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Giorno: 20 Marzo 2021

Coronavirus. L’aggiornamento in Emilia Romagna: 20 marzo 2021.

 

Coronavirus. L’aggiornamento in Emilia-Romagna: su oltre 36 mila tamponi effettuati, 2.560 nuovi positivi, di cui 1.120 asintomatici. 1.839 i guariti. Vaccinazioni: 661mila dosi somministrate.

Il 94,5% dei casi attivi è in isolamento a casa, senza sintomi o con sintomi lievi. In calo (-27) i pazienti ricoverati nei reparti Covid. L’età media nei nuovi positivi è di 43,1 anni. 47 decessi.

Dall’inizio dell’epidemia da Coronavirus, in Emilia-Romagna si sono registrati 314.526 casi di positività, 2.560 in più rispetto a ieri, su un totale di 36.549 tamponi eseguiti nelle ultime 24 ore. La percentuale dei nuovi positivi sul numero di tamponi fatti da ieri è del 7%.

Continua intanto la campagna vaccinale anti-Covid, che in questa fase riguarda il personale della sanità e delle Cra, compresi i degenti delle residenze per anziani, in maggioranza già immunizzati, gli ultraottantenni in assistenza domiciliare e i loro coniugi, se di 80 o più anni, e le persone dagli 85 anni in su; proseguono le prenotazioni per quelle dagli 80 agli 84 anni. Poi il personale scolastico e universitario e le forze dell’ordine. Inoltre da ieri, venerdì 19 marzo, su autorizzazione di Aifa, sono riprese le prenotazioni e le somministrazioni vaccinali per le persone dai 75 ai 79 anni, dopo il via libera dell’Agenzia europea dei medicinai (Ema) sul vaccino AstraZeneca. Sempre nella giornata di ieri, i cittadini della stessa fascia di età che avevano l’appuntamento per essere vaccinati fissato dalle ore 15 e nei giorni successivi, hanno potuto – e potranno – presentarsi regolarmente ai punti vaccinali indicati. Chi aveva avuto l’appuntamento sospeso riceverà la comunicazione di una nuova data.

Il conteggio progressivo delle somministrazioni effettuate si può seguire in tempo reale sul portale della Regione Emilia-Romagna dedicato all’argomento: https://salute.regione.emilia-romagna.it/vaccino-anti-covid, che indica anche quante sono le seconde dosi somministrate.

Alle ore 15 sono state somministrate complessivamente 661.401 dosi; sul totale, 228.739 sono seconde dosi, e cioè le persone che hanno completato il ciclo vaccinale.

Prosegue l’attività di controllo e prevenzione: dei nuovi contagiati, 1.120 sono asintomatici individuati nell’ambito delle attività di contact tracing e screening regionali. Complessivamente, tra i nuovi positivi 660 erano già in isolamento al momento dell’esecuzione del tampone, 940 sono stati individuati all’interno di focolai già noti.

L’età media dei nuovi positivi di oggi è 43,1 anni.

Sui 1.120 asintomatici, 605 sono stati individuati grazie all’attività di contact tracing, 45 attraverso i test per le categorie a rischio introdotti dalla Regione, 38 con gli screening sierologici, 11 tramite i test pre-ricovero. Per 421 casi è ancora in corso l’indagine epidemiologica.

La situazione dei contagi nelle province vede Bologna con 630 nuovi casi, poi Modena (440); seguono Reggio Emilia (245) e Ravenna (231). Poi Ferrara (196), Rimini (184), Cesena (168), Parma (159), Forlì (129), Imola (117). Infine Piacenza, con 61 nuovi casi.

Questi i dati – accertati alle ore 12 di oggi sulla base delle richieste istituzionali – relativi all’andamento dell’epidemia in regione.

Nelle ultime 24 ore sono stati effettuati 21.731 tamponi molecolari, per un totale di 3.812.106. A questi si aggiungono anche 150 test sierologici e 14.818 tamponi rapidi.

Per quanto riguarda le persone complessivamente guarite, sono 1.839 in più rispetto a ieri e raggiungono quota 229.697.

I casi attivi, cioè i malati effettivi, a oggi sono 73.439 (+674 rispetto a ieri). Di questi, le persone in isolamento a casa, ovvero quelle con sintomi lievi che non richiedono cure ospedaliere o risultano prive di sintomi, sono complessivamente 69.519 (+686), il 94,5% del totale dei casi attivi.

Purtroppo, si registrano 47 nuovi decessi: 1 in provincia di Piacenza (un uomo di 40 anni); 3 nella provincia di Parma (una donna di 80 anni e 2 uomini, di 69 e 72 anni); 4 nella provincia di Reggio Emilia (una donna di 94 anni e 3 uomini, di 60, 72 e 94 anni); 4 nella provincia di Modena (tutte donne, rispettivamente di 76, 77, 78, 90 anni); 28 nella provincia di Bologna (10 donne, rispettivamente di: 63, 67, 76, 79 anni – quest’ultima deceduta a Imola – poi 78, 83, 89, 3 di 97 anni; e 18 uomini: 47 anni – deceduto a Imola –, poi 54, 61, 63, 66, 2 di 73, 75, 76, 2 di 83, 85, 2 di 87, 88, 95, 96, 97 anni); 2 nel ferrarese (una donna di 82 anni e un uomo di 89); 2 in provincia di Ravenna (una donna di 89 anni e un uomo di 97); 3 nel riminese (tutte donne, di83, 85 3 89 anni). Nessun decesso in provincia di Forlì-Cesena.

In totale, dall’inizio dell’epidemia i decessi in regione sono stati 11.390.

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 401 (+15 rispetto a ieri), 3.519 quelli negli altri reparti Covid (-27).

Sul territorio, i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono così distribuiti: 10 a Piacenza (+1), 27 a Parma (+1), 32 a Reggio Emilia (numero invariato rispetto a ieri), 82 a Modena (+8), 119 a Bologna (+3), 33 a Imola (invariato), 34 a Ferrara (invariato), 19 a Ravenna (+1), 9 a Forlì (-1), 9 a Cesena (invariato) e 27 a Rimini (+2).

