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Giorno: 16 Marzo 2021

Agroalimentare: Etichetta Nutriscore per gli alimenti.

 

Agroalimentare. Etichetta Nutriscore per gli alimenti, l’assessore Mammi interviene a sostegno della salubrità dei prodotti Made in ER: “Inaccettabile una classificazione che contribuisce solo a disinformare i consumatori. Il nostro cibo è sicuro e sano”.

Dall’assessore un appello ai colleghi delle Regioni italiane, al Governo e agli europarlamentari italiani: “Occorre costruire un fronte comune nazionale a difesa dei nostri alimenti Dop e Igp. Dall’etichettatura semaforica un danno per tutto il cibo Made in Italy”.

Bologna – “Ridurre prodotti alimentari di alta qualità ad un bollino rosso o verde è una assurdità. Non riesco a pensare, ad esempio, a eccellenze come il Parmigiano-Reggiano o il Prosciutto di Parma bollinati di rosso, come se fossero alimenti pericolosi. Non è così che si tutela la salute dei consumatori, non è così che si rispettano le qualità dei cibi. Quindi è con stupore e amarezza che ho appreso di un appello che si è diffuso in queste ore, che chiede l’applicazione sul territorio europeo del cosiddetto Nutriscore. E non posso pensare che ci siano anche connazionali che sottoscrivono la discutibile proposta di applicare sugli alimenti un’etichetta che attribuisce colori “semaforici” agli alimenti, orientando in modo non corretto i consumatori e contribuendo a disinformarli, oltre a creare un grave danno per il cibo Made in Italy”.

Così l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi, interviene sull’etichettatura a semaforo che penalizzerebbe ingiustamente alcuni prodotti alimentari italiani ed emilia-romagnoli.

“Vorrei lanciare un appello rivolto ai colleghi assessori regionali, al Governo, agli europarlamentari italiani, ai produttori dell’agroalimentare e ai medici e nutrizionisti- prosegue l’assessore-: è venuto il tempo di costruire un fronte comune nazionale a difesa dei nostri prodotti DOP e IGP, alla qualità e alla sicurezza del cibo made in Italy, che è cibo sicuro e controllato”.

“Serve piuttosto un impegno importante sull’educazione alimentare delle famiglie e delle giovani generazioni- incalza Mammi-, informazione e consapevolezza sulla provenienza d’origine dei prodotti e una profonda attenzione alla varietà degli alimenti che vengono consumati. Come Regione Emilia-Romagna stiamo lavorando da tempo su questi temi, sul valore del cibo e sulla promozione dei nostri 44 prodotti DOP e IGP- chiude-, che ci permettono di esportare in tutto il mondo circa 7 miliardi di euro di prodotti agroalimentari Made in Emilia-Romagna. Un valore di qualità, sicurezza alimentare, identità e storia che vale per tutte le regioni italiane”.

 

Coronavirus. L’aggiornamento in Emilia Romagna: 16 marzo 2021.

 

Coronavirus. L’aggiornamento in Emilia-Romagna: su oltre 41 mila tamponi effettuati, 2.184 nuovi positivi, di cui 903 asintomatici. 1.420 i guariti. Vaccinazioni: 609 mila dosi somministrate.

Il 94,4% dei casi attivi è in isolamento a casa, senza sintomi o con sintomi lievi. L’età media nei nuovi positivi è di 43,2 anni. 47 i decessi. Online anche il report settimanale sull’andamento dei contagi in regione.

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 304.314 casi di positività, 2.184 in più rispetto a ieri, su un totale di 41.025 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 5,3%.

Continua intanto la campagna vaccinale anti-Covid, che in questa fase riguarda il personale della sanità e delle Cra, compresi i degenti delle residenze per anziani, in maggioranza già immunizzati, gli ultraottantenni in assistenza domiciliare e i loro coniugi, se di 80 o più anni, e le persone dagli 85 anni in su; proseguono le prenotazioni per quelle dagli 80 agli 84 anni. Poi il personale scolastico e universitario e le forze dell’ordine. Inoltre, da ieri, 15 marzo, sono iniziate le prenotazioni per le persone dai 75 ai 79 anni, che, anche dopo lo stop AstraZeneca, proseguiranno oggi e nei giorni a venire. Per tutti coloro che nella giornata di ieri avevano già ottenuto un appuntamento nei prossimi giorni, sarà fissata a breve una nuova data.

