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Giorno: 24 Novembre 2020

Coronavirus. L’aggiornamento in Emilia-Romagna: 24 novembre

Comunicato Regione: Coronavirus. L’aggiornamento in Emilia-Romagna: su oltre 19.600 tamponi effettuati 2.501 nuovi positivi (il rapporto scende al 12,7%), di cui 1.114 asintomatici da screening regionali e attività di contact tracing. I guariti sono 479. Il 95,8% dei casi attivi in isolamento a casa, con sintomi lievi

Calano i ricoveri in terapia intensiva (-5) e in altri reparti Covid (-15). Per la prima volta da fine settembre, si abbassa anche il numero dei contagi calcolati ogni cinque giorni. Effettuati 2.756 test sierologici. L’età media nei nuovi positivi è di 45 anni. 55 decessi

Bologna – Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 110.571 casi di positività, 2.501 in più rispetto a ieri, su un totale di 19.602 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti è oggi del 12,7%, rispetto al 20,3% di ieri.

Prosegue l’attività di controllo e prevenzione: dei nuovi contagiati, 1.114 sono asintomatici individuati nell’ambito delle attività di contact tracing e screening regionali. Complessivamente, tra i nuovi positivi 380 erano già in isolamento al momento dell’esecuzione del tampone e 592 sono stati individuati all’interno di focolai già noti.

L’età media dei nuovi positivi di oggi è 45,3 anni.

Su 1.114 asintomatici, 558 sono stati individuati grazie all’attività di contact tracing, 82 attraverso i test per le categorie a rischio introdotti dalla Regione, 22 con gli screening sierologici, 9 tramite i test pre-ricovero. Per 443 casi è ancora in corso l’indagine epidemiologica.

La situazione dei contagi nelle province dell’Emilia-Romagna vede Modena con 547 nuovi casi e Reggio Emilia con 360, a seguire Bologna (273), Piacenza (263), Parma (239), Rimini (214), Ravenna (173), Ferrara (169). Poi Forlì (116), Cesena (80) e Imola con 67 casi.

Questi, dunque, i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

È inoltre disponibile il report periodico sull’andamento della pandemia in Emilia-Romagna: per la prima volta da fine settembre, il dato sui contagi rilevati ogni cinque giorni mostra una flessione, con 11.998 nuovi casi dal 17 al 21 novembre rispetto ai 12.783 dal 12 al 16 novembre. Il report completo al link: https://bit.ly/396xTKO.

Nelle ultime 24 ore sono stati effettuati 19.602 tamponi, per un totale di 2.021.756. A questi si aggiungono anche 2.756 test sierologici.

I casi attivi, cioè il numero di malati effettivi, a oggi sono 71.344 (1.967 in più di ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 68.378 (+1.987 rispetto a ieri), il 95,8% del totale dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano 55 nuovi decessi: 12 in provincia di Modena (due uomini di 77 e 97 anni, oltre a un minorenne con importanti pluripatologie associate; 9 donne rispettivamente di 71, 82, 86 anni, due di 89, e le rimanenti di 90, 94, 95 e 100 anni), 11 in quella di Ravenna (7 uomini di 73, 76, 79 anni, due di 86, uno di 87 e uno di 89 anni; 4 donne di 76, 80, 87 e 93 anni), 8 in quella di Reggio Emilia (3 uomini, di 86, 88 e 91anni, e 5 donne di 79, 86, 90, 91 e 100 anni); 8 in provincia di Piacenza (4 uomini rispettivamente di 69, 72, 82 e 89 anni, e 4 donne di 67, 81, 88 e 99 anni); 6 in quella di Rimini (2 uomini di 81 e 91 anni e4 donne, una di 75, due di 93 anni, e una di 95 anni), 3 in quella di Bologna (tutti uomini, rispettivamente di 92, 96, 97 anni),3 in quella di Ferrara (due uomini di 65 e 83 anni, e una donna di 81), 2 in quella di Parma (entrambi uomini di 79 e 85 anni), 2 a Forlì-Cesena (un uomo di 94 e una donna di 69 anni, entrambi a Cesena). Dall’inizio dell’epidemia di Coronavirus, in Emilia-Romagna i decessi sono complessivamente 5.439.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 243 (-5 rispetto a ieri), 2.723 quelli in altri reparti Covid (-15).

Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti:12 a Piacenza (-1 rispetto a ieri), 12 a Parma (-1 rispetto a ieri), 30 a Reggio Emilia (numero invariato da ieri), 64 a Modena (invariato), 57 a Bologna (-1), 5 a Imola (+1), 18 a Ferrara (-1),12 a Ravenna (-3), 6 a Forlì (dato invariato), 1 a Cesena (invariato) e 26 a Rimini (+1).

Le persone complessivamente guarite salgono a 33.788 (+479 rispetto a ieri).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 11.610 a Piacenza (+263 rispetto a ieri, di cui 92 sintomatici), 9.470 a Parma (+239, di cui 167 sintomatici), 16.077 a Reggio Emilia (+360, di cui 247 sintomatici), 20.178 a Modena (+547, di cui 324 sintomatici), 21.665 a Bologna (+273, di cui 148 sintomatici), 2.864 casi a Imola (+67, di cui 16 sintomatici), 5.364 a Ferrara (+169, di cui 22 sintomatici), 6.925 a Ravenna (+173, di cui 110 sintomatici), 4.116 a Forlì (+116, di cui 83 sintomatici), 3.435 a Cesena (+80, di cui 61 sintomatici) e 8.867 a Rimini (+214, di cui 117 sintomatici).

Beni culturali. In Emilia-Romagna si apre una nuova stagione

Beni culturali. In Emilia-Romagna si apre una nuova stagione: le funzioni dell’Ibacn passano direttamente alla Regione. L’assessore Felicori: “Un cambiamento innovativo che parte dal grande lavoro svolto in questi anni dall’Istituto beni artistici, culturali e naturali e necessario per un assetto istituzionale e organizzativo che ci aiuti a valorizzare sempre di più un patrimonio fondamentale”

Via libera dell’Assemblea legislativa al progetto di legge della Giunta: in 19 articoli la transizione e l’istituzione di un Comitato scientifico per il patrimonio culturale. Il nuovo assetto si avvarrà delle professionalità dell’Ente, il personale Ibacn riassegnato alla Regione. Anche l’attuazione della legge regionale per la salvaguardia e valorizzazione dei dialetti dell’Emilia-Romagna torna in capo alla Giunta regionale. Il nuovo scenario dal prossimo 1^ gennaio

Bologna – Si apre una nuova stagione per i beni culturali in Emilia-Romagna, patrimonio sempre più da valorizzare. Dal prossimo 1^ gennaio, infatti, le funzioni regionali passeranno dall’Istituto beni artistici, culturali e naturali direttamente alla Regione, con l’obiettivo di rafforzare il lavoro avviato e consolidato in tutti questi anni dall’Ibacn.
E’ quanto prevede la legge regionale, presentata dalla Giunta, approvata oggi all’unanimità dall’Assemblea legislativa.

Sempre dal 1^ gennaio, la Regione acquisirà anche le proprietà e le risorse strumentali, e il personale dipendente in forza all’istituto verrà riassegnato alla Regione stessa. E’ previsto che gli organi dell’Istituto decadano dai loro incarichi, a eccezione del Revisore unico.

“Era indispensabile un assetto più funzionale dal punto di vista istituzionale e organizzativo, basato sull’esercizio diretto delle funzioni da parte della Regione- ha spiegato l’assessore alla Cultura e Paesaggio, Mauro Felicori nel suo intervento in Aula-. L’Ente ha visto nel tempo accrescere le proprie funzioni, che hanno giustificato originariamente l’autonomia non solo culturale ma anche statutaria dell’Istituto, ma negli anni esse hanno inevitabilmente modificato il loro peso e rilievo. Inoltre, le funzioni provinciali in materia di beni e attività culturali sono state riportate in capo alla Regione”.

“Da qui la necessità di ricondurre le attività dell’Ente in seno all’amministrazione regionale- chiude Felicori- utilizzando il personale e l’importante esperienza maturata dall’Istituto, che hanno assicurato negli anni supporto e servizi al governo regionale, al territorio e agli enti locali. Dunque, un cambiamento innovativo che parte dal grande lavoro svolto in questi anni dall’Istituto beni artistici, culturali e naturali. Ringrazio il presidente dell’Ibacn, Roberto Balzani, che ha accompagnato questo percorso con anche tanti buoni consigli, il Comitato di indirizzo e tutti i dipendenti, la cui professionalità continuerà a essere preziosa”.

La storia dell’Ibacn

L’Ibacn, allora Ibc, fu costituito dalla Regione nel 1974 quale ente pubblico regionale dotato di autonomia, di una propria personalità giuridica, diretto da un Presidente e un Consiglio di Indirizzo, col principale obiettivo di provvedere al censimento dei beni artistici culturali e naturali, costituendo un inventario regionale in collaborazione con Province e Comuni. Nel 1983 fu istituita, in seno all’Ente, la Soprintendenza per i beni librari e documentari. Nel 1995, all’Ibacn furono attribuite le funzioni amministrative di competenza regionale relative alla materia “musei e biblioteche di Enti locali”. In seguito, sono stati affidati all’Istituto nuovi importanti compiti amministrativi, mantenendo in capo alla Regione solamente l’approvazione della programmazione pluriennale in materia di musei, archivi e biblioteche, dei relativi piani annuali di intervento, nonché degli standard di qualità per i servizi culturali, sulla base delle proposte dell’Istituto.

I contenuti della riforma

Con la legge, di 19 articoli, la Regione riprende la Convenzione di Faro, recentemente ratificata dal Parlamento italiano, per promuo­vere una comprensione più ampia del patrimonio culturale e del suo rapporto con le comunità.
La Regione assume le funzioni già assegnate all’Ibacn nel settore del patrimonio culturale materiale e immateriale del territorio regionale, ossia dell’insieme dei beni artistici, culturali, architettonici, naturali e paesaggistici e, più in generale, delle risorse ereditate dal passato che le comunità regionali identificano come riflesso ed espressione dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni.

In particolare, realizzerà attività conoscitiva e di ricerca, per la valorizzazione e la conservazione e la promozione del patrimonio culturale, gestendo inoltre l’inventario regionale. Promuoverà interventi di conservazione, restauro, manutenzione e valorizzazione; metterà a disposizione del pubblico, anche attraverso una biblioteca specializzata e una fototeca, la documentazione scritta, iconografica, cartografica, audiovisiva e multimediale, consentendo la consultazione delle banche dati relative al patrimonio culturale; realizzerà iniziative espositive e progetti con particolare riguardo all’educazione e alla sensibilizzazione della cittadinanza e delle giovani generazioni.
In materia di biblioteche, archivi storici, musei e beni culturali la Regione potrà attuare interventi diretti, stipulare accordi o convenzioni con soggetti pubblici e privati, acquistare e concorrere all’acquisto di beni, fondi, raccolte e collezioni di valore artistico. La Regione potrà tra l’altro definire la costruzione, ristrutturazione e restauro di edifici adibiti (o da adibire) a sedi di istituti culturali; la costituzione e lo scambio di banche dati e sistemi informativi per biblioteche, archivi e biblioteche; interventi per l’incremento, catalogazione, digitalizzazione e restauro del patrimonio culturale; la promozione del libro e della lettura; il restauro di sedi bibliotecarie, museali o archivistiche.

Un Comitato scientifico per il patrimonio culturale, istituito dalla Giunta e composto dalle migliori competenze del territorio, avrà il compito di qualificare le politiche regionali sulla relativa materia.
Anche l’attuazione della legge regionale per la salvaguardia e valorizzazione dei dialetti dell’Emilia-Romagna torna in capo alla Giunta regionale, che potrà quindi assegnare incarichi per studi e ricerche, stipulare accordi o convenzioni con università, centri di documentazione e ricerca pubblici o privati, concedere contributi per progetti in relazione al tema, istituire e assegnare premi per le tesi di laurea e di dottorato, in continuità con quanto già realizzato dall’Ibacn.

Comunicato Regione: Università. Consulta regionale degli studenti: eletti il nuovo presidente e vicepresidente.

Università. Consulta regionale degli studenti: eletti il nuovo presidente e vicepresidente. L’assessore Salomoni: “Grazie a chi vi ha preceduto per il lavoro svolto, a voi congratulazioni e auguri. Attraversiamo un periodo difficile, ma senso di responsabilità e voglia di confrontarsi prevarranno e porteranno buoni risultati”

É l’organismo, istituito dalla legge regionale 15/2007, che garantisce il coinvolgimento e l’effettiva partecipazione degli universitari dell’Emilia-Romagna alla realizzazione degli interventi e dei servizi

Bologna – Un nuovo presidente, e vicepresidente, per la Consulta regionale degli studenti, l’organismo che garantisce il coinvolgimento e l’effettiva partecipazione di chi studia negli Atenei dell’Emilia-Romagna alla realizzazione degli interventi e dei servizi. Si tratta rispettivamente di Andrea Giua (Università di Bologna) e Raffaele Marra (è la prima volta che viene eletto uno studente rappresentante delle Istituzioni dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica).

Giua e Marra sono stati eletti, con modalità telematica, in seguito al termine del mandato del presidente uscente, Andrea Berselli.

“Desidero innanzitutto ringraziare Andrea Berselli per il prezioso lavoro svolto sinora e porgere ai nuovi eletti le mie congratulazioni e i migliori auguri di buon lavoro- sottolinea Paola Salomoni, assessore regionale alla Scuola e Università-. Attraversiamo un periodo difficile e complesso per il mondo dell’istruzione, compreso quello accademico, e tutte le Università con l’emergenza Coronavirus hanno dovuto misurarsi con cambiamenti tecnologici e organizzativi significativi. I temi da affrontare e condividere, dunque, sono tanti e importanti. Sono sicura però- conclude l’assessore- che il senso di responsabilità e la voglia di collaborare e confrontarsi porterà a buoni risultati”.

Come stabilito dalla legge regionale 15 del 2007, che l’ha istituita, la Consulta è nominata dal presidente della Regione ed è composta da studenti rappresentanti designati dai Consigli degli studenti delle Università dell’Emilia-Romagna. Nello specifico, al suo interno ci sono sette studenti dell’Università di Bologna (con una rappresentanza anche dei poli universitari della Romagna), quattro dell’Università di Parma, tre dell’Università di Ferrara, tre dell’Università di Modena e Reggio Emilia, due dei poli del PoliMi e di UniCatt della sede di Piacenza e due degli Afam (Alta formazione artistica, musicale e coreutica). La composizione aggiornata è contenuta nel Decreto del presidente della Giunta regionale n. 196 del 13/12/2019.

I membri della Consulta durano in carica due anni e decadono qualora venga meno il requisito dell’appartenenza a uno degli organismi che li designano. Possono essere rinnovati una sola volta. La Consulta, che elegge al proprio interno il presidente, svolge una serie di funzioni, tra cui esprimere parere obbligatorio e formulare proposte in merito al piano regionale degli interventi e dei servizi per il diritto allo studio universitario e acquisire dall’Azienda regionale per il diritto agli studi superiori (Er.Go) dati e informazioni utili per la formulazione di valutazioni e proposte migliorative della qualità dei servizi offerti.

“Chiusura stazioni sciistiche colpo da ko per l’economia montana. Bonaccini si attivi e induca governo a fare passo indietro

Da: Lega Emilia-Romagna

CORNO ALLE SCALE, FACCI (LEGA ER): “CHIUSURA STAZIONI SCIISTICHE COLPO DA KO PER L’ECONOMIA MONTANA. BONACCINI SI ATTIVI E INDUCA GOVERNO A FARE PASSO INDIETRO”

BOLOGNA, 24 NOV – “Il governatore Stefano Bonaccini ascolti le associazioni di categoria del settore sciistico e si attivi, anche qualità di presidente della Conferenza Stato-Regioni, affinché il suo governo faccia un passo indietro rispetto alla decisione ipotizzata di chiudere gli impianti sciistici”. E’ quanto chiede il consigliere regionale della Lega ER, Michele Facci, per il quale “un’eventuale chiusura, tanto più nel periodo natalizio, delle strutture di risalita sortirebbe come effetto il definitivo colpo da KO all’economia della montagna, già duramente colpita e penalizzata dai provvedimenti dello scorso marzo”.

“Il turismo bianco – spiega l’esponente leghista – rappresenta infatti una fonte di sostentamento fondamentale per migliaia di famiglie in tutta la regione, tra imprese direttamente coinvolte e tutto il settore dell’indotto, così come denunciato sia da Ascom che da Anef (Associazione nazionale esercenti funiviari), che evidenziano come “qualora chiudessero gli impianti, chiuderanno anche gli alberghi e l’economia in questi paesi si fermerà”.

Tra l’altro, stiamo parlando di un’attività sportiva che si svolge all’aria aperta che può essere efficacemente programmata e organizzata mediante linee guida rispettose delle necessarie misure di prevenzione sanitaria.

“La stazione bolognese del Corno alle Scale, alla stregua delle altre stazioni sciistiche, regionali e nazionali, deve quindi poter riaprire regolarmente non appena le condizioni meteorologiche lo consentiranno, ed è compito della Regione Emilia-Romagna adoperarsi fino in fondo perchè ciò avvenga senza impedimenti” conclude Facci.

L’ “antinaomismo” è sterile e controproducente : opposizione svegliati!

Non sono un’estimatrice di “Naomo”, ma trovo miope voler attaccare la giunta per i precedenti giudiziari di Lodi. Un conto è dare una notizia (come fa la stampa) che sarà giudicata dalla cittadinanza, un altro conto è fare dell'”anti-naomismo” una bandiera o un cavallo di battaglia.
In questo modo si rischia di condurre una battaglia sterile, come accadde quando la sinistra attaccava Berlusconi per i suoi guai giudiziari. Con il risultato che si è visto.
E con il rischio,poi, di innescare una polemica fuorviante, sentendosi rispondere che non è onorevole neppure avere esponenti ferraresi del PD che hanno causato danni alle pubbliche finanze e sono stati condannati per danno erariale,pur essendo tuttora sulla breccia.
Già l’ha detto e scritto Davide Bertolasi (inascoltato) : l’antileghismo fine a se stesso non porta da nessuna parte. Anzi, è controproducente come lo fu l’antiberlusconismo.
Essere “anti” può essere giusto ma serve a poco. Occorre attaccare la giunta per quello che fa di sbagliato e – soprattutto – per quello che non fa, ma soprattutto occorre sostanziare la propria azione con una visione di ampio respiro, con idee forti e convincenti di cui non c’è traccia. Provate a fermare a caso un ferrarese e chiedetegli se conosce le idee con cui l’opposizione si propone di tornare al governo della città. Forse uno su cento balbetterà qualcosa.
Finchè il fulcro della battaglia saranno i precedenti giudiziari di una figura minore come Lodi, gli “sconvolgimenti” per un concerto o gli attacchi alla Kusiak perchè si fa chiamare “assessore” anzichè “assessora”, i cittadini non saranno certo invogliati a seguire un dibattico politico così misero.
Occorre combattere battaglie vere, non scaramucce di quart’ordine!
Oppure rassegnarsi a vivere all’opposizione,in attesa di scoprire che Naomo, da bambino, ha rubato pure la merenda a un compagno di classe e aspettando che Zamorani segnali la cosa al Ministro dell’Interno,al Papa, alla NATO e all’ONU.
A volte mi sembra che il leader vero dell’opposizione ferrarese sia un certo Tafazzi…

Gianni Artioli

Un calendario dell’Associazione La Scuola contro il femminicidio

“Sei più Forte di quello che credi” – Un calendario per dire no alla violenza sulle donne

L’Associazione di Promozione Sociale “LA SCUOLA” di Montalbano, partendo da un’idea di Lucia Conti e grazie alla creatività e all’impegno dei soci Giovanni Corazza e Gianfranco Ganzaroli, ha realizzato e prodotto un calendario sul tema del Femminicidio.

Il Progetto si propone di andare al di là di una semplice campagna di informazione del fenomeno della violenza sulle donne, dando vita a un sistema di reti applicabile in maniera permanente anche a scopo di prevenzione, con il coinvolgimento delle associazioni già attive da tempo nell’affrontare queste situazioni, delle forze sociali, alle istituzionali private e di volontariato, a cui saranno devoluti gli utili dell’iniziativa.

Per raggiungere questi obiettivi è stato realizzato un calendario di immagini, dove non vengono rappresentate scene di violenza, ma semplicemente donne accompagnate dal colore rosso, quale simbolo del sangue versato nei – purtroppo ancora numerosi – casi di maltrattamento.

L’obiettivo è quello di sensibilizzare le persone sul fenomeno della violenza sulle donne e al contempo aiutare le parti coinvolte a non sentirsi abbandonate, a ritrovare fiducia e autostima, con l’aiuto e il coinvolgimento delle associazioni già attive nell’affrontare queste complesse situazioni.

Il nostro grazie va al Comune di Ferrara, che ha patrocinato e sostenuto questa iniziativa, un ringraziamento particolare alla sensibilità dell’Assessorato alle Pari opportunità, attraverso il coinvolgimento diretto dell’Assessore Dorota Kusiak e al notevole impegno di Paola Peruffo, Presidente della Commissione Pari opportunità.

Gli utili ricavati dalla distribuzione al pubblico del calendario saranno devoluti, dalla nostra Associazione all’Unione Donne Italiane e al CDS Cultura, di Ferrara.

Siamo state amate e odiate, adorate e rinnegate, baciate e uccise, solo perché donne. (Alda Merini)

Torna all’Einaudi “ApertaMente: ‘l’officina del sapere’”

Da: Roberto Paltrinieri

Il programma degli appuntamenti per la settima edizione dell’iniziativa

Per il settimo anno consecutivo ritorna all’ “Einaudi” di Ferrara il progetto “ApertaMente: l’officina del sapere” con un ricco calendario di conferenze a favore degli studenti e delle studentesse di questo Istituto. Rispetto allo scorso anno, gli incontri si terranno in gran parte in modalità online al fine di ottemperare alle misure di sicurezza previste dall’emergenza sanitaria che stiamo vivendo. I temi che saranno trattati negli incontri coprono una vasta gamma dello scibile umano: dalla letteratura alla storia, dal diritto alla scienza. A parlarne, in modo agile e divulgativo, saranno esperti, docenti universitari e ricercatori che si avvicenderanno lungo tutto il corso dell’anno scolastico e si confronteranno con gli studenti, lasciando ampio spazio al dibattito.
Di migrazioni parlerà il primo degli eventi previsto il 4 dicembre. Si tratta di un convegno organizzato dall’Istituto “Bachelet” di Ferrara, in collaborazione con Cies Ferrara, Voci del Silenzio e Associazione Cittadini del Mondo, a cui l’Istituto “Einaudi” ha aderito, nella consapevolezza dell’importanza di questo tema in un Paese come il nostro che si trova proprio sulla rotta dei flussi migratori dell’Africa e del Medioriente. Alla tematica interculturale è dedicata anche la terza conferenza del ciclo, che si terrà lunedì 21 dicembre e che è intitolata “De ‘la mia Africa’ e di altri territori: quello che non sappiamo del cosiddetto ’Terzo mondo’”. La conferenza sarà tenuta da Giulia Sgarbi, una giovane e libera viaggiatrice sulle ‘strade del pianeta’, che da diversi anni è impegnata in progetti di collaborazione con il Continente africano. Sempre a dicembre, l’“Einaudi” ospiterà il dott. Michele Franchi, specialista in igiene e medicina preventiva del Dipartimento di Scienze mediche dell’Università di Ferrara, che terrà un incontro dedicato all’emergenza Covid e alle misure attraverso cui contenere il contagio e la diffusione del virus. Sempre il Covid, ma analizzato dal punto di vista delle sue conseguenze sociali ed economiche, sarà oggetto, in febbraio, del sesto evento di ApertaMente intitolato “Povertà e diseguaglianze: l’effetto Covid nel territorio ferrarese”, di cui parlerà Emiliano Sandri, giovane studente universitario e membro del Centro ricerche Documentazione Studi economico-sociali di Ferrara.
Ad aprire il nuovo anno 2021 sarà un incontro con Cesare Moisè Finzi che, lunedì 25 gennaio, racconterà agli studenti dell’Einaudi la sua esperienza personale durante gli anni del fascismo e, in particolare, entrerà nel merito delle vicende che hanno accompagnato la sua espulsione dalla scuola pubblica, nel 1938, come conseguenza dell’entrata in vigore delle leggi razziali. Sono già diverse volte che l’Istituto Einaudi ospita Cesare Moisè Finzi, la cui testimonianza rappresenta una fonte di storia orale ancora oggi importantissima nella ricostruzione della storia del periodo fascista. Il secondo appuntamento dell’anno nuovo, martedì 9 febbraio, verterà su un argomento posto all’intreccio tra il Diritto e il discorso sulle pari opportunità e vedrà la partecipazione della ricercatrice ferrarese Maria Giulia Bernardini, che parlerà della posizione e del ruolo della donna nella Costituzione della Repubblica italiana. Martedì 23 febbraio l’Istituto “Einaudi” ha organizzato invece un meeting dei “Fridays for future” di Ferrara che, coerentemente con il loro progetto, affronteranno un tema dedicato all’ambiente e all’inquinamento, concentrandosi in particolare sul problema della plastica e della sua diffusione nel mondo.
Il penultimo incontro del ciclo propone un convegno su Giorgio Bassani, nel quale interverranno Paola Bassani, figlia dello scrittore e Presidente della Fondazione Bassani, insieme ad Antonella Guarnieri, direttrice del Museo del Risorgimento e della Resistenza, e a Fabiana Garofalo, studiosa della sua opera letteraria. Il convegno si terrà il giorno 4 marzo, durante la giornata di commemorazione di Giorgio Bassani.
“ApertaMente: l’officina del sapere” si concluderà martedì 23 marzo con una conferenza tenuta dall’Associazione Amici della Biblioteca di Ferrara, che proporrà agli studenti dell’“Einaudi” una riflessione sul ruolo odierno delle biblioteche pubbliche come luogo di incontro e socializzazione e come fattore essenziale nella promozione di una comunità aperta, consapevole e solidale.
Con questa ricca offerta culturale la storica scuola “Einaudi”, diretta dalla Dirigente Marianna Fornasiero, conferma così la propria vocazione di polo culturale al servizio degli studenti, del territorio e della cittadinanza ferrarese.

Chi lavora in Progetti Pensanti è convinto che un oggetto debba essere sempre di più di ciò che mostra.

Da:Confcooperative Ferrara

Si chiama “Progetti Pensanti”, nasce dall’incontro dell’Azienda Settefili Cashmere e la Cooperativa sociale Azioni di Ferrara, ed è molto di più di uno spazio creativo. Chi lavora in Progetti Pensanti è convinto che un oggetto debba essere sempre di più di ciò che mostra.

Può un oggetto cambiare la nostra vita?
Forse potremmo chiederlo alle ragazze delle comunità Azioni oppure a Elena Manini, imprenditrice nel campo della maglieria di lusso. Le loro vite si incontrano qui a Ferrara nella convinzione che il valore di un oggetto sia non solo nella sua bellezza o utilità, ma nei sogni di chi lo produce. 

Progetti Pensanti nasce dall’incontro tra l’azienda Settefili Cashmere e la cooperativa sociale Azioni aderente a Confcooperative Ferrara. I suoi prodotti sono interamente fatti a mano, il ricavato andrà a sostenere la formazione professionale delle ragazze ospiti, alcune con i propri bambini, della comunità.

Chi lavora in Progetti Pensanti è convinto che un oggetto debba essere sempre qualcosa di più di ciò che mostra. Un oggetto, come le borse disegnate da Elena e Patrizia, può contenere tante storie diverse, e proprio come i suoi tagli e le sue cuciture, può contribuire a riparare un lembo, anche solo una piccolissima parte di mondo ferito, quello di chi ci ha creduto e quello di chi ha contribuito a realizzarlo.

All’interno della cooperativa Azioni ora c’è uno spazio nuovo, colorato e creativo con macchine da cucire, tavoli e materiali, dove questo progetto pian piano prende forma. Vengono insegnate le procedure di lavorazione e creati nuovi modelli. “Ogni giorno, attraverso piccoli e a volte grandi passi, sono emerse peculiarità e predisposizioni. Tra debolezze e fragilità ognuno ha cominciato ad avere fiducia” ci dicono Sandra e Luisa fondatrici della cooperativa per dare accoglienze a donne con i loro figli, e Patrizia Cavallini ed Elena Manini che – tutte insieme – hanno concepito il progetto.

“Il 25 novembre, giornata dedicata all’anniversario internazionale contro la violenza sulle donne, ci è sembrato il momento giusto per portare, attraverso i nostri manufatti questa esperienza all’attenzione di altri”.

Le borse saranno in vendita da domani, 25 novembre 2020.
Ogni creazione unica e numerata, dotata di un certificato di autenticità intestato alla cliente. I proventi del progetto saranno utilizzati per la formazione professionale delle mamme della comunità.

Durante il lockdown in Emilia-Romagna più che raddoppiate le chiamate al 1522 per denunciare abusi e maltrattamenti.

Lori: “L’emergenza sanitaria ha acuito fragilità e problemi e ci deve spronare ad un ulteriore impegno nel contrasto alla violenza. Partendo dalla qualità del lavoro femminile”. Petitti: “Le donne non sono sole, in regione una rete di assistenza e protezione che può accompagnarle fuori dal tunnel”

Nel periodo marzo-giugno 2020, da Rimini a Piacenza 804 telefonate al numero verde contro le 365 dello stesso trimestre 2019. I casi di violenze domestiche e stalking accertati sono stati 377: più del doppio dello scorso anno. E in Italia calano gli omicidi, ma cresce l’incidenza delle vittime di sesso femminile. Il sostegno della Regione ai centri antiviolenza: nel 2020 risorse per 2,7 milioni di euro. I dati dell’Osservatorio regionale.
L’emergenza Covid ha fin da subito messo in evidenza i rischi a cui sono esposte le donne vittime di violenza, in particolare nei contesti domestici. In Emilia-Romagna le chiamate al numero verde 1522 sono più che raddoppiate, passando dai 365 casi del periodo marzo-giugno del 2019 agli 804 dello stesso periodo di quest’anno. Mentre nei primi sei mesi dell’anno è cresciuto del 5% (il dato si riferisce a tutto il territorio nazionale) il numero di donne uccise, pur a fronte di un calo generalizzato degli omicidi.

Il documento – presentato dall’assessora regionale alle Pari Opportunità Barbara Lori, insieme alla presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna Emma Petitti in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne – si basa sui dati elaborati dall’Osservatorio regionale sulla violenza di genere, raccolti in collaborazione con i Centri antiviolenza per l’anno 2019, con una sezione specifica dedicata all’impatto della pandemia da Coronavirus durante il periodo del lockdown della scorsa primavera.

“L’emergenza sanitaria e la collegata emergenza sociale ed economica – ha sottolineato l’assessora regionale alle Pari opportunità Barbara Lori – hanno acuito fragilità e problemi che ci devono spronare ad un ulteriore impegno nel contrasto alla violenza alle donne. A partire dalle azioni che stiamo realizzando per qualificare il lavoro femminile, indispensabile presupposto di autonomia e di emancipazione da condizioni di assoggettamento fisico e psicologico. L’Emilia-Romagna può contare su una rete di servizi consolidata e su un elevato patrimonio di professionalità. Da qui vogliamo partire per rafforzare ulteriormente la nostra azione per costruire una società più equa e più giusta, in grado di valorizzare le potenzialità di tutti, facendo tesoro di ogni specificità individuale”.

“Anche nella fase emergenziale legata alla pandemia l’Emilia-Romagna ha dimostrato una straordinaria capacità di fare rete nel gestire le criticità legate alla violenza sulle donne che durante i mesi di lockdown, soprattutto tra le mura domestiche, è purtroppo aumentata. In questi anni – ha commentato la presidente dell’Assemblea legislativa Emma Petitti – la nostra Regione ha costruito un sistema di prevenzione e protezione per fronteggiare al meglio le emergenze e sono certa che si continuerà sul percorso tracciato potendo contare su punti di forza come il lavoro di squadra tra enti, le sinergie tra pubblico e privato e la piena collaborazione tra Giunta e Assemblea legislativa. Credo sia altrettanto importante agire sul fronte della prevenzione e invito le donne a denunciare: non siete sole. Esiste, ed è efficientissima, una rete di assistenza e protezione che può accompagnarvi fuori dal tunnel. Troviamo tutti quel coraggio per dire basta alla violenza”.

Se in generale il confinamento forzoso ha determinato una prevedibile flessione delle denunce per i reati riconducibili alla violenza di genere e degli accessi ai centri anti-violenza, è però dunque cresciuto del 5% il numero di donne uccise in Italia nei primi sei mesi del 2020: su 131 vittime, 59 sono state donne contro le 53 del 2019. Il 77% di questi omicidi si è consumato tra le mura di casa. In lieve aumento anche i delitti compiuti da partner o ex partner (da 32 a 36). Dati tanto più allarmanti, se si considera la riduzione registrata nello stesso periodo gennaio-giugno 2020 rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente del numero complessivo di omicidi: -19%.

Violenza domestica e stalking: le richieste di aiuto in Emilia-Romagna

Per quanto riguarda i fenomeni di violenza domestica e stalking, pur mancando rilevazioni statistiche in tempo reale, elementi importanti sono emersi dallo studio condotto dall’Istat sulle chiamate al 1522, il numero verde attivato nel 2013 dal Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con l’obiettivo di offrire un primo supporto alle donne vittime di violenza. Nel periodo marzo-giugno 2020, in piena pandemia, le richieste di aiuto a cui hanno risposto gli operatori sono cresciute in maniera netta. Anche in Emilia-Romagna dovele telefonate sono più che raddoppiate: 804 contro le 365 negli stessi mesi del 2019.

Significativa è stata anche la crescita dei primi contatti avuti sul territorio regionale, pari a 683 nel quadrimestre considerato. Lo scorso anno erano stati 289. Più contenuta invece la frequenza dei contatti successivi al primo: 121 tra marzo e giugno (+45 rispetto al 2019 e +70 rispetto al 2018). Le chiamate riconducibili a casi di violenza o stalking rilevati dal numero verde in Emilia-Romagna sono state 377: più del doppio delle 171 registrate nello stesso periodo dello scorso anno.

Le rilevazioni hanno inoltre riscontrato una concentrazione delle chiamate di notte o mattina presto (+7,4% tra le 21 e le 5 del mattino da marzo a giugno 2020), con una riduzione in concomitanza delle festività (Pasqua e Feste del 25 aprile e 1^ maggio). Elementi che dimostrano come la convivenza forzata riduca la possibilità per le vittime di chiedere aiuto. Un numero consistente di donne che si è rivolto a questo servizio ha chiesto supporto di tipo sociale e psicologico.

L’attività dei Centri antiviolenza e delle Case rifugio durante il lockdown

La difficoltà delle donne durante i mesi più difficili della pandemia è confermata dai dati di accesso – in diminuzione – alla rete dei servizi presenti in Emilia-Romagna. In controtendenza rispetto al 2019 quando 5.662 donne avevano contattato un centro antiviolenza, rispetto alle 4.871 del 2018.

Nei primi 5 mesi del 2020, le donne che si sono rivolte a un Centro antiviolenza sono state 2.134 contro le 2.497 del 2019. Dimezzati in particolare i contatti avuti nel mese di marzo rispetto allo stesso mese dell’anno precedente – da 340 nel 2019 a 184 nel 2020 – e gli ingressi nelle Case rifugio tra gennaio e maggio: da 143 nel 2019 a 76 nel 2020. In calo anche il numero degli accessi, sempre tra gennaio e maggio, ai Centri dedicati al trattamento degli uomini maltrattanti: da 129 a 106.

Una situazione complessa durante la quale i Centri antiviolenza hanno comunque continuato a garantire la loro operatività modificando le modalità di lavoro. Hanno nella maggior parte dei casi attivato nuovi numeri di telefono e potenziato canali di comunicazione facebook e whatsapp, assicurando comunque sempre nei casi di emergenza interventi in presenza.

Un’attività che la Regione ha sostenuto stanziando, ad aprile 2020, oltre 357mila euro per le spese straordinarie dovute all’emergenza sanitaria quali il pagamento di strutture ricettive temporanee per le donne e i figli o l’acquisto di presidi tecnologici (tablet, cellulari, attivazioni di connessioni internet, ecc.) per consentire il contatto tra operatrici e donne.

A queste risorse si sono aggiunte quelle messe a disposizione dal Dipartimento Pari Opportunità con un bando che ha previsto un finanziamento massimo di 15mila euro per ogni Casa rifugio e 2.500 euro per Centro antiviolenza.

La rete dei servizi in Emilia-Romagna: nel 2020 risorse per 2,7 milioni di euro

In Emilia-Romagna sono operativi 21 Centri antiviolenza, 41 Case rifugio e 16 Centri per uomini maltrattanti, di cui 7 pubblici e 9 del privato sociale.
Una rete diffusa sul territorio che la Regione sostiene con quasi 2,7 milioni di euro (2.694.567,75), risorse stanziate per il 2020 dal Dipartimento nazionale Pari opportunità. Di queste circa 1 milione di euro sono stati utilizzati per il funzionamento dei Centri antiviolenza e altrettanti per le Case rifugio; 658 mila euro sono stati assegnati per finanziare interventi per promuovere l’autonomia abitativa delle donne in percorso, mentre 50 mila euro sono andati ai Centri pubblici per uomini maltrattanti.

Nel 2019 le donne che hanno contattato un centro antiviolenza per ricevere attività di sostegno e di consulenza sono state 5.662 (nel 2018 erano state 4.871).Per quanto riguarda le Case rifugio – strutture a indirizzo segreto o riservato, che forniscono gratuitamente un alloggio sicuro a donne vittime di violenza, con o senza figli – nel 2019 i pernottamenti totali sono stati 54.652 contro i 41.903 dell’anno precedente. Infine nel 2019 sono stati 370 gli uomini in percorso presso un Centro per uomini maltrattanti. Erano 249 nel 2018.

Microfestival delle storie. Venerdì 27 novembre alle 21
Il romanzo “Le cose da salvare” di Ilaria Rossetti

Con Ilaria Rossetti, premio Campiello giovani nel 2007 e vincitrice della quarta edizione del premio nazionale di letteratura Neri Pozza nel 2019, si conclude la programmazione di novembre del Microfestival delle storie di Polesella. Venerdì 27 novembre alle 21, in diretta dalla pagina facebook del Microfestival e del quotidiano Ferraraitalia, la scrittrice presenta il romanzo Le cose da salvare (Neri Pozza), intervistata da Riccarda Dalbuoni.

Crolla un ponte, i palazzi devono essere abbandonati, c’è poco tempo per decidere cosa salvare dalle case e dalle vite delle persone in fuga. Gabriele Maestrale non se ne va, rimane a vivere in un palazzo affacciato sul ponte spezzato. La giovane giornalista Petra cercherà di capire e raccontare la storia di un uomo che non è riuscito a salvarsi.

Per informazioni: microfestivaldellestorie@gmail.com, messenger: microfestival delle storie.

Bergamini (Lega-ER): «Risarcimenti per le avversità che hanno colpito le aziende agricole»

Da:Bergamini Fabio

BERGAMINI (LEGA E-R): «RISARCIMENTI PER LE AVVERSITA’ CHE HANNO COLPITO LE AZIENDE AGRICOLE: STANZIATO UN MISERO 30%, MENTRE IL RESTO NON SI SA QUANDO ARRIVERA’»
FERRARA, 24 Nov. – «Per le aziende agricole si profila l’ennesima beffa, con un contributo pubblico rimborsato solo del 30% per le avversità del 2020, in un periodo dell’anno in cui di solito veniva rimborsato il 70% delle spese assicurative per i prodotti agricoli. Il resto non si sa quando arriverà, visto che i fondi per gli agricoltori sono finiti!». Il consigliere regionale della Lega, Fabio Bergamini, non nasconde il proprio disappunto per l’ennesimo torto perpetrato nei confronti del mondo agricolo. Il problema riguarda le polizze assicurative per quanto concerne la parte agevolata da contributo (70%) per il quale, al momento, viene erogato solo il 30%, mentre la parte restante dovrebbe essere disponibile all’inizio del prossimo anno, ovvero quando verranno predisposte le pratiche per la stragrande maggioranza delle aziende. Diverse decine sono quelle interessate dal problema, in provincia di Ferrara. «Il meccanismo dei risarcimenti per i danni subiti a causa delle varie avversità (problemi fitosanitari, piuttosto che gelate o grandinate) va totalmente cambiato – secondo Bergamini – e ci occuperemo di proporre le adeguate contromisure. Quello che davvero non va, in questo caso, è che gli agricoltori assicurano in maniera scrupolosa i propri beni e i raccolti, affidandosi a professionisti per la redazione del Pai (il Piano assicurativo individuale), attraverso meccanismi cervellotici per il calcolo della polizza assicurativa. Dopo questo aggravio di burocrazia e i danni subiti – dice Bergamini – arriva anche la doccia fredda: attualmente, sappiamo che la liquidazione del premio per il 2020 verrà versato per il 30% della quota ammissibile. Non c’è modo di capire quando arriverà il restante 40% (del 70% del rimborso) e, davvero, questo è un affronto per un settore che versa in grande difficoltà tra fitopatologie ed eventi climatici avversi che minacciano le colture e la sopravvivenza delle aziende del settore primario».

La crisi del settore Moda: lockdown e chiusure hanno effetti a lungo termine, e Ferrara ne soffre più di altri territori.

Da: Stefano Ravioli, Cna Ferrara

Una situazione difficilissima quella del settore moda che a Ferrara, territorio con numerose imprese di subfornitura e produzione, si fa sentire ancor più che altrove. E’ quanto emerge dalle voci degli imprenditori che abbiamo raccolto in questa breve rassegna.

“Il sistema della moda opera con ritmi stagionali e questo produce effetti che non si possono ignorare. Un capo invenduto oggi, tra due mesi è obsoleto e non riproponibile. D’altra parte, i capi che oggi si trovano nelle vetrine dei negozi sono stati acquistati dalle imprese di produzione otto-nove mesi fa”. Marco Felloni è titolare di Ma.Ni., azienda di creazione e produzione di abbigliamento femminile fondata nel 1989, insieme alla moglie Nicoletta Ruggiero. “Il territorio ferrarese – spiega – è un polo riconosciuto per la qualità della subfornitura tessile-abbigliamento e rifornisce marchi di prima grandezza del settore moda. A causa di lockodown e chiusure subisce riduzioni di fatturato del 40-50%. Le chiusure di ottobre e novembre, ad esempio, fanno sì che i negozi si trovino con tanto invenduto e riducano gli ordini sui capi da acquistare per le prossime stagioni. In pratica, le mancate vendite di oggi producono riduzioni sugli ordini per l’abbigliamento autunno-inverno 2021. Qualcosa di simile è accaduto in primavera-estate. E questo non a Ferrara, a Milano o in Italia, ma in tutta Europa e nel mondo. Il governo dovrebbe tenere ben presenti queste cose, quando programma i ristori e gli indennizzi alle imprese”.

“Tuta la filiera della moda è ferma o ha subito fortissimi rallentamenti – spiega Laura Vallieri, Presidente di Cna Federmoda Ferrara – Bisogna considerare che, accanto alle chiusure imposte ai punti vendita in molte parti d’Italia, sono sospese molte occasioni per indossare abiti di qualità. Si pensi alle cerimonie, ai matrimoni, alle occasioni ufficiali. Tutti momenti motivanti, che attualmente mancano, e inducono a rinviare, se non a cancellare, l’acquisto di capi”.

Situazione molto difficile quindi, in cui è impossibile prevedere cosa accadrà domani: “oggi si naviga a vista – spiega la Presidente Federmoda – Io ho assistito a una riduzione a zero degli ordini per gli abiti da cerimonia, mentre la nuova attività di produzione di abiti realizzati con tessuti naturali sta dando buoni risultati.”

Europa e Stati Uniti fermi, Oriente che va fortissimo: è questo il riassunto della situazione secondo Dino Ragazzini, titolare di Inpell, azienda di Portomaggiore che opera nella subfornitura di cinture di altissima qualità. “I flussi di vendite della moda sono cambiati rapidamente. Se guardo la mia azienda, che produce cinture, durante i mesi del lockdown il fatturato si è ridotto a zero, e quelli sono i mesi in cui normalmente si portano a casa le basi del guadagno annuale. Ora stiamo cercando di recuperare: già chiudere l’anno in pari sarebbe una grandissima vittoria”.

“Queste testimonianze – conclude il Presidente di Cna Ferrara Davide Bellotti – dimostrano che, nell’assegnazione dei Ristori, il criterio dei Codici Ateco utilizzato dal Governo non funziona. È necessario tenere conto dei cali di fatturato subiti da tutte le aziende nel confronto tra il 2019 e il 2020, e lungo tutto l’arco dell’anno, non solo nei mesi del lockdown. Settori fortemente stagionalizzati come la moda dimostrano che solo così si può sperare di dare un aiuto concreto alle aziende”

Violenza donne_”Boom di denunce in Pandemia, noi psicologhe e psicologi ci siamo”

“Libera puoi”. La Commissione delle Pari Opportunità dell’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi della Regione Emilia – Romagna scrive alle donne per incoraggiarle ad uscire dal silenzio e celebrarle domani, 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sul genere femminile. Grazie ad una rete antiviolenza forte e attiva a livello regionale aumentano le denunce da parte delle donne.

24 Novembre, Bologna_ Il valore della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, domani 25 novembre, non sarà uguale a quello degli anni passati. Il 2020 passerà alla storia non soltanto come anno della Pandemia ma anche come momento storico di protezione delle donne che, grazie ad una rete regionale e nazionale antiviolenza, hanno intrapreso un cammino di denuncia.

Il lockdown, imposto come misura di contenimento alla diffusione del COVID19, ha sottoposto le donne a un rischio ancora più alto rispetto ad abusi e maltrattamenti. Da marzo fino a giugno 2020 in Emilia-Romagna, secondo quanto riferito dall’ISTAT, il numero verde 1522 ha registrato oltre 800 richieste di aiuto, protezione o consulenza da parte delle donne, per denunciare atti di violenza o stalking.

La buona notizia è la capacità delle donne di essere più coraggiose grazie anche alla presenza di una rete antiviolenza, di cui gli psicologi e le psicologhe dell’Emilia- Romagna sono parte integrante e attiva.

“Libera puoi, la violenza non è un destino ma è una condizione che ingabbia uomini e donne i cui cancelli possono essere aperti dice lo slogan del Ministero delle Pari Opportunità. USCIRE DAL SILENZIO, parlare della violenza può favorire un percorso verso l’autonomia. Si tratta di un percorso psicologico impegnativo ma possibile”. Sono le parole della Commissione delle Pari Opportunità dell’Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi dell’Emilia-Romagna, che in questa ricorrenza sottolinea l’importanza di spezzare la catena del silenzio.

Nel 2020 le telefonate al numero antiviolenza 1522 sono cresciute del 73%. Il 30,7% delle donne continua a chiedere aiuto per violenza e per stalking. Una su due teme per la propria incolumità.

In compenso la lotta alla violenza non si è mai fermata, ne ha rallentato. I centri antiviolenza, le case rifugio, le Istituzioni, i distretti sanitari (Pronto Soccorso e AUSL) e l’Ordine delle psicologhe e degli psicologi dell’Emilia-Romagna hanno messo in rete interventi di contrasto e prevenzione al fenomeno, dando sostegno alle donne vittime.

“Questa giornata – spiega la Coordinatrice della Commissione Pari Opportunità dell’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna Carmelina Fierro – necessita di un’attenzione particolare e specialistica perché legata all’identità di ciascuna persona e nello specifico dei soggetti coinvolti in una dinamica di violenza che attualmente si manifesta soprattutto nei confronti della donna. Non solo protezione ma anche riprogettazione. La vittima di violenza, danneggiata nella sua integrità personale, necessita di un intervento psicologico mirato che l’accompagni e l’aiuti a riconoscersi ed essere riconosciuta con le proprie caratteristiche, limiti e pregi. Un percorso che diventa indispensabile per conquistare o riconquistare la propria salute psicologica. L’intervento psicologico nell’ambito della violenza significa quindi lavorare per una ristrutturazione del modo di concepire e di pensare se stesse/i in relazione alle altre persone, offrire la possibilità di cambiare la prospettiva della propria esistenza”.

I ragazzi del Covid

da: Ufficio Stampa: Edizioni la Carmelina

È stato pubblicato dal Consorzio Eventi Editoriali il volume I ragazzi del Covid, una raccolta di testimonianze degli operatori sanitari del reparto MIO2 COVID 19 dell’Ospedale di Cona di Ferrara che hanno operato nel periodo di marzo-aprile-maggio.
Il piccolo libro, stampato grazie al contributo di Cristiano Delfini, Global Family Banker di Banca Mediolanum vuole esser un omaggio a tutti gli infermieri e il personale che con la loro immensa umanità e professionalità hanno lavorato e in questa pubblicazione ci raccontano la loro storie. Le testimonianze evidenziano i timori ma anche il grande entusiasmo che hanno caratterizzato una esperienza sicuramente terribile, purtroppo ancora non terminata, ma profondamente formativa dal punto di vista professionale ma soprattutto umano.
Questo libro è correlato da due interventi giornalistici di Silvia Gatti de Il Resto del Carlino e Andrea Musacci de La Voce di Ferrara-Comacchio che già avevano trattato l’argomento durante il periodo del lockdown. Una delle peculiarità del testo – che non sarò in commercio ma disponibile solo presso le biblioteche della provincia oltre ad essere omaggiato ai protagonisti stessi – è quello di essere stato editato come testo per ipovedenti e dislessici utilizzando la versione testuale della British Dyslexia Association.
Gli autori sono Patrizia Ferrari, Maria Grazia Cristofori, Angela Borianelli, Angela D’Antuono, Monica Federici, Giada Ferrioli, Elisa Leotta, Stefania Nuzzo, Elena Satta, Daniela Tortola, Carmela Pietracito e Federico Cecala preceduti da una prefazione di Roberto De Giorgio Direttore MIO-2 / COVID-3.

Rinviato a martedì 1 dicembre, alle ore 17.30 il primo appuntamento di letture online #OGGILEGGOIO

Da: Katia Romagnoli, Comune di Codigoro
L’Amministrazione Comunale è vicina al dolore che ha colpito la famiglia di Massimo Telloli, ex direttore tecnico della N.U.S. Codigorese e si unisce al dolore dei suoi cari e degli amici.
In segno di lutto è stato rinviato a MARTEDI’ 1 DICEMBRE 2020, alle ore 17.30, il primo appuntamento del ciclo di letture online #OGGILEGGOIO. La volontà di creare un momento di aggregazione e di promozione della lettura in questo periodo di gravi difficoltà legate alla pandemia è l’obiettivo che ha ispirato il progetto. I luoghi della cultura sono stati chiusi, a seguito delle disposizioni anti Covid 19 e per tenere acceso un faro sulla biblioteca “Giorgio Bassani”, il Comune di Codigoro ha deciso di promuovere una nuova rassegna letteraria con dirette Facebook. Il primo appuntamento in programma martedì 1 dicembre 2020 sarà incentrato sul dialetto e sulle tradizioni popolari locali. Lauro Beccari, conoscitore esperto del bagaglio culturale locale leggerà alcune “zirudele”, scritte di suo pugno. Chi intende far pervenire spunti, suggerimenti, poesie dialettali, frutto del proprio ingegno, è pregato di spedire una mail all’indirizzo di posta elettronica biblioteca@comune.codigoro.fe.it
Se ci fosse qualcuno, che volesse ricordare con una poesia o con un racconto, la figura di Massimo Telloli, volontario sempre presente e disponibile a far del bene alla comunità, in occasione di numerose iniziative, manifestazioni e sagre, contatti il recapito 3385334223. #OGGILEGGOIO è un progetto sperimentale, che prenderà forma anche grazie ai suggerimenti e alle proposte dei lettori.

Lettera: La goccia che fa traboccare il vaso

Ciao Francesco, buonsera Direttore,
è la prima volta da parecchi anni a questa parte che decido di mettermi al pc ed investire un’oretta del mio tempo – ed uso espressamente un tono economicistico, anche se per ragioni che non sono affatto di questa natura  –   per comunicare la mia indignazione nei confronti di un piccolissimo episodio occorsomi appena un paio di ore fa.

Leggo da tempo immemorabile FerraraItalia. E siccome quello del lettore è un ruolo abbastanza negletto, ci tengo a rivendicarlo.
In un paese come il nostro in cui si legge pochissimo, ma si scrive tantissimo, credo che lo si dovrebbe rivalutare assai. Senza il lettore, cosa ne sarebbe di chi scrive?
Lascio a te le possibili risposte ad una domanda retorica che non sono assolutamente il primo a porsi, ma che difficilmente trova spazio su riviste e quotidiani. Almeno da questa particolare visuale.

Per associazione, arrivo al motivo che mi ha spinto a scriverti.
“Oggi, appena tornato da scuola, svolta in presenza, almeno dalla parte del docente, sento suonare alla porta.
<Posta !> ha risposto in modo deciso al citofono, chi era dall’altra parte.
Senza tentennamenti ho aperto, forte della mia presunta capacità di riconoscere dal tono con cui era stata pronunciata quella magica parola, il poveretto che suo malgrado cerca di intrufolarsi all’interno per sottoporti l’ennesimo contratto di fornitura di energia elettrica, dal postino o da qualche addetto a pubblico servizio.
Dopo una mezz’oretta uscendo, scopro “il misfatto”. Una decina di buste – probabilmente bollette di Hera – gettate malamente a terra, all’interno, esattamente sotto le buchette delle lettere.
Con un ciclopico sforzo della durata di dieci secondi, decido di raccogliere le buste, che rischiavo di calpestare e magari rovinare, e infilarle in corrispondenza dei legittimi proprietari.
La mia non c’era, poiché ho scelto l’invio informatico, per il noto risparmio di carta ed energia.

Per quella strana alchimia che nessuno sa spiegare effettivamente, questa banale situazione di disprezzo delle normali regole di convivenza civile, oltre che di rispetto del proprio lavoro, mi ha provocato una forte indignazione. Qualcuno dirà, degna di miglior causa.
Ma se ci fermiamo a riflettere con più calma, forse concorderemo con questa mia “tirata da pensionato” (anche se ancora non lo sono), che forse scatta per il famoso motivo per cui “una goccia, può far traboccare il vaso”.

Non voglio fare ora un trattato di etica del lavoro od un panegirico di cittadinanza attiva, ma richiamare la centralità di quello che definiamo l’impegno a fare “bene” tutto ciò che siamo chiamati a fare, per lavoro, o per semplice scelta.
Fare “bene” le cose, richiede competenza, ma anche tempo, la risorsa non-rinnovabile per eccellenza, che tante volte sprechiamo senza ritegno.
E citerò il grande Borges, in una delle sue poesie più belle e struggenti: “La cifra”.
Il titolo richiama un ambito che tanti disprezzano, ovvero la matematica, a torto lasciata ai soli matematici. Non sapete cosa vi perdete, ricordo ironicamente ai miei studenti !
Ma torniamo alla citazione, perché ne vale la pena.

La cifra

L’amicizia silente della luna
(cito male Virgilio) ti accompagna
fin da quella smarrita ormai nel tempo
notte o crepuscolo quando i tuoi vaghi
occhi la decifrarono per sempre
in un giardino o cortile che son polvere.
Per sempre? Io so che un giorno qualcheduno
Ti potrà dire veritieramente:
Non tornerai a veder la chiara luna.
Hai consumato già l’inalterabile
Somma di volte che ti dà il destino.
E’ vano aprire tutte le finestre
Del mondo. E’ tardi. Non potrai trovarla.
Viviamo riscoprendo ed obliando
L’abitudine dolce della notte.
Devi guardarla bene. Può essere l’ultima.

(Jorge Louis Borges)

In vena di citazioni, ricorderò anche quello che scrive nel suo mitico “Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta”, Robert Pirsig, a proposito del fare “bene” quello che si deve fare. Se seguiamo Pirsig, il discorso ci porterebbe lontano e non voglio tirarla per le lunghe.
“ …Scoprii la causa dei grippaggi (l’autore si riferisce ovviamente alla riparazione di una moto, ndr) qualche settimana dopo. Nel sistema di distribuzione dell’olio c’era uno spinotto (25 cents) tranciato che ad alta velocità impediva all’olio di arrivare alla testata. Perché ? non posso fare a meno di chiedermi, ed è proprio questa domanda che mi ha spinto a scrivere questo “intermezzo”. …avevano imparato un mestiere e lo eseguivano come degli scimpazè”.

Un lavoro, anche il più banale, come distribuire bollette nelle buchette, dovrebbe essere fatto con scrupolo e competenza. E’ un atteggiamento mentale, prima che fisico. La fretta c’entra e non c’entra, come sottolinea ancora Pirsig. “…lavoravano con un’aria bonacciona, amichevole, accomodante e non coinvolta. (si riferisce a coloro che gli hanno tranciato lo spinotto, ndr)  Sembravano degli spettatori. Era come se fossero capitati lì per caso e qualcun gli avesse messo in mano una chiave inglese. Non si identificavano per niente con il loro mestiere”.

Ora è chiaro che mettere bollette in una buchetta non è una pratica esaltante, ma ancora una volta rischiamo di scambiare la causa per l’effetto.
Mio malgrado, ho forse messo troppa carne al fuoco. E per questo la finisco qui.
Mi sento meglio. Non ho fatto nulla di importante, anzi egoisticamente ho approfittato di questa lettera per mettere in fila i miei pensieri, capire la ragione della mia indignazione e scoprire perché, raccogliendo quelle buste per terra, pensavo di lanciare un nuovo movimento “quelli che vogliono fare bene il proprio lavoro e pretendono altrettanto dagli altri”.

Una cosa banale. E poi forse come movimento non avrebbe molto successo. Quindi se riterrai queste note degne di essere condivise, pubblicale tranquillamente nella forma che ti sembrerà più opportuna. Da parte mia, comunque grazie per la pazienza e buon lavoro per tutto.”

Alberto Poggi

“Tutta un’altra storia”: al via la web series Cna contro la violenza sulle donne

Stefano Ravaioli,Cna Ferrara

Una web series in prima visione video su Internet per celebrare la Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne. E’ questo il nuovo progetto ideato da Cna Impresa Donna che vedrà la luce il prossimo 25 novembre, quando andrà in prima visione online, alle ore 18.00, sui canali social di Cna Ferrara (in particolare Facebook e Youtube).

“Tutta un’altra storia” è il titolo della serie, che avrà cadenza settimanale e vedrà protagoniste le imprenditrici di Cna in veste di narratrici.

“Ogni puntata della serie – spiega Jessica Morelli, imprenditrice e Presidente di Cna Impresa Donna – sarà divisa in due sezioni. Nella prima parte le imprenditrici che hanno aderito al progetto racconteranno storie di donne, appartenenti a epoche diverse, famose e meno famose. Storie semplici e storie complesse, tutte emblematiche di quanto sia bello e difficile, per una donna, perseguire i propri obiettivi”.

Nella seconda parte le imprenditrici si alterneranno nella lettura della favola di Barbablù: “una fiaba i cui contenuti sono più attuali di quanto si creda- spiega ancora Jessica Morelli – perché le storie di donne che scompaiono senza lasciare traccia non appartengono soltanto al passato e alle favole, ma anche alla cronaca di oggi”.

La prima puntata della serie web porterà in primo piano la storia di Lina, una giovane donna che ha dato una svolta alla propria vita raggiungendo, con tanto lavoro, l’agognata indipendenza economica e personale. La sua storia verrà raccontata da Elena Malanchini, imprenditrice del wellness e Presidente di Cna Benessere Sanità.

L’editing dei video è stato curato da Jessica Morelli e Rita Bertoncini (Aidèl); il progetto grafico è stato curato da Giulia Bratti (Grafica Andros); le illustrazioni sono realizzate da Mascia Migliari (Wamo Studio). Hanno partecipato al progetto: Elena Malanchini (Wellness Time); Laura Vallieri (Laura Mode); Valeria Ferri (avvocato); Monica Campi (Camaplast); Eleonora Fiorani (Estepack); Linda Gardinali (Moto Gardinali Racing); Milena Nappo (Avvocato); Kamila Vesela (Ka-Pa Tour).

Presentato il programma 2021 delle attività degli Amici del Parco Delta del Po

Da:Madeeventi

Presentato il programma 2021 delle attività degli Amici del Parco Delta del Po.Tante iniziative per i volontari, tra valorizzazione, tutela ambientale e turismo

Comacchio. Lunedì 16 novembre è stata presentato il programma delle attività degli “Amici del Parco del Delta del Po” Emilia Romagna, iniziativa lanciata lo scorso agosto e rivolta al tutti i cittadini residenti nell’area del Parco del Delta.
Gli “Amici del Parco del Delta del Po” sono singoli cittadini o associazioni iscritti ad un apposito Albo che si prestano, in forma volontaria, per attività di collaborazione, pubblicizzazione e sensibilizzazione riguardo alla conservazione e alla tutela di quella che è una delle zone umide più importanti d’Europa, inserita nel 2015 nella lista Mab Unesco.

Tante le iniziative, in aula e sul campo, tra Comacchio e Ravenna, a cui i 37 volontari e le 8 associazioni iscritte potranno partecipare durante tutto il 2021. Attività che trattano di tutela e valorizzazione ambientale e turismo, con la garanzia di trovare un ambiente sicuro – copertura assicurativa e DPI sono garantiti – di migliorare le proprie conoscenze in ambito naturalistico, divertirsi e socializzare con gli altri partecipanti.

Da qualche mese una coppia di lupi, e ora anche i loro cuccioli, si sono stabiliti nell’oasi naturalistica di Campotto e proprio il lupo è protagonista di una delle attività proposte. I volontari, dopo essere stati formati sul riconoscimento delle orme dagli esperti del parco, andranno alla ricerca di tracce, segnalandole poi ai tecnici del Parco.
Tra le iniziative più significative certamente c’è anche quella riguardante il censimento nazionale dei fenicotteri, tra gli uccelli più affascinanti che popolano il Parco, e che con la loro bellezza ed eleganza attraggono migliaia di turisti ogni anno. Un’attività di fondamentale importanza, svolta in collaborazione con il Centro Ornitologico dell’Emilia Romagna.

Anche il fratino, specie nidificante sulle spiagge e salita agli onori della cronaca in occasione del Jova Beach Party 2019, è protagonista di una delle attività proposte, che riguarda proprio la sensibilizzazione di turisti e bagnanti riguardo a questo simpatico volatile e alla sua nidificazione.
Attenzione verrà data anche alla parte social e di comunicazione del Parco, con iniziative ad hoc e speciali sessioni fotografiche.
Ma queste sono solo alcune delle iniziative che i volontari potranno svolgere. Per maggiori informazioni si può scrivere a francescogoggi@parcodeltapo.it o chiamare lo 0533-314003.

Azienda Unità Sanitaria Locale e Università di Ferrara insieme nel programma EUPENEM finanziato dall’Unione Europea

Da: Ausl Ferrara

Erasmus+ per formare i professionisti del post-operatorio. Azienda Unità Sanitaria Locale e Università di Ferrara insieme nel programma EUPENEM finanziato dall’Unione Europea

L’Azienda Unità Sanitaria Locale di Ferrara partecipa per la prima volta ad un progetto Erasmus+ nel campo dell’istruzione superiore chiamato EUropean PErioperative MEdical Networking (EUPENEM Project) coordinato dall’Istituto Aragon Health Research (Spagna). Il progetto, iniziato lo scorso 8 Ottobre dopo il primo incontro virtuale, avrà durata di ventisei mesi e un budget di circa € 192.000 €uro.

EUPENEM ha l’obiettivo di formare professionisti -appartenenti a più discipline- direttamente coinvolti nelle cure peri-operatorie e di creare una rete di docenti che possa insegnare la corretta applicazione dei protocolli di cura negli ospedali interessati. Cinque partner provenienti da Spagna, Italia, Repubblica Ceca e Grecia partecipano al progetto e stanno sviluppando i protocolli necessari per attuare il programma in almeno cinque ospedali europei.

Tre gruppi di ricerca italiani sono attivamente coinvolti nel progetto: il gruppo dei chirurghi generali dell’Azienda USL di Ferrara, il gruppo dei medici dello sport del Centro Studi Scienze Motorie e Sportive dell’Università di Ferrara e il programma di Ortogeriatria dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Ferrara, coordinati, rispettivamente, dai professori dell’Università di Ferrara Carlo Feo, Giovanni Grazzi, Gianni Mazzoni e Stefano Volpato.

L’obiettivo del progetto è condividere e promuovere fra vari professionisti di ospedali europei l’esperienza maturata nell’applicazione di programmi multimodali per migliorare il recupero post-operatorio.

Obiettivi a lungo termine sono:

· ridurre le complicanze dopo l’intervento chirurgico con un recupero più rapido del paziente;

· ridurre la mortalità dopo interventi chirurgici;

· diminuire la durata della degenza ospedaliera, con conseguente risparmio economico per il

sistema sanitario e aumento della disponibilità di posti letto per altri ricoveri.

Tra i destinatari del programma EUPENEM rientrano sia gli operatori sanitari che si occupano direttamente della cura del paziente chirurgico (chirurghi, anestesisti e infermieri) sia i professionisti coinvolti nel trattamento interdisciplinare di questi pazienti quali i medici di medicina generale, nutrizionisti, fisioterapisti, gastroenterologi, radioterapisti, oncologi e patologi.

Dirigenza delle aziende sanitarie, direttori delle attività cliniche e responsabili della qualità beneficeranno anche loro del progetto poiché l’efficienza, intesa come riduzione della degenza ospedaliera e ottimizzazione dell’uso delle risorse, è uno dei vantaggi attesi del programma.

Erasmus+ è un programma dell’Unione Europea nei settori dell’istruzione, della formazione, della gioventù e dello sport che offre opportunità per tutte le persone e in tutti i settori dell’istruzione: Istruzione Scolastica, Formazione Professionale, Istruzione Superiore e Istruzione degli Adulti.

In Italia, il programma è coordinato da tre agenzie nazionali coordinate dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca – MIUR http://www.erasmusplus.it/

COSA C’E’ DENTRO UN SOgNO?
Un esercizio per scaldare la mente

La mattina, prima di cominciare la giornata scolastica, nella classe prima che sto frequentando facciamo il “riscalda… mente”; come gli atleti che prima di fare una gara fanno il riscaldamento dei muscoli, noi proviamo a riscaldare i pensieri.
Può essere una conversazione, un gioco, una storia da ascoltare o da raccontare.
Qualche giorno fa un bambino ha voluto iniziare il “riscalda…mente” raccontando un suo sogno in cui c’erano tutti. Dopo averlo ascoltato, ho chiesto ai bambini e alle bambine che cos’è un sogno.

Queste le loro risposte:

  • Il sogno è una bella cosa che si immagina quando si dorme.
  • È una cosa senza forma.
  • È una cosa che vorresti fare o un posto dove vorresti andare.
  • È una cosa che vivi nella mente.
  • È qualcosa che ti immagini nella testa.
  • Può essere bello o brutto ma se tu stai facendo un sogno brutto, basta che giri il cuscino e dopo diventa bello).
  • È quando dormi che pensi a una cosa ma non la puoi fare davvero.
  • Quando immagini una cosa bella ma dopo non la puoi fare.
  • È come se tu, nella tua mente, pensi a qualcosa.
  • È un viaggio nella tua mente.
  • È come se nella tua mente ti porti dei pensieri.
  • È una cosa che ti viene nella testa di notte e sembra vera.
  • Il sogno è quando ti immagini una cosa e poi la fai dentro la notte.
  • Un sogno te lo immagini e fai finta di esserci dentro.
  • I sogni brutti si chiamano “incubi”; i sogni belli si chiamano “gioia”.

Nel frattempo, avevo scritto alla lavagna la parola “SOGNO” e qualcuno si è accorto subito che dentro un “SOGNO” ci sono le lettere che formano la parola “SONO”, che loro sanno leggere. Allora ho colorato la G di rosso e ho detto: “È vero ed è una bellissima osservazione. Sembra che per fare un sogno ci sia bisogno di aggiungere una G in mezzo a SONO. La G di cosa?

Qualcuno ha detto la G di Gatto, un altro la G di Gelato; poi qualcuno ha aggiunto la G di Grande.
Ho preso la palla al balzo e ho chiesto: “Qualcuno di voi ha un grande sogno?” Tutte le mani si sono alzate senza esitazione.

Queste le loro risposte:

  • Io vorrei tuffarmi in una cascata di cioccolato.
  • Io vorrei volare su un unicorno.
  • Io vorrei nuotare in una piscina di caramelle.
  • Io vorrei avere tantissimi lego da coprire il mondo.
  • Io vorrei svegliarmi la mattina di Natale col papà e trovare un regalo.
  • Io vorrei cavalcare un cavallo.
  • Io vorrei incontrare i miei amici.
  • Io vorrei tuffarmi da una cascata.
  • Io vorrei essere un falco.
  • Io vorrei salire su un drago.
  • Io vorrei essere un cavaliere.
  • Io vorrei incontrare un’amica.
  • Io vorrei nuotare coi delfini.
  • Io vorrei volare su un pappagallo gigante.
  • Io vorrei volare.
  • Io vorrei essere Spider Man.
  • Io vorrei conoscere Luì e Sofì di “Me contro Te”.
  • Io vorrei nuotare con uno squalo.
  • Io vorrei avere un pony
  • Io vorrei leggere tanti libri.
  • Io vorrei essere un pennarello per colorare il mondo.

Ho chiesto: “Secondo voi, quello che si immagina nei sogni può realizzarsi, può diventare una cosa vera?”
La classe si è divisa: sì e no erano, più o meno, lo stesso numero.
Allora ho scelto qualcuno dei loro sogni e ho chiesto: “Un bambino può diventare un falco?”
Tutti hanno risposto di no.
Ancora: “Si può cavalcare un cavallo?”
La maggioranza ha risposto di sì e qualcuno di no. I sostenitori del sì ci hanno messo poco a far capire che si può andare a cavalcare perché una loro compagna ci va.
Ho fatto un ultimo esempio: “Si può nuotare in una piscina di caramelle?”
La classe si è divisa fra i no e i sì.

Allora ho chiesto che le due parti designassero un rappresentante del no ed uno del sì per esprimere le ragioni dei “realisti” e dei “sognatori”.
Chi ha sostenuto che non si può nuotare in una piscina di caramelle ha detto: “Non si può nuotare in una piscina di caramelle perché se mettiamo le caramelle in una piscina poi si sciolgono”.
La logica sembrava inattaccabile ma il rappresentante del sì ha replicato: “Bisogna prima togliere l’acqua dalla piscina e dopo riempirla di caramelle… Così si può nuotare”.

Pur ascoltando con attenzione i realisti, parteggiavo segretamente per i sognatori quindi ho nascosto la soddisfazione e ho concluso dicendo loro che ci sono sogni che sembrano impossibili e sogni che sembrano possibili. Entrambi rimarranno sogni se non facciamo niente per realizzarli. Sta a noi far diventare possibile l’impossibile e far diventare il sogno realtà, sta a noi cominciare a cambiare le cose nel nostro piccolo, a partire dal nostro IO… anche a partire da una scritta alla lavagna che poi tutti scriviamo sul quaderno, maestro compreso: “IO SONO. IO SOGNO”.

Comunque la pensiate, IO SOGNO perché SONO ma, allo stesso tempo, IO SONO perché SOGNO.

ISTRUZIONE AL BIVIO
Politiche formative al tempo della pandemia

Se chiedessi in giro di dirmi la materia trattata dall’articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, con ogni probabilità pochi mi saprebbero rispondere.

È l’articolo che sancisce il diritto universale all’istruzione. Fu proclamato nel 1948, senza che si giungesse ad un accordo nel definire cosa fosse, salvo stabilire la sua gratuità dalle elementari alla scuola di base. Ancora oggi, nell’epoca della globalizzazione, manca una condivisione mondiale del significato del diritto all’istruzione. Che è diverso dal diritto allo studio, il quale ne costituisce una componente necessaria ma non sufficiente, e soprattutto non si tratta di un diritto a scadenza, con un inizio e una fine, ma di un diritto che non viene mai meno, da quando vediamo la luce a quando lasciamo la terra.

Forse per qualcuno è ostico pensare al bambino che già al primo vagito ha diritto ad essere istruito. Per fortuna, nel frattempo, con il sistema integrato zero-sei, viviamo in un paese che, almeno nelle intenzioni, si impegna a “garantire educazione e istruzione a tutte le bambine e i bambini, dalla nascita ai sei anni, pari opportunità di sviluppare le proprie potenzialità di relazione, autonomia, creatività e apprendimento per superare disuguaglianze, barriere territoriali, economiche, etniche e culturali” (Decreto legislativo 65 del 2017).

Va bene i neonati, ma pure gli anziani? Se fosse sfuggito a qualcuno, il signor Leo Plass alla veneranda età di 99 anni ha finalmente completato i suoi studi universitari: con la cerimonia di proclamazione dell’11 giugno scorso alla Eastern Oregon University, entrando negli annali come il laureato più vecchio della storia.

Ora da una paese che ha accumulato decenni di ritardi sull’istruzione scolastica, è difficile aspettarsi che sia in grado di occuparsi di istruzione nel senso pieno di diritto universale che attraversa l’intero arco della vita. Ma proprio perché la situazione eccezionale prodotta dal virus ha scoperchiato la pentola della marginalità nella quale fino ad ora è stata tenuta nel paese l’istruzione in tutte le sue forme e in tutti i suoi gradi, è possibile che si ritorni a compiere sempre gli stessi errori, pensando che il diritto all’istruzione sia uguale a scuola e riguardi solo i giovani e non tutta la popolazione di qualsiasi età.

D’altra parte l’immagine dell’Italia, che i dati statistici da anni ci rimandano, è quella di un paese con forti e molteplici attrattive culturali, artistiche, naturali, gastronomiche, ma con poca attenzione all’ambiente, con infrastrutture scarse, poco appealing in termini di sicurezza, salute, istruzione, tolleranza, libertà politica e standard di vita. Un Paese poco appetibile dagli investitori e non particolarmente smart per quanto riguarda la tecnologia evoluta.
Per cui l’impresa di ricostruzione del paese con i fondi Next Generation EU è di quelle che fanno pensare, propriamente o impropriamente, alla difficoltà di risollevarsi da anni di disastri e di ritardi.

Mentre l’istruzione nel paese è rimasta impantanata tra didattica a distanza e didattica digitale integrata, per evitare che la proclamata priorità di istruzione e ricerca sia solo aria fritta, sarebbe opportuno mettere a fuoco alcuni nodi critici.

Il nostro paese è ancora segnato da una diffusa debolezza nell’istruzione e nelle competenze di base, che espongono una parte assai ampia, tanto della popolazione, quanto delle forze di lavoro a un vero e proprio rischio alfabetico che si riproduce anche tra i più giovani (15-29 anni). I sistemi di offerta formativa per gli adulti sono rigidi e non tengono nel dovuto conto la complessità sociale, culturale e professionale della domanda di formazione. Si è generato un “mercato” poco efficace, oligopolistico, auto/referenziale, attento più alla sopravvivenza di chi eroga la formazione, che a decifrare e rispondere ai bisogni e alle richieste dei soggetti che possono essere coinvolti.

Sono rari, quando non del tutto assenti, comunicazioni e scambi di buone pratiche fra operatori ed esperti del sistema scuola, del sistema universitario, della formazione professionale e continua e dell’associazionismo culturale.
Per cercare di sciogliere questi nodi le politiche pubbliche dovrebbero assumere la visione di un sistema formativo integrato che accompagna tutta la vita delle persone, all’interno del quale scuola e università non costituiscono il tutto, ma solo una parte. La bussola di ogni intervento formativo, dai più piccoli ai più grandi, deve puntare il proprio ago a ricollocare al centro di tutto il sistema formativo l’individuo con le sue esperienze, i suoi problemi, le sue aspirazioni ed i suoi interessi.

Il dilettantismo con cui si è affrontata l’emergenza Covid, la evocazione di imprecisate comunità educanti e di evanescenti patti educativi, hanno solo prodotto il rischio davvero grave di un ritorno al centralismo burocratico, a un sistema formativo piramidale, intaccando l’importante conquista dell’autonomia scolastica.

La dimensione locale è indispensabile alle politiche formative per poter aderire alle diversità territoriali e alle specificità sociali. L’organizzazione degli interventi non può essere affidata a un’unica istituzione, ma deve vedere interagire, in modo coordinato, diversi attori pubblici: Stato, Regioni, Enti locali e privati: imprese, terzo settore e individui. Gli stessi che, nonostante i piani di riaperture della scuole, sono mancati all’appello o non si è stati capaci di coinvolgere a causa di un’idea scuola-centrica ancora ingessata nei banchi, nelle classi, negli edifici scolastici; ma, non avendo mai ragionato prima di formazione in senso generale, anziché di scuola, tutto ciò era inevitabile.

Ora gli eventi contro la nostra volontà ci pongono di fronte a un bivio: riprendere la strada più facile del ritorno a prima, o spremerci le meningi per costruire un futuro del tutto nuovo.
Certo si tratta di un impegno che non riguarda solo noi, ma anche l’Europa, questo tuttavia non ci assolve dal compiere il primo passo, perché è in gioco la sfida, se l’uscita sarà verso la next generation o un ritorno alla più sicura e gattopardesca old generation.