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Giorno: 8 Novembre 2020

Il partigiano Gigi ci ha lasciato

di Luisa Mondo – (da: pressenza.com)

Era nato l’8 settembre, Gino. L’8 settembre 1925 per poi rinascere come Gigi in un altro 8 settembre, quello del 1943, a 18 anni, l’età in cui adesso si diventa maggiorenni.

Al momento della nascita del Comitato di Liberazione Nazionale è partito da Busca ed è salito a combattere in Val Varaita nelle Brigate garibaldine; l’ha percorsa in lungo e in lago, conoscendo la fame, il freddo, la fatica e poi la gioia di una pace finalmente conquistata. Ha vissuto un lungo, felice e intenso matrimonio con la nostra amata Sina, ha figli e nipoti, una tipografia, una vita nel Borgo San Paolo.

In lui non si è mai spenta la voglia di ricordare, sempre, ancora, anno dopo anno, quello che fu: un testimone silenzioso, col sorriso un po’ obliquo, gli occhi sornioni, le mani sempre pronte a dare una carezza o a stringere altre mani con la forza di chi è schietto, sincero, diretto.

La sezione A.N.P.I. Dante di Nanni di Torino aveva in Gino un faro, assieme a tanti altri che in questi anni l’hanno preceduto in un altrove da dove speriamo ci sorreggano, con gli altri che qui restano instancabili.

Lui e Sina c’erano sempre: alla fiaccolata per il 25 aprile anche se pioveva, anche se faceva freddo, anche se avrebbero potuto farsi mandare due foto restando a casa, erano sempre al corteo del primo maggio e tra quelle due date, immancabili alla commemorazione di Dante di Nanni nel cuore pulsante del Borgo.

E c’erano ogni volta che qualcuno li chiamava: alla commemorazione del Martinetto, alle scuole, agli eventi fatti per ricordare a tutti quella che è stata la resistenza. A sostenerci nell’organizzazione della Pastasciutta antifascista del 25 luglio.

E’ partito ieri sera, Gino. Resta nel nostro cuore un grandissimo vuoto, ma anche la granitica certezza che il suo posto non possa essere lasciato vacante e che tocchi a noi, ai nostri amici, ai nostri figli portare avanti quanto intrapreso da loro su per quei sentieri di montagna.

11 novembre: Giornata Mondiale della Scienza per la Pace e lo Sviluppo 2020

da: coordinamento nazionale diritti umani 

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende ricordare la Giornata Internazionale della Scienza per la Pace e lo Sviluppo, celebrata ogni 10 novembre e istituita nel 2001 dall’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura) con l’emanazione della risoluzione 31C/20 da parte della Conferenza Generale della medesima organizzazione.

La scienza è tra le branche del sapere che oggi più che mai possono determinare una svolta positiva per le sorti dell’umanità; i progressi in settori quali la medicina, la tecnologia, la farmacologia hanno permesso all’uomo di migliorare enormemente la propria qualità di vita. Adesso il genere umano si confronta con una pandemia inarrestabile e fortemente perniciosa; nei laboratori di tutto il mondo molti scienziati hanno incominciato una lotta contro il tempo per trovare il vaccino risolutore. L’emergenza del momento sta facendo riflettere tutti i capi di Stato sull’importanza degli investimenti nella ricerca scientifica; la corsa agli armamenti, alle armi di distruzione di massa più potenti, dovrebbe arrestarsi in funzione di obiettivi molto più costruttivi ai fini della salute collettiva.

I giovani dovrebbero essere educati fin dalla più tenera età a considerare la scienza come una possibilità non solo di sperimentazione e creazione di prospettive / soluzioni differenti, ma come la trincea per gli esseri umani nella guerra contro epidemie, nuove e vecchie malattie e altre forme di afflizioni per la nostra specie. La scienza dovrebbe essere impiegata solo per il bene dell’intero pianeta.