Questi i casi di positività sul territorio dall’inizio dell’epidemia, che si riferiscono non alla provincia di residenza, ma a quella in cui è stata fatta la diagnosi: 21.209 a Piacenza (+61 rispetto a ieri, di cui 37 sintomatici), 21.219 a Parma(+159, di cui 115 sintomatici), 38.330 a Reggio Emilia (+245, di cui 146 sintomatici), 54.230 a Modena (+440, di cui 290 sintomatici), 67.940 a Bologna (+630, di cui 335 sintomatici), 11.047 casi a Imola (+117, di cui 45 sintomatici), 18.268 a Ferrara (+196, di cui 37 sintomatici), 24.361 a Ravenna (+231, di cui 132 sintomatici), 12.439 a Forlì (+129, di cui 105 sintomatici), 15.479 a Cesena (+168, di cui 89 sintomatici) e 30.004 a Rimini (+184, di cui 109 sintomatici).

Violenza sulle donne, la Turchia abbandona la Convenzione di Istanbul.

Il Gruppo Pd in Emilia-Romagna stigmatizza la decisione di Erdogan, Zappaterra (Capogruppo Pd): “Gravissime dichiarazioni da esponenti del Governo turco. In Emilia-Romagna la Convenzione di Istanbul è stata tradotta in opportunità per la parità e contro le discriminazioni di genere”.

“Il Gruppo del Partito Democratico stigmatizza fortemente il recesso decretato dal presidente Erdogan che ritira la Turchia dall’impegno della Comunità internazionale a combattere la violenza sulle donne, in particolare la violenza domestica” dichiara la Capogruppo Marcella Zappaterra. “E ancora di più – prosegue – condanniamo le dichiarazioni oscurantiste e illiberali di importanti esponenti del Governo di Ankara secondo i quali la Convenzione minerebbe l’unità familiare e incoraggerebbe il divorzio e l’omosessualità”.

“La violenza sulle donne è una violazione dei diritti umani. – continua Zappaterra – La sicurezza delle donne passa attraverso l’impegno trasversale delle istituzioni e delle comunità attraverso le leggi che ne tutelano i diritti. Indebolire il sistema di protezione delle vittime di femminicidio in un mondo ancora fortemente segnato da patriarcato e misoginia, è un segnale di arretramento al quale ci ribelliamo esprimendo piena solidarietà alle donne turche e facendo la nostra parte affinché l’Italia e l’Europa impediscano la deriva dei valori di uguaglianza che fondano le nostre democrazie”.

La Convenzione del Consiglio d’Europa per la prevenzione e il contrasto alla violenza maschile sulle donne sottoscritta a Istanbul nel 2011 è la punta più avanzata delle politiche di promozione e tutela della sicurezza e dei diritti delle donne.

Firmata da 45 paesi in tutto il mondo più l’Unione Europea, ratificata all’unanimità del Parlamento italiano nel 2013, la cosiddetta Convenzione di Istanbul impegna i governi a promuovere azioni concrete in ogni ambito per ridurre drasticamente la piaga dei femminicidi che proprio in Turchia ha registrato il dato ufficiale di 300 vittime solo l’anno scorso.
Anche la Regione Emilia-Romagna ha fatto la propria parte per tradurre la Convenzione in opportunità. Con la legge quadro regionale per la parità e contro le discriminazioni di genere n. 6 del 2014, ha rafforzato il ruolo del coordinamento dei centri antiviolenza, la progettualità e il protagonismo dei territori, il sostegno alle vittime, il recupero dei maltrattanti, con l’ambizione di contribuire ad un cambiamento culturale dell’intera società.

 

GAD: LA LA DIFFERENZA TRA MEDIA E REALTA’
Il video-documentario di Occhio ai Media

da: Ufficio stampa Occhio ai Media – Ferrara

L’idea del progetto nasce in seguito alla nostra partecipazione alla 18esima edizione del Festival dei Diritti di Ferrara, per cui il 29 dicembre 2020 abbiamo tenuto l’evento “GAD tra Media e Realtà”.
Abbiamo ritenuto necessario approfondire la tematica creando un vero e proprio documentario sul quartiere, con l’obiettivo di incoraggiare una riflessione e un dibattito su questa realtà cittadina, oggetto negli ultimi anni di un importante spessore politico e mediatico.

L’evento si terrà in diretta streaming sabato 20 marzo 2021 alle ore 17:00 sulle pagine ufficiali di Occhio ai Media Facebook e YouTube:

Facebook |  www.facebook.com/106594666044197/posts/3799319950104965/

YouTube |  www.youtube.com/watch?v=J6S_QEedoCQ

Dopo il documentario, sempre in diretta, di terrà un dibattito con tre ospiti:
Alfredo Alietti | Docente di Sociologia Generale e Sociologia Urbana e del Territorio
Luca Lanzoni | Architetto ed esperto in Pianificazione Urbanistica e Sicurezza Urbana
Selma Boukaid | Attivista sociale

Vi lasciamo il link per guardare il teaser del filmato: [Vedi qui]

Cittadini del Mondo – Ferrara

LA CURA É NELLA BIBLIOTECA
I 25 anni delle Biblioteche di Roma

 

Roma – Si parla spesso di biblioterapia, la tecnica praticata in psicoterapia attraverso la lettura scelta e guidata di libri, con obiettivi curativi e formativi, ma mai di bibliotecoterapia, o biblioteca terapeutica. Neologismi forse impropri che hanno, però, il pregio di dare nome all’insostituibile quanto sottovalutata funzione terapeutica della biblioteca, sul piano personale e sociale.

