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Giorno: 6 Novembre 2020

Coronavirus. L’aggiornamento in Emilia-Romagna:
su oltre 20.800 tamponi 1.953 nuovi positivi (il rapporto scende al 9,4%), di cui 932 asintomatici

Coronavirus. L’aggiornamento in Emilia-Romagna: su oltre 20.800 tamponi 1.953 nuovi positivi (il rapporto scende al 9,4%), di cui 932 asintomatici da screening regionali e attività di contact tracing. Oltre il 94,5% dei casi attivi con sintomi lievi in isolamento a casa

In calo l’Rt regionale: 1,57 rispetto all’1,63 di una settimana fa. Fatti anche 3.624 test sierologici. L’età media nei nuovi positivi è di 44 anni. +156 guariti. 40 i nuovi decessi

Bologna – Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 67.041 casi di positività1.953 in più rispetto a ieri, su un totale di 20.847 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti è oggi del 9,4%, rispetto al 10,7% di ieri.

Il nuovo Rt regionale, l’indice di trasmissibilità del virus, è dell’1,57, in calo rispetto all’1,63 della scorsa settimana.

Dei nuovi contagiati, sono 932 gli asintomatici individuati nell’ambito delle attività di contact tracing e screening regionali.

Prosegue l’attività di controllo e prevenzione: complessivamente, tra i nuovi positivi 280 persone erano già in isolamento al momento dell’esecuzione del tampone e 347 sono state individuate nell’ambito di focolai già noti.

L’età media dei nuovi positivi di oggi è 43,8 anni.

Su 932 asintomatici, 332 sono stati individuati grazie all’attività di contact tracing, 51 attraverso i test per le categorie a rischio introdotti dalla Regione, 5 per screening sierologico, 11 con i test pre-ricovero. Per 533 casi è ancora in corso l’indagine epidemiologica.

La situazione dei contagi nelle province vede Bologna con 478 nuovi casiModena con 309, poi Reggio Emilia (279), Rimini (197), Parma (194), Piacenza (178), Ferrara (102), Ravenna (82), seguono Forlì (59) Imola (57), e Cesena (18).

Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

tamponi effettuati sono stati 20.847, per un totale di 1.695.309. A questi si aggiungono anche 3.624 test sierologici.

casi attivi, cioè il numero di malati effettivi, a oggi sono 33.730 (1.757 in più di ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 31.880 (+1.672 rispetto a ieri), il 94,5% dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano 40 nuovi decessi:11 in provincia di Reggio Emilia (otto uomini di cui due di 87 anni e gli altri di 83,81,79,71, 69, 62;  e tre donne rispettivamente di 89,92 e 88 anni), 10 anche in provincia di Ravenna (sei donne di cui due di 94 anni e le altre di 93,91,86, 71; quattro uomini di 91,89,71 e 63 anni); 9 in provincia di Modena (cinque donne di 100, 99, 92, 92, 86 anni e quattro uomini di 90, 89, 82, 78 anni ), 3 in provincia di Parma (due uomini di 87 e 74 anni e una donna di 94), 3 anche in provincia di  Bologna (due donne  di 87 e 79 anni e un uomo di 94 anni),  2 a Piacenza (un uomo di 70 anni e una donna di 35 con patologie pregresse), e 1 in provincia di Ferrara (un uomo di 81 anni) e in provincia Forlì-Cesena (una donna di 76 anni). Nessun decesso nella provincia di Rimini. Dall’inizio dell’epidemia i decessi in Emilia-Romagna sono complessivamente 4.752.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 177 (nessun aumento rispetto a ieri a livello regionale), 1.673 quelli in altri reparti Covid (+85).

Sul territorio, le  persone ricoverate in terapia intensiva sono così distribuite: 8 a Piacenza (-1 rispetto a ieri), 18 a Parma (+1 rispetto a ieri), 14 a Reggio Emilia (stabili rispetto a ieri), 31 a Modena (-2 da ieri), 61 a Bologna (-2 rispetto a ieri), 4 a Imola (invariati rispetto a ieri),11 a Ferrara (+2 da ieri), 8 a Ravenna (invariati), 4 a Forlì ( +1 rispetto a ieri), 2 a Cesena (numero invariato rispetto a ieri) e 16 a Rimini (+1 rispetto a ieri).

Le persone complessivamente guarite salgono a 28.559 (+156 rispetto a ieri).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella i cui è stata fatta la diagnosi: a Piacenza 7.924(+178 rispetto a ieri, di cui  102  sintomatici), 6.530  a Parma (+ 194, di cui 120 sintomatici), 10.328 a Reggio Emilia (+279, di cui 167 sintomatici),10.479 a Modena (+309, di 141 cui sintomatici), 13.251 a Bologna (+478, di cui 254 sintomatici), 1.304 casi a Imola (+57, di 42 cui sintomatici), 3.196 a Ferrara (+102, di cui 10  sintomatici), 3.778 a Ravenna (+82, di cui 39 sintomatici), 2.755 a Forlì (+59, di cui 49 sintomatici), 2.074 a Cesena (+18, di cui 11 sintomatici) e 5.422 a Rimini (+197, di cui 86 sintomatici). /Ti.Ga.

Lettera: BONUS AI TIROCINANTI : SE NON ORA QUANDO?

In aprile il governatore Bonaccini fece il bel gesto di deliberare un “bonus” di 450 euro a favore dei tirocinanti che, causa COVID, avevano dovuto sospendere il tirocinio.