“Alfred Nobel inventò l’esplosivo più potente mai conosciuto fino ai suoi tempi. Per farne ammenda e sollevarsene la coscienza come uomo istituì i premi per la promozione e la realizzazione della pace. Oggi, i fisici che hanno contribuito a forgiare la più formidabile e pericolosa arma di tutti i tempi sono tormen4

tati da un identico senso di responsabilità, per non dire di colpa. Dobbiamo continuare ad ammonire i governi e a renderli consapevoli dell’indicibile disastro che provocheranno con certezza se non sapranno modificare in tempo il proprio atteggiamento reciproco e verso il compito di dare forma al futuro.” (Einstein, “La guerra è vinta, ma la pace no.”)

Russell in una sua intervista ammoniva quanto i rapporti di solidarietà, compassione ed empatia dovessero amplificarsi per consentire la prosecuzione della vita in un pianeta che diventava sempre più affollato ed interconnesso.

“L’amore è saggio, l’odio è folle. In questo mondo che diventa sempre più interconnesso, dobbiamo imparare a tollerarci, dobbiamo imparare ad accettare il fatto che qualcuno dica cose che non ci piacciono. Solo così possiamo vivere insieme. Se vogliamo vivere insieme e non morire insieme, dobbiamo imparare una qualche forma di carità e tolleranza, che sono assolutamente vitali per la prosecuzione della vita umana su questo Pianeta” (Bertrand Russell, Intervista BBC, 1959)

Einstein e Russell furono promotori del Manifesto per la pace e in funzione del disarmo nucleare del 1955; nonostante interessi economici enormi gravitino intorno al continuo alimentarsi delle guerre, in un momento così cruciale per la sopravvivenza di tante persone che sono esposte a causa del disagio economico ai rischi non solo della pandemia ma anche della povertà, gli sforzi di tutte le nazioni si dovrebbero concentrare su un unico scopo: fronteggiare il Coronavirus e i rischi connessi al depauperamento di molti ceti sociali.

‘’Nessun uomo di stato che occupasse posizioni di responsabilità ha osato intraprendere l’unica rotta promettente (ai fini di una pace stabile), che è quella della sicurezza sovranazionale, poiché ciò avrebbe sicuramente significato la sua fine politica. Infatti le passioni politiche, che sono accese ovunque, esigono le loro vittime.” (Einstein)

Il CNDDU invita i docenti di ogni ordine e grado a sviluppare un debate per Educazione civica incentrato sul valore della scienza come disciplina di pace apportatrice di progresso e prosperità; gli studenti per la preparazione potranno attingere al Manifesto Russell – Einstein e a stralci di documenti / interviste rilasciate dagli stessi nonché dagli attuali difender attivi nel mondo. “Coloriamo di pace la Terra” è il titolo dell’iniziativa che può estrinsecarsi attraverso i contributi grafici / digitali degli allievi. Il progetto ha lo scopo di sviluppare e dar vita ad una Marcia per la pace digitale di cui ogni studente diventi protagonista e al tempo stesso attivista. L’hashtag è #ColoriamodiPacelaTerra.

Coronavirus. L’aggiornamento 8 novembre: in Emilia-Romagna: su quasi 13mila tamponi 2.360 nuovi positivi, di cui 1.452 asintomatici

L’aggiornamento: in Emilia-Romagna: su quasi 13mila tamponi 2.360 nuovi positivi, di cui 1.452 asintomatici da screening regionali e attività di contact tracing (il 61,5%). Quasi il 95% dei casi attivi con sintomi lievi in isolamento a casa

Fatti anche 3.098 test sierologici. L’età media nei nuovi positivi è di 44 anni. +121 i guariti. 35 i nuovi decessi

Bologna – Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 71.408casi di positività, 2.360 in più rispetto a ieri, su un totale di 12.950 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti è oggi del 18,2%.

Prosegue l’attività di controllo e prevenzione: dei nuovi contagiati, sono 1.452 gli asintomatici individuati nell’ambito delle attività di contact tracing e screening regionali (il 61,5%).

Complessivamente, tra i nuovi positivi 270 persone erano già in isolamento al momento dell’esecuzione del tampone e 324 sono state individuate nell’ambito di focolai già noti.

L’età media dei nuovi positivi di oggi è 44,4 anni.