Solo in vista di chiusure, limitazioni o diminuzioni di budget, le biblioteche fanno notizia. forse perché si sentono ancora forti i moniti lungimiranti del secondo dopoguerra sul valore delle biblioteche, che stabiliscono l’assioma ‘libro = cibo per la mente’, secondo la celebre metafora ancora potente dell’Adriano di Marguerite Yourcenar:  “Fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che, da molti indizi, mio malgrado, vedo venire” (Memorie di Adriano), o come il progetto visionario ma imprescindibile di Jella Lepman, di realizzare la più grande biblioteca del mondo per ragazzi. Tornata nel 1945 come ‘esperta dei bisogni culturali ed educativi delle donne e dei bambini’ in una Germania devastata, dalla quale era fuggita perché ebrea, la Lepman nel 1949 inaugura la Internationalen Jugendbibliothek di Monaco, che nasce proprio dalla consapevolezza dell’importanza di distribuire a bambini e ragazzi non solo la cioccolata, ma anche i libri, per ricostruire in loro la fiducia nell’umanità, nella civiltà e la voglia di vivere.

Roma, Davanti alla Biblioteca Cornelia, particolare

La biblioteca come terapia intensiva dello spirito insomma, che aiuterebbe in questo momento a risollevarci dai colpi della malattia, dei lutti, delle ristrettezze economiche e del distanziamento sociale. Ma il ruolo terapeutico delle biblioteche In Italia, attualmente limitato a causa delle misure restrittive legate alla pandemia, da troppo tempo esige un rilancio.

Nella legislazione dei paesi del nord Europa da diversi anni ormai alle biblioteche è affidato un ruolo sociale e culturale fondamentale: sono considerate simbolo di cittadinanza attiva, democrazia e libertà di espressione e talvolta i cittadini sono coinvolti in alcuni aspetti vitali della loro organizzazione. Nel caso ad esempio della Biblioteca Centrale di Helsinki “Oodi sono previste delle consultazioni pubbliche per stabilire il nome della struttura, l’organizzazione dei piani e le attività che al suo interno i cittadini vorrebbero svolgere.
Il paragone con le politiche dei paesi del nord Europa, oltre a provocare l’inevitabile senso di frustrazione, ci riporta al nucleo della biblioteca pubblica: ‘pubblica’ non per appartenenza  istituzionale, quanto piuttosto per le caratteristiche del suo servizio, rivolto al pubblico e aperto a tutti.
Animato da questo spirito, 25 anni fa un gruppo di bibliotecari, con il sostegno di brillanti studiosi e l’approvazione degli amministratori politici, danno vita al Sistema Biblioteche Centri Culturali del Comune di Roma, un progetto visionario dove ‘sistema’ prefigura l’importanza di fare rete nell’accezione di rete bibliotecaria diffusa, mentre ‘centri culturali’ sposta il significato di biblioteca da semplice luogo di raccolta e conservazione dei libri a luogo di animazione culturale, e di crescita formativa dal forte valore relazionale.

Per far emergere le potenzialità terapeutiche delle biblioteche e cogliere quello che di significativo accade intorno a questo fulcro di esperienze, possiamo indicare una delle 40 biblioteche del Sistema Bibliotecario di Roma, la Biblioteca Cornelia, come osservatorio privilegiato dei fermenti creativi e delle esigenze di condivisione che la animano. L’idea, già sperimentata ma da sviluppare, è di raccogliere una miscela di contributi variegati sotto forma di racconti, approfondimenti, considerazioni e focus, collegati dai noti “sei gradi di separazione” alla biblioteca Cornelia, quella sorta di organismo vivente, con un cuore pulsante nel quartiere periferico di Montespaccato e con sottili terminazioni che si sviluppano verso il centro e oltre, fatto di relazioni, contatti e storie personali.

In tempi normali che sembrano lontani, la biblioteca è un luogo vivace e molto frequentato, che ospita nei singoli spazi dedicati, attività rivolte a varie fasce di utenti, tanto che non è raro, in alcuni pomeriggi, assistere all’affluenza di diversi gruppi di appassionati e generazioni: il Bibliotè, gruppo di lettura che unisce la passione per i libri a quella per la condivisione gastronomica di tè e dolci fatti in casa è l’ideale prosecuzione del gruppo dei piccoli lettori disposti in cerchio per le letture Nati per Leggere, dai 0 ai 3 anni, anche loro molto devoti al rito della merenda. O, ancora, non è inusuale assistere, proprio all’ingresso della Biblioteca, al via vai di due ben riconoscibili gruppi di utenti, che presto si separano in direzioni opposte: i piccoli lettori con i rispettivi genitori accorrono per seguire letture animate e laboratori creativi, mentre appassionati cinefili o semplici curiosi sono richiamati da presentazioni di libri o rassegne cinematografiche a tema.

Chi frequenta la biblioteca per partecipare alle attività culturali, nonostante differenza di età, provenienza sociale e formazione culturale, è spinto dal desiderio di condividere con altre persone, spesso sconosciute, passioni e opinioni su un libro appena letto o un film visto insieme, azionando, in questo modo, quel processo vitale e terapeutico dell’apertura verso l’altro e dell’abbattimento del muro dell’incomunicabilità.
In queste occasioni di incontro ognuno offre all’altro la propria chiave di lettura e la propria interpretazione, ad esempio, sul ruolo del ‘cattivo’ in un film o di un personaggio secondario in un libro, proponendo prospettive diverse, che portano a riconsiderare aspetti sottovalutati, a ribaltare le convinzioni di partenza o confermarle, provocando una forma di sottile e divertente spaesamento. Questo confronto tra idee diverse è la base per la costruzione di una mentalità aperta e di una società tollerante, oltre a  sviluppare lo spirito critico.

L’ingresso della Biblioteca Cornelia, Roma

Il cuore della biblioteca, anche architettonicamente, si trova vicino all’ingresso e ha la forma di un grande ring dove si disputano matches di ricerche bibliografiche e transazioni informative: è il front office. Una sorta di trincea dalla quale impartire indicazioni topografiche, sia in senso stretto, sull’ubicazione dei servizi igienici e della sala ragazzi, sia in senso biblioteconomico, sulla collocazione dei libri della sezione ‘Gialli’, o ‘Roma’.
La Biblioteca Cornelia con le sue specificità fa parte dell’ampio e articolato Sistema delle Biblioteche di Roma, che a partire da quel 26 febbraio 1996 ha visto, nel corso degli anni, il disseminarsi e il radicamento nel territorio cittadino di varie sedi bibliotecarie diventando ben presto, tra gli utenti che le hanno iniziate a frequentare, un riferimento sicuro, un luogo aperto a tutti al servizio della comunità.

