto sulla rubrica Rospi del 27/10/2020 [Vedi qui] per una riflessione attorno alle reazioni rabbiose ai provvedimenti contenuti nel Dpcm  del 24 ottobre legati all’emergenza covid 19 e provo per comodità ad organizzarla su tre punti.

Il primo serve a sottolineare la differenza sostanziale tra la prima chiusura nel febbraio scorso e quelle previste dai dpcm di queste ultime settimane.
Il  generale consenso sociale, e quindi il successo, che ha investito il lockdown del febbraio-marzo poggiava sostanzialmente almeno su tre elementi principali:  sul fatto che sia stato il primo provvedimento di chiusura e quindi abbia riguardato un sistema ancora economicamente e socialmente in grado di accettarlo; e poi su una vivida percezione generalizzata di un grande pericolo incombente su tutti, di un virus  mortifero e infine sulla conseguente necessità di proteggersi ad ogni costo   dal contagio.
Queste condizioni oggi non sono più presenti sia per una condizione di estrema debolezza economica del sistema, che non permette una ulteriore, necessaria, chiusura totale, ma anche  per una sorta di delegittimazione, proveniente da più livelli del sistema, della realtà del  pericolo del contagio e della utilità dei presidi proposti per il suo contenimento.

Un secondo elemento di riflessione riguarda la motivazione  sottostante i provvedimenti adottati con gli ultimi dpcm.
I contestati provvedimenti di chiusura parziale  sono il frutto obbligato di alcune scelte (anzi  direi non scelte) del governo, avvenute nel periodo estivo.
In quel periodo di attenuazione della circolazione del virus, infatti il Governo avrebbe dovuto operare, oltre che insistere con provvedimenti limitativi della libertà di movimento verso paesi ad alto rischio e contenimento delle altre relazioni sociali a rischio, per un rinforzo della gestione territoriale della sanità di base. per un aumento dei mezzi necessari alla mobilità e ai trasporti, per una diversa organizzazione della scuola.

Avendo scelto una via attendista e più permissiva, da subito, alla riapertura delle scuole e con la ripresa della realtà produttiva ordinaria, la curva dei contagi è aumentata in modo esponenziale. In attesa di un vaccino, la proposta di un secondo lockdown, soluzione ottimale per spezzare il rincorrersi dei contagi, non è stata presa in considerazione per chiari motivi di non sostenibilità economica e mancanza di consenso sociale. Applicando il principio del male minore e facendo anche qualche errore di valutazione, sono state colpite le occasioni di assembramento maggiori. Chi protesta in realtà  non è in grado di offrire valide alternative e consegna  interpretazioni bizzarre sulla inconsistenza dei provvedimenti attuati.

La terza riflessione si basa sulla previsione che tali provvedimenti risulteranno alla fine non sufficientemente efficaci rendendo necessario salire ad un livello superiore di limitazioni.
Ma tutto ciò si presenterà  come molto problematico  perché quasi insostenibile a livello economico; ma lo sarà anche a livello relazionale, dove è proprio il senso di responsabilità a mancare sia nelle opposizioni, a cui certamente non dispiace la comoda posizione di spettatore di tale scenario, sia nella gente comune ,abbandonata al proprio destino,  impoverita da un anno di mancati guadagni, confusa a livello di informazione sanitaria, sfiduciata rispetto alle proposte delle leadership politiche.

Roberto Paltrinieri 29 ottobre 2020

 

PAROLE A CAPO
Franco Stefani: “Perdersi nella risacca” e altre poesie

“Il più sublime lavoro della poesia è alle cose insensate dare senso e passione.”
(G.B.Vico)

 

 Allegoria, 1

Un vecchio grida le sue verità in un vicolo cieco
nessuno lo ascolta, nemmeno il sole, che scalda troppo
anche se è quasi inverno. La gente si scambia banalità
e cerca qualcuno che dica cosa fare, dove andare.
Cani, qua e là, si annusano e abbaiano. I loro padroni
partecipano stupidamente  agli incontri tra animali:
anche questo è un modo di socializzare.

Qualcosa di più sensato non c’è, al momento.
Gli Dei si sono nascosti con le Muse
e hanno mandato nel visibile solo poche apparenze.

(4 ottobre, 2018)

 

Ferrara

È nel tepore dell’autunno, mia città
che più mostri le tue bellezze quiete.
Il rosso dei palazzi, le mura
possenti, gli antichi cortili silenziosi
la fresca penombra dei tuoi vicoli
i nobili affreschi rinascimentali.

Non dici altro: esibisci. La Storia
parla per te ai viaggiatori
di ogni parte del mondo. A loro
sussurri d’essere stata un tempo
modello urbano esemplare, teatro
consapevole del genio di Rossetti.

(Poi, quando finisce il giorno,
le tue mille voci volano sul Po
e vanno verso l’Adriatico.
Torneranno profumate di salsedine).

(26 settembre, 2020)

 

Cosa non si inventa

C’é
che sono un uomo solo
casco dentro al gioco
(Luca Carboni, Fabio Liberatori – C’è)

Mi sono innamorato
di una voce di donna
alla fine di una canzone

non so di chi sia la voce
con lei sogno per ore
dentro un arcobaleno

ad una certa età
cosa non si inventa
per un po’ di felicità

(13 febbraio, 2020)

 

Perdersi nella risacca

Perdersi nella risacca
di un mare solitario
in un tempo senza tempo

parole stropicciate
in vecchi giornali
volano sulla sabbia

le navi se ne vanno
e il mio cuore con loro

(24-28 luglio, 2020)

 

Franco Stefani è nato e vive a Cento (Ferrara). Giornalista professionista, scrive versi da molti anni. Ha curato il volume “Io spero che non faccia più il terremoto” (Minerva, 2009) dedicato al sisma che ha colpito l’Abruzzo. Tra i suoi più recenti libri, “Tre sguardi in uno” (Pendragon, Bologna, 2015) e “Istanti” (Genesi Editrice, 2019), che comprendono testi poetici e racconti brevi.

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Gian Paolo Benini e Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Ferraraitalia. Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]