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Giorno: 2 Novembre 2020

Ritirate questa PAC!
Un messaggio dai ragazzi e ragazze di FridaysForFuture Italia

Siamo i ragazzi e le ragazze di FridaysForFuture Italia.
Negli scorsi giorni al Parlamento Europeo è stata discussa la nuova Politica Agricola Comune, ovvero un piano europeo di finanziamenti e regole rispetto all’agricoltura e all’allevamento. Si tratta di un piano di 387 miliardi che dura per 7 anni (stiamo parlando, in media, di un costo di 135 euro l’anno per ogni cittadino europeo) e, nonostante costi così tanto, è un disastro totale. Penalizza tantissimo i piccoli agricoltori e allevatori a favore delle grandi aziende (solo il 6% dei fondi sono riservati a piccole e medie imprese), continua a finanziare agricoltura e allevamento intensivi – rendendo impossibile ridurre le emissioni di gas serra del settore (che attualmente sono il 17% di tutte quelle che produciamo in Europa) e inoltre prevede la possibilità di sfruttare le terre umide con danni enormi per il clima e la biodiversità.
Ormai la proposta è passata, ma c’è ancora una possibilità di fermarla, e cioè la Commissione Europea può ritirarla. Nei giorni scorsi in tutto il mondo abbiamo iniziato una tweetstorm (su Twitter) e in generale una campagna su tutti i social per chiedere di votare contro la proposta, e in un giorno e mezzo siamo riusciti a far cambiare idea a quasi 80 parlamentari. Adesso dobbiamo darci dentro ancora più forte!
Da stamattina domenica 25 ottobre a partire dalle 9, stiamo lanciando una tweetstorm rivolta ai leader europei e nello specifico a Frans Timmermans e alla commissione europea, chiedendo loro di ritirare la proposta per la nuova PAC. Abbiamo già fatto una grande differenza durante il voto, ma non sarà sufficiente finché la PAC non sarà stata ritirata. La lotta non è ancora finita!

Queste sono le istruzioni per partecipare, ci vogliono davvero 2 secondi!
1) Twitta: Il nostro hashtag è #WithdrawTheCAP – twitta, tagga e condividi! È anche estremamente importante che tutti quanti tagghino Timmermans nei loro tweet, il suo tag è @TimmermansEU
2) Agisci: scrivi l’hashtag su un post-it, attaccalo alla tua faccia (se ti va) e postalo! E tagga 4 amici chiedendo loro di fare lo stesso. Se non vuoi mostrare il vosto, posta comunque su gli altri social, come Facebook e Instagram scrivendo! L’importante è usare l’hashtag #WithdrawTheCAP

3) Firma: 100 attivisti hanno scritto una lettera ai leader europei, chiedendo di ritirare questa folle PoliticaAgricolaComune, chi minaccia il futuro nostro e dei nostri figli. Se desideri, puoi firmarla anche tu qui: https://withdrawthecap.org/

Condividete il messaggio se riuscite, possiamo cambiare le cose ma dobbiamo essere in tanti!
Insieme, possiamo!

Occhio Ai Media: AI TEMPI DI UNA PANDEMIA NESSUNO È STRANIERO

In tanti paesi del mondo, la pandemia Covid-19 continua ad essere caratterizzata sia da intolleranza razziale che da pratiche discriminatorie da parte delle forze dell’ordine nei confronti delle minoranze etniche e culturali.
A Ferrara, già dai primi giorni della chiusura nel marzo 2020, la redazione di Occhio Ai Media, un gruppo di giovani attivisti che si occupa del monitoraggio del razzismo nella stampa italiana, aveva notato nei quotidiani locali della città numerosissimi articoli che collegano l’applicazione dei regolamenti Covid-19 ad operazioni di stop-and-search (fermo e controllo documenti) ed ordini di espulsione.
I risultati dell’analisi sono presentati nell’opuscolo, insieme ad una serie di riflessioni su questo modo di riportare le informazioni.

“Sono Solo Parole | Covid19 Edition” è un progetto di Occhioaimedia realizzato all’interno del Festival dei Diritti. Si configura come seguito del precedente report Sono solo parole.