Su 1.452 asintomatici, 358 sono stati individuati grazie all’attività di contact tracing, 112 attraverso i test per le categorie a rischio introdotti dalla Regione, 12 con gli screening sierologici, 13 tramite i test pre-ricovero. Per 957 casi è ancora in corso l’indagine epidemiologica.

La situazione dei contagi nelle province dell’Emilia-Romagna vede Modena con 639 nuovi casi; Bologna (527); Reggio Emilia (304); Rimini (201); Parma (183); Piacenza (159); Ferrara (113); Ravenna (89); Cesena (61); Forli’ (51) e Imola (33).

Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

tamponi effettuati sono stati 12.950, per un totale di 1.728.477. A questi si aggiungono anche 3.098 test sierologici.

casi attivi, cioè il numero di malati effettivi, a oggi sono 37.852 (2.204 in più di ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 35.822 (+2.085 rispetto a ieri), il 94,6% del totale dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano 35 nuovi decessi: 19 a Bologna (13 uomini, di cui 2 di 88 anni, 2 di 87 anni, e gli altri rispettivamente di 93, 91,90, 85, 84, 80, 79, 74 e 54 anni, e 6 donne di 96,93, 2 di 91, una di 78 e una di 77 anni);  4 in provincia di Piacenza (4 uomini di 99, 94, 92, 84 anni e una donna di 93); 4 a Ravenna (3 donne di 98,84,69 anni, un uomo di 86 anni); 4 a Rimini (2 donne di 94 e 58 anni, 2 uomini di 97 e 76 anni); 2 a Modena (un uomo di 87 e una donna di 58); uno a Cesena (un uomo di 93 anni); infine, in provincia di Reggio Emilia un uomo di 99 anni . Dall’inizio dell’epidemia di Coronavirus, in Emilia-Romagna i decessi sono complessivamente 4.816.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 194 (+6 rispetto a ieri), 1.836 quelli in altri reparti Covid (+113).

Sul territorio, le  persone ricoverate in terapia intensiva sono così distribuite: 11 a Piacenza (+1  rispetto a ieri), 20 a Parma (+3), 18 a Reggio Emilia (+1), 34 a Modena (+3), 61 a Bologna (-1), 5  a Imola (stabili rispetto a ieri), 12 a Ferrara (stabili rispetto a ieri), 9 a Ravenna (stabili rispetto a ieri), 3 a Forlì (stabili rispetto a ieri), 4 a Cesena (-2) e 17 a Rimini (+1).

Le persone complessivamente guarite salgono a 28.740 (+121 rispetto a ieri).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella i cui è stata fatta la diagnosi: 8.317 a Piacenza (+159 rispetto a ieri, di cui 71 sintomatici), 6.913a Parma (+183, di cui 97 sintomatici), 10.993 a Reggio Emilia (+304, di cui 230 sintomatici),11.472 a Modena (+639, di cui 105 sintomatici), 14.214a Bologna (+527, di cui 159 sintomatici), 1.377casi a Imola (+33 di cui 8 sintomatici), 3.379a Ferrara (+113, di cui 13   sintomatici), 4.000 a Ravenna (+89, di cui 49 sintomatici), 2.851a Forlì (+51, di cui 37  sintomatici), 2.202 a Cesena (+ 61, di cui 54 sintomatici) e 5.690a Rimini (+201, di cui  85 sintomatici). /Ti.Ga.

Ferrara: proclamazione stato di agitazione delle lavoratrici ed i lavoratori del commercio