Il conteggio progressivo delle somministrazioni effettuate si può seguire in tempo reale sul portale della Regione Emilia-Romagna dedicato all’argomento: https://salute.regione.emilia-romagna.it/vaccino-anti-covid, che indica anche quante sono le seconde dosi somministrate.

Alle ore 15 sono state somministrate complessivamente 608.826 dosi; sul totale, 199.551 sono seconde dosi, e cioè le persone che hanno completato il ciclo vaccinale.

Prosegue l’attività di controllo e prevenzione: dei nuovi contagiati, 903 sono asintomatici individuati nell’ambito delle attività di contact tracing e screening regionali. Complessivamente, tra i nuovi positivi 577 erano già in isolamento al momento dell’esecuzione del tampone, 744 sono stati individuati all’interno di focolai già noti.

L’età media dei nuovi positivi di oggi è 43,2 anni.

Sui 903 asintomatici, 464 sono stati individuati grazie all’attività di contact tracing, 49 attraverso i test per le categorie a rischio introdotti dalla Regione, 79 con gli screening sierologici, 8 tramite i test pre-ricovero. Per 303casi è ancora in corso l’indagine epidemiologica.

La situazione dei contagi nelle province vede Bologna con 504 nuovi casi e Modena (419); poi Parma (210), Rimini(203), Reggio Emilia e Cesena (198), Ferrara (131), Ravenna (129). Seguono le province di Piacenza (82), Forlì (75) e territorio imolese (35).

Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

Nelle ultime 24 ore sono stati effettuati 23.868 tamponi molecolari, per un totale di 3.723.069. A questi si aggiungono anche 139 test sierologici e 17.157 tamponi rapidi.

Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 1.420 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 224.138.

I casi attivi, cioè i malati effettivi, a oggi sono 68.992 (+717 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 65.098 (+659), il 94,4% del totale dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano 47 nuovi decessi: 1 a Piacenza (un uomo di 75 anni ); 3 nella provincia di Parma (una donna di 72 anni e due uomini di 43 e 44 anni); 7 nella provincia di Reggio Emilia (tre donna di 78, 83 ,91 anni, e quattro uomini di 77, due di 79, e 91 anni); 4 nella provincia di Modena (tre donne di 73, 80, 82 anni, e un uomo di 81 anni); 17 nella provincia di Bologna (8 donne – rispettivamente di 69, 70, 84, 86, 87, 91, 94, 98 anni- e 9 uomini di 61, 71, due di 77, 83, 84, due di 86 – uno dei  quali residente a Imola- e 87 anni); 2 nel ferrarese (una donna di 78 e un uomo di 82 anni);1 in provincia di Ravenna (un uomo di 80 anni); 9 in provincia di Forlì-Cesena (cinque donne di 69, 80, 85, 86 e 92 anni; quattro uomini di 77, 81, 92 e 93 anni); 3 nel riminese (tutte donne, di 82, 84 e 92 anni).

In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 11.184.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 378 (+5 rispetto a ieri), 3.516 quelli negli altri reparti Covid (+53).

Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 11 a Piacenza (+1), 22 a Parma (+1), 32 a Reggio Emilia (-1), 76 a Modena (-2), 113 a Bologna (-2), 34 a Imola ( +3), 35 a Ferrara (+3), 19 a Ravenna (+1), 6 a Forlì (+1), 7 a Cesena (numero invariato rispetto a ieri ) e 23 a Rimini (invariato).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 20.977 a Piacenza (+82 rispetto a ieri, di cui 53 sintomatici), 20.570 a Parma(+210, di 107 cui sintomatici), 37.400 a Reggio Emilia (+198, di cui119 sintomatici), 52.676 a Modena (+419, di cui 273 sintomatici), 65.440 a Bologna (+504, di cui 288 sintomatici), 10.742 casi a Imola (+35, di cui 14 sintomatici), 17.535 a Ferrara (+131, di cui 39 sintomatici), 23.383 a Ravenna (+129, di cui 55 sintomatici), 11.796 a Forlì (+75, di cui 62 sintomatici), 14.825 a Cesena (+198 , di cui 138 sintomatici) e 28.970 a Rimini (+203, di cui 133 sintomatici).