Per scaricare gratuitamente il pdf del report completo vai alla pagina di Occhio Ai Media  [Vedi qui]

Ferrara, 2 novembre 2020
“Ricordare i Caduti per costruire libertà, uguaglianza e fraternità”
L’omelia in Certosa di Mons. Gian Carlo Perego

da: Don Massimo Manservigi

Il ricordo dei Caduti via per costruire libertà, uguaglianza e fraternità”
Testo integrale dell’omelia di S.E. Mons. Gian Carlo Perego, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio

Onorevoli autorità, cari fratelli e sorelle, mai come quest’anno il tema della morte e il ricordo dei Defunti vive di una drammatica attualità e prossimità, quale la pandemia ci ha abituato. Al tempo stesso, mai come in questi mesi la morte improvvisa di cari e di amici ci ha resi consapevoli di una creaturalità che sente il bisogno di guardare in alto, al Creatore, perché guardando solo in basso la paura aumenta e la nostra disperazione si fa più grave.

Per questo sentiamo il bisogno oggi di ricordare tutti i defunti, in questo cimitero dove riposano in pace i nostri cari, uniti  anche ai morti per la violenza, ai Caduti di ogni guerra, alle morti innocenti, alle morti di ogni età e condizione, a cui si aggiungono in particolare le migliaia di morti di un male che ci ha travolto e che ha raggiunto anche il nostro territorio, la nostra città con ormai 200 morti improvvise. Il nostro ricordo dei Defunti e dei Caduti è unito alla preghiera al Signore, morto come noi e risorto per noi, e all’ascolto della Parola di Dio per trovare parole di speranza.

La pagina di Giobbe che abbiamo ascoltato ci ricorda che Dio è il Signore della vita: della vita che nasce, che cresce e che muore; della vita presente e della vita futura. Questa consapevolezza ci rende capaci di dire con Giobbe che allora la nostra vita, anche quando sarà strappata, privata della sua carne, non perderà la capacità di contemplare, di vedere Dio. Vita e morte camminano insieme nella storia dell’uomo, ma a trionfare sarà la vita, la vita con il Signore. E’ questa la speranza cristiana, ci ricorda l’apostolo Paolo, una “speranza che non delude”, perché fondata sull’amore di Dio che si è riversato su di noi, fino a regalarci suo Figlio che ha dato la sua vita per noi e lo Spirito per essere capaci di ‘vedere Dio’ nella storia di ogni giorno. Questo amore di Dio è efficace, perché ci ha riconciliati, cioè ci ha reso fratelli e non più nemici tra noi. Guardando alla morte di Gesù noi contempliamo questa grazia di un mondo riconciliato, fraterno che possiamo e dobbiamo costruire, nonostante sia segnato da violenze, guerre che in ogni stagione della storia umana, attraverso i numerosi morti, ci ricordano i limiti, i peccati dell’uomo, ma non dissolvono le capacità, le possibilità dell’uomo di costruire una sola famiglia umana. Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti ci ricorda proprio questo: il mondo è una sola barca nella quale navighiamo tutti insieme, tra le acque calme o tempestose. E questa stessa barca ci ricorda la necessità della comune libertà da difendere da violenze e persecuzioni – come hanno fatto i nostri caduti che ricordiamo oggi -, della uguaglianza da costruire contro ogni forma di esclusione e discriminazione, della fraternità come storia economica, sociale e politica di condivisione. Le parole di Papa Francesco su questi tre principi cristiani su cui si fonda la Democrazia moderna sono particolarmente significative. La minaccia alla libertà anzitutto. “La persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio, con la forza, l’inganno o la costrizione fisica o psicologica viene privata della libertà, mercificata, ridotta a proprietà di qualcuno; viene trattata come un mezzo e non come un fine – scrive Papa Francesco. Le reti criminali utilizzano abilmente le moderne tecnologie informatiche per adescare giovani e giovanissimi in ogni parte del mondo. L’aberrazione non ha limiti quando si assoggettano donne, poi forzate ad abortire. Un atto abominevole che arriva addirittura al sequestro delle persone allo scopo di vendere i loro organi. Tutto ciò fa sì  – continua il S. Padre – che la tratta di persone e altre forme di schiavitù diventino un problema mondiale, che esige di essere preso sul serio dall’umanità nel suo insieme, perché come le organizzazioni criminali utilizzano reti globali per raggiungere i loro scopi, così l’azione per sconfiggere questo fenomeno richiede uno sforzo comune e altrettanto globale da parte dei diversi attori che compongono la società” (F.T. 24) conclude Papa Francesco. La minaccia oggi è anche all’uguaglianza: “Guerre, attentati, persecuzioni per motivi razziali o religiosi, e tanti soprusi contro la dignità umana vengono giudicati in modi diversi a seconda che convengano o meno a determinati interessi, essenzialmente economici. Ciò che è vero quando conviene a un potente, cessa di esserlo quando non è nel suo interesse. Tali situazioni di violenza vanno moltiplicandosi dolorosamente in molte regioni del mondo, tanto da assumere le fattezze di quella che si potrebbe chiamare una “terza guerra mondiale a pezzi”. Questo non stupisce se notiamo la mancanza di orizzonti in grado di farci convergere in unità, perché in ogni guerra  – scrive il Papa – ciò che risulta distrutto è lo stesso progetto di fratellanza, inscritto nella vocazione della famiglia umana, per cui ogni situazione di minaccia alimenta la sfiducia e il ripiegamento. Così, il nostro mondo avanza in una dicotomia senza senso, con la pretesa di garantire la stabilità e la pace sulla base di una falsa sicurezza supportata da una mentalità di paura e sfiducia” (F.T. 25-26).