Il venticinquennale delle Biblioteche di Roma è un bel traguardo, ma rappresenta anche un’opportunità da non perdere per riflettere sul ruolo svolto finora dalle biblioteche e per cogliere le sfide sempre nuove poste dalla società contemporanea, su tutte quella del rilancio, con una progettualità ampia e condivisa, delle politiche culturali ed educative sul territorio, per crescere bene insieme, come cittadini consapevoli, nei prossimi 25 anni.

Alessia Pompei, collaboratrice di Ferraraitalia, è direttrice della Biblioteca Cornelia di Roma.

Frana di Colombello, investiti dalla Regione 230mila euro per il consolidamento e la messa in sicurezza del centro abitato.

 

Difesa del suolo. Frana di Colombello (Pc), investiti dalla Regione 230mila euro per il consolidamento e la messa in sicurezza del centro abitato. L’assessore Priolo: “Interventi necessari per tutelare chi vive e lavora in queste zone dell’Appennino”.

Realizzato un muro di contenimento per la ricostruzione del versante. Già appaltata una seconda tranche di lavori per completare le opere di consolidamento.

Bologna – Un passo avanti per la messa in sicurezza di Colombello, il piccolo centro al confine tra i comuni di Bettola e Morfasso, nel piacentino.

Con la realizzazione di un muro di contenimento su pali, necessario alla ricostruzione del versante sui cui si trova l’abitato, si è appena concluso il primo lotto di interventi mirati al consolidamento della località dell’Appennino emiliano, minacciata da un movimento franoso.

Il cantiere, finanziato dalla Regione con 230mila euro e realizzato dal servizio di Piacenza dell’Agenzia per la Sicurezza territoriale e la Protezione civile, fa parte degli interventi urgenti per ripristinare i danni causati dal forte maltempo che ha colpito l’Emilia-Romagna nel maggio del 2019.

“L’impegno della Regione per la sicurezza del territorio non si è mai fermata- spiega l’assessore regionale alla Difesa del suolo e Protezione civile, Irene Priolo-, neppure in questi mesi caratterizzati da molte restrizioni legate all’emergenza sanitaria. Gli interventi realizzati sono prioritari e necessari a tutela di chi vive e lavora in queste zone dell’Appennino ed è quindi fondamentale proseguire con questi cantieri a difesa di aree fragili del territorio”.

Già progettata e appaltata anche la seconda tranche di lavori per completare il consolidamento, la sistemazione morfologica del versante e la regimazione delle acque superficiali.

Le opere realizzate:

La struttura muraria è fondata su pali trivellati e profondi, collegati in sommità da una trave di collegamento con tiranti, che consente di ottenere l’appoggio sul terreno.

Nella parte posteriore della trave si è realizzato il sistema di raccolta e allontanamento delle acque che scorrono fra il terreno e il materiale di riempimento utilizzato per ricostruire il versante.
In questo modo si controllano i processi di dilavamento, riducendo le pendenze e favorendo la formazione di un terreno erboso e la copertura della roccia per impedire l’erosione provocata dall’acqua.

La frana di Colombello trova origine in terreni con argilla, conformazione largamente diffusa nel medio Appennino emiliano, soggetta a processi di erosione e di trasporto che determinano la formazione di calanchi.

Mobilità: Lavori sull’A1 Panoramica, dall’8 aprile chiusure soltanto nei week-end per ridurre i disagi ai pendolari.

 

Mobilità. Lavori sull’A1 Panoramica, dall’8 aprile chiusure soltanto nei week-end per ridurre i disagi ai pendolari. L’assessore Corsini: “Un buon risultato, frutto di un grande lavoro di squadra che tiene in equilibrio la sicurezza e la mobilità di chi deve percorrere ogni giorno quel tratto di strada”.

Via libera alla nuova programmazione dei cantieri dal tavolo di concertazione istituto nel dicembre scorso che ha messo insieme Regione, Autostrade per l’Italia e i Comuni di Castiglione dei Pepoli, Monzuno e San Benedetto Val di Sambro.

Bologna – L’autostrada A1 Panoramica, nel tratto Aglio-Roncobilaccio, dall’8 aprile prossimo resterà chiusa al traffico soltanto nei fine settimana, per snellire la circolazione nei giorni feriali e alleviare così i disagi ai pendolari. Poi dal 19 aprile i lavori di manutenzione all’interno delle gallerie proseguiranno ad infrastruttura aperta, garantendo per tutta la settimana la transitabilità in entrambi i sensi di marcia su una o due carreggiate. Stessa soluzione sarà adottata anche nelle giornate interessate dalle festività pasquali, quando i lavori saranno del tutto sospesi.

È quanto prevede il nuovo piano di cantierizzazione degli interventi di manutenzione e messa in sicurezza delle gallerie sulla Direttissima, del vecchio tratto dell’A1, che ha ricevuto il via libera dall’apposito tavolo istituito nel dicembre scorso tra Regione Emilia-Romagna, Direzione di Tronco di Firenze di Autostrade per l’Italia (Aspi) e sindaci di Castiglione dei Pepoli, Monzuno e San Benedetto Val di Sambro, i tre comuni della Valle del Setta i cui residenti sono da tempo alle prese con i pesanti disagi alla circolazione stradale causati dai lavori.

La rimodulazione del piano, messo a punto da Aspi, è frutto del lavoro di concertazione portato avanti con gli enti territoriali, con l’obiettivo di rivedere e ottimizzare l’organizzazione delle chiusure necessarie per portare a termine le improrogabili attività di controllo e manutenzione delle gallerie,  riducendo al minimo l’impatto su pendolari e residenti in un territorio che, tra lavori sulla linea ferroviaria Bologna-Prato e chiusure a ripetizione dell’A1, rischiava di finire in una sorta di “buco nero” del traffico.