 

TPER sull’assetto dei servizi di trasporto pubblico in vigore da giovedì 18 marzo nel bacino ferrarese.

Il territorio ferrarese in zona rossa: l’assetto dei servizi di bus in vigore da giovedì 18 marzo.

In vigore l’orario “invernale non scolastico”; sospesi fino al 6 aprile i potenziamenti supplementari Covid.

Il recente inserimento dell’intera Regione Emilia-Romagna in zona rossa ha determinato la chiusura delle scuole anche nella provincia di Ferrara.

In linea con le direttive regionali sul riassetto dei servizi, AMI e Tper hanno previsto che a partire da giovedì 18 marzo e fino a tutto martedì 6 aprile nel bacino di servizio di Ferrara sarà in vigore l’orario “invernale non scolastico” e saranno, conseguentemente, sospesi i potenziamenti Covid che erano stati introdotti in ottobre e incrementati in gennaio, alla ripresa della didattica in presenza negli istituti superiori, come da indicazioni del tavolo prefettizio.

Per i necessari aspetti organizzativi che coinvolgono anche i vettori privati con i quali è stato necessario prendere accordi per la nuova rimodulazione dei servizi, l’assetto temporaneo previsto sarà in vigore da giovedì 18 marzo e, sui servizi extraurbani prevede comunque, come di consueto nei giorni feriali non scolastici, il mantenimento delle corse più specificamente fruite dall’utenza pendolare che si sposta per esigenze di lavoro. Frequenze e orari delle linee del servizio urbano di Ferrara restano invariati, con la sospensione delle sole corse scolastiche.

Nell’ambito della proficua interlocuzione che intercorre con le Amministrazioni del territorio e i dirigenti scolastici, AMI e Tper valuteranno la possibilità di mantenere o reintrodurre un contenuto numero di corse funzionali agli istituti che garantiscono la didattica in presenza per le attività di laboratorio, dei bisogni educativi speciali e per studenti con disabilità, oltre che a garanzia dell’utenza pendolare che si serve di corse prevalentemente scolastiche. Allo scopo, Tper provvederà al mantenimento di personale di riserva volto a intervenire, in giornata o al massimo il giorno successivo, per i casi che dovessero presentarsi.

Con l’auspicio del miglioramento della situazione legata all’emergenza sanitaria e ad un ritorno della didattica in presenza nelle scuole, l’organizzazione dei trasporti si mantiene attiva per poter riproporre l’assetto potenziato anche con mezzi dei vettori privati che già aveva consentito – con 38 bus aggiuntivi e 195 corse quotidiane supplementari nel bacino ferrarese – un positivo rientro degli studenti in classe a partire da metà gennaio, come riconosciuto dalle Istituzioni scolastiche con le quali AMI e Tper avevano lavorato in stretta collaborazione.

 

Urgente rafforzare le vaccinazioni anti-Covid-19 per le persone con tumore.

 

Ufficio Stampa Pro Format Comunicazione.

Le Associazioni chiedono chiarezza alle Istituzioni per rassicurare i pazienti.

Roma, 16 marzo 2021 – L’Onorevole Vanessa Cattoi, membro dell’Intergruppo parlamentare “Insieme per un impegno contro il cancro”, ha presentato una interrogazione a risposta scritta indirizzata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministero della Salute sul tema delle vaccinazioni anti-Covid-19 dei pazienti oncologici ed oncoematologici, per chiedere al Governo quali siano le attendibili previsioni sulle tempistiche di vaccinazione dei pazienti oncologici ed oncoematologici in situazione vulnerabile, con particolare riguardo ai tumori ematologici e a quelli del distretto toracico, come il tumore del polmone.

L’iniziativa nasce dalle criticità evidenziate sul territorio dalle 36 associazioni di pazienti oncologici e oncoematologici del Gruppo “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere” che hanno riscontrato ritardi nella vaccinazione delle persone con diagnosi di tumore; alla luce della sospensione precauzionale del vaccino AstraZeneca da parte di AIFA, le associazioni chiedono chiarezza per rassicurare i pazienti.