da:   FILCAMS CGIL, FISASCAT CISL,  UILTUCS UIL FERRARA

Ferrara, 7 novembre 2020

Le lavoratrici ed i lavoratori del commercio, costantemente dall’inizio della pandemia ed in particolare in questi giorni aggravati pesantemente dalla ripresa dei contagi, operano a stretto contatto con il pubblico, ma segnati dal mancato rispetto dei protocolli e delle linee guide della regione Emilia Romagna.
Nel fine settimana appena trascorso è emersa una forte sofferenza della tenuta dell’attuazione dei protocolli in molte attività commerciali aperte sul territorio. Abbiamo richiesto al Prefetto ed ai Sindaci di tutti i comuni del territorio di Ferrara di predisporre tutti gli
strumenti necessari per presidiare la sicurezza nelle attività. Incrementando i controlli, il presidio della legalità e dei protocolli, attraverso gli istituti di sorveglianza a cui sono in capo.
Non servono a nulla i conta persone, se i numeri di clienti che possono entrare non rispettano le linee guida dell’Emilia Romagna e se non vi è controllo delle misure di distanziamento fisico, sul corretto uso dei dispositivi di protezione, il contingentamento degli ingressi. Nelle attività commerciali senza un adeguato controllo, che tra l’altro rimangono aperte sino alla sera ed alla domenica, il rischio contagio è alto, in quanto questi luoghi sono spesso utilizzati dalla cittadinanza non solo al fine dell’acquisto dei beni necessari ma come luogo di aggregazione. Purtroppo si stanno registrando anche eventi di natura violenta , verbale e fisica, nei confronti degli addetti alle vendite che chiedono alla clientela l’ottemperanza delle regole, del rispetto e del buonsenso.
Le aziende devono garantire la continuità dell’attività commerciali in sicurezza, per i propri dipendenti ed i loro clienti.
A sostegno di tale richieste è stato proclamato lo stato di agitazione di tutte le lavoratrici e i lavoratori nelle attività commerciali della provincia di Ferrara- Diversamente saranno fermate le attività al fine di tutelare la salute e sicurezza delle lavoratrici e dei
lavoratori e della cittadinanza tutta.

FILCAMS CGIL FERRARA
Maria Lisa Cavallini

FISASCAT CISL FERRARA
Luca Benfenat

UILTUCS UIL FERRARA
Giorgio Zattoni

Il nuovo servizio della Biblioteca Comunale “Lorenza Meletti”

da: Simone Saletti, Sindaco di Bondeno
BONDENO 8 NOVEMBRE –
La seconda ondata di questa emergenza sanitaria ha visto attività e servizi adattarsi ai restringimenti necessari per affrontare l’aumento dei contagi in Italia. Così il servizio offerto dalla biblioteca comunale “L.Meletti” è stato prontamente rivisto a seguito dell’ultimo Decreto. La cooperativa “Le pagine”, insieme all’amministrazione comunale, si è prontamente attivata per garantire il proseguimento del servizio nel rispetto della normativa vigente. “La biblioteca comunale è chiusa al pubblico, ma continua a prestare il suo servizio alla nostra comunità mediante una nuova procedura” – commenta L’assessore alla Scuola e alla Cultura Francesca Aria Poltronieri - “Fino al 3 dicembre sarà possibile ritirare i libri prenotati previo appuntamento. All’ingresso della biblioteca è stato collocato un contenitore in cui verranno inseriti i libri prenotati in una busta sigillata.
La biblioteca garantisce anche un punto di deposito di restituzione dei libri prelevati; in tal caso sarà sufficiente suonare il campanello presso l’ingresso in via dei Mille 8/a per poter accedere alla struttura e lasciare il libro nel relativo contenitore.
“Il servizio bibliotecario della nostra città è un servizio prioritario per l’offerta che intendiamo dare sul piano culturale e sociale. Durante il Lockdown di questa primavera, infatti, abbiamo sempre voluto garantire ai nostri cittadini la possibilità di attingere ai documenti bibliotecari, affinché la lettura potesse rappresentare una buona compagnia in grado di alleviare paure, insicurezze e sconforto.” conclude Poltronieri.
“È fondamentale, soprattutto in un momento delicato come quello che stiamo vivenfi,  continuare ad offrire e promuovere la lettura; essa è un bene primario ed un diritto che va garantito.” – commenta il sindaco Simone Saletti – “Ci siamo attivati prontamente per poter garantire il servizio alla cittadinanza rispettando la quarantena dei libri riconsegnati che non verranno movimentati per le successive 72 ore, così come da indicazioni dell’ABI.” – aggiunge il sindaco – “La cultura non va abbandonata, costituisce la ricchezza di ogni popolazione e per questo va tutelata e valorizzata in ogni circostanza, anche in quelle più difficili”
È possibile consultare l’offerta dei libri mediante l’apposito catalogo presente sul sito. Il libri potranno essere prenotati tramite i seguenti contatti: telefono 3421984674, email biblioteca@comune.bondeno.fe.it oppure scrivendo alla pagina Facebook.