“L’accordo raggiunto- rimarca l’assessore regionale ai Trasporti, Andrea Corsini– segna un importante passo avanti rispetto all’attuale situazione e dimostra che vi è sempre stata da parte della Regione un’attenzione particolare nei confronti di una vallata già alle prese con altre pressanti problematiche legate alla circolazione stradale, in primis le frane. Grazie all’intesa con Aspi e alla collaborazione dei sindaci siamo riusciti a tenere in equilibrio la necessità di garantire la massima sicurezza per chi percorre quell’arteria quasi ogni giorno insieme all’esigenza, altrettanto improrogabile, di mantenere il diritto alla mobilità dei residenti. A dimostrazione che quando si lavora con spirito di squadra, i risultati si ottengono sempre”.

“Siamo soddisfatti di aver portato avanti in questi mesi un’interlocuzione costante con i sindaci e le istituzioni del territorio- ha dichiarato il direttore di Tronco di Firenze di Autostrade per l’Italia, Gabriele Guzzetti-. Il nostro obiettivo non può che coincidere con quello degli altri partecipanti al tavolo: permettere ai nostri utenti e cittadini di viaggiare in sicurezza lungo le tratte da noi gestite. Per raggiungerlo, occorre altresì portare avanti le attività di ispezione e manutenzione e nei tempi condivisi con il Ministero delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili, minimizzando l’impatto che i nostri cantieri possono avere sulla viabilità. Trovare soluzioni capaci di conciliare questi aspetti è spesso una sfida ardua, che questa volta è stata vinta grazie al grosso lavoro svolto fin qui, all’impegno e all’attenzione di tutti”.

Il nuovo piano dei lavori

Il nuovo cronoprogramma dei lavori conferma, per il mese di marzo, le chiusure del tratto Aglio-Roncobilaccio dell’A1 Panoramica dalle 22 del lunedì alle 18 del giovedì, anche in considerazione dei ridotti volumi di traffico di questo periodo per via delle limitazioni previste dalle misure anti-Covid, in vigore fino al 6 aprile. A partire da giovedì 8 aprile, invece, le chiusure verranno programmate nei fine settimana, dalle ore 22 del giovedì alle ore 6 del lunedì, per agevolare il traffico dei pendolari, preponderante nel tratto autostradale in questione.

I cantieri resteranno sempre aperti dal 19 aprile in avanti, quando verrà assicurata la transitabilità in entrambi i sensi di marcia su una o due carreggiate.  Identica soluzione è stata studiata anche per il periodo delle festività legate alla Pasqua, in occasione delle quali resta confermata la sospensione dei lavori.

I lavori in corso sul tratto di A1 consistono in controlli e interventi di manutenzione delle gallerie, in base alle linee di indirizzo del ministero delle Infrastrutture. Interventi che richiedono ispezioni approfondite eseguite da società specializzate esterne, con l’utilizzo di tecnologie avanzate come laser scanner e georadar.

 

Difesa del suolo: A Forlì completata la manutenzione degli argini dei fiumi Ronco e Rabbi.

 

Difesa del suolo. A Forlì completata la manutenzione degli argini dei fiumi Ronco e Rabbi. L’assessore Priolo: “Riqualificazione importante per la salvaguardia degli argini e quindi per la prevenzione dei rischi”

Intervento da 70mila euro, finanziato dalla Regione e realizzato dall’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la Protezione civile sui tratti del Rabbi fino a Vecchiazzano e su quelli del Ronco a monte della via Emilia.

Bologna – Corsi d’acqua che attraversano la Romagna, a due passi dalla città ma immersi nella natura più verde, luoghi da preservare e ammirare.

Sono stati completati in questi giorni i lavori di manutenzione ordinaria sugli argini dei fiumi intorno a Forlì, dal Servizio di Forlì-Cesena dell’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la Protezione che interessano i tratti del fiume Rabbi percorribili fino a Vecchiazzano e su quelli del fiume Ronco a monte della via Emilia, nei Comuni di Forlì e Forlimpopoli.

“Opere importanti per la salvaguardia degli argini, il loro monitoraggio e la prevenzione dei danni derivanti dalle tane di istrici e di altri animali che scavano buchi- spiega l’assessore regionale alla Difesa del suolo e Protezione civile, Irene Priolo-. Inoltre, la pulizia degli argini restituisce questi bellissimi luoghi alle persone residenti in zona che, nel rispetto di tutte le misure di distanziamento previste, possono tornare a passeggiare e a fare attività motoria all’aperto lungo le piste e i sentieri che costeggiano i fiumi”.

In particolare, si è provveduto allo sfalcio di canne e rovi su decine di chilometri di piste e sentieri con un intervento finanziato dalla Regione per 70 mila euro, nel segno della riqualificazione fluviale, della sicurezza e della fruizione sostenibile.

 

Nuovi fondi e nuovi interventi per scuole più funzionali e sicure.

 

INVITO / Edilizia scolastica. Nuovi fondi e nuovi interventi per scuole più funzionali e sicure. Lunedì 22 marzo videoconferenza stampa con il presidente Stefano Bonaccini e l’assessore Paola Salomoni.

Appuntamento via web alle ore 12. Conferme per la presenza entro le ore 11 di lunedì 22.

Bologna – Dall’adeguamento sismico all’efficientamento energetico, dagli ampliamenti alle nuove costruzioni: l’Emilia-Romagna può contare su nuovi fondi per decine di interventi di edilizia scolastica, dagli asili alle scuole superiori, in tutte le province.

Per illustrare il quadro generale dei nuovi lavori, da Piacenza a Rimini, è convocata per lunedì 22 marzo alle ore 12una videoconferenza stampa con il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e l’assessore alla Scuola Paola Salomoni.

