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Giorno: 24 Febbraio 2021

Ennesimo femminicidio, Paola Peruffo: “Basta parole, investiamo in educazione e prevenzione”

 

da: Forza Italia Ferrara

I casi di femminicidio non si sono mai fermati, anzi, in concomitanza con il lockdown e le limitazioni degli spostamenti, gli episodi di violenza sulle donne hanno visto un ulteriore aumento in ragione del fatto che quelli più frequenti capitano in famiglia, come nel caso di Bondeno.

Quando un fatto di questo tipo si verifica all’interno della comunità di appartenenza il senso di dolore è ancora più grande. A questo si aggiunge la rabbia sull’incapacità del sistema di fronteggiare, ancora una volta, un episodio drammatico ma in qualche modo evitabile, proprio mentre si ragiona su come valorizzare l’imminente Giornata Internazionale della Donna.
A questo punto le parole sono quasi inutili, servono – più che mai – i fatti. Allora, proprio in ragione dell’insediamento del nuovo Governo Draghi e della gestione dei fondi europei, sarebbe ora che approfittassimo delle opportunità del Recovery Fund per finanziare politiche attive in tema di prevenzione e contrasto alla violenza di genere.
Parlo di centri in grado di fornire supporto psicologico sia agli uomini maltrattanti che alle donne maltrattate, di asssegnare più fondi alle forze dell’ordine e ai comuni per strutture di accoglienza, di incrementare l’aspetto educativo votato al rispetto reciproco, partendo dalle scuole primarie dal momento che esiste già una Carta dei diritti della bambina che andrebbe applicata.
Passiamo, senza più proroghe, dal silenzio per questo ennesimo lutto ai passi decisivi per un futuro più sereno per i nostri figli.

Paola Peruffo – Presidente Commissione Pari Opportunità Comune di Ferrara

Zappaterra (Pd): Via libera in Assemblea Regionale alla risoluzione per chiedere una proroga al blocco dei licenziamenti

da: Ufficio Stampa Gruppo Pd Emilia Romagna

Zappaterra (PD): “Nessun lavoratore durante la pandemia perderà il lavoro” 

L’Assemblea Legislativa ha approvato all’unanimità la risoluzione presentata dalla maggioranza per sollecitare il Governo a decidere una proroga del blocco dei licenziamenti, in scadenza il 31 marzo. 

 “Una necessità sociale per salvare centinaia di migliaia di posti di lavoro messi a rischio dal perdurare della crisi pandemica – sottolinea la consigliera e capogruppo Pd, Marcella Zappaterra-. Chiediamo una proroga almeno fino alla fine dell’emergenza pandemica, perché, su questo voglio essere chiara, nessun lavoratore dovrà perdere il proprio lavoro con ancora la pandemia in atto. Con un emendamento abbiamo chiesto anche di estendere il diritto ai congedi parentali alle famiglie residenti nei comuni in cui sono previste chiusure delle scuole.

La garanzia di una proroga – spiega Zappaterra-, consentirebbe anche di adeguare, sempre nell’interesse dei lavoratori e delle lavoratrici, gli ammortizzatori sociali, in modo da affrontare la ripresa e la fine del blocco dei licenziamenti con tutti gli strumenti necessari anche a beneficio del tessuto imprenditoriale. La Regione Emilia-Romagna sarà sempre al fianco di chi lavora”.

“NOMAD – In cammino con Bruce Chatwin” di Werner Herzog su cinepark.tv

 

A cura dell’Uff. Stampa Apollo – Cinepark Group

Si apre una settimana piena di opportunità da godere sulla piattaforma cinepark.tv!

Da giovedì 25 arriva in prima visione “NOMAD – In cammino con Bruce Chatwin”, di Werner Herzog.
Durante gli ultimi anni della vita di Bruce Chatwin il regista tedesco Werner Herzog ha collaborato con lo scrittore inglese ad alcuni progetti e fra i due è nata un’amicizia istintiva e profonda. In Nomad Herzog ripercorre le tracce dei pellegrinaggi che Chatwin ha compiuto alla ricerca dell’anima del mondo, attraversando continenti con l’inseparabile zaino di pelle sulle spalle: quello zaino che ora appartiene a Herzog, e che diventa il terzo protagonista del film.
Altra prima visione disponible è “Squizo”, opera prima di Duccio Fabbri, un documentario in cui il regista riesce ad incontrare Louis Wolfson, autore apprezzato negli anni Settanta e poi scomparso in un misterioso anonimato, al quale era stata diagnosticata sin da bambino la schizofrenia e che lasciò gli Stati Uniti per trasferirsi a Montreal per poi trovare una collocazione definitiva a Puerto Rico.
Per tutta la famiglia troviamo in piattaforma anche la commedia “Criminali come noi” che ha vinto il premio Goya come miglior film Latino americano del 2020, mentre per i  più piccoli  c’è “Il bambino che scoprì il mondo”, cartone animato che racconta della scoperta del mondo urbano da parte di un bimbo sempre vissuto nell’armonia e nella bellezza della campagna americana.