Bella iniziativa ma…fra il dire e il fare, come al solito,c’è di mezzo il mare!
Infatti siamo arrivati a novembre, parecchi tirocini non sono neppure ripartiti e il famoso “bonus” ( che fra l’altro – ulteriore vergogna- sarà tassato!) non è ancora stato accreditato.
Capisco che i tirocinanti siano l’ultima ruota del carro e interessino ben poco anche a CGIL,CISL e UIL, ma trovo vergognoso che,a tutt’oggi, i competenti uffici regionali non abbiano trovato il tempo e il modo di far pervenire agli “stagisti” la modesta somma di cui la giunta regionale si fece pure vanto perchè – disse Bonaccini- non lasceremo indietro nessuno.Infatti…
Ora io mi chiedo: dinanzi a simili ritardi, promesse mancate o inefficienze, come fa il cittadino a fidarsi delle promesse di aiuto dello Stato e delle Regioni?
G.F.
(lettera firmata)

Istituto Storia Contemporanea Ferrara: iniziative di cultura storica
per anniversario eccidi 15 novembre 1943 e 17 novembre 1944

da: Istituto Storia Contemporanea Ferrara

In occasione degli anniversari degli eccidi fascisti e nazisti del 15 novembre 1943 e del 17 novembre 1944, l’Istituto di Storia Contemporanea con la collaborazione della Scuola d’arte cinematografica “Florestano Vancini” ha posto in essere un per tutto il
mese di novembre un programma on line di iniziative di cultura storica. Il programma che si potrà seguire sui social dell’Istituto (Sito: www.isco-ferrara.com; Facebook: Isco Ferrara; Instagram: @isco.fe; Twitter: @iscoferrara; YouTube: istituto di storia contemporanea di Ferrara) contiene interventi di storici, proiezione di filmati, letture e interventi degli studenti della scuola di arte cinematografica “Florestano Vancini”.
Si partirà il 7 novembre con l’intervento del prof. Andrea Baravelli docente di storia contemporanea dell’Università di Ferrara, Doppio inganno. Dalla speranza all’incubo: l’Italia del 1943. Seguiranno nei giorni 9, 16, 23, 26 e 30 la condivisione del film – inchiesta a puntate Quell’Italia del ’43 di Massimo Sani, un viaggio tra gli italiani del 25 luglio e dell’8 settembre con la consulenza storica di Claudio Pavone e
Giorgio Rochat. Il 14 e 15 novembre saranno interamente dedicati all’eccidio estense attraverso le letture I martiri del Castello raccontano…. e del racconto Una notte del’43 di Giorgio Bassani da parte degli studenti della scuola “Vancini” preceduta da un intervento del prof. Giorgio Rizzoni La notte di Ferrara. Il giorno 17 verrà ricordato l’eccidio del Doro 7 novembre 1944) con un intervento a cura di Nicolò Govoni.
Il programma è in particolar modo dedicato alle scuole e ai cittadini tutti.

Programma completo online
Sito: www.isco-ferrara.com – Facebook: Isco Ferrara – Instagram: @isco.fe
Twitter: @iscoferrara – YouTube: Istituto Storia Contemporanea Ferrara

Anniversari degli eccidi fascisti e nazisti del 15 novembre 1943 e del 17 novembre 1944

Sabato 7 Novembre: Lezione del prof. Andrea Baravelli – Università di Ferrara.
Doppio inganno. Dalla speranza all’incubo: l’Italia del 1943 – L’atmosfera di rapida disillusione
che avvolge il Paese nel 1943. Dalla stanchezza alla felicità, poi il drammatico risvegliarsi in una realtà ancora
più dura, fatta di bombardamenti, fame e guerra civile.

Lunedì 9 Novembre: proiezione della prima puntata del film inchiesta di Massimo Sani Quell’Italia del’43
Viaggio tra gli italiani del 25 luglio e dell’8 settembre – Consulenza storica Claudio Pavone e Giorgio Rochat.
La guerra in casa.

Sabato 14 Novembre: I martiri del Castello raccontano… a cura degli studenti della scuola
di arte cinematografica “Florestano Vancini”.

Domenica 15 Novembre: La notte di Ferrara Intervento del prof Giorgio Rizzoni – ISCO
Gli studenti della scuola di arte cinematografica “Florestano Vancini” leggono “Una notte del ’43”
di Giorgio Bassani.

Lunedì 16 Novembre: proiezione della seconda puntata del film inchiesta di Massimo Sani
Quell’Italia del ’43 -Viaggio tra gli italiani del 25 luglio e dell’8 settembre – La fame e il dolore.

Martedì 17 Novembre: 17 novembre 1944: l’Eccidio del Doro a cura di Nicolò Govoni.
Lunedì 23 Novembre: proiezione della terza puntata del film inchiesta di Massimo Sani
Quell’Italia del ’43 – Viaggio tra gli italiani del 25 luglio e dell’8 settembre. Gli italiani senza il
Duce.

Giovedì 26 Novembre: proiezione della quarta puntata del film inchiesta di Massimo Sani
Quell’Italia del ’43 -Viaggio tra gli italiani del 25 luglio e dell’8 settembre. La chimera della pace.

Lunedì 30 Novembre: proiezione della quinta puntata del film inchiesta di Massimo Sani
Quell’Italia del ’43 – Viaggio tra gli italiani del 25 luglio e dell’8 settembre – L’armistizio

Zappaterra (Pd): “Dalla Regione 380mila euro in provincia di Ferrara per il Terzo Settore,
accolte tutte le 79 domande di contributo presentate”

daUfficio Stampa Gruppo Pd 

Ammontano a 380.000 euro i contributi che la Regione Emilia-Romagna ha riconosciuto a 79 enti del Terzo Settore in provincia di Ferrara.
“Sono davvero molto soddisfatta di questo risultato, perché Ferrara è la terza provincia in Regione dopo Bologna e Modena per risorse ottenute e perché sono state accolte tutte le settantanove domande pervenute in risposta al bando regionale predisposto per andare incontro al mondo del volontariato. Si tratta infatti di contributi a fondo perduto per associazioni di promozione sociale e organizzazioni di volontariato che sono ovviamente in sofferenza in questo anno terribile – commenta Marcella Zappaterra, capogruppo Pd in Emilia-Romagna che aggiunge – Il loro è un ruolo irrinunciabile nel tessuto sociale della nostra regione”.
I contributi, compresi tra i 3 e i 5.000 euro, andranno a coprire i costi delle utenze, del mantenimento delle sedi, di sanificazione e adeguamento degli spazi nel periodo marzo-agosto. Quando le spese necessarie a rispettare i protocolli rischiavano di mettere in serio dubbio la sopravvivenza di molte di queste realtà che, peraltro, non sono beneficiarie di nessun altro ristoro governativo.