Onorevoli autorità, cari fratelli, lo sguardo alle violenze, allo sfruttamento nelle sue diverse forme, agli attacchi alla libertà e alla giustizia, l’impegno per costruire un mondo fraterno fondato sulla Passione, morte e risurrezione di Gesù che riviviamo in questa Eucaristia ci aiuta a non perdere il ricordo dei nostri Caduti e a rinnovare una coscienza storica che ci fa dire ad alta voce la supplica di San Giovanni Paolo II nel 1991: “mai più la guerra, avventura senza ritorno, mai più la guerra, spirale di lutti e di violenza”. Così sia.

COLDIRETTI: CON LOCKDOWN IN GERMANIA
L’EMILIA-ROMAGNA RISCHIA 580 MLN DI EXPORT

da: Ufficio Stampa Coldiretti Emilia Romagna

Con il lockdown in Germania e la chiusura di bar e ristoranti sono a rischio i 584.796.975 milioni di export agroalimentare Made in Emilia-Romagna dei primi sei mesi di 2020, con il Paese di Angela Merkel che è quello che nel mondo apprezza di più la cucina italiana, anche per il record in Europa di locali e pizzerie che si richiamano alla tradizione enogastronomica tricolore. È quanto emerge da un’analisi di Coldiretti regionale in occasione dell’ìnizio del lockdown in Germania dove la chiusura di bar e ristoranti durerà almeno un mese.

Una misura destinata ad avere un impatto sulle esportazioni di cibo e vino Made in Italy che perderebbe nel complesso 7,2 miliarrdi di Euro con il rischio concreto – sottolinea la Coldiretti – di una inversione di tendenza dopo che le spedizioni avevano fatto registrare un aumento del 7% nei primi sette mesi del 2020 nonostante le difficoltà. A preoccupare – continua la Coldiretti – sono in realtà le misure restrittive annunciate per la ristorazione in tutta Europa dalla Francia dove le nuove chiusura di bar e ristoranti in tutto il Paese sono in vigore dal weekend ma anche in Svizzera, Austria, Grecia e Inghilterra che è il quarto mercato di sbocco dell’italian food nel mondo dopo Germania, Francia e Usa. Le esportazioni agroalimentari nazionali – rileva la Coldiretti – avevano raggiunto nel 2029 il valore record di 44,6 miliardi di euro con un aumento del 3,5% nei primi sette mesi del 2020 che difficilmente sarà mantenuto a causa delle misure restrittive rese necessarie in molti Paesi per contenere il contagio. Un elemento di difficoltà che – sottolinea la Coldiretti – si aggiunge alla contrazione dei consumi interni con le vendite di cibi e bevande nel settore della ristorazione in Italia che sono praticamente dimezzate (-48%) nel corso dell’anno con un impatto drammatico a valanga sull’intera filiera, dai tavoli dei locali fino alle aziende agricole e alimentari nazionali.

“Per fronteggiare gli effetti della pandemia sull’export vanno aiutate le imprese a superare questo difficile momento e  va preparata la ripresa con un piano straordinario di internazionalizzazione con la creazione di nuovi canali e una massiccia campagna di comunicazione per le produzioni 100% Made in Italy.” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “occorre superare l’attuale frammentazione e dispersione delle risorse puntando, in primo luogo, ad una regia nazionale attraverso un’Agenzia unica che accompagni le imprese in giro nel mondo con il sostegno delle Ambasciate dove vanno introdotti anche adeguati principi di valutazione delle attività legati, per esempio, al numero dei contratti commerciali.