Codigoro Green. Appuntamento conclusivo del percorso partecipativo contro l’abbandono di rifiuti

 

da: Ufficio Stampa Comune di Codigoro
Si avvia verso la chiusura il percorso partecipativo CODIGORO GREEN, ideato dall’Amministrazione Comunale, per raccogliere da studenti e cittadini idee e suggerimenti tesi alla salvaguardia dell’ ambiente e alla lotta all’abbandono dei rifiuti.
Cittadine e cittadini sono invitati a partecipare all’incontro online che si terrà lunedì 1 marzo 2021 alle ore 18.30, nel corso del quale si presenterà la sintesi delle attività svolte e delle indicazioni raccolte. Sarà anche l’occasione per parlare delle strategie già messe in campo dal Comune e dai soggetti partner in materia di ambiente, raccolta differenziata e gestione dei rifiuti.
Gli interessati all’incontro online possono segnalare, entro sabato 27 febbraio 2021, il proposito di partecipare, scrivendo all’indirizzo di posta elettronica codigorogreen@gmail.com e indicando nome e cognome. Il link per accedere alla piattaforma online Zoom sarà inviato un giorno prima della data fissata.
Per saperne di più, si può consultare la pagina https://www.comune.codigoro.fe.it/web/guest/codigoro-green

Diversità e inclusione: Hera sul podio di Top Utility 2021

 

da: Ufficio stampa Gruppo Hera

Ulteriore riconoscimento per la multiutility in questo ambito. Il premio, che analizza e valorizza le performance migliori delle aziende di pubblico servizio del Paese, è stato consegnato oggi durante la digital conference della nona edizione   

Attenzione alla parità di genere, tutela della diversità e dell’inclusione: sono temi al centro delle strategie e della cultura aziendale del Gruppo Hera. A riconoscerlo anche il premio Top Utility, che ha assegnato alla multiutility oggi, durante la digital conference, il primo posto nella categoria Diversity “per l’impegno nelle politiche a favore della diversità, dell’inclusione e della responsabilità sociale”.
Giunto alla nona edizione, Top Utility ogni anno analizza e valorizza l’evoluzione e le performance delle 100 maggiori utility italiane.
Il Top Utility nella categoria Diversity è un riconoscimento per le numerose iniziative messe in campo dal Gruppo Hera, applicate non solo alla cultura aziendale ma anche alla gestione e allo sviluppo delle risorse umane.
Ne sono un esempio i sistemi meritocratici progettati e misurati per garantire una reale applicazione, con strumenti di compensazione e benefit focalizzati su performance, complessità di ruolo e confronto con il mercato, a prescindere da caratteristiche di genere o generazione, e percorsi di carriera che vedono una percentuale crescente di donne con ruoli di responsabilità, pari oggi a circa il 30%.
L’attenzione a queste tematiche e i relativi approcci delle imprese rappresentano, inoltre, un tema sempre più centrale per la comunità finanziaria internazionale e gli investitori manifestano un crescente interesse per le aziende quotate con politiche di eccellenza in questo ambito. Anche per questo la multiutility ha integrato questi aspetti nel proprio Piano industriale e ogni anno li rendiconta con trasparenza nel proprio bilancio di sostenibilità.

“Ci impegniamo affinché il Gruppo Hera sia un posto dove tutti possano sentirsi “bene” e inclusi – afferma Susanna Zucchelli, Diversity Manager e Direttore Acqua della multiutility – dove ciascuno sente di potere dare il proprio contributo a progetti di valore che arricchiscono le comunità servite, puntando alla qualità, favorendo la collaborazione e il dialogo. Un’azienda alla quale anche le giovani generazioni possano guardare con interesse per la propria futura carriera. Ricevere questi riconoscimenti ci gratifica, ci motiva e ci incoraggia a fare ancora meglio, per rendere l’azienda un vero e proprio soggetto abilitante della diffusione e dell’integrazione di questi temi nel tessuto sociale.”
La leadership della multiutility è testimoniata anche da altri riconoscimenti importanti. Parliamo innanzi tutto della certificazione Top Employer, raggiunta per il 12° anno consecutivo e che anche nel 2021 ha confermato il Gruppo Hera al primo posto assoluto in Italia. Da anni, inoltre, Hera è presente nel Bloomberg Gender-Equality Index e tra le prime aziende nel Diversity & Inclusion Index di Refinitiv.

Coronavirus. L’aggiornamento in Emilia Romagna 24 febbraio: nuovo record di tamponi, oltre 42mila

 

In calo i ricoveri nei reparti Covid. Il 94% dei casi attivi è in isolamento a casa, senza sintomi o con sintomi lievi. L’età media nei nuovi positivi è di 42 anni. 33 decessi.Vaccinazioni: quasi 348 mila dosi somministrate

Bologna – Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 250.839 casi di positività, 1.427 in più rispetto a ieri, su un totale di 42.169 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore, il numero più alto da inizio pandemia. La percentuale dei nuovi positivi sui tamponi fatti da ieri è del 3,4%.