Chiesa e unioni civili

Alla Festa del cinema di Roma del 21 ottobre scorso è stato presentato il documentario Francesco, del regista russo Evgeny Afineevsky, contenente un’intervista realizzata nel maggio 2019, in cui papa Bergoglio parla delle unioni civili fra omosessuali.

Sono diverse le traduzioni pubblicate di quelle frasi dette in lingua spagnola. Si va da: “Le persone omosessuali hanno diritto a stare in una famiglia” a: “Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia”. Differenze minime, che però hanno dato il la a letture diverse. Un conto sono i commenti sui diritti a restare nelle famiglie di origine senza la paura di esserne esclusi, come è stato scritto, un altro sono le prese di posizione sulle unioni civili fra omosessuali.
In verità, le frasi che seguono sembrerebbero togliere ogni dubbio che si tratti della seconda chiave di lettura: “Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente”.

Comunque sia, le parole del papa hanno scatenato un putiferio. Non si capisce, da lontano, quanto questa uscita del video, a distanza di oltre un anno dal girato, sia stata voluta.
In un clima vaticano avvelenato da scandali e intrighi finanziari, si fatica ormai a capire se la narrazione ecclesiale sia quella che avviene sul palcoscenico, oppure dietro le quinte.
In ogni caso, è stata l’ennesima occasione per un’ondata di critiche al pontefice, tanto che anche alcuni che ne hanno preso le difese si sono affrettati a dire che nulla cambia nella dottrina sulla sessualità e sul matrimonio, da non confondere con le unioni civili.

La dottrina e la sua immutabilità resta il crinale sul quale si continua a misurare il dentro e fuori un’ortodossia, nonostante la pastoralità, il concilio e tanta teologia sulla storicità della stessa parola biblica. Ora anche per il papa in persona, con la conseguenza, forse non del tutto calcolata,  che così si mette inesorabilmente a tema – da destra – lo stesso principio d’infallibilità (il papa sbaglia). Quasi un testacoda sorprendente da chi afferma il criterio indiscutibile dell’autorità gerarchica dentro la Chiesa, con la prospettiva di un varco le cui conseguenze potrebbero essere indesiderate, specie se si pensa alla provenienza dell’innesco.

Prendendo congedo dal piano tattico ed entrando nel senso delle parole di papa Francesco, se non hanno certo la forza di un cambio di paradigma, è tuttavia sensata l’opinione di chi, come il teologo Andrea Grillo su Munera (23 ottobre), vi vede un passaggio epocale. Non solo perché, è stato scritto, è la prima volta che un pontefice si pronuncia a favore di una copertura legale per le relazioni omosex. Per capire il perché occorre partire da lontano.

Sui temi dell’identità sessuale, famiglia e matrimonio – scrive il teologo che insegna a Roma e a Padova – l’astrazione di una “competenza ecclesiale” e di una “civile”, è un’invenzione del novecento che si solidifica con il Codice di Diritto Canonico del 1917. È il tentativo antimodernista (ma con strumenti rigorosamente moderni), di risolvere un “conflitto di competenze” sulle domande fondamentali: chi decide della generazione, Dio o l’uomo? Una domanda “troppo drastica” che ha finito per produrre risposte altrettanto drastiche, sia sul versante ecclesiale che in quello civile.

Da qui l’immaginario diffuso di una sorta di “rivincita” contro la “breccia di Porta Pia”, che avrebbe illuso la Chiesa a ritagliarsi un ambito di autorità (famiglia, matrimonio, figli), su cui dichiararsi competente in ultima istanza: una riserva di temporalità. Ne ha scritto anche Daniele Menozzi nel suo Chiesa e diritti umani, 2012, con la distinzione fra ‘diritti dell’uomo’, maturati lungo la direttrice storico-secolare-illuminista e ‘diritti della persona’, di cui custode è la Chiesa.