Abbiamo raccolto diverse segnalazioni di disorganizzazione e assenza di percorsi preferenziali per quanto riguarda la somministrazione di vaccini anti-Covid ai pazienti oncologici e oncoematologici – commenta Annamaria Mancuso, Presidente Salute Donna Onlus e coordinatrice del Gruppo –pazienti fragili, con difese immunitarie molto basse, che rischiano conseguenze importanti con un eventuale contagio e per i quali la vaccinazione dovrebbe essere prioritaria. La situazione riscontrata in molte regioni è invece di grande confusione, con molti pazienti, anche gravi, ancora non vaccinati e soprattutto con forti disparità tra una regione e l’altra: riteniamo che sia urgente riorganizzare e rafforzare le vaccinazioni per tutti i pazienti con diagnosi di tumore, su tutto il territorio nazionale. Abbiamo fiducia nelle decisioni delle Istituzioni ma chiediamo che si faccia quanto prima chiarezza per rassicurare i pazienti oncologici e oncoematologici sulle vaccinazioni anti-Covid-19, di fondamentale importanza per tutelare la loro salute”.

Il tasso di mortalità per Covid-19 nei pazienti con cancro è estremamente alto, con un rischio ancora più elevato tra i pazienti con neoplasie ematologiche e con tumori del distretto toracico. Secondo lo studio multicentrico internazionale Teravolt, nei pazienti affetti da tumore maligno del distretto toracico l’infezione da SARS-CoV2 comporta un tasso di mortalità del 33%. Nei pazienti anziani, fumatori o in stadi più avanzati, trattati con la chemioterapia, sembrerebbe esserci un rischio di mortalità ancora più elevato, a causa degli effetti immunosoppressivi della chemioterapia stessa.

L’ESMO, società scientifica internazionale che riunisce 25.000 oncologi, ha lanciato una call to action diretta agli Stati membri dell’Unione Europea, affinché accolgano le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e diano priorità nei rispettivi programmi di vaccinazione ai malati oncologici, in particolare ai pazienti con neoplasia toracica.

 

TASSARE L’ECONOMIA DEL DISTANZIAMENTO:
un appello per un mondo d’incontri

Testo della mozione appello

La crisi economica, conseguente alla pandemia, sta favorendo lo sviluppo di aziende come Google, Amazon e Netflix, che si avvantaggiano del distanziamento sociale e ne traggono enormi profitti, su cui per legge non pagano le tasse, mentre i negozi, le aziende e i luoghi d’incontro chiudono per doverle pagare.
Tutte le situazioni reali che sceglievamo liberamente di frequentare e che avevano una grande importanza per la nostra vita sociale sono necessariamente state ridotte: incontrare gli amici, un negoziante o un conoscente durante un acquisto, uno sconosciuto al cinema o in piazza.
Così le grandi imprese economiche di intrattenimento, commercio e comunicazione a distanza (on-line), che già prima erano in enorme crescita e godevano di scandalose agevolazioni fiscali, stanno facendo i loro migliori affari di sempre grazie alla crisi che soffoca noi ed i nostri territori.

Rischia così di “fallire” un’idea di società e di territorio fatta di individualità, relazioni sociali, solidarietà, proprietà e responsabilità diffuse e locali: chiude il negozio, scompare il contatto umano, viene meno la competenza distribuita, svaniscono la gestione e le diversità, aumenta la disoccupazione.
Stiamo inoltre assistendo ad un impoverimento sempre più tangibile e ad un aumento delle distanze tra “chi non ce la fa”, “chi sopravvive nonostante tutto” e “chi trae grande vantaggio da questa situazione”.
E’ necessario intraprendere una seria politica di equità fiscale abbassando la tassazione delle aziende locali (in particolar modo quelle piccole e medie), recuperando gettito fiscale dall’industria dell’intrattenimento, della comunicazione e del commercio a distanza.

Netflix, Google, Amazon, Facebook, saranno pure comodi, ma si combinano perfettamente con l’esistenza di una società distanziata, dalla quale traggono enorme giovamento economico e nella quale non vogliamo vivere.
Queste aziende e le regole che oggi, iniquamente, gli permettono di non pagare quasi nulla, minacciano l’esistenza della nostra società dell’incontro a favore di quella dell’isolamento e del distanziamento.

Scegliamo una società di incontri reali, più solidale, gestita dalle persone che ne fanno parte. Chiediamo al Governo Italiano e al Parlamento Europeo di abbassare la tassazione delle aziende locali e di alzare, almeno al loro livello, quella sui colossi del web e sull’industria della comunicazione, intrattenimento e commercio a distanza.