La Sapienza: verso un trattamento “chemio-free”
per la leucemia linfoblastica acuta più comune degli adulti

da: Ufficio Stampa Università La Sapienza – Roma

Roma, 2 novembre 2020 – Un gruppo di ricerca tutto italiano ha dimostrato che una combinazione di terapia mirata a bersaglio molecolare e immunoterapia può fronteggiare con successo il tipo più frequente di leucemia acuta linfoblastica degli adulti, evitando la chemioterapia e i suoi pesanti effetti collaterali. I risultati dello studio, promosso dalla Fondazione GIMEMA, sostenuto dal 5 per mille di Fondazione AIRC e con il contributo di Amgen, sono stati pubblicati sulla rivista New England Journal of Medicine il 22 ottobre scorso. L’importanza del lavoro è stata sottolineata anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo intervento durante la cerimonia dedicata a “I Giorni della Ricerca” di Fondazione AIRC al Quirinale il 26 ottobre.

L’idea del progetto ha avuto inizio circa 15 anni orsono e oggi diventa realtà. I risultati della terapia “chemio-free” sperimentata in un campione di pazienti adulti affetti da leucemia acuta linfoblastica (LAL) con una alterazione del cromosoma Philadelphia (Ph+), confermano il successo del protocollo clinico messo a punto da un gruppo di ricerca tutto italiano. Il 98% dei pazienti raggiunge la remissione ematologica completa, ovvero non presenta più tracce di malattia e il 60% mostra quella che gli esperti chiamano risposta molecolare. Inoltre, dopo un anno e mezzo dall’inizio del trattamento la sopravvivenza generale è pari al 95% e quella senza la malattia arriva all’88%. A tali risultati si è giunti senza ricorrere alla chemioterapia sistemica che porta con sé effetti collaterali molto pesanti, ma puntando su una combinazione di terapia mirata a bersaglio molecolare e immunoterapia.

Questo studio è la consacrazione di un’idea e giunge alla fine di un lungo percorso nel quale abbiamo cercato di eliminare la chemioterapia nelle fasi iniziali dal trattamento di questa forma speciale di leucemia linfoblastica acuta” afferma Robin Foà, Professore di Ematologia all’Università Sapienza di Roma, primo autore dell’articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista New England Journal of Medicine grazie anche al sostegno di Fondazione AIRC e al contributo di Amgen.

Nello studio, condotto dai Centri di Ematologia che afferiscono al Gruppo Italiano Malattie Ematologiche dell’Adulto (GIMEMA) con il coordinamento di Robin Foà, sono stati coinvolti 63 pazienti con LAL Ph+ di età superiore a 18 anni e senza limite inclusivo di età (il più anziano aveva 82 anni), sottoposti a una prima fase di trattamento (induzione) con l’inibitore tirosin chinasico dasatinib, seguito da una seconda fase (consolidamento) con l’anticorpo monoclonale bispecifico blinatumomab, quindi una terapia di induzione e consolidamento senza chemioterapia. Ebbene, già dopo la prima fase di induzione, 3 pazienti su 10 mostravano una risposta molecolare e i numeri sono raddoppiati (6 pazienti su 10) dopo i due cicli di blinatumomab previsti nello studio, fino ad arrivare a 8 su 10 se i cicli di anticorpo aumentavano. Tutti gli studi biologici sono stati condotti centralmente per garantire l’uniformità delle analisi in laboratori certificati.

Con questo trattamento riusciamo a stimolare il sistema immunitario che si attiva contro il tumore e gli effetti collaterali del trattamento sono limitati. Inoltre molta parte della terapia si effettua a domicilio con riduzione quindi dei giorni di ricovero – aggiunge Robin Foà, ricordando anche un altro dato molto incoraggiante legato ai pazienti successivamente sottoposti a trapianto allogenico – la mortalità associata al trapianto è risultata molto bassa – il 4,1% – e probabilmente questo è legato al fatto che i pazienti non hanno alle spalle la tossicità del trattamento chemioterapico e riescono a sopportare meglio il trapianto”.

Questi risultati potrebbero cambiare profondamente la pratica clinica nel trattamento di quello che rappresenta il sottogruppo più frequente di LAL dell’adulto, la cui incidenza incrementa progressivamente con l’avanzare dell’età, e che prima dell’avvento degli inibitori delle tirosin chinasi aveva una prognosi decisamente nefasta.