Per ragioni tecniche, i giornalisti che intendono partecipare sono pregati di inviare, entro le ore 11 di lunedì 22,una mail di conferma all’indirizzo: stampaseg@regione.emilia-romagna.it

Istruzioni di accesso/collegamento per i giornalisti: 

Per collegarsi da pc o tablet, direttamente da Google Chromehttps://call.lifesizecloud.com/321771
Scegliere ‘partecipa alla riunione’, poi digitare il PIN 44885

Per collegarsi da smartphone:
1) scaricare l’app Lifesize: da App Store o da Google Play
2) avviare ed entrare come ospite, specificando solo nome e cognome
3) in corrispondenza di ‘Estensione’, digitare 321771
4) il codice richiesto per accedere al meeting è: 44885, seguito da #

ATTENZIONE

  • Il numero massimo di utenti che possono partecipare alla videoconferenza è di (la stazione + 49 esterni)
  • Si prega cortesemente di TENERE I MICROFONI IN MUTO quando non si debba intervenire
  • A chi si collega da computer/smartphone/tablet chiediamo di utilizzare questi strumenti con le cuffie/auricolari, NON IN VIVA VOCE
  • Si sconsiglia il collegamento di computer attraverso connessioni WiFi
  • Collegamento a partire dalle ore 11,45

 

 

De Palma: «L’approvazione del Decreto Sostegni apre la strada ad un traguardo epocale per gli infermieri italiani».

 

Sanita’ Sindacato Nursing Up De Palma: «L’approvazione del Decreto Sostegni da parte del Consiglio dei Ministri apre la strada ad un traguardo epocale per gli infermieri italiani: per la prima volta superato il tabù dell’esclusiva».

«Attivata una forma di libera professione per i dipendenti del SSN nell’ambito del sistema vaccinale e sbloccate le Prestazioni Aggiuntive»

ROMA 20 mar 2021 – «Siamo vicinissimi a un traguardo importantissimo per la realtà infermieristica italiana, in un particolare frangente come quello dell’emergenza pandemica che ci affligge da un anno.

Nelle ultime ore il Consiglio dei Ministri ha approvato l’ormai noto Decreto Sostegni, che tra i tanti provvedimenti prevede una netta accelerazione del piano vaccini, nell’ambito di un tanto atteso restyling della nostra sanità, includendo finalmente gli infermieri dipendenti , come da nostre richieste che andavano avanti ininterrottamente da settimane, nel programma delle somministrazioni finalizzato a concretizzare in breve tempo l’immunizzazione di massa.

Per realizzare tutto questo, i professionisti che lavorano ogni giorno nel nostro SSN e impegnati nel programma vaccinazioni verranno “liberati”, anche se pro tempore, dal vincolo di esclusività che li lega alla realtà ospedaliere. Il provvedimento (per ora) riguarda solo gli infermieri chiamati a dar man forte alle vaccinazioni. Siamo comunque di fronte ad una svolta per la nostra categoria, perchè tgli infermieri italiani potranno collaborare con enti esterni impiegati nella missione vaccini, potranno supportare il lavoro delle farmacie inserite come luogo idoneo alle somministrazioni, potranno anche immunizzare i cittadini in una proficua campagna vaccinale porta a porta.

Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up: «Il Ministro Speranza ha mantenuto fede alla disponibilità manifestata in occasione dell’incontro con la nostra delegazione a margine delle manifestazioni nazionali. La libera professione infermieristica, che rappresenta una leva importante per un piano vaccini è entrata nel decreto-legge sostegni: per ora il regime di esclusività degli infermieri pubblici viene disapplicato solo in relazione alla campagna vaccinale. Per noi si tratta di un traguardo importantissimo, perché finalmente il Governo ha ascoltato le nostre richieste e perché così si apre un’autostrada verso il futuro».

Ecco il testo del provvedimento:

Art 19, punto 2) lett. e) dopo comma 464, è aggiunto il seguente:

“464-bis. Al fine di accelerare la campagna nazionale di vaccinazione e di assicurare un servizio rapido e capillare nell’attività di profilassi vaccinale della popolazione, al personale infermieristico del Servizio sanitario nazionale che aderisce alla procedura di cui al comma 460 relativa all’attività di somministrazione dei vaccini contro il SARS-CoV-2 al di fuori dell’orario di servizio, non si applicano le incompatibilità di cui all’articolo 4, comma 7, della legge 30 dicembre 1991, n. 412, e all’articolo 53 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e s.m., esclusivamente per lo svolgimento dell’attività vaccinale stessa”.

«Quindi gli infermieri pubblici saranno liberi di collaborare con strutture private impegnate nella lotta al Covid , con le farmacie, di accelerare concretamente il piano delle vaccinazioni , addirittura con somministrazioni porta a porta oltre a permettere, finalmente, un sano e proficuo rapporto di interscambio tra sanità pubblica e privata.

Questi sono successi che si aggiungono all’indennità di specificità infermieristica che abbiamo già portato a casa con la legge finanziaria di dicembre scorso , e all’altra indennità, quella per i colleghi delle altre professioni sanitarie.

Ora barra dritta, per estendere la disapplicazione del regime di esclusività, e quindi la possibilità di svolgere attività libero professionale, al resto delle attività (quindi non solo con riferimento alla campagna vaccinale). Bisogna farvi rientrare anche le ostetriche ed i colleghi delle altre professioni sanitarie.

Lo chiedevamo da 4 mesi ormai e negli ultimi 2 giorni avevamo rafforzato il pressing pubblico sulle istituzioni.

Il secondo provvedimento da noi rivendicato, e ieri confermato nel decreto-legge sostegni, era quello di liberare le risorse previste in finanziaria, per pagare le prestazioni aggiuntive agli infermieri (ed alle altre professioni sanitarie) impegnati nella campagna vaccinale: il Governo ha quindi eliminato la necessità di un Decreto Direttoriale come condizione per il loro utilizzo. Ora le regioni potranno utilizzare le risorse costituite in disponibilità dalla legge finanziaria.

Ecco il testo del provvedimento:

“Art 19, punto 2) lett g) il comma 467, è sostituito dal seguente: “467. Per l’attuazione del comma 464 è autorizzata, per l’anno 2021, la spesa di 100 milioni di euro. Conseguentemente il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato  è incrementato di 100 milioni di euro per l’anno 2021”.

Siamo di fronte a due delle richieste più importanti che ha caratterizzato le nostre recenti battaglie nelle piazze italiane e che ci ha fatto passare anche attraverso uno sciopero.