Firma e condividi la petizione: LE COSE DEVONO CAMBIARE.
Ferraraitalia aderisce e diffonde il presente appello. Per firmare 
clicca [Qui] 

In copertina: vignetta di Riccardo Francaviglia

In Emilia-Romagna per gli over 75 ripartono le prenotazioni per il vaccino dopo lo stop ad AstraZeneca.

 

L’assessore Donini: “Chi ha prenotato sarà sicuramente vaccinato”.

Inoltre, la vaccinazione prioritaria agli ultra 80enni e alle persone con patologie gravi ed estremamente vulnerabili continua come da programma, utilizzando i vaccini Pfizer e Moderna.

Bologna – In Emilia-Romagna continua la prenotazione del vaccino contro il Coronavirus per la fascia di età 75-79 anni, che si era aperta ieri mattina e prosegue oggi e nei giorni a venire, e sarà fissata a breve una nuova data per tutti coloro che nella giornata di ieri avevano già ottenuto un appuntamento nei prossimi giorni.

Dopo la decisione di ieri di Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, di sospendere in via precauzionale e temporanea le vaccinazioni contro il Covdi-19 con AstraZeneca, l’assessore alle Politiche per la salute dell’Emilia-Romagna Raffaele Donini interviene per chiarire che le prenotazioni per la campagna vaccinale proseguono in tutta la regione.

“Per i cittadini ultra 75enni- spiega- non è affatto sospeso il piano vaccinale. Chi ha già prenotato sarà sicuramente vaccinato con i vaccini previsti dal piano. L’unico cambiamento è che per tutti coloro che avevano un appuntamento nei prossimi giorni sarà fissata a breve una nuova data.  Sarà compito delle aziende sanitarie contattare direttamente i cittadini coinvolti, che non dovranno quindi occuparsi di nulla”. L’auspicio, conclude Donini, “è che la vicenda AstraZeneca, che ha comportato un problema molto evidente alla vaccinazione, venga affrontata e risolta in breve tempo, per continuare a proseguire con il piano vaccinale in maniera efficace e sicura”.

Le modalità di prenotazione sono regolarmente disponibili attraverso i consueti canali, dalle farmacie al Cup passando per Fascicolo sanitario elettronico e call center delle aziende sanitarie.

Si ricorda inoltre che non è prevista alcuna modifica al calendario per le categorie più a rischio, come gli over 80 o le persone con patologie gravi ed estremamente vulnerabili, perché la loro vaccinazione prioritaria è in programma con i prodotti forniti da Pfizer e Moderna.

 

Filtri d’acqua affidati alla maestria realizzativa delle donne.

 

Stabilimento tutto in rosa alla Water Care Filters di Ferrara. «La precisione, puntualità, cura e dedizione femminili sono fondamentali per la produzione delle nostre 20 tipologie di filtri», afferma il presidente Fabio Massaro.

FERRARA , 15 MARZO 2021 – Ci sono produzioni in cui è l’abilità costruttiva a dare pregio alla materia prima e a rendere il prodotto altamente performante. È il caso dei sofisticati filtri per l’acqua per utilizzo umano realizzati dall’azienda ferrarese Water Care Filters, dove una manodopera tutta al femminile garantisce ogni giorno un processo produttivo delicato, preciso e complesso.

«Qui lavorano 15 donne, un gruppo di collaboratori tutto in rosa non a caso», afferma il presidente dell’azienda Fabio Massaro, che l’ha rilevata dal fallimento alcuni anni fa garantendole una nuova vita e un futuro interessante. «I nostri filtri sono destinati a molteplici ambienti e a un impiego importante, poiché contribuiscono al mantenimento della salute delle persone – premette l’imprenditore -. Il loro processo produttivo, perciò, richiede attenzione, precisione, puntualità, costanza e meticolosità. Tutti pregi che abbiamo costantemente riscontrato nella manodopera femminile, sempre affidabile e appassionata nel proprio impegno lavorativo».

Massaro richiama così le considerazioni che sono ricorrenti a livelli prestazionali piuttosto importanti: «Nel team sono strategici collaboratori preparati sì, ma prima ancora affidabili». È questa la prima carta vincente, dunque, delle donne che si stanno facendo strada alla Water Care Filters, dove sono alla guida di ogni processo: dalla saldatura alla piegatura dei materiali per i diversi filtri, dall’amministrazione al marketing. 