Va anche sottolineato – aggiunge ancora Robin Foà – l’impatto di questa strategia terapeutica sulla qualità di vita dei pazienti dovuto ai limitati effetti collaterali e alla ridotta ospedalizzazione. Questo è stato di particolare rilievo durante il picco primaverile della pandemia di Covid-19. L’induzione e il consolidamento con dasatinib e blinatumomab durano in tutto circa 6 mesi e poter eseguire gran parte del trattamento a domicilio ha permesso di non interrompere né ritardare la terapia prevista”. Conclude Robin Foà, che assieme ai colleghi sta già lavorando a nuove opzioni “chemio-free” per questa forma di leucemia: “Questo studio è un punto di arrivo che apre ulteriori sviluppi. Abbiamo infatti anche ottenuto importanti informazioni di tipo molecolare che verranno approfondite nel prossimo protocollo clinico per un’ulteriore personalizzazione della terapia dei pazienti adulti con LAL Ph+ di tutte le età”.

Regione Coronavirus. Aggiornamento al 2 novembre: in Emilia-Romagna: 1.652 nuovi positivi, di cui 789 asintomatici I

Eseguiti quasi 10.300 tamponi e più di 3.000 test sierologici. Il 94% dei casi attivi con sintomi lievi in isolamento a casa; l’età media nei nuovi positivi è di 42,2 anni. +60 guariti. 17 nuovi decessi

Bologna – Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 59.249 casi di positività1.652 in più rispetto a ieri, su un totale di 10.299 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti è oggi del 16%.

Dei nuovi contagiati, sono 789 gli asintomatici individuati nell’ambito delle attività di contact tracing e screening regionali.

Prosegue l’attività di controllo e prevenzione: complessivamente, tra i nuovi positivi 280 persone erano già in isolamento al momento dell’esecuzione del tampone e 359 sono state individuate nell’ambito di focolai già noti.

L’età media dei nuovi positivi di oggi è 42,2 anni.

Sui 789 asintomatici356 sono stati individuati grazie all’attività di contact tracing, 36 attraverso i test per le categorie a rischio introdotti dalla Regione, per screening sierologico, 12 con i test pre-ricovero. Per 381 casi è ancora in corso l’indagine epidemiologica.

La situazione dei contagi nelle province vede Bologna con 371 nuovi casi, poi Modena (344), Reggio Emilia (260), Ravenna (139), Rimini (122), Piacenza (106), Parma (90) e Ferrara (89). Seguono Forlì (60), Cesena (48) e Imola (23).

Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

tamponi effettuati sono stati 10.299, per un totale di 1.612.029. A questi si aggiungono anche 3.093 test sierologici.

casi attivi, cioè il numero di malati effettivi, a oggi sono 26.492 (1.575 in più di ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 24.972 (+1.454 rispetto a ieri), il 94% dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano 17 nuovi decessi9 in provincia di Modena (2 donne di 85 anni, 3 donne di 88, 90 e 94 anni e 4 uomini di 72, 82, 84 e 87 anni), in provincia di Reggio Emilia (2 uomini di 80 e 93 anni e una donna di 69 anni), 2 in provincia di Parma (2 uomini di 83 e 94 anni), 1 in provincia di Piacenza (1 uomo di 87 anni), 1 in provincia di Ferrara (un uomo di 91 anni) e 1 in provincia di Rimini (un uomo di 78 anni). Non si registrano decessi nelle province di Bologna, Ravenna e Forlì-Cesena. Dall’inizio dell’epidemia i morti complessivi in Emilia-Romagna sono 4.664.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 138 (+6 rispetto a ieri), 1.382 quelli in altri reparti Covid (+115).

Sul territorio, le 138 persone ricoverate in terapia intensiva sono così distribuite: 9 a Piacenza (+2 rispetto a ieri), 12 a Parma (+1), 8 a Reggio Emilia (invariato rispetto a ieri), 28 a Modena (+2), 45 a Bologna (+1), 4 a Imola (+1), 8 a Ferrara (invariato), 6 a Ravenna (invariato), 5 a Forlì (invariato), 4 a Cesena (invariato) e 9 a Rimini (-1 rispetto a ieri).