L’ammontare del contributo varia a seconda delle spese rendicontate dall’ente richiedente. “Le realtà associative più grandi e strutturate hanno tendenzialmente rendicontato spese più significative, ottenendo quindi il massimo. Le realtà più piccole che avevano spese inferiori ai 5.000 euro hanno ottenuto il 100%. Per le realtà più piccole e periferiche, ci tengo a sottolinearlo, è davvero un aiuto che ne evita la chiusura definitiva in moltissimi casi” conclude la consigliera regionale Pd ferrarese.

A Novembre Coop Alleanza “SI SPENDE”
per la giornata contro la violenza sulle donne

da: ufficio stampa Coop Alleanza

Per tutto il mese soci e clienti potranno sostenere con l’1% degli acquisti di prodotti Coop della linea Solidal i centri antiviolenza e le associazioni che si occupano di donne vittime di abusi. A Ferrara ne beneficerà l’associazione Centro Donna Giustizia,

Coop Alleanza 3.0 continua il suo impegno al fianco delle donne vittime di violenza e su questo fenomeno gravissimo torna a puntare i riflettori, il 25 novembre, la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Anche quest’anno Coop Alleanza 3.0 partecipa con la campagna solidale “Noi ci spendiamo, e tu?”: per tutto il mese di novembre soci e clienti potranno sostenere con l’1% degli acquisti di prodotti Coop, in particolare della linea Solidal, il lavoro dei centri antiviolenza e delle associazioni che si occupano di donne vittime di abusi.

Ferrara ne beneficerà l’associazione Centro Donna Giustizia.

I centri antiviolenza e le associazioni che si occupano di donne vittime di abusi potranno essere sostenuti anche acquistando le Confetture Frutti di Pace: dal 24 al 30 novembre per ogni vasetto, Coop donerà 50 centesimi a queste realtà presenti sul territorio. Le confetture sono prodotte da Insieme, una cooperativa che nasce nel 2003 a Bratunac e Srebrenica con lo scopo di favorire il ritorno a casa dei profughi della ex-Jugoslavia, attraverso un’attività basata sulla coltivazione di piccoli frutti nelle fattorie di famiglia riunite in cooperativa.

Inoltre, per tutto il mese di novembre nei negozi della Cooperativa i sacchetti del pane saranno portatori del messaggio “Per molte donne la violenza è pane quotidiano” e del numero antiviolenza nazionale 1522: un modo per ricordare come chiedere aiuto.

 Nel 2019, grazie a “Noi ci spendiamo, e tu?”, Coop Alleanza 3.0 ha sostenuto con un contributo complessivo di oltre 90.000 euro un totale di 37 centri territoriali nelle regioni in cui è presente.

L’emergenza generata dall’epidemia di Coronavirus ha inoltre accresciuto il rischio di violenza sulle donne: secondo fonti Istat il numero delle chiamate sia telefoniche sia via chat nel periodo compreso tra marzo e giugno 2020 è più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+119,6%), passando da 6.956 a 15.280. La Cooperativa ha infatti deciso di rispondere concretamente all’appello “Non sei sola!” lanciato della rete dei centri antiviolenza e delle associazioni che si occupano di donne vittime di abusi, sostenendo complessivamente con 50 mila euro le associazioni del proprio territorio che aiutano le donne in difficoltà con le quali collabora durante tutto l’anno.

Al cantón fraréś
Francesco Benazzi “Nuvémbar dal quarantatrì”

A Ferrara, all’alba del 15 novembre 1943, le brigate nere di Ferrara, Padova e Verona ammazzarono 11 innocenti cittadini ferraresi come rappresaglia per l’assassinio del federale Igino Ghisellini. L’episodio, ricordato come L’eccidio del Castello, è stato narrato da Giorgio Bassani nel racconto: “Una notte del ‘43” e da Florestano Vancini nel film: “La lunga notte del ‘43”.
I versi di Francesco Benazzi esprimono l’atmosfera di quei momenti di stupore, smarrimento e terrore davanti ai corpi senza vita, lasciati con disprezzo a terra dai fascisti fino al pomeriggio.

Le due lapidi che ricordano i nomi dei cittadini barbaramente fucilati, foto M. Chiarini

 

Nuvémbar dal quarantatrì

Ach nebia cla siràza, ach nebia fita!
Tut a let prest nuàltar ragazìt.
N’uciàda par la strada a maηca e a drita:
in źir aη gh’jéra n’aηma. I s’éva dit
c’l’era mej star iη ca’, “śmorza cla luś,
l’aη sa da védar fóra gnaηc pr’uη buś”.
Sileηzi grand cla not par la zità;
tut pareva tranquil, mo a la matina,
“andè a védar cs’agh è là iηs la salgà
dal castèl, ag ò ancòr la tarmarìna”.
Luηg ill strad, tut iη źir, mo quanti faz
stralunàdi; am avśìn acsì piaη piaη.
Coη ‘sti oć a jò vist, apéna là:
diéś corp stramnà par tera come straz;
diéś òman fuśilà come di caη.
Che vista dop cla not ad nebia fita!
Che quand am vién iη mént dop a tant ann,
am sént ancora uη śgrìsul par la vita.