Adesso, conclude De Palma, non ci attendiamo sorprese negative. Il Decreto Rilancio, con i suoi provvedimenti, dopo l’approvazione del Consiglio dei Ministri seguirà l’iter del Parlamento e del Senato. Certo potrebbe subire qualche modifica ma non più di tanto . Siamo in un momento decisivo per il futuro della collettività, e la sanità, al pari della crisi economica, è uno dei settori di cui prendersi cura. In attesa di approfondire gli ulteriori contenuti del provvedimento , confidiamo che il Governo continui a mantenere fede ai suoi impegni, perché gli infermieri rispetto ai loro non sono mai venuti meno e mai lo faranno».

 

 

PRESTO DI MATTINA
La fede dove non t’aspetti

 

Meraviglia di una fede che non t’aspetti, scaturita dall’intimo di una vita. Ti prende questa fede di sorpresa, e là dove non sospetti, è lei che trova te, come ti trova amore. «Trovommi Amor del tutto disarmato» direbbe il Petrarca, che aggiunge: «Erano i capei d’oro a l’aura sparsi/che’n mille dolci nodi gli avolgea,/e’l vago lume oltra misura ardea/di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi;/e ’l viso di pietosi color’ farsi,/i’ che l’esca amorosa al petto avea,/qual meraviglia se di sùbito arsi?». Gli fa eco, con meraviglia non minore, la poetica di Giovanni della Croce per il quale guizzo di fiamma è la forma della fede come amore: «O fiamma d’amor viva, Che sì dolce ferisci L’alma, ed al centro più profondo vai; Poiché non sei, più schiva, L’opra, se vuoi, finisci, Rompi la tela al dolce incontro omai».

È proprio sorpresa di un incontro che non t’aspetti quello che fa aderire la fede all’«ordo amoris». L’espressione è di Agostino ed è ripresa da Pascal (come «l’ordre du coeur») e da Max Scheler nei suoi scritti sulla fenomenologia e l’amore. In tutti si coglie la convinzione che il sapere della fede passa attraverso un cuore. Se l’intelligenza e le sue ragioni (l’intellectus fidei) non vengono abitate dalla fides cordis; se la fede non segue l’ordinamento, il ritmo sullo spartito dell’amore, «anche se parlasse tutte le lingue degli uomini e degli angeli, se riuscisse a spostare le montagne sarebbe come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna: il resto di un nulla»(1 Cor 13,1). Così il credere, come il celebrare, o tesse la vita e si muove in essa, ad essa arriva e da essa riparte, o non serve a niente, perché ripete il nulla del suo vuoto: un tessere senza filo.

Come un libro scritto dall’amore, la fede, con il suo fare e il suo dire, pur nascosta dentro, esonda fuori per chi la incontra. Cristiana Campo, annotando la poesia Estasi di John Donne (1572-1631), riporta l’osservazione del critico letterario Giorgio Melchiori (1920-2009) che evidenzia in questo testo «l’uso amoroso del linguaggio teologico: il corpo come libro sacro, evangelo di una rivelazione. Ciò è di pochi poeti, e di pochissimi amanti, mentre il contrario è di tutti i mistici» (La tigre assenza, 265).

Come c’è un vangelo nascosto in ogni persona, così non c’è vita umana senza fede: magari quella che non t’aspetti, per quanto elementare essa possa dirsi e presentarsi. Del resto la vita nascente, infante, l’ha d’istinto quello di affidarsi. Un praticare l’alterità per imparare a vivere, per apprendere l’amore. Per Giovanni della Croce la fede, e la stessa esperienza mistica, come esperienza amorosa, determinano un collocarsi, un installarsi nella realtà stessa, nel cuore stesso della Scrittura, della Chiesa e della vita per realizzarle. La realtà presente è il luogo decisivo per incontrare l’Altro; il luogo in cui la fede rivela quella tenacia d’amore di cui parla il Cantico, quella che le grandi acque della morte non possono spegnere. “Tenace come una carezza” direbbe Ungaretti: «Periva il cuore. La tenace tua carezza Allontanò le tenebre, Le lacrime frenate a lungo Sgorgarono felici», (Vita d’uomo.Tutte le poesie, 314).

Lo stesso linguaggio della fede attraversa tutti gli ambiti della nostra esistenza: “far credito”, “provare l’affidabilità”, “fidarsi di qualcuno”, “essere di parola, mantenerla”. Una ‘soglia’ deve essere varcata, un confine attraversato in ogni esistenza umana in via di personalizzazione e di socializzazione. Passaggio verso un luogo di vulnerabilità è l’alterità che connota il credere: come una debolezza, perché si viene a dipendere dalla affidabilità dell’altro che si svela a poco a poco maturando la fiducia.

Imparare a credere è l’esercizio più umano. Non solo: è quello che ci rende sempre più umani, capaci di una libertà che si fa responsabile, che rende a sua volta affidabili per gli altri. La fede principia con il coraggio di praticare l’alterità con amore. Scrive Max Scheler: «Per questo l’amore è sempre stato per noi anche, nel contempo, l’atto originario con cui un ente – senza smettere di essere questo limitato ente – abbandona se stesso, per avere parte e prendere parte ad un altro ente». Il conoscere della fede «presuppone quindi sempre questo atto originario: un abbandonare sé e i suoi stati, i suoi propri contenuti di coscienza, un trascenderli, per giungere, per quanto possibile, ad un’esperienza vissuta di incontro col mondo. E quel che chiamiamo “reale”, effettivo, presuppone innanzitutto un atto del volere… [etico, che] presuppone a sua volta un amare, che lo preceda nella direzione e nel contenuto. L’amore, quindi, sempre risveglia alla conoscenza e al volere, anzi è la madre dello spirito e della ragione stessi» (Scritti sulla fenomenologia e l’amore, 118). La fede e l’amore hanno lo stesso luogo: l’umano vivere. E la fede è chiamata a pronunciarsi e ad esercitare la propria testimonianza sulla affidabilità dell’amore degli altri e dell’Altro.