Le persone complessivamente guarite salgono a 28.093 (+60 rispetto a ieri).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 7.322 a Piacenza (+106 rispetto a ieri, di cui 26 sintomatici), 5.997 a Parma (+90, di cui 65 sintomatici), 9.232 a Reggio Emilia (+260, di cui 161 sintomatici), 8.721 a Modena (+344 di cui 194 sintomatici), 11.670 a Bologna (+371, di cui 134 sintomatici), 1.116 casi a Imola (+23, di cui 18 sintomatici), 2.759 a Ferrara (+89, di cui 34 sintomatici); 3.226 a Ravenna (+139, di cui 82 sintomatici), 2.499 a Forlì (+60, di cui 47 sintomatici), 1.890 a Cesena (+48, di cui 41 sintomatici) e 4.817 a Rimini (+122, di cui 61 sintomatici). /JF

Il quiz online per la Biosfera Delta Po. A premi

da: ufficiostampa@biosferadeltapo.org

Per far scoprire a tutti le peculiarità del territorio riconosciuto dall’UNESCO Riserva di Biosfera: in premio voucher per fruire di diverse attività

Da venerdì 30 ottobre è online il QUIZ che consentirà a tutti di scoprire le peculiarità del Delta del Po, territorio riconosciuto Riserva della Biosfera dal Programma MAB UNESCO nel 2015.

Il QUIZ online è promosso dal Parco Regionale del Delta del Po dell’Emilia-Romagna in collaborazione con le imprese private che hanno scelto di diventare  “Sostenitori della Biosfera Delta Po.

Il QUIZ è composto da 12 domande e descrive con foto e video gli aspetti che hanno portato al riconoscimento del Delta del Po a Riserva della Biosfera, che mettono in connessione uomo e natura, stimolando un futuro positivo per il territorio basato su di essi, come mission della Riserva della Biosfera del delta del Po che accomuna tutte le Riserve di Biosfera del mondo (che sono ben 714).

A tutti quelli che completeranno il QUIZ e decideranno di lasciare l’indirizzo e-mail verranno inviati dei voucher da poter usare presso alcuni Sostenitori della Biosfera Delta Po dall’1 gennaio 2021 al 30 giugno 2021 (salvo diversamente specificato).

Alla fine del QUIZ viene visualizzato il punteggio raggiunto in base alle risposte corrette date (e nel caso di risposte errate viene spiegata la risposta corretta) e si possono approfondire le varie tematiche toccate con collegamenti a materiali utili.

Il QUIZ è fruibile completamente online in modo gratuito e senza la necessità di scaricare app o tool, rimarrà online fino a domenica 13 dicembre 2020. Il link al quiz lo si trova su tutti i canali della Riserva di Biosfera: il sito web www.biosferadeltapo.orgFacebook Instagram.

LINK AL QUIZ

Chi sono i sostenitori della Biosfera Delta Po?
I Sostenitori della Biosfera Delta Po sono oltre 20 imprese private che hanno deciso di abbracciare i principi della Riserva della Biosfera e del Programma MAB UNESCO, con l’obiettivo di arrivare a fare il proprio il concetto di sviluppo sostenibile. Scopri chi sono i Sostenitori della Biosfera Delta Po.

Nell’anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini

Nell’anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini

Piero Paolo Pasolini poeta visionario, giornalista e regista italiano nacque a Bologna il 5 maggio del 1922 da una maestra e da un tenente di fanteria. Si iscrisse a soli 17 anni alla Facoltà di Lettere e si laureò, con una tesi sulla poesia di Pascoli, con il massimo dei voti.

Iniziò da questo momento a lavorare con disperata passione e vitalità ponendosi interrogativi autentici sulla realtà sociale. Dedicò tutte le sue energie per cogliere gli aspetti più significativi della nostra cultura, la quale secondo il nostro poeta, aveva subito una profonda rottura con la tradizione e per tale ragione stava modificando i principi educativi, la propria religiosità e il linguaggio.

Nessuno più di Pasolini ha raccontato lo stordimento e le fragilità dell’uomo del dopoguerra che, per reagire ed andare avanti, ha scelto di pagare un prezzo troppo alto: l’annientamento dell’io e la prigione dell’omologazione di massa.

Il poeta profetico, senza alcun timore reverenziale nei confronti dei grandi della poesia che nei secoli scorsi avevano iniziato, sviluppato e concluso la Questione della lingua, individuò nel boom economico, santificato dalla logica produttiva del progresso, il vero responsabile della nascita di una neo-lingua che stava minando la semantica e la sintassi fino a semplificare e appiattire il nostro linguaggio. E questo non lo potava sopportare, il romantico difensore dei latinismi e delle sfumature dialettali. Allora come uno strillone disperato, iniziò un lavoro di protezione della lingua italiana e insieme ad essa della cultura di un’Italia smarritissima nella sua corsa verso il futuro.

E oggi, di fronte all’Opera magna di un intellettuale così completo rischiamo davvero di smarrirci anche noi, sovrastati dalla sua lungimiranza, dalla sua forza, dalla sua tenerezza, dal suo dolore, dalla sua tolleranza.