 

Novembre del quarantatrè (traduzione dell’autore)
Che nebbia quella serataccia, che nebbia fitta! / Tutti a letto presto noialtri ragazzi. / Un’occhiata per la strada a manca e a dritta: / in giro non un’anima. Ci avevan detto / ch’era meglio restare in casa, “spegni quella luce, / non si deve veder fuori neanche per un buco”. / Silenzio grande quella notte per la città, / tutto pareva tranquillo, ma alla mattina, / “andate a vedere cosa c’è sul selciato / del Castello, ho ancora un tremito”. / Lungo la strada, tutto in giro, quante facce / stralunate; mi avvicino così pian piano. / Con questi occhi li ho visti, appena là: / dieci corpi sparsi per terra come stracci; / dieci uomini fucilati come cani. / Che vista dopo quella notte di nebbia fitta! / Che quando mi rammento dopo tanti anni, / mi sento ancora un brivido per la schiena!


Tratto da: Francesco Benazzi, Mi, Frara e Ludvìg, Ferrara, La Carmelina, 2010.


Francesco Benazzi
(Ferrara 1923 – 2019)
Altre notizie biografiche sull’autore nel Cantóη Fraréś su Ferraraitalia del 28 agosto 2020 [Vedi qui]

Al cantóη fraréś: testi di ieri e di oggi in dialetto ferrarese, la rubrica curata da Ciarin per Ferraraitalia, esce ogni 15 giorni al venerdì mattina. Per leggere le puntate precedenti clicca [Qui] 

Cover: Il muretto del Castello Estense, foto M. Chiarini”

COVID, BERGAMINI (LEGA ER) ATTACCA LA REGIONE:
“VACCINO ANTINFLUENZALE, DOSI INSUFFICIENTI

da: ufficio stampa Lega ER

COVID, BERGAMINI (LEGA ER) ATTACCA LA REGIONE: “VACCINO ANTINFLUENZALE, DOSI INSUFFICIENTI: DOVE SONO FINITE QUELLE PROMESSE DA DONINI?”
BOLOGNA, 6 NOV – “Le dosi di vaccino non sono sufficienti a soddisfare il reale fabbisogno. Le farmacie ne sono ancora sprovviste.  Negli anni precedenti già nel mese di settembre le scorte erano disponibili e quest’anno, a maggior ragione, i vaccini avrebbero dovuto essere disponibili ancora prima. Dove sono, quindi, le dosi promesse dall’assessore Donini? La Giunta faccia chiarezza e ci dica se la situazione denunciata dai sanitari risponde al vero”. E’ quanto chiedono i consiglieri regionali della Lega Valentina Stragliati, prima firmataria, Daniele Marchetti, Simone Pelloni e Fabio Bergamini, che hanno depositato un’interrogazione per sapere “quando saranno disponibili tutte le dosi previste e quante saranno” oltre a “quali sono le diverse tipologie di vaccino antinfluenzale nella disponibilità del servizio sanitario, quali differenze intercorrono tra le varie tipologie e quante di queste sono state previste”.
Nell’atto ispettivo i consiglieri della commissione regionale Sanità fanno riferimento alla commissione assembleare dello scorso 20 ottobre, quando l’assessore Raffaele Donini aveva snocciolato i dati, informando che  “l’Emilia-Romagna ha vaccinato l’anno scorso 850.000 persone ed avrebbe avuto la disponibilità di un milione di dosi di vaccino mentre quest’anno a disposizione della sanità pubblica vi sarebbero 1.400.000 dosi di vaccini”. Dosi che, aveva avvertito, non sarebbero state immesse nel sistema sanitario contemporaneamente: dopo un avvio ad inizio mese con circa 250 mila dosi utilizzate si sarebbe dovuta  attendere  la prima settimana di novembre per l’arrivo delle successive dosi mancanti.
“Ad oggi, però, medici, pediatri e farmacisti lamentano la mancanza di vaccini e di informazioni circa le forniture” hanno spiegato i leghisti. “Da giugno abbiamo assistito a una campagna serrata per raccomandare la vaccinazione per l’influenza, per evitare il picco contemporaneo a quello del Covid 19 e mettersi quindi al riparo dalla confusione generata dai sintomi così simili” hanno concluso gli esponenti del Carroccio sottolineando l’assoluta necessità di “dare una data certa per l’approvvigionamento delle dosi del vaccino antinfluenzale”

Cogliere le Opportunità del DL Ristori:
operativo lo sportello Pronto Ascom

da: ufficio stampa Ascom Ferrara

“In un’economia che sempre più dal materiale deve transitare a modalità digitali, Ascom Confcommercio Ferrara è pronta a supportare gli associati che intendano promuovere propri seminari digitali”. È la proposta che Davide Urban, direttore generale di Ascom Confcommercio Ferrara, lancia al mondo delle imprese. “Possono esserci realtà ancora non adeguatamente strutturate, e noi siamo perciò a disposizione per dare questo tipo di servizio, offrendo la nostra struttura e le sue professionalità. Quella dei seminari web è una strada da noi stessi intrapresa da mesi, e che ora proponiamo alle imprese”. Si tratta di uno dei tanti elementi del servizio ‘Pronto Ascom’ che in occasione del D.L. Ristori l’associazione di via Baruffaldi presenta alle imprese del commercio, del turismo e dei serivzi. “Il nostro Pronto Ascom – continua Urban – è di sostegno alle imprese anche nell’affrontare alcuni temi di assoluta urgenza, ossia per orientarle rispetto a quanto previsto dal decreto su contributi a fondo perduto, nuovi trattamenti di cassa integrazione, sospensione del versamento dei contributi, pagamenti tributari e canoni di affitto. In sintesi, siamo pronti ad essere al fianco delle aziende, supportandole da un lato nel recupero di costi straordinari dovuti ad esempio a spese di sanificazione, e dall’altro nell’affrontare la gestione delle casse integrazioni che incidono in modo molto rilevante sul costo del lavoro. Bisogna ridare fiducia alle imprese con strumenti concreti e una liquidità tale da permettere loro di resistere in questa fase e riprogrammare la ripartenza”.
Il servizio Pronto Ascom è operativo presso gli uffici di Ascom Confcommercio Ferrara (via Baruffaldi 14/18, tel. 0532.234234)