Nei vangeli “la fede dove non t’aspetti” è stata pure l’esperienza fatta da Gesù nei tre anni del suo ministero, dentro e fuori la Palestina. Egli sembra non trovarla nei referenti e negli ambienti religiosi istituzionali, refrattari e increduli. Una sfiducia respingente e generativa di conflittualità sfocia in uno scontro aperto, tanto che egli alla fine dovette restare nascosto. “La fede dove non t’aspetti” egli la scopre invece nei piccoli; e lo stupore è tale che si cambia in esultanza: «In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: “Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza”» (Lc 10,21-24; Mt 11,25-30).

Gli viene incontro all’improvviso mentre è in cammino per strade secondarie, attraversando poveri villaggi, nelle figure samaritane, negli amici come Lazzaro, Marta e Maria. Addirittura egli trova davvero grande la fede della donna siro fenicia, una pagana che lo rincorre senza rassegnarsi ai suoi rifiuti, ma ribattendo parola su parola: «[Dissero i discepoli]: “Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!”. Egli rispose: “Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele”. Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: “Signore, aiutami!”. Ed egli rispose: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”. “È vero, Signore – disse la donna -, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. Allora Gesù le replicò: “Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri”» (Mt 15, 26-27).

La stessa cosa accade nel racconto del centurione romano e del suo servo malato. Essendo egli pagano, non voleva mettere in difficoltà Gesù, facendolo entrare nella sua casa; così egli «mandò alcuni amici a dirgli: “Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene”. All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: “Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!”». Così fu con Zaccheo e lo stesso evangelista Matteo entrambi odiati pubblicani, perché esattori delle tasse imposte al popolo dai Romani.

Ma Gesù la scorge nascosta e ammutolita in una madre vedova, nel villaggio di Nain, mentre va a seppellire l’unico figlio. È talmente oscurata dal suo dolore che sembra ormai senza più fede e per questo non si avvede nemmeno della presenza di Gesù. Ma questi non ha bisogno di parole: è lui che la scorge in quello che c’è nel cuore, in quell’indicibile dolore che lo spinse a muoversi, senza attendere un richiamo, appena la vide, e ne ebbe compassione: «Non piangere!», questo solo le disse, prima di restituire a lei e alla vita il figlio.

Altre volte, come nell’episodio della figlia morente di Giairo, il capo della sinagoga, la cui fede è messa alla prova da persone accorse in fretta, che gli dicono di non importunare più il maestro perché la figlia è morta. Vediamo Gesù farsi sostegno a quella fede ormai inaridita sul punto di smarrirsi e gli dice: «Non temere, continua solo ad aver fede!» (Mc 5, 21-43). Dieci lebbrosi furono guariti quella volta, ma uno solo ritornò indietro a ringraziare ed era un samaritano, un forestiero, un eretico.

Il bene della fede che non t’aspetti Gesù lo semina nelle sue parabole: quella dei due figli ai quali il padre chiede di andare a lavorare nella vigna: il primo disse sì andrò, ma poi non andò; il secondo figlio disse subito di no, ma poi andò. O quando domanda al dottore della legge, dopo la parabola del samaritano: «Chi gli fu prossimo di quei tre passati sulla strada?» «Chi ha avuto compassione di lui» fu la risposta. Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ lo stesso».

Ci ricorda la lettera agli Ebrei che Gesù «imparò l’obbedienza dalle cose che patì» (Eb 5,8), dall’esperienza di quella fede condivisa con i poveri e i piccoli che è pratica di ospitalità verso tutti, e che apprende affidandosi a colui che egli chiamava “il Padre suo” rivelandolo come il Dio affidabile a cui prestare fede; imparando pure dalla “fede che non t’aspetti”, un abbandonarsi fiduciosi per lasciarsi trasformare. Ci ricorda Paolo che nel vangelo, che è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, si rivela l’affidabilità di Dio, da fede a fede, come sta scritto: «il giusto per fede vivrà» (Rm 1,17)

Sta terminando la settimana detta “Laetare”, un “ristori” si direbbe oggi, nel rigore del tempo quaresimale. Così in questa settimana ci ha accompagnato un ritornello, annuncio di buone notizie che ha inteso anticipare la gioia, l’ormai vicina gioia pasquale, una luce alla fine del tunnel della quaresima: «Rallegrati, Gerusalemme, sfavillate di gioia con essa, voi che eravate nel lutto e voi tutti che l’amate radunatevi». (Is 66,10-11). Una letizia che non t’aspettavi.

All’inizio di questa settimana, sorpresa di una fede di cui non si vedeva traccia alcuna: un whatsapp di un amico che diceva «guarda, per il tuo prossimo mattutino e poi sono sicuro che ti evocherà una scintilla giusta». A seguire un girasole e un filmato con Laura Pausini che raccontava a Fiorello gli esordi della sua passione musicale, cresciuta in parrocchia con i canti della messa. Poi, improvvisamente intona un canto di chiesa e lo ripete insieme alle persone che erano presenti; sembrava la messa della domenica Laetare in parrocchia: «E sarai servo di ogni uomo, Servo per amore, Sacerdote dell’umanità». Fiorello sgranava gli occhi incredulo e, al canto dell’Osanna, pure lui si lascia coinvolgere da quel coro parrocchiale improvvisato. Ed era tale l’entusiasmo loro che a me sembrava uscisse fuori con le parole anche la loro fede nascosta dentro. Non era più un semplice canto, ma sulle loro labbra la musica e la gioia erano diventate una lode e un rendimento di grazie. Mi sembrava proprio di stare a messa, ed ho pensato è proprio vero: Hilarem datorem diligit Deus», il Signore ama chi dona con gioia.

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Capelli bianchi

di Riccardo Francaviglia

I protagonisti delle vignette sono sgargianti individui che non sembrano appartenere al nostro mondo, forse vivono in un mondo variopinto o più probabilmente i loro colori accesi spiccano in un mondo all-white; un avatar del nostro contesto quotidiano, dove ciascuno di loro assomiglia a tutti e non assomiglia a nessuno. In fondo diverte l’idea di identificarsi con sagome fluo col naso a pera, ma voglio credere che anche questo può contribuire a guardarsi “da fuori” per sorridere e riflettere su ciò che siamo e ciò che stiamo diventando.

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