Quaderni rossi, Pagine involontarie, Il romanzo di Narciso, ma soprattutto La meglio gioventù e Ragazzi di vita sono solo una piccola parte di opere nelle quali Pasolini ha consegnato il suo talento profetico. Accanto a queste pagine vi sono poi pellicole cinematografiche alle quali, anche oggi, la critica non smette di dedicare la sua attenzione per lo straordinario messaggio profetico di cui sono portatrici. Tra queste, Uccellini e uccellacci e Medea occupano, senza dubbio, un posto di rilievo.

Il suo “fiuto sociologico” ha raggiunto certamente il punto più alto con Alì dagli Occhi Azzurri, la poesia per la quale gli è stato attribuito l’appellativo di profeta.

“Alì dagli occhi azzurri / Uno dei tanti figli / Scenderà da Algeri, su navi / A vela e a remi. Saranno / Con lui migliaia di uomini / Coi corpicini e gli occhi…”

Questa poesia del 1964, dedicata a Jean Paul Satre, sembra l’esatta descrizione di uno dei tanti drammatici sbarchi dei migranti che sperano di raggiungere il Bel Paese.

Pasolini è stato davvero l’unico poeta a narrarci, attraverso questo lampo onirico, il presente che stiamo vivendo, nel quale il gap tra mondo industrializzato e Terzo mondo impedisce qualsiasi forma di dialogo. E allora forse non c’è nemmeno più posto per un Dio portatore di amore, ma solo di uomini scellerati e ciechi, reietti e trionfatori, miseri, senza Cristo, senza fede. Ma nella loro imperfezione, uguali, vicini e capaci di comunicare e di guardarsi negli occhi.

Il 2 novembre del 1975 Pasolini fu ucciso da un ragazzo di 17 anni, Pino Pelosi, che la Giustizia indicò come unico responsabile dell’omicidio. Solo di recente, grazie alle inchieste del giornalista regista David Greco, la morte di Pasolini è uscita da quell’ombra che la relegava a un rapporto sessuale finito male.  Solo da pochi anni la sua morte viene letta, e non da tutti, come la tragica fine di un uomo vittima di un complotto a causa delle sue idee sul potere contemporaneo, delle sue accuse verso la classe dirigente dell’epoca e delle sue inchieste letterarie e cinematografiche che facevano aumentare la lunga lista dei suoi detrattori.

Il CNDDU, convinto sostenitore della rivalutazione dell’Opera di Pasolini nella scuola pubblica italiana, oggi vuole ricordare l’ultimo grande poeta del ‘900 italiano, come un uomo che mai è stato distratto dall’umanità che ha cercato di raccontare, con autenticità e disperazione. E in un mondo in cui è sempre più difficile piantare semi di tolleranza, amore e umanità, perché sempre più aridi sono i terreni, riteniamo che sia fondamentale ricordare questo autore e riflettere sul messaggio profetico che ha consegnato ai posteri.

Invitiamo, quindi, i docenti della scuola italiana a commemorare, in questa settimana, il poeta visionario che ha ancora tanto da raccontarci. L’hashtag è #InsiemeConAlì

Rosa Manco

Se i morti parlassero

Ed è proprio nel giorno di commemorazione dei nostri defunti che si dovrebbe dedicare un pensiero al valore della vita, in un momento storico di grande difficoltà e sofferenza.
Si dovrebbe riscoprire la priorità della salute, la responsabilità di mantenerla o riconquistarla e non soltanto perché questa pandemia ci sta inchiodando davanti all’immagine della precarietà, dell’impotenza, dell’estrema vulnerabilità. Lo dobbiamo per rispetto verso noi stessi, chi ci ha generato e chi ci seguirà, verso la comunità a cui apparteniamo, verso il concetto stesso di ‘genere umano’, nell’accezione più ampia del termine.
Ci stiamo sbranando in discussioni pro e contro questo o quello perdendo tempo prezioso, sperperando energie e risorse individuali e collettive, seguendo le scie dell’odio, della ribellione fine a se stessa, dell’intolleranza cieca, del rifiuto del buonsenso.
Stiamo lanciando segnali di cedimento profondo che preannuncia quasi la totale sconfitta nella battaglia per una vita dignitosa, per un futuro affrontabile, per la sopravvivenza stessa di quella società costruita e conquistata nei secoli, abbandonandoci a manifestazioni di sconforto, rabbiosa pretesa, insane e deleterie prese di posizione spesso manipolate da estremismi, partigianerie radicali, illegalità. Vandalismo selvaggio, saccheggio, aggressione armata, sono gli strumenti dell’irrazionalità, della follia di massa, del disfattismo, che non portano nessun effetto risolutivo ma inaspriscono e accentuano l’imbarbarimento.
Dimentichiamo che la priorità è la salute, la tutela della vita.