Continua intanto la campagna vaccinale anti-Covid, che in questa prima fase riguarda il personale della sanità e delle Cra, compresi i degenti delle residenze per anziani, gli ultraottantenni in assistenza domiciliare e i loro coniugi, se di 80 o più anni, e le persone dagli 85 anni in su (dal 1^ marzo prenotazioni aperte anche per quelle dagli 80 agli 84 anni).

Il conteggio progressivo delle somministrazioni effettuate si può seguire in tempo reale sul portale della Regione Emilia-Romagna dedicato all’argomento: https://salute.regione.emilia-romagna.it/vaccino-anti-covid, che indica anche quante sono le seconde dosi somministrate.
Alle ore 15 sono state somministrate complessivamente 347.915 dosi; sul totale, 131.569 sono seconde dosi, e cioè le persone che hanno completato il ciclo vaccinale.

Prosegue l’attività di controllo e prevenzione: dei nuovi contagiati, 648 sono asintomatici individuati nell’ambito delle attività di contact tracing e screening regionali. Complessivamente, tra i nuovi positivi 375 erano già in isolamento al momento dell’esecuzione del tampone, 665 sono stati individuati all’interno di focolai già noti.

L’età media dei nuovi positivi di oggi è 41,8 anni.

Sui 648 asintomatici397 sono stati individuati grazie all’attività di contact tracing37 attraverso i test per le categorie a rischio introdotti dalla Regione, 22 con gli screening sierologici12 tramite i test pre-ricovero. Per 180 casi è ancora in corso l’indagine epidemiologica.

La situazione dei contagi nelle province vede Ravenna con 240 nuovi casi, Bologna (227) e Rimini (222); poi Reggio Emilia (172) e Cesena (133); quindi Modena (94), Ferrara (82)Forlì (73), Imola (65) e le province di Parma (62) e Piacenza (57).

Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

Nelle ultime 24 ore sono stati effettuati 23.058 tamponi molecolari, per un totale di 3.333.385. A questi si aggiungono anche 951 test sierologici e 19.111 tamponi rapidi.

Per quanto riguarda le persone complessivamente guaritesono 1.331 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 203.642.
casi attivi, cioè i malati effettivi, a oggi sono 36.771 (+63 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 34.545 (+74), il 93,9% del totale dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano 33 nuovi decessi: 3 a Piacenza (una donna di 63 anni e due uomini di 73 e 82 anni); 3 nella provincia di Parma (una donna di 74 anni e due uomini di 61 e 93 anni); 1 nella provincia di Modena (un uomo di 54 anni); 16 in provincia di Bologna (dieci donne, rispettivamente di 57, 68, 73, 81, 85, 89, 91, 93, 94 e 95 anni, e sei uomini: due di 83 anni, uno di 87, due di 91 e uno di 96 anni); 3 nel ferrarese (due donne – di 86 e 93 anni – e un uomo di 89 anni);1 in provincia di Ravenna (una donna di 89 anni); 2 in provincia di Forlì-Cesena (una donna di 89 anni e un uomo di 57 anni); 4 nel riminese (una donna di 91 anni e tre uomini di 74, 84 e 92 anni). Nessun decesso nella provincia di Reggio Emilia e nell’imolese.

In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 10.426.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 201 (+5 rispetto a ieri), 2.025 quelli negli altri reparti Covid (-16).
Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 8 a Piacenza (-1), 12 a Parma (+1), 17 a Reggio Emilia (numero invariato rispetto a ieri), 45 a Modena (+1), 56 a Bologna (+1), 14 a Imola (-1), 20 a Ferrara (+1), 5 a Ravenna (+1), 2 a Forlì (invariato), 7 a Cesena (+1) e 15 a Rimini (+1).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 19.752 a Piacenza (+57 rispetto a ieri, di cui 31 sintomatici), 17.227 a Parma (+62, di cui 28 sintomatici), 32.206 a Reggio Emilia (+172, di cui 85 sintomatici), 43.699 a Modena (+94, di cui 71 sintomatici), 51.032 a Bologna (+227, di cui 107 sintomatici), 8.784 casi a Imola (+65, di cui 48 sintomatici), 14.538 a Ferrara (+82, di cui 13 sintomatici), 18.915 a Ravenna (+240, di cui 139 sintomatici), 9.531 a Forlì (+73, di cui 62 sintomatici), 11.404 a Cesena (+133, di cui 86 sintomatici) e 23.751 a Rimini (+222, di cui 109 sintomatici).