Emanuela Cutelli (Wfp) a Interris.it:
“Sos fame per Covid. 100 milioni di poveri”

da: Interris info@interris.it (Giacomo Galeazzi, 06.11.2020)

Intervista di Interris.it ad Emanuela Cutelli, responsabile Comunicazione per l’Italia del World Food Programme (Wfp, premio Nobel per la pace 2020)

“I dati della Banca Mondiale indicano che le conseguenze della pandemia potrebbero spingere fino a 100 milioni di persone nella povertà estrema. Ciò in un contesto in cui l’economia globale è in fase di forte contrazione. Si prevede la peggiore recessione dai tempi della Seconda guerra mondiale. Con un collasso del reddito per capita come non si vedeva dal 1870. Segnato da una contrazione del 5,2 per cento nel Pil globale nel 2020″, afferma a Interris.it Emanuela Cutelli, responsabile Comunicazione per l’Italia del World food programme (Wfp, premio Nobel per la pace 2020).Wfp

Allarme Wfp

A causa della pandemia, si rischia un aumento dell’80 per cento del numero di persone che soffrono gravemente la fame. Si tratta di fino a 270 milioni di persone entro la fine di questo anno, in 79 tra i paesi in cui il World Food Programme (Wfp) opera.

Come l’emergenza Covid ha aggravato la piaga planetaria della malnutrizione?

“La pandemia di Covid-19 si inserisce in un momento in cui i numeri globali della fame e della malnutrizione erano già drammatici e in ascesa. Il virus ha esacerbato le difficoltà. E sta agendo come un moltiplicatore di criticità. Perché aumenta in maniera esponenziale la vulnerabilità delle comunità più povere e fragili del mondo. E aggrava le esistenti minacce alla sicurezza alimentare. Con un impatto di lungo termine su centinaia di milioni di bambini e adulti”.

Con quali conseguenze?

“La pandemia ha acceso i riflettori sulle debolezze nei sistemi alimentari. Dal campo alla tavola. Compromettendo la capacità di comunità già vulnerabili a trovare sistemi di adattamento in tempi di crisi. In numerose parti del mondo sta anche mettendo a dura prova la stabilità economica e politica. Con tensioni sociali in crescita, soprattutto, ma non solo, in situazioni di lavoro precario e a giornata. I primi ad essere colpiti

E l’impatto sulla disoccupazione?

“La disoccupazione cresce. Mentre diminuiscono le rimesse globali. In un calo stimato fino al 20 per cento. Un problema serio in paesi come Haiti, per esempio. Dove le rimesse contano per il 37 per cento del Pil. La fame si è cominciata a sentire anche in comunità precedentemente sicure dal punto di vista alimentare. Soprattutto nei contesti urbani. Bisogna evitare a tutti i costi che la pandemia sanitaria diventi una pandemia della fame”.

 

In un mondo che ha sempre più fame, come si sviluppa nel pianeta l’impegno del Wfp?

“Il World Food Programme (Wfp) è l’agenzia delle Nazioni Unite. Ha sede a Roma. Si occupa di assistenza alimentare. E’ la più grande organizzazione umanitaria al mondo. Finanziata su base volontaria, il Wfp conta circa 20.000 operatori umanitari. Di cui circa il 90 per cento lavora sul campo. Portando assistenza alimentare salvavita in situazioni di emergenza. E migliorando le condizioni di vita e i mezzi di sussistenza in contesti di sviluppo”.

 

Dal punto di vista istituzionale, come svolgete il vostro lavoro di supporto ai bisognosi?

“Lavoriamo a stretto contatto con governi, organizzazioni non governative, settore privato. E, di fatto, con chiunque possa aiutarci a consegnare cibo, contanti e voucher a circa 100 milioni di persone. Che soffrono la fame in 88 paesi nel mondo. Molte di queste persone vulnerabili vivono in zone di conflitto. O in aree vulnerabili ad alluvioni, siccità, cicloni o altri shock climatici. Quest’anno, inoltre, milioni di persone sono state spinte nella crisi a causa della pandemia di Covid 19”.

Con quali strumenti?

“Ogni giorno, ci sono 5.600 camion, 30 navi e circa 100 aerei del Wfp in movimento per fornire cibo e altri tipi di assistenza a chi ne ha più bisogno. Ogni anno, distribuiamo circa 15 miliardi di razioni alimentari. A un costo stimato di 61 centesimi di dollaro a razione. E’ grazie a questi numeri che si deve la reputazione di eccellenza del Wfp nelle risposte alle emergenze. Nella sua capacità di ottenererisultati rapidi e su larga scala nei contesti più difficili”.

 

Dove operate in prevalenza?

“Dalla Siria alla Repubblica Democratica del Congo, dallo Yemen alla Nigeria. Il Wfp è in prima linea nel portare asssistenza e speranza a comunità che soffrono le conseguenze di conflitti. Due terzi dei nostri interventi, infatti, si svolgono proprio in paesi colpiti da guerre e conflitti. Dove il rischio per le popolazioni di essere denutrite è tripla rispetto ai paesi in pace”.

Foto © AcF

Quali sono oggi le priorità nella vostra lotta all’indigenza?

“In tutto il mondo, in risposta alla pandemia di Covid, le squadre in prima linea del Wfp lavorano giorno e notte. Insieme ai nostri partner. Per fare arrivare l’aiuto dove è più necessario. Qualche mese fa abbiamo lanciato la più imponente risposta umanitaria della nostra storia. Con piani di potenziamento in 83 operazioni e questo per raggiungere 138 milioni di persone nel 2020”.

E per fronteggiare la crisi Covid?

“La pandemia di Covid-19 aumenterà il numero di persone in stato di bisogno. E i nostri sforzi aumenteranno di conseguenza. A patto di riuscire a ricevere i finanziamenti necessari dai donatori. Crescono i bisogni nel mondo e aumenta di conseguenza la richiesta di contributi. Al momento, abbiamo bisogno di 5,1 miliardi di dollari. Per poter fare fronte alle conseguenze della pandemia di Covid-19 dal punto di vista dell’assistenza alimentare”.