Andrebbe letta nella chiave di ‘conflitto di competenze’ anche la stagione italiana delle leggi su divorzio e interruzione volontaria di gravidanza, non a caso vissute in terreno ecclesiale come un duplice trauma: se la legge civile ha solo valore pedagogico, non avrebbe dovuto spingersi in quella che è stata subita come un’invasione di campo. Qui trova origine la non negoziabilità di uno spazio che va a definire una dottrina veritativa, che si fa ‘legge oggettiva’.
Questa tendenza a ‘giuridicizzare’ le questioni, specie in terreno morale, porta alla progressiva definizione di una tradizione da difendere contro ogni intrusione o attacco. Non a caso il tema della ‘laicità’ resta ancora non pienamente digerito nella Chiesa. Se poi la messa in discussione viene ad intra, si può capire lo sconcerto. È quello che sta avvenendo con il pontificato di Bergoglio, in continuità con il Vaticano II: l’approccio definitorio-giuridico-dottrinale, è spiazzato, aggirato, da quello pastorale della misericordia, tenerezza e fraternità.

In Amoris Laetitia del 2016, l’esortazione dopo i due sinodi sulla famiglia del 2014 e 2015, papa Francesco dice: “il magistero non deve definire tutto (3); la famiglia è una pluralità di forme viventi e graduali di comunione (301); la conformità alla legge non implica necessariamente la conformità alla volontà di Dio (304)”. Concetto ribadito nella sua ultima enciclica: “il fatto di credere in Dio e di adorarlo non garantisce di vivere come a Dio piace” (74).

Se si aggiungono le immagini del poliedro da preferire all’omogeneità e compattezza della sfera e la superiorità del tempo, generare processi, sugli spazi da occupare (Evangelii Gaudium), prende forma un magistero che, per quanto non sistematico e tutto giocato sulla non (voluta?) definizione, ha la consistenza di un pensiero di indubbia portata teologica, per quanto in itinere. Disegno che, con il magistero sociale dell’ultima enciclica, chiede, propone e invoca, un cambio di mentalità, di rotta, di senso di marcia.

Sta qui, forse, il timbro profetico, e a tratti apocalittico, di un appello rivolto all’umanità, dentro e fuori la Chiesa, in cui rientra il recente episodio sulle unioni civili, comprensibilmente interpretato come un passaggio epocale.
In questa fine linearità, va compreso l’annuncio, all’Angelus del 25 ottobre, del concistoro che si terrà il 28 novembre, con la nomina di 13 nuovi cardinali. Basta scorrere i nomi delle nuove porpore, per rendersi conto della volontà che il cammino appena iniziato, non sia solo una parentesi.

Renzo Arbore:
“Il mio appello a Conte: non dimenticarti dei dimenticati”

da: In Terris, intervista di Milena Castigli,

Renzo Arbore, all’anagrafe Lorenzo Giovanni Arbore (Foggia, 24 giugno 1937) sta vivendo un momento difficile. Non solo per la morte improvvisa del suo caro amicoGigi Proietti – indimenticabili le apparizioni di Arbore nell’ultimo programma ideato e condotto dal comico romano nel 2018, “Cavalli di battaglia” – ma perché la pandemia lo colpisce sotto un duplice aspetto.
Il lockdown e la chiusura di teatri, cinema e spettacoli vari, compresi quelli musicali, lo hanno obbligato ad annullare diverse tappe del tour della sua band, la famosa Orchestra Italiana. La preoccupazione per un possibile contagio, dunque, si somma a quella che vive nei confronti dei suoi orchestrali, rimasti per mesi senza lavoro – il tour era ripreso solo in estate – costretti a un nuovo stop.

Dottor Arbore, come sta vivendo questo nuovo (seppur parziale) lockdown che colpisce in particolar modo proprio il suo settore, quello dello spettacolo?
“Io rispetto le decisioni del Governo. Se hanno messo regole così dure ci deve essere una ragione seria e il numero di contagi e decessi in costante crescita lo dimostra. Non condivido invece le proteste di piazza che sfociano in violenze e vandalismi vari, anche se capisco quali siano le difficoltà”.

In che senso?
“Io ho 40 tra tecnici e musicisti senza viveri. Per questo comprendo le difficoltà della gente. Chiedo che il Governo provveda quanto prima al loro sostentamento e a quello di tutti i lavoratori (e non) colpiti da questa terribile pandemia. Non è però possibile riaprire i concerti o altri luoghi di ritrovo perché si creerebbe troppo assembramento e un nuovo picco di contagi. Se il Governo ha preso misure così restrittive, vuol dire che ce n’è il motivo: questo virus non colpisce solo gli anziani – ricordiamocelo – ma anche i giovani!”.

La sua è stata una vita nello spettacolo. Tra le tante cose, suona il clarinetto, titolo di una sua famosissima canzone. Come è nata la passione per la musica?
“Il mio amore per la musica è nato grazie a mio padre (un dentista) e a mia madre – Giuseppina Cafiero – una casalinga. Erano due melomani: nutrivano una viscerale passione per l’opera lirica. Mio padre era di Foggia, la città del famoso compositore Umberto Giordano (1867-1948). Siamo vissuti lì con il mito delle opere di Giordano, come la ‘Fedora’. Mia madre era un’appassionata di canzoni napoletane: da lei ho imparato ad amare questo genere. Mio fratello ha studiato musica mentre mia sorella era una soprano. Abbiamo tutti in famiglia una vena musicale!”.

Quando ha capito che la musica sarebbe stata centrale nella sua vita?
“La svolta è arrivata quando avevo 13 anni e ho scoperto il jazz. Ma amo anche tutti gli altri generi, come il rock, la musica messicana, le canzoni brasiliane, la classica, il melodramma e anche la musica d’avanguardia: sono un musicofilo a tutto tondo! Ho però scelto di ripescare, nei miei 60 anni di carriera, generi che rischiavano di essere ingiustamente dimenticati come la canzone napoletana, la canzone umoristica del ‘clarinetto’, lo swing [genere musicale nato negli anni venti in America, ndr] che deriva dal Jazz. Ho creato anche un gruppo musicale che si chiama proprio Swing Maniacs!”.

Qui sotto, Renzo Arbore e suoi Swing Maniacs su Rai 1.
La musica l’ha aiutata durante la sua prima adolescenza, quando ha vissuto i bombardamenti della II Guerra mondiale. Quale contributo può dare la musica alle persone che vivono un momento di sofferenza?
“Tutta la musica è un balsamo straordinario per la vita quotidiana. E’ una grande consolazione, anche in questo periodo così difficile. Mi rammarico dei tanti musicisti e orchestrali che adesso sono senza lavoro. Non vengono mai nominati, ma anche loro avrebbero bisogno di un sussidio economico da parte dello Stato! Si parla di cinema, teatro, musei etc. e ci si dimentica degli orchestrali e dei musicisti che ci fanno vivere la musica, un linguaggio universale di pace e fraternità che allevia le ferite ed eleva lo spirito”.

Lei ha avuto una lunghissima carriera nella radio e nella televisione. Ha conosciuto e lanciato grandi comici e personaggi quali Roberto Benigni, Marisa Laurito, Nino Frassica, Milly Carlucci, Daniele Luttazzi…solo per citarne alcuni. Ha un ricordo particolarmente simpatico di qualcuno di loro?
“Certo! Pochi sanno, per esempio, che Nino Frassica ha cominciato con me alla radio. Lui faceva un programma comicissimo su fantomatiche feste paesane e popolari decisamente ridicole! Si inventava località assurde e faceva molto ridere”.

Cover: foto  In Terris

PER CERTI VERSI
Nero Monet

Ogni domenica Ferraraitalia ospita ‘Per certi versi’, angolo di poesia che presenta le liriche del professor Roberto Dall’Olio.
Per leggere tutte le altre poesie dell’autore, clicca
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NERO MONET

Monet è cieco
Perché non vede il nero
Non lo ama
Non lo capisce
Lui il cercatore della luce
Delle sue sfumature
Aveva il pregiudizio del nero
No maestro
Il nero si ama
Se non si hanno pregiudizi
Te lo dico con le parole della mia musa
Del suo nero
Che muta
In ogni momento
Dei miei occhi
Dolce evento
Quando la vedo
Ti vedo
Con le tue livree
Le striature
I riflessi
Le impressioni
I celati colori
Che esplodono
Indefessi