Polizia provinciale denuncia due cacciatori in valle a Comacchio.
Richiami acustici vietati usati da cacciatori in valle

Finale di stagione venatoria con denuncia per due cacciatori di Comacchio, per avere usato un richiamo acustico a funzionamento elettromagnetico vietato dalla legge, il cui utilizzo, dunque, costituisce un reato.
I due non sapevano di essere ripresi con una potente telecamera da due agenti, perfettamente mimetizzati e nascostisi sopra un argine fra la vegetazione.
Dalle immagini riprese più volte, la pattuglia ha potuto osservare come uno dei due alzasse ripetutamente l’altoparlante per amplificare al massimo la possibilità di attirare germani sulla propria postazione di caccia, quasi completamente sommersa in mezzo alle valli lagunari.

Lo strumento ha riprodotto dapprima il canto dell’alzavola e del fischione e successivamente quello del germano reale a volume altissimo, in modo da attirare i volatili. Un sistema abusivo di caccia altresì odioso – precisa il comandante della Polizia provinciale Claudio Castagnoli – perché inganna la selvaggina rendendone più facile l’abbattimento”.

Gli uomini in divisa hanno ripreso più volte l’esercizio di caccia con un mezzo vietato, compreso il perdurante comportamento dei due seguaci di Diana all’interno di uno spazio contenuto senza indossare la mascherina, come è invece obbligatorio in tempi di covid.
Il risultato per i due cacciatori di Comacchio è stata una denuncia all’autorità giudiziaria, che comporta un’ammenda fino a 1500 euro, oltre alla sospensione per otto settimane nella prossima stagione venatoria di caccia in parco e una sanzione amministrativa di 400 euro per non aver indossato la mascherina.
“Ancora un ringraziamento ai miei uomini – continua Castagnoli –  che con abnegazione ed impegno, usando anche nuove strumenti, contribuiscono alla tutela della legalità e del rispetto delle regole, dimostrando sempre una professionalità all’altezza della situazione”.

IMPIEGO DEI MEDICI DEL LAVORO PER LA CAMPAGNA VACCINALE. BERGAMINI (LEGA ER): «NECESSARIO TENERE ASSIEME LE ESIGENZE DEL MONDO PRODUTTIVO E LA TUTELA DEI LAVORATORI».

 

FERRARA, 24 FEB. «In questa fase storica, è fondamentale tenere assieme le esigenze del mondo produttivo e la tutela inalienabile dei lavoratori. Per questi motivi, e per garantire a tutti la possibilità di lavorare in sicurezza, chiediamo che possano essere impiegati per le vaccinazioni anche i medici della medicina del lavoro e che venga implementato il numero delle dosi disponibili». Il messaggio recapitato in Assemblea legislativa dal consigliere regionale della Lega, Fabio Bergamini, e dai colleghi del Carroccio Valentina Stragliati, Daniele Marchetti e Simone Pelloni è chiarissimo. Il gruppo leghista chiede di poter innestare una marcia diversa nella vaccinazione, «per consentire al sistema economico emiliano-romagnolo di poter ripartire in sicurezza». Inizialmente, la risoluzione presentata a prima firma da Stragliati, ed appoggiata anche dal consigliere ferrarese della Lega, Fabio Bergamini, sollecitava convenzioni con le associazioni di categoria e l’Ausl, «per poter consentire alle aziende che lo vorranno di poter usufruire, nelle proprie sedi, dei medici del lavoro per poter così garantire la copertura vaccinale anti-Covid ai propri dipendenti – dice Bergamini –. E permettere, quindi, una più veloce ripartenza di cui la nostra economia ha urgentemente bisogno». L’accordo che si è trovato in aula, con la maggioranza, ha permesso di poter stilare un emendamento votato all’unanimità, il quale prevede un impegno da parte della Giunta regionale per sostenere la vaccinazione dei lavoratori mediante la collaborazione dei “medici competenti”. Una sfumatura stilistica, che però non cambia il senso del provvedimento.

PISTE CICLABILI
STOP AL DISERBO CON FLUZASULFURON NELLE PISTE CICLABILI E NELLE PIAZZE DI FERRARA

 

da: Associazione PiazzaVerdi Ferrara

In questi giorni in diversi luoghi della città, ad esempio nella ciclabile di via Comacchio e in piazza della Repubblica, è previsto il diserbo, annunciato da specifici cartelli, con fluzasulfuron. Si tratta di un  prodotto chimico che il Ministero autorizza per queste operazioni in aree non agricole, perché considerato “meno” tossico di altri. La sua azione, infatti, si esplica solo contro i vegetali e non sugli animali, la sua persistenza nell’ambiente è abbastanza limitata (giorni, ma anche mesi, a seconda delle condizioni atmosferiche e del tipo di terreno). Comunque, se correttamente usato, non dovrebbero rimanere residui  tanto a lungo  da creare accumulo. Quindi perché preoccuparsi e perché chiedere, come chiediamo, lo stop a questa iniziativa?
Perché “meno” non significa “non”. Il bugiardino che accompagna il prodotto avvisa  che  questo diserbante è molto tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata. Il Ministero ci informa che in canali, stagni e laghi ci può essere una grave perdita  di biodiversità. Secondo il rapporto ISPRA del 2015 le sulfoniluree (classi chimiche a cui appartiene il flazasulfuron), potrebbero avere un impatto devastante sulla produttività delle colture non bersaglio e alterare strutturalmente e qualitativamente le comunità vegetali e conseguentemente anche gli animali selvatici da esse nutriti e ospitati.

A livello locale può succedere qualcosa? La biologia ci insegna che gli spazi lasciati liberi da specie più deboli vengono occupati da altre più forti e resistenti,  quasi mai di nostro gradimento. Negli Stati Uniti, dove il diserbante è stato usato da più tempo e più massivamente, stanno comparendo specie resistenti per debellare le quali è necessario usare dosi maggiori perdendo, quindi, rapidamente i vantaggi che prima erano  stati vantati. L’esperienza acquisita con l’uso massivo e irrazionale degli antibiotici in zootecnia insegnerà pur qualcosa!

Diserbare il bordo della ciclabile è quantitativamente poca cosa rispetto a trattamenti su altre aree (ferrovie, autostrade) e l’impatto sarà probabilmente limitato, ma stiamo vivendo un momento storico in cui tutte le energie devono agire sinergicamente per evitare  la catastrofe ambientale climatica verso la quale stiamo correndo a tutta velocità. In questo caso avere un approccio meno impattante è fattibile, senza troppa fatica, perché le metodologie a base di sistemi fisici, zappature, calore secco, vapore sono disponibili. Perché  non usarle?

 

 

VIA DELLA RESISTENZA 25 – FERRARA

Lettera: Quando un artigiano si trova escluso da un Bando Comunale per i danni subiti dalla pandemia

 

Nel 2015 ho iniziato un’attività che – pur tra mille difficoltà e numerose crisi – mi ha sempre dato soddisfazione. Creo gioielleria alternativa, un settore di nicchia dell’artigianato.
In questi anni di attività ho sempre cercato di migliorare il mio lavoro, investendo per affinare le lavorazioni, migliorare la comunicazione, partecipare ad eventi e fiere in Italia e all’estero. In questo percorso di crescita quello che mi ha sempre contraddistinto e che fa parte di tutta la comunicazione del mio lavoro è la territorialità della mia azienda.  “Io sono di Copparo”, questo è quello che ho sempre detto orgogliosamente ai miei clienti, perché questo elemento identitario indica ciò che sono e anche un po’ di come lo faccio.
Quando il mio territorio mi ha chiesto di partecipare al settembre copparese ho sempre aderito con orgoglio, perché questa è la mia terra.

Nel 2020 la mia attività, come quella di tanti altri piccoli artigiani, ha sofferto un rallentamento importante a causa della chiusura delle fiere campionarie e dello stop ai market in tutta Italia.
Noi piccoli artigiani, abituati a farcela con le nostre forze, ad adattarci e a modificare costantemente il nostro modo di lavorare, non ci siamo lamentati per essere stati in larga parte  esclusi dagli aiuti statali durante l’emergenza sanitaria e le chiusure forzate.
Pertanto, quando ho appreso che il mio Comune avrebbe attivato un bando per aiutare le aziende in difficoltà, ho sperato di potervi partecipare.
Purtroppo la realtà a volte supera la fantasia: approfondendo  ho scoperto che il bando era rivolto solamente ad aziende il cui codice ATECO è stato selezionato dalla giunta, e tra queste anche attività che per decreto hanno tenuto aperto durante il lockdown.
Ma la mia (come altre) è esclusa.
Parlando con la mia associazione di categoria, di cui un assessore del Comune di Copparo fa parte, mi è stato riferito che non è stata nemmeno interpellata nella fase di ideazione del bando.
Il mio rammarico non è per non aver potuto richiedere un piccolissimo aiuto economico, ma perché nonostante gli sforzi che faccio quotidianamente per portare Copparo in Italia e un po’ anche nel mondo, per il mio Comune la mia azienda non abbia alcun valore.
Marco Pigozzi

LE PAROLE PROIBITE:
Riduzione dell’Orario di Lavoro

 

“Turni di tre ore e settimana lavorativa di quindici ore sono alla nostra portata da qui al 2030″.
Così si esprimeva l’illustre economista John Maynard Keynes nel 1930, in una celebre conferenza tenuta a Madrid, diventata nota sotto il titolo “Prospettive economiche per i nostri nipoti”. Com’è noto, Keynes non era un sovversivo incendiario, bensì più modestamente un sostenitore della necessità di una riforma del capitalismo, da non lasciare semplicemente in balia dell’ideologia del libero mercato capace di autoregolarsi. Da buon borghese e liberale illuminato, era fiero oppositore del comunismo, e in particolare dell’esperienza che era in corso in Unione Sovietica, e credeva fermamente, anche nei tempi della Grande Depressione degli anni ‘30 del secolo scorso, al ruolo progressista del capitalismo, purché opportunamente reindirizzato.

La storia ha preso un’altra strada e, comunque, in questo caso della riduzione dell’orario di lavoro, purtroppo la smentita dei fatti appare inequivocabile. E non certo perché non fosse suffragata da basi economiche solide, ancorché un po’ grossolane, esposte dallo stesso Keynes, e cioè che grazie ad una continuità dei tassi di accumulazione del capitale e di crescita della produttività, nell’arco di cento anni, dal 1930 al 2030, il tenore di vita sarebbe cresciuto da 4 ad 8 volte, rendendo possibile quella forte riduzione di orario; e consentendo l’uscita dal regno della necessità economica, così che l’uomo si sarebbe trovato di fronte “…al suo vero, costante problema: come impiegare la sua libertà dalle cure economiche più pressanti, come impiegare il tempo libero che la scienza e l’interesse composto gli avranno guadagnato, per vivere bene, piacevolmente e con saggezza”.

Effettivamente la crescita economica dal 1930 ad oggi ha sostanzialmente verificato l’ipotesi di Keynes, visto che, a livello mondiale, il PIL è cresciuto di circa 4 volte nei Paesi ricchi, quelli ai quali Keynes si riferisce di quasi 5 volte. Per la riduzione dell’orario di lavoro le cose sono andate diversamente: dal 1870 al 1930 l’orario di lavoro, nei Paesi ricchi, si riduce in modo più significativo che dal 1930 ad oggi. Dicendolo in termini schematici, si passa da più di 60 ore settimanali di fine ‘800 a circa 50 ore nel 1930 e un po’ meno di 40 ai tempi nostri. Peraltro, tali riduzioni sono scandite da un lungo ciclo di lotte del movimento operaio, che fa della riduzione dell’orario di lavoro, assieme al controllo sulla produzione e sull’organizzazione del lavoro, gli assi portanti di tutta la storia del movimento dei lavoratori nel ‘900.
Liberazione dal lavoro e liberazione del lavoro vanno a braccetto, almeno nelle elaborazioni e nelle pratiche più avanzate che si costruiscono in questo contesto. “Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire”  fu la parola d’ordine, coniata in Australia nel lontano 1855, e condivisa da gran parte del movimento sindacale organizzato del primo Novecento.

All’inizio del Novecento l’Occidente conosce le prime leggi che riducono l’orario di lavoro. In Italia, nel 1919 l’accordo tra la Fiom e la Federazione degli Industriali Metallurgici fissa l’orario di lavoro settimanale a 48 ore e questo diventerà il riferimento per il decreto del 1923 che estende i termini dell’accordo all’insieme della forza lavoro. Poi, da allora, le battaglie per la riduzione dell’orario di lavoro vanno avanti in modo alterno, fino ad arrivare al ciclo delle lotte operaie della fine degli anni ‘60 – inizio anni ‘70, quando, per stare all’Italia, si raggiungono le 40 ore settimanali.
Da quel momento, sembra inaugurarsi un lungo silenzio che perdura sino ai nostri giorni: non che non succeda nulla, ci sono diversi accordi aziendali che arrivano anche a sancire le 32 ore settimanali, nel 1995 il settore metalmeccanico tedesco approda alle 35 ore, nel 1998 la Francia vara una legislazione che riprende quello stesso risultato, ma esse appaiono più il prodotto di condizioni specifiche – un forte sindacato in Germania, uno degli ultimi tentativi di un governo di sinistra in Francia – che non l’affermarsi di una linea di tendenza forte e duratura. Tant’è che, in nome della flessibilità, entrambe queste soluzioni vengono messe in discussione negli anni successivi, assestandosi in una logica di orari medi plurisettimanali e soggetti all’andamento della congiuntura economica. Solo in questi ultimi tempi sembra si riapra uno spiraglio per tornare a discutere del tema.
Nel frattempo, poi, molte cose sono cambiate in profondità nel mondo del lavoro: sotto la spinta delle trasformazioni degli ultimi decenni, esso si è frammentato, disperso e articolato in una pluralità di figure, la precarietà è diventata una forma ‘normale’ di lavoro, è tramontata per tutti la ‘sicurezza’ del lavoro a tempo indeterminato, il capitalismo delle piattaforme ha riproposto il lavoro a cottimo e persino quello gratuito e ha dilatato e flessibilizzato, al di fuori di qualunque regola, lo stesso orario di lavoro.

Ma, per tornare al punto focale del ragionamento, perché la “profezia” di Keynes, nonostante i suoi fondamenti economici, non si è realizzata?
La risposta è abbastanza semplice: il capitalismo, nella sua versione neoliberista e del dominio della finanza, a partire dagli anni ‘80 del secolo scorso, ha costruito un’enorme redistribuzione dei redditi e della ricchezza, dai ceti bassi a quelli alti, dal lavoro ai profitti e alla rendita.
Nei Paesi più ricchi, nel 1975 il 15-25% dei redditi andava a profitti e rendite e il restante 75-85% al lavoro, mentre nel 2010 la quota dei profitti e delle rendite è cresciuta di circa 10 punti percentuali, assestandosi tra il 25 e il 35%: di fatto tutti gli incrementi di produttività, e forse anche qualcosa di più, sono andati in quella direzione, a detrimento dei redditi da lavoro. Come ha avuto modo di dire Warren Buffett, multimiliardario e protagonista della finanza, “è in corso una lotta di classe, è vero, ma è la mia classe, la classe ricca, che sta facendo la guerra, e stiamo vincendo”.
C’è inoltre una ragione, probabilmente ancora più profonda, che sta alla base di quel mancato percorso e che ha provocato anche la nuova disuguaglianza, e cioè che il capitalismo neoliberista ha ricostruito la concorrenza tra i lavoratori e  un ‘esercito di riserva’ che la alimenta, di cui ha strutturalmente necessità: altrimenti succede, come si è verificato nel corso degli anni ‘70 del Novecento, che con la piena e buona occupazione, il potere contrattuale del lavoro aumenta, si innalzano i salari e si riduce l’orario di lavoro e si comprimono i profitti. Una delle condizioni che, appunto, ha fatto scattare la controffensiva neoliberista.

In ogni caso, i motivi per riproporre oggi una significativa riduzione dell’orario di lavoro in pochi anni, per esempio a 30 ore settimanali a parità di salario – assieme a politiche per il lavoro che raggiungano la piena e buona occupazione e all’istituzione di un reddito incondizionato di base – ci sono tutti e, anzi, si sono rafforzati.
La rivoluzione tecnologica in corso distrugge più posti di lavoro
di quanto sia in grado di crearne di nuovi, propone l’ “economia dei lavoretti” sottopagati e privi di diritti, la stessa pandemia apre l’interrogativo rispetto alla messa in campo di un nuovo modello produttivo e sociale. Tornano a sentirsi, anche se troppo flebili, voci che guardano alla prospettiva della riduzione dell’orario di lavoro: dal sindacato inglese a quello tedesco, dal governo spagnolo a quello finlandese.
Spiace constatare l’assenza totale di voci dal nostro Paese: silenti i sindacato confederali, mentre è, ovviamente, chiedere troppo che il ‘beatificato’ nuovo Presidente del Consiglio dica qualcosa in proposito ( ma non era keynesiano?). Non resta che confidare in un sussulto di coscienza, organizzazione e mobilitazione dei tanti, che ci sono anche in Italia, e che ragionano sul nuovo mondo da costruire, non più fondato sul profitto ma sulla cura reciproca.

Per leggere tutti gli articoli di Corrado Oddi su Ferraraitalia clicca [Qui]

ESTATE BAMBINI SI FARA’
Soddisfazione (a metà) del Comitato Famiglie per l’impegno preso dall’Assessora Kusiak

da Comitato Famiglie Ferrara

Come Comitato Famiglie siamo estremamente lieti di apprendere dalla stampa che Estate Bambini ci sarà! Crediamo sia un grande risultato per tutti. Sottolineiamo che per il Comitato “compatibilmente con l’evoluzione dell’emergenza” significa che la manifestazione sarà pensata e rimodulata in modo da essere comunque compatibile con la situazione, come è già successo per altri eventi.
Siamo invece preoccupati per il fatto che non sia nemmeno menzionata Maggio in Piazza Aperta, altra manifestazione di grande rilievo e molto amata dalle famiglie, seppur sia la prima in ordine di tempo e considerando che la progettazione dovrebbe già essere in atto, qualora ci fosse l’intenzione di farla.
Ci teniamo infine a precisare che, come da Statuto, finalità del Comitato è farsi portavoce delle istanze delle famiglie; ci sta a cuore soprattutto il mantenimento dei progetti esistenti (che riteniamo di grande valore e qualità), non intendiamo sovrapporci all’Amministrazione nel suo ruolo propositivo e progettuale.
Auspichiamo altresì di trovare risposta a ciascuna delle nostre domande durante l’incontro del 2 marzo, alla presenza dell’Assessora Kusiak, del capo di gabinetto Alessia Pedriali e della coordinatrice pedagogica Bianca Orsoni.

Insegnami la tempesta
Il rapporto conflittuale tra madre e figlia nell’ultimo romanzo di Emanuela Canepa

Le viscere dell’amore materno non si arrendono, nemmeno di fronte al respingimento di una figlia che sceglie come vuole essere. Insegnami la tempesta, Einaudi, di Emanuela Canepa è un libro in cui l’essere madre è continuo sgretolamento di certezze, è un vento contro che ti investe della diversità di una figlia che si allontana. Lo sguardo della giovane Matilde perde di intensità verso la madre Emma, la ragazza si stacca e, in un enigma che starà a Emma risolvere, cresce. “Non capisco cosa le ho fatto”, si chiede Emma, niente verrebbe da suggerirle, se non la fatica di inseguire una figlia che chiede autonomia, comprensione del suo essere altro da chi l’ha messa al mondo.
Lo scontro fra le due donne diventa il conflitto tra personalità diversissime il cui reciproco riconoscimento, per il legame di sangue che lo sottende, deflagra generando chiusura, soprattutto da parte della giovane Matilde. Verso Emma, la ragazza pone confini netti e glaciali, silenzi, fuga.
Il senso di colpa di Emma è polimorfico, riconduce a sé il carico degli insuccessi in quanto figlia e madre, della non corrispondenza tra come le cose sono andate e come tutti si aspettavano che sarebbero andate.
Emma vede Matilde imboccare le strade che più la possono portare distante, fino all’antitesi, cioè a una persona del passato con cui Emma aveva chiuso e da cui Matilde si rifugia. Tra i rivoli dispersi, si muove Matilde eleggendo proprio quella vecchia amicizia di Emma, Irene, donna a cui consegnare il proprio dolore. Matilde, cercando di tutelare se stessa in un momento di grandi scelte personali, contribuisce a imprimere una svolta al vecchio rancore di Emma che si domanda se abbia ancora senso provarlo o se, invece, sia arrivato il momento di un cambio di passo.
Il cambiamento riguarderà anche altro nella vita di Emma e nel suo avvicinarsi a Matilde: una madre può arrivare a vedere la forma dell’ingombro che si è messo in mezzo tra lei e la figlia e solo allora può riuscire a stare un passo indietro e lasciarla andare.

Emanuela Canepa presenterà Insegnami la tempesta venerdì 26 febbraio alle 21 in diretta sulla pagina Facebook del Microfestival delle storie  [Qui] e su quella di Ferraraitalia [Qui].
Dialoga con l’autrice Riccarda Dalbuoni.

Future

 

di Riccardo Francaviglia

I protagonisti delle vignette sono sgargianti individui che non sembrano appartenere al nostro mondo, forse vivono in un mondo variopinto o più probabilmente i loro colori accesi spiccano in un mondo all-white; un avatar del nostro contesto quotidiano, dove ciascuno di loro assomiglia a tutti e non assomiglia a nessuno. In fondo diverte l’idea di identificarsi con sagome fluo col naso a pera, ma voglio credere che anche questo può contribuire a guardarsi “da fuori” per sorridere e riflettere su ciò che siamo e ciò che stiamo diventando.
Riccardo Francaviglia

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Dolore e sgomento per il femminicidio di Rossella Placati:
“La prevenzione della violenza e il suo contrasto diventi una priorità a livello politico”

Da: CGIL, CISL, UIL, CENTRO DONNA GIUSTIZIA, UDI

Stanno avvenendo troppo spesso nella nostra provincia eventi di violenza estrema contro le donne e femminicidi.
Il femminicidio di Rossella Placati ci lascia ancora una volta sgomenti e addolorate/i.
Solo quattro giorni fa a Copparo, si era registrato un altro caso di violenza di genere. Per fortuna la donna si è salvata e il fratello, autore della violenza, è stato arrestato.
Come Associazioni e Organizzazioni impegnate nel contrasto della violenza, sappiamo fin troppo bene che gli autori di violenza molto spesso hanno le chiavi di casa. Per questo abbiamo ribadito più volte l’importanza delle politiche di contrasto alla violenza di genere che soprattutto nel contesto pandemico, molte donne, bambine e bambini sono costrette in casa con mariti, compagni e padri violenti.
La quotidianità dei casi di violenza sulle donne dimostra ancora una volta come questi atti non possono essere relegati a una serie infinita di “casi isolati” sulle pagine di cronaca, dimenticati a poche ore di distanza.
La violenza sulle donne è sistemica, ed è lo specchio della grave asimmetria che ancora oggi regola il rapporto tra donne e uomini . Per questo è fondamentale che la prevenzione della violenza non si fermi e il suo contrasto  diventi una priorità a livello politico, superando la logica emergenziale.  Solo così sarà possibile produrre il cambiamento culturale e sociale necessario a superare la violenza di genere.
Allo stesso tempo, è importante diffondere il più possibile le informazioni sulle possibilità di accesso ai percorsi di tutela e di fuoriuscita dalla violenza.
Venerdi 26 febbraio alle ore 18,00 a Bondeno in Piazza Garibaldi, pur nel rispetto delle misure di sicurezza e di distanziamento, cittadini e cittadine si  ritroveranno per testimoniare la loro vicinanza alla famiglia e il rifiuto di ogni forma di violenza contro le donne.