“Allo stesso tempo, non bisogna dimenticare gli sforzi per costruire la resilienza delle comunità a futuri shock. Lavorando per promuovere lo sviluppo sostenibile e un cambiamento di lungo termine. Attraverso partnership con i governi nazionali. Tra i nostri obiettivi, infatti, c’è anche quello di prevenire emergenze future. Non solo di rispondervi”.

In che modo?

Si tratta di un approccio che aiuta non solo le comunità ma fa anche risparmiare risorse. Per ogni dollaro investito nella gestione dei rischi climatici, infatti, se ne risparmiano tre nella risposta umanitaria di emergenza. Siamo a fianco dei governi nei programmi di protezione sociale nazionali. Utili ad evitare che le persone cadano nella morsa della fame e dell’indigenza”.

Può farci un esempio?

In Kenia, ad esempio, il Wfp ha iniziato un programma di assistenza. Attraverso trasferimenti di denaro per tre mesi per quasi 280.000 persone che vivono in insediamenti informali a Nairobi. A complemento degli aiuti governativi in risposta alla pandemia di Covid-19. Un programma importante di protezione sociale, dal forte impatto sulle famiglie e le comunità intere, è per esempio quello dell’alimentazione scolastica”

A cosa si riferisce?

Il Wfp ha fornito nel 2019 pasti e snack ad oltre 17 milioni di bambine e bambini a scuola.E ha aiutato i governi nazionali a raggiungere ulteriori 39 milioni di bambini, per i quali il pasto a scuola è, spesso, l’unico della giornata”.Dove si concentrano maggiormente le necessità di intervento umanitario del Wfp, premiato quest’anno con il Nobel per la pace?

“E’ stato un onore ricevere il Premio Nobel per la Pace 2020. Si tratta di un riconoscimento al lavoro degli operatori umanitari del Wfp. E di tutti quelli che collaborano con noi nel volere mettere fine alla piaga della fame e della malnutrizione nel mondo. Il cibo deve essere uno strumento di pace, non un’arma di guerra”.Cioè?

“La motivazione del Premio Nobel al Wfp lo sottolinea chiaramente. ‘Per i suoi sforzi nel combattere la fame. Per il suo contributo nel migliorare le condizioni per la pace nelle aree colpite da conflitti. E per la sua azione nel guidare gli sforzi per prevenire l’uso della fame come arma di guerra e conflitto’. E’ un riconoscimento che rende però difficile brindare”.Perché?

“Perché significa che ancora troppe persone sono vittime di guerre. E della fame che inevitabilmente e tragicamente ne consegue. Diventa quindi sempre più necessario trovare soluzioni politiche. Che mettano fine ai conflitti. E permettano alle famiglie di ritrovarsi. Di ricostruire le proprie vite. Di ripristinare i propri mezzi di sostentamento”.In quali paesi in particolare?

“Yemen, Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Sahel centrale, Siria, Afghanistan. Sono alcuni tra i paesi che maggiormente hanno bisogno di pace. La lista è però lunga. Quasi il 60 per cento dei 690 milioni di persone che nel mondo sono affamate, infatti, vive in zone colpite da conflitti. L’assistenza del Wfp salva le vite nelle emergenze. Alle persone le cui vite sono state sconvolte dalla guerra”.Chi sono?

“Persone che vivono sotto assedio. O che sono state costrette ad abbandonare le proprie case. E ciò rappresenta un primo passo verso la pace. Perché l’equazione è semplice. Dove ci sono conflitti c’è fame e dove c’è fame, spesso ci sono conflitti. E’ un circolo vizioso”.Ossia?

“Guerre e conflitti possono causare insicurezza alimentare e fame. Allo stesso tempo, la fame e l’insicurezza alimentare possono essere lo spunto per dare il via a proteste. Che poi possono tramutarsi in violenze. E innescare conflitti latenti. L’obiettivo Fame Zero non potrà essere raggiunto se non si raggiungono prima le condizioni per la pace. Il cibo è uno strumento di pace, che deve essere usato per creare le condizioni di pace. E non usato come arma di guerra”.

In che modo?

“Ecco perché sono così fondamentali anche i programmi del Wfp che sostengono lo sviluppo economico sostenibile e a lungo termine. E gli sforzi per la costruzione della pace. Continuiamo altresì ad innovare e adattare i nostri programmi a seconda delle diverse esigenze e dei vari contesti. In modo che si continui a fornire assistenza in totale sicurezza a tutti quelli che ne hanno maggiormente bisogno”.Cioè?

“Per esempio, è stata aumentata in modo significativo l’assistenza alle popolazioni urbane colpite dal Covid. E potenziato ancora di più l’uso di contante e vouchers e razioni da portare a casa. Per minimizzare i rischi sulla salute nelle distribuzioni fisiche di cibo e nei pasti a scuola”.

E ora?

“A fronte degli ostacoli che ci si pongono davanti, il Wfp farà tutto il possibile. E anche di più. Ciò per far arrivare la nostra assistenza salvavita laddove è più necessaria. Per farlo, abbiamo bisogno del sostegno e della mobilitazione della comunità internazionale. Perché la buona notizia è che, se i finanziamenti arriveranno, c’è ancora del tempo per evitare carestie. E salvare molte, molte vite umane.

Ora c’è bisogno di tutti:
4 webinar gratuiti sulla partecipazione

da: edizioni la meridiana

C’è bisogno ora di tutte le risorse intellettive e immaginative del Paese

Non solo esperti o politici, ma persone di tutte le età con ruoli, saperi, competenze e desideri diversi. C’è bisogno di costruire percorsi partecipativi di qualità per scoprire nuove opportunità per il bene comune e una democrazia più dialogica e allargata.

