Skip to main content

Giorno: 14 Marzo 2021

Covid-19: no ai vaccini per tutti, sì ai profitti per pochi

Quante volte in questi mesi, soprattutto all’esordio dell’epidemia da Covid-19, abbiamo detto o ci siamo sentiti dire che questa sarebbe stata un’occasione storica per cambiare i paradigmi dell’economia e del rapporto con l’ambiente? Tante. Quante volte abbiamo declamato “nulla sarà più come prima” , intendendo che il mondo avrebbe utilizzato la moderna peste per cambiare le priorità economiche e sociali in senso solidale? Tante. Naturalmente era un auspicio. Il dato di fatto, per adesso, è che tutto è come prima, peggio di prima.

L’eurodeputata Marion Aubry ha denunciato, in un discorso diventato virale, che l’Unione Europea si è piegata agli interessi delle multinazionali del farmaco, firmando protocolli segreti e penalizzanti, con il risultato di non avere a disposizione sufficienti dosi di vaccino per far fronte alle necessità della popolazione, per la semplice ragione che le aziende titolari dei brevetti non hanno una sufficiente capacità produttiva per far fronte, da sole, alla domanda dei farmaci che immunizzano dal Coronavirus. Aubry ha indicato una strada: “L’unico modo per recuperare il tempo perso è rilasciare il brevetto dei vaccini così che chiunque ne abbia la capacità possa produrlo”.

Il brevetto è il titolo in forza del quale al titolare viene conferito un diritto esclusivo di sfruttamento della sua invenzione, in un territorio e per un periodo determinato, e che consente di impedire ad altri di produrre, vendere o utilizzare l’invenzione senza autorizzazione. In una situazione quale quella attuale, in cui i brevetti che insistono sui farmaci vaccinali anti-Covid non sono liberalizzati, governa la legge del denaro: chi ha più soldi si accaparra dosi del vaccino prima degli altri e in quantità maggiore, perchè chi detiene il brevetto vende la sua invenzione al miglior offerente. Se ci trovassimo in una banale situazione commerciale, la legge privatistica del più forte prevarrebbe senza troppe storie. Peccato che non ci troviamo in una banale situazione commerciale, ma dentro una epidemia mondiale: da una parte abbiamo le multinazionali del farmaco, che vogliono massimizzare il guadagno privato (soldi) loro derivante dall’aver realizzato il vaccino che salverà la vita a milioni di persone; dall’altra abbiamo gli Stati sovrani, che dovrebbero massimizzare il vantaggio pubblico (salute) di immunizzare i loro cittadini. Ebbene: come ci è capitato altre volte di notare, questa vicenda mostra in maniera didascalica chi è che comanda oggi nel mondo: non gli stati sovrani, ma alcune multinazionali private.

Non è la prima volta che succede. Nelson Mandela condusse una battaglia contro il WTO (L’Organizzazione Mondiale del Commercio), perchè il 35% del suo popolo (in particolare donne) tra i 15 e i 40 anni era sieropositivo. Diede mandato al suo Congresso di approvare una legge che permettesse ad aziende sudafricane di produrre farmaci contro l’Aids senza chiedere l’ autorizzazione ai titolari dei brevetti d’invenzione, che peraltro l’avevano negata, così come avevano rifiutato qualunque accordo economico col Sudafrica per la semplice, feroce ragione che pretendevano molti più soldi di quelli che Mandela poteva permettersi. Mandela subì la denuncia delle multinazionali senza arrestare la produzione indigena del farmaco, tenne duro fino a che la denuncia si trasformò prima in una trattativa, poi in una norma, la clausola di garanzia sulle licenze obbligatorie, che stabilisce che in una situazione di pandemia e difficoltà economica i Paesi hanno l’autorizzazione a produrre direttamente i farmaci salvavita, scavalcando il brevetto.

Lo scorso 11 marzo Sud Africa e India hanno chiesto all’Organizzazione mondiale per il commercio di valutare la sospensione dei brevetti sui vaccini che impediscono ai due Paesi di produrre su scala mondiale le dosi anti-Covid. Un’approvazione dell’istanza consentirebbe di contenere ovunque l’epidemia realizzando le necessarie dosi di vaccino in tempi relativamente brevi e a costi accessibili per tutti. Ma molti Stati si sono schierati contro questa richiesta: Australia, Brasile, Canada, Giappone,  Norvegia, Regno Unito, Svizzera, Stati Uniti e Unione Europea.

Nel frattempo Mario Draghi ha bloccato l’esportazione in Australia di 250.000 dosi di vaccino AstraZeneca prodotto in uno stabilimento di Anagni. Le dosi sono state redistribuite tra i Paesi Ue. L’ 8 marzo gli Stati Uniti hanno annunciato per bocca del responsabile nordamericano della campagna vaccinale di Biden che tutti i vaccini prodotti negli Usa rimarranno negli Usa. Prima gli americani, prima gli europei, prima gli italiani. Siamo ad un paradossale sovranismo senza sovranità: il sovranismo è quello dei paesi più “avanzati”, che hanno talmente poche dosi da bloccare ogni forma di condivisione delle stesse col resto del mondo. La sovranità è quella delle multinazionali private, che hanno stipulato accordi vantaggiosi per loro e capestro per gli Stati. L’ annuncio di Draghi dell’avvio di una produzione su suolo italiano del vaccino anti-Covid non inverte la direzione, anzi la conferma, trattandosi di un contratto stipulato con una azienda detentrice del brevetto (che quindi lucrerà dalla concessione del medesimo).

Infine abbiamo una sovranità senza sovranismo, orgogliosa e (quasi) solitaria. La sovranità è quella di Cuba, che con una propria tecnologia ed un proprio know-how, del tutto autonomi e diversi da quelli delle grandi aziende della cosiddetta Big Pharma, sta sperimentando alcuni vaccini da somministrare prima alla sua popolazione (e ci mancherebbe altro, per una nazione che fa ancora i conti con l’embargo americano), poi al resto del mondo e in forma gratuita. Non vivo a Cuba, non ci sono mai stato, non la conosco e sono quindi altrettanto lontano dall’idea di considerarla un paese perfetto o una dittatura che affama la sua gente. Però credo di poter affermare che ci sono eventi nodali, nella storia del mondo, che fanno capire quali sono i valori che una nazione mette in cima alla sua scala. In cima alla scala dei valori di Cuba c’è una sanità pubblica e all’avanguardia. L’Unione Europea e gli Stati Uniti non hanno investito sull’idea di una sanità pubblica e a portata di tutti, e pensano coi soldi di comprarsi tutto quello che serve, ma che non hanno coltivato in termini universalistici. Peccato che non abbiano nemmeno la forza di liberalizzare i brevetti, dimostrando che il potere sta tutto da un’altra parte, in mani private.

 

PER CERTI VERSI
Lei la Primula

Ogni domenica Ferraraitalia ospita ‘Per certi versi’, angolo di poesia che presenta le liriche del professor Roberto Dall’Olio.
Per leggere tutte le altre poesie dell’autore, clicca
[Qui]

LEI LA PRIMULA

Ti coglierò
Mai ti coglierò
Né mai ti ho colta
Nonostante
Il desiderio
Di prenderti
Sempre
Nel mio pugno
No mai
Passo da te
Per un saluto
Un profumo
Il tuo colore
E poi
Poi non lo so
Gli occhi chiusi
Di questo tuo
Bagliore

Pensieri scombinati sull’utopia

Vi capita mai di avere la voglia impellente di dire qualcosa, ma non riuscire a dirla. A me si. Vorrei avere dei pensieri originali sul mondo, su questo periodo di decadenza, vorrei potermi aggrappare a speranze che non ho. Mi piacerebbe raggiungere un’ isola galleggiante, metterci sopra tutte le persone che amo, allungare un braccio per aiutare chi ne ha bisogno. Vorrei potere stare a galla su questo mare nero, fluttuando sopra alla risacca dell’odio che fermenta, come un tino di mosto.
Vorrei avere idee intelligenti, costruirmi una alternativa da solo, rimettendo insieme i tasselli del puzzle delle vecchie utopie, per poter accogliere gli sbandati orfani dei sogni.
Quanto vorrei essere utile, portare una briciola di pane nel formicaio del quarto stato, abbracciando compagni e sventolando bandiere, costruendo una alternativa alla barbarie. Sogno di abbattere muri, ero bravo una volta, per aiutare i giovani ad avere un mondo migliore, più libero, meno egoista. I recinti, gli steccati, i ghetti andrebbero abbattuti, quelli si, con le ruspe. Basta stereotipi, basta conformismo annegato nelle lacrime di sangue dei morti innocenti. La diversità ci rende uguali, la purezza ci imbruttisce, non esiste un canone, non siamo dei codici a barra, smettiamola una volta per tutte di crederci combattenti contro il sistema, quando il sistema siamo noi. Conformi ai cliché.
L’antifascismo ci fa belli, la grande bellezza dei valori condivisi, soffiamo sulla polvere del tempo che vuole accomunare tutto, oppressi ed oppressori. Armiamoci di libri e bombardiamo di parole gli odiatori, sfogliamo i libri di storia, diventiamo competenti e con quello combattiamo il revisionismo.
Basta stare in superficie, ripostare all’infinito dieci parole scombinate trovate nel pattume del web. Scaviamo, ricerchiamo, informiamoci, se non abbiamo una opinione abbracciamo il silenzio. Nessuno ci impone di essere preparati su tutto.
Vorrei essere trascinato e trascinare gli uguali in un contenitore, da li mi piacerebbe calamitare le buone intenzioni, le parole, i fatti, la forza di chi ha lottato ma non trova più un appiglio.
Parole inutili, parole al vento, come sempre, anche io scrivo senza senso, mi abbatto nella solitudine del tempo che scorre e non lascia nessuna traccia. Essere utile, sentirsi vivo, guardare ancora per l’ennesima volta la stella rossa di fronte a me.
Rialzarsi e camminarle incontro.

Adottare soluzioni…

di Riccardo Francaviglia

I protagonisti delle vignette sono sgargianti individui che non sembrano appartenere al nostro mondo, forse vivono in un mondo variopinto o più probabilmente i loro colori accesi spiccano in un mondo all-white; un avatar del nostro contesto quotidiano, dove ciascuno di loro assomiglia a tutti e non assomiglia a nessuno. In fondo diverte l’idea di identificarsi con sagome fluo col naso a pera, ma voglio credere che anche questo può contribuire a guardarsi “da fuori” per sorridere e riflettere su ciò che siamo e ciò che stiamo diventando.

Per visitare Il sito dell’autore clicca [Qui] 

Per vedere su Ferraraitalia tutte le vignette dei giorni precedenti clicca [Qui]