Se non comprendiamo o accettiamo questo assioma, non abbiamo costruito e interiorizzato nessuna forma di rispetto per l’esistenza. Navighiamo giorno per giorno a vista, appoggiando tesi e prospettive, demolendo ciò che ci sta scomodo ed esaltando quello che ci conviene al momento, aggregandoci spesso alla massa che deborda, preda del risentimento, della paura e del bisogno di far sentire la propria voce, e si lancia in vigliacche invettive sui social, demonizzando i rappresentanti della politica, appoggiando in tifoserie l’uno o l’altro esperto scientifico ospite dei talk e delle trasmissioni generaliste, gettando anatemi su giornalisti e comunicatori.
Le difficoltà, l’indigenza che in questo momento tocca molti, non devono farci dimenticare la nostra dimensione umana, la nostra capacità di sacrificio e ripresa, il buonsenso nel riconoscere lo spartiacque tra legittimità e insensatezza. Se i nostri morti potessero parlare, ci racconterebbero delle due guerre mondiali che hanno stravolto l’esistenza di più generazioni, di epidemie affrontate senza mezzi e conoscenze attuali, di carestie e fame, di condizioni di vita misere e stentate, di una solidarietà che permetteva la sussistenza e la sopravvivenza, di una pietà che univa gli uni agli altri facendoli sentire un tutt’uno, accomunati sotto un unico cielo, di una grande speranza e voglia di aggrapparsi a un pensiero positivo, a un sogno, a un desiderio, nonostante tutte le avversità, senza retorica o romanticismo: mossi semplicemente dalla voglia di vivere. Una Spoon River in cui ciascuno avrebbe qualcosa da raccontare, come fosse un piccolo testamento i cui destinatari siamo noi.

Nel giorno dei Defunti, novembre 2020, molti cancelli dei cimiteri sono rimasti chiusi per comprensibili motivi di sicurezza che dobbiamo accettare e capire: una tristezza, scorgere le tombe dei nostri cari attraverso la recinzione, avvertita da molti quasi come un tradimento. Sarebbe bello se nella nostra Spoon River parlassero storie di solidarietà, comprensione, lealtà e chiarezza, senso della collettività, generosità e coraggio come molti in questo momento stanno costruendo – medici, infermieri, volontari, uomini e donne di pace, associazioni, imprenditori illuminati, politici del buonsenso e non del consenso, … –  e su quella collina passassero le generazioni future, soffermandosi a dedicare un sorriso e un pensiero.

I giardini segreti

Oggi pomeriggio ho riguardato le foto scattate durante il weekend di Interno Verde, iniziativa dell’associazione ferrarese Ilturco, che fortunatamente ha avuto modo di svolgersi anche quest’anno in settembre. In questa occasione i privati che scelgono di aderire accettano di aprire il proprio giardino e accogliere il pubblico. In questo modo non solo offrono la possibilità di scoprire le bellezze naturali racchiuse tra i muri di una città storica, ma regalano anche un assaggio dell’intimità della propria casa, condividono il loro piccolo spazio di Eden. E così mi torna in mente il versetto del Cantico dei Cantici (4,12): “Giardino chiuso tu sei – sorella mia, mia sposa – sorgente chiusa, fontana sigillata.” Lo sposo usa questa immagine per parlare delle grazie dell’amata; il giardino è chiuso, pudico, puro, ma aperto alla gioia e alla relazione con l’amato.

Fragile

racconto di Patrizia Benetti

Mi dispiace per lei che rimarrà sola.
E’ così fragile e presto non sarò più al suo fianco.
L’ho amata tanto, l’ho protetta, l’ho tenuta lontana dalle brutture della vita.
Ho fatto il mio dovere, come un soldatino di piombo.
Giorni e notti trascorsi in fabbrica, tra caldaie, umidità e la sigaretta tra le labbra.
Ero così intento a costruire un futuro solido che mi sono roso il fegato e ho fumato perfino i polmoni.
Ora lei è al mio capezzale, mi scruta timorosa, con quei grandi occhi nocciola.
Mi sorride, mi accarezza la faccia, mi aggiusta la flebo.
Il mio dolore è grande. Lei è così fragile e presto sarà sola.

My love (Paul McCartney, 1973) performed by Loma Mar Quartet