A partire dalle esperienze raccontate nel libro curato dai soci di AIP2, “Coltivare partecipazione. Esperienze e processi partecipativi raccontati da AIP2”, proponiamo con gli autori e le autrici, i curatori e le curatrici, esperti di partecipazione, 4 webinar tematici e gratuiti su possibili percorsi partecipativi in quattro diversi ambiti pubblici: la scuola, i beni comuni, lo sviluppo locale e i conflitti ambientali.

1° Webinar: Coltivare partecipazione nella scuola

Mercoledì 18 novembre dalle 18 alle 19:30

Pensate a cosa potrebbe essere la scuola se avessimo tutti consapevolezza che la scuola siamo noi. Se fossimo, cioè, pienamente consapevoli di dipendere dalla scuola e che la scuola dipende da noi, se riuscissimo ad intuire quanto la scuola costituisce la linfa del territorio in cui si trova. Allora la domanda da porci sarebbe: Come costruire una comunità dialogante e indagante con la scuola al centro?

2° Webinar: Beni comuni e partecipazione

Mercoledì 25 novembre dalle 18 alle 19:30

Cosa sono i beni comuni? Cosa li distingue dai beni pubblici o da quelli privati? E ancora, se sono destinati ad una comunità, chi è la comunità e perché dovrebbe prendersi cura dei beni comuni?

3° Webinar: Sviluppo locale partecipativo

Mercoledì 2 dicembre dalle 18 alle 19:30

L’inserimento dei processi partecipativi nella programmazione di sviluppo locale rappresenta un’importante innovazione di processo nell’azione delle pubbliche amministrazioni. Come programmare altrimenti lo sviluppo di un territorio, senza dialogare con le forze che lo abitano e costruire obiettivi comuni?

4° Webinar: Conflitti ambientali e partecipazione

Giovedì 10 dicembre dalle 18 alle 19:30

L’apprendimento della gestione dei conflitti ambientali è particolarmente importante: dobbiamo prepararci ad un’escalation conflittuale sui temi ecologici a cui assisteremo nei prossimi anni. Cosa possiamo imparare dai processi partecipativi per migliorare la nostra capacità di gestire una conflittualità sempre più diffusa?

CONTRO VERSO
Ciao assistente, sono Alì

Ciao assistente, sono Alì

Queste rime sono dedicate a un bambino nigeriano di 12 anni che, ricongiunto alla mamma in Italia dopo 10 anni di distacco, un giorno ha bussato alla porta dei servizi sociali chiedendo di essere allontanato a causa dei maltrattamenti subiti.

Ciao assistente, sono Alì
e non voglio stare qui.
Sta accadendo un pandemonio!
Mamma dice: “Sei un demonio”
Lei lo pensa seriamente
e mi picchia di frequente.
Se mi agito un pochino
viene col peperoncino,
me lo passa sopra agli occhi
o mi aggredisce a morsi.
La faccenda è molto seria.
La mia terra è la Nigeria.
Son venuto qui da poco
mi aspettavo fosse un gioco.
Dopo anni di distacco
dalla mamma, ecco il suo attacco.
Lei che quasi non conosco
mi combatte come un mostro.
Io non voglio stare là
Meglio la comunità.

Esistono ragazzi, come Alì, che chiedono di essere protetti. Ne parlano con un insegnante di fiducia, un assistente sociale, un amico di famiglia, un allenatore… e rivelano relazioni familiari così dure da non riuscire a immaginare un cambiamento, se non quello di andarsene via.
Quando si parla di botte è frequente che l’allontanamento si risolva in un tempo breve. Quello che serve perché i genitori soprattutto, ma in parte anche i figli adolescenti, imparino a comunicare senza ferirsi troppo e ritrovino l’amore seppellito dalla rabbia.

 

CONTRO VERSO, la rubrica di Elena Buccoliero con le filastrocche all’incontrario, le rime bambine destinate agli adulti, torna su Ferraraitalia  il venerdì. Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]

Ferrara: un movimento dal basso
per salvare e rilanciare le biblioteche

Si è riacceso il dibattito sul futuro del sistema bibliotecario comunale.
Giusto un anno fa, su iniziativa dell’assemblea delle bibliotecarie dei bibliotecari comunali, sostenuti da CGIL-CISL-UIL di categoria, veniva depositata in Comune una petizione, sottoscritta da più di 2000 cittadini, che sostanzialmente avanzava 3 questioni di fondo: l’impegno a realizzare una nuova e importante struttura bibliotecaria nell’area Sud della città, dopo che l’Amministrazione Comunale, insediata da poco, aveva rinunciato a costruirla presso le Corti di Medoro; la sostituzione del personale pensionato o in procinto di esserlo, che, se non attuta, metteva a repentaglio la tenuta del sistema e dei servizi offerti; l’apertura di una discussione sul modello bibliotecario della città e sul suo futuro, per adeguarlo alle nuove esigenze e alla domanda di partecipazione della cittadinanza.
A fronte di quest’iniziativa, si tenne una riunione tra i primi firmatari della petizione e l’Amministrazione Comunale, rappresentata in primis dal sindaco Fabbri e dall’assessore alla cultura Gulinelli, che dava ampie rassicurazioni sui punti sopraddetti.

E’ passato un anno nel quale si sono svolti confronti di carattere sindacale del tutto inconcludenti, a causa dell’atteggiamento evasivo da parte dell’Amministrazione e, soprattutto, si è andati in direzione del tutto contraria rispetto agli impegni presi. I lavoratori e le lavoratrici pensionate nel 2019-2020 non sono state del tutto rimpiazzate, tant’è che oggi mancano 6-7 persone in organico su circa 50 complessive, l’apertura delle biblioteche, prima delle ultime restrizioni introdotte con il Dpcm di mercoledì, viaggiavano a ritmo ridotto, in particolare per le biblioteche Rodari, Porotto e S.Giorgio,  che ospitavano gli utenti solo un giorno alla settimana, le “promesse” sull’avvio di una nuova importante biblioteca nell’area Sud, nonostante una recente intervista del sindaco che ne riconferma la scelta, rimangono tali, visto che del Tavolo di progettazione congiunto, con rappresentanti sindacali e dei cittadini che doveva essere predisposto in proposito, non si vede neanche l’ombra.
Figuriamoci di una discussione seria sul modello delle biblioteche per gli anni a venire, tema decisamente troppo ostico per chi, in realtà, punta semplicemente a ridimensionare e stravolgere il servizio bibliotecario.
Infatti, nelle ultime settimane, si è appreso che le intenzioni dell’Amministrazione  sono quelle di esternalizzare le biblioteche Rodari, di Porotto e S.Giorgio (e probabilmente anche la videoteca Vigor, struttura che svolge un servizio significativo, troppo spesso dimenticata), mentre ci è toccato pure assistere al triste e squallido spettacolo del consigliere leghista Mosso, che ha invocato il controllo, cioè la censura, dei libri acquistati nelle biblioteche comunali.

Sulla scelta di esternalizzare 

Vale la penna soffermarsi un attimo su questo tema delle esternalizzazioni, cioè delle privatizzazioni, delle “piccole” biblioteche decentrate. Ora, a parte che nessuno ha avuto finora modo di potersi confrontare con quest’ipotesi, avanzata peraltro in modo inusuale, e cioè in sede prefettizia a fronte della proclamazione dello stato di agitazione delle bibliotecarie e bibliotecari alla fine del mese di settembre e poi sulla stampa, non sfugge che l’idea di affidare a soggetti privati parti del sistema bibliotecario presenta due forti controindicazioni.
La prima è che andare in questa direzione significa produrre la scelta di favorire il lavoro povero e precario: infatti, un lavoratore di cooperativa sociale, a cui solitamente vanno gli appalti del settore culturale, ha un salario contrattuale inferiore del 15-20% in meno rispetto agli stipendi, non certo lauti, di un bibliotecario comunale. Parliamo di circa 1100 € mensili, a cui si aggiunge il peso della precarietà, visto che, di norma, gli appalti durano 4-5 anni per poi essere rinnovati, senza garanzie forti per la continuità occupazionale dei lavoratori. Non è un problema che riguarda solo quei lavoratori, ma esso investe l’idea di modello sociale e di tutela del lavoro cui guarda l’attuale Amministrazione. Anzichè assumere l’orientamento di costruire occupazione stabile e di qualità, si preferisce continuare  e aggravare la condizione di bassi salari e precarietà che sta condannando le generazioni giovani a non poter progettare il proprio futuro. Tale scelta è ancora più grave se si considera che l’Amministrazione Comunale, nel corso del 2020, ha ancora la possibilità di spendere più di un 1milione 400mila € per sostituire le uscite di personale dal Comune, mentre a tutt’oggi si sono realizzate una trentina di assunzioni totali a fronte di circa 70 pensionamenti.
La seconda ragione per cui è sbagliata l’esternalizzazione deriva dal fatto che, così facendo, si spezza l’unitarietà del sistema bibliotecario comunale. In quest’ipotesi solo l’Ariostea, Casa Niccolini e la Bassani rimarrebbero a gestione diretta comunale, con la conseguenza che acquisti, iniziative culturali, modelli gestionali farebbero capo a soggetti diversi, con buona pace della possibilità di una progettazione di politiche culturali capace di avere uno sguardo d’insieme e non frammentato, di cui, invece, la città ha grande necessità. Con l’ulteriore effetto che le biblioteche Rodari, di Porotto e S.Giorgio sarebbero inevitabilmente considerate secondarie e relegate ad un ruolo marginale, smentendo tutta la retorica sull’importanza delle “periferie”.

Per il rilancio del sistema bibliotecario

Per fortuna, si sentono voci e si vedono iniziative che intendono contrastare la deriva di disimpegno e disinvestimento che l’Amministrazione attuale sta producendo sulle biblioteche e, più in generale, sulle politiche culturali nella città.
Gruppi di cittadini e utenti si sono mobilitati in queste settimane per il rilancio del sistema bibliotecario, con manifestazioni significative davanti alla Rodari, alla Luppi di Porotto, alla Tebaldi di S.Giorgio e alla Bassani.
Lo stesso sciopero generale di tutti i lavoratori del Comune del 6 novembre promosso da CGIL-CISL-UIL di categoria va in questa direzione, nel momento in cui mette al centro non solo la giusta rivendicazione di assunzioni in grado di sostituire le uscite di personale di questi anni, ma soprattutto la difesa e il rilancio di servizi pubblici fondamentali per la cittadinanza, dai servizi educativi e scolastici alle biblioteche e altri ancora.
L’importanza di tutte queste iniziative che, a mio parere, dovranno ulteriormente rafforzarsi, non sta solo nel provare a mettere un argine alle politiche regressive dell’Amministrazione Comunale. In realtà, questa crescita di partecipazione attorno a queste problematiche è una risorsa decisiva per il futuro: non si dà difesa e rilancio dei beni comuni, come sono le biblioteche, senza un coinvolgimento consapevole e diffuso di chi produce e usufruisce di quei servizi.
E’ qui la chiave di volta anche per pensare ad un nuovo modello per le biblioteche del futuro, luoghi di aggregazione sociale e promozione culturale nel territorio. Qui sta anche un’idea di ricostruzione di legami sociali e del ruolo che l’intervento pubblico ha in essa, legami sociali che si sono andati sempre più affievolendo, lasciando spazio al prevalere di pensieri e pratiche individualiste e competitive, il contrario su cui si costruisce una società coesa e solidale. Ma forse pretendere da quest’Amministrazione una riflessione in proposito è decisamente troppo: però, perlomeno, allora, si fermi e provi a confrontarsi con i tanti che in questi giorni stanno indicando prospettive e ipotesi differenti da quelle che la stessa sembra intenzionata a percorrere.