Water Care Filters produce 20 differenti tipologie di filtri per acqua, destinati a una molteplicità di ambienti, tra cui gli ospedali. «La nostra mission è confermare in modo continuativo la qualità del nostro brand e di ogni singolo filtro che esce dalla nostra azienda» afferma Massaro, particolarmente grato alle “sue” donne per la professionalità e la passione che dimostrano. «È grazie a loro che anche l’ambiente lavorativo è sereno e al contempo frizzante, un luogo dove si viene volentieri a lavorare e dove si sta bene con se stessi e con i colleghi», conclude l’imprenditore.

 

Sanita’ Nursing Up, De Palma: «Inaccettabili le posizioni del Governatore Toti in merito ai vaccini».

 

«Sono gli infermieri, i medici e gli assistenti sanitari i professionisti che possiedono le competenze e le conoscenze per attuare le somministrazioni». 

ROMA 16 MAR 2021 – «Non accettiamo in alcun modo il contenuto delle recenti dichiarazioni del Governatore della Liguria, Giovanni Toti che, nell’evidenziare, a suo modo di vedere, le lacune del piano vaccini, chiede senza mezzi termini di semplificare e rendere più snelle le funzioni delle somministrazioni, alla luce della palese carenza di personale, incaricando anche farmacisti, operatori socio sanitari e volontari di vaccinare gli italiani che sono in attesa di essere immunizzati.

Ci viene da pensare che, probabilmente, il Governatore Toti non ha mai messo piede in un ospedale o che non possiede le conoscenze professionali per comprendere la complessità di una vaccinazione, ancor più quando si tratta di un prodotto da ricomporre. 

Il Governatore Toti forse non sa che non è indifferente se il vaccino viene somministrato, per errore, per via endovenosa o sottocutanea o intradermica, e probabilmente non conosce le reazioni che potrebbero arrivare dalla errata somministrazione del vaccino.

Pensa davvero, il Governatore, che farmacisti o operatori socio sanitari, al pari di un infermiere, possano conoscere gli interventi da adottare in emergenza per tenere in vita il paziente appena vaccinato, in caso di reazioni avverse, in attesa che arrivi il medico? Stiamo parlando di professionisti che vengono formati anche con attenzione alle manovre di rianimazione cardio polmonare in emergenza.

Siamo davvero sicuri che un breve corso di aggiornamento regionale possa dare la capacità di intervenire sulle reazioni collegate all’ansia, come le sincopi, iperventilazioni o altre reazioni psicogene che si presentano, talvolta, rispetto alla mera azione dell’ago o che metta gli interessati in condizione di affrontare le lipotimie, svenimenti o lesioni da queste causati?

Le vaccinazioni, caro Toti, non rientrano certo tra le attività banali, quelle che possono essere improvvisate, e che chiunque possa mettere in atto svegliandosi la mattina dopo aver seguito un corso dedicato».

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up, risponde per le rime alla presa di posizione del Governatore della Liguria che, come se non bastasse, in barba a quanto esposto di recente dal Consiglio d’Europa, propone anche una legge regionale per rendere obbligatorio il sottoporsi a vaccinazione da parte del personale sanitario.

«Come rappresentanti del mondo infermieristico ci sentiamo ridicolizzati dai contenuti del discorso di Toti, che non sono banalizza la complessità di un vaccino, ma mette sullo stesso piano “la specifica competenza degli infermieri sulla materia”, con quella di un farmacista o di un oss, che, con il necessario rispetto, non vengono certo formati per somministrare vaccini.

Le vaccinazioni, soprattutto in un frangente delicato di emergenza sanitaria come quello che stiamo affrontando, presuppongono anni di formazione e di competenza. Non ci si improvvisa certo infermieri e tanto meno medici da un giorno all’altro.

Sulla questione poi di adottare una legge regionale che obblighi il personale sanitario a vaccinarsi, ci viene da pensare che Toti ignori la posizione del Consiglio d’Europa, che non solo ha avallato la non discriminazione di chi autonomamente decide di non vaccinarsi, ma chiede che il sottoporsi a vaccino non sia obbligatorio per nessuno, in alcun modo. 

Rispetto poi alla questione della carenza di personale, il Governatore della Liguria dovrebbe guardare in faccia alla realtà: le cose stanno in modo nettamente diverso rispetto a quanto afferma. 

I vaccinatori, caro Toti, ci sono e come! Abbiamo 100mila infermieri dipendenti del SSN pronti a farsi carico del piano vaccini, già presenti sul campo, pronti a offrire esperienza e “legalmente” qualificati, a differenza di altri, a vaccinare in autonomia. Siamo però di fronte a politiche pressapochiste che non permettono agli infermieri pubblici dipendenti di scendere in campo: i nostri Governanti non vogliono capire o fanno finta di non capire! 

 

Istruzione: l’utopia necessaria

 

Nel 1972 usciva un libro del sociologo canadese Marshall McLuhan intitolato La città come aula. McLuhan invitava gli insegnanti e gli educatori a usare proprio la città come mezzo didattico. La città come luogo investito dalla responsabilità dell’apprendimento.
Invece abbiamo assistito all’afasia totale. Si è balbettato di patti educativi di territorio, svaniti come neve al sole. Si è rimasti stritolati tra apprendimento digitale e apprendimento orale in presenza. Senza aver mai pensato prima alle politiche per l’istruzione, alla loro organizzazione e diffusione di massa per mezzi, risorse e spazi.

È la responsabilità grave di una generazione di adulti che ora farisaicamente piange quanto hanno perduto in questo anno di pandemia le nostre ragazze e i nostri ragazzi, le bambine e i bambini.  Una generazione di adulti, verrebbe da dire, di ignoranti e incompetenti in materia di istruzione e apprendimento, perché le idee e le possibilità non mancavano, bastava studiare, bastava pensare che non era sufficiente cavarsi fuori dai piedi figlie e figli mandandoli a scuola, per poi colpevolizzare la scuola della propria irresponsabilità. L’istruzione doveva avere la “I” maiuscola, perché lo sapevamo tutti che era la chiave per affrontare il futuro, per attrezzare i nostri giovani a misurarsi con le sfide nuove. Invece no, tutto come prima, andava bene la scuola di Casati e di Giovanni Gentile, cosa ci facessero poi veramente studentesse e studenti non era poi rilevante, l’importante era uscirne con un titolo di studio, a prescindere dal suo valore.

Nel 1972 l’UNESCO pubblicava il rapporto Faure: Learning to be, apprendere per “essere”, per vivere, per crescere, per realizzarsi, ma apprendere sempre in ogni momento e in ogni luogo. Sì in ogni luogo, anche a casa davanti al computer per la Dad. Smettiamola con la retorica che la Dad non è scuola, certo che non è scuola, ma può essere studio, anche migliore di quello fatto a scuola, e di studio oggi abbiamo sempre più bisogno a qualunque età.

Mi sembra che sia sotto gli occhi di tutti, molto chiaramente, che se non ci attrezziamo ad apprendere cose nuove, saperi nuovi, l’uso di strumenti nuovi, ci mancano i mezzi per comprendere, per esse attivi, per vivere pienamente la nostra vita. Learning to be, cinquant’anni sono trascorsi nell’indifferenza e nell’irresponsabilità generale. Spaventoso se si pensa che il mondo della cultura e della scuola, responsabile dell’istruzione del paese è rimasto indifferente, ripiegato su se stesso, afasico, non ha mai suggerito idee nuove, non ha mai proferito parola, se non per lamentare il declino della lingua italiana nei nostri studenti, come nella lettera appello firmata qualche anno fa da seicento docenti universitari.

Eppure sollecitazioni e opportunità non sono mancate. L’Europa nel 1995 pubblica il Libro bianco di Cresson dove viene coniato il termine lifelong learning e si sviluppa il concetto di knowledge society, passando, con un salto significativo, da ‘educazione’ a ‘apprendimento’. Nel 2000 la strategia di Lisbona pone l’obiettivo di adattare l’istruzione e la formazione ai bisogni dei cittadini in tutte le fasi della loro vita, per promuovere l’occupabilità e l’inclusione sociale, nel 2002, l’educazione permanente diviene a tutti gli effetti lifelong e lifewide learning, apprendimento continuo per tutta la vita, possibile in ogni contesto. Un’idea poi neanche tanto originale, che era già stata nel secolo XVII° del polacco Giovanni Amos Comenio: “Tutti siano educati in tutto totalmente”.

Istruzione come utopia necessaria è il titolo del Rapporto Delors dell’Unesco relativo all’Educazione per il ventunesimo secolo. Nel documento del 1996 già si sottolineava come il tema dell’istruzione avrebbe investito  i bambini e i giovani “che succederanno all’attuale generazione di adulti, troppo inclini a concentrasi sui loro problemi.” L’invito era quello di aprire all’istruzione tutta la società, le comunità locali, ben oltre il sistema educativo, l’intera nazione, senza alcuna riserva, in particolare ai bambini e ai giovani, restituendogli il posto che appartiene loro di diritto.

Non ci sono giustificazioni. Il nervo che ha scoperto la pandemia è che avremmo dovuto essere preparati, a partire dalle nostre città, sul terreno dell’istruzione permanente, con una pluralità di luoghi attrezzati e predisposti per questo, anziché i soli Centri provinciali per l’istruzione degli adulti, relegati unicamente alla alfabetizzazione degli stranieri e al recupero del titolo di studio non conseguito a suo tempo. La miopia totale. Istituzioni che potevano essere il centro di politiche di istruzione permanente su tutto il territorio e per tutte le generazioni, che avrebbero permesso di scomporre classi, di distribuire per i luoghi della città i nostri giovani perché continuassero a poter studiare in tanti spazi diversi, utilizzando tutte le risorse strumentali e umane possibili, perché per studiare non c’è bisogno della scuola, ma dei mezzi e di qualcuno che ti accolga, che ti stia accanto e ti guidi.

Non si tratta di utopia, ma di preparazione e di volontà politiche, di non essere abbandonati nelle mani di amministratori improvvisati e incompetenti, di un paese che da almeno quarant’anni a questa parte ha smesso di essere un paese. Passata la stagione delle grandi conquiste degli anni settanta, per la scuola e per il welfare, c’è stato il riflusso, si sono alzate le barriere degli anni ottanta che hanno arrestato un processo di progresso sociale. Da allora tutto si è fermato, con le Destre alfiere del neoliberalismo impegnate ad abbattere le conquiste sociali ottenute e le Sinistre costrette alla difensiva. La cosa spaventosa è che non ci si renda conto di quanto è effettivamente accaduto, come la superficialità domini i pensieri della maggioranza delle persone. Come le sensibilità siano distanti dalle preoccupazioni del terreno che dobbiamo recuperare in materia di istruzione.

Non lamentiamoci del clamoroso e vergognoso fiasco compiuto con la didattica a distanza, con l’incapacità di organizzare lo studio di un’intera generazione colpita dalla pandemia. Chi è causa del suo male pianga se stesso dice il proverbio. E il male è stato continuare a trastullarsi con l’idea che solo a scuola si apprende e che è sufficiente intervenire a mettere una toppa a un tetto o una pezza al soffitto pericolante di un’aula che tutto procede come prima, affidando le cattedre alla sacca del precariato.

Questa è l’istruzione per il nostro paese. Mentre ci sono città nel mondo che dell’apprendimento hanno fatto il centro delle loro politiche amministrative, aderendo alla rete Unesco delle “Learning city”. Invece di piagnistei la prima cosa da fare subito, prima che sia troppo tardi, per la nostra città e per tutte le altre, sarebbe di aderire immediatamente a questa rete e farsi carico degli impegni che questo comporta. Del resto non ci sono alibi all’ignoranza di chi ci ha governato e ci governa sia a livello centrale che locale. Gli strumenti e le conoscenze c’erano tutte. Qui ci troviamo di fronte a una colpevole insipienza.

Italia senza Italia

di Riccardo Francaviglia

I protagonisti delle vignette sono sgargianti individui che non sembrano appartenere al nostro mondo, forse vivono in un mondo variopinto o più probabilmente i loro colori accesi spiccano in un mondo all-white; un avatar del nostro contesto quotidiano, dove ciascuno di loro assomiglia a tutti e non assomiglia a nessuno. In fondo diverte l’idea di identificarsi con sagome fluo col naso a pera, ma voglio credere che anche questo può contribuire a guardarsi “da fuori” per sorridere e riflettere su ciò che siamo e ciò che stiamo diventando.

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