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Giorno: 17 Gennaio 2021

Vaccini al Centro per la Disabilità CIDAS di Copparo e nelle Residenze per Anziani CIDAS di Poggio Renatico e Copparo

da: Ufficio stampa CIDAS

ll Centro Socio Riabilitativo Residenziale Boschetti di Copparo è la prima struttura per la Disabilità di CIDAS che ha vaccinato i propri ospiti e operatori il 17 gennaio 2021.
Sollievo ed emozione per una giornata a lungo attesa, durante le quale le operazioni si sono svolte in modo puntuale e ordinato, grazie alla stretta collaborazione tra il personale interno di CIDAS, l’équipe esterna di AUSL Ferrara e le famiglie degli ospiti.
Tra i 15 ospiti coinvolti, il più giovane a ricevere il vaccino è stato Simone Petroncini, che ha da poco compiuto 18 anni: “non ho sentito niente e sono contento di averlo fatto!” sono state le sue parole.
Operatori vaccinati presso la Casa Residenza per Anziani CIDAS di Poggio Renatico
Nella stessa giornata sono stati vaccinati gli operatori e 26 anziani che vivono nella Casa Residenza per Anziani CIDAS Curina di Copparo, il primo dei quali è stato Fiovo Barioni di 90 anni e la più anziana Mirta Maresti di 100 anni.
“Mi hanno detto che avrei dovuto svegliarmi presto per fare il vaccino e io ho detto che mi svegliavo anche alle 5 per farlo, è un anno che aspetto, non vedevo l’ora!” ha detto entusiasta Paolina Bigoni di 88 anni.
“Salutiamo con favore l’avvio dei vaccini: è un momento importante per tutti, dai bambini fino a noi anziani. Ci vorrà ancora tempo per sconfiggere il virus, ma intanto abbiamo fatto un primo passo, una breccia nel tunnel!” ha commentato Gianni Guglielmini di 86 anni.
Il 16 gennaio era stato il turno della Casa Residenza per Anziani CIDAS di Poggio Renatico dove sono stati vaccinati gli operatori e 23 ospiti, tra cui Lora Tassinari, classe 1919.

Coronavirus. L’aggiornamento in Emilia-Romagna: 17 gennaio

Coronavirus. L’aggiornamento in Emilia-Romagna: su oltre 14.700 tamponi effettuati, 1.437 nuovi positivi, di cui 690 asintomatici da screening regionali e attività di contact tracing. 1.844 guariti, diminuiscono casi attivi

Il 95% dei casi attivi è in isolamento a casa, senza sintomi o con sintomi lievi. L’età media nei nuovi positivi è di 46,8 anni. 41 i decessi. Aggiornamento on line in tempo reale della campagna vaccinale: alle 15, oltre 115.500 somministrazioni effettuate

Bologna – Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 201.988 casi di positività, 1.437 in più rispetto a ieri, su un totale di 14.723 tamponi (12.110 molecolari e 2.613 antigenici rapidi) eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è dell’9,7%. Dall’altro ieri, infatti, a livello nazionale viene preso in considerazione il numero complessivo di tamponi fatti, molecolari e rapidi, anche base di raffronto dei nuovi positivi. Lo stesso avviene nelle regioni.

Continua intanto la campagna vaccinale anti-Covid, in questa prima fase riguardante il personale della sanità e delle Cra, compresi i degenti delle residenze per anziani: il conteggio progressivo delle somministrazioni effettuate si può seguire in tempo reale on line, sul nuovo portale della Regione Emilia-Romagna dedicato all’argomento: https://salute.regione.emilia-romagna.it/vaccino-anti-covid.

Alle 15 sono state vaccinate in totale 115.527persone.

Prosegue l’attività di controllo e prevenzione: dei nuovi contagiati, 690 sono asintomatici individuati nell’ambito delle attività di contact tracing e screening regionali. Complessivamente, tra i nuovi positivi 334 erano già in isolamento al momento dell’esecuzione del tampone, 588 sono stati individuati all’interno di focolai già noti.

L’età media dei nuovi positivi di oggi è 46,8 anni.

Sui 690 asintomatici413 sono stati individuati grazie all’attività di contact tracing83 attraverso i test per le categorie a rischio introdotti dalla Regione, 35 con gli screening sierologici12 tramite i test pre-ricovero. Per 147 casi è ancora in corso l’indagine epidemiologica.

La situazione dei contagi nelle province vede Modena con 240 nuovi casi, poi Bologna (214), Rimini (174), Reggio Emilia (169) e Ravenna (125). Seguono Piacenza (100), Forlì (98), Cesena (87); quindi Parma (75) e il Circondario Imolese (58).

Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

Nelle ultime 24 ore sono stati effettuati 12.110 tamponi, per un totale di 2.795.385. A questi si aggiungono anche 145 test sierologici e 2.613 tamponi rapidi effettuati da ieri.

Per quanto riguarda le persone complessivamente guaritesono 1.844 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 138.411.

casi attivi, cioè i malati effettivi, a oggi sono 54.381 (-448 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 52.068 (-472), il 95% del totale dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano 41 nuovi decessi: 7 a Piacenza (tre donne di 81, 87 e 88 anni e 4 uomini, due di 81 anni, uno di 71 e uno di 89), 4 in provincia di Parma (3 donne, di 76, 85 e 86 anni, e un uomo di 88 anni); 8 nel modenese (5 donne – rispettivamente di 71, 78 e 85 anni e due di 89 anni – e 3 uomini, di cui 2 di 89 anni e uno di 83); 1 in provincia di Bologna (1 donna di 87 anni deceduta però a Ferrara); 4 in provincia di Ferrara (2 donne di 78 e 82 e due uomini di 85 e 86 anni), 8 in provincia di Ravenna (3 donne – rispettivamente di 69, 76 e 90 anni – e 5 uomini rispettivamente di 80, 81, 86, 90 e 91 anni); 3 decessi nella provincia di Forlì-Cesena (1 uomo di 83 anni e due donne di 85 e 92 anni) e 6 nella provincia di Rimini (2 donne – rispettivamente di 90 e 92 anni – e 4 uomini rispettivamente di 78, 82, 83 e 90). Non si registrano decessi nella provincia di Reggio Emilia.

In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 8.746.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 234 (+3 rispetto a ieri), 2.529 quelli negli altri reparti Covid (+21).

Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 17 a Piacenza (invariato rispetto a ieri), 13 a Parma (invariato), 18 a Reggio Emilia (invariato), 47 a Modena (+2), 46 a Bologna (invariato), 13 a Imola (+1), 29 a Ferrara (+1), 15 a Ravenna (-2), 3 a Forlì (invariato), 6 a Cesena (invariato), 27 a Rimini (+1).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 17.460 a Piacenza (+100 rispetto a ieri, di cui 49 sintomatici), 14.402 a Parma (+75, di cui 29 sintomatici), 27.071  a Reggio Emilia (+169, di cui 56 sintomatici), 35.994 Modena (+240, di cui 159 sintomatici), 40.037 a Bologna (+214, di cui 122 sintomatici), 6.408 casi a Imola (+58, di cui 24 sintomatici), 11.351 a Ferrara (+97, di cui 29 sintomatici), 15.396 a Ravenna (+125, di cui 65 sintomatici), 7.247 a Forlì (+98, di cui 73 sintomatici), 8.270 a Cesena (+87, di cui 65 sintomatici) e 18.352 a Rimini (+174, di cui 76 sintomatici). /SA

Coronavirus. In Emilia Romagna vaccinate quasi 114mila persone

Coronavirus. In Emilia-Romagna vaccinate quasi 114mila persone, da lunedì priorità ai richiami. L’assessore Donini: “Siamo fra quelli che vaccinano di più. Governo e Unione europea si assicurino che il ritardo di Pfizer sia solo temporaneo e non si ripeta. Ora la priorità ai richiami e agli anziani degenti nelle CRA”

Lunedì e martedì in arrivo quasi 27mila dosi, la metà di quelle previste, sette giorni dopo altre 46.800. Oltre 8mila somministrazioni al giorno per i richiami ma di fronte al ritardo nella fornitura di Pfizer verranno rinviate le prenotazioni di chi aveva fissato l’appuntamento la prossima settimana per il primo vaccino

Bologna – Vaccini, via con priorità ai richiami. Fra due giorni, da lunedì, prende il via in Emilia-Romagna il secondo giro di somministrazioni. Si partirà da coloro che ricevettero la prima, il 27 dicembre, V-Day in Italia e in Europa, e via via tutti gli altri.

Alle 19 di oggi, in tutta la regione sono state somministrate 113.948 dosi, oltre l’85% di quelle consegnate. Un ritmo di vaccinazione fra i più alti nel Paese, il maggiore in rapporto alla popolazione.

La settimana che sta per iniziare vedrà però la consegna, lunedì 18 e martedì 19, di 26.910 dosi Pzifer-BioNtech, praticamente il 50% in meno rispetto a quelle attese (52.650), a causa dei lavori di potenziamento degli impianti comunicato ieri dall’azienda al commissario Domenico Arcuri, così come a tutti i governi europei, intervento che comporta il ritardo nelle consegne della prossima settimana in tutta Europa.

Le quasi 27mila dosi in arrivo lunedì e martedì si aggiungono a quelle ad oggi disponibili: 29.039 Pfizer e 5.900 Moderna.

Gli arrivi successivi sono previsti nella settimana dal 25 al 31 gennaio: 46.800 dosi Pfizer.

La settimana entrante verranno quindi garantiti tutti i richiami, ovvero la seconda dose per completare la vaccinazione, sia del personale che lavora nella sanità regionale sia degli operatori e dei degenti delle CRA. Di fronte al ritardo nella fornitura di Pfizer, per garantire tutti i richiami verranno rinviate di qualche giorno le nuove somministrazioni di prime dosi a coloro che si erano già prenotati sempre per la settimana entrante.

“La mancata consegna della prossima settimana spero non si ripeta- afferma l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini-. Siamo la regione che in rapporto alla popolazione vaccina più persone e vogliamo proseguire a pieno ritmo. Stiamo anzi preparando il piano vaccinale per la seconda fase, quando la campagna da febbraio/marzo si allargherà al resto della popolazione, per arrivare a moltiplicare il numero di vaccini somministrati. Chiaro però che deve esserci piena continuità nelle forniture di dosi. Siamo in contatto costante con il commissario Arcuri e il ministro Speranza, perché si tratti davvero di un caso isolato in conseguenza del quale si aumentino le forniture successive o almeno si garantiscano le dosi programmate.  Su questo deve esserci il massimo rigore anche da parte dell’Unione europea rispetto a contratti di fornitura sottoscritti con l’Italia e gli altri Paesi europei”.

I richiami seguiranno il seguente programma: da lunedì 18 a domenica 24 gennaio 8.248 dosi giornaliere, da lunedì 25 a domenica 31 gennaio 62.217 dosi complessivamente.

SCHEI / Cultura a Ferrara:
quando il mecenate è più potente dell’imperatore

Gaio Clinio Mecenate fu consigliere dell’imperatore Augusto. Sotto la sua gestione da ministro della cultura ante litteram, nella corte imperiale fiorì un consesso di intellettuali e poeti di tale livello (citiamo Orazio e Virgilio tra i tanti) da rendere, nel tempo, il suo nome sinonimo di chiunque si faccia protettore e patrono degli artisti, elemento di collegamento tra l’arte ed il potere, ma con una screziatura di protezione, appunto, dalle grinfie del potere stesso. Ti pago (anche) per cantare le lodi del potente, ma al contempo ti garantisco la libertà e l’indipendenza (anche economica) per esercitare il tuo talento e diffonderlo, per farne godere ai contemporanei ed ai posteri.

La recente nomina di Moni Ovadia a direttore del Teatro Comunale Abbado di Ferrara sembrava, fino a ieri, un paradigma di questo schema. Vittorio Sgarbi (il mecenate), presidente di Ferrara Arte e ministro de facto della cultura della giunta Fabbri, palesando il “traffico di influenze” (inteso in senso non illecito, ma come utilizzo delle relazioni privilegiate tra persone) alla base della sua scelta, disorientava e spiazzava, a destra e a sinistra, chiamando a gestire il Teatro un autorevole artista ebreo, antifascista, impegnato politicamente a sinistra e aspramente critico verso il pensiero intollerante e discriminatorio di quella Lega che governa la città attraverso i suoi rappresentanti locali. Una scelta di libertà, rivendicata come improntata alla prevalenza dell’uomo di cultura sul settarismo di ogni parte e propagandata in conferenza stampa come sostanzialmente disinteressata, perchè in questo caso l’artista non aveva bisogno di denaro (maliziosamente insinuato, da alcuni, come elemento concausale della convinta adesione alla proposta da parte di Ovadia); la sua storia – fatta di grandi successi teatrali e anche di gran rifiuti, come quello di un lauto seggio al Parlamento Europeo – parlava per lui.

Qualche giorno fa Mario Resca, manager ferrarese con una carriera prestigiosa in cui spiccano il ruolo di AD di McDonald’s Italia, amministratore in Eni, Mondadori, L’Oreal, presidente di Kenwood Electronics, attualmente (lui sì a titolo gratuito) presidente della Fondazione Teatro Comunale Abbado, ha rimesso il suo mandato, come quello di tutto il CdA, nelle mani del sindaco Fabbri, in sostanza il suo padrone – essendo il Comune socio fondatore ed unico della Fondazione. La ragione, come si legge dal comunicato diramato dallo stesso Resca, risiede nel fatto che l’incarico formalizzato a Moni Ovadia, comprendente “i limiti della durata e del compenso ad esso attribuibile”, veniva unilateralmente modificato, avendo Resca appreso “da alcuni rappresentanti del socio unico, dallo stesso Moni Ovadia e dal Presidente di Ferrara Arte che i termini della proposta contrattuale andavano totalmente ridiscussi, con un sensibile aumento del compenso e con un prolungamento del contratto a favore del Direttore, in contrasto con la delega ricevuta sulla base di quanto deliberato dal C.d.A. in forza delle sue competenze”. Di conseguenza il Consiglio della Fondazione “all’unanimità, ritiene corretto e istituzionalmente opportuno rimettere il proprio mandato nelle mani del Sindaco stesso…“. Della serie: mi hai sconfessato, Sindaco. Ti restituisco le deleghe, fanne quello che credi.

Il Sindaco Fabbri, senza batter ciglio, dopo aver ricordato le iniziative svolte sotto la gestione Resca, dal “concerto, storico, di Riccardo Muti, a quello di Maurizio Pollini, alle produzioni streaming, e tv, di Alessandro Baricco e Simone Cristicchi”(il tutto garantendo tra l’altro una gestione economica e finanziaria in equilibrio, pur in un anno tragico), ha serenamente accettato le dimissioni di Resca e del CdA. Esaminiamo per un attimo la logica del comunicato di Alan Fabbri: non vi è una sola parola di critica o di presa di distanza, neppure velata, dell’attività della Fondazione Teatro; anzi se ne riconfermano le iniziative d’eccellenza, compresa quella prossima, nel “giorno della memoria” (27 gennaio), con Moni Ovadia e Corrado Augias. Verrebbe da dire: se hai un personaggio con qualità del genere (da te riconfermate) a gestire una delle vetrine della cultura ferrarese, fai qualcosa per non fartelo scappare. Manco per idea: arrivederci e grazie.

Poi leggiamo che il presidente di Ferrara Arte, Sgarbi, afferma invece che Resca ha un approccio “rigido e antico”. Che lo ha scelto lui, certo, ma che ha già pronto il nome di chi lo può sostituire, immaginiamo un uomo dall’approccio elastico e moderno. Esaminiamo per un attimo la logica della parole di Sgarbi: si tratta di affermazioni coerenti con la scelta di accettare le dimissioni di Resca. Mentre le elogiative parole di Fabbri suonano incomprensibili e contraddittorie di fronte alla decisione di non voler trattenere Resca, viceversa le parole di Sgarbi suonano come perfettamente compatibili con la scelta di avvicendare Resca. Non si può nemmeno invocare la diplomazia del linguaggio istituzionale, normalmente reticente e ipocritamente sussiegoso nel licenziare un alto dirigente: sia Fabbri che Sgarbi, infatti, ricoprono un incarico istituzionale. Solo che il Sindaco dirama un comunicato il cui tenore contrasta in maniera sconcertante con la decisione di giubilare Resca. Sgarbi invece “parla come mangia”, per una volta in maniera urbana ma inequivocabile.

Ma chi è, quindi, il “padrone” del Teatro? Il Comune, che ne è socio unico, o Sgarbi? Non staremo qui a ricordare le perplessità (diciamo così) suscitate dalla vicenda dei biglietti per visitare il Castello collegate alla mostra della collezione Sgarbi ivi ospitata, caso singolare di socializzazione degli oneri (al Comune le spese per cataloghi, eventuali spostamenti della collezione eccetera) e privatizzazione degli incassi(il biglietto è unico e una lauta percentuale dello stesso va comunque alla Fondazione Sgarbi). Non ci soffermeremo sulla scelta di azzerare la dirigenza di Ferrara Arte, riconosciuta anche all’estero come fucina di una produzione di rassegne originali e uniche nel panorama nazionale e internazionale, sostituita da mostre standardizzate e sostanzialmente comprate come pacchetto da offrire al grande pubblico, ai Diamanti come negli outlet del resto della penisola. Quest’ultima opzione, peraltro, è stata premiata da una grande affluenza di pubblico (Banksy), per cui la si potrà criticare per l’impostazione, ma non si potrà certo dire che sia stata un fiasco commerciale.

Limitiamoci quindi alla vicenda Teatro. La domanda sorge spontanea: c’è un padrone formale(il Comune, il suo Sindaco) che tesse le lodi del presidente del CdA nel momento stesso in cui accetta con glaciale cordialità le sue dimissioni. E poi c’è il Presidente di Ferrara Arte che rivendica la bontà dell’allontanamento di Resca per far posto ad un uomo più malleabile, che non faccia tante storie sul compenso da riconoscere a Ovadia (si parla di centomila euro). Del resto non si vorrà mica che un artista di simile levatura lavori gratis?

Personalmente ritengo e continuo a ritenere che una scelta non possa essere giudicata a priori, ma a posteriori, dopo aver visto se il prestigioso teatrante metterà la sua passione e il suo talento al servizio di Ferrara e del suo Teatro: solo allora si potrà esprimere una opinione, positiva o negativa, sulla qualità del suo operare. Mi permetto di osservare subito, tuttavia, che le premesse di questo incarico non rassicurano sulla libertà totale e sull’indipendenza di cui potrà godere Moni Ovadia. E non tanto nei confronti del suo “imperatore” quanto, curiosamente, nei confronti del suo mecenate, che appare nei fatti come il vero padrone del vapore.

In copertina: elaborazione grafica di Carlo